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Autore: Biblioteca    31/05/2020    2 recensioni
In un diario, un'anonima protagonista racconta una brutta esperienza.
Perseguitata da incubi e in particolare da un mostro (che appare anche fuori di essi), convinta di non poter trovare conforto nè in famiglia nè con la terapia condotta dal dottor Callisto, si butta tra le braccia di ASIM, un guru del web che ha le sue stesse visioni e che dipinge ossessivamente immagini di quello e altri mostri.
Ma quando il lavoro di "purificazione" inizia, la protagonista capisce che qualcosa non va e inizia a sospettare che forse il mostro e il guru non sono nemici ma alleati.
Nasce così una nuova teoria della cospirazione che sconvolgerà definitivamente il precario equilibrio della ragazza.
(Storia in via di pubblicazione su Wattpad: https://www.wattpad.com/908112403-mostro-7-dicembre-2019)
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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31 maggio 2020
È molto tardi. O forse dovrei dire molto presto. Notte fonda, tra le due e le tre, credo. Ammetto che sono molto stanca. Finalmente aggiungerei. Ma vorrei provare a scrivere prima di perdere la memoria. Ho paura che molto sarà cancellato quando andrò a dormire.
 
Ho passato dei giorni tremendi. Di nuovo invasa dal vuoto. Stanca morta, ma troppo stanca per addormentarmi. Se dormivo, mi svegliavo poco dopo di soprassalto, senza però ricordare gli incubi. Ho mangiato molto poco e ho sempre rigettato quello che mandavo giù. Mi è capitato anche con l’acqua. Bevevo un bicchiere e poi corsa in bagno a vomitare bile.
I miei genitori non sapevano che fare. Mia madre mi è sempre stata vicino, mio padre ha chiamato un amico medico e ha cercato di convincerlo a venire qui per visitarmi a domicilio e lui ha detto che arriverà lunedì. Oggi mi hanno aiutato ad andare a letto perché a malapena mi muovevo. Mi vergognavo tantissimo, anche perché è comunque passato poco tempo da quando la mamma è stata male. Avevo paura di provocarle un altro malore. Ma ancora di più non capivo il perché di così tanto malessere. Di una cosa era sicura: non veniva dal Mostro. Era sempre stato lì ad osservarmi, era alle mie spalle ogni volta che vomitavo e che mi trascinavo da una stanza all’altra della casa. Ma non era lui il colpevole.
C’era dell’altro, qualcosa che mi stringeva le budella ogni ora che passava. Ad un certo punto penso anche di essere svenuta in piedi. È tutto strano lo ricordo a malapena, e mentre ero in quello stato ricordavo male il mio passato.
 
Dopo che i miei mi hanno dato la buonanotte io e il Mostro siamo rimasti soli.
L’ho fissato, ormai non mi riesce più difficile perché ha assunto delle sembianze praticamente completamente umane.
Non sorrideva. Stava seduto sul letto vicino a me, guardandomi dall’alto.
“Sei felice di vedermi così?” La domanda più stupida che potessi porre. Anche perché era evidente che non era felice.
“E tu?” mi ha domandato lui di rimando.
Una lacrima mi è scesa dagli occhi, ho iniziato a piangere ma senza singhiozzare. La mia voce era tremenda mentre parlavo.
“No. Ma non riesco a fare diversamente. Non so come fare.”
“Sai perché?” mi ha chiesto.
“Posso solo immaginarlo: ASIM.” E non avevo dubbi che il tutto fosse legato a quanto successo con lui.
“Immagini bene. Tu sei. ASIM no. Chi è, chiede. Chi non è, crede. Chi è, ha. Chi non è, non ha. E prende.”
Aveva finito per parlare di nuovo per enigmi. Spero di aver riscritto bene la frase, ma c’è da dire che sono così particolari che forse riuscirò a ricordarle anche domani da sveglia.
“Dunque mi stai dicendo che ASIM mi ha preso qualcosa. E cosa a parte i soldi che in fondo gli dovevo?”
Il Mostro è rimasto a fissarmi per alcuni minuti, senza rispondere. Come a voler dire che io avrei potuto rispondere da sola.
E alla fine, in effetti, anche se ho fatto uno sforzo enorme, ci sono arrivata: “Se è vero quello che racconta lui sull’anima e sulla vita in generale, la sola cosa che si potrebbe realmente prendere a qualcuno, senza avere conseguenze ma facendogli un danno enorme, è l’Energia che ciascuno di noi ha.”
Ho risposto così ma mi sembrava una risposta assurda. Per quanto io mi ero impegnata a crederci in prima persona nel momento in cui avevo accettato la “terapia”. Ma ora non ci credevo, non volevo più crederci. E poi ho fissato il Mostro: “Ma non dovresti essere tu…?”
“Io sono te. Ricordi? Mi hai fatto la domanda e io ti ho risposto indicandoti. Lo hai anche scritto nel diario.”
A quel punto ho provato a
Non riuscivo a cred
Come risposta
Io non
Io
 
 




Ho la mano che mi trema. Forse per la stanchezza, o sarà per qualcos’altro. Però descrivere quanto accaduto dopo quella risposta è difficile. Non so come né se lo riuscirò a spiegare.
So solo che ad un certo punto non eravamo più in camera mia. E di questo ne sono assolutamente sicura.
Io e il Mostro eravamo in piedi l’uno di fronte all’altro in un luogo buio dove però riuscivamo a vederci benissimo, come fossimo noi la fonte di luce in quella stanza. Che poi non era una stanza, di certo non la mia. Ci siamo fissati per un po’ in silenzio. Poi il Mostro ha ripreso a parlare.
Io e lui siamo sempre stati una cosa sola, mi ha detto. Non ricordo le parole precise, ma il succo era quello. E come lui ce n’erano tanti altri, così come c’erano tanti altri come me. Anche ASIM aveva avuto il suo Mostro. Ha usato proprio questo termine. E anche lui aveva un aspetto simile a lui, al mio Mostro.
Non seppe spiegarmi perché. Semplicemente a volte loro prendono le stesse sembianze per più persone diverse. Ed è solo quando le persone iniziano a conoscersi nel profondo che iniziano a cambiare, a differenziarsi.
 
Ogni persona ha un Mostro. Ogni Mostro ha una persona. È così dalla notte dei tempi. Ma nessuno tra gli umani lo ha ancora accettato. Tutti lottano per cacciare via i Mostri e quando ci riescono, come è davvero accaduto a ASIM, qualcosa va storto. Quelle persone diventano all’improvviso effettivamente superiori alle altre per alcuni aspetti. Ma più si acquisisce energia, più questa si consuma e ne devono cercare altra. Succede anche alle stelle: più sono grandi, prima bruciano la loro energia e arrivano a spegnersi (o esplodere). Ma una stella agisce secondo natura, per quanti danni possa fare, quello è il suo ciclo, il suo modo di essere.
Un umano invece (“e non solo loro” ha sottolineato nel mezzo del discorso) quando pretende di essere come una stella, qualcosa di luminoso in mezzo al buio (“perlopiù immaginato” ha aggiunto) esce dal suo stato di natura, e per questo comincia ad assumere comportamenti innaturali, verso se stesso e i suoi simili. Alla fine prende il posto del Mostro che ha scacciato. Tolto il filtro che raccoglieva energia, loro stessi diventano il filtro.
 
Questo è il riassunto della prima parte del discorso che il mostro mi ha fatto, mentre quella camera buia diventava gradualmente simile a un cielo stellato. Non so perché ma guardandomi intorno ho riflettuto all’improvviso sul fatto che ci diciamo sempre che le stelle sono sopra di noi, quando invece ci viviamo in mezzo. O meglio, in mezzo ma a molta distanza. Il nostro pianeta non è altro che un piccolo puntino, in una galassia, in un universo enorme, di cui non conosciamo NULLA. Dunque non è stato solo sciocco da parte mia pretendere di capire meglio ciò che mi circondava, ma anche affidare questo “desiderio” nelle mani di un’altra persona, solo perché sembrava saperla più lunga. Che poi era lui stesso a dirlo, quindi già questo avrebbe dovuto farmi presagire che qualcosa non andava.
 
Il racconto del Mostro, per quanto non chiarisse assolutamente nulla di tutto quello che era successo, almeno dava una spiegazione metaforica plausibile.
 
Ero nel vuoto a parlare con un Mostro. Ho accettato questa versione e gli ho chiesto di andare avanti.
 
Aveva altro da raccontare, infatti; ASIM non è il primo ad aver rimosso i suoi filtri. E io non sono la sola che ha cercato di mangiare.
Sì. Ha detto proprio così. Mangiare.
Con alcuni è riuscito perfettamente nel suo intento. Esistono ora persone che sono convinte di stare bene e di essere liberate dalle eggregore che le perseguitavano e in compenso non hanno più personalità o sogni, ma vivono portando avanti le idee di qualcun altro. Le sue.
Sì, ASIM quando deve sovrapporre se stesso agli altri, lo fa benissimo, l’ho provato sulla mia pelle.
Con altri invece non ce l’ha fatta, questo perché, per fortuna, c’è anche chi già si conosce, almeno un po’, e dunque è riuscito a entrare a contatto con il suo Mostro prima che fosse troppo tardi. E a uscirne meglio.
 
Da un incontro con personaggi come ASIM si esce sempre mutilati nell’anima. È inevitabile. Io stessa dovrò lasciare qualcosa per sempre di me stessa. Ma almeno si può uscire vivi. E un’anima mutilata può sempre riparare la sua mutilazione. Non tornerà mai come prima, ma potrebbe avere qualcosa di nuovo.
 
Scritto sembra un discorso delirante. Ascoltato era anche peggio, era terrificante. Molto più lungo, con molte più parole, ma l’immagine della mutilazione si è letteralmente realizzata. Mentre parlava, io ho capito e chiaramente percepito di non avere più né gambe né braccia. Un verme gigante, che poi era quello che mi sentivo.
 
Il Mostro ha proseguito dicendo che quando aveva iniziato a mostrarsi, era stato proprio nel periodo in cui ASIM aveva ricominciato la sua caccia, dopo l’ultima vittima. Perché loro dicono che gli incontri sono voluti dal destino, ma il destino esiste nella stessa misura del caso, nessuno è padrone dell’uno o dell’altro. Semmai gli incontri avvengono perché una delle parti cerca, e l’altra si lascia trovare.
 
“Chi cerca, trova.”
 
È valso per me ed è valso per lui. Ma a quanto pare stavolta, non avrei dovuto essere io quella sottoposta alla dura prova.
Qualcosa è andato storto, ha detto.
Ho fatto notare al Mostro che se lui non si fosse fatto vivo, tenendomi notti intere sveglie nell’angoscia, io non avrei MAI cercato ASIM. Ma mi ha detto che non poteva fare altro. Quando ASIM e altri partono alla ricerca di cibo, i Mostri si mostrano. Anche perché, vivendo in simbiosi con le persone, devono proteggerle, o moriranno per primi. Prima o poi tocca anche a chi li perde, poiché da allora non ha più protettori, ma i primi a morire sono proprio loro.
Non si aspettava che sarei stata in grado di vederlo. Di ricordarlo nei sogni.
C’era anche qualcun altro, oltre a me, ma alla fine io ero quella che aveva di più. ASIM ha lasciato perdere gli altri, e si è concentrato su di me. Aveva già poca energia, doveva consumarla bene.
Ma qualcosa è andato storto anche per lui: io.
Non dovevo essere io la preda prescelta, nemmeno dall’altro punto di vista: troppe volte ho messo in discussione lui e le sue parole. Ho abboccato all’amo ma non mi sono lasciata trascinare in superficie.
Almeno così è andata secondo il Mostro.
 
Se invece di sentirmi in colpa o inadatta, di ragionare su ogni singolo ritardo, avessi ragionato più lucidamente, avrei fatto anche di più per me stessa.
Invece io ragionavo, ma non ero davvero pronta a affrontare una situazione così. Capivo benissimo che qualcosa non andava, ma insistevo a voler arrivare fino in fondo. Perché l’ossessione non è una cosa che si batte tanto facilmente.
 
Il Mostro a quel punto si è fatto ancora più serio e mi ha detto che ora siamo alla pari: ASIM e io abbiamo toccato il fondo. Insieme.
ASIM sta male sul serio, è una malattia che si è aggravata perché non ha saputo ascoltarsi. Perché non ha più un Mostro che lo avvisa.
Anche per questo è stato più spietato del solito.
 
“Se tu sapessi quello che nelle notti hai vissuto senza rendertene conto, nei tuoi sogni. Ogni coscienza può entrare nei sogni degli altri. E ASIM è un grande viaggiatore.”
 
Sul fondo, però ci deve restare solo uno di noi.
Non mi ha spiegato cosa intendesse per Fondo e non ho voluto approfondire. Ho solo pensato che non volevo essere io a restare lì.
Il Mostro mi ha chiesto perché, che ragione avessi per chiedere di lasciare il Fondo e risalire. Dopo tutto quello che avevo pensato, detto e scritto contro me stessa, la vita e l’umanità.
Non mentii: ero perfettamente consapevole che dopo questa storia sarei diventata peggio di come ero, soprattutto a livello di considerazione degli altri. Ma non volevo restare sul fondo perché avevo capito di non essere più “la sola” al mondo.
Non ero una “stellina” che brillava in mezzo al buio, ma un essere umano che camminava con altri esseri umani e che con alcuni di essi era legato abbastanza da poter infierire sulla loro esistenza. Come i miei genitori. O lo stesso Billy. E che se anche avrei avuto una vita problematica e frustrante, avrei sempre potuto provare a viverla al meglio delle mie possibilità. E in ogni caso. aggiunsi, non mi sembrava giusto che a restare sul Fondo fossi proprio io che non avevo fatto nulla di male. Ero stanca di dovermi sempre sentire colpevole per qualcosa. Alla fine la differenza tra senso di colpa e responsabilità è che nel primo sei passivo e devi aspettare un perdono (che forse non arriverà mai), mentre nel secondo devi darti una mossa.
Questo avrei fatto, uscita dal fondo: darmi una mossa.
Al Mostro parve una risposta sufficiente.
Ma non bastava.
Per uscire, dovevo fare una scelta: perdono o vendetta?
 
Non specificò nulla. Disse solo quelle due parole, e mi chiese di scegliere.
Non sapevo cosa volesse dire la prima, né come avrei mai potuto attuare la seconda.
Però non avevo dubbi: non potevo scegliere la prima; la prima va concessa a chi si sente in colpa. La seconda è un tabù… Ma tutti in cuor loro la desiderano.
Non volendo, anche le religioni più “pacifiche” ne parlano tra le righe, mascherandola in cose come l’Inferno o il Karma. Che poi ti dicono che non è vero, che va data una lettura più approfondita. Ma sono concetti umani. E in quanto tali, alla fine riconducono ai desideri umani, e la vendetta è uno dei più profondi.
 
Ormai, soprattutto dopo quello che ho vissuto con ASIM, potranno farmi tutti i discorsi più complessi del mondo. Io ho visto il Fondo, e lì c’erano perdono e vendetta; niente riscatto, o karma, o possibilità, punizioni, passaggi, stronzate umane varie. O l’uno o l’altro. Entrambi annullano definitivamente il tutto. Si dice che la vendetta generi altra vendetta, ma è poi davvero così?
 
Scelsi la Vendetta. Non avevo scelta. Il Perdono richiede un tempo lungo e io non ne avevo. In compenso avevo subito un’ingiustizia, avevo sofferto molto, mi ero sentita in colpa per nulla e avevo trasformato la mia anima in un verme deforme; avevo pagato a caro prezzo la mia stupidità; ora ASIM doveva fare altrettanto. Dopotutto era lui che per primo aveva parlato a me di “debiti dell’anima”, era lui che credeva nella reincarnazione come continua punizione, era lui che vedeva la sofferenza come massima espressione della coscienza umana. In fondo gli stavo quasi facendo un favore. In più, nella vita avevo sempre lasciato correre tutto, anche quando ero arrabbiata. A parte prendere le distanze, non avevo mai risposto. E mi aveva solo incattivito. Meglio cambiare strategia.
 
Scelsi la Vendetta. E il Mostro mi sorrise.
 
“Ben fatto.”
 
Mi sono ritrovata in camera mia.
Il Mostro ora non c’è. E non c’è più nemmeno quella mano che mi stringeva le budella.
Non ce la faccio più devo dor
  
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