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Autore: genxha    31/05/2020    2 recensioni
Sono passate due settimane dall'ultimo attacco di Papillon, dall'ultimo set fotografico di Adrien e dall'ultima apparizione di Ladybug.
Chat Noir piomba nella più cupa disperazione senza la sua Lady e solo una persona riuscirà ad aiutarlo.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Chat Noir e Marinette si ritrovarono seduti in terra, il ragazzo abbracciò l’amica come se lei gli stesse impedendo di affogare. Marinette si sentì per un attimo a disagio in quella stretta, poi lasciò fare, accarezzando leggermente i capelli di Chat Noir per cercare di calmarlo. Anche lei stava piangendo insieme a lui.

“Chat Noir, non vergognarti di piangere, dopo ti sentirai meglio” sussurrò Marinette tra le lacrime. Abbracciando la ragazza, l’eroe in nero le aveva sciolto la coda di cavallo e sentì ancora più forte il profumo dei suoi capelli. Gli ricordava la sua Lady.

Quando i singhiozzi si calmarono rimase lì a sentire quell’aroma di mandarino con gli occhi chiusi, poi Chat Noir si sforzò di aprire gli occhi e di guardare l’amica, il viso a pochi centimetri dal suo. “Principessa…” disse lui “io… posso restare così ancora un po’?”

Marinette si sentì arrossire leggermente, non era mai stata così vicina a Chat Noir in vesti civili “C-certo mi.. Chat Noir” disse, po’ a disagio, dopotutto un bel ragazzo la stava abbracciando, a pochi metri da casa sua, i suoi avrebbero potuto vederla.. Lui chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulla spalla di Marinette.

Rimasero così un paio di minuti e poi la ragazza disse “Chat? Ti senti un po’ meglio ora? Ti va di parlare?”

Chat Noir aprì gli occhi, la guardò con aria vagamente confusa, sciogliendo l’abbraccio “Ehm... scusami, Marinette.” disse, tentando un sorriso e vedendo lo sguardo di Marinette illuminarsi

“Non preoccuparti” gli disse lei “sei mio amico e stavi male… e… “ la ragazza raccolse l’elastico che le legava i capelli e si alzò, iniziando a rifare la coda.

“Tienili sciolti” le disse Chat Noir, cogliendola di sorpresa “scusa.. ” fece lui, vedendo la sua reazione “Ma no Chat, non scusarti, è che non mi aspettavo che tu…insomma i miei capelli sono…” spiegò Marinette “Mewravigliosi” la interruppe lui “e hanno un profumo fantastico” rincarò la dose, mettendosi una mano dietro la nuca.

“Sei… sei gentile, micetto, grazie” rispose Marinette, sentendo le guance scaldarsi sotto lo sguardo di Chat Noir -per fortuna che ricomincia a scherzare- pensò prima di rispondere “Ora non approfittare della situazione eh?” disse la ragazza, infilandosi in tasca l’elastico e sorridendo all’amico.

“Allora ti va di… di parlare di … beh di cosa non va? Ti posso aiutare in qualche modo?” chiese poi la ragazza, sistemandosi delle pieghe inesistenti sulla giacca.

“Uhm… Non penso ci sia niente che tu possa fare, Marinette, ma ti ringrazio.” rispose lui, indeciso

“Chat?” fece Marinette, guardandolo di sbieco, “sicuro che non ne vuoi parlare?”

Il ragazzo rimase in silenzio per qualche secondo, portando un dito alle labbra, pensieroso, infine disse “Parlare.. sì, forse mi farebbe sentire meglio” annuendo poco convinto e voltandosi per dirigersi verso il vialetto “sono giorni che non parlo quasi con nessuno” borbottò poi, quasi tra sé.

“Hai detto qualcosa?” chiese Marinette sentendolo borbottare

“Eh? No, no, niente” rispose lui, mentre i due si avviavano verso l’uscita del parco, ormai vuoto nella luce del tramonto

“Senti, ti va se saliamo sul mio terrazzo? Non posso restare molto, sai, la cena… però staremo tranquilli almeno per un po’. Se vuoi.” disse Marinette, allungando il passo per raggiungerlo. Si sentiva sollevata per averlo visto abbozzare un sorriso, ma era ancora preoccupata per lui. Cercò di non pensare all’altra sua grande preoccupazione mentre affiancava Chat Noir al cancello.

“D’accordo” rispose lui, quando la ragazza lo raggiunse, poi la guardò dubbioso “ma come ci arriviamo?”.

Lei gli sorrise in modo un po’ forzato “beh… mi ci porti tu!”.

L’eroe prese in braccio Marinette, stupendosi nuovamente di quanto fosse leggera ma soprattutto di quanto gli piacesse il profumo dei suoi capelli, poi spiccò un salto, spingendosi con il bastone e atterrando sul tetto della pasticceria, poco distante.

“Ehi, che c’è, micetto? Sei diventato rosso…” notò Marinette appena scesero sulla terrazza

“Io?” ribatté il ragazzo, mettendosi di nuovo una mano dietro la nuca, imbarazzato “È che… insomma… credo che tu usi lo stesso shampoo di Ladybug!" proseguì, sedendosi sul tavolino della terrazza, le mani sulle ginocchia.

La ragazza rimase immobile per un istante - Quel gesto della mano mi ricorda qualcuno - pensò, ma disse “Oh… Beh sì, può darsi“ poi si sedette accanto a Chat Noir “Avanti, dimmi tutto” disse all’amico, anche se non riusciva a guardarlo negli occhi. Sapeva fin troppo bene cosa non andasse e si sentiva responsabile, ma doveva farlo sfogare in qualche modo.

“Ecco…” nemmeno Chat Noir guardava Marinette quando cominciò a parlare “da due settimane Ladybug è sparita, ma questo credo lo sappiano tutti. Per fortuna non c’è stato bisogno di lei. Per qualche ragione che non so Papillon non ci attacca da allora.. solo che io… Insomma se ci attaccasse adesso sarei inutile!”

“Inutile? Ma Chat Noir, non sei inutile. Tu sei…” si intromise Marinette.

Il ragazzo proseguì, stringendo i pugni sulle ginocchia “Non è questo è che io… io... non so cosa fare senza di lei, non posso purificare le Akuma.” fece una pausa, un groppo in gola, poi continuò “Sono solo, Principessa. Non so per quanto potrò...”.

Marinette mise una mano su quella di Chat Noir, sentendolo irrigidirsi lievemente. Il tessuto del guanto era stranamente soffice, tiepido “Chat…mi dispiace. Davvero.” i due rimasero in silenzio finché Marinette sussurrò “Ti… ti manca tanto?”, sentendo una lacrima caderle sulla mano quando lui, dopo un lungo silenzio, rispose: “Come l’aria, io… mi basterebbe anche solo sentire la sua voce! Non so perché se ne sia andata, forse è colpa mia! Poteva dirmelo! Per qualsiasi cosa avrei potuto aiutarla!” Chat Noir stringe di nuovo i pugni “Deve esserle successo qualcosa di grave! Sapeva che avrei fatto di tutto per aiutarla io… Io la amo, Marinette! Ci sarò sempre, per lei. Darei la vita per lei! Non una, ma due, dieci, cento, mille, volte. Sempre.”

Marinette rimase immobile dopo aver sentito l’ultima frase. Davanti a lei non c’era più Chat Noir, c’era Adrien. Il ragazzo continuava a parlare, ma lei non lo stava ascoltando. -Com’è possibile?- si chiese, ripensando a cosa accadde dopo il combattimento con Effaceur:




Ladybug saltò su uno degli alberi oltre il muro che circondava Villa Agreste, era certa che l’auto di famiglia con la guardia del corpo fosse arrivata qualche minuto prima.

Oltre ad essere preoccupata per Adrien, non aveva nemmeno visto Chat Noir durante il combattimento, cosa che non era mai successa prima. Prese lo yo yo dalla cintura, usandolo come bugphone, ma il suo collega non rispondeva “Micetto, c’è stata una emergenza Akuma, ho risolto senza di te, ma fammi sapere se è tutto OK” disse Ladybug, lasciando un messaggio all’amico.

La ragazza riagganciò lo yo yo al suo posto e ricominciò a scrutare oltre il muro, verso la grande finestra della camera di Adrien “Ora penserà che sono una stalker” rifletté Ladybug “ma devo sapere se sta bene”. FInalmente vide la porta aprirsi e la familiare sagoma del biondo entrare nella stanza, attraversarla e raggiungere il bagno. Anche se si sentiva un po’ a disagio a guardare in casa dell’amico, Marinette voleva essere sicura che Adrien stesse bene.

Lo yo yo vibrò mentre Ladybug osservava la stanza e lei lo prese senza guardare, domandandosi quanto Adrien sarebbe rimasto in bagno. C’era un messaggio audio di Chat Noir: “Ehi insettina.. mi dispiace di non essere pawtuto venire, ma ero un po’ bloccato e non potevo nascondermi per trasformarmi. Mi purrrdoni?”. Ladybug sorrise, lo sguardo al cielo, mentre rispondeva “Se la pianti con questi giochi di parole ci posso pensare. A presto, collega!”, poi mise di nuovo via lo yo yo con un sospiro di sollievo.

L’attesa fu ripagata qualche minuto dopo, quando finalmente vide Adrien uscire dal bagno e sedersi sul grande letto al centro della camera, intento a guardare il cellulare. Quando fu sicura che non ci fosse nessun altro, Ladybug saltò prima sulla sommità del muro della villa, poi lanciò lo yo yo per poter arrivare sul bordo di una delle grandi finestre, aperta.

Adrien sussultò, girandosi di scatto verso la finestra. “Scusa Adrien! Non volevo spaventarti!” disse lei, una mano sulla bocca.

“Ladybug?” il ragazzo era stupefatto “c-cosa ci fai qui?” chiese, spalancando gli occhi verdi.

“Beh” rispose lei, accovacciandosi sul davanzale e appoggiando le mani accanto ai piedi “E-ecco volevo assicurarmi che stessi bene!”.

Adrien si guardò le mani, aprendole davanti a sé “Io sto…bene. Benissimo, grazie, m..ehm Ladybug” disse, esitante su come proseguire, poi si alzò dal letto per avvicinarsi alla finestra “Perché me lo chiedi? Non mi ricordo molto bene cosa è successo, ci siamo nascosti e poi.. sei arrivata.” il ragazzo fece una pausa, guardando a terra “Non sono stato akumizzato, vero?” chiese, guardando Ladybug.

“Akumi… ah no no! Ero solo… un po’ preoccupata!” rispose la ragazza, visibilmente nervosa.

“Preoccupata?” chiese Adrien “Per me? Ecco io sono…" si mise una mano dietro la nuca “ecco… lusingato ma.. non dovevi, insomma sono uno qualsiasi.”

“No, Adrien, non dire così insomma! Sei un m... modello famoso!” ribatté lei, arrossendo leggermente “Sono felice che tu stia bene!” concluse, guardando ovunque tranne che in direzione del ragazzo.

Dopo una breve pausa Adrien riuscì a dire “Anche io sono felice… Ehm” il biondo si schiarì la gola “Ma non restare lì, entra!” la invitò, sorridendo “Ma vai sempre a trovare quelli che soccorri?”

“Ehm.. no cioè sì...” tentò di rispondere Ladybug, pensando - Brava Marinette, ti sei proprio messa in un bel guaio! - mentre cercava una risposta sensata “Diciamo che a volte faccio delle eccezioni per quelli... a cui ho dato un Miraculous!” disse infine, sperando di risultare credibile, saltando dal davanzale sulla moquette della camera.

Adrien guardò Ladybug da capo a piedi, rimanendo poi immobile. Lei fece un sorriso un po’ forzato guardando l’amico, imbarazzata da quegli occhi verdi, poi si guardò quasi per controllare inutilmente che il costume fosse a posto “Eh già, mi hai dato un Miraculous ma… ben non sono stato per niente bravo” disse infine Adrien, spezzando la tensione crescente.
“Ma no Adrien sei stato… beh, insomma era la prima volta e… non era una cosa facile, tornare indietro nel tempo.
Il ragazzo la guardò incuriosito “Va tutto bene! Guarda che non devi giustificarti, anzi giustificarmi, io… beh è che non me l’aspettavo. Posso chiederti perché l’hai dato a me?”
Ladybug esitò poi rispose “Beh perché, ecco, credevo che tu fossi la persona adatta. E lo credo ancora”, guardandolo negli occhi e distogliendo subito lo sguardo appena lui ricambiò l’occhiata. “Wow” sussurrò Adrien, spostando il peso da un piede all’altro “Sono… beh… contento di saperlo.” continuò, guardando Ladybug “Perciò sei passata.. capisco.” proseguì, dopo una pausa. “Posso… posso farti una domanda?” buttò lì il ragazzo.

Marinette fece mezzo passo indietro, a disagio - Non sarei dovuta venire... - pensò - noterà sicuramente qualcosa e rischio di giocarmi il mio segreto. E poi… quello sguardo... Per favore non guardarmi così Adrien, non adesso. - la ragazza si guardò attorno non incrociare quegli occhi verdi.
“Ladybug? Tutto bene?” stava chiedendo Adrien, strappandola dalle sue riflessioni.
“Sì, certo… tutto bene… cosa dicevi, scusa?” gli rispose lei

“Dicevo se posso farti una domanda” ripetè Adrien
“Certo che puoi” disse Ladybug, senza guardarlo
“Beh ecco, è una domanda strana eh…” cominciò Adrien, esitante “Perché prima, al teatro, mi hai abbracciato?"

La ragazza sentì le guance farsi bollenti, di sicuro erano del colore della sua maschera, adesso “Beh… ecco… io” sapeva bene che Adrien la stava fissando, inghiottì a fatica e provò a continuare “Mi ero spaventata perché… c’era stato un crollo. Temevo che il… il mio potere non sarebbe… Insomma temevo che ti… vi foste feriti!” conclude, le braccia raccolte e le mani a pugno davanti al petto.

Adrien le prese le mani, e Marinette sentì il cuore schizzarle a mille - Oh no, adesso sono davvero nei guai - pensò, senza riuscire a ritrarsi

I due finalmente si guardarono negli occhi. Marinette non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi verdi di Adrien.

“Grazie per esserti preoccupata” sussurrò Adrien “Nemmeno io voglio che TI succeda niente.”

Ladybug rimase immobile per un tempo che le sembrò infinito, sentiva solo il battito del proprio cuore e il calore delle mani di Adrien attorno alle sue dita. Finalmente riuscì a muoversi e a ritrarre le mani “Oh” disse, gli occhi spalancati e le mani a coprirsi la bocca, facendo un passo indietro.
Con fatica riuscì a dire “A… Adrien io.. devo… devo andare adesso, qualcuno potrebbe vederci e… Sono felice che tu stia bene! E… vado ora… a presto, Adrien” voltandosi verso la finestra aperta e spiccando un salto sul davanzale, per poi roteare lo yo yo per uscire.

Ladybug sentì i passi di Adrien dietro di lei “Ascoltami, Ladybug io... “Ti amo. Io ci sarò sempre, per te. Darei la vita per te, non una, due, dieci, cento, mille volte! Sempre!” disse, avvicinandosi alla finestra aperta.

La ragazza sentì quelle parole mentre si lanciava verso un lampione, si voltò per un attimo e vide con la coda dell’occhio Adrien affacciato girarsi di scatto verso l’interno della stanza.

Marinette si sentì mancare, ci volle tutta la sua forza di volontà per non cadere dal cornicione su cui era saltata dopo aver usato il lampione come appoggio.




“Marinette? Stai bene?” la voce di Chat Noir riscosse la mora dal ricordo.

“Io… io si, micetto. Scusa mi sono… “ fece un gesto con la mano, togliendola da quella guantata di nero del ragazzo “T...tu ti senti m-meglio adesso?” balbettò lei.

Lui la fissò coi suoi occhi felini, facendola rabbrividire leggermente “Un po’. Credo. Continuo a pensare che sia per colpa mia che Ladybug ha… insomma...”.

Marinette distolse lo sguardo “Ma no, non è colpa tua, vedrai che… insomma credo che abbia avuto le sue buone ragioni. Mi dispiace tanto.”

Chat Noir rispose, tentando un altro sorriso “Grazie, Principessa… sei sicura di star bene?” domandò, vedendo che l’amica teneva gli occhi bassi.

“Sì… sto…” iniziò Marinette, poi “no, veramente no” disse, guardandolo per un istante “sono molto preoccupata per un… ragazzo, un mio… mio compagno di scuola. Suo padre non lo lasciava uscire quasi mai, e ora non lo lascia nemmeno più venire a scuola.” spiegò, triste.

Chat Noir trasalì, poi si alzò in piedi “Mi… mi dispiace per il tuo… amico. Non… non c’è proprio niente che si possa fare?”

Marinette guardò l’eroe, stupita da quel suo gesto repentino “Non credo… La nostra professoressa proverà a parlare con suo padre, magari risolveremo. Ora devo… devo andare, micetto. Per quel.. mio amico non voglio coinvolgerti, hai già abbastanza a cui pensare. E... mi dispiace tanto. Ti senti meglio?”

Lui annuì, poi fece una pausa “Marinette” disse Chat Noir, guardandola di nuovo negli occhi blu “sei una ragazza meravigliosa. Grazie per tutto quello che fai. Anch’io devo andare adesso”. Fece un profondo inchino, prese la destra di Marinette e la portò alle labbra, prima di girarsi e saltare sul tetto dell’edificio di fronte. La ragazza rimase immobile con la mano a mezz’aria, seguendo Chat Noir con lo sguardo.

Quasi automaticamente, Marinette rimise a posto le sedie sul terrazzo, quindi aprì la botola per rientrare nella sua camera, scendere sul soppalco e infine aprire la botola che scendeva nell’appartamento dei genitori.

“Oh, tesoro, non ti ho sentita salire!” sussultò Sabine ai fornelli, vedendo scendere un paio di ballerine rosa. “Hm?” rispose Marinette, assente, poi borbottò “preparo la tavola” prendendo le stoviglie e apparecchiando per tre, senza dir nulla.

Sabine osservò la figlia per tutta la cena, durante la quale Marinette non disse praticamente una sola parola limitandosi a mangiare qualche boccone. Anche Tom la guardava, teso, ma nemmeno lui commentò lo strano comportamento della ragazza.

Finita la cena Marinette si alzò e disse “Vado su, sono molto stanca, buonanotte mamma… papà” dando un bacio a ciascuno dei genitori, poi salì in camera chiudendo la botola. Tom e Sabine si guardarono, con un sospiro “Speriamo che domani stia meglio” disse Sabine al marito, a bassa voce “Non so cosa ci sia che non va. Proverò a chiamare Alya” Tom annuì “Sì, credo che sia la cosa migliore, sono molto amiche… pensi che ci sia di mezzo un ragazzo?” chiese, aggrottando le sopracciglia “No, no, non credo. Mi ha detto che è molto preoccupata per Adrien, mi ha detto che non lo vedono a scuola da settimane. Povero ragazzo, è così gentile ma suo padre è davvero troppo severo.” rispose Sabine, iniziando a sparecchiare.


Nota dell'Autore

Scusatemi per la lunga attesa: i precedenti capitoli li ho pubblicati ad un giorno di distanza, ma mi sono venuti più facili.
A questo ho dovuto pensare un po' meglio vista la sequenza di avvenimenti, un tantino più complessa e qualche problema a rendere al meglio una certa parte ;)

E' anche il capitolo più lungo fino ad adesso quindi, davvero, scusatemi per l'attesa ma spero che sarà ripagata! Ne ho pianificati altri due, perciò non dovrete attendere poi troppo a lungo per sapere come andrà a finire.

   
 
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