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Autore: LazySoul    31/05/2020    0 recensioni
[Terzo libro della serie "Mai scommettere col nemico", si consiglia la lettura dei due libri precedenti]
Trama:
Hermione Granger è tornata a scuola.
Il mondo magico non è più lo stesso dopo l'ultima guerra, quella contro Voldemort, che ha portato morte e sofferenza nei cuori di molti studenti di Hogwarts.
Hermione però non è sola, ha i suoi amici, oltre a Draco Malfoy, il ragazzo di cui è innamorata.
Non è facile però tornare alla solita e tranquilla routine scolastica.
Non lo è per Hermione, ma non lo è soprattutto per Pansy Parkinson, che sembra essersi allontanata molto dai suoi amici Serpeverde dopo lo scontro della settimana precedente, impedendo a chiunque di avvicinarsi più del dovuto.
Per non parlare di Luna e Blaise, ora una coppia a tutti gli effetti, sempre pronti a condividere la loro saggezza dando preziosi consigli a Daphne Greengrass e Padma Patil, che sembrano continuare a rincorrersi senza mai trovarsi.
Saranno vere le voci che girano? Bellatrix Lestrange vuole davvero vendicare la morte di Voldemort o sono solo pettegolezzi privi di fondamento?
Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il Secondo Trio (Neville, Ginny, Luna), Il trio protagonista, Padma Patil, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mai Scommettere col Nemico'
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18. Wedding (Part Two)



 

·≈· HERMIONE'S POV ·≈·






 

La cena iniziò in modo piuttosto tranquillo. 

La sala in cui ci trovavamo sembrava uscita dal XVI secolo, con il mobilio in stile barocco, il pavimento a scacchi neri e bianchi e i soffitti affrescati che ritraevano cherubini tra le nuvole e statue che raffiguravano giovani donne coperte da veli impalpabili, ad occupare gli angoli della stanza.

Era stata Annette ad accompagnarci in quella stanza, poco prima dell'orario stabilito per la cena.

Kimberly e zia Nicole occupavano i posti a capo tavola, io mi trovavo accanto a quest'ultima e alla mia sinistra c'era Draco, di fronte a noi sedevano mamma, papà e Gustave.

Alla sinistra di Draco c'era un posto apparecchiato che scoprii essere riservato alla sorella di Gustave, Elise, che sarebbe dovuta arrivare da un momento all'altro.

Mentre aspettavamo la ritardataria brindammo al matrimonio dell'indomani e zia Nicole ne approfittò per tartassare il mio ragazzo di domande.

«Hai un nome molto singolare, caro, come mai i tuoi genitori hanno scelto di chiamarti Draco?»

«È una tradizione della famiglia di mia madre da qualche generazione, di scegliere nomi di costellazioni o stelle per i propri figli», spiegò il ragazzo, lanciandomi un'occhiata titubante.

Intrecciai le nostre dita sulla sua coscia, sorridendogli.

Potevo capire il suo nervosismo, ma non doveva preoccuparsi; c'ero io con lui e non gli avrei permesso di dire nulla di stupido. Inoltre anche i miei genitori erano diventati fin troppo bravi a cambiare argomento o a evitare le domande scomode, da quando avevano scoperto di avere come figlia una strega e di dover mantenere il segreto.

«Affascinante! Quindi tua madre come si chiama?», chiese zia Nicole, bevendo un sorso d'acqua.

«Narcissa».

«Un nome stupendo! Kimberly, se dovessi avere una figlia in futuro potresti chiamarla così!», propose zia Nicole, facendo arrossire la ragazza: «Quindi se tu ed Hermione doveste avere dei figli continuereste questa tradizione?»

Mio padre rise, palesemente innervosito da quella domanda: «Sono degli adolescenti, mi sembra un po' presto per porre domande simili».

«Oh, ma certo! La mia era una domanda ipotetica infatti», specificò zia Nicole, prima di puntare nuovamente gli occhi su me e Draco: «Quindi?»

«Forse», disse il mio ragazzo, stringendomi forte la mano sotto al tavolo.

«Mi hanno sempre affascinato le tradizioni di famiglia», dissi, cercando di spostare i riflettori da Draco, che in mezzo a dei babbani si sentiva giustamente come un pesce fuor d'acqua: «Non vedo perché non dovremmo mantenerla viva, se mai dovessimo avere un figlio, in futuro».

«In un futuro molto lontano», specificò mio padre, lanciandomi un'occhiata molto seria.

«Certamente», disse Draco, più pallido del solito per il disagio che molto probabilmente provava.

«Sono d'accordo, Hermione, le tradizioni di famiglia sono molto affascinanti!», disse Kimberly, prima di lanciare un'occhiata a Gustave: «Elise?»

L'uomo scollò le spalle, lasciando intendere che non avesse idea di dove potesse essersi cacciata sua sorella.

In quel momento si sentì il ticchettio di tacchi in avvicinamento e zia Nicole sorrise: «Penso che sia arrivata, finalmente».

L'istante dopo le porte a doppio battente che conducevano alla sala da pranzo si aprirono ed entrò una giovane donna, che mi ricordò in modo incredibile le ragazze di Beauxbatons, che avevano invaso Hogwarts il quarto anno per il Torneo Tremaghi.

«Scusate per il ritardo!», disse quella che immaginai essere Elise.

Mi alzai per presentarmi, mentre Draco e i miei genitori facevano lo stesso.

Elise aveva un caschetto biondo ed era vestita in modo impeccabile.

Quando ci fummo tutti seduti Annette, Louise e un'altra cameriera iniziarono a servire gli antipasti.

Durante il pasto sembrò instaurarsi ben presto una quiete generale, tanto che Draco allentò la presa intorno alle mie dita, anche se continuò a tenere le nostre mani unite, iniziando a mangiare con la sinistra.

Elise e Nicole si rivelarono essere ben presto le più chiacchierone.

La prima iniziò a parlare dei suoi studi di storia dell'arte a Parigi e chiese a mia madre cosa avessimo visitato durante la nostra permanenza. Mamma, che era sempre stata un'appassionata d'arte si perse ben presto a parlare di lei.

Zia Nicole invece si prodigò ben presto a fare altre domande a me e Draco.

«Sembrate proprio una bella coppia! Hermione mi ha detto che vi siete conosciuti a scuola. Frequentate dei corsi insieme, siete dello stesso anno?»

«Sì», dissi, un po' stanca di quell'interrogatorio, ma troppo gentile per far notare zia Nicole che era un po' troppo invadente: «Siamo dello stesso anno e frequentiamo alcuni corsi insieme».

«Ricordo quando ho conosciuto il padre di Kimberly, pace all'anima sua, ero a Lion per lavoro e questo uomo affascinante mi chiese di pranzare insieme... erano altri tempi, di solito i primi incontri erano molto più formali di adesso, ma provai subito una forte attrazione per lui e finii coll'affezionarmi fin troppo facilmente», disse la donna, con un sospiro e gli occhi lucidi.

«Hai fratelli o sorelle, Draco?», chiese poco dopo zia Nicole, il sorriso le era tornato in volto.

«No, sono figlio unico», rispose lui, con maggior calma rispetto a prima; sembrava essersi reso conto che le persone intorno a lui non presentavano un pericolo e si stava godendo la cena in modo più rilassato.

«Oh, come Hermione e Kimberly!», disse zia Nicole, bevendo un sorso di vino bianco.

Per fortuna la cena giunse ben presto alla sua fine e venimmo tutti quanti spediti a dormire per le dieci, con la scusa che il giorno dopo sarebbe stato a dir poco impegnativo.

Augurai la buona notte ai miei genitori e lasciai un bacio lieve sulla labbra a Draco, prima di chiudermi in camera.

Ebbi giusto il tempo di lavarmi i denti e mettermi il pigiama, prima di buttarmi esausta a letto. 

La giornata era stata fin troppo stancante, tra il viaggio in aereo, le continue domande di zia Nicole e la paura che Draco dicesse o facesse qualcosa che potesse svelare la nostra vera natura; quello di cui avevo bisogno era proprio di dormire.

In quel momento la porta della mia camera si aprì e il mio ragazzo, con addosso un pigiama dall'aspetto molto costoso e la bacchetta in una mano, s'introdusse con passo felpato, chiudendosi l'uscio alle spalle.

«Cosa fai qui?», chiesi, aggrottando leggermente la fronte, più per la sorpresa che per il disappunto.

Draco fece il giro del letto, posò la bacchetta sul comodino, poi s'infilò sotto alle coperte. Nell'arco di pochi secondi mi stava già circondando in un caldo abbraccio.

«Hai i piedi freddi», gli feci notare con una smorfia, ricevendo un suo bacio sulla fronte.

«Sono qua per dormire con te, Hermione», disse, mettendosi comodo: «Non m'importa se qualcuno dovesse scoprirci».

Risi, trovando a mia volta una posizione confortevole tra le sue braccia: «Se non fossi così stanca ti toglierei quel ridicolo pigiama che ti ritrovi».

«Hey! Non è ridicolo, è in seta molto pregiata e ha anche le mie iniziali sulle maniche», disse Draco, pizzicandomi il fianco.

Sorrisi nel buio della stanza: «Come vuoi, sono troppo stanca per bisticciare».

«'Notte, amore», disse, lasciandomi un bacio sulla spalla.

Il giorno dopo mi svegliai quando Draco si alzò per andare in bagno, controllando la sveglia sul comodino, constatai che erano appena le sette.

Dato che il matrimonio si sarebbe tenuto intorno alle undici quella mattina, sapevo che mamma sarebbe entrata in camera mia intorno alle otto, otto e mezza al massimo, per prepararci insieme. Un po' esagerato a parer mio, ma potevo capire la sua eccitazione.

Sorrisi, rigirandomi tra le coperte all'idea dell'oretta che avevo ancora a disposizione per farmi coccolare da Draco.

Quando il mio ragazzo uscì dal bagno, passandosi una mano tra i capelli, spettinandoli, il sorriso sul mio viso di allargò ulteriormente.

«Buongiorno», dissi, attirando la sua attenzione.

Quando gli occhi di Draco si posarono su di me sentii un nodo di desiderio alla bocca dello stomaco.

«Buongiorno», contraccambiò il saluto, avvicinandosi al letto.

La pallida luce del mattino filtrava dalle tende alle finestre, permettendomi di studiare il pigiama in seta nera che indossava Draco e di notare le sue iniziali ricamante sulle maniche.

«Io rimango dell'opinione che quel pigiama sia ridicolo», gli dissi, sorridendo alla sua smorfia.

«Questo è perché hai dei pessimi gusti», controbatté, raggiungendomi sotto alle coperte.

Aprii la bocca, fingendomi più oltraggiata di quanto fossi in realtà per quel commento e Draco scoppiò a ridere.

«Sembri un pesce fuor d'acqua».

L'istante dopo iniziò a farmi il solletico, facendomi contorcere e quasi soffocare dalle risate.

Cercai di fargli a mia volta il solletico, ma ero troppo indebolita per contrattaccare, così fui costretta a implorarlo di smetterla.

Draco mi baciò sulla fronte, stringendomi in un abbraccio: «Dici che potremmo saltare il matrimonio e rimanere qua tutto il giorno?»

Sorrisi contro il suo petto, iniziando ad accarezzargli con movimenti lenti la schiena: «Non mi tentare».

Parlammo per qualche minuto della sera prima, gli chiesi se la cena con dei babbani fosse stata tanto terribile e lui mi disse che avermi vicina per tutto il tempo l'aveva aiutato a non andare troppo nel panico, rimanemmo a coccolarci a letto e a chiacchierare fino a quando non sentii qualcuno bussare alla porta della mia camera.

Mamma entrò nella stanza prima che io o Draco potessimo pensare a un modo per nascondere il fatto che avesse dormito con me quella notte.

«Buongiorno, Hermione! Oh, scusate», disse mamma coprendosi gli occhi con le mani: «Pensavo che fossi sola, tesoro», aggiunse, con una punta d'imbarazzo.

«Mamma siamo vestiti», le feci notare, mentre Malfoy si alzava e recuperava la propria bacchetta.

«Buongiorno, signora Granger, tolgo il disturbo», disse Draco, dirigendosi con passo di marcia verso l'uscita.

«Puoi chiamarmi Jane, caro», disse mamma, sorridendogli, una volta che si fu tolta le mani dagli occhi: «Scusami, ma dovrò rubarti Hermione per un po'», aggiunse, sorridendo in modo a dir poco malefico, mentre scostava le tende alle finestre e faceva entrare più luce in camera.

Quando Draco se ne fu andato, mamma non perse tempo, incitandomi ad alzarmi e iniziare a prepararmi, mentre lei andava a recuperare in camera sua il suo vestito e qualche trucco.

«Non posso nemmeno fare colazione?», le chiesi quando tornò.

«Non essere sciocca! Con tutto quello che mangeremo al banchetto, non abbiamo bisogno di scendere per colazione», mi disse, ridendo sommessamente.

Sollevai gli occhi al cielo, ma non ribattei e dedicai i successivi minuti a truccarmi lievemente e a indossare l'abito verde scuro che mamma mi aveva comprato qualche giorno prima in una boutique a Parigi, mentre io e papà visitavamo la Biblioteca Nazionale di Francia.

Il vestito era smanicato e plisettato, stringeva leggermente in vita, così da mettere in risalto la mia silhouette a clessidra e dello stesso colore avevo il coprispalle, le scarpe con qualche centimetro di tacco erano nere, così come la borsetta.

Non ero mai stata a un matrimonio e cominciavo a pensare che mamma avesse un po' esagerato con l'abito e gli accessori, ma non potevo lamentarmi.

«Ti sta d'incanto!», disse mamma, indossando il suo vestito aderente rosso fuoco, che fasciava perfettamente il suo corpo snello.

«Grazie, anche tu stai molto bene», notai, sorridendole.

«Farai perdere la testa al tuo ragazzo con quest'abito».

Arrossii profondamente alle sue parole: «Esagerata».

«Si vede che ci tiene a te. È stato un po' uno shock trovarlo nel letto con te questa mattina, ma mi sembri felice con lui ed è questo quello che conta», disse, sorridendomi: «Mi raccomando di fare attenzione».

Abbracciai mamma, stroncando il suo discorso che sapevo dove sarebbe andato a parare; era carino da parte sua preoccuparsi, ma mi aveva già fatto il discorso sesso, bambini e precauzioni ed ero abbastanza certa che la teoria non fosse cambiata più di tanto dall'ultima volta.

«Lo so, mamma, non hai nulla di cui preoccuparti».

«Oh, lo so di averti cresciuta con la testa sulle spalle», mi disse, pizzicandomi scherzosamente il fianco, sciogliendo il nostro abbraccio: «Ma capisco che i ragazzi a volte possano far perdere il contatto con la realtà».

«Farò attenzione», la rassicurai, capendo che ne avesse bisogno.

«Brava la mia ragazza, ora direi che possiamo anche scendere a cercare i nostri ometti!»

Trovammo papà e Draco nel cortile esterno, dove era stato allestito il ricevimento, poco distante si vedeva il luogo in cui gli sposi si sarebbero scambiati le promesse; il prato curato alla perfezione era ricoperto di petali bianchi e un'arco di fiori di acacia e rose si trovava di fronte a file di panche in legno chiaro.

Doveva essere stato preparato tutto nell'arco della mattinata, dato che il giorno precedente, quando avevamo fatto la passeggiata per i giardini, non c'era nulla di tutto ciò.

Draco indossava un semplice smoking nero nella moda babbana, quando mi avvicinai il fazzoletto bianco che aveva nel taschino davanti diventò verde, come il mio vestito.

«Non dovresti fare incantesimi per cose così futili», dissi a bassa voce, passando un braccio intorno alla sua vita, mentre lui avvolgeva il proprio braccio intorno alle mie spalle.

«Hai ragione, ma è stato più forte di me; il verde ti dona», sussurrò contro i miei capelli, baciandomi la tempia.

Avrei voluto chiedergli di cosa avesse parlato fino a quel momento con mio papà, ma decisi di aspettare un momento in cui fossimo soli.

Al ricevimento c'erano numerose persone, la lingua che veniva parlata era principalmente il francese di cui conoscevo qualcosa, ma non abbastanza da riuscire a tradurre le varie conversazioni. 

Fu abbastanza una sorpresa scoprire che Draco invece aveva frequentato lezioni di francese da piccolo.

«Quante lingue conosci?», gli chiesi ammirata, mentre mamma e papà sorseggiavano del mimosa e parlottavano tra di loro.

«Un po'», disse Draco, facendo spallucce.

«Fammi l'elenco», lo spronai, felice di aver scoperto qualcosa di lui, che non avevo mai nemmeno sospettato.

«Parlo un po' di francese, spagnolo, bulgaro e russo, ma sono anni che ho smesso di prendere lezioni, così come ho smesso di suonare il violino».

Rimasi letteralmente a bocca aperta: «Suoneresti per me un giorno?»

«Forse», disse, sorridendo.

Conoscere quei piccoli dettagli su di lui mi fece venire voglia di scoprire ancora di più ed ero pronta a fargli altre domande sulla sua infanzia, ma erano ormai arrivate le undici e venimmo invitati ad accomodarci per assistere al matrimonio.

Mamma scoppiò a piangere alla vista della sposa; Kimberly arrivò subito dopo le damigelle d'onore, indossava un abito a sirena con le maniche lunghe in pizzo e il bouquet che stringeva al petto era composto interamente da rose bianche.

Lo sposo anche era vestito tutto di bianco e lo scambio delle promesse fu particolarmente dolce; vidi chiaramente zia Nicole piangere copiosamente durante tutta la cerimonia.

Notai che Draco, per quanto sembrasse tranquillo, continuava a guardarsi intorno con aria sospetta, forse per paura che qualche babbano lo notasse tre gli invitati e lo additasse come mago

Il resto della giornata trascorse come in un sogno. 

Tutto andò fin troppo bene, tanto che durante il pranzo iniziai a chiedermi se avessi dovuto aspettarmi da un momento all'altro qualche brutta sorpresa.

Draco riuscì a non farsi notare da nessuno, cosa di cui andava molto fiero e ogni tanto, quando udiva delle parole a lui sconosciute o riferimenti ad avvenimenti di cui non era al corrente, faceva finta di niente e mi chiedeva di spiegarglieli.

Quando arrivò il momento di danzare, Draco non perse tempo e mi trascinò subito in pista, dicendomi che dovevamo recuperare il tempo perduto. 

«Ricordi il Ballo del Ceppo?», mi chiese all'orecchio, mentre iniziavamo a volteggiare in pista.

«Sì, ricordo», gli dissi, curiosa di sapere dove voleva andare a parare.

«Blaise voleva che ti invitassi, ci sono rimasto un po' male quando ho scoperto che Krum sarebbe stato il tuo cavaliere», ammise, facendomi fare una breve giravolta.

«Sì, beh non sei l'unico, anche Ronald non era felice della cosa», ricordai con una smorfia.

«Non paragonarmi a Lenticchia, Hermione, per favore».

Sollevai teatralmente gli occhi al cielo a quelle parole, ma non dissi niente.

«So che abbiamo già ballato insieme, quella volta, alla cena del Lumaclub — sembrano passati anni — ma in questo momento mi sembra di aver avuto una seconda occasione per invitarti al Ballo del Ceppo e ho intenzione di ballare con te fino a quando i nostri piedi con chiederanno pietà», mi disse, dandomi un bacio a fior di labbra.

Sorrisi, emozionata dalle sue parole: «Mi sembra un'ottima idea», acconsentii, lasciandomi cullare dalle note dell'orchestra, dalle braccia di Draco intorno al mio corpo e dal suo profumo inconfondibile.

Ero felice, i ricordi della guerra, del dolore, della paura, in quel momento non esistevano.

C'eravamo solo io e Draco e tutto era perfetto.

Più tardi mi ricordai di chiedere a Draco di cosa avesse parlato con mio padre quella mattina, mente io e mamma perdevamo tempo a "farci belle".

«Mi ha chiesto della mia famiglia, dei miei voti a scuola e poi mi ha fatto promettere di trattarti con rispetto e affetto», disse, sorridendo: «Sai, temo di aver vinto la nostra scommessa e di aver conquistato in tempo record i tuoi genitori, Granger», aggiunse, sfoggiando un'espressione fiera.

«Non ricordo cosa avevamo scommesso», ammisi, sorridendo alla vista della sua allegria. 

«Mi toccherà rinfrescarti la memoria, allora: abbiamo scommesso che se non ce l'avessi fatta, mi avresti potuto chiamare furetto platinato tutte le volte che volevi e io non mi sarei dovuto offendere; se invece avessi vinto io, cosa che è successa, tu mi avresti accompagnato al ballo organizzato dai miei genitori per festeggiare il loro anniversario di nozze, che si terrà tra due mesi».

Il sorriso mi si congelò sulle labbra: «Sei sicuro?»

Draco annuì.

«Non so se sono pronta a rivedere tua madre», ammisi con una smorfia.

Draco scoppiò a ridere: «Ci sarò io con te, andrà tutto bene».

«Non ho intenzione di scommettere mai più con te, Malfoy», gli dissi, mortalmente seria.

«Scommettiamo?»



 

***

Buongiorno popolo di EFP!

Eccoci alla fine dell'ultimo capitolo ufficiale di "Mai innamorarsi del nemico".

Prima che prepariate i pomodori, vorrei dirvi che più avanti aggiungerò dei capitoli bonus sul futuro dei personaggi (se avete delle richieste al riguardo potete lasciarmele qua, oppure scrivermele su Instagram, il nome del mio account è lazysoul_efp).

Ovviamente non aspettatevi ogni settimana un nuovo capitolo bonus o altri 80 capitoli bonus, sarà a mia discrezione scegliere quanti scriverne e di cosa parlare, ovviamente i vostri suggerimenti sono ben accetti, ma non vuol dire che li userò tutti, anzi potrei proprio non usarne nessuno e decidere per conto mio di cosa parlare nei capitoli bonus. In poche parole, avete tutto il diritto di lasciarmi dei consigli, ma la storia rimane mia e la svilupperò come meglio credo.

Nei capitoli bonus parlerò, ovviamente, anche delle altre coppie che fanno parte di questa storia, mi riferisco a Luna e Blaise, Daphne e Padma e Pansy con Neville (?).

È stato un lungo viaggio e vorrei ringraziarvi in questo capitolo del supporto, dei commenti, delle stelle e della vostra pazienza. Chiedo perdono se sono scomparsa più volte da Wattpad, lasciandovi in sospeso. Ora avete finalmente il vostro finale felice e spero che vi piaccia!

Grazie davvero ❤️

Se avete qualsiasi dubbio riguardo alla storia o critica, ovviamente mi riferisco a critiche costruttive, non esitate a farle.

Ho voluto concludere questa storia con il riferimento alle scommesse, dato che hanno accompagnato Draco ed Hermione fin dall'inizio della prima storia "Mai scommettere col nemico". C'è inoltre un riferimento a "Lost Chance" (one-shot prequel ambientata il quarto anno, che trovate nella mia raccolta "Questa non è una fiaba"), quando ballano al matrimonio.

Grazie ancora per avermi accompagnata in questa lunga avventura, spero di leggere presto i vostri commenti nei capitoli bonus futuri!

Un bacio, 

LazySoul

 
 
  
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