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Autore: Frieda B    31/05/2020    0 recensioni
Lui, freddo, cinico, spaventato da se stesso.
L'altro lui, bel sorriso, mancino, gran rompiscatole.
Due piloti, un solo aereo.
Aviazione tedesca, ai giorni d'oggi.
Genere: Guerra, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XII
Dov’è casa mia?
 
 
            «Raccontami» lo pregò. «Io ti ho raccontato dei miei ex. A proposito, quanti uomini ci sono stati a parte questo Henner?»
«Sei più fastidioso delle cicale in estate,» bofonchiò Karl.
«Henner è stato il tuo primo amore?» insistette lui.
«No. È stato il mio primo amante. Eravamo giovani, non sapevamo quello che stavamo facendo e ne abbiamo pagato le conseguenze.»
«I tuoi genitori non hanno mai accettato la tua omosessualità, vero? Tu vieni da un paese così piccolo e vivevi nelle campagne, i tuoi genitori sono anziani… Rödental. Non lo trovi neanche sulla mappa, se lo cerchi.»
«Sì, è vero. Contento?»
Karl sospirò e si alzò dal letto disfatto. Si accese una sigaretta e si mise a fumare.
«Perché fai così? Voglio solo conoscerti…»
«Tu perché non vai a trovare tua madre, invece?» sbottò guardandolo negli occhi.
Bas esitò. «Così sei ingiusto.»
«Sei tu ad essere ingiusto, Bastian. Non ruota tutto intorno all’arcobaleno carino che avevi attaccato in camera di quando eri un ragazzino. Il mondo vero, là fuori, non è disposto ad accettarti per quello che sei. Chiaro? È tutto molto più difficile per alcuni. Devi rispettare la mia volontà di non parlarne.»
Bastian ricambiò lo sguardo. «Ti hanno fatto del male, quando lo hanno saputo… hanno scoperto te ed Henner, magari?»
Karl appoggiò la sigaretta nel posacenere e tornò a letto portandolo con sé, sedette sul bordo e si passò una mano tra i capelli scuri.
«Non parliamone se non vuoi, va bene. Però vorrei che tu capissi che io sono pronto ad ascoltare la tua storia, che di me ti puoi fidare. Metti nelle mie mani la tua vita ogni volta che voliamo. Ogni volta che non seguiamo le regole, che viriamo ad alta velocità, quando facciamo la vite orizzontale. Fidati di me, Karl. Io sono il tuo fidanzato, il tuo co-pilota. Fidati,» supplicò.
Karl sospirò per l’ennesima volta e si voltò. Appoggiò la schiena sui cuscini, abbandonò il gomito destro sul ginocchio piegato.
«Henner fu il mio primo amante, è vero. Non so se l’ho davvero mai amato. Ero innamorato dell’idea che mi propose. Mi fece scegliere lui l’aviazione. Mi mostrò la via di fuga,» cominciò e subito lo guardò negli occhi. «Mi portò i dépliant della Luftwaffe, mi parlò dei piloti, del cielo. Io ero innamorato della libertà che non avevo mai avuto, delle nuvole, e volevo solo una buona scusa per lasciare quel postaccio in mezzo al nulla. Non c’era niente. Solo il grano e la cinghia di mio padre.»
Bastian sedette vicino a lui, per dargli conforto. «Non ne avevo idea. Mi dispiace.»
Lui mandò giù un boccone amaro e annuì distrattamente una sola volta. «Henner era più grande di me di qualche anno. Montava i cavalli, la sua famiglia aveva un maneggio. Mi insegnò a cavalcare.» Riaccese la sigaretta di prima e fece un tiro. Gliela passò.
Bas fumò a sua volta, un paio di volte, prima di restituirgliela.
«Ci vedevamo spesso dopo il tramonto. Io, dopo scuola, aiutavo i miei genitori con gli animali della fattoria, lui poi passava a trovarmi, quasi ogni giorno. La Baviera è molto religiosa, lo sai. E nelle campagne, ci si affida a qualunque cosa per benedire il raccolto e rendere lunga la vita degli animali. Un giorno, Henner venne a trovarmi nel fienile. Accadde lì la prima volta.» Fece un tiro.
Bastian sorrise. «Come fu?»
«Henner era molto più esperto di me, fu molto dolce. Non mi fece male.»
Il sorriso divenne più ampio e dolce. Gli carezzò il braccio, distratto. «Sono contento la tua prima volta sia stata tenera.»
«La tua no?» Karl si voltò appena per tornare a guardarlo.
«Sì, sì, lo fu anche. Fu con Ferdinand. Eravamo a casa sua, il suo gatto continuava a soffiarci e lui dovette chiuderlo in cucina,» rise al ricordo.
Karl non riuscì a ridere, ma si sforzò di accennare un sorriso. Guardò la parete dritto davanti a sé con uno strano interesse. «I miei genitori sorpreso me ed Henner, poco tempo dopo. Henner scappò via e non seppi più niente di lui. Nessuno lo vide più in paese né nelle campagne e io non mi azzardai mai a chiedere dove fosse finito. Non ebbi più notizie.»
«Ti sei sentito abbandonato da lui?»
«No. Sapevo che sarebbe successo, che non sarebbe durato in eterno. È stato bello quello che c’è stato, non avrei mai chiesto di più.»
Bastian si stese e portò un braccio attorno alla sua vita. Solito motel, solo un’altra camera al solito piano. Avrebbe tanto voluto un posto per loro. Per il momento, però, nello stesso letto con lui, stava davvero bene. «I tuoi genitori… si arrabbiarono molto vedendovi?»
Karl scosse la testa. «Non al momento. Forse gli serviva del tempo per capire come comportarsi, per capire cosa fare. Per un po’ di tempo, non dissero nulla e io credetti che la cosa fosse finita lì, con uno scappellotto nel fienile e basta.»
«Ho paura a chiedertelo, ma… invece cosa accadde, dopo?»
«Ero appena tornato da scuola. Mia madre mi mandò nel fienile dicendo di controllare i maiali, ma quando fui dentro, mi si chiusero le porte alle spalle. C’erano i miei genitori, due dei miei cugini, più grandi e robusti di me, ed il prete del paese.»
«Non dirmelo…» lo strinse più forte, in maniera molto protettiva.
«Il prete disse qualcosa a proposito del demonio, e praticò un esorcismo. Io non mi ribellai, sapevo che era inutile e anzi rischioso. Acconsentì e feci la sceneggiata che volevano che facessi. Rimasi chiuso nel fienile per tre giorni, al buio. Fu per questo che, appena preso il diploma, mi arruolai e ad oggi sono tornato in Baviera solo tre volte, quando è stato strettamente necessario.»
«Ed è stata la scelta migliore,» fece Bastian improvvisamente rianimato, balzando seduto. Si mise a cavalcioni su di lui ed appoggiò le braccia sulle sue spalle, per costringerlo ad allontanare le schiena dallo schienale del letto e per stringerlo a sé. «Non tornare, resta al sicuro con me.»
Karl, che aveva la sigaretta tra le dita, ricambiò la stretta col braccio libero ed appoggiò il viso all’incavo del suo collo, accettando di buon grado le carezze sulla schiena e tra i capelli.
«Non devi più tornarci, casa tua non è quella. Casa è dove stai bene. Con chi stai bene,» sussurrò Bastian.
Lui avrebbe voluto dire tante cose, dire che sapeva bene dove fosse la sua casa, con chi fosse, con chi si sentisse bene e al sicuro. Ma rimase lì, in silenzio, con gli occhi socchiudersi a chiedersi se davvero fosse degno di Sebastian Kluge, il buon pilota dagli occhi verdi che finalmente lo aveva costretto ad accettare l’amore verso un altro uomo, senza riserve.
«So che le camerate della caserma non potranno essere in eterno casa nostra. Cresceremo e vorremo un altro posto. Un posto nostro, senza turni di guardia,» fece Bastian.
Karl lo interruppe subito: «ma per il momento va bene così.» Lo guardò negli occhi. «Non ci serve altro.»
Lui annuì, dolce. «Sì, hai ragione. Per il momento abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno.» Appoggiò la fronte alla sua, socchiuse gli occhi e lo baciò un’altra volta.
   
 
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