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Autore: Sian    31/05/2020    3 recensioni
Nella classe 1-B della scuola elementare Teitan arriva un nuovo alunno che non avrebbe mai pensato di tornare in prima elementare, dato che in realtà aveva ventisei anni. Esatto, per colpa di un’indagine sfuggita di mano, il suo corpo si era rimpicciolito. Fortunatamente non era da solo a condividere quel destino: aveva al suo fianco Conan Edogawa e Ai Haibara, che erano in quelle condizioni ormai da mesi, a causa dello stesso veleno, APTX-4869. I suoi pensieri però sono costantemente focalizzati sulla donna che ama e che avrebbe dovuto proteggerla dal dolore invece che causarne di nuovo. Anche lei ha molti pensieri in testa: non è riuscita a proteggerlo dalla maledizione che l’ha sempre perseguitata.
Dal "Capitolo Uno - Masao Fukuda // Ritrovarsi intrappolato":
Il nuovo acquisto della classe si ritrovò ad osservare attentamente la maestra: sì, si assomigliavano molto, lei e la donna che amava. Diamine, in questa assurda situazione non l’avrebbe più vista tutti i giorni. Nonostante fosse chiaro ciò che provava per lei, doveva dirle ancora tante cose, e non si sarebbe mai stancato di dirgliele.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miwako Sato, Wataru Takagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Because you have someone to protect


Capitolo Sette - Masao Fukuda // per stare insieme. 



Già. Essere tornato bambino aveva i suoi vantaggi. Poteva ammirare, come ogni mattina in cui erano soliti dormire insieme, il suo dolce viso ancora addormentato, illuminato appena da un fascio di luce solare proveniente dalla finestra. Il suo respiro era regolare, i capelli corti scompigliati seguivano un percorso tutto loro sul cuscino. Lei aveva insistito che avrebbero dormito insieme, nonostante la situazione.
Sicuramente non era una proposta da rifiutare, da cominciare dal fatto che era ospite in casa Sato. Anche perché sarebbe stato da sciocchi rifiutare l’invito da parte della propria fidanzata. Stavano comunque insieme, no?

Lui sapeva di avere le sembianze di un bambino, ma la sua mente non riusciva a non pensare a lei e a tutto ciò che c’era stato tra di loro. Ma questa era anche la sua condanna: non poteva nemmeno più sfiorarla con un dito. O almeno, questo era quello che si era imposto, per lo meno per non perdere il controllo della situazione.

Già. In quel momento avrebbe terribilmente voluto stringerla a sé, per accarezzarla e farla sentire protetta. Quante volte si erano addormentati insieme abbracciati… e quante volte invece l’aveva svegliata con un abbraccio, dopo che aveva già preparato la colazione. Miwako era solita dormire fino all’ultimo minuto, ma nonostante questa sua preferenza, aveva sicuramente più energia sin dal primo mattino rispetto a lui che invece aveva bisogno di qualche oretta per svegliarsi a tutti gli effetti.

Avrebbe atteso che si fosse svegliata, anche se quella situazione lo stava uccidendo. Erano da soli, solo loro due, nella camera di Sato. A chi sarebbe importato se un bambino la baciasse? O le passasse lentamente una mano sul fianco? O si stringesse in un abbraccio? Aveva bisogno di assicurarsi che lei stesse bene, che lei non fosse preoccupata per lui.

L’importante era stare insieme, e averle raccontato la verità forse era stata la scelta migliore. Le aveva raccontato tutto ciò che era successo prima di addormentarsi. Ora aveva decisamente un peso in meno in gola. Fortunatamente era riuscito a convincere Ai e Conan, che raccontarle la verità era la cosa migliore. Avrebbero ottenuto l’aiuto della polizia, e avrebbero sicuramente lavorato sodo per scoprire più informazioni possibili su quest'organizzazione.

Doveva ringraziarli se avevano capito il suo problema, senza essersi arrabbiati sul fatto di aver svelato la sua identità alla sua fidanzata. Era certo che anche Conan avrebbe voluto farlo, ma la situazione era diversa: la sua ragazza non era di certo una poliziotta. Certamente avrebbe saputo difendersi, ma era meglio per lei rimanere estranea alla situazione. Era meglio continuare a credere all’identità di Conan Edogawa, per non metterla in pericolo, visti gli ultimi episodi avvenuti intorno a Shinichi Kudo, di cui era stato messo al corrente. Probabilmente qualcuno dell’organizzazione sarebbe presto uscito fuori allo scoperto.

Doveva solo avvertire tutti i dipartimenti per mettersi sulle tracce di questi uomini in nero. Sapevano solo il nome, Karasuma Group, e che i loro nomi in codice sono dei liquori. Nemmeno Ai Haibara, che aveva collaborato con loro sotto il nome in codice Sherry, sapeva gli effettivi scopi. Le avevano solamente chiesto di continuare le ricerche dei suoi genitori su quel farmaco, soprannominato APTX-4869. Avrebbe scoperto più cose possibili per trovare i criminali. Lo doveva per loro.

In quel momento decise. Allungò la sua piccola mano da bambino, quella sana, verso il viso di lei addormentato e lo accarezzò seguendo i lineamenti. Si era avvicinato, quasi poteva sfiorarle il naso con il suo. Sentiva chiaramente il suo respiro, riusciva a tranquillizzarlo e a infondergli ancora più sicurezza.

Non c’era nulla di sbagliato in quello che stava provando, in quello che avrebbe voluto fare. Era pur sempre un adulto. Il suo tocco non l’aveva svegliata, sembrava dormire così bene, senza preoccupazioni e senza quel passato che la tormentava. Stava riposando a tutti gli effetti. Quasi gli dispiaceva volerla svegliare con dei gesti affettuosi, e coccolarla pur quanto gli fosse possibile. Era questo che gli impediva di agire.

Si ricordava delle prime volte in cui avevano iniziato a dormire insieme. Era molto agitato, e quando riusciva finalmente a prendere sonno, anche solo un leggero movimento di lei lo svegliava.

Si ricordava benissimo di come finirono per dormire solamente un’ora scarsa, a causa di quel problema. E il mattino dopo, oltre ad essere stanco, provava un grande senso di imbarazzo: gli dispiaceva non averla fatta riposare. Ora che entrambi si erano abituati al sonno del partner, ora che lei riusciva a riposarsi solo con la sua presenza... Avrebbe veramente avuto il coraggio di svegliarla? Ma se non avesse saziato la sua sete di lei, sarebbe impazzito.

Intrecciò la mano nella sua che era rannicchiata vicino al cuscino. Sentì la presa della mano di lei farsi più insistente: si era svegliata, ma ancora non aveva aperto gli occhi. Decise di annullare le distanze che c’erano tra i loro visi, intrappolando le labbra di lei tra le sue.

Non gli importava nulla in quel momento. Fu un breve bacio sulle labbra. Era stato decisamente strano, baciare la propria ragazza con delle labbra diverse da quelle che solitamente era abituato ad avere.



Lei aprì gli occhi al contatto delle sue labbra sulle sue. Era quasi raro che prendesse un’iniziativa del genere... Che stesse imparando a buttar giù quel suo muro di timidezza?

Fu solo un attimo, le sue labbra erano ormai già lontane. Si era svegliata nel miglior modo che potesse esserci. Era insieme al suo ragazzo, che aveva provato a lanciarsi in un rapporto più sciolto. Se non fosse che si ricordò di cosa era successo solo successivamente quando mise a fuoco il viso di lui.

Era per davvero tornato ad essere un bambino delle elementari. Ma poteva benissimo capire i suoi sentimenti e che cosa l’aveva portato a svegliarla con un bacio. Le sue labbra erano più piccole di quelle che aveva potuto assaggiare finché era ancora adulto.

Tutta questa situazione era in bilico tra l'imbarazzo e un’estrema tenerezza. Gli sorrise. E come c’era da aspettarsi, conscio di ciò che era successo e del sorriso di lei, le sue guance iniziavano a diventare rosse.

Quant'era carino quando arrossiva?
“Buongiorno, Wataru” Lo salutò, per metterlo alla prova se era ancora il suo solito timidone, o se in qualche modo era riuscito a passare oltre alla timidezza che si generava in quelle situazioni. “O meglio... Masao” Non poteva dimenticare che in quel momento Takagi era sotto la forma di un bambino.

Sicuramente il bacio non le era dispiaciuto. Però... Era una sensazione strana. Nonostante il suo ragazzo l’avesse baciata, non riusciva ad accettare il fatto che si fosse rimpicciolito. Le aveva raccontato tutto, ma come avrebbe potuto accettare una cosa del genere? Doveva mettersi sulle tracce dell’organizzazione criminale nel più breve dei tempi.

Voleva indietro il suo Wataru, senza che lui dovesse soffrire ancora.
Quanto diamine costa al suo destino, lasciarla in pace senza turbare più la sua vita?

Il bambino si era ammutolito, riusciva solamente a comunicare con i suoi piccoli occhietti imbarazzati. Ed era certa di riuscire a metterlo ancora più in imbarazzo. Adorava questo suo lato del carattere.
Si avvicinò a lui e lo abbracciò. Non poteva far trapelare la sua preoccupazione, doveva essere forte per lui.
“Lo sai che sei troppo carino?” Già, doveva essere il suo punto di riferimento, la sua ancora. Non era per nulla facile, ma si sarebbe imposta di non metterlo ulteriormente in pericolo.



Non riusciva nemmeno ad esprimersi. Eppure l’aveva baciata solo pochi attimi prima. Da dove aveva tirato fuori tutto quel coraggio non lo sapeva neanche lui. Ma forse era proprio il contatto con il corpo di lei a mandargli in confusione persino il più semplice dei pensieri.

Avrebbe voluto proseguire oltre che un semplice abbraccio e un bacio sulle labbra fulmineo. Ma quello era anche fin troppo rispetto a ciò che avrebbe fatto un bambino. In quelle sembianze era obbligato a mantenere un certo rapporto. Era stato un errore baciarla e farsi trascinare dalle sue tentazioni. D’altronde, ora era bloccato in una situazione da cui non sapeva come uscirne. “T-tu dici?”

Aveva decisamente il cervello in panne. Non gli era per nulla dispiaciuto baciarla, era stato un buongiorno speciale. Però... Non era quello che avrebbe voluto, né lui né probabilmente lei.

Desiderava tornare sé stesso, tornare adulto. Solo in quel modo era sicuro di poterla baciare senza problemi. È vero, in quel momento erano da soli, solo loro due. Ma un bambino non poteva baciare sulla bocca un adulto. Nemmeno se questa era la sua ragazza.
Forse era meglio evitare finché aveva le sembianze di un bambino. Si sarebbe accontentato anche semplicemente di svegliarsi al mattino insieme, e di addormentarsi insieme la sera. Gli sarebbe bastato vederla sorridere.

“Certo che sì-” Non riuscì a terminare la frase. Stavano bussando alla porta della camera. “Miwako, alzati! Non sarò qui per sempre a svegliarti tutte le mattine. Forza, che altrimenti farai tardi a lavoro...” – “Arrivo, arrivo!” Sospirò e rivolse lo sguardo al bambino. Soffocò successivamente una risata sciogliendo l’abbraccio “Non è sempre così. Mi sveglio lo stesso anche senza mia madre.”

Notò che le guance di lei erano diventate lievemente rosse. Effettivamente era la prima volta che dormiva insieme a Miwako a casa sua quando era presente anche sua madre.
Ma che si svegliasse lo stesso era probabilmente una mezza bugia, perché ora che ci pensava la svegliava quasi sempre lui, quando ormai era tardi per prepararsi con calma al mattino. Non era un grande problema per lui, e, nonostante questa sua preferenza nel dormire più a lungo, erano rare le volte in cui arrivavano tardi a lavoro.

Si alzò dal letto, e così fece anche lei. “Sai Sato? Per me non c’è nessun problema se dormi fino all’ultimo” Le sorrise sinceramente.



“Lo so, e so anche che ti piace guardarmi mentre dormo. Non è così?” Non le serviva per nulla la sua conferma vocale: bastava guardarlo in viso. Il suo viso era totalmente in imbarazzo, non riusciva nemmeno più a mettere insieme delle lettere per formare parole sensate.

Adorava stuzzicarlo, soprattutto quando arrossiva e gli creava visibilmente un cortocircuito nei suoi pensieri.
Sapere che faceva questo effetto all'uomo che amava, la rendeva felice. Ogni momento passato insieme con lui erano un regalo che la vita aveva deciso di farle, dopo tanta sofferenza.

Nonostante il corpo del suo fidanzato avesse le sembianze di quando era bambino, che trovava ancora più carino, era felice di vederlo. Era felice di sapere che lui era accanto a lei. Ed ogni giorno sperava di vederlo sempre al suo fianco.



Finiva sempre così, dannazione! Si chiedeva spesso del perché dovesse sempre stuzzicarlo con frasi che non potevano non suscitare alcun imbarazzo.

“C-Come a te piace guardarmi quando arrossisco!” L’aveva notato che ormai sembrasse farlo imbarazzare apposta. Passavano sempre molti minuti in silenzio, finché lui non riprendeva la parola.



“Non posso negarlo...” alzò le spalle, aveva ragione. “Ora, è meglio se ci prepariamo. Altrimenti sì che saremo in ritardo. Ti devo accompagnare fino a scuola, vero?”

“Sì, la scuola di Beika è un po’ lontana da casa tua per andarci a piedi. E direi che non posso venire in centrale anche oggi.” Anche se gli sarebbe piaciuto, sempre meglio che andare a scuola. “Quindi... Ci vediamo all'uscita da scuola per parlare con Conan e Ai?”

“Sì, sentiamo cosa ne pensano e mi faccio raccontare tutto nei dettagli. Abbiamo sicuramente bisogno di avvertire qualcuno per iniziare le indagini sull'organizzazione che ti ha ridotto in questo stato. Pensavo di chiedere aiuto al capo Kuroda per indagare su questa Karasuma Group. D'altronde lui può indirizzare più squadre di ricerca. Stai tranquillo che in qualche modo riusciremo a riportare la situazione com'era prima.” Erano forse frasi che ripeteva ormai a sé stessa. In quel momento stava sperando che tutto si risolvesse al più presto possibile.

Mentre gli parlava, si era tolta il pigiama, restando in biancheria intima. Nonostante Wataru l’avesse vista ormai parecchie volte con addosso solamente delle mutandine e il reggiseno, poteva notare che i pensieri del suo ragazzo chiedevano chiaramente il permesso per poterla guardare.



Quella visione gli procurava non pochi problemi, soprattutto ora, consapevole di essere in un corpo da bambino. Sarebbero state ancora tante le volte in cui si sarebbe sentito in totale astinenza da Miwako. Non poteva non guardarla in ogni momento, e non poteva non arrossire inevitabilmente.



Per sbrogliare la situazione, Miwako cercò di vestirsi nel minor tempo possibile, non che di solito ci mettesse molto. “Prendi pure i tuoi vestiti. Li ho messi nel solito cassetto”

Se non gli avesse dato una mossa sarebbe stato ancora lì a fissarla, nonostante fosse ormai già vestita.

Irrecuperabile, si disse tra sé e sé.


Una volta pronti, entrambi raggiunsero la cucina per la colazione.
“Ben svegliati!” La madre di Miwako, Kimiko Sato, aveva preparato qualche pietanza deliziosa da mettere sotto ai denti.
“Hai fame, piccolo?” Si rivolse a Masao con un tono molto dolce. Erano in pochi a non essere a conoscenza del desiderio di Kimiko: un nipotino da crescere e viziare. E invece, per quanto ne sapeva, sua figlia non aveva neppure il ragazzo.

L’aveva sempre pregata di farle sapere qualsiasi cosa, ma quando si intavolava la questione, sembrava di avere a che fare con una figlia diversa, svogliata e poco interessata a portare avanti la famiglia. Spesso le aveva ripetuto l’importanza di sposarsi per una donna appartenente alla famiglia Sato.
Forse aveva sbagliato qualcosa nella sua crescita?

Questo dubbio le era cresciuto quando le organizzò un Miai parecchi mesi prima. Oltre a scegliere ed estrarre svogliatamente e casualmente con l’alluce del piede una busta contenente un possibile pretendente, quella volta Miwako scappò appena Kimiko la lasciò da sola con colui che sarebbe dovuto essere il suo futuro sposo, Ninzaburo Shiratori, niente meno che un collega di sua figlia e per di più di famiglia benestante.

Lo sapeva che non avrebbe dovuto lasciarla da sola, non ci sapeva proprio fare con gli uomini. Miwako le raccontò successivamente di essersi allontanata per un’emergenza di lavoro.
Kimiko non sapeva se credere o meno a quello che le aveva raccontato sua figlia. Il futuro sposo era anche lui un ispettore dello stesso dipartimento per cui lavoravano entrambi. Quel giorno le era sembrato molto amareggiato, ed era anche rimasto ad intrattenersi ancora un po’ con Kimiko. Non c’era stata nessun'emergenza, altrimenti sarebbe andato anche lui, giusto?

Le sembrava quasi impossibile, dubitare di sua figlia. Era indecisa se ci fosse qualcosa che non voleva dirle, o se veramente era una situazione disperata e non si sarebbe mai sposata.



Certamente Miwako non aveva nessuna intenzione, almeno per ora, di informare sua madre della situazione in cui si trovava. Soprattutto non voleva darle ulteriori problemi dopo tutto ciò che aveva fatto per crescerla da sola senza farle mancare nulla.
Non voleva farle sapere che la fortuna non era per nulla dalla sua parte.
Non voleva farle sapere che era condannata a far soffrire chiunque le stesse vicino.

Era decisa a nascondere a sua madre tutto ciò che stava succedendo. Non poteva dirle di certo che era innamorata di un suo collega, e che quest’ultimo era tornato bambino. Forse era meglio lasciare sua madre nella convinzione che sua figlia non ci sapeva fare con gli uomini, e probabilmente non aveva nemmeno torto.

Però con Takagi era diverso. Sentiva delle emozioni che non aveva mai provato finora con nessun altro. Sentiva il suo istinto di volerlo proteggere. Sentiva che per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Lo osservò mentre si sedeva insieme al tavolo, stava sicuramente pensando a cosa rispondere alla domanda della madre.



Aveva le sembianze di un bambino, doveva ricordarselo costantemente. Non si trattava di certo del primo incontro ufficiale con la madre della sua fidanzata, e questo lo avrebbe dovuto tranquillizzare. “S-sì, avrei un po’ di appetito...” abbassò lo sguardo sulla tavola preparata da Kimiko.

“Mangia tutto quello che vuoi!” Sembrava fin troppo entusiasta di avere un ospite in casa a tempo indeterminato. Sperava solamente di non essere di disturbo e di non turbare le abitudini in casa Sato.



“Ho cucinato un po’ di tutto. Spero che sia di tuo gradimento.” Sorrise al bambino che aveva incominciato ad assaggiare.
“Ho dimenticato ormai la maggior parte delle ricette per bambini. Approfitterò della tua presenza per esercitarmi. Prima o poi arriverà il nipotino anche per me.” Si rivolse a Masao, sempre con quel suo tono dolce. Cercò di marcare l’ultima frase, aggiungendo uno sguardo speranzoso a sua figlia.

Anche se ora che ci pensava era veramente strano che Miwako portasse un bambino in casa. Qualche giorno prima avevano avuto la solita discussione e sembrava non ne volesse ancora sapere di trovarsi qualcuno. Cosa le aveva fatto cambiare idea?

Era curiosa di capire sua figlia. Voleva sapere la verità dietro tutta questa storia, ma Miwako era stata chiara fornendole la spiegazione per cui Masao si trovasse con lei. Un suo collega l’aveva implorata di ospitare il suo cuginetto, appena trasferito a Tokyo da solo, finché non avrebbe trovato un appartamento idoneo per vivere decentemente entrambi.

Miwako non aveva permesso alcuna domanda. Ma Kimiko sapeva che quella non era la verità. Quei due sembravano conoscersi più del dovuto. Non si stava assolutamente prendendo cura del cuginetto del suo collega.
Incrociò lo sguardo di Miwako che stava chiaramente trattenendo una risata per la scenetta a cui aveva appena assistito.

Chissà cosa stava pensando quella ragazza. Faceva ormai fatica a capire sua figlia. Era più autonoma di quello che avrebbe voluto, forse cresciuta troppo in fretta e non aveva avuto la possibilità di coccolarla abbastanza.



Cosa diamine passava per la testa a tutti quanti? Non era sicuramente il momento di pensare ad un eventuale famiglia con Miwako. I momenti passati insieme erano ancora tutti così strani, tutti così speciali. Nessuno dei due era ancora pronto per il matrimonio, a maggior ragione in quel momento.

Per qualche miracolo Wataru Takagi, nelle sembianze del bambino Masao Fukuda, evitò di strozzarsi con la colazione.

   
 
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