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Autore: Brume    01/06/2020    4 recensioni
Laurent Reve Grandier Jarjayes arriva in Normandia una sera di giugno.Dovrebbe fermarsi un paio di mesi, ma finirà per viverci.Devastato dal dolore, inizia a scrivere un diario, testimone di un viaggio fatto di ricordi, pensieri, sogni; vi riporterà i suoi pensieri, i suoi sogni, i ricordi e piccoli segreti -che non conosceva e man mano scopre- che lo aiuteranno a ricostruire la storia della sua famiglia ed a crescere, arrivando oltre a ciò che aveva immaginato.
NB I disegni sono realizzati da me con tecnica mista, acquarello , matita, china
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Oscar e Andrè'
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23 Luglio 1816, Parigi.

 

 

Spesso cammino per le strade di questa grande città, ci cammino per ore, osservando tutto ciò che mi è dato vedere; lo faccio da giorni, attraverso le vie principali, ma anche nei vicoli, nelle taverne, lungo la Senna, davanti Notre Dame, nelle botteghe artigiane.

In qualsiasi luogo vada, io vi sento vicini, sento che siete con me, nei miei piedi, nei miei occhi, nel mio cuore.

E' una sensazione strana, ma che mi rende felice.

Dovunque vada mi chiedo: ci saranno mai stati, qui? E mi do subito anche la risposta: ma che domande fai, Reve Grandier? Certo che ci sono stati, tua madre era capitano della gurdia cittadina, e tuo padre era con lei...sono nati e vissuti qui...!

vi immagino, giovani e pieni di forza, ormai decisi nelle vostre scelte, combattere con il vostro cuore e tu mamma, combattere contro la tua famiglia, da sempre leale ai sovrani... e poi riuscire a seguire ciò che volevi fare.

 

Ho incontrato nuova gente, sapete? Ho incontrato chi mi ha parlato di voi. E' stato bellissimo.

 

Alexander, attraverso i racconti di suo zio, mi ha descritto la vita di quell' uomo nel quadro.. papà! ... quanto devi avere sofferto,non riesco ad immaginarlo! Abbiamo passato una notte intera a parlare di voi e l' ho ringraziato, per avermi permesso di riscostruire un tassello della mia, della vostra vita.

Anche lui è qui a Parigi, ha raggiunto suo fratello Maximilian, e spesso ci incontriamo...Sono bravi ragazzi, mi hanno promesso che quel quadro potrà essere mio,se lo voglio, ed io non vedo l' ora che venga spedito, anche se ciò non avverrà subito perchè al momento attuale ancora non so dove andrò a stare. Parigi mi tenta.

 

 

Un altro incontro che ho fatto, e questo credo sia opera di Girodelle affinchè potessi “chiudere il cerchio” riguardo alle mie curiosità , è Alain.Che sorpresa!

Mamma, papà, l'ho incontrato. E' vivo , sta bene, e volete sapere una cosa? Vive nella locanda dove alloggio: sua figlia Diane la gestisce, mentre Alain osserva e controlla tutto ciò che passa in quelle stanze.

Quando mi ha spiegato chi era, ho preso un colpo. Mi osservava da un paio di giorni; una sera ha preso una bottiglia e una vecchia divisa, ormai a brandelli, e si è seduto al tavolo dove io e François stavamo mangiando. Mi ha guardato ancora, a lungo. Poi ha versato il vino, ha alzato il calice e brindato a voi...quando ha iniziato a parlare, e non ha più smesso. Alla fine mi ha abbracciato, forte. Aveva le lacrime agli occhi.

Papà, so che era uno dei tuoi migliori amici: ti voleva molto bene, non c'è un attimo in cui non mi parli di te, delle vostre avventure, di ciò che vi passava nella testa in quei giorni di giugno e luglio, delle vostre paure. Mi ha raccontato anche di Londra, ma non è voluto entrare nei dettagli riguardo alla tua fuga da mamma ed io lo ringrazio, perchè è giusto che alcune cose rimangano solo vostre.

A volte le lacrime scendono, quando parliamo , soprattutto se parlo degli ultimi giorni, e di come tu, papà, abbia raggiunto la mamma dopo solo una ora dalla sua morte. Scendono dal mio viso, da quello di Alain. Piangiamo tutti come bambini, quando parliamo di voi.

Perchè ogni cosa, davvero, mi parla di voi, volente o nolente.

Siete stati dei genitori straordinari, stupendi, ma ancora di più eravate persone straoirdinarie, fuori dal comune; ciò che per me era normale, per molti non lo era, e solo ora me ne rendo conto.

Non posso e non voglio entrare nella vostra testa, non voglio andare oltre ciò che mi è concesso sapere. Voglio solo dirvi grazie per quello che avete fatto per me, perchè mi avete fatto conoscere il significato di libertà.

 

Sono stato anche a Palazzo Jarjayes, mamma. Mi ci ha portato la persona che mi hanno indicato Girodelle e Lamarche. Con me c'era François. Quando mi sono trovato li ho sgranato gli occhi, ho osservato quel giardino, quella casa, ed in lontananza Versailles.

Siamo entrati, e ci sono subito venuti incontro dei bambini, che ci hanno detto di vivere li; strano, perchè il posto è ormai diroccato. Andando avanti ho trovato una donna che ripuliva alcune aiuole e le tombe dei nonni ; si è spaventata, vedendomi, e anche io mi stavo chiedendo cosa facesse li. Lamarche voleva farli cacciare, perchè era evidente che fossero dei vagabondi, ma io l'ho fermato. Ho parlato con quella donna e con il marito, dicendo di essere uno dei discendenti nonchè proprietario, e ho detto loro di fermarsi finchè ne avranno bisogno: sono stato stolto a fidarmi, ma il cuore mi diceva di fare questo, e io l' ho seguito. Le tombe dei nonni sono curate, e anche quello di una signora, penso sia la nonna di papà, è davvero bella. Ho lasciato delle monete a quella gente, così che possano prendersi cura del palazzo o meglio, di ciò che ne resta.

Ho fatto male? Sono stato troppo ingenuo? Non mi importa: io con la mia anima sono a posto, eventualmente saranno loro a fare i conti con la propria. Comunque, tornerò presto a fare loro una visita.

Ho anche vagabondato per grande giardino, pieno di rose , di fontane, ho visto le stalle, dove erano tenuti i vostri amati cavalli. Ho immaginato voi, bambini, correre in quello spazio.

Poi sono salito in casa, facendomi largo tra porte divelte, mobili vecchi, e tracce di chi nel frattempo ha occupato la casa. Sono andato nei vecchi saloni, su per le scalinate rimaste in piedi non so come, ho girato per le stanze.Da un mangifico terrazzo si vede Versailles. Chissà quante volte lo avete osservato da qui.

Immaginavo il nonno dare ordini e tu , mamma, nella stanza a leggere. Immaginavo il papà nelle stalle, immagino le vostre bevute belle bettole parigine, immaginavo i giorni precedenti alla rivoluzione. Immagino cosa passasse per le vostre anime tormentate e mi chiedo come siate riusciti a mantenere la serenità che leggevo nei vostri occhi, perlomeno in mia presenza.

François è stato accanto a me senza mai dire una parola, e lo ringrazio per questo, perchè ha rispettato il mio silenzio ed i miei pensieri.

E' un uomo d' oro. Avevo invitato anche Alexander, ma non se l'è sentita, ha detto che era una cosa mia. Lo rivedrò comunque nei prossimi giorni.

 

 

Mi fermerò a Parigi per un pò, ormai ho deciso; ho lasciato a Rosalie e Bernard tutto ciò che serve per la casa in Normandia.

Cosa farò della mia vita, però ancora non lo so.

Ho provato a costruire qualcosa con Victoria, ma ho corso troppo e lei vuole essere libera. Ti assomiglia, mamma; ti assomiglia tanto. Le hai dato un buon esempio, direi! In ogni caso le vorrò sempre molto bene. Avevo immaginato di venire qui con lei, ma pazienza. Rispetto la sua scelta, perchè come mi avete insegnato voi, ognuno deve essere libero, uomo o donna.E' un qualcosa di sacrosanto.

 

 

 

 

Mi mancate tantissimo.

A volte chiedo a Dio, semmai esista, come mai non mi ha lasciato ancora un pò di tempo con voi, avremmo potuto passare molti giorni ancora, insieme, e magari tornare qui, insieme.

A volte lo odio, questo Dio, per ciò che ha fatto.

A volte vorrei strapparmi il cuore, dal male che fa.

Ma questa è la vita, ed io la accetto, o almeno ci provo.

 

 

Rimarrò a Parigi ancora un pò. Poi credo andrò ad Arras, dove ci sono le altre tenute dei Jarjayes. Ci penserò man mano, a cosa fare, ma di una cosa sono sicuro: la vostra memoria andrà avanti. Ciò che avete fatto andrà avanti, dentro di me e nelle parole degli uomini che sento parlare quando vado con Alexander. Uomini che non vogliono più sottostare a nessun re.

 

Ora sono stanco, molto stanco. Non scrivevo da tempo, e stasera avevo proprio voglia di “parlare” con voi.

Siete sempre nel mio cuore e nella mia anima, in ogni respiro.

 

 

Reve.

 

   
 
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