Non voglio più
litigare
Non voglio più
nascondermi
Non voglio più
piangere
Torna, ho bisogno che
mi abbracci
Tu sei la ragione,
vieni più vicino ora
Solo un po' più
vicino ora
Vieni più vicino ora
Ho bisogno che mi
stringi stanotte
Dicono che quando perdi l’amore della tua vita si rompa
qualcosa dentro di te. È come se il tuo cuore sia fatto di porcellana e in quel
momento un martello da dieci tonnellate ci batta contro. Legolas non sapeva se
il suo cuore fosse fatto effettivamente di porcellana, ma sapeva che quella
sensazione di puro dolore che provava ogni volta che pensava alla guerriera era
un tormento infinito.
Quelle poche volte che si concedeva il lusso di assopirsi,
rivedeva il volto dell’Elfa che lo fulminava con i suoi occhi blu, mentre tutto
l’odio che provava per lui le sprizzava fuori con un impeto tale da
ghiacciarlo.
Erano anni che non la vedeva, che non aveva più sue notizie.
Più volte aveva provato a mandarle alcune lettere, ma non aveva mai ricevuto
risposta. Poi suo padre gli aveva assegnato una nuova missione, trovare un
certo “Grampasso” figlio di Arathorn e andare a caccia della creatura chiamata
Gollum. Trovare Aragorn, un uomo di circa settant’anni ma che ne dimostrava al
massimo trenta, non era stato facile. Ci aveva messo due anni e mezzo a scovare
i Dunedain e, una volta scoperto il vero nome dell’erede di Isildur, ci aveva
impiegato un altro anno affinché egli si fidasse dell’elfo.
Gandalf e Thranduil confidavano nella riuscita della loro
missione, ma la creatura sembrava astuta e gli sfuggiva ogni volta.
Un giorno d’estate, accanto ad un piccolo stagno nel
Minhiriath, avevano individuato Gollum intento a procacciarsi la cena. Con
abilità e maestria erano riusciti finalmente a catturarlo, non senza un tentativo
di colluttazione da parte della creatura, che si era poi lamentata per tutto il
viaggio verso Bosco Atro.
<< Tuo padre sarò orgoglioso di te>> Aragorn
rivolse all’elfo un sorriso fraterno, mentre teneva il cavallo al passo.
Avevano intrappolato la creatura dentro a una piccola gabbia e l’avevano posta
su un carretto trainato da un pony abbastanza forte.
<< Si vede che non lo conosci>> Legolas sorrise
di rimando all’amico, spronando con la voce il proprio destriero per andare in
avanscoperta nelle Terre Selvagge. Erano anni che non vedeva suo padre e il
pensiero di ritrovarsi ancora quegli occhi grigi impenetrabili addosso lo aveva
messo a disagio. Era contento di tornare a casa, ma chi ci sarebbe stato ad
aspettarlo? Il Thranduil irritante e taciturno, che non faceva mai trasparire
le proprie emozioni, o il Thranduil dolce e premuroso che faceva capolino ogni
tanto da quell’essere che chiamava padre?
“Eruannie saprebbe cosa fare con quei continui cambi di
personalità” si ritrovò a pensare alla guerriera e una morsa d’acciaio al cuore
gli fece portare una mano al petto. Non passava giorno senza che l’Elfa non
popolasse la sua mente in qualche modo. Gli bastava vedere un fiore, sentire un
profumo, osservare il cielo e subito ella tornava a tormentarlo, con quei suoi
profondi occhi blu che lo avevano stregato fin dal loro primo incontro. E, come
ogni volta in cui pensava a lei, in lui si fece strada un senso di sconforto
realizzando che lei lo odiava ancora. Erano passati settant’anni dal loro
ultimo incontro, ma sapeva che non lo avrebbe mai perdonato. Aragorn, il quale
era stato anch’egli un allievo di
Eruannie, aveva donato il proprio cuore ad Arwen, figlia di Elrond e nipote
della guerriera. L’uomo desiderava molto sostare qualche giorno ad Imladris per
salutare la propria amata e Legolas non poté fare a meno di tormentarsi con il
pensiero dell’Elfa. Il suo amico aveva confermato quella voce che girava in
tutta la Terra di Mezzo: Eruannie si era abbandonata al Sonno Eterno nella
speranza di guarire le proprie ferite per la morte di Thorin.
Ed eccola lì, la tipica sensazione di estrema gelosia che
provava ogni volta che pensava all’eterno amore che la guerriera aveva giurato
al nano. Nonostante lui fosse morto quel sentimento non era cessato. Legolas si
odiava per quello, sapeva che era sbagliato amare in quel modo una persona che
non lo corrispondeva, ma aveva così tanto bisogno di stringerla tra le sue
braccia e perdersi in quei pozzi blu che erano i suoi occhi.
Quando furono finalmente nell’Ultima Casa Accogliente,
Aragorn sparì dalla sua vista insieme ad Arwen. Legolas aveva già avuto l’onore
di conoscere la figlia di Re Elrond molti anni prima ed era rimasto subito
affascinato dalla somiglianza con la zia, anche se la guerriera aveva
quell’inconfondibile durezza per il peso degli anni e delle numerose battaglie
combattute.
Re Elrond accompagnò il principe di Bosco Atro alla cripta
dove tenevano conservato il corpo di Eruannie poiché l’elfo aveva insistito per
renderle omaggio. Portò con sé un piccolo mazzo di margherite, i fiori
preferiti della guerriera, e li depositò sul suo grembo, accanto a quella
strana pietra verde.
Il sovrano di Imladris lo lasciò solo, non premurandosi di
trovare una scusa buona per andarsene. Legolas, che aveva abbassato la teca di
cristallo che manteneva il corpo della guerriera, si prese qualche istante per
ammirare tutti i suoi tratti. Il viso pallido e fine, con qualche piccola
cicatrice color perla a dimostrazione delle guerre a cui aveva partecipato. I
capelli corvini leggermente ondulati erano sparsi sotto la sua nuca e le
arrivavano alla vita. La sua attenzione fu attirata da un microscopico
movimento da parte della pietra che la guerriera teneva tra le mani. Fu solo un
attimo, ma il principe giurò di averla vista muoversi. Notò che all’anulare
portava un prezioso anello di oro bianco con incastonata una pietra che
conosceva bene. Era una delle gemme di Lasgaren, uno dei gioielli di sua madre,
probabilmente donatale da suo padre in persona. Si chiese cosa aveva fatto di
tanto importante perché Thranduil le concedesse tale dono.
Si soffermò qualche istante a fissare le labbra rosee
dell’Elfa e, senza indugiare oltre, vi depositò un bacio. Lo aveva sognato da
così tanto che ne rimase deluso, pensava di avvertire una sensazione profonda e
appagante come se lo era sempre immaginato, ma non fu così.
“Certo che non è appagante, lei non ti ricambia” pensò
irritato, mentre si affrettava a rimettere la teca al suo posto. Un lungo
viaggio verso Bosco Atro lo attendeva, avrebbe dovuto portare la creatura a
Thranduil e poi proseguire il suo viaggio per le Terre Selvagge insieme ad
Aragorn. Ma in cuor suo sapeva che un giorno l’avrebbe rivista ancora e l’avrebbe
amata, l’avrebbe convinta a lasciarsi amare.
Perché lei era la sua Ragione.
Angolo autrice:
Buonsalve! Scusate se sono stata assente negli ultimi
giorni, ma la sessione estiva richiedeva la mia attenzione ^-^’
Ma eccoci giunti all’ultimo capitolo di questa Raccolta,
spero vi sia piaciuta e che abbia introdotto abbastanza il seguito di “Sound of
Silence”!
Fatemi sapere!
Un bacio,
Giuls