Anime & Manga > Love Live School Idol Project
Segui la storia  |       
Autore: AlessiaDettaAlex    01/06/2020    0 recensioni
[Post LLS! | Mari!centric + OC | Alma Mater Studiorum | Raccolta di OS | Slice of life di ordinaria demenza universitaria | Crossposting con Writer's Wing]
Quando Mari mette piede in Italia, più precisamente a Bologna dove frequenterà il corso di laurea in Economia Aziendale, non ha idea delle avventure assurde che si ritroverà a vivere insieme al suo nuovo gruppo di amici svitati italiani.
Io sono qui per raccontarvele.
"«Ma senti, tu sei cinese?»
«What? No!»" [Dal capitolo 0]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mari Ohara
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1. Una questione di soprannomi


«Puoi passarmi gli appunti della scorsa lezione, per favore? I miei sono incompleti» chiese Mari guardando preoccupata gli spazi di vuoto tra un concetto e l’altro.
«Certo, polleg1» rispose Marianna senza alzare gli occhi dal manuale nuovo che stava sfogliando.
«… cosa?»
«Cosa?»
Le due Mari si guardarono un attimo negli occhi, confuse. Poi a Marianna si accese la lampadina.
«Ah, polleg! Scusa, è tipo uno slang per dire “nessun problema” o “stai tranquilla”»
«Oh! Capisco»
E ricaddero nel silenzio. Mari era molto fiera dei progressi che stava facendo in italiano. L’immersione totale nella lingua era un metodo piuttosto veloce e ormai sentiva di potersela cavare in ogni tipo di situazione sociale, anche grazie alle ripetizioni di Marianna: le aveva insegnato infatti un sacco di espressioni dialettali, proverbi incomprensibili, parolacce originali… Mari aggrottò le sopracciglia e si voltò verso la compagna di corso stizzita.
«In effetti da te non ho imparato proprio niente»
Marianna le si rivolse nuovamente con un punto interrogativo gigante scritto in faccia, ma decise di non approfondire. Piuttosto, chiuse il libro di botto e invitò Mari a fare lo stesso.
«Dai, accompagnami alle macchinette un attimo, ho bisogno di uno snack... e tu hai bisogno di un soprannome, Mari»
«Un soprannome?»
«Sì, ad esempio “Yakuza”»
Mari non riusciva a credere alle sue orecchie.
«Ma perché?!»
«Boh, perché sei giapponese e ricca»
«Lo sai che la Yakuza è organized crime, vero?»
«Sì, polleg, tanto quella roba lì l’abbiamo anche noi»
«Polleg un cazzo»
Marianna batté le mani contenta.
«Come impari bene!»
Mari si coprì la bocca con le mani, in visibile imbarazzo. Non è che non conoscesse e non apprezzasse le imprecazioni giapponesi o inglesi, ma le italiane erano talmente tante e talmente infilabili in qualsivoglia discorso che era quasi irriverente aprir bocca. Se fosse stata presente Dia, lo avrebbe trovato scandaloso.
Marianna infilò un euro nel distributore e digitò il numero dell’agognato pacchetto di schiacciatine al rosmarino.
«Perché è così importante darmi un soprannome?»
L’interpellata si prese un momento per tirare una pedata alla boccuccia del resto, fin troppo lenta per i suoi gusti a restituirle i suoi venti centesimi.
«Perché quando ti chiamo mi sembra di parlare con me stessa. Poi hai idea di quante persone si fanno chiamare “Mari” in Italia? Tipo, chiunque si chiami Maria o una delle sue millecinquecento varianti e combinazioni. Siamo un botto, che palle»
Infastidita dalle sue stesse affermazioni aprì l’incarto con sufficiente violenza da far volare a terra mezza schiacciatina; il che le fece venire voglia di urlare.
«Chi non muore si rivede, eh Mari?»
Entrambe le ragazze si voltarono contemporaneamente verso lo studente che si avvicinava loro.
«Soccia2, ma guarda un po’, Chilly! Ti vesti sempre di merda vedo»
Il ragazzo in questione aggrottò le sopracciglia.
«Anche per me è un piacere rivederti»
Ma Marianna non perse tempo e diede una spallata all’amica per introdurla nella conversazione.
«Chilly, questa qui è una mia compagna di corso, si chiama Mari e viene dal Giappone» Mari fece automaticamente un inchino «e Mari, lui invece si chiama Chil-»
«Leonardo. Mi chiamo Leonardo e purtroppo alle medie  ero compagno di classe di questa disagiata»
«Lo bullizzavo perché era alto un metro e una vigorsol e si vestiva di merda, come ora»
«Sì, questo l’hai già detto»
Mari non si stupiva già più di nulla, due settimane le erano bastate per credere automaticamente a qualsiasi dimostrazione di disturbo psichico da parte della sua collega.
«Cosa studi?» chiese piuttosto, per riportare la conversazione su un piano che lei poteva gestire.
«Economia aziendale, come voi! Vi ho viste uscire dall’aula per la pausa e volevo salutare. Avrei voluto scoprire prima che c’era qualcuno che conoscevo al corso, ma con duecento matricole in un’aula da massimo cento...  è stato il meglio che ho potuto fare»
A Marianna si illuminò lo sguardo.
«Dai top, allora possiamo seguire le lezioni insieme! Sentito Yakuza?»
Lo sguardo accusatorio di Mari le fece venire il dubbio che forse - forse - poteva mettersi a ragionare su un altro soprannome. Dopotutto, pensò, non le sarebbe piaciuto se qualcuno l’avesse chiamata ‘Ndrangheta.

Quando anche la seconda parte della lezione si concluse, i tre ragazzi optarono per farsi una chiacchierata in Piazza Maggiore. Le giornate erano ancora calde e Marianna aveva tutte le intenzioni di assorbire quanto più sole possibile per non pentirsene in inverno. Mari guardava i due colleghi svaccati: lei completamente stesa a terra a braccia spalancate, lui appoggiato coi palmi a terra dietro la schiena. Intorno a loro un continuo formicolare di persone, sia in piazza che sotto i portici ombreggiati; la basilica di San Petronio troneggiava da sopra la scalinata. Il fatto che fosse bicolore l’aveva sempre incuriosita: era stata Marianna a spiegarle che il livello più basso della struttura era stato costruito con un progetto che poi era stato completamente cambiato in corso d’opera, per motivi che non ricordava.
«Quindi, Chilly, come te la passi?»
«Bene… ma c’è proprio bisogno di rivangare quel soprannome?»
Mari si fece attenta.
«Ma perché ti chiama “Chilly”?»
Leonardo gettò occhiate stizzite alla ex compagna di classe, beatamente stesa a terra.
«Perché diceva che ero un ragazzo chill, cioè molto calmo. Io non sapevo nemmeno cosa significasse “chill” alle medie, per me il suo era solo un modo per tormentarmi dandomi il nome di un sapone intimo… tu, per favore, chiamami Leo!»
«Leo» ripeté semplicemente Mari, non afferrando bene tutta la parte sul sapone intimo, «allora quella di dare brutti soprannomi alle persone è un’abitudine... how rude!» sentenziò ridacchiando verso l’amica.
«Ridi ridi… intanto questa è un’arte e io sono geniale. Arriverà anche il tuo momento, biondina!»
«Dici così perché vorresti averne uno anche tu, ma non te lo ha mai dato nessuno!» replicò lei, compiaciuta.
Da principio la risposta sagace lasciò Marianna balbettante di incredulità. Leonardo fece partire un applauso, ma venne subito troncato dalla sua gomitata.
«Tu quoque, Mari! Ti ho insegnato i segreti della sacra lingua italica e tu la utilizzi per ferirmi!»
«It’s joke, it’s joke
Nonostante il pathos drammatico che cercava di metterci Marianna, Mari rideva come non aveva ancora mai fatto da quando era in Italia; e inevitabilmente si trascinò dietro entrambi i nuovi compagni di viaggio. 



 


Notine
1 pronuncia: pòlleg (g dolce)
2 bolognese anche questo, è un'esclamazione di sorpresa (ne conosco l'uso ma non il significato, non essendo autoctona)

Note di Alex
Sono tornata bellezze! Questa raccolta sì farà, anche perché ho una serie di sketch molto #relatable per gli studenti fuorisede, soprattutto se bolognesi. Eheh. Spero vi siate divertiti!
Alex

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Love Live School Idol Project / Vai alla pagina dell'autore: AlessiaDettaAlex