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Autore: Little_GirlMoon005    01/06/2020    0 recensioni
[Skyrim]
'' Aveva appena messo piede a Skyrim e il benvenuto non era stato uno dei migliori.
Di certo non si aspettava di finire in mezzo ad una disputa tra un gruppo di ribelli e l'esercito imperiale, e di conseguenza finire sul ceppo del boia quando la sua unica colpa era essere arrivato nel posto giusto ma al momento sbagliato. "
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Gli aggiornamenti dei capitoli non saranno una cosa graduale. Potrebbero passare anche parecchi mesi fra un capitolo e l'altro. Chiedo venia per questo!
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dovahkiin
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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The lost rogue 2





Tumulo delle Cascate Tristi
14. Stella del Mattino, 4E 201









Era quasi pomeriggio quando arrivò nei pressi del Tumulo, ma il bosco era ancora animato dagli uccelli che cantavano e dalle cascate che rombavano rumorosamente. Cercando di orientarsi come poteva grazie alla mappa cartacea, proseguì verso una stradina innevata, salendo fino alla vetta del monte dove finalmente si mostrava il Tumulo.

Il vento gelido gli graffiava il viso e si avvolse di più nel suo mantello. A quanto pare non aveva errato sui banditi che avevano fatto irruzione nell'emporio di Riverwood, perchè avevano preso possesso della prima sala per ripararsi dal freddo.
Damien si appiattì contro le rocce per osservarli meglio, avevano allestito un piccolo accampamento con un fuoco da campo e una tenda di pelli di lupo. I due stavano parlando e il giovane tese l'orecchio.

A quanto pare uno di loro era andato giù, nelle profondità del tumolo, insieme a quello che chiamavano Artiglio d'oro. Probabilmente il manufatto che avevano rubato. Nonostante fosse da solo, era abbastanza sicuro di cavarsela contro di loro. Non si erano ancora accorti della loro presenza, e poteva giocare d'astuzia.
Raccolse un sasso dal pavimento polveroso e, dopo aver preso la mira, lo lanciò lontano in un punto impreciso. Uno dei due banditi si allarmò nell'udire in rumore sospetto, sfoderando l'arma avanzò lentamente verso la sua fonte ma allontanandosi così dal secondo bandito.

In quel momento Damien imbracciò l'arco e con una gran velocità incoccò la prima freccia che andò a trafiggere la gola di uno. L'altro bandito non ebbe il tempo di reagire che si ritrovò una freccia dritto sulla tempia.

Allora Damien uscì da dietro le rocce affrettandosi a scendere nei piani bassi, l'aria che diveniva più umida e malsana. Per quanto gli riguardava non aveva assolutamente idea di cosa il tumulo gli avrebbe riservato. Per ora aveva visto mura rovinate, ossa sparse qua e là, e i resti ammuffiti di qualche poveretto che si era addentrato prima di lui.

Ma poi cominciò ad udire qualcuno che gridava aiuto, e la strada si riempiva sempre di più di ragnatele. E poi lo vide, un dunmer rimasto incastrato in uno spesso muro di ragnatele che, oltre a fare da trappola, aveva anche bloccato la strada.
"Oh, oh dei, siano benedetti! È arrivato qualcuno!" esclamò con fin troppo entusiasmo mentre Damien gli faceva cenno di fare un poco più silenzio. "Ok, ok, senti... aiutami ad uscire, ti prego!"

"Si, ma prima dimmi dov'è l'artiglio." lo vide ammutonirsi qualche secondo. ''L'artiglio che hai rubato al mercante di Riverwood!'' precisò il giovane.
''Ah, si! Si, l'artiglio, va bene, però... aiutami ad uscire.''


Non glie la raccontava affatto giusta, ma decise comunque di assecondarlo. ''Va bene... vediamo se riesco a liberarti.'' gli disse, osservando attentamente le spesse ragnatele che lo tenevano. Scartò l'idea di strapparle a mani nude, non ci teneva a toccare quella roba viscida, quindi cacciò il pugnale d'acciaio passando la lama dura e lucida su quei fili spessi, stando attento a non colpire per sbaglio il dunmer. Dall'altra parte l'elfo scuro cominciò ad avere più libertà di movimento e, strattonandosi un po', si ritrovò finalmente libero, con i piedi per terra... e una lama puntata sotto il mento.

''Beh, ora...'' fece il giovane. ''Dovresti proprio darmi quell'artiglio.''

I due si scambiarono una lunga occhiata silenziosa, il dunmer guardò la lama, poi nuovamente il giovane davanti a se'... e infine corse via, scappando come una volpe. ''Ehy! Dammi quel maledetto artiglio!'' Dovrei migliorare le minacce, pensò Damien mentre gli correva dietro, e dannazione se quel dunmer sapeva correre veloce, lanciandogli allo stesso tempo qualsiasi cosa che rallentasse il suo inseguitore, tra qui ossa marcie, e vecchi vasi arrugginiti. E ci riuscì nel suo intento, siccome Damien si ritrovò ad inciampare su di essi cadendo rovinosamente sul pavimento dando altro tempo al dunmer di scappare.
Cercò di rimettersi in piedi velocemente e riprese a correre ma, dopo qualche istante, udì i rumori di un... combattimento?

Rimanendo accovacciato contro il muro, sporse leggermente il capo assistendo al dunmer combattere contro quello che sembrava un... cadavere non proprio morto-morto, che aveva appena assestato un colpo mortale al povero elfo la cui testa rotolò via dal suo corpo. Dopo di che' il non morto si allontanò con passo lento e quasi strisciante, brandendo l'ascia dalla fattura nordica ora imbrattata di sangue.

Il giovane uscì allo scoperto solo quando si assicurò che quella cosa fosse il più lontano possibile da lui, e silenziosamente si avvicinò al corpo dell'elfo privandogli dell'artiglio d'oro che teneva ancora stretto tra le dita. ''Lucan dovrà pagarmi un bel po' per questo lavoraccio. Sempre se... ne uscirò intero.'' pensò il ragazzo, frustato all'idea di essere
circondato da altri cadaveri che potevano tornare in vita da un momento all'altro. Si diede coraggio e, determinato più che mai, si addentrò sempre più in basso.





Superare quel tumolo fu lungo ma non difficile. L'oscurità era intensa e quei non morti erano in gran numero, ma la maggior parte giaceva sdraiata nelle proprie conche lungo la pareti. In silenzio, senza svegliare nessuno Damien, si aprì la strada tra cunicoli e corridoi.
Ma anche quando li sentiva svegliarsi però, distrarli era semplice. Damien scoccava una freccia nel vuoto e la maggior parte di loro si muoveva si voltava verso quel rumore, in ascolto, dandogli il tempo di superarli e avanzare.

Fu molto attento a perlustrare ogni stanza, assicurarsi con un colpo di pugnale che ogni cadavere rimanesse tale, e fece anche incetta di frecce. In tutto questo il buio lo avvolgeva, opprimendolo e mettendo a dura prova il suo sangue freddo. Era quasi un miracolo che quelle cose non si fossero ancora svegliati. Arrivò infine in profondità davanti a delle porte chiuse. Le ultime, probabilmente, dal loro spiraglio soffiava un vento gelido.
Ripose l'arco in spalla concentrandosi sulla porta davanti a sé; due draghi erano scolpiti ai lati di essa con accurata precisione, mentre i battenti erano rafforzati con acciaio nord e vi erano incise rune e bassorilievi.

Al centro spiccava la figura di un drago, sotto di esso un uomo dal mantello lungo che tendeva un braccio verso la bestia. Damien cacciò dal borsone di pelliccia un foglio giallastro e del carboncino, iniziando a fare uno schizzo veloce di quella figura. Scrisse pochi appunti disordinati, prima di riporre il foglio dentro la borsa. Infine allungò le mani verso la porta e, con grande sforzo, la aprì lasciandosi investire da una folata gelida.




Silenzio. Nulla si mosse, ma c'era ancora tensione nell'aria.

La camera, se si poteva chiamare così, era diversa da tutte quelle che aveva visto fin'ora. Proseguiva in ogni direzione, era ampia e sembrava non avere fondo. C'era un rivolo d'acqua che cadeva a cascata in uno specchio argenteo, circodato da fiori e muschio, e un unico altare sopra di un basso rialzo. Nessun pavimento se non la nuda roccia, ne' muri scolpiti, e l'aria non era stantia come nei cunicoli. Era più una grotta che una stanza.

Avanzò cautamente verso l'altare, godendo della luce che irradiava quasi ogni cosa e dallo scrosciare dell'acqua. Salì poi il breve pendio con i sensi tesi, le dita tremanti per la presa sull'arco e si preparò a scoccare una freccia.

Ma... il cadavere disteso sopra all'altare rimase fortunatamente solo un cadavere, per nulla influenzato da una qualche magia che lo tenesse ancora in vita. Tranquillizatosi un poco, adocchiò la lunga e larga parete alle sua spalle, scavata nella roccia... e con incise rune che non aveva mai visto.
Passò il palmo sulla pietra liscia, le dita che andavano ad accarezzare quelle parole che non riusciva a comprendere. Forse una lingua particolare...

All'improvviso una delle rune che aveva appena sfiorato iniziò a brillare d'azzurro. Istintivamente arretrò di qualche passo, ma un rombo scoppiò attraverso la stanza cogliendolo di sorpresa. Venne travolto da vento e tempesta che lo spinsero all'indietro come una foglia d'autunno, incapace di opporsi alla forza dell'aria. E vi fu luce, poi buio, e dolore nelle tempie. La testa che si svuotava e si riempiva al tempo stesso, e prima che potesse rendersene conto le forze lo abbandonarono e perse i sensi senza capire nemmeno perché.




Quando riaprì finalmente gli occhi si trovava ancora in quella grotta, disteso di schiena sul pavimento, lo sguardo che cominciò a correre intorno con crescente agitazione, e la magika che scorreva dentro di lui come un fiume in pieno.
Si tirò a sedere provando un leggero senso di nausea e un giramento di capo, per cui si rimise in piedi senza fretta. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso da quando aveva perso i sensi, ma la stanza era ancora illuminata, quindi il sole era ancora alto nel cielo.

L'incisione, quella che lo aveva... colpito, brillava ancora di blu allo stesso ritmo di un cuore che pulsava, rispetto alle altre che erano spente. Gli venne in mente l'idea di riscrivere quella parola su un foglio, e lo fece. Forse Farengard ne sapeva qualcosa e gli avrebbe detto di più.
Si trascinò verso l'altare poggiandoci le mani sopra, ancora destabilizzato da quella sensazione, e sentiva riverberare ogni muscolo del suo corpo.

"Non t'azzardare a svegliarti..." borbottò contro il non morto sull'altare, mentre esalva un lungo sospiro. Lo sguardo si allungò verso qualcosa che si trovava sotto il cadavere. Non senza un minimo di disgusto, lo sollevò piano... e quello che vide gli fece allungare gli angoli della bocca fino alle orecchie ed esultare come un ragazzino; la lastra che era venuto a cercare.





  
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