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Autore: EvilHel24    01/06/2020    2 recensioni
Jane Rizzoli dopo un anno di distanza dal terribile caso de "il Chirurgo" si trova davanti ad un nuovo caso molto simile a quelli dell'uomo che le ha segnato la vita. Jane indagando su questo caso si trova a lavorare con il miglio medico legale di Boston, Maura Isles.
Tra loro però c'è qualcosa di più, ancora da percepire, ancora da scoprire.
Genere: Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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La strada sembra infinta, il tempo sembra infinito in questa macchina. Arriviamo al bar. Il suo profumo si è disperso ovunque nella mia macchina e la cosa non mi dispiace affatto. Iniziamo a parlare del più e del meno mentre i bicchieri di birra vanno e vengono al nostro tavolo. Molti uomini durante la serata non fanno altro che provarci con Maura mentre lei, con una classe mai vista, rifiuta ogni richiesta. Anche la proposta di un semplice drink al bancone. M: “Mi scusi davvero, ma sono già in ottima compagnia” dice all’uomo muscoloso che è qui davanti al nostro tavolo. Io rido un po’ per la quantità di alcol presente nel mio corpo un po’ per la scena molto esilarante. M: “Ridi? Seriamente? Dai Jane” dice all’inizio seria per poi scoppiare a ridere. J: “Dai fa troppo ridere questa cosa” dico trattenendo le risate. “Siamo a quota 10, scommessa vinta” dico alzando le mani in segno di vittoria. M: “Va bene, va bene” dice per poi indicare al cameriere un altro giro. In tutto questo nostro scambio il tizio è ancora qui in piedi a fissare Maura. J: “Dovrei arrestarlo per molestie?” dico sottovoce a Maura, la quale scoppia a ridere. La vedo alzarsi e il mio sguardo percorre ancora tutto il suo corpo. Mi sorride maliziosa e distolgo lo sguardo quando si avvicina all’uomo e gli dice qualcosa all’orecchio che non riesco a capire ma noto la reazione dell’uomo che, appena Maura si allontana da lui, scappa. A questo punto è lei a ridere. Ed io ne capisco sempre meno. J: “Cosa gli hai detto?” dico mentre memorizzo ogni piccolo particolare della sua discesa nel sedersi. M: “Te lo dico dopo” dice mentre continua a ridere. Dopo aver finito la birra lei mi dice ciò che non mi sarei mai aspettata. M: “ti va di continuare a bere a casa mia?” dice per poi aggiungere sottovoce “Ho bisogno di togliermi queste scarpe” e poi sorride. In questo momento non mi esce nemmeno una parola. Annuisco e mi alzo dirigendomi al bancone per saldare il conto ma quando sto per prendere il portafoglio per pagare la mia mano viene fermata da una mano delicata, ferma e decisa. La sua mano. Mi volto e la vedo attaccata a me. Letteralmente attaccata. Il suo petto è incollato alla mia schiena mentre la sua presa decisa non accenna a mollare. La sua mano libera passa una carta di credito al barista e sorride mentre io rimango a fissare il suo viso senza riuscire a muovermi né a dire una parola. M: “Jane? Andiamo?” mi dice mentre cerco di capire cosa mi succede e perché la sua vicinanza mi causa tutto questo. Sento la sua mano sulla mia quando mi strattona per uscire e d’istino la seguo. D’improvviso si ferma e sbatto sulla sua schiena, porto la mia mano libera sul suo fianco per evitare che cada e la vedo fissare qualcosa, qualcuno. Mi giro e vedo l’uomo che prima la stava infastidendo. Il mio sguardo torna sul suo viso che sorridente gli lancia un occhiolino prima di stringere la presa sulla mia mano ed uscire fuori, trascinandomi. Ci avviciniamo alla macchina mentre lei non fa altro che ridere. J: “Maura perché ridi?” dico nervosa. “E perché hai pagato tu?” aggiungo innervosendomi ancora di più. M: “Ma dai” dice continuando a ridere “ho pagato perché toccava a me” dice guardandomi. Poi torna a ridere. J: “Maura mi dici perché ridi?” le chiedo spazientita. M: “Quell’uomo” dice per poi scoppiare a ridere. J: “Okay sei ubriaca!” dico avvicinandomi alla macchina. M: “No assolutamente” dice per poi avvicinarsi pericolosamente. La osservo in modo strano mentre continua ad avvicinarsi. J: “Maura?” dico mentre fisso le sue labbra. M: “Jane andiamo o dovrai portarmi a casa in braccio perché non mi sento più i piedi” dice sorridendo e guardandomi negli occhi. J: “D’accordo” dico dubbiosa. “Ma sai che dovrai dirmi assolutamente cosa hai detto a quell’uomo?” dico e d’improvviso la sento scoppiare a ridere. La osservo e la sua risata è fantastica. È poggiata al muro con la testa abbassata. Non sentendomi più parlare, preoccupata alza lo sguardo verso di me. J: “Scusami” dico abbassando la testa. “Andiamo dai” aggiungo spostandomi per farla entrare in macchina. Entriamo in auto e lei non fa altro che guardarmi mentre avvio la macchina. Sento il suo sguardo glaciale addosso a me. I brividi percorrono il mio corpo, così decisa alzo lo sguardo puntandolo su di lei. M: “Jane sei bellissima” dice sfiorando con la sua mano destra i miei ricci ribelli. Non sapendo che dire mi limito a sorriderle timidamente. Se in questo momento il mio cervello riuscisse ad elaborare qualcosa, qualsiasi cosa, forse riuscirei a dirle che è la donna più bella che io abbia mai visto. Al momento però il mio corpo non reagisce, il mio corpo non reagisce. Completamente persa nei suoi occhi la vedo sorridere e poi dirmi sottovoce “Ho una voglia matta di baciarti”. Davvero perché tutto questo? Tra tutte perché proprio io? Cosa mi succede? Perché il mio corpo reagisce in questo modo quando la vedo? Quando la percepisco nella stanza, quando sento il suo profumo anche solo lontano io la percepisco. J: “Non so perché ma anche se non ti vedo, ti percepisco.” Dico abbassando lo sguardo. “Percepisco il tuo profumo e mi sento bene, percepisco il calore delle tue mani e del tuo corpo anche se non mi sfiori, anche se non ti conosco io ti percepisco. Tutto di te mi destabilizza. Io ho bisogno di capire” dico non riuscendo ad alzare lo sguardo. In quel momento una mano mi accarezza il viso e il mio corpo reagisce trattenendo il respiro. “Respira. Tutta questa tua fase io l’ho vissuta nel momento in cui ti ho vista la prima volta. Eri bellissima. Lo sei anche adesso ma la prima volta che ti ho vista per me è stato come respirare.” Dice prima di sistemarsi la gonna come se dovesse riprendere il controllo. M: “Andiamo a casa detective?” dice cacciandosi le scarpe nell’abitacolo della macchina. J: “Si andiamo, scusami” dice prima di accendere l’auto e dirigersi a casa di Maura. Durante il tragitto lei mi guarda e non smette un secondo. “Maura mi metti ansia se mi fissi così” dico sorridendo mentre lei inizia a scusarsi. J: “Dai smettila” dico aprendole la portiera della macchina una volta arrivata davanti a casa di Maura. M: “Sei stupenda e io non so come definirti. Sei bellissima” dice per poi aggiungere “Scusami” dice uscendo dall’abitacolo ma inciampa e afferrandola al volo mi ritrovo a sorreggerla con entrambe le mie mani poggiate sull’auto e la bellissima dottoressa incastrata tra me e l’auto. M: “Wow” dice mentre mi fissa. J: “Fa più attenzione sei ubriaca” dico cercando di allontanarmi per lasciarle lo spazio necessario ad andare in casa. Ma le sue mani finiscono sulla mi giacca, mi tira verso di lei e il suo viso si avvicina pericolosamente al mio mentre i miei occhi finiscono sulle sue labbra. M: “ricordi l’uomo nel bar?” dice mentre stringe la presa sulla mia giacca. J: “mh mh” dico non riuscendo a capire cosa c’entra. M: “Gli ho detto che è inutile che provi a conquistare una donna come me. Perché una donna come me è interessata ad una donna come te. È allo stesso tempo è inutile che provi a conquistare te perché io lo avrei ostacolato in tutti i modi possibili. Una donna come te non può appartenere ad un uomo squallido come quello” dice per poi aggiungere. “Gli ho detto anche altro ma non credo tu voglia sentirlo adesso” dice sorridendo. J: “Ah si?” dico guardandola. M: “Ma forse è meglio per te se diamo tutta la colpa alla quantità eccessiva di alcol nel mio corpo” dice allontanandomi e percorrendo quel piccolo viale di corsa come a rifugiarsi in quella casa. J: “Maura aspetta” dico correndo verso di lei quando ormai lei ha quasi aperto la porta. “Maura” aggiungo mentre con un piccolo salto riesco ad evitare i tre gradini e saltare direttamente sotto il portico. Afferro Maura per un braccio prima che possa entrare in casa. Lei si volta con il viso completamente rigato dalle lacrime. La tiro verso di me come se la conoscessi da una vita, dannazione è veramente bellissima. “Ho anche io v...” dico mentre le sue labbra si poggiano nulle mie impedendomi di finire il discorso. Reagisco d’istinto mettendo le mie mani sui suoi fianchi. La mia mano destra raggiunge la sua schiena e stringendola a me ricambio il bacio che si fa sempre più passionale. Lei con una forza che credevo fosse impossibile, con due passi mi spinge con le spalle direttamente sulla sua porta d’ingresso. Riusciamo a staccarci poco dopo, respirando a fatica. “Wow” dico fissandola. M: “Wow” dice sorridendomi. “scusami ti ho interrotto” dice accarezzandomi con la mano destra il viso, scendendo sul collo e fermandosi sulla mia spalla. Dei brividi percorrono la mia schiena e io provo a chiudere gli occhi mentre il suo tocco mi rilassa. M: “Vuoi una birra?” dice mentre continua ad accarezzarmi il viso ad un passo dalle mie labbra. J: “Si voglio una birra” dico ma non mi muovo e non le lascio spazio per entrare. Afferro la sua camicetta e la attiro a me per tornare di nuovo ad assaporare quelle labbra. Le sue labbra. Sono delicate e sanno di vaniglia. Quando la dottoressa si stacca dal nostro secondo bacio la vedo sorridere e sento del vento freddo sulle mie labbra. Porto le mani sulle mie labbra mentre sorrido e non capisco perché abbia fatto questa cosa. M: “Non pensare ti prego, con tutto quello che sta succedendo ti prego non pensare a niente” dice sotto voce a due millimetri dalle mie labbra. “Tu non pensare a nulla, fidati di me. Passa la notte qui ti prego domani parleremo di me e te, ma ti prego adesso entriamo e beviamo. Sempre se ti fidi di me” dice sfiorando ogni centimetro della mia pelle. I brividi lungo il corpo si percepiscono anche da sopra la mia giacca. J: “Io.. voglio… una birra” dico cercando di respirare regolarmente. Il problema sono le mani della dottoressa e tutto il calore che mi provocano. M: “Entriamo” dice mentre piano piano mi sposto di lato per permetterle di aprire la porta. “Sei bellissima” dice spostando la sua mano sulla mia guancia e avvicinandosi sulle punte dei piedi per darmi un bacio talmente tanto lento e dolce che i brividi sulla mia pelle aumentano. Entriamo in casa e dopo quarta birra ci godiamo la notte insieme. Una notte passata troppo velocemente per essere apprezzata e goduta al cento per cento. Ne servirebbero almeno altre e mille. Mi volto a guardare la donna distesa nuda sul letto coperta da un lenzuolo e la prima cosa che mi viene in mente è… “quanto sei bella Maura”.
   
 
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