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Autore: Spettromonocromo    01/06/2020    0 recensioni
Mauro, Caer, Vaev e Aura, sono abitanti del pianeta Maevo, terra, dove si fondono tecnologia e magia.
Loro sono diversi, non hanno molti amici e si rinchiudono nei loro interessi speciali.
Non sono pazzi, hanno la Sindrome di Asperger, una forma d’autismo.
Tutto cambia quando si uniranno a una squadra di magibattaglie, grazie al loro allenatore
i quattro mostreranno al mondo quanto valgono veramente.
Ma un’antica minaccia sta tornando, riusciranno a fermarla?
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Riprova! Più convinto la prossima volta!" esclamò al suo allievo.
Si chiamava Alberto, era un uomo sulla cinquantina, dal mento squadrato con qualche ruga,
corti capelli neri e occhi verdi, indossava una tuta da ginnastica blu scuro.
In quella palestra dal pavimento di legno e pareti bianche per anni aveva allenato
diverse persone ma finalmente aveva dato il via al suo progetto, una squadra di ragazzi con la Sindrome di Asperger.
L'arma di Mauro ritornò nella sua mano, era un boomerang, il manico era rosso, decorato con un sfera azzurra.
"Mauro, quello che ha in mano non è solo un oggetto, è impregnato di energia magica, in un certo senso possiamo dire che sia vivo."
Il ragazzo indossava una sorta di armatura rossa, sopra una tuta nera, essa serviva per impedire delle ferite gravi duranti le magibattaglie.
"Senta... è sicuro di quello che dice?" chiese l'allievo.
"Sicurissimo... tu continua a provare a colpire quei bersagli, intanto controllo gli altri tuoi compagni." Disse lui.
Mauro non era convinto ma voleva continuare a provare.
"Caer! Non esitare così tanto!" esclamò alla dragonessa che indossava un'armatura blu, sopra una tuta nera.
Era stata appena sconfitta dal robot d'allenamento, un androide, quasi identico a un essere umano,
senza volto con solo due luci azzurre che fungevano da occhi.
"Io credo che bisogni agire con un piano in mente." Replicò lei.
"Questo è vero... ma a volte non c'è tempo per pensare e devi affidarti all'istinto." Rispose l'allenatore.
"Hai gli artigli per combattere, usali!" esclamò per incoraggiare l'allieva.
L'uomo si diresse da Vaev, indossava un'armatura verde sopra una tuta nera.
L'elfo svogliatamente provava difendersi dai robot d'allenamento con le sue lame doppie dal manico verde decorate da un occhio giallo..
"Ci stai almeno provando?" chiese lui.
"Sinceramente... no." Rispose con tono svogliato.
"Senti... so che probabilmente sei qui per fare il contentino ai tuoi...
ma prova a vederla così: la tua passione è la cucina... i
mparare nuove tecniche di combattimento è come apprendere una nuova ricetta." Provò a motivarlo lui.
"Ci proverò...." Rispose con la stessa svogliatezza.
"Aura! Calmati, respira!" esclamò l'allenatore provando a calmare la bracciarma.
"Come faccio? Quel robot è la terza volta che mi batte!" rispose frustrata,indossava un'armatura bianca sopra una tuta nera.
"Aura, non puoi continuare a sferrare colpi alla cieca, devi imparare a bloccare i colpi e trovare un'apertura nella difesa del nemico." Disse.
"Va bene... ci proverò." Rispose.
"Lezione finita per oggi, tornate a casa!" esclamò.
I quattro se ne andarono.
Alberto prese il telefono e guardò tra le sue foto.
Ne vide una di un ragazzo di vent'anni, dai capelli neri lunghi fino al collo, volto simile a quello del padre e occhi verdi.
"Sarà dura... io non ti posso aiutare... ormai non sei più qui... ma sicuramente renderò loro dei combattenti... te lo prometto figlio mio!" pensò.
   
 
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