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Autore: _Tati2308    02/06/2020    0 recensioni
"Da piccola credevo che l'amore fosse la magia più potente del mondo. Da piccola credevo anche che esistessero gli unicorni."
Isabelle Smith, una causa persa, il mondo le è crollato sotto i piedi troppo presto. Da quella terribile notte il suo modo di vedere il mondo è cambiato per sempre mostrandosi davanti ai suoi occhi soltanto in sfumature grigie. Per lei l'amore esiste ormai solo nei libri, dove deve rimanere, sa che niente nella vita permane, l'amore brucia, consuma e distrugge e lei ne vuole stare più alla larga possibile.
O almeno così credeva finché per uno strano incidente si risveglia a casa di uno sconosciuto. Folti capelli castani ed occhi d'ambra, Cole Standall con la sua sicurezza e quell'apparente indifferenza che lo contraddistingue distruggerà tutto ciò che Belle credeva di conoscere sull'amore, mostrandole la luce alla fine del tunnel. Ma Isabelle non sa che i segreti che Cole nasconde così tenacemente sono ben più pericolosi dei suoi. Segreti che minacciano di far crollare nuovamente il fragile equilibrio delle loro vite.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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"Belle io e tuo fratello ne abbiamo parlato e dopo l'accaduto di ieri, abbiamo preso una decisione..." 
Dice mia madre sedendosi al tavolo della cucina. 
È già passato un mese da quando ho messo piede per la prima volta alla Columbia e fino ad ora è andata bene direi, Cora e Cass si sono rivelate davvero gentili e simpatiche, e gli sono davvero grata del fatto che non abbiano mai fatto domande riguardo alle mie abitudini alimentari, sono riuscita ad aprirmi un po' con loro, io e Cora abbiamo dei corsi insieme e quindi spesso parliamo di ciò che succede in quelle ore, e di Mike, il suo ragazzo che mi ha promesso di farmi consocere. Cass mi ha mostrato alcune delle sue foto e mi ha lasciato provare la sua amata Canon EOS 250D, hanno provato un paio di volte a convincermi ad andare con loro a qualche altra festa, ma ho sempre prontamente riufiutato. 
Non ci tengo a stare in mezzo a persone ubriache che ti si strusciano addosso in modo perfettamente scoordinato rispetto alla musica, il solo pensiero mi fa accapponare la pelle. 
Stamattina mia madre ha voluto che ci incontrassimo tutti e tre per colazione, il che è abbastanza insolito visto che in genere a quest'ora del mattino lei è già al lavoro. Lavora per una ditta di cosmetici e qualche volta ne porta a casa alcuni di quelli con qualche difetto di fabbrica, per esempio con l'etichetta stampata al contrario. Io ancora non capisco perché non li vendano lo stesso, il prodotto all'interno è perfettamente nuovo e integro, io li comprerei anche se avessero l'etichetta sottosopra. 
Ma la gente non ama di certo il "difetto di fabbrica" e sicuramente andrebbe alla ricerca di quello stesso prodotto ma con l'etichetta stampata correttamente, tralasciando il fatto che all'interno quello con l'etichetta al contrario sia esattamente uguale a quello con la stampa corretta e...
"Buongiorno amore, come ti senti oggi?" 
Mia madre interrompe il flusso di quel ragionamento contorto e insensato che la mia mente stava facendo da sola. 
Quella domanda, ancora quella domanda 
"Come ieri mamma, sto bene tranquilla" 
Ma la verità è che io non sto né bene né male, è da tre anni che mi stampo in faccia finti sorrisi e offro frasi prefatte affinché le persone a me care non si preoccupino per me, ma io semplicemente non sento più nulla. La ascolto ripetere ancora il suo discorso sull'importanza di voler bene agli altri, ma soprattutto a noi stessi e cose del genere, non è mai stata troppo brava con i discorsi, non sa come comportarsi in queste situazioni, ma d'altro canto, chi lo saprebbe? 
Però lei e mio fratello per me ci sono sempre stati e apprezzo come ogni volta si sforzino di trovare le parole adatte, continuando però a non capire che ciò che mi sta accandendo non è qualcosa che posso controllare, non sto giocando. Non è una mia scelta, non lo è più da molto tempo "Belle...Mi hai sentito?" 
Trasalisco al suono incerto della sua voce 
"C-cosa? Scusa stavo...Stavo pensando" 
lei sospira e ripete 
"Io e tuo fratello crediamo che tu abbia bisogno di essere seguita giorno e notte..." 
Sbianco. Il battito accellera bruscamente.
"I-intendi...Intendi una clinica? Una prigione per psicopatici? È questo che volete per me mamma?" 
Ringhio furente di rabbia, certo, loro vogliono liberarsi di me, sono un peso, non riesco neanche più a mangiare se non sono obbligata, sarei solo un peso in più al quale devono badare 
"Belle sai che non è così, io e la mamma vogliamo solo aiutarti" interviene in suo soccorso Kyle, cercando di calmarmi 
"Non mi serve una clinica, so badare a me stessa, ho tutto sotto controllo" Abbaio con le lacrime agli occhi. Mi alzo facendo cadere rovinosamente la sedia a terra. Devo andarmene da qui, ho bisogno di aria. Io sto bene. So badare a me stessa. Ho tutto sotto controllo. Questa frasi mi rimbombano nella testa, non mi lasciano neppure quando mi chino all'ingresso per infilarmi gli anfibi e afferrare al volo la giacca. Sbatto la porta di casa alle spalle uscendo dal palazzo e iniziando a correre senza una meta precisa.
Corro a perdifiato, non so dove sto andando, non so da chi o cosa sto scappando, so solo che devo correre. Non riesco a sentire l'aria fredda sul mio volto ed è questo a spaventarmi, non sento più niente, è come se il mio corpo fosse intorpidito. È come se da tre anni a questa parte io avessi scelto di mettere in pausa la mia vita, l'ho vissuta impostando il pilota automatico, il mio corpo si muoveva in modo abitudinario, facevo le stesse cose di sempre, frequentavo le stesse persone, eppure la mia testa era da qualche altra parte, dispersa in un mondo tutto suo, inaccessibile persino a me stessa. 
Svolto sulla main, superando la caffetteria dove lavoro, mi fermo giusto un secondo a riprendere fiato. È incredibile, siamo in pieno gennaio, ci sono meno sei gradi fuori, eppure non sento nulla, indosso solo il mio maglione rosso, e un paio di jeans, ma non ho freddo. Il mio cellulare squilla insistentemente, ma non rispondo, non guardo nemmeno di chi si tratta. Prendo fiato e riprendo a correre per le strade trafficate di Philadelphia, perdendomi in esse, non so esattamente dove mi trovi, nonostante sia cresciuta qui, il vento soffia forte, sento le gambe formicolare, la vista si appanna, migliaia di puntini mi compaiono davanti agli occhi e tutto gira intorno a me, sembra che le luci dei cartelli stradali e delle insegne si prendano gioco di me, vedo una sagoma venirmi incontro accelerando sempre più il passo, barcollo terrorizzata cercando di allontanarmi, ma incespico sui miei passi e poi tutto si fa nero. Non sento e non vedo più nulla e forse, forse è meglio così.

"Hey...Hey mi senti?" Il suono ovattato di una voce sconosciuta arriva alle mie orecchie mentre lentamente riprendo conoscenza 
"C-cosa è successo?" 
Trovo la forza di chiedere nel frattempo che i miei occhi si abituano nuovamente alla luce mettendo a fuoco ciò che mi circonda. 
La prima cosa che vedo è un ragazzo, l'immagine è ancora leggermente sfuocata, ma non abbastanza da rendermi conto che è troppo vicino e con uno scatto improvviso mi ritraggo schiacciandomi sul divano sul quale sono stesa, sento un dolore lancinante alla testa e solo ora, guardandomi intorno mi rendo conto di trovarmi in un appartamento, o più che altro in un enorme stanza. La cucina con l'isola al centro è unita al salotto composto solo da un vecchio divano color petrolio, sul quale sono stesa io e da una poltrona nera di fianco ad esso, un tavolino si trova al centro fra i due sul quale sono sparsi numerosi spartiti. Riesco a notare anche la piccola libreria a muro di fianco ad una porta che penso conduca al bagno. La camera da letto, composta solo da un enorme letto al momento sfatto è visibile da dove sono io, poiché divisa dal resto della "casa" solo da un muro a mezza altezza "Tieni, metti questo, hai preso una bella botta" 
Suggerisce asciutto il ragazzo di fronte a me porgendomi un sacchetto del ghiaccio. Lo afferro con mani tremanti ringraziandolo intimorita "C-cosa, cos'è successo?" 
Chiedo mentre i ricordi confusi tornano lentamente al loro posto 
"Sei svenuta, non sono riuscito a prenderti in tempo e così hai picchiato la testa al suolo, non sapevo chi fossi, ma non potevo di certo lasciarti per terra" 
Spiega come se fosse una costatazione
"G-grazie, deve...Dev'essersi trattato di un calo di zuccheri" 
Inarca un sopracciglio come se non credesse a ciò che ho appena detto, ma è solo un attimo perché poi le sue labbra si sollevano in un ghigno che mette in mostra una fossetta sulla guancia destra. 
Solo ora che lo osservo meglio mi rendo conto per la prima volta della bellezza di questo ragazzo, ha folti capelli castani, qualche ciuffo ribelle ricade sulla sua fronte, due occhi color caramello campeggiano sul suo volto incorniciati da folte ciglia scure. Le labbra rosee sono carnose e leggermente piegate all'insù per una frazione di secondo mettono in mostra i denti bianchissimi, ma dura solo un attimo, poiché torna subito serio
"Beh se vuoi puoi usare il mio telefono, se ti serve di darti una rinfrescata il bagno è dietro quella porta" 
Dice indicando la porta vicino alla libreria e confermando quindi i miei pensieri di poco prima. 
Mi alzo in piedi, ma devo averlo fatto troppo velocemente poiché ricado nuovamente sul divano in pelle 
"Hey attenta..." 
Scatta verso di me, ma automaticamente  premo il mio corpo contro il divano, deve essersene accorto poiché si tira indietro con un espressione corrucciata, eppure non fa domande e gliene sono grata. Invece si volta e si dirige in cucina, poco dopo ritorna con una bustina e un bicchiere d'acqua 
"Cos'è?" 
Chiedo prendendo ciò che mi porge "Sali minerali, ne hai bisogno" 
Un po' incerta sciolgo la bustina nell'acqua e la bevo. Sento subito le forze tornare e tento nuovamente di alzarmi, stavolta riesco nell'intento e recupero il mio cellulare che noto solo ora essere poggiato sul tavolino 
"Non so davvero come ringraziarti, scusa il disturbo..." 
Mi fermo incerta rendendomi conto che non so il suo nome 
"Cole...E non preoccuparti, non è stato un disturbo, ma fammi un favore, non aggirarti più per queste strade da sola, non gira bella gente" 
Sbianco in un attimo 
"D-dove...D-dove siamo?" 
"Sulla seventeen Street" 
Annuisco rendendomi conto con orrore che non sono poi molto lontana da dove tutto è iniziato 
"Lo terrò a mente, grazie ancora, sul serio" 
Mi volto aprendo la porta, ma prima di uscire mi volto 
"Ah...Io mi chiamo Isabelle"
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Questa storia c'è anche su Wattpad, basta che cerchiate "Deep Blue" sul mio profilo "19ste77"
   
 
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