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Autore: Wendy_88    02/06/2020    8 recensioni
Un virus letale, nemici misteriosi, un triangolo amoroso e un cadavere. Una serie di eventi segneranno le vite dei nostri otto digiprescelti.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya, Yamato Ishida/Matt | Coppie: Sora/Tai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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PRE-NOTE

Hola gente!

Nel precedente capitolo ho introdotto un personaggio che, da Digiworld, ha dato parecchie informazioni a Koushiro. 

Sto parlando di Gennai. https://i.postimg.cc/cHpbh3ky/Gennai-8951.jpg

Chi legge questa storia come un'originale, non sa chi è quest’uomo e, visto che anche in questo capitolo parlerò di lui, ho deciso di darvi qualche piccola informazione in più su di lui.  
Gennai è un’essenza che si trova nel mondo digitale e che nel corso della prima stagione guida i digiprescelti verso la liberazione del mondo digitale dal male. Si tratta per lo più di un essere digitalizzato, ma, al contempo, dall'aspetto umano, che veste i panni della guida spirituale dei digiprescelti, aiutandoli nei momenti di difficoltà e dandogli sempre le giuste informazioni per superare le avversità. Un’altra cosa che voglio aggiungere per chi invece conosce il fandom e ha visto Digimon Tri, è che questa è ufficialmente la mia versione. Questo capitolo spiegherà esattamente come sarebbe dovuta andare nel mio modo di vedere le cose.

E dopo questa delucidazione, diamo inizio alle danze. La fine è vicina. E per fine non intendo la fine della storia!

Buona lettura. :*

 Virus

Capitolo 5

La resa dei conti

https://i.postimg.cc/9FvvbvSw/IMG-20200520-015020.jpg

 

Avevano organizzato il piano nei dettagli e, grazie al giovane hacker Nishijima, che durante la notte interagiva con Koushiro alle spalle della sua superiore, i due riuscirono a fare arrivare la voce di un incontro tra i Digiprescelti. Avrebbero aperto un varco nel loro posto di ritrovo, ovvero sotto al Raimbow Bridge, dove erano soliti incontrarsi, e sarebbero tornati a Digiworld tramite il portale per ricordare i loro quattro amici digiprescelti, morti recentemente. Di certo, con quella scusa non avrebbero potuto mai sospettare che si trattasse di una trappola. Gli dispiaceva dover usare i loro amici in quel modo, ma avrebbero compiuto quel gesto solo quando sarebbero riusciti a mettere i cattivi della situazione dietro le sbarre.

 

-Quegli stupidi digiprescelti ci stanno solo facilitando le cose!- la solita risata malefica di Himekawa echeggiò nella piccola stanza.

-Di cosa stai parlando?- il giovane Nishijima continuò a fare domande per fare sorgere dubbi nella donna.

-Quei mocciosi hanno organizzato un incontro per fare un elogio funebre ai quattro che abbiamo fatto fuori e guarda caso lo faranno proprio a Digiworld. Praticamente li uccidiamo e, tramite il loro varco, ci addentriamo nel mondo di questi bastardi e scateniamo l’inferno.- quella risata, che tanto detestava, stavolta lo fece godere di sottecchi: era caduta nella trappola. Finalmente tutto quel male sarebbe cessato.

 

***

 

Era tutto pronto. Come previsto nell’accordo con la polizia, dopo aver raccontato tutta la storia, con la complicità del fratello di Joe - che in polizia aveva un ruolo importante - i poliziotti in borghese si posizionarono nei pressi della zona in questione. Un’allegra famiglia spingeva un passeggino contenente un bambolotto talmente colmo di coperte, che quasi non si vedeva. Più avanti, un ragazzo ben vestito delle migliori marche, stava passeggiando con il suo Akita Inu. Mentre in prossimità delle scale per accedere sotto il ponte, due ragazzi, vestiti idoneamente per fare running, stavano facendo degli esercizi di riscaldamento. Infine, altri, che invece non si vedevano, erano nascosti tra i cespugli.

Dopo gli eventi di Higarikaoka e di Odaiba, sempre più gente era venuta a conoscenza dei digimon, quindi collaborare con la polizia non fu certo un problema, soprattutto quando, anche grazie al supporto di Shuu Kido, il fratello del digiprescelto della sincerità, raccontarono tutto quello che era successo durante quelle settimane.

Arrivarono anche i digiprescelti, tutti. Avevano provato a convincere in tutti i modi Taichi a rimanere a casa, visto il suo stato fisico, ma, ovviamente, non c’erano riusciti. Quel ragazzo aveva la testa più dura di una roccia e non si sarebbe mai perso il momento in cui avrebbero stanato i colpevoli di tutto quel massacro.

 

L’ora cruciale era arrivata. Sospirarono tutti. La trappola stava per scattare.

-Forza, ragazzi, il portale è rimasto chiuso per anni, ma, grazie a Gennai, stiamo per tornare dai nostri amici.- proclamò il genio del gruppo cospirando con il suo fidato portatile.

-Bene, le coordinate per Digiworld indicate da Gennai sono corrette. Usiamo il potere dei nostri simboli per aprire il varco!-

E così, tutti ragazzi puntarono il digivice versò il display e magicamente si aprì il portale davanti a loro. Come loro stessi si aspettavano, in pochissimi instanti si apprestarono a venire verso di loro circa sei figure vestite di nero, più precisamente in smoking. Sarebbero apparsi come i classici men in black della situazione, se non fosse che indossavano anche una maschera nera antigas. Al centro, invece, c’era una donna in tailleur nero: la voce era sicuramente di Himekawa. Daigo aveva già avvisato Koushiro che sarebbe scesa in scampo lei stessa questa volta.

-Salve a tutti! Bene, cosa abbiamo qui, una festa? Mi sento come Cenerentola, non sono stata invitata al ballo.- schernì beffarda la donna.

I digiprescelti la guardarono in cagnesco, ma lei sembrò non farci caso e continuò a discutere con aria di sfida.

-Mi presento, sono Maki Himekawa, faccio parte di un’agenzia governativa. Sono un ufficiale gestionale di secondo grado. Prima di farvi fuori, voglio presentarvi una persona.-

Arrivò un uomo con la maschera antigas in mano, con due uomini alti e nerboruti accanto. Aveva i capelli grigi, gli occhiali ed anche lui vestiva di nero.

-Io sono il Professor Mochizuki. Finalmente ci vediamo, miei cari prescelti!- disse l’uomo con un tono di voce aspro.

-Che cosa vuole da noi?- urlò il leader con tutto il disprezzo che aveva.

-Cosa voglio? Uccidervi, ovvio! E poi far sparire tutti quei mostri che hanno ucciso mia figlia. Farete anche voi la stessa fine.-

-Noi non c’entriamo nulla con la morte di sua figlia Meiko. E i digimon non sono dei mostri!- borbottò il prescelto del coraggio.

Non appena l’uomo sentì pronunciare il nome della figlia, spalancò gli occhi.

-Vedo che siete informati. Quindi sarete anche a conoscenza del fatto che è stata uccisa da uno stupido digimon, no?-

-Sì, lo sappiamo, ma noi con tutto questo cosa c’entriamo?- lo fronteggiò il digiprescelto dell’amicizia.

-Dovete sapere che la prima volta che siete approdati a Digiworld, Meiko avrebbe dovuto far parte del vostro gruppo. Ma questo penso lo sappiate già. Ciò che invece non sapete, è che in quel periodo non sono riuscito ad evitare che quel coso entrasse in casa nostra, nonostante notai fin da subito in lui qualche anomalia. All'epoca ero un membro dell’Istituto di ricerca, quindi mi informai su quella strana creatura. In quel frangente scoprii tutto sui digimon, grazie anche al caso di Higarikaoka, perché, proprio in quel periodo, come tutti voi del resto, abitavamo anche noi in quel quartiere.- I ragazzi rimasero sbalorditi da quell’affermazione, ma il professore non aveva ancora finito.

-Mia figlia era di salute cagionevole, ma da quando quello strano essere era entrato a casa nostra, lei stava stranamente meglio. La nostra unica speranza era che avesse un partner, di conseguenza, nonostante le anomalie, lasciammo correre la cosa. Poi quel trentuno Luglio, la notte prima di venire a Digiworld con voi, Meicoomon perse il controllo. La portai d’urgenza ai laboratori Tottori. Iniziò ad eruttare magma come un vulcano e cominciò ad uccidere tutti, compreso la mia bambina. Ho visto morire mia figlia davanti ai miei stessi occhi, mentre quel mostro si dileguò come se nulla fosse.- Tutti i presenti rimasero impietriti, compresi i poliziotti nascosti tra i cespugli che stavano ascoltando e registrando ogni dettaglio di quelle dichiarazioni.

Proprio in quel momento, dal varco uscì una figura umana che allarmò tutti i presenti. Un uomo dai lunghi capelli castani, legati in un codino e con gli occhi azzurri si posizionò davanti all’uomo occhialuto.

-Gennai!- gridarono all’unisono i prescelti, sorpresi nel vederlo.

-Loro non hanno nulla a che fare con la morte di sua figlia, signor Mochizuki.-

-E chi, allora?- rispose senza lasciar trapelare nessun tipo di emozioni all’uomo che era appena apparso.

-Meicoomon, come ha detto lei stesso, doveva essere il partner di Meiko, ma è stata accidentalmente infettata da un'anomalia molto forte. È diventata una creatura che deteneva troppa potenza. Conteneva un frammento dei dati di Apocalymon, in altre parole un lato oscuro di Digiworld. Tuttavia, quando l'energia repressa del digimon venne liberata, esplose con una forza madornale. Era diventata un interruttore capace di far perdere il controllo anche agli altri digimon, in quanto contaminante. La sua esistenza mirava a sterminare il genere umano. Una volta che la sua energia innata esplose, non aveva più alcuna ragione avere un partner, ecco perché si scordò di Meiko. È stata cancellata da Homeostasis per far sì che si ritrovasse l'armonia e la stabilità nel mondo. Purtroppo, però, è stato eliminato troppo tardi. Ma né i prescelti, né tanto meno i digimon sono il motivo della sua perdita.-

L’uomo dai capelli grigi rise sotto i baffi, per poi prendere parola.

-Quindi mi sta dicendo che, a causa di un errore di puntualità, io ho perso mia figlia e che adesso che ho pianificato tutto questo per distruggere Digiworld e tutti i suoi abitanti, dovrei farmi da parte? Non ci penso proprio!-  Urlò in preda alla collera e, infilandosi la maschera antigas, diede l’ordine all’ufficiale Himekawa di procedere. La donna posizionò tra le sue mani un marchingegno, mentre i cinque uomini accanto a lei spingevano verso Gennai e i ragazzi una sorta di cannone.

-Appena premerò il pulsante, libererò un virus che vi ucciderà uno ad uno in una dolorosissima morsa di agonia, esattamente come è successo ai vostri quattro amici. E poi, finalmente, attraverso questo varco potremo fare fuori anche quei mostri. Nessun Digimon rimarrà vivo.-

Proiettò lo sguardo in direzione di Taichi e di Sora, che erano proprio dietro a lui, e, puntando un dito verso i due, ghignò malefica schernendogli contro. -Stavolta nemmeno voi riuscirete a salvarvi.-

Proprio nel momento in cui stava per premere il pulsante, uno sparo, proveniente da dietro un cespuglio, colpì la mano di Himekawa. Shuu, il fratello di Joe, era stato bravissimo a centrare l’obiettivo. A causa del dolore atroce provato, lasciò cadere dalle mani il marchingegno e cominciò a dimenarsi. La prontezza di Gennai impedì al telecomando di arrivare a terra e pigiando accidentalmente il suo interruttore. Gli altri poliziotti saltarono fuori dai cespugli puntando le armi contro gli uomini che ora cercavano di scappare, trovandosi davanti gli altri agenti in borghese saltati fuori dal nulla. Erano in trappola. In poco tempo furono tutti ammanettati e portati via.

Stavolta era davvero finita. Dopo quello che avevano confessato, non li avrebbero più visti a piede libero.

Il signor Mochizuki abbassò lo sguardo senza riuscire più a proferire parola, mentre Himekawa imprecava, oltre che per il dolore del proiettile, che le aveva forato la mano, contro qualcuno che si avvicinò a loro.

-Maledetto, sei tu che ci hai traditi! Me la pagherai brutto bastardo!- Un uomo dai capelli nero corvino, non curante delle offese della donna, si accostò al gruppo.

-Ragazzi, vi presento Daigo Nishijima. Colui che ci ha aiutati a porre fine alle angherie di quelle persone diaboliche.- annunciò Koushiro.

Tutti lo ringraziarono, compresi Gennai e Shuu. Dopodiché, il fratello di Joe si congedò e raggiunse i suoi colleghi.

-Ragazzi, io sono dispiaciuto per tutto quello che è successo…-

-Lo sappiamo che tu non c’entri nulla, Koushiro ci ha spiegato delle minacce, stai tranquillo!- lo calmò il prescelto del coraggio.

L’hacker sospirò.

-Ed è tutto merito tuo se siamo riusciti a portarli dietro le sbarre!- Continuò il biondo, rincuorandolo ulteriormente.

-Bene! E’ stato un piacere aiutarvi, ora vado.. devo finire di organizzare un matrimonio.-
-A presto ed auguroni per tutto!- lo salutò Koushiro
, stringendogli la mano.

Non appena lo salutarono anche gli altri, si dileguò anche lui, e, mentre lo guardavano allontanarsi in silenzio, Gennai riportò su di lui l’attenzione.

-Visto che il portale è già aperto, che ne direste di venire a trovare i vostri partner?-

La felicità dei ragazzi era evidente, ma Hikari annunciò che prima doveva fare una cosa molto importante.

Si fece accompagnare a casa con la macchina da Joe, per prendere un borsone. Tornò il più in fretta possibile. Tutti la guardarono confusi, ma avevano talmente tanta voglia di tornare a Digiworld che decisero di non perdere altro tempo prezioso. Oltrepassarono il varco con facilità.

Inutile dire che ogni volta l’impatto era sempre più doloroso, ma poco gli importava, poiché, quando aprirono gli occhi, il dolore sparì lasciando spazio ad un senso di gioia nel rivedere i loro digimon. Agumon, Byomon, Gabumon, Palmon, Tentomon, Gomamon, Patamon e Gatomon saltarono addosso ai loro rispettivi partner. Un po’ più distanti a loro, Veemon, Hawkmon, Armadillomon e Wormmon guardavano quella scena avvolti in un triste silenzio. Quando i prescelti si resero conto del loro dispiacere, corsero a salutare anche loro. Hikari, per smorzare la tensione che si era creata, aprì il borsone contenete caramelle, dorayaki, mochi e alte prelibatezze Giapponesi, facendo strabuzzare gli occhi ai digimon che si erano già fiondati sul cibo, cominciando ad ingozzarsi.

-Sei andata a casa per quello?- Chiese Takeru alla sua migliore amica.

-No, in realtà dovevo prendere un’altra cosa. Ma visto che ero già a casa, ho riempito il borsone di tutto quello che ho trovato per fargli una sorpresa.-

-E cosa dovevi prendere?- chiese, rimanendo stupito nel notare ciò che l'amica aveva appena preso dalla grande borsa.

Tutti si concentrarono su Hikari e lei, mostrando le digipietre e i digivice dei quattro amici prematuramente scomparsi, disse che li aveva chiesti ai loro genitori per lasciare qualcosa di loro anche in quel mondo.

Tutti furono contenti dell’idea avuta dalla giovane Yagami. Presto si spostarono tutti nella città della rinascita, un piccolo insediamento composto da edifici fatti di grossi mattoni colorati, situata nella landa oscura, ai piedi del monte Mugen. Takeru chiese il permesso di seppellire gli oggetti dei loro amici al suo caro amico Elecmon, un digimon a cui lui era particolarmente affezionato fin da piccolo e che si prendeva cura con dedizione delle digiuova e dei piccoli digimon neonati. Quando gli spiegarono il motivo, il digimon non si oppose. Scavarono, dunque, quattro piccole buche e sotterrarono al loro interno i digivice. Quando coprirono le cavità del terreno, creando delle piccole montagnette di sabbia, poggiarono sopra ad ognuno di esse i ciondoli con le digipietre appartenenti ai defunti.

-Grazie!- Disse Wormoon con gli occhi lucidi.

-Sì, grazie a voi adesso possiamo venire a trovarli tutte le volte che vogliamo. Ci avete lasciato una parte di loro.- concluse emozionato Veemon.

Presto i ragazzi salutarono i digimon e Gennai e si apprestano ad attraversare il portale, per poi tornare a casa.

Erano tutti estremamente esausti. In quella giornata infinita avevano fatto di tutto, ma quel che contava è che erano riusciti a mettere fine alle problematiche accadute in quei giorni. Erano anche riusciti a ricordare i loro amici, persi in una battaglia senza veri e propri combattimenti ed erano cresciuti ancora di più proprio a causa di quegli avvenimenti.

Quello più stremato era Taichi, che, avendo poche forze in corpo, riuscì solamente a mettersi sul suo letto in tempo prima di crollare. Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi andò a Sora. Non avevano avuto modo di parlare con lei da quel bacio, eppure lui, per quanto la amasse, si sentiva terribilmente in colpa nei confronti di Yamato. Ormai era troppo tardi per il loro amore e il giorno dopo ne avrebbe di certo parlato anche con lei.

 

 

***

 

La mattina seguente, come previsto, Taichi chiamò Sora e le diede appuntamento al parco. La rossa si agitò, sapeva che era arrivato il momento di parlare di quello che era successo nella caverna prima del delirio e di quello che Koushiro gli aveva spiegato qualche giorno prima sul loro legame. Forse lo amava più di ogni altra cosa al mondo e, in quelle settimane, la paura di perderlo e tutto il resto glielo avevano fatto capire chiaramente. Ma Yamato in tutto ciò? 

Arrivò al parco in men che non si dica e trovò Taichi su una panchina. Si accomodò imbarazzata accanto a lui, sussurrandogli un ciao. Il ragazzo la guardò estasiato. “Dio, come l’amo”, pensò mentre la scrutava avvolta in quel vestitino azzurro come il cielo, che si adattava al significato del suo nome. 

Dopo qualche attimo di silenzio, il castano tornò in sé e, prendendo coraggio, iniziò a parlare. Adesso nessun occhio e orecchio indiscreto si sarebbe potuto intromettere. 

-Sora, riguardo il nostro bacio…- la prescelta dell’amore arrossì vistosamente e spostò lo sguardo in direzione del ragazzo.

-Ecco… è stato divino. E probabilmente lo rifarei altre cento o mille volte. E per quanto riguarda quello che ci ha detto Koushiro sul legame delle nostre digipietre, sono più che sicuro che i profeti non si sbaglino affatto. Siamo sempre stati destinati a stare insieme e lo dimostra il fatto che tu sia riuscita a salvarmi da quel maledetto virus.-

Non era riuscita a proferire parola. Le bruciavano gli occhi per le parole e il discorso appena fatto dall’amore della sua vita, ma, quello che disse in seguito Taichi, trasformò magicamente la sua felicità. Dal toccare il cielo con un dito, si ritrovò ad un passo dalle fiamme dell’inferno.

-Sora, nonostante tutto… la realtà dei fatti è che mi sento un verme nei confronti di Yamato. Gli ho anche detto delle cose veramente brutte una sera in ospedale. Credimi, ciò che voglio è solo la tua felicità. E tu e Yamato... sono sicuro che sarete sempre felici insieme.- la ragazza rimase di sasso.

Avrebbe voluto dirgli che la sua felicità era lui, ma si limitò ad annuire, cercando di scacciare le lacrime che tentavano di uscire. L’amico le accarezzò il viso, per poi porgerle una piccola bustina colorata.

-E’ un piccolo pensiero che ti ho preso a Kamakura, quando non sei voluta venire alla visita dei templi.- la ragazza scartò l’involucro e si ritrovò un omamori rosso. Si trattava di un amuleto della felicità. Il fatto che gli avesse regalato proprio quel simbolo, e che adesso le stesse praticamente negando la felicità di cui aveva bisogno, le lacerò il cuore.

-Ti voglio bene, Sora.-

Ma la ragazza ricordava ancora quel giorno alla grotta, prima dell’esplosione, quando lui le aveva detto di amarla. Non avrebbe mai potuto scordarlo.

Ma non riuscì a dirgli nemmeno questo, ingoiò il tutto con malinconia e cercò di sorridergli, ringraziandolo per il pensiero.

Cambiarono argomento e Taichi le offrì un gelato e le confessò che, dal giorno successivo, si sarebbe dedicato alla riabilitazione e allo studio per poter entrare in polizia. Se prima si trattava solo di un suo desiderio personale, ora lo avrebbe fatto a maggior ragione per Daisuke. Glielo doveva. E per fare ciò probabilmente si sarebbe dovuto trasferire e Sora, per l’ennesima volta in quella mattina, si sentì una fitta al cuore.

 

 

***

 

 

Il resto dell’estate passò velocemente.

La scuola ricominciò per Hikari e Takeru che ora frequentavano il secondo anno e per Koushiro e Mimi che ormai erano all’ultimo.

Joe continuò a studiare all’università di medicina che già frequentava da un anno.

Sora, come previsto da tutti, si dedicò la scuola di giardinaggio della madre.

Yamato lasciò momentaneamente la band e si dedicò allo studio per entrare all’università di Aeronautica Spaziale. I problemi con la magnetite lo invogliarono ancora di più a scoprire tutto quello che era legato alla N.A.S.A. e alla luna. Portò, inoltre, avanti la sua relazione con Sora.

Taichi, come aveva detto all’amica quel giorno al parco, si dedicò con tutto sé stesso alla riabilitazione facendo passi da gigante. Alternava tutto ciò allo studio per entrare in Polizia.

Erano tutti abbastanza impegnati, in particolare i più grandi del gruppo. Ogni tanto si davano appuntamento per portare un fiore ai loro amici, ma, oltre a quello, le loro strade e i loro impegni li avevano allontanati.

 

 

NOTE FINALI

Sembrerebbe una storia ben conclusa no?

Seee, nei sogni!

Wendy non potrebbe mai concludere una storia con la Sorato. GIAMMAI!

Nella prima bozza della scaletta doveva concludersi qui la storia (più che una long, era nata come una mini long) ovviamente Taichi e Sora si sarebbero messi insieme e tutto è ben quel che finisce bene. Dalla piega che aveva preso sarebbe stata più che logica e molto semplice come conclusione che quei due si mettessero insieme. No?

 

Beh, e invece no! Mi volevo complicare la vita ulteriormente… e poi qualcuno mi ha detto che sono frettolosa a far finire insieme Taichi e Sora. Quindi mo’ sudatevela! XD

Ora basta scherzare… torniamo ad essere seri perché le sventure non sono ancora finite.

-Moriranno altre persone? Probabile, mi sento particolarmente stronza in questo periodo. Voi per sicurezza preparate i fazzoletti.

-Quando farai lasciare Yamato e Sora? Tempo al tempo, tutto accade per una ragione e la Sorato non s’adda fa. Tranquilli!

Che altro dire, dal prossimo capitolo si cambia regime.

Meno virus, più mistero, più suspence, più thriller, più dolore e soprattutto più amore nell’aria. (certo che mettere l’amore in tutta sta tragedia è controcorrente, ma al prossimo capitolo penso che tutti capirete dove la mia mente malefica vada a parare).

Vi anticipo che i nostri otto digiprescelti saranno più grandi e ci sarà un nuovo enigma da risolvere.

 

Grazie sempre alla mia beta Digihuman, per essermi sempre accanto capitolo dopo capitolo.

Grazie a chi legge e recensisce e grazie alle autrici dello scambio del giardino che sono un vero e proprio stimolo per andare avanti.

Grazie di cuore

Wendy 

  
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