PRE-NOTE
Hola
gente!
Nel precedente capitolo ho introdotto un personaggio che, da Digiworld, ha dato parecchie informazioni a Koushiro.
Sto parlando di Gennai.
Chi
legge questa storia come un'originale, non sa chi è
quest’uomo e, visto
che anche in questo capitolo parlerò di lui, ho deciso di
darvi qualche piccola
informazione in più su di lui.
Gennai
è un’essenza che si trova nel mondo digitale e
che nel corso
della prima stagione guida i digiprescelti verso la liberazione del
mondo
digitale dal male. Si tratta per lo più di un essere
digitalizzato, ma, al
contempo, dall'aspetto umano, che veste i panni della guida spirituale
dei
digiprescelti, aiutandoli nei momenti di difficoltà e
dandogli sempre le giuste
informazioni per superare le avversità. Un’altra
cosa che voglio aggiungere per
chi invece conosce il fandom e ha visto Digimon Tri, è che
questa è ufficialmente
la mia versione. Questo capitolo spiegherà esattamente come
sarebbe dovuta
andare nel mio modo di vedere le cose.
E
dopo questa delucidazione,
diamo inizio alle danze. La fine è
vicina. E per fine non intendo la fine della storia!
Buona
lettura. :*
Virus
Capitolo
5
La resa dei conti
Avevano
organizzato il piano
nei dettagli e,
grazie al giovane hacker Nishijima, che durante
la notte interagiva
con Koushiro alle spalle della sua superiore,
i due riuscirono a
fare arrivare la voce di un incontro tra i Digiprescelti. Avrebbero
aperto un
varco nel loro posto di ritrovo, ovvero sotto al Raimbow Bridge, dove
erano
soliti incontrarsi,
e sarebbero
tornati a Digiworld
tramite il portale per ricordare i loro quattro amici digiprescelti,
morti
recentemente. Di certo, con quella scusa non avrebbero potuto mai
sospettare
che si trattasse di una trappola. Gli dispiaceva dover usare i loro
amici in
quel modo, ma avrebbero compiuto quel gesto solo quando sarebbero
riusciti a
mettere i cattivi della situazione dietro le sbarre.
-Quegli
stupidi digiprescelti
ci stanno solo facilitando le cose!- la solita risata malefica di
Himekawa
echeggiò nella piccola stanza.
-Di
cosa stai parlando?- il
giovane Nishijima continuò a fare domande per fare sorgere
dubbi nella donna.
-Quei
mocciosi hanno
organizzato un incontro per fare un elogio funebre ai quattro che
abbiamo fatto
fuori e guarda caso lo faranno proprio a Digiworld. Praticamente li
uccidiamo e,
tramite il loro varco, ci addentriamo nel mondo di questi bastardi e
scateniamo
l’inferno.- quella risata,
che tanto detestava,
stavolta lo fece godere di sottecchi: era caduta nella trappola.
Finalmente
tutto quel male sarebbe cessato.
***
Era
tutto pronto. Come previsto
nell’accordo con la polizia, dopo aver raccontato tutta la
storia, con la
complicità del fratello di Joe
-
che in polizia aveva un ruolo importante - i poliziotti in borghese si
posizionarono nei pressi della zona in questione. Un’allegra
famiglia spingeva
un passeggino contenente un bambolotto talmente colmo di coperte,
che quasi non si vedeva. Più avanti, un ragazzo
ben vestito delle migliori marche, stava passeggiando con il suo Akita
Inu.
Mentre in prossimità delle scale per accedere sotto il
ponte, due ragazzi,
vestiti idoneamente per fare running,
stavano facendo degli esercizi di riscaldamento.
Infine,
altri, che invece non si vedevano,
erano nascosti tra i cespugli.
Dopo
gli eventi di Higarikaoka
e di Odaiba,
sempre più gente
era venuta a conoscenza dei digimon, quindi collaborare con la polizia
non fu
certo un problema, soprattutto quando, anche grazie al supporto di Shuu
Kido,
il fratello del digiprescelto della sincerità, raccontarono
tutto quello che
era successo durante quelle settimane.
Arrivarono
anche i
digiprescelti, tutti. Avevano provato a convincere in tutti i modi
Taichi a
rimanere a casa, visto il suo stato fisico, ma,
ovviamente,
non c’erano riusciti. Quel ragazzo aveva la testa
più dura di una roccia e non si sarebbe mai perso il momento
in cui avrebbero
stanato i colpevoli di tutto quel massacro.
L’ora
cruciale era arrivata.
Sospirarono tutti. La trappola stava per scattare.
-Forza,
ragazzi, il portale è rimasto chiuso per anni, ma,
grazie a Gennai,
stiamo per tornare dai nostri amici.- proclamò il
genio del gruppo cospirando con il suo fidato portatile.
-Bene,
le coordinate per
Digiworld indicate da Gennai sono corrette. Usiamo il potere dei nostri
simboli
per aprire il varco!-
E
così,
tutti ragazzi puntarono il digivice versò il
display e magicamente si aprì il portale davanti a loro.
Come loro stessi si
aspettavano, in pochissimi instanti si apprestarono a venire verso di
loro
circa sei figure vestite di nero, più precisamente in
smoking. Sarebbero
apparsi come i classici men in black della
situazione,
se non fosse che indossavano anche una maschera
nera antigas. Al centro,
invece,
c’era una donna in tailleur nero: la voce era
sicuramente di Himekawa. Daigo aveva già avvisato Koushiro
che sarebbe scesa in
scampo lei stessa questa volta.
-Salve
a tutti! Bene, cosa
abbiamo qui, una festa? Mi sento come Cenerentola, non sono stata
invitata al
ballo.- schernì beffarda la donna.
I
digiprescelti la guardarono
in cagnesco, ma lei sembrò non farci caso e
continuò a discutere con aria di
sfida.
-Mi
presento, sono Maki
Himekawa, faccio parte di un’agenzia governativa. Sono un
ufficiale gestionale
di secondo grado. Prima di farvi fuori,
voglio presentarvi una persona.-
Arrivò
un uomo con la maschera antigas
in mano, con due uomini alti e nerboruti accanto. Aveva i capelli
grigi, gli
occhiali ed anche lui vestiva di nero.
-Io
sono il Professor Mochizuki.
Finalmente ci vediamo,
miei cari prescelti!- disse l’uomo con un tono di voce aspro.
-Che
cosa vuole da noi?- urlò
il leader con tutto il disprezzo che aveva.
-Cosa
voglio? Uccidervi, ovvio!
E poi far sparire tutti quei mostri che hanno ucciso mia figlia. Farete
anche
voi la stessa fine.-
-Noi
non c’entriamo nulla con
la morte di sua figlia Meiko. E i digimon non sono dei mostri!-
borbottò il
prescelto del coraggio.
Non
appena l’uomo sentì
pronunciare il nome della figlia,
spalancò gli occhi.
-Vedo
che siete informati.
Quindi sarete anche a conoscenza del fatto che è stata
uccisa da uno stupido
digimon, no?-
-Sì,
lo sappiamo, ma noi con
tutto questo cosa c’entriamo?- lo fronteggiò il
digiprescelto dell’amicizia.
-Dovete
sapere che la prima
volta che siete approdati a Digiworld, Meiko avrebbe dovuto far parte
del
vostro gruppo. Ma questo penso lo sappiate già.
Ciò che invece non sapete,
è che in quel periodo non sono riuscito ad
evitare che quel coso entrasse in casa nostra,
nonostante notai fin da
subito in lui qualche anomalia. All'epoca ero un membro
dell’Istituto di
ricerca,
quindi mi informai su quella strana creatura. In
quel frangente scoprii tutto sui digimon,
grazie anche al caso di Higarikaoka, perché,
proprio
in quel periodo,
come tutti voi del resto,
abitavamo anche noi in quel quartiere.- I ragazzi
rimasero sbalorditi da quell’affermazione,
ma il professore non aveva ancora finito.
-Mia
figlia era di salute
cagionevole,
ma
da quando quello
strano essere era entrato a casa nostra,
lei stava stranamente meglio.
La nostra unica speranza era che avesse un partner, di
conseguenza,
nonostante le anomalie,
lasciammo correre la cosa. Poi quel
trentuno Luglio, la notte prima di venire a Digiworld con voi,
Meicoomon perse
il controllo. La portai d’urgenza ai laboratori Tottori.
Iniziò ad eruttare
magma come un vulcano e cominciò ad uccidere tutti, compreso
la mia bambina. Ho
visto morire mia figlia davanti ai miei stessi occhi,
mentre quel mostro si dileguò come se nulla fosse.- Tutti i
presenti rimasero
impietriti, compresi i poliziotti nascosti tra i cespugli che stavano
ascoltando e registrando ogni dettaglio di quelle dichiarazioni.
Proprio
in quel
momento,
dal
varco uscì una figura umana che allarmò tutti i
presenti. Un uomo dai lunghi
capelli castani,
legati in un codino e con gli occhi azzurri si posizionò
davanti all’uomo occhialuto.
-Gennai!-
gridarono all’unisono i prescelti, sorpresi nel vederlo.
-Loro
non hanno
nulla a che fare con la morte di sua figlia, signor Mochizuki.-
-E
chi,
allora?- rispose senza lasciar trapelare nessun tipo di emozioni
all’uomo che
era appena apparso.
-Meicoomon,
come
ha detto lei stesso, doveva essere il partner di Meiko, ma è
stata
accidentalmente infettata da un'anomalia molto forte. È
diventata una creatura
che deteneva troppa potenza. Conteneva un frammento dei dati di
Apocalymon, in
altre parole un lato oscuro di Digiworld. Tuttavia, quando l'energia
repressa
del digimon venne liberata,
esplose con una forza madornale.
Era diventata un interruttore capace di far perdere il controllo anche
agli
altri digimon,
in quanto contaminante. La sua esistenza mirava a sterminare il
genere umano. Una volta che la sua energia innata esplose, non aveva
più alcuna
ragione avere un partner,
ecco perché si scordò di Meiko. È
stata cancellata da
Homeostasis per far sì che si ritrovasse l'armonia e la
stabilità nel mondo.
Purtroppo, però, è stato eliminato troppo tardi.
Ma né i prescelti, né tanto
meno i digimon sono il motivo della sua perdita.-
L’uomo
dai capelli grigi rise sotto i baffi,
per poi prendere parola.
-Quindi
mi sta dicendo che, a causa di un
errore di puntualità,
io ho perso mia figlia e
che adesso che ho
pianificato tutto questo per
distruggere Digiworld e tutti i suoi abitanti,
dovrei
farmi da parte? Non ci penso proprio!-
Urlò
in preda alla collera e,
infilandosi la maschera antigas,
diede l’ordine all’ufficiale Himekawa di procedere.
La
donna posizionò tra le sue mani un marchingegno, mentre i
cinque uomini accanto
a lei spingevano verso Gennai e i ragazzi una sorta di cannone.
-Appena
premerò il pulsante,
libererò un virus che vi ucciderà uno ad uno in
una dolorosissima morsa di
agonia, esattamente come è successo ai vostri quattro amici.
E poi,
finalmente,
attraverso questo varco potremo fare
fuori anche quei mostri. Nessun Digimon rimarrà vivo.-
Proiettò
lo sguardo in direzione di Taichi e di Sora, che
erano proprio dietro a lui, e,
puntando un dito verso i due,
ghignò malefica schernendogli contro. -Stavolta nemmeno voi
riuscirete a salvarvi.-
Proprio
nel momento in cui stava per premere il pulsante,
uno sparo, proveniente da dietro un cespuglio, colpì la
mano di Himekawa. Shuu, il fratello di Joe,
era
stato bravissimo a centrare l’obiettivo. A causa del dolore
atroce provato,
lasciò cadere dalle mani il marchingegno e
cominciò a dimenarsi. La prontezza di
Gennai impedì al telecomando di arrivare a terra e pigiando
accidentalmente il
suo interruttore. Gli altri poliziotti saltarono fuori dai cespugli
puntando le
armi contro gli uomini che ora cercavano di scappare,
trovandosi davanti gli altri agenti in borghese saltati
fuori dal nulla. Erano in trappola. In poco tempo furono tutti
ammanettati e
portati via.
Stavolta
era davvero finita. Dopo quello che avevano
confessato, non li avrebbero più visti a piede libero.
Il
signor Mochizuki abbassò lo sguardo senza riuscire
più a
proferire parola, mentre Himekawa imprecava,
oltre
che per il dolore del proiettile,
che le
aveva forato la mano, contro qualcuno che si avvicinò a loro.
-Maledetto,
sei tu che ci hai traditi! Me la pagherai brutto
bastardo!- Un uomo dai capelli nero corvino, non curante delle offese
della
donna, si
accostò al gruppo.
-Ragazzi,
vi presento Daigo Nishijima. Colui che
ci ha aiutati a porre fine alle angherie di quelle persone diaboliche.-
annunciò Koushiro.
Tutti
lo ringraziarono, compresi Gennai e Shuu. Dopodiché,
il
fratello di Joe si congedò e raggiunse i suoi colleghi.
-Ragazzi,
io sono dispiaciuto per tutto quello che è
successo…-
-Lo
sappiamo che tu non c’entri nulla, Koushiro ci ha
spiegato delle minacce, stai tranquillo!- lo calmò il
prescelto del coraggio.
L’hacker
sospirò.
-Ed
è tutto merito tuo se siamo riusciti a portarli dietro
le sbarre!- Continuò il biondo, rincuorandolo ulteriormente.
-Bene!
E’ stato un piacere aiutarvi, ora vado.. devo finire
di organizzare un matrimonio.-
-A presto ed auguroni per tutto!- lo salutò Koushiro,
stringendogli la mano.
Non
appena lo salutarono anche gli altri,
si dileguò anche lui, e,
mentre
lo guardavano allontanarsi in
silenzio, Gennai riportò su di lui l’attenzione.
-Visto
che il portale è già aperto, che ne direste di
venire
a trovare i vostri partner?-
La
felicità dei ragazzi era evidente, ma Hikari
annunciò che
prima doveva fare una cosa molto importante.
Si
fece accompagnare a casa con la macchina da Joe, per
prendere un borsone. Tornò il più in fretta
possibile. Tutti la guardarono
confusi,
ma avevano talmente tanta voglia di tornare a Digiworld che
decisero di non perdere altro tempo prezioso. Oltrepassarono il varco
con
facilità.
Inutile
dire che ogni volta l’impatto era sempre più
doloroso, ma poco gli importava,
poiché,
quando aprirono gli occhi,
il
dolore sparì lasciando
spazio ad un senso di gioia
nel rivedere i loro digimon. Agumon, Byomon, Gabumon, Palmon, Tentomon,
Gomamon, Patamon e Gatomon saltarono addosso ai loro rispettivi
partner. Un po’
più distanti a loro, Veemon, Hawkmon, Armadillomon e Wormmon
guardavano quella
scena avvolti in un triste silenzio. Quando i prescelti si resero conto
del
loro dispiacere,
corsero a salutare anche loro. Hikari, per smorzare la
tensione che si era creata,
aprì il borsone contenete caramelle, dorayaki,
mochi
e alte prelibatezze Giapponesi,
facendo strabuzzare gli occhi ai digimon che si erano già
fiondati sul cibo, cominciando ad ingozzarsi.
-Sei
andata a casa per quello?- Chiese Takeru alla sua
migliore amica.
-No,
in realtà dovevo prendere un’altra cosa. Ma visto
che
ero già
a
casa,
ho riempito
il borsone di tutto quello che ho trovato per fargli una
sorpresa.-
-E
cosa dovevi prendere?- chiese, rimanendo stupito nel notare
ciò che l'amica aveva
appena
preso dalla grande borsa.
Tutti
si concentrarono su Hikari e lei,
mostrando le digipietre e i digivice dei quattro amici
prematuramente scomparsi,
disse
che li aveva chiesti ai loro genitori per lasciare qualcosa di loro
anche in
quel mondo.
Tutti
furono contenti dell’idea avuta dalla giovane Yagami.
Presto si spostarono tutti nella città della rinascita, un
piccolo insediamento
composto da edifici fatti di grossi mattoni colorati, situata nella
landa oscura,
ai piedi del monte
Mugen. Takeru chiese il permesso di
seppellire gli oggetti dei loro amici al suo caro
amico Elecmon, un
digimon a cui lui era particolarmente affezionato fin da piccolo e
che si prendeva cura con dedizione delle digiuova e dei piccoli digimon
neonati. Quando gli spiegarono il motivo, il digimon non si oppose.
Scavarono,
dunque, quattro piccole buche e
sotterrarono al loro interno i
digivice. Quando
coprirono le cavità del terreno,
creando delle piccole montagnette di sabbia, poggiarono sopra ad
ognuno di esse i ciondoli con le digipietre appartenenti ai
defunti.
-Grazie!-
Disse Wormoon con gli occhi lucidi.
-Sì,
grazie a voi adesso possiamo venire a trovarli tutte le
volte che vogliamo. Ci avete lasciato una
parte di loro.- concluse emozionato
Veemon.
Presto
i ragazzi salutarono i digimon e Gennai e si apprestano ad attraversare
il
portale,
per
poi tornare a casa.
Erano
tutti estremamente esausti.
In quella
giornata infinita avevano fatto di tutto, ma quel che contava
è che erano
riusciti a mettere fine alle problematiche accadute in quei giorni.
Erano anche
riusciti a ricordare i loro amici,
persi in una battaglia senza veri e propri combattimenti ed
erano cresciuti ancora di più proprio a causa di quegli
avvenimenti.
Quello
più stremato era Taichi, che,
avendo poche forze in corpo,
riuscì solamente
a mettersi sul suo
letto in tempo prima di crollare. Il suo ultimo pensiero prima di
addormentarsi
andò a Sora. Non avevano avuto modo di parlare con lei da
quel bacio, eppure
lui, per quanto la amasse,
si
sentiva
terribilmente in colpa nei confronti di Yamato. Ormai era troppo tardi
per il
loro amore e il giorno dopo ne avrebbe di certo parlato anche con lei.
***
La
mattina seguente,
come previsto, Taichi chiamò Sora e le
diede appuntamento al parco. La rossa si agitò, sapeva che
era arrivato il
momento di parlare di quello che era successo nella caverna prima del
delirio e
di quello che Koushiro gli aveva spiegato qualche giorno prima sul loro
legame.
Forse lo amava più di ogni altra cosa al mondo e, in
quelle settimane, la paura di perderlo e
tutto il resto glielo avevano fatto capire chiaramente. Ma Yamato in
tutto
ciò?
Arrivò
al parco in men che non si dica e trovò Taichi su una
panchina. Si accomodò imbarazzata accanto a lui,
sussurrandogli un ciao. Il
ragazzo la guardò estasiato. “Dio, come l’amo”,
pensò mentre la scrutava avvolta in
quel vestitino azzurro come il cielo, che si adattava al significato
del suo
nome.
Dopo
qualche attimo di silenzio, il castano tornò in
sé e,
prendendo coraggio,
iniziò a parlare.
Adesso nessun occhio e orecchio indiscreto si sarebbe potuto
intromettere.
-Sora,
riguardo il nostro bacio…- la prescelta dell’amore
arrossì vistosamente e spostò lo sguardo in
direzione del ragazzo.
-Ecco…
è stato divino. E probabilmente lo rifarei altre
cento o mille volte. E per quanto riguarda quello che ci ha detto
Koushiro sul
legame delle nostre digipietre,
sono
più che sicuro che i profeti non si sbaglino affatto. Siamo
sempre stati
destinati a stare insieme
e lo dimostra il fatto che tu
sia riuscita a salvarmi da quel maledetto virus.-
Non
era riuscita a proferire parola.
Le bruciavano gli occhi per
le parole e il discorso appena fatto dall’amore della sua
vita, ma, quello che
disse in seguito Taichi, trasformò magicamente la sua
felicità. Dal
toccare il cielo con un dito,
si ritrovò ad un passo dalle
fiamme dell’inferno.
-Sora,
nonostante tutto… la realtà dei fatti
è che mi sento
un verme nei confronti di Yamato. Gli ho anche detto delle cose
veramente
brutte una sera in ospedale. Credimi, ciò
che voglio è solo la tua felicità. E tu e
Yamato... sono sicuro che sarete sempre felici insieme.-
la ragazza
rimase di sasso.
Avrebbe
voluto dirgli che la sua felicità era lui,
ma
si
limitò ad annuire, cercando di scacciare le lacrime che
tentavano di uscire.
L’amico le accarezzò il viso,
per poi porgerle una piccola bustina colorata.
-E’
un piccolo pensiero che ti ho preso a Kamakura, quando
non sei voluta venire alla visita dei templi.-
la ragazza scartò l’involucro e si
ritrovò un omamori rosso. Si
trattava di un amuleto della felicità. Il fatto
che
gli avesse regalato proprio quel simbolo,
e che adesso le stesse
praticamente
negando la felicità di cui aveva bisogno,
le lacerò
il cuore.
-Ti
voglio bene, Sora.-
Ma
la ragazza ricordava ancora quel giorno alla grotta,
prima dell’esplosione, quando lui le aveva detto di amarla.
Non avrebbe mai
potuto scordarlo.
Ma
non riuscì a dirgli nemmeno questo, ingoiò
il tutto
con malinconia e cercò di sorridergli,
ringraziandolo per il pensiero.
Cambiarono
argomento e Taichi le offrì un gelato e le
confessò
che, dal giorno successivo, si sarebbe dedicato alla riabilitazione e
allo
studio per poter entrare in polizia. Se prima si trattava solo
di un suo
desiderio personale,
ora lo avrebbe fatto a maggior ragione per Daisuke. Glielo doveva. E
per fare
ciò probabilmente si sarebbe dovuto trasferire e Sora, per
l’ennesima volta
in
quella
mattina, si sentì una fitta al cuore.
***
Il
resto dell’estate passò velocemente.
La
scuola ricominciò per Hikari e Takeru che ora
frequentavano il secondo anno e per Koushiro e Mimi che ormai erano
all’ultimo.
Joe
continuò a studiare all’università di
medicina che già
frequentava da un anno.
Sora,
come previsto da tutti,
si dedicò la scuola di giardinaggio
della madre.
Yamato
lasciò momentaneamente la band e si dedicò allo
studio per entrare all’università di Aeronautica
Spaziale. I problemi con la
magnetite lo invogliarono ancora di più a scoprire tutto
quello che era legato
alla N.A.S.A.
e alla luna. Portò,
inoltre, avanti la sua relazione con Sora.
Taichi,
come aveva detto all’amica quel
giorno al parco,
si
dedicò con tutto sé stesso alla riabilitazione
facendo passi da gigante.
Alternava tutto ciò
allo studio per entrare in Polizia.
Erano
tutti
abbastanza impegnati, in particolare i più
grandi del gruppo. Ogni tanto si davano appuntamento per portare un
fiore ai
loro amici, ma,
oltre
a quello,
le
loro strade e i loro impegni li avevano allontanati.
NOTE
FINALI
Sembrerebbe
una storia ben conclusa no?
Seee,
nei sogni!
Wendy
non potrebbe mai concludere una storia con
la Sorato. GIAMMAI!
Nella
prima bozza della scaletta doveva
concludersi qui la storia (più che una long, era nata come
una mini long) ovviamente
Taichi e Sora si sarebbero messi insieme e tutto è ben quel
che finisce bene.
Dalla piega che aveva preso sarebbe stata più che logica e
molto semplice come
conclusione che quei due si mettessero insieme. No?
Beh,
e invece no! Mi volevo complicare la vita
ulteriormente… e poi qualcuno mi ha detto che sono
frettolosa a far finire
insieme Taichi e Sora. Quindi mo’ sudatevela! XD
Ora
basta scherzare… torniamo ad essere seri
perché le sventure non sono ancora finite.
-Moriranno
altre persone? Probabile, mi sento
particolarmente stronza in questo periodo. Voi per sicurezza preparate
i
fazzoletti.
-Quando
farai lasciare Yamato e Sora? Tempo al
tempo, tutto accade per una ragione e la Sorato non s’adda
fa. Tranquilli!
Che
altro dire, dal prossimo capitolo si cambia
regime.
Meno
virus, più mistero, più suspence, più
thriller, più dolore e soprattutto più amore
nell’aria. (certo che mettere
l’amore in tutta sta tragedia è controcorrente, ma
al prossimo capitolo penso
che tutti capirete dove la mia mente malefica vada a parare).
Vi
anticipo che i nostri otto digiprescelti
saranno più grandi e ci sarà un nuovo enigma da
risolvere.
Grazie
sempre alla mia beta Digihuman, per
essermi sempre accanto capitolo dopo capitolo.
Grazie
a chi legge e recensisce e grazie
alle autrici dello scambio del giardino che sono un vero e proprio
stimolo per
andare avanti.
Grazie
di cuore
Wendy