Happy lil’sushi roll
 









 
 
 
 
 
 
 
Yuuri, per certi versi, era ancora un mistero per lui. Non riusciva sempre a capirlo, nonostante ci provasse, e spesso non sapeva se fosse il caso di intervenire o meno, temendo di peggiorare la situazione.
All’inizio aveva dato la colpa al viaggio, alla stanchezza mista allo stress causato dal volo che li aveva portati in Giappone, dove avrebbero trascorso una meritata vacanza ad Hasetsu, ma la situazione non accennava a migliorare.
Viktor gli si avvicinò silenziosamente, e gli si sedette accanto. Yuuri, accortosi della sua presenza, sollevò la testa e gli rivolse un sorriso stanco, tirato, che non contagiò gli occhi.
Quello sguardo era fin troppo familiare. << Yuuri? >> chiese con fare inquisitorio. Perché l’uomo non riusciva ancora a fidarsi di lui abbastanza da dirgli cosa lo turbasse?
L’altro abbassò lo sguardo a disagio, vergognandosi di essere stato scoperto. Non aveva davvero voglia di parlare, anche perché, se doveva essere sincero, non avrebbe saputo cosa dire. Era semplicemente una ‘giornata no’, senza un motivo preciso, e ciò lo face sentire ancora più stupito. Insomma, non era stupido sentirsi a disagio, sentire quasi un malessere fisico per…nulla?
Viktor si mise in piedi deciso e si guardò attorno fino a trovare ciò che stava cercando: la morbida coperta che Hiroko-san aveva dato loro per la notte, e che ora era ripiegata sopra il futon.
La prese e la aprì con un movimento rapido prima di avvolgerla attorno al corpo di Yuuri, che gli rivolse uno sguardo interdetto. Senza dare all’altro il tempo di reagire, Viktor lo prese in braccio e lo adagiò sul futon, poi sistemò alle sue spalle e lo abbracciò stretto.
<< V-Viktor? >>
<< Non importa se non vuoi dirmi cosa ti preoccupi, >> affermò risoluto << posso aspettare.  >>
Yuuri tremò fra le sue braccia e si raggomitolò su se stesso, poi un singhiozzo ruppe il silenzio. Si morse le labbra per cercare di non emettere alcun suono, mentre le lacrime rigavano le guance.
Viktor lo strinse più forte avvicinando il volto al suo, avvicinando il petto contro la sua schiena e respirando lentamente. Sollevò una mano e la affondò nei capelli corvini del più giovane.
L’aveva già capito da solo, e poi, non senza imbarazzo, gli era stato confermato da Yuuri stesso: il contatto fisico non lo infastidiva, anzi, quelle attenzioni solitamente gli facevano piacere.
Lo rilassavano, lo facevano sentire protetto e libero di lasciarsi andare, di sfogare lo stress. Essere coccolato lo rilassava, lo faceva sentire bene.
<< Tranquillo, va tutto bene. Possiamo restare così finché vuoi. Ma ricorda che fra poco dovrebbe essere pronta la cena, >> continuò Viktor, sussurrandogli all’orecchio con voce allegra. << Una ciotola fumante di katsudon ti farà sicuramente star meglio. >>
<< E mi andrà sui fianchi. E- >>
<< Ssh! Ti sei allenato tanto, e hai perso molto peso: ti meriti un premio. >>
 








NOTE: il titolo è dovuto all'immagine che ho trovato su internet e mi ha ispirata.