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Autore: Nihal    12/08/2009    3 recensioni
E' una bella giornata soleggiata e Minato Namikaze decide di andare a fare una passeggiata...
L’attenzione del lampo di Konoha, però, era stata attirata da una figura china su una scodella di ramen, che ignorando tutto e tutti, continuava a mangiare voracemente, facendo anche un certo rumore. [MinaKushi]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Yondaime
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Fulmine


Il lampo giallo della Foglia si annoiava. Il capo del villaggio, ovvero la persona che sognava di rimpiazzare, non gli aveva affidato nessuna missione, così lui non aveva proprio nulla da fare. Odiava stare con le mani in mano, dopotutto lui era Minato Namikaze, futuro Hokage di Konoha, non poteva rimanersene lì a poltrire; quindi aveva deciso di mostrare il suo incantevole volto ai cittadini del Villaggio della Foglia, facendo una passeggiata. Era una bella giornata, si era detto; perché doveva starsene chiuso dentro? Aveva dato del tempo libero ai suoi allievi e probabilmente adesso anche loro si stavano godendo il sole. Magari sarebbe andato a trovare Jiraya sensei, era da tanto che non lo vedeva. Con quell’idea in testa, uscì di casa. Appena mise un piede fuori, sentì un rumore; sembrava un tuono. No, non poteva essere, c’era un sole che spaccava le pietre! Convinto, si avviò per le strade del suo paese natale; era così rilassante passeggiare per quelle vie. Rivolgeva a tutte le persone che incontrava quel suo sorriso smagliante, sorriso che gli aveva fatto guadagnare molte corteggiatrici.
Gli piaceva molto la sua vita. Era un ninja forte e ammirato, aveva avuto come maestro uno dei sannin e aveva degli allievi talentuosi. Cos’altro avrebbe potuto chiedere? Sentì una goccia bagnargli il viso. Sperava che nessun piccione avesse deciso di defecare esattamente sul suo volto. Si passò una mano sulla guancia per controllare se la sua congettura fosse esatta. Fortunatamente era solo una goccia d’acqua. Puntò gli occhi verso il cielo, per poterlo osservare. Quand’erano arrivate tutte quelle nuvole? E da dove veniva tutta quell’acqua che, all’improvviso, era cominciata a cadere in gran quantità?
“Oh, no, piove!” fu il suo disperato urlo al mondo.
La pioggia cominciò ad aumentare di intensità, finché gli tolse persino la visuale. Un fulmine, all’improvviso, squarciò il cielo, seguito, subito dopo, da un tuono. Minato, colto alla sprovvista, sobbalzò. No, lui non aveva paura di uno stupido temporale.
“Non mi spaventi, capito?” urlò al nulla. Le poche persone che ancora non avevano cercato riparo, lo guardarono sconvolte. Non sarebbe stata una buona cosa, se, uno dei ninja più promettenti di tutta Konoha, inaspettatamente, fosse impazzito, iniziando a parlare da solo. Allontanandosi dagli sguardi dei suoi concittadini, decise di fare mente locale. Casa sua era troppo lontana per poterci ritornare, idem per la casa di Jiraya. Si guardò intorno. Un altro tuono lo colse alla sprovvista.
“Aaahh… cioè, io non ho paura di te!” voltandosi a parlare con il nulla, vide la sua salvezza. Poco più in là, c’era l’Ichiraku; avrebbe potuto ripararsi lì, in attesa che il temporale finisse. Dopotutto, doveva essere uno di quelli estivi, che passavano subito.
“Ehi, salve Minato! Visto che tempaccio?” lo accolse un Teuchi tutto sorridente. L’attenzione del lampo di Konoha, però, era stata attirata da una figura china su una scodella di ramen, che ignorando tutto e tutti, continuava a mangiare voracemente, facendo anche un certo rumore. All’arrivo del Namikaze, però, si era subito voltata.
“No, tu no!” dissero all’unisono.
Lo shinobi più coraggioso di tutto il paese del fuoco, fissava, terrorizzato, la ragazza con il volto impiastricciato di ramen che si trovava di fronte.
Teuchi, intanto, sorrideva alla scena.
Intensi occhi verdi e lunghi capelli ramati, quella sarebbe stata la sua disgrazia. Ricordava ancora il giorno del loro primo incontro. Un totale disastro. A quanto pareva le passeggiate non gli facevano per niente bene.

Quel pomeriggio stava facendo quattro passi. Aveva incontrato, per caso, Jiraya sensei, che aveva deciso di unirsi a lui, perché, sue testuali parole, ‘era da tanto che non parlava con il suo allievo preferito’. Per forza, tutto il suo tempo libero lo passava a spiare le ragazze alle terme; ce n’erano state anche un paio che, scandalizzate dalle sue porcherie, o come preferiva denominarle lui, ‘ricerche culturali’, lo avevano pestato per bene. Altro che sannin leggendario, a volte a Minato sembrava solo un pervertito e basta.
“Sensei, come mai hai un occhio nero? Sei andato a spiare Tsunade? Sai che avrebbe il coraggio di ammazzarti, vero?”

Jiraya sembrò inorridire alla sola idea. Minato ricordava che il suo maestro gli aveva raccontato di quella volta che lei lo aveva quasi ucciso. Era sicuro che lo avrebbe fatto volentieri un’altra volta.
“No, no, Minato, cosa vai dicendo! Mi prendi per un pervertito?” disse con tono leggero.
In effetti, la risposta era affermativa, ma decise che sarebbe stato meglio non dirglielo.
“Questo…” continuò, indicandosi il livido, “… è il regalo di una pazza. Cose da non credere. L’altro giorno stavo andando in giro per i fatti miei e, casualmente, senza alcuna intenzione, sono andato a sbattere contro questa ragazza e, beh… da qualche parte dovevo mantenermi per non finire a terra, no?” Jiraya squadrò con serietà il suo allievo, che si affrettò ad annuire e continuò, “Così, sempre per caso, la mia mano è, diciamo, caduta sul suo sedere… e indovina cos’ha fatto quella?”
Minato, osservando il volto contuso del suo insegnante, pensò che un’idea, in effetti, ce l’aveva, comunque gli chiese: “Cos’ha fatto?”
“Quell’isterica ha iniziato a prendermi a pugni, roba che neanche Tsunade e poi, insoddisfatta, ha iniziato ad insultarmi dicendomi che sono un maniaco, un vecchio pervertito e varie altre cose. Cioè, Minato, ma ci credi?”
In effetti, ci credeva eccome e non dava neanche tanto torto a quella poveraccia, ma, anche questo, preferì non dirlo.
“Comunque, parliamo di te! Allora, hai trovato qualche ragazza con cui dividere il resto della tua vita?”
Minato, imbarazzato, arrossì. Che cavolo di argomenti tirava fuori? Lui stava benissimo da solo, non aveva bisogno di nessuna ragazza.
“Su, non fare il modesto, ho visto che tutte quelle di Konoha ti sbavano dietro… Ti ho trasmesso il mio fascino, eh ragazzo?” disse, assestandogli una botta talmente forte che Minato, preso alla sprovvista, non riuscì a mantenere l’equilibrio; per non cadere, afferrò la prima persona che gli capitò a tiro, ovvero una ragazza che passava di lì e la tirò per terra con sé, finendogli proprio sopra.
“Ehm, scus…” gli occhi della ragazza mandavano scintille. Con rabbia, lo spinse di lato e si rialzò.
“Tu! Sei un altro pervertito come il tuo amico lì, vero?”
Sicuramente si riferiva a Jiraya, così Minato si voltò per vedere l’espressione del suo sensei che, però, era fuggito a gambe levate.
“Sensei…”
“Ah, così quello era il tuo maestro, eh? Siete due pervertiti, adesso ve la faccio vedere io! Capirete cosa vuol dire importunare Kushina Uzumaki, la più forte kunoichi di Uzu!”
Gli venne quasi da ridere ma si trattenne. Dopo essersi rialzato, fece per andarsene.
“Ehi! Dove credi di andare? Io ti devo dare una lezione!”
“Me ne vado per il tuo bene, non riusciresti mai a battere il lampo giallo della Foglia, alias Minato Namikaze, futuro Hokage!” disse spavaldamente.
Kushina lo squadrò con sguardo ironico.
“Ah no?”

Il futuro Hokage non volle ricordare il resto, era troppo doloroso per il suo orgoglio.
“Beh, visto che sei qui, fai il cavaliere e offrimi un’altra ciotola di ramen!”
Adesso voleva anche uccidere le sue finanze? Non se ne parlava proprio, già la maggior parte delle volte gli toccava offrire il pranzo a quegli scrocconi dei suoi allievi, adesso non sarebbe diventato anche la banca ufficiale di quella schizzata di Kushina Uzumaki.
“Meglio di no. Lo dico per il tuo bene, sai? Se mangi tutto quel ramen, potresti ingrassare!”
Gli occhi di Kushina divennero lucidi. Che faceva, si metteva a piangere?
“Dai, dai, scherzavo! Teuchi, preparaci due ciotole di ramen!”
L’uomo, continuando a sorridere, annuì.
“Ah, fregato!”
Kushina iniziò a ridere in faccia al poveretto, che si era fatto raggirare in pieno. Minato era seriamente irritato dal suo comportamento, ma, fissandola, non poté fare a meno di notare che aveva un bel sorriso.
“Allora, cos’hai da guardare? Mangia la tua porzione, se non vuoi che lo faccia io!”
Era davvero un pozzo senza fondo, quella donna. Un ennesimo tuono, più rumoroso degli altri, colse di sorpresa lo shinobi, che, concentrato nei suoi pensieri, fece cadere la tazza che aveva davanti a lui, macchiando la maglia della pazza che gli era seduta di fianco. Memore del loro ultimo incontro, si affrettò a scusarsi. Un lampo di rabbia saettò negli occhi di Kushina. Forse era giunta la sua ora. Stranamente, però, scoppiò a ridergli in faccia.
“Oh, poveri noi! Il lampo giallo della Foglia, alias Minato Namikaze, futuro Hokage di Konoha, ha paura dei tuoni! Dovresti vergognarti!”
Ricordava come si era denominato al loro primo incontro?
“Io non ho paura dei tuoni!” disse, offeso. Era vero, non aveva paura. Il fatto era che… lo coglievano alla sprovvista, ecco. Si affrettò a riferirle le sue motivazioni.
Lei, invece, sembrava gradire il temporale, perché osservava affascinata i fulmini che si disegnavano nel cielo. Quello spettacolo riusciva persino a distrarla dalla sua fissazione. Minato, per sperimentare i suoi riflessi, provò ad allontanare la ciotola dalla sua postazione. Il risultato fu che si trovò un kunai puntato alla gola.
“Namikaze, io, al contrario di qualcuno di nostra conoscenza, non mi faccio prendere alla sprovvista.”
Irascibile la giovane.
Era davvero insopportabile. Nessuna delle altre ragazze di Konoha lo trattava così. Cos’aveva di speciale lei per poterlo fare? Sì, certo, aveva dei bellissimi capelli… I suoi occhi erano così profondi che gli sembrava di potercisi perdere all’interno… I lineamenti del suo volto, così fini e al contempo così duri…
“Namikaze, ma che cavolo hai da fissare? Sono sporca?”
La stava fissando? Sicuramente non era vero e si era solo inventata una scusa per poter attaccare briga con lui.
“Niente. Volevo solo sapere… ehm…” ecco, cosa voleva sapere?
“… ecco, sì… Perché ti piacciono i fulmini?” salvato in extremis.
A sorpresa, Kushina arrossì leggermente. Allora anche lei aveva qualcosa di femminile. Aveva iniziato a pensare che non fosse capace di mostrare ciò che provava. Perché, però, era imbarazzata?
“Beh…” iniziò, ancora rossa in viso.
“Allora?” che avesse trovato un suo punto debole? Sembrava inattaccabile.
Lei, dopo una frazione di secondo, sorrise.
“Non te lo dirò mai, fulmine giallo.”



Ho scritto una MinaKushi! Era da un po’ che volevo farlo, ma non ho mai trovato il tempo… Sinceramente non so se siano IC, anche perché non so bene quale sia il carattere di Kushina e lo stesso vale per lo Yondaime. Spero che questa one shot vi piaccia, ditemi cosa ne pensate! Mata ne!
  
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