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Autore: Duncneyforever    03/06/2020    1 recensioni
{Seguito di " Canone inverso - Behind enemy lines "}
Tratto dal testo:
Lui si china verso di me, dolce, fragile quasi, lasciandomi un candido bacio sulla fronte. " Se ti avessi persa, non sarebbero bastate le urla di mia madre, il dolore di mio fratello o il richiamo della patria a dissuadermi dal raggiungerti... "
~
" Questo non devi dirlo mai. " Dopo aver rizzato la schiena, lo rimiro con gli stessi suoi occhi tersi, scossa dal magone. " Perché morirei due volte se scoprissi di aver ucciso te. "
Genere: Drammatico, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Sono sdraiata nel letto di Fried da quattro giorni, sempre nella stessa posizione. Zohan mi allunga del cibo ogni volta che rientra dal suo turno; è gentile con me, mi porta sempre un bicchiere di sidro di mele, del pane, della zuppa. Ieri ha appoggiato sul comodino persino un tortino al cioccolato. Me li serve su di un vassoio e li lascia lì, sperando e pregando che io trovi la forza di nutrirmi. 

Non potrei mai sprecare del cibo quando milioni di persone soffrono la fame, decine di migliaia appena al di là del vetro, una barriera immaginaria contro la guerra e la barbarie, inutile, ma sufficiente a illudermi. 

Distendo il braccio ogni tanto, quando il brontolio è troppo forte da non poter essere più ignorato. Nemmeno il mio cuore spezzato, che affama volutamente lo stomaco, non può nulla contro uno degli istinti naturali dell'uomo. Allo stesso modo, mi sono trascinata nella tinozza per lavarmi... Zohan si era preso la briga di portarmela, affinché non fossi costretta a farmi la doccia nel bagno in comune. Il bello, è che al bagno ci devo andare comunque, ma appena metto piede nelle latrine, mi evitano come la peste, ancora terrorizzati da Rüdiger e da Reiner. 

Lui si è presentato più volte, bussando alla porta e richiamandomi con quel tono lamentoso, tuttavia, non volendo più vedere il suo viso traditore, gli ho sbarrato la strada, trascinando davanti alla porta tutti i mobili che sono riuscita a spostare con i miei muscoli molli. Ho urlato, tappandomi le orecchie, comprimendomi il cervello in quella morsa di carne pur di sentirlo stare zitto. Non ha avuto vergogna di niente, nemmeno questa volta. Uno stupido spudorato che si è presentato da me; povero illuso, non ha capito che voglio vederlo spompato, morto, non un singolo alito di vita a fuoriuscirgli dalla bocca. Voglio vedere i suoi bellissimi occhi spenti, come un lago d'invero.

Zohan non sa più come consolarmi; ha provato ad imboccarmi, sostenendo che avessi buttato giù bocconi troppo piccoli. Ora resta più a lungo, per assicurarsi che non spilucchi il cibo, perdendo tempo giusto per fargli vedere che non mi sto lasciando morire. 

Ha paura di perdere anche me. Io mangio, bevo quasi regolarmente, ma lui non si fida, quasi avesse bisogno di rimpinzarmi come un porcellino da latte per potersi allontanare. 

Si infila nel mio letto, anteponendo una mano davanti alle mie narici per assicurarsi che respiri e piange contro la mia schiena, quando è convinto io stia dormendo ormai da ore. 

Piango anche io per lui; lo compatisco perché non voglio che il mio malessere gli causi sofferenza. Non posso fare di più, non ci riesco. 

- Zohan, m'hai fatto paura. Perché non hai bussato? - Domando, fissando ossessivamente la parete bianca. 

- Non sono Zohan. -Una folata gelida, immaginaria, mi raggela i polpacci scoperti, infiltrandosi oltre i vestiti, percorrendomi la pelle. - Ciao, piccola Italienerin. - Una lacrima corre obliqua lungo il setto nasale, mentre mi rannicchio, facendomi piccola piccola. 

- Che cosa vuoi da me? Che vuoi farmi ancora? - Le assi scricchiolano sotto il suo peso; la sua mano mi accarezza i capelli dolcemente; scivola lungo il viso, sulle labbra da cui era trapelata rassegnazione. Mi volta supina, obbligandomi a guardare ancora una volta i suoi occhi cobalto. - Non ti era forse sempre piaciuto vedermi piangere? -

- Non per un uomo - mi dice, redarguendomi. - Dov'è finita la mia tigre? - La sua retorica mi fa scattare. Ma come si permette?! Come osa dar fiato alla bocca proprio lui che mi ha quasi assassinata? 

- È morta, non esiste più. Voi l'avete uccisa. - Lui, imperterrito, punta i suoi occhi nei miei, assistendo al loro totale squarciamento. Quasi come se si fossero rotti, scheggiati come biglie, lasciano fuoriuscire frammenti di una vita distrutta pian piano, sogni infranti, sorrisi annegati nelle lacrime, sentimenti vergini che sono stati corrosi. Io, che ero un puntino bianco mi sono ingrigita, lasciandomi corrompere dall'amore. Il ricordo dei primi giorni, pressoché spensierati a confronto, affluisce in un getto copioso, che mi fa contorcere la bocca in una smorfia orribile, gocciolare il naso senza alcuna paura di come potrei apparire. 

Sono così stanca, così stanca... 

Lui mi aveva vista piangere spesso, ma nulla aveva a che fare con il pianto di oggi. Reagisce umanamente, raccogliendomi il volto con le mani, stendendosi al mio fianco.

Non riesco a mandarlo via; gli spasmi più potenti mi mozzano il fiato. 

- Respira. - Lui lancia lontano gli stivali e si sbilancia verso di me, cercando di regolarizzare i miei battiti. Io annaspo, come se stessi annegando, e non mi interessa nemmeno sapere chi ha intenzione di riportarmi in superficie, perché se fosse per me, quel dolore a Friederick e Zohan lo darei. Mi dibatto ferocemente contro le sue ginocchia, colpendolo con pugni che non gli causano che un sussulto. 

Lui mi ha ferita più di ogni altro, ma moralmente... moralmente Reiner ha gettato l'onta su di me, spazzando via ogni forma d'amore, anche verso la vita. 

Ho patito tanto, troppo, eppure nulla in confronto alle persone che avrei voluto aiutare. Ho permesso a Reiner di convivere con una delle sue vittime, quella su cui si è accanito con più foga. 

Non ci posso pensare. 

- Come ti abbiamo ridotta. - Questa minuscola variazione nel suo solito sermone, mi fa sollevare la testa, colpita. - Abbiamo preso una bambina che non aveva mai conosciuto il dolore e l'abbiamo annichilita. Questi begli occhi d'oro li abbiamo accecati, per paura che potessero soffermarsi su qualcun altro. -

- Non voglio le tue scuse false - sibilo, inacidita, indignandomi dinanzi alla sua ipocrisia.

- Mi dispiace, piccola. Mi dispiace di farti male - la mia voce tremava, ma la sua no. È ancora ferma, mentre ripassa il contorno della guancia, stringendosi al mio corpo. - Sei così fredda - mi dice, raccogliendo il lenzuolo di Fried e coprendoci, fino alle spalle. 

- Non le devi toccare le sue cose. Non sei degno. - Cerco di sfuggirgli, attaccandomi alla parete con le mani, come a volerle chiedere aiuto. 

- Quando lui ripartirà, saremo di nuovo noi due soli. Il dolore finirà. - Gli credo questa volta, perché mi conviene crederlo e, di conseguenza, mi arrendo alle sue braccia. Il lenzuolo mi tocca la fronte, contornandomi il viso lontano dalla sua pienezza. 

L'incarnato del colonnello mi è sembrato ineguagliabile fin quando, l'altro giorno, non mi sono guardata allo specchio. 

Imbellettato di cipria non lo era di certo, ma era bianco, cadaverico. 

- Ti odio, Rüdiger Schneider. - Scivolo in un sonno istantaneo; il mio respiro armonizzato dal suo... il mio corpo riscaldato dal suo.

Quando mi rialzo, lui è ancora al mio fianco, ma è un altro paio d'occhi, fissi su di noi, a destabilizzarmi. 

- Zohan - pigolo, spingendo Rüdiger ad alzarsi con una gomitata decisa. Rüdiger ha meno nemici di quel che dovrebbe, ma sicuramente Zeno rientra tra quei pochi. È stato accusato di aver fornito l'esplosivo ai ribelli del Sonderkommando, sebbene l'accusa sia caduta per la totale mancanza di prove. Evidentemente, il fatto che sia un Mischling non è sufficiente, essendo stato decorato con una medaglia al valore militare. Di nuovo è riuscito a salvarsi, un'indecenza secondo il colonnello. 

- Non credo sarebbe opportuno portarla via, signore - sentenzia, spregiudicato, ammonendolo tacitamente. - È chiaro che qui si trovi meglio. Mangia, riposa tranquilla. Non ci sono distrazioni, solo bei ricordi. - Lo infastidisce vedere Rüdiger nel letto dell'amico defunto e lo vorrebbe sfrattare quanto prima. Sta contaminando le sue lenzuola candide, sta coprendo l'odore che, ormai, sentiamo solo noi. Sta infastidendo me, con la sua presenza molesta. 

- Vedo che ti sei affezionato molto a lei, come chiunque in questo posto - si guarda intorno, affibbiando una connotazione ironica alla sua constatazione. - Ma lo stabilisco io cosa fare. - 

- Non siete padrone della sua vita. Fatevi avanti da uomo, se volete sottrarla alla mia custodia. Sappiate che non ho niente da perdere. - Piomba un silenzio inquietate, scandito dai palpiti del mio cuore, che non sono udibili all'esterno e che, perciò, non possono interrompere il loro gioco di sguardi. Rüdiger si rimette in sesto, iniziando a battere le mani. 

Zohan, messo in guardia da quella strana reazione, si sbottona i polsini, pronto per un'eventuale lotta con il suo comandante. È un atto di insubordinazione in piena regola, che potrebbe costargli l'internamento. 

Sono sconvolta; ha sempre ammesso di essere un codardo, ma si è messo in assetto da battaglia per me, tirando fuori la grinta da chissà quale serbatoio. È stata la morte di Fried ad aver condizionato così tanto il suo atteggiamento? 

- Davvero ammirevole - è serio o, almeno, pare impressionato dalla tenacia del subordinato. Si avvicina a lui, impettito; la carotide di Zeno pulsa visibilmente sotto pelle, avvertendo il rivale dell'agitazione che imperversa in lui, a discapito delle intenzioni. 

- Smettila Rudy. - Rivedo nei suoi occhi la stessa scintilla di pazzia che lo aveva spinto ad aggredirmi, fisicamente o psicologicamente che fosse, dapprima con Friederick, poi con Andrea e infine con Reiner. 

Non è cambiato da allora, se non che adesso sembra disposto a darmi ascolto. Non c'è più niente da scoprire, le sue carte le ha già rivelate. 

- Vieni con me? - Chiede, con quel suo imperterrito sorrisetto di sfida, di chi sa già di avere la risposta in tasca. Zohan non accetta di piegarsi alla sconfitta e passa all'azione vera e propria. Lo colpisce in viso, a tradimento, scagliandosi contro il suo stomaco con tutto il suo peso, buttandolo giù. 

Ma sta facendo?! Che diavolo sta facendo! 

Si avvinghiano a tal punto da rendermi impossibile un accesso intermedio, che possa separarli l'uno dall'altro. Rüdiger, intontito, si è tamponato il naso sanguinante, dopo averlo allontanato con un calcio ben assestato sul ginocchio. 

- Non rialzarti - indugio su Zohan, con la gamba intaccata ripiegata malamente sotto la coscia. Il rosso, però, non contento, si butta si di lui, ruzzolando a terra e facendo del pavimento un ring di bassa lega. Sono animali; è un groviglio di corpi indistinguibile, in cui il colonnello concentra la sua potenza muscolare sulle costole del povero Zeno che, per difendersi, gli ha sferrato un paio di pugni ravvicinati all'altezza dei reni. Ognuno dei due si dibatte come un pesce fuor d'acqua, avvertendo il respiro affannoso dall'altro sulla pelle. 

Non so che fare, non riesco neppure ad avvicinarmi. 

- Basta, vi prego! Ho detto che verrò con te! - Rüdiger è un uomo folle, l'ho sempre saputo, ma nel vederlo tirare una poderosa testata sulla fronte di Zohan, a costo di farsi venire un ematoma violaceo, ho urlato. Il moro si è scansato in fretta, coprendosi il volto con le braccia per il gran male. - Oh mio Dio, perché? Non avresti dovuto! - Già Michael si è immolato per me; non sono un angelo, non è stato consacrato a me alcun altare, com'è giusto che sia per un'insulsa mortale, e non richiedo alcun sacrificio. 

Perché scomodarsi per me? Che cosa sono io, all'infuori di una ragazzina italiana? Dicono un simbolo, un'allegoria della tolleranza e della libertà, anche se personalmente mi considero una piaga virulenta, che abbatte chiunque entri in contatto con me. 

Il rosso si rialza ammaccato e tronfio; quasi un ossimoro e mi offre la possibilità di incamminarmi sulle mie gambe. 

- Zohan - accarezzo la fronte pulsante, dove presto si estenderà una prateria verdognola, baciando una grinza con amore. I suoi occhi sono come due colpi in canna; belli e letali, nei quali vi riverso tutta la mia gratitudine. - Sei stato molto coraggioso. - Medierò per lui, affinché non venga incarcerato per il reato commesso, ma dentro me ne sento orgogliosa, perché ho compreso che "coraggioso" era davvero quello che avrebbe voluto sentirsi dire. 

- Non andare - sussurra, vincolandomi alla promessa che gli feci dopo la morte di Fried. 

- Tornerò, Zohan, perché il nostro legame è più forte di ogni cosa. - Si rialza con una spinta, guardando il rosso di sbieco. 

- Hai poco da condannarmi tu. Sarei autorizzato a giustiziarti seduta stante. - Distende il collo a mostrargli la cicatrice che gli avevo procurato io, rinnovando un gusto per la violenza fuori dal comune. Non soffre per il setto nasale, né per le botte date e ricevute; lascia colare il naso, incantato dal deflusso di sangue rosso e denso, che rimira sulle sue dita in un secondo momento. 

Farebbe raccapricciare chiunque, meno che me. 

Zohan lo fissa orripilato, facendo sfoggio di un’ultima smorfia prima di vedermi trascinare i piedi fuori dalla porta. 

- La tua parola non conta niente, ma promettimi lo stesso che non ci saranno ripercussioni. - 

- Perchè? Un mezzo ebreo mi ha solo spaccato la faccia - risponde, pettinandomi i capelli doviziosamente. 

- Promettilo! - Mi aggrappo nel punto in cui ha incassato più colpi, spingendo le dita nelle cavità dolenti del costato. Lui si ferma, ridacchiando meschino come al solito. Avverte una certa ostilità, una sorta di vendetta riflessa, diversa dai dissidi infantili dei primi tempi. 

- Che bastarda - commenta, assottigliando gli occhi. 

- Solo il peggio per te. - 

 

 

 

 

Angolo autrice: 

Eccomi qui! Per non farvi attendere troppo, ho deciso di spezzare questo capitolo in due parti, in cui il coprotagonista sarà di nuovo il nostro Malpelo. 

Che cosa succederà nel prossimo capitolo? Via alle speculazioni! 

P.S a titolo informativo, ho deciso di ristrutturare questa storia su Wattpad, dove sto riscrivendo quasi da capo i primi 33/34 capitoli (alcuni gli ho addirittura raggruppati a tre per ottimizzare lo spazio e arricchire ogni singolo capitolo). La storia è postata sul mio profilo: 

@Souvenirdeprimtemps, pubblicata col medesimo titolo. Potrete trovare altre One-shots, tra cui “Schmerz ist für alle gleich” pubblicata anche qui. Naturalmente, posterò i capitoli rivisitati anche su EFP, non appena avrò raggiunto i capitoli che rivedrò meno. Perché dovreste farci un salto? Per vedere i miei capolavori di grafica! No... scherzo, anche se mi ci sono applicata xD. Forse, per scoprire nuovi dettagli su Sara; udite udite, il suo cognome e per rivedere Fried in una nuova veste... povero angioletto. 

 

 

  
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