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Autore: Itachi95    03/06/2020    1 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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16. CAMBIAMENTO
 
«Mira-nee!»
«Mirajane!»
Elfman e Lisanna accorsero ad aiutare la loro sorella che giaceva ancora per terra, la aiutarono a sedersi.
Krono non riusciva a vederla completamente in faccia, teneva una mano posata sulla guancia dove aveva ricevuto il colpo.
“Cosa ho fatto”?
Intanto tutti gli altri membri della gilda gli si erano avvicinati, era circondato.
Gli sguardi che gli venivano rivolti esprimevano tutte le stesse emozioni: rabbia, indignazione, disapprovazione e anche disgusto.
“Perché l’ho fatto”?
«Ora hai davvero esagerato!», Erza strinse le spade che aveva evocato e si preparò ad attaccare, al suo fianco anche Natsu e Gray era pronti allo scontro.
Krono invece era in una sorta di trance, non sentiva niente, le minacce, gli avvertimenti, gli insulti, non riusciva a distogliere lo sguardo da Mira.
“Come ho potuto farlo”? 
Cominciò a respirare affannosamente, gli mancava l’aria, era come se stesse per soffocare, cominciò a farsi largo tra le persone barcollando per raggiungere l’uscita, doveva andarsene da lì.
«Ehiii! Dove credi di andartene!», gli gridò Natsu.
«Master ci permetta di inseguirlo, non può passarla liscia dopo quello che ha fatto», disse Gray a Makarov.
«Gliene abbiamo perdonate troppe! E questo è il risultato! Non possiamo passare sopra anche a questo!», aggiunse Erza.
«Fermi!», la voce di Mirajane scosse tutta la gilda, «ora non possiamo perdere tempo in cose del genere! Stiamo per iniziare una guerra contro Tartaros! Qualsiasi distrazione può essere fatale».
«Ma Mira quello ti ha colpito e anche duramente, un uomo non può comportarsi a quel modo! È solo una bestia. La deve pagare!», gli disse Elfman mentre la aiutava a rialzarsi.
«Io sto bene, credi che basti un colpo del genere a mettermi fuori gioco?», si rivolse verso Makarov, lo sguardo serio e deciso, «master io sto bene, riprendiamo, abbiamo cose più importanti a cui pensare al momento».
Makarov la fissò per qualche secondo poi emise un lungo sospiro, «e va bene, se è quello che vuoi allora lascerò stare anch’io, almeno per il momento, in quanto master non posso passare sopra ad un fatto del genere».
«La ringrazio», gli disse inchinandosi.
Mira si voltò versò l’uscita ma trovò le porte spalancate, Krono era scomparso.
 
Krono correva per le vie della città, non aveva una direzione, correva e basta.
Appena aveva messo piede fuori dalla gilda, gli era bastata una boccata d’aria per scacciare il senso di soffocamento, ma in compenso era comparso un orribile senso di oppressione, era come se un macigno posato sulle sue spalle lo stesse schiacciando. Intorno al lui la vita cittadina era la stessa di sempre: i negozi, i mercanti, la gente che passeggiava per la via chiacchierando o semplicemente affrettandosi per raggiungere la propria meta. Lui li passava a fianco non curandosi minimamente di andare a sbattere con qualcuno o tagliare la strada a qualcun altro; era completamente estraneo a tutto ciò che gli accadeva intorno.
“…che delusione Krono…ti sei rivelato un errore…ci siamo sbagliati sul tuo conto…
…sei una vergogna…stai in gabbia come la bestia che sei…”
Queste parole gli continuarono a rimbombare per la testa durante tutto il tempo.
Quando si fermò non seppe per quanto aveva corso né che strada aveva fatto per giungere fin lì.
Si trovava nel grande parco della città, con al centro il grande albero secolare.
Si incamminò verso l’albero, non c’era quasi nessuno, camminava come uno zombie, barcollando leggermente e lasciando penzolare le braccia ogni passo. Si sedette sotto l’albero e stette lì, immobile sforzandosi di non pensare a niente.
Per la prima volta in vita sua era disgustato da sé stesso: non era stato in grado di prendersi la sua vendetta, aveva visto morire un suo compagno senza essere in grado di fare niente per evitarlo, aveva perso del tutto la ragione comportandosi in maniera scellerata e facendo del male ad una persona innocente. Ripensò a ciò che era avvenuto nella gilda poco prima. Aveva perso del tutto il controllo di sé, aveva cominciato a sparlare di tutto e di tutti, aveva detto cose che pensava ma che si era tenuto sempre dentro e anche cose che non pensava. Mirajane aveva cercato di farlo riprendere e invece la sberla ricevuta non aveva fatto altro che peggiorare ulteriormente la situazione, l’aveva colpita, con una forza e una violenza che avrebbe usato contro un nemico.
Aveva colpito l’unica persona che in gilda si fosse dimostrata sempre gentile e cordiale nei suoi confronti, nonostante quello che aveva detto e fatto.
Come era possibile?
Perché un fatto del genere era successo?
Aveva avuto sempre un ottimo autocontrollo sulle sue emozioni, ma da quando aveva rivisto Malphas era come se qualcosa dentro di lui si fosse liberato.   
“…non bobbiamo cedere alle emozioni mentre combattiamo specialmente quelle negative, altrimenti rischiamo di trasformarci in bestie! È questo quello che vuoi diventare un essere peggiore dei demoni”.
“È dunque così? Mi sto trasformando in una bestia? Una creatura priva di ogni forma di autocontrollo e guidata solo dall’istinto e dal desiderio di uccidere”.
Sapeva che il processo nella maggior parte dei casi era graduale, nella maggior parte dei casi, tuttavia raramente poteva capitare che un devil slayer potesse perdere il controllo solo poche volte per diventare una bestia.
Alzò la testa e chiuse gli occhi.
“A questo punto è meglio se mi tolgo la vita con le mie stesse mani, tanto in queste condizioni non sarò mai in grado di sconfiggere Malphas e non voglio dargli la soddisfazione di uccidermi…gli abitanti della città li possono difendere Erza e gli altri”.
«Krono?».
Il ragazzo riaprì gli occhi di colpo e guardò di fronte a lui.
Mirajane era in piedi a pochi metri da lui che lo fissava con un’espressione triste in volto.
«Mira!?», fu preso da un’ondata di panico.
Cercò di rimettersi in piedi per allontanarsi ma le gambe gli cedettero, provò allora ad indietreggiare ma l’albero dietro di lui lo bloccò.
«Stai calmo», provò a tranquillizzarlo la ragazza.
«No! Perché sei qua!? Non ti avvicinare! Non voglio farti del male!», il cuore gli batteva all’impazzata.
«Sono venuta ad aiutarti».
«E perché dovresti aiutarmi!? Io ti ho fatto del male! Dovresti disprezzarmi».
«Io non ti disprezzo», aveva un tono triste e dispiaciuto.
Krono rimase a fissarla, ma poi notò la sua guancia arrossata e leggermente gonfia, si voltò mettendosi sulle ginocchia e poggiando le mani sull’albero.
«Anf anf anf… sto perdendo il controllo, mi sto trasformando in una bestia, quando vi ho raccontato del mio passato vi ho anche detto cosa ciò significa, devi allontanarti da me il più possibile».
«Cosa hai intenzione di fare?», gli chiese con tono preoccupato.
«Ho intenzione di farla finita».
«Ma sei impazzito?!».
«Eh eh eh, no ma manca poco».
«Quindi anziché affrontare il problema preferisci scegliere la via più facile?!».
«Di fronte a Malphas non riesco a controllare la mia rabbia, perdo il senno, se dovesse succedere ancora potrei trasformarmi in bestia, a quel punto lo stesso Malphas potrebbe decidere di non farmi fuori e usare la mia furia per fare stragi di innocenti. L’ultima cosa che voglio è essere lo strumento di quello là, fare e far del male ad altre persone. Io oggi per la prima volta ho avuto paura della mia oscurità dato che sono stato sconfitto dalla mia incapacità».
«Non posso credere che nonostante tutte le arie che ti davi ti sia ridotto in uno stato così arrendevole».
«Quando un devil slayer si trasforma in bestia è finito e se capisce che sta per succedere non ha altra scelta che togliersi la vita, per fare in modo che la lacrima sia estratta dal suo corpo, dato che una volta che la lacrima è stata innestata il processo è irreversibile mentre si è vivi».
«Non dicevi di essere il più forte tra i tuoi simili?! Anche Rio l’ha detto. Mi sei sembrato sempre un tipo arrogante in grado di superare ogni ostacolo che gli si opponesse davanti. Devi reagire! Sei l’ultimo devil slayer col potere di lacrima rimas…».
«Io non ho alcun diritto di definirmi tale!! Gli ho delusi, ho deluso tutti loro, chi si è fidato di me, chi aveva riposto la propria sicurezza in me! Non sono riuscito a difenderli né tanto meno a vendicarli!».
STUUUD!
Tirò una violentissima testa contro il tronco dell’albero.
«Io non sono altro che un fallimento!».
STUUUD! STUUUUDD!
«Un debole! Un essere inferiore!!».
STUUUD! STUUUDD! STUUUUDD! STUUUUUDD!
«Basta», disse Mira con un filo di voce.
Krono sentì un paio di braccia cingergli il petto e il viso della ragazza appoggiarsi sulla sua schiena. Uno strano formicolio gli attraversò la schiena.
«Fermati», dalla voce sembrava che la ragazza stesse per piangere.
Krono era sconvolto.
Com’era possibile che la stessa persona che poco prima aveva picchiato aveva così a cuore la sua sorte?
Perché si affannava tanto per aiutarlo?
«Perché fai questo?».
«Perché tu hai bisogno di aiuto. Sei rimasto solo per troppo tempo, in balia del tuo stesso odio, è a causa di questo che ora sei così. Perché è così che fa l’odio, si nasconde dentro tutto ciò che ti serve per spingerti ad agire e più rinneghi la sua presenza e più diventa potente finchè non arriva il giorno in cui ti consuma come una fiamma e non ti sei neanche accorto della sua esistenza. Io non riesco a stare ferma a vedere una persona farsi del male, non più almeno».
«Io sono un mostro».
«No questo non è vero!».
«E invece sì! Dopo quella sera lo sono diventato! Ho sacrificato me stesso per la mia missione, la mia stessa vita! Non mi importava quello che facevo, tutto era lecito se poteva servirmi ad avvicinarmi anche un poco al mio obiettivo».
Sospirò.
«Tu non puoi capire, ho combattuto molte battaglie, ucciso, torturato, fatto cose orribili solo per coloro che ho amato e che avrei voluto proteggere! Ero così sconvolto che non volevo pensare, volevo solo far del male a qualcuno!».
Mira allontanò il viso dalla sua schiena e si staccò da lui.
«Forse nonostante ciò tu potrai pensare che questo non basta a fare di me un mostro, che ero solo un povero ragazzo che ha preso la via sbagliata e che si è lasciato trasportare dai sentimenti sbagliati, ma non è tutto… la cosa peggiore è che mentre facevo quello cose orribili io… provavo piacere, si piacere, nel vedere quegli uomini che soffrivano, urlavano e si disperavano o mi chiedevano addirittura di ucciderli… visto Mirajane Strauss, ora penserai anche tu che sono un mostro».
«No, ti sbagli, non lo penso», la risposta fu immediata e decisa.
«Hai fatto cose orribili, ma anziché punirti in questo modo sarebbe meglio che tu continuassi a vivere dedicandoti al prossimo in modo da espiare le tue colpe, toglierti la vita sarebbe troppo facile».
Krono si voltò, la vide appena con la coda dell’occhio attraverso i suoi lunghi capelli, il suo sguardo era immutato: tristezza, compassione ma non disgusto né orrore.
«Beh, dovresti pensarlo, mentre compivo quegli atti non provavo orrore come una persona normale, nemmeno indifferenza come un assassino abituato a compiere tali atti, ma piacere come avrebbe fatto qualsiasi altro demone o mostro».
«Quello che penso è che dentro di te ci sia una parte che chiede aiuto, non penso che tu sia un mostro e scommetto che nessuno in gilda lo pensa nemmeno Erza, penso che tu sia triste e anche solo, sei un uomo disperato a cui mancano le persone che amava e a cui voleva bene».
«Loro si vergognerebbero di me. Ho sbagliato, ho fatto troppi errori, non posso più andare avanti».
«È questo il punto Krono», per un attimo Mirajane sembrò sollevata. Anche se il mondo intero ti dice che hai sbagliato non serve a niente se non lo pensi tu. Che tu abbia sbagliato o meno, non sta a me deciderlo né a nessun altro! Sta a te, Krono! E l’hai appena fatto! Sei tu stesso che pensi di aver sbagliato. Serve coraggio per ammettere i propri errori, specialmente per un tipo orgoglioso come te, perché questo significa negare tutto ciò che sei stato fino ad ora. Se tu sei pentito allora non hai più tempo da perdere qui a piangerti addosso! Oggi finalmente hai guardato in faccia la realtà dopo esserti voltato dall’altra parte per anni! Rimettiti in piedi e cerca un modo per sistemare le cose».
Si alzò e gli porse una mano.
«Permettici di aiutarti, non c’è bisogno che ti crei una nuova famiglia, né che inizi a considerarci tale, ma consideraci semplicemente…».
«No!».
«…compagni».
«No! Basta!».
«…amici».
«Ho detto basta! Io non voglio avere altri legami! Io non posso averceli, io… non voglio soffrire ancora».
«Guardati adesso, è a questo che le tue scelte ti hanno portato. Puoi dire di non stare soffrendo? Quando sei entrato nella gilda ha deciso di mostrarti come persona ingenua e allegra che ama fare scherzi, è questa la prima immagine che ho di te. Non credo che stessi completamente celando la tua vera natura».
«Era un imbroglio per evitare di sembrare troppo sospetto».
«Ne sono convinta ma ci deve essere un motivo per cui ha deciso di passare come persona allegra e non come un tipo serio, composto e asociale».
Krono non sapeva come rispondere. Si girò e tornò a sedersi appoggiando la schiena contro l’albero.
«Instaurare legami con le persone, può portare al dolore è vero ma porta anche felicità, appagamento e tante altre cose. Non credere che i membri di Fairy Tail siano individui di cui ci si possa sbarazzare tanto facilmente».
«Quindi, io d’ora in avanti dovrei mettermi in riga e comportarmi come voi altri come se niente fosse? È questo che mi stai dicendo?».
«No. Le persone possono provare a indicarti la direzione giusta, ma non possono mostrarti la tua via, devi trovarla da solo. Tu cosa vuoi essere, un uomo? Un demone? Entrambi? Se tu che lo devi scegliere».
«…pensi davvero che i tuoi compagni mi perdoneranno dopo quello che ho fatto?».
«Questo non lo so. Dovrai scusarti, ma non sei nella condizione di poterti aspettare il perdono. Il perdono si chiede per peccati veniali. L’unica cosa su cui potrai puntare d’ora in avanti è la redenzione, è quello che farai che verrà esaminato non quello che dirai».
Fece una piccola pausa.
«Ci vorrà un po’ di tempo, ma se hanno perdonato Laxus perdoneranno anche te, per ora non hai fatto niente più di lui. Almeno per quanto riguarda la gilda e i suoi membri».
«Anche Erza?».
Mira tardò un attimo a rispondere, distolse lo sguardo: «beh, ci vorrà un po’ ma anche lei alla fine capirà, spero. Forse è meglio starle alla larga per qualche tempo».
Krono abbasso lo sguardo e sorrise, era come se si fosse tolto un peso, quello sfogo, le parole di Mira, forse a qualcosa erano servite, si sentiva stanco, ma in pace e tranquillo, aveva il pieno controllo di sé.
«Quindi, allora mi dovrò scusare con tutti non appena rimetterò piede nella gilda».
«Ci puoi scommettere e non ammetto discussioni di alcuno tipo, altrimenti ti tirerò un altro ceffone. Dovrai guardarli in faccia a uno a uno e scusarti, inoltre…», si infilò la mano nella scollatura e ne tiro fuori qualcosa.
Krono la guardo spaesato.
«Cosa c’è? Questo vestito non ce le ha le tasche», glielo porse allungando la mano.
Era un elastico nero e circolare. Krono lo prese in mano e se lo rigirò.
«Un elastico per capelli?», la guardò perplesso.
Dall’espressione di Mira sembrava proprio che non avrebbe ammesso obiezioni.
Krono si rimise in piedi e si avviò verso la gilda.
Non seppe spiegarsi il motivo ma avvertiva uno strano senso di soddisfazione, come se avesse trovato qualcosa che cercava da tanto tempo.
«Sai, sei la seconda persona che mi prende a schiaffi».
«Davvero? E per quale ragione l’altra persona ti ha colpito?».
«Per il tuo stesso motivo, stavo dicendo delle cazzate».
Si avviarono per la strada.
“Sento aria di cambiamento, chissà magari d’ora in poi le cose potrebbero andare meglio”.
 
Makarov era intento a riflette sulla situazione attuale.
Erza, Wakaba e Macao erano di fronte a lui, in attesa della sua decisione.
«Grazie a Loki sappiamo le ubicazioni di pressoché tutti i membri del consiglio. Ora dobbiamo solo formare le squadre che provvederanno alla loro protezione».
«Ha già qualche idea master?», gli chiese Erza.
«Ovviamente le squadre dovranno essere equilibrate. Devono essere in grado di difendere gli ex-membri del consiglio quindi dovranno essere in grado di combattere alla pari dei demoni di Tartaros», disse Macao.
«Si ho già qualche idea in mente. Sugger…sbamm!», il rumore della porta che sbatteva lo distrasse, di girò per vedere che era entrato e rimase stupito nel vedere chi era: Krono.
Si era legato i lunghi capelli in una coda di cavallo alta, che gli scendeva giù lungo la schiena. Col volto completamente libero era irriconoscibile, sembrava anche più maturo. All’inizio non lo aveva riconosciuto subito, ma aveva capito chi fosse dai vestiti.
Senza i capelli il marrone scuro dei suoi occhi risaltava sulla carnagione chiara. Dietro di lui c’era Mirajane, che accennava un mezzo sorriso.
Fece qualche passo avanti e nello sbigottimento generale si inginocchiò per terra, poi abbassò il capo fino a toccare con la fronte il pavimento, tanto che la coda gli cadde di lato, si prostrò completamente.
«Quando sei anni fa ho perso tutto, le uniche cose che mi hanno permesso di andare avanti sono stati la rabbia e l’odio verso me stesso, per non aver saputo difendere chi amavo, verso chi mi aveva portato via tutto e il desiderio di vendicarmi. Questi sentimenti covati per quattro lunghi anni uniti alla più totale solitudine mi hanno trasformato in qualcosa che non sono, un essere che è più vicino a un demone che a un essere umano, mentre io devo stare nel mezzo. Mi hanno fatto dimenticare il mio compito che è quello di difendere le persone dai demoni. Sono diventato tutto ciò che la mia famiglia ha sempre disprezzato e nonostante lo sapessi me ne sono infischiato perché non vedevo altro che la mia vendetta».
Tutti nella sala ascoltavano in silenzio senza proferire parola.
«Nella mia pazzia sono arrivato a fare cose orribili. Vi ho detto cose cattive e anche se alcune le pensavo veramente vi chiedo scusa. Voi avete tutto il diritto di avercela con me e se volete potete anche espellermi dalla gilda o denunciarmi. Malphas però starà arrivando, attaccherà la città, lui vuole me e io ho intenzione di affrontarlo. Voglio essere sincero, il mio obiettivo non è la difesa della città o degli abitanti, o meglio non è il mio obiettivo primario. A Malphas non frega nulla degli umani, non acconsentirà mai a cambiare luogo quindi mi adopererò per evacuare la città, non voglio che qualcun altro muoia nella mia battaglia o sia usato come ostaggio dal demone. Io lo combatterò per dimostrare a me stesso che non sarò mai più succube dei miei sentimenti negativi e che posso riuscire a vendicarmi senza perdere la ragione. Se le volete cacciarmi, allora va bene, ma vi prego, vi scongiuro, aspettate il termine della battaglia, vi prometto che gli impedirò di radere al suolo la città e di fare stragi di innocenti, ma permettetemi di combattere col marchio di Fairy Tail addosso».
Makarov era scioccato. Si guardò intorno, si scambio occhiate con molti dei presenti: Macao, Wakaba, Erza, Natsu, Gray, Lucy e altri. Il Krono che si era prostrato di fronte a loro era completamente diverso da quello che era uscito, certo aveva confermato di pensare veramente alcune delle cattiverie che aveva detto, ma già il fatto che un tipo orgoglioso come lui si fosse prostrato in quel modo era una cosa incredibile.
Guardò Mirajane che se ne stava alle spalle di Krono, sorrideva, era di sicuro suo il merito.
«Va bene Krono, sembri davvero pentito di quello che hai fatto, come master della gilda non posso fare altro che accettare le tue scuse, non ti espelleremo dalla gilda, almeno per il momento, ma d’ora in avanti dovrai cambiare atteggiamento».
Krono si tirò su, la lunga coda gli cadde davanti sul petto, lo fissò e poi si inchinò: «la ringrazio master Makarov».
Makarov guardo Erza che ricambiò il suo sguardo ma non disse niente e si allontanò.
«Bene signori! La pausa è finita! Cominciate a prepararvi appena le squadre saranno formate partirete!».
Krono e Mira gli si avvicinarono.
«Squadre? Che cosa avete intenzione di fare?», gli chiese la ragazza.
«Ti metterò al corrente di tutto quanto, anche tu devi partire, in questa situazione c’è bisogno dell’aiuto di tutti».
«Bene io vi lascio alle vostre faccende. Torno di là a sdraiarmi, sono stravolto e devo riposarmi se voglio affrontare Malphas nel pieno delle forze», disse Krono mentre li superava.
Makarov fece per fermalo, doveva essere messo al corrente anche lui della situazione attuale, ma si bloccò nel vedere un segno nero sulla nuca del ragazzo. Il marchio di Fairy Tail.
Decise che per il momento poteva aspettare.
«L’aveva nascosto proprio bene non trova?», Mirajane gli sorrise.
«Hai fatto un bel lavoro con quel ragazzo».
«Era in difficoltà e io l’ho solo aiutato».
«Sei sempre stata brava nel riportare le persone sulla retta via. Comunque, ora è meglio che ti vada a preparare, andrai in missione con Erza».
«Caspita deve essere una missione davvero importante allora».
 
Fu del baccano provenire dall’altra sala a svegliare Krono. Si tirò su e si stiracchiò, non sapeva per quanto tempo avesse dormito, ma ora si sentiva proprio meglio. Sul comodino lì vicino c’era una caraffa d’acqua con un bicchiere, ignorò completamente quest’ultimo e bevve direttamente dalla caraffa, se la scolò. Scese dal letto si infilò gli stivali, i guanti e la lunga giacca. Si sentiva rinato, aveva dormito profondamente, un sonno senza sogni ma tranquillo e rigenerante.
Quando mise piede nella sala capì subito che c’era qualcosa che non andava, l’atmosfera sembrava molto agitata si guardò intorno per cercare Mirajane ma non la vide. Vide però Cana correre nella loro direzione, era agitata, sembrava che qualcosa la preoccupasse.
«Presto trasformatevi tutti in carte!».
“In carte”?
Avverti del potere magico avvolgerlo e quando capì cosa stesse per accadere rilasciò del potere demoniaco per respingerlo. Vide tutte le persone nella gilda trasformarsi in carte.
«Lily, Happy, Charle! Prendete su tutti dobbiamo andarcene!».
«Ma che diamine sta succedendo?!», le chiese.
«Krono? Perché non sei carta? Bah non importa, c’è una bomba nella gilda dobbiamo allontanarci subito, tra poco questo posto salterà in aria!».
«Allora non avete tempo da perdere», si girò per affrettarsi verso l’uscita».
«Che hai intenzione di fare?! Non vieni con noi?».
«Non posso andarmene e lasciare la città, Malphas potrebbe arrivare da un momento all’altro».
«Sono successe diverse cose mentre dormivi, alcuni dei nostri compagni sono stati catturati da quelli di Tartaros, la cui base mobile ora si trova proprio sopra le nostre teste!».
“Base mobile eh? Ecco perché non sono mai riuscito a trovare la sede della gilda e perché non c’era nessuno che sapesse dove fosse”.
«Anche Mirajane è stata catturata!».
Krono si bloccò.
“Mira catturata”?
«Chi ti dice che Malphas non stesse mentendo per tenerti lontano dalla battaglia e che in realtà non sia all’interno della base mobile con gli altri demoni?».
«Ha detto di avere una missione da compiere: sterminare tutti i devil slayer del continente, io sono l’ultimo, non credo che mi abbia mentito. Inoltre, se io me ne vado e lui arriva ha detto che sterminerà tutti gli abitanti della città. Non voglio avere altri morti sulla conoscenza, ne ho già troppi», riprese ad allontanarsi a passo spedito.
«Io ho fatto una promessa a tutti voi! Sono sicuro che non ho bisogno di farvi promettere di riportare Mira a casa sana e salva! Fa parte della vostra famiglia dopotutto! Buona fortuna!».
Schizzò fuori dalla porta e si allontanò appena in tempo.
BOOOOOMMMM!!!
L’esplosione fu molto forte, vide la gilda scomparire nell’esplosione, quando il fumo iniziò ad abbassarsi vide i tre exceed volare nel cielo, verso quello che sembrava un enorme cubo mobile.
“La battaglia sta per avere inizio”.
 
Krono se ne stava seduto su delle macerie, ciò che solo diversi minuti prima era l’edificio della gilda. Guardava il sole che ormai stava tramontando. Il cielo si era tinto dei tipici colori della sera: il cielo che passava dall’arancione intenso in prossimità del sole per poi inscurirsi fino a divenire blu dall’altro lato del cielo, dove la notte avanzava ogni minuto di più.
Si voltò per vedere lo stato della città, o meglio, ciò che ne rimaneva.
Dopo un po’ che gli exceed erano volati verso il cubo mobile la battaglia tra i membri di Fairy Tail e quelli di Tartaros era iniziata. Ad un certo punto, quando ancora l’enorme base mobile della gilda oscura fluttuava sopra i cieli della città era cambiata, si era trasformata completamente, gli era spuntata una bocca e aveva colpito la grande cattedrale di Caldia, l’aveva distrutta e con essa buona parte della città, mentre la parte restante non era in condizioni molto migliori.
Aveva pensato che avrebbe dovuto faticare per convincere gli abitanti della città ad evacuare, ma dopo quello che era avvenuto la città si era svuotata.
Ora Magnolia sembrava una vera e propria città fantasma.
Aveva promesso che avrebbe fatto il possibile per difendere la città ed evitare che venisse distrutta, eppure la città era comunque in rovina.
“La mia promessa era quella di difenderla da Malphas e impedire al demone di distruggerla. Non si era parlato di strani demoni a forma di cubo che ci si sarebbero schiantati sopra. Spero che lo capiscano”.
Un brivido gli attraversò la schiena.
Avvertì una presenza demoniaca in città. Una presenza famigliare.
Si stava avvicinando.
Chiuse gli occhi e alzò la testa.
Ripensò alla sera in cui la sua vita era cambiata drasticamente, la sera in cui ricevette il potere del Demon Lord e in cui perse tutto.
Avverti una leggera brezza accarezzargli il viso.
Fu una sensazione strana, familiare, che gli rievocò anche un po’ di nostalgia.
“Da quanto non sentino più il vento sulla faccia”.
Ripensò alla sua famiglia, ai suoi amici e al suo villaggio e provò brevemente a immaginare se quella sera Malphas e la gilda oscura da lui assoldata non fossero mai arrivati.
“Dopo quella sera ad attendermi ci sarebbero dovuti essere giorni difficili, fatti di lunghe ore passate ad allenarmi sotto la guida di mio padre per imparare a controllare il potere del demone in me. Dopodichè sarei dovuto partire per un viaggio in solitaria, alla scoperta del mondo e a caccia di demoni che facevano soffrire la gente. Sarebbe stata dura ma avrei sempre saputo che a casa, al mio villaggio, c’erano la mia famiglia e i miei amici ad attendermi, a riscaldarmi con il loro affetto. Loro sarebbero dovuti essere la mia luce, ciò che mi avrebbe mantenuto sulla giusta via”.
Tap, tap, tap, tap, tap…
Aprì gli occhi e lo vide camminare lentamente verso di lui.
Malphas si avvicinò. Era nella sua forma umana.
Il fisico muscoloso, la pelle abbronzata, gli occhi blu e il corto mantello di penne nere.
Aveva un ghigno arrogate e sicuro di sé.
«Sei pronto a morire insignificante umano?».
«Va all’inferno demone».
«Khahahah! E da dove credi che io provenga scusa?!».




Note dell’autore
Buonasera a tutti!
Allora, finalmente Krono ha scelto di guardare in faccia la dura realtà e c’è mancato poco che decidesse di farla finita, oppresso com’era dall’umiliazione, dal disgusto verso sé stesso e dal dolore, dopotutto chi è duro a volte tende anche ad essere fragile. Ma come al solito è intervenuta la dolce Mirajane a farlo rinsavire e a fargli capire come è meglio comportarsi d’ora in avanti.
Ho messo mano spesso al dialogo tra i due, volevo dare il più possibile il senso di disperazione e inquietudine di Krono mentre Mira doveva cercare in ogni modo di fargli capire gli errori e cercare di convincerlo a cambiare modo di vivere.
Spero di esserci riuscito.  
Ad ogni modo, vi comunico che se da adesso vi aspettate un cambiamento radicale del personaggio rimarrete delusi. È vero che ora Krono ha (forse?) messo la testa a posto ma non crediate che diverrà un santo, dopotutto ha confermato di pensare davvero ad alcune delle cose che ha detto alla gilda (rimane pur sempre per metà demone) e deve ancora prendersi la sua vendetta.   
Dal prossimo capitolo ci sarà lo scontro con Malphas. Riuscirà Krono a prendersi la sua vendetta e a non perdere il controllo? (forse questa è una domanda un po’ superflua)
La storia non è ancora alle sue battute finali quindi aspettate per vedere.

 
   
 
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