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Autore: V4l3    04/06/2020    3 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Si rigirava per la camera da ormai un'ora buona, dopo aver passato la notte a fissare il soffitto senza riuscire a spegnere i pensieri che le affollavano la mente, indecisa se andare oppure lasciar perdere

–Accidenti a te Liz!- sbottò sedendosi pesantemente sul letto e rigirandosi tra le mani quel foglietto.

Non sapeva davvero cosa fare, da una parte avrebbe preso il primo treno per raggiungere Jason e vedere con i suoi occhi come stesse e potergli parlare della chiacchierata fatta con la Signora Davis, ma dall'altra si dava della sciocca a pensare di andare da lui, oltretutto senza essere stata invitata, piombando a casa della sua famiglia

Scosse la testa scacciando quella pazzia, si alzò di scatto uscendo dalla sua camera, ma si ritrovò a guardare quella porta, proprio davanti la sua; dopo qualche attimo di esitazione decise di avvicinarsi, sapeva che nessuno poteva fermarla, ma si sentì comunque come una ladra, chiedendosi cosa avrebbe pensato e detto Jason, se l'avesse vista. Sapeva di star invadendo la privacy dell'uomo, ma la curiosità quando aveva adocchiato la porta era divampata come un incendio, così dopo essersi convinta, decise di aprirla.

La luce della mattina entrava dalle persiane rotte, ed Alex venne invasa dal profumo dell'uomo che le fece avere il solito tuffo al cuore, con imbarazzo rivide la stanza nella quale aveva dormito la notte che aveva avuto quella crisi alla scoperta delle violenze che la madre subiva e, quel pensiero, le procurò un brivido che le attraversò tutta la schiena; ripensò alla discussione che c'era stata poi con lui e come avesse preso la decisione di andarsene; sospirò a quei ricordi che sembravano lontani anni luce, così concentrò la sua attenzione sul letto disfatto, sui vestiti sparsi ovunque e un sorriso le colorì le labbra. Le mancava tremendamente

Si avvicinò lentamente al comò, quasi con la paura che lui la sorprendesse all'improvviso, posò lo sguardo sulla foto di Jason da giovane con Mike e Jane e, di nuovo, un sorriso le colorì le labbra accarezzando il profilo dell'uomo nell'immagine, chiedendosi cosa stesse facendo in quel momento; poi i suoi occhi si spostarono sulla boccetta di profumo proprio lì accanto e non riuscì a resistere nel prenderla ed inspirare quella fragranza chiudendo gli occhi, avendo la sensazione di poter sentire il calore di Jason lì con lei. Negli ultimi tempi, lui aveva fatto quei gesti che l'avevano sorpresa e scossa, ma che desiderava sempre di più ogni volta che le si avvicinava, come se ne sentisse tremendamente bisogno.

Ripensò al calore della mano di Jason che in quella sera, prima di partire, l'aveva accarezzata procurandole una cascata di brividi, alle labbra che avevano appena sfiorato il suo viso e al vuoto che ora sentiva non avendo la possibilità di stare con lui; sospirando si guardò un po' intorno per poi ricordarsi di quello che aveva notato nel cassetto del comò quando aveva recuperato le aspirine per Jason, così decise di aprirlo e di nuovo vide quei fogli sparsi sotto alcune magliette buttate a casaccio, si morse il labbro non sapendo cosa fare, ma di nuovo la curiosità vinse la sua guerra interiore e, con mano tremante, spostò quel pezzo di stoffa prendendo quella che sembrava una foto.

Quando la girò rimase totalmente senza fiato: ritraeva lei e la madre tanti anni prima.

Si ritrovò ad indietreggiare fino a sedersi sul letto sentendo le gambe diventare molli, non riuscendo a staccare gli occhi da quella foto: sua madre era sdraiata su un lettino prendisole a bordo di una piscina, gli occhiali da sole a coprirle lo sguardo, sorridente, indossava un cappello di paglia bianca e un copricostume fiorato, al suo fianco c'era lei, una ragazzina di 10 anni appena uscita dall'acqua, con un costumino intero verde prato che le metteva in risalto la carnagione chiara, mentre rideva alla telecamera con i braccioli gialli ancora indosso. 

Alex osservò quell'immagine, ricordando che l'aveva scattata Francesca l'estate in cui erano andati al mare tutti insieme e quel senso di smarrimento, di solitudine, l'assalì levandole il respiro; gli occhi diventarono subito umidi, così li chiuse inspirando profondamente e quando li aprì si alzò dal letto per riporre la foto dove l'aveva trovata, ma si accorse di una lettera che sbucava proprio dove aveva preso la foto, riconoscendo la calligrafia della madre nell'indirizzo di Jason riportato sopra; sbuffò sentendo gli occhi farsi di nuovo umidi 

–Non posso- si disse chiudendo il cassetto per andarsene, ma si fermò incerta, scacciando via con la mano una lacrima che le era sfuggita; si girò di scatto e riaprì il cassetto, prendendo la busta e sedendosi sul letto; osservò quella scrittura tondeggiante, ricordandola ancora seduta sul tavolo di casa quando con precisione scriveva qualche ricetta o la lista della spesa, o quando di notte alzandosi, la trovava a scrivere e, ora, sapeva a chi; sbuffò sorridendo mentre altre lacrime le rigarono il viso, decidendo di aprirla per leggerla:

Ciao Jas, sorpresa!

So che ce l'avrai con me perchè sono diversi mesi che non mi faccio sentire, ma a mia discolpa posso dirti che ho avuto davvero tanto da fare da non riuscire a scriverti fino ad oggi.

Ti starai chiedendo come è andata a finire quel lavoro che mi avevano offerto a quel call center, beh, devo ammettere che avevi ragione, era una porcheria! Ho mollato dopo neanche tre giorni e ne sono felice! Ma ho avuto la fortuna di trovare qualcosa che non è poi tanto male: lavoro in un bar, adesso. Non è certo il massimo, ma è vicino casa e la proprietaria è una persona molto gentile, ha capito la mia situazione e mi ha presa a lavorare per lei quando Alex è a scuola, per cui non posso lamentarmi!

Ti mando nella lettera una foto di noi questa estate, siamo state con Francesca al mare, era una promessa che avevamo fatto ad Alex il giorno del suo compleanno: avremmo passato l'estate insieme e così abbiamo fatto! Cresce a vista d'occhio e ogni tanto, quando mi fermo ad osservarla, mi spiazza pensare che abbia già 10 anni! Questo vuol dire che sto invecchiando!

Sai, vedere mia figlia crescere è il regalo più bello, nonostante non fosse stata programmata, è l'unica cosa che mi rende davvero felice e mi fa andare avanti

Tu che combini di bello? Il lavoro? Sei riuscito a risolvere con i tuoi? Scrivimi appena hai un attimo sempre all'indirizzo di Francy.

Mi manchi.

Spero davvero che tu possa ancora ritenermi tua amica, nonostante tutto.

Ora devo lasciarti, è notte fonda, con la precisione sono le 2:07 del mattino, ma volevo parlare un  con te, anche così.

Ti voglio bene

Con Affetto..sempre e per sempre

E.

Alex tirò su con il naso, ripensando a quella giornata, vedere quella foto l'aveva riportata a quei giorni al mare, il bell'hotel dove avevano alloggiato e dove si era divertita a tuffarsi in quella bellissima piscina imparando a nuotare grazie al marito di Francesca; chiuse gli occhi rivivendo ogni attimo e avendo come l'impressione di poter risentire addirittura i profumi di quei giorni fatti di risate e gioia, una felicità che serviva a entrambe, soprattutto a sua madre. Riguardò la foto e non potè non sorridere malinconica, avendo conferma che Jason la conoscesse molto di più di quanto avesse mai immaginato. Richiuse la lettera e la ripose nel cassetto con la foto, si guardò nello specchio del comò asciugandosi le lacrime: aveva bisogno di lui, così l'unica cosa che le sembrò giusto fare fu quella di prendere il suo zaino e andare alla stazione.

*****

Non si sarebbe mai abituato all'odore di medicinali che c'era in ospedale, teneva quel mazzetto di fiori con la mano stretta su quei poveri gambi come una tenaglia, tanta era la tensione che sentiva, ma aveva deciso di passare a salutarla, prima di partire.

Si avviò all'ascensore salutando l'infermiera che aveva imparato a conoscere in quei lunghi giorni di agonia, spesso quella stessa infermiera, si era offerta di andargli a prendere il caffè vedendolo immobile per ore seduto su quelle maledette sedie in plastica, pregando ogni Santo in paradiso perchè facesse il miracolo.

Arrivato al piano, si accorse di dover allentare la presa sui fiori per non rischiare di spezzarli in due, sospirò un paio di volte e si diede coraggio per andare verso la stanza di Jane; la porta come sempre era accostata, così ne approfittò per sbirciare dentro, soprattutto per evitare di incappare ancora in quel pazzo medico, basso e tozzo, convinto che lui fosse il marito.

Appena puntò lo sguardo dentro, i suoi occhi si posarono sulla figura di Jane: era leggermente sollevata, le bende strette alla testa erano state sostituite da garze più leggere, aveva lo sguardo puntato sulla finestra e sembrava assorta in qualche pensiero; alla fine si fece forza e bussò leggermente prima di aprire e mostrarsi.

-Mike!- la voce di Jane gli procurò il solito sfarfallio alla bocca dello stomaco, sorrise avvicinandosi, notando come le ecchimosi sul suo bel viso si stessero piano piano riassorbendo, solo l'occhio sinistro e lo zigomo erano ancora un pò gonfi, il taglio sulla bocca si era per lo più rimarginato

-Ciao, come stai?- le chiese vedendole fare un leggero sorriso e guardare la gamba ancora ingessata

-Insomma, il medico dice che il trauma cranico non da più preoccupazione, ma per il resto ancora mi fa male tutto- ammise -non mi posso muovere per via del bacino che ci sta mettendo parecchio a ristabilirsi, nonostante sia stata una frattura stabile, mentre la gamba è ancora uno schifo- Mike sorrise al tono infastidito che aveva usato, sapendo quanto odiasse stare ferma

-Grazie- la guardò non capendo, ma vedendo i suoi occhi puntare ai fiori che stringeva in mano tossì arrossendo

- Li metto in questo vaso, ok?- e prese al volo il primo vasetto che trovò lì sul tavolinetto

-Rita?- chiese per levarsi da quella situazione, si sentiva come uno scolaretto

-E' a casa, le ho proibito di venire qui e stare senza far nulla tutto il tempo- Mike non trattenne una risata e le si avvicinò di nuovo sedendosi sulla sedia accanto al letto, gli occhi di Jane non lo lasciavano un attimo

-Vorrà starti vicino, mi sembra normale- costatò e la vide sospirare alzando lo sguardo al soffitto

-Lo so, ma non voglio farla stancare, io qui ci sono costretta ancora per un bel pò, ma lei non si deve sentire in obbligo, ha pure i bambini a cui badare- poi si girò di nuovo verso di lui e Mike percepì quello sguardo analizzarlo come ogni volta

-Jas come sta?- gli chiese dopo lunghi istanti di silenzio, Mike fece un'alzata di spalle

-Sta come sempre, è andato dai suoi, te l'ha detto?- e la vide fare un cenno d'assenso con il capo

-E' una settimana ormai che sta giù, pare che il padre non sia stato bene, ma come al solito lo hanno avvertito solo all'ultimo e ora è costretto a stare lì ancora per un pò- spiegò Mike cercando di mantenere un tono calmo, nonostante sentisse fremere ogni muscolo del suo corpo per il solo fatto di poterle parlare come un tempo.

Quella mattina si era svegliato con la voglia di vederla, si era ripromesso di non starle addosso, di darle del tempo anche solo per abituarsi alla sua presenza, ma ormai erano giorni che evitava di andarci, quantomeno fino alla sua camera, perchè in realtà al medico faceva visita un giorno sì e l'altro pure.

-Immagino non sia molto contento- ipotizzò ironica Jane e Mike rise divertito pensando al suo amico e la sua famiglia nuovamente sotto lo stesso tetto.

-E tu?- Mike si rivolse a lei con sguardo curioso per quella domanda

-Io?- chiese vedendola accennare un leggero sorriso

-Come mai sei qui?- gli chiese lasciandolo un pò spaesato da tanta schiettezza, abbassò il capo sotto quello sguardo verde puntato su di lui

-Avevo voglia di vederti, sapere come stavi, in questi giorni ho dovuto sistemare il locale visto che riapriremo tra una decina di giorni, non ho avuto molto tempo- ammise dispiaciuto in una mezza verità

-E?- Mike guardò di nuovo Jane e alla fine sospirò sconfitto

-E sto per andare a trovare i miei- ammise facendola sorridere

-Si direbbe che anche tu, come Jas, stai per andare al patibolo- la battuta di Jane lo fece ridere di gusto

-Ma no, alla fine sono pure contento di andarli a trovare- disse - ma a volte mi sembrano visite dovute e non certo per piacere- sospirò e le sorrise -poi penso a quello che ha passato mio padre con lei e mi convinco che valga la pena andare a trovarli- gli occhi di Jane erano sempre incollati a lui, al suo viso, così si alzò con un leggero imbarazzo e un sorriso timido

-Beh non voglio affliggerti con queste sciocchezze, ci vediamo presto- le disse sfiorandole appena la mano e si girò per raggiungere finalmente la porta

-Non dare la colpa a tua madre se non hai avuto il coraggio di affrontare ciò che è successo tra di noi- la voce di Jane lo fermò sulla soglia. Quella frase sembrò arrivare come un pugno in piena faccia, Mike si tese come una corda, ricordando che Jane aveva sempre avuto la capacità di toccargli quel nervo scoperto che tanto cercava di nascondere, ma che lei vedeva e tirava e scuoteva a piacimento; si girò di scatto a guardarla stringendo la mascella

-Non dire stupidaggini!- ruggì e la vide sorridergli amaramente per poi spostare quei fari verdi di nuovo verso la finestra

-Non commettere gli stessi errori- la sentì sussurrare pacatamente

-Sapevo che non dovevo venire!- sbottò offeso aprendo la porta per andarsene, ma la rabbia lo fece fermare, così ritornò dentro la stanza sbattendo la porta; Jane continuava ad osservare la finestra, per nulla interessata alla sua presenza 

-Sei scorretta!- disse rabbioso tornando verso di lei come una furia-Lo sei sempre stata!- solo allora il volto di Jane con i suoi occhi profondi lo guardarono di nuovo, ma non la lasciò replicare

-E' facile dirlo per te che sembri sempre avere la risposta a tutto, non è vero? Sei sempre stata brava a capire gli altri, a capire me! Ma sei stata una vigliacca proprio come lo sono stato io, Jane! Non hai mai lottato davvero per noi, per me!- Jane a quelle frasi sgranò lo sguardo che intanto le si era riempito di lacrime

-Non ti permettere di..- cercò di parlare ma lui la interruppe

-E' questo che ferisce di più, vero?- la provocò -Sai bene cosa cazzo ho passato quando tu mi hai detto di essere incinta! Sai che inferno avevo a casa! Sapevi tutto da sempre!- sentiva di avere il volto contratto e livido di rabbia così sospirò per ritrovare la calma, un sorriso amaro spuntò sulle sue labbra mentre si ritrovò ad abbassare il capo 

-Ma è stato facile per te, fare in modo che tutto ricadesse su di me- la sentì tirare su con il naso, sapendo di ferirla, la guardò di nuovo sentendo anche i suoi occhi diventare lucidi 

-Io ho sbagliato, ma nelle storie le scelte si fanno comunque in due, Jane- detto questo si girò per andare verso la porta, fermandosi un'ultima volta per vederle le lacrime scivolarle sul viso, mentre fissava il soffitto e la morsa intorno al suo cuore strinse violenta a quella vista; avrebbe voluto scusarsi sapendo che dirgli quelle cose, non era giusto, soprattutto in quella situazione per lo meno, ma non era riuscito a trattenersi, capendo che molte delle cose che si tenevano dentro, avrebbero fatto molto male, quando avrebbero trovato il coraggio di parlare.

****

Arrivò a Londra alle 21.05, la stazione era piuttosto affollata, l'aria era fredda e il cielo prometteva pioggia, così si sbrigò ad andare a prendere un taxi. Alla fine aveva deciso di raggiungerlo, ma non era riuscita a trovare il coraggio per avvertirlo, rispondendo solo a un messaggio di Liz in cui l'aveva informata di essere partita; per il resto aveva fatto tutto senza pensarci, l'unica cosa certa era che voleva vederlo, voleva stare con lui, erano giorni che era partito ma a lei sembrava un'eternità e non ce la faceva più ad aspettarlo, aveva bisogno di lui.

Il tragitto in taxi fu piuttosto lungo, c'era un pò di traffico e l'auto si muoveva lenta, nonostante l'orario, Alex si sentiva impaziente e allo stesso tempo preoccupata del suo gesto che forse avrebbe irritato Jason, sperò con tutto il cuore di non innescare una litigata, si ripromise che le sarebbe bastato vederlo anche solo per cinque minuti, sapere che stesse bene e sarebbe andata via, senza troppe storie.

L'auto si fermò davanti un palazzetto in stile coloniale, con ampie vetrate di colore bianco, tutto in quel quartiere faceva capire di trovarsi in una zona piuttosto benestante, Alex pagò e scese sul marciapiede ad osservare il cancelletto nero, i gradini e il portone scuro dell'entrata; dalle ampie finestre con le tende chiare tirate, filtravano le luci accese, segno che qualcuno era in casa, sospirò sentendosi tremendamente nervosa, si chiese se fosse il caso di chiamare Jason e avvertirlo, la paura di aver fatto una cosa troppo azzardata le attanagliò lo stomaco; forse avrebbe dovuto prendere una stanza vicino alla stazione, chiamarlo per avvertirlo del suo arrivo, così almeno avrebbe capito che tipo di reazione avesse potuto avere e, se la cosa lo avesse fatto davvero arrabbiare, stando vicino alla stazione sarebbe potuta tornare indietro. Sospirò non sapendo bene cosa fare

–Mi scusi? Ha bisogno di aiuto?- Alex si girò verso la voce alle sue spalle, un uomo sui 45 anni con un lungo cappotto scuro la osservava curioso. 

Aveva un bel viso regolare, i capelli leggermente ondulati, scuri così come gli occhi con quello sguardo molto simile a colui che occupava i suoi pensieri

–Oh, no- rispose spostandosi per lasciargli aprire il cancelletto

–Si è per caso persa? E' una turista?- le chiese ancora lui sorridendo, Alex arrossì imbarazzata ripensando al suo primo incontro con Jason, anche lui glielo chiese, ma in un modo totalmente diverso

–No, in realtà cercavo una persona- rispose e il ragazzo si girò a guardarla curioso

–Ecco, cercavo Jason- disse incerta –Jason Parker- il ragazzo assottigliò lo sguardo sorpreso

–E chi saresti?- chiese sorridendole

–Un'amica- rispose di getto notando lo sguardo scettico che lui le rivolse 

–Ma davvero?- il sorriso beffardo sembrava la stesse prendendo in giro -Jason è un pò grande per avere questo tipo di amicizie- le disse tagliente, con un tono che ad Alex non piacque affatto, ma decise di non dargli corda, andando subito al punto

–Lo conosce?- chiese speranzosa, lui la studiò alcuni istanti, il suo sguardo era penetrante e attento, poi sospirò alzando gli occhi al cielo

–Si, lo conosco purtroppo, vieni- le disse lasciando il cancello aperto e iniziando a salire le scale.

Appena aperto il portone lo vide entrare e sfilarsi il cappotto, Alex lo seguì sfuggendo così dal freddo che si stava facendo pungente, ritrovandosi in un ampio ingresso con moquette verde scuro e una scala che saliva verso il piano superiore, sulle pareti c'erano alcune foto e un quadro di una natura morta; una porta sulla sinistra portava in una stanza dove si intravedeva un tavolo di legno e alcune sedie, il ragazzo appoggiò il cappotto su una poltroncina accanto ad uno scrittoio

–Vieni- le disse indicando il salotto mentre lei rimase pietrificata sulla soglia.

La stanza era accogliente, con un bel camino acceso alcuni divani e una bella parete attrezzata a libreria, ma ciò che l'aveva bloccata era Jason, seduto sul divano, di spalle, lo aveva riconosciuto subito

–Jason, c'è un'amica per te- disse l'uomo entrando e andandosi a versare qualcosa dal piano bar accanto al camino

–Will, per favore.. – Jason sembrò spazientito –non mi interessano i tuoi giochetti- aggiunse alzando lo sguardo dal libro che aveva in mano, ma quando incontrò l'occhiata del fratello che sorrideva beffarlo assottigliò lo sguardo, il fratello gli fece un cenno del capo e lui sbuffando si girò rimanendo completamente paralizzato.

Immobile sulla soglia c'era Alex che arrossì appena Jason le posò gli occhi addosso

–C..Ciao- sussurrò abbassando lo sguardo

–Alex?!- Jason si alzò subito dal divano incredulo

–Scusami, ma..- Alex stava per scusarsi, ma venne interrotta dall'abbraccio inatteso che Jason le regalò mozzandole il respiro; si ritrovò completamente avvolta dalle sue braccia, il viso contro il suo petto caldo dove percepì il cuore battere forte, il suo profumo l'avvolse e per un attimo si sentì come se fino a quel momento, in quei giorni di assenza, lei non avesse respirato davvero, ebbe la sensazione che riuscisse di nuovo a vedere i colori, sorrise felice

–Non ci posso credere- le sussurrò, ma era lei a non credere a quell'accoglienza, le era mancato troppo

–Allora è veramente una tua amica- la voce di Will irrigidì Alex che  si allontanò a quel contatto e da Jason che si stranì nel ricordare che lui fosse lì

–Levati quel tono da imbecille- l'uomo rise divertito –lei è Alex- la presentò poi guardò verso di lei –lui è Will mio fratello, l'imbecille- specificò facendo spuntare ad Alex un sorriso divertito

–Ciao, piacere di conoscerti- Will le si avvicinò porgendole la mano che lei strinse

–Era qui fuori, potevi farla entrare, si gela stasera- Jason guardò Alex con un sopracciglio alzato

–Da quanto eri qui?- Alex sentì le sue guance andare a fuoco e abbassò il capo

–Non molto, non ero sicura che fosse questa la casa giusta- mentì

–Tratti così tutte le tue amiche? Le fai cercare come i cani da tartufo?- il tono di Will era piuttosto ironico, Jason lo incenerì con un'occhiataccia

–Will, levati dalle palle, facci questo favore- disse scorbutico facendogli alzare le mani in segno di resa pur continuando a ridacchiare

–Va bene, ho capito- sospirando si sistemò la giacca del completo avviandosi verso la porta

–Scusalo, è davvero un imbecille- Alex guardò verso Jason ridendo e si beò di quello sguardo che tanto le era mancato, aveva la barba come al solito leggera a colorirgli il mento e intorno la bocca che ora era atteggiata ad un sorriso leggero, i suoi occhi più simili al mare profondo

–Ma che ci fai qui?- le chiese mentre la aiutò a levarsi la giacca per farla accomodare

–Sono giorni che non ti sentivo, così..- si sedette sul divano accanto a lui –il pub è chiuso, Liz sta per andare dai suoi e mi ha dato il tuo indirizzo e..-Alex si interruppe sentendo la risata di Jason, bassa, con la sua voce un pò graffiante

–Non c'è bisogno di essere così sulla difensiva- la riprese per poi inclinare leggermente il capo continuando ad osservarla –sono contento che sei venuta- aggiunse piano e Alex sentì il fiato mozzarsi all'altezza del petto 

 –Volevo solo sapere se andava tutto bene- in quel momento lo vide adombrarsi e guardare verso il camino acceso

-Mio padre ha avuto un infarto- disse spiazzandola completamente –per fortuna è stato preso in tempo ed è stato operato subito, sembra sia andato tutto bene, ma il medico dice che dobbiamo vedere come riprende il cuore, ha dovuto subire un intervento piuttosto complicato, i parametri sono buoni, ma ancora non è fuori pericolo- Alex era incredula 

–Non volevo piombare così all'improvviso, ho sbagliato- lui la fissò di nuovo, il suo viso si colorì di un sorriso che gli illuminò gli occhi

–Hai fatto bene, invece- Alex si trovò a guardarlo arrossendo –Stare qui mi fa impazzire, non è il mio posto e con i miei non vado poi così d'accordo, come hai potuto notare- si alzò dal divano avvicinandosi al camino –ma non posso andarmene e, avere te qui, mi fa sentire meno solo- il cuore di Alex si gonfiò di gioia

–Davvero non è un problema?- lui fece un cenno con il capo sorridendole

–Oh.Mio.Dio- sia Alex che Jason vennero sorpresi da una voce, così guardarono verso l'entrata dove una giovane donna dai capelli castani legati in una coda, grandi occhi blu come quelli di Jason li fissava sconvolta

–E' la prima volta che ti vedo fare un'espressione così carina!- disse rivolta a Jason che subito sbuffò spazientito, la ragazza ridendo entrò in salone andando verso Alex.

Bellissima, era la versione femminile di Jason pensò Alex

–Ciao, Will mi ha detto che c'era un'amica di Jason ed ero troppo curiosa- le disse allungando una mano -io sono Megan- Alex si alzò dal divano subito e le strinse la mano

–Alex, piacere- rispose un pò in imbarazzo, la ragazza si avvicinò a Jason dandogli una leggera spinta sul braccio –E così è una tua amica- disse allusiva, Jason serrò la mascella

–Non cominciare anche tu Meg, basta Will- lei rise divertita rivolgendosi ancora ad Alex

–Ma come fai a sopportarlo?- chiese per poi allontanarsi –E'pronta la cena, la mamma sta rientrando- disse uscendo dal salotto

Alex sospirò e guardò Jason sentendosi a disagio –Forse è meglio che vada- soffiò vedendolo rimanere per un attimo sorpreso dalle sue parole per poi arricciare le labbra in un sorrisetto

–E dove avresti in mente di andare?- le chiese curioso incrociando le braccia al petto, Alex lo guardò perplessa –Vado in un hotel, dormo e domani ritorno a casa- rispose ovvia, lui sgranò un attimo lo sguardo per poi scoppiare a ridere divertito scuotendo leggermente la testa con i ciuffi di capelli a ricadergli sulla fronte a coprirgli in parte gli occhi, Alex avvertì il suo cuore scuotersi a quel suono e a quell'immagine

–Pensi che ti lascerò andare via?- le chiese ridendo, lasciandola senza parole mentre le si fece troppo vicino abbassandosi ad un soffio dal viso

–Credo che tu abbia commesso un grosso errore a venire qui- le sussurrò e Alex percepì ogni tratto della sua pelle vibrare sotto quelle parole, sotto quello sguardo provocatore

Il rumore dell porta di casa e la voce di una donna, fecero distanziare Jason verso l'ingresso e Alex ritornò a respirare

-Fa davvero freddo stasera!- una donna entrò all'ingresso togliendosi di dosso il copri abito  dandolo alla cameriera che si era affrettata ad andarle incontro, si voltò verso Jason sorridendogli

–Oh ciao caro- disse porgendogli una mano che Jason prontamente prese

–Mamma devo presentarti una persona- le disse e la donna curiosa si rivolse ad Alex che in quel momento li aveva raggiunti.

La madre di Jason era una donna minuta sui sessant'anni, non troppo alta, i capelli erano biondi leggermente ondulati a contornarle il volto, gli occhi erano blu e brillavano di luce propria, il sorriso era quello di Jason, aveva delle rughe leggere intorno agli occhi da renderla ancora più affascinante

–Mamma, lei è Alex- la donna sembrò sorpresa e la guardò con curiosità porgendole una mano 

–Ciao cara, è un piacere conoscerti sono Margaret - si presentò cordiale e Alex le sorrise stringendole la mano –Il piacere è tutto mio- rispose, la donna si rivolse al figlio

–Mangiate qui, vero?- e subito si allontanò per entrare nella stanza accanto all'entrata che Alex ebbe modo di riconoscere come la sala da pranzo, anch'essa arredata con moquette verde, un grande tavolo di legno con almeno otto posti a sedere, un grande lampadario ad illuminare la sala e due grandi specchi posti alle due pareti lunghe

–Ciao mamma- Megan salutò la madre appena entrata con un leggero bacio

–Come sta papà?- chiese e la donna si avvicinò al tavolo prendendo un bicchiere d'acqua per poi sospirare –Come stamattina, niente di nuovo, ovviamente se ci sono cambiamenti ci chiameranno- spiegò facendo un cenno alla cameriera che subito sparì in quella che Alex dovette immaginare essere la cucina.

La cena stava proseguendo piuttosto tranquillamente, Alex era seduta accanto a Megan con davanti Jason e il fratello Will, la madre a capo tavola

–Parli molto bene l'inglese, Alex, ma non lo sei, vero?- dopo un lungo silenzio fu proprio Will che le rivolse quella domanda, osservandola con un leggero sorriso, sorseggiando il vino rosso

–E' vero, sono Italiana, di Roma- ammise pulendosi la bocca

–Roma?- chiese Megan sorpresa e Alex fece un cenno d'assenso con il capo –Noi abbiamo vissuto a Roma diversi anni, è una città meravigliosa, sono anni che non ci vado- disse ricordando il passato –l'ho amata molto- aggiunse, Jason continuò a mangiare senza alzare lo sguardo dal piatto

-Mi piacerebbe conoscere la storia di voi due- disse Will curioso –Come mai vi conoscete, infondo avete diversi anni di differenza- e il suo viso ironico incrociò lo sguardo di Jason che ora lo fissava severamente, Alex sentì come delle scariche elettriche per quella domanda spinosa

–Perchè vuoi ficcare il naso per forza nella mia vita, Will?- chiese Jason per nulla divertito, il fratello sbuffò voltandosi verso Alex 

–E' così riservato che neanche noi di famiglia sappiamo nulla di lui, è frustrante, non pensi?- chiese fingendosi dispiaciuto

–A dire il vero Will ha ragione, Jason- s'intromise Megan –tu sei sempre così vago nel dirci qualcosa di tuo che non sappiamo nulla, a parte che vivi ancora in quella catapecchia che ogni giorno mi chiedo se per caso non sia crollata, non vieni mai a casa a trovarci e le telefonate si contano sulla mano- sorrise in maniera forzata, il suo sguardo era piuttosto serio –mi sembra normale che vogliamo sapere un pò di più della vostra amicizia, visto che dopo mesi ti sei presentato qui e con lei- aggiunse compiaciuta, Alex trattenne il respiro, non sapeva come comportarsi e percepiva l'elettricità di Jason che fissò la sorella con occhi glaciali

–Forse non mi vedete così spesso perchè non amo la vostra compagnia- rispose tagliente

–Jason!- a quel punto ad intervenire fu la madre, che fulminò prima lui e poi gli altri due figli 

–Queste discussioni, sotto forma di frasi buttate tanto per fare conversazioni le detesto!- disse seria –Inoltre abbiamo un ospite e non è questo il modo in cui vi abbiamo educato!- Alex abbassò lo sguardo a disagio

–Cerchiamo almeno per oggi di lasciar correre le vostre beghe infantili e comportiamoci da adulti!- poi sospirò –Scusali Alex, spesso gli piace battibeccare come vecchie comari- disse in perfetto italiano e Alex la guardò dapprima sorpresa e poi le sorrise divertita 

–Non si preoccupi e complimenti per l'italiano- Margaret rise bevendo un sorso di acqua

–E'molto che non parlo italiano, a volte mi capita di vedere qualche canale televisivo, ma iniziano a sfuggirmi parecchie parole- disse dispiaciuta; da quel momento la conversazione si spostò su chiacchiere più leggere come il parlare dei posti che avevano visitato in Italia e nel mondo, mentre Jason era diventato completamente muto; Alex ascoltò i racconti di Margaret  fino a quando la donna non decise di andare a dormire

–Cara, se vuoi abbiamo una stanza per gli ospiti, mi farebbe piacere se restassi- le disse dolcemente accarezzandole una guancia –Sei di casa Alex, fai come credi- le disse salutandola per poi ritirarsi nella sua stanza al piano superiore, lasciandola nel salotto con Jason

–Mamma è andata a dormire?- chiese Megan entrando e infilandosi la giacca

–Si, tu vai via?- le chiese Jason senza guardarla, lei sospirò 

–Per tua fortuna si- rispose sorridendo per poi salutare Alex –Spero di rivederti Alex- detto questo le diede un leggero bacio su una guancia e uscì di casa

-Hai una bella famiglia- disse osservando Jason intento a rispondere ad alcuni messaggi

–Non sai mentire Alex- le disse senza guardarla ma sorridendo, lei arrossì

–Ma è vero!- lui rise ancora, ma vennero interrotti dall'arrivo di Will anche lui pronto ad andare via

–Bene, vado anche io- disse avvicinandosi al divano dove Alex si alzò per salutarlo

–Spero davvero che rimarrai qui ancora un pò Alex – le disse lasciandola di stucco mentre sorridendole le fece un leggerissimo bacia mano, poi si scambiò un cenno del capo con il fratello e si defilò lasciandola imbambolata, in piedi davanti al caminetto con le guance in fiamme

–Hai intenzione di rimanere così ancora per molto?- il tono sarcastico di Jason la riscosse

–Scusa- rispose imbarazzata e si sedette 

–Mio fratello è un imbecille, credo di averti già avvertita- le disse posando il cellulare sul vicino tavolino –fa le smancerie per attirare l'attenzione e provocarmi- Alex rise piano, pensando che non era tanto sano provocarlo, lei lo sapeva

–Mi dispiace per prima a tavola- le disse lui dopo qualche attimo di silenzio –Non vado molto d'accordo con loro, purtroppo i parenti non si scelgono- Alex fissò il profilo dell'uomo concentrato ora a guardare il fuoco scoppiettante 

–Liz mi ha un pò accennato del tuo rapporto con i tuoi- sperò di non essere considerata troppo invadente -mi ha detto che non è stato facile per te- Jason sospirò e tirò fuori dalla tasca dei jeans il pacchetto di sigarette accendendosene una

–Liz parla troppo- soffiò facendola ridacchiare, anche lui accennò un sorriso prima di prendere un'altra boccata di fumo -Abbiamo visioni della vita parecchio diverse e loro non hanno mai amato le mie scelte e la mia vita- spiegò –sin da bambini sia Will che Meg avevano già chiaro quello che avrebbero fatto, mentre io sapevo solo che non avrei compiuto le loro stesse scelte e quando l'ho detto, mio padre l'ha presa malissimo- sorrise amaramente guardando il fuoco e buttando fuori un pò di fumo 

–Lui era ed è avvocato, un noto diplomatico e voleva che anche i suoi figli intraprendessero una carriera simile, una carriera importante e fu così per i miei fratelli, ma quando toccò a me, io mi rifiutai- sospirò sporgendosi dal divano 

–Litigammo parecchio, qui la vita per me era diventata un incubo, così appena ho avuto la possibilità me ne sono andato e lui, non mi ha mai perdonato e, credo, neanche i miei fratelli- Alex ascoltò le parole di Jason

–Solo mia madre era dalla mia parte, una carriera valeva l'altra, per lei l'importante è che fossimo felici, ma mio padre non ha mai sopportato questo mio affronto- la guardò scandendo bene l'ultima parola –mi disse proprio così quando gli comunicai che me ne sarei andato a studiare all'accademia per scultori- le sorrise in maniera un pò forzata e buttò la sigaretta nel fuoco

–Così i nostri rapporti si sono sempre più freddati e tutti mi vedono come la pecora nera di casa, il più piccolo che vuole fare il ribelle- alzandosi dal divano iniziò ad attizzare il fuoco 

Alex abbassò lo sguardo dispiaciuta, lei una famiglia nel senso più ampio del genere non l'aveva mai avuta, c'era solo la madre e spesso aveva pensato che avere un padre, dei nonni, dei fratelli fosse davvero bello, ma visto questo punto di vista, immaginò che forse era stata molto più felice lei sola con la madre che Jason in casa sua

–Mi dispiace non essermi fatto sentire in questi giorni- la voce di Jason le fece alzare la testa e lo guardò sorpresa, vedendolo imbarazzato –Alex, io non sono bravo con le persone, l'unico che mi sopporta e capisce è Mike, mi dispiace se mi comporto così, immagino di averti fatto preoccupare- disse sorridendo appena –Ti ho lasciato una settimana così, da sola e..-ma lei si alzò di scatto

–Mi mancavi!- lo interruppe ed entrambi rimasero come paralizzati da quelle due parole.

Alex capì di aver detto qualcosa di strano, così abbassò il volto rosso guardando a terra, sentiva la gola secca –Scusami- soffiò a corto di parole; lui la osservò ancora con occhi sgranati, non riusciva a credere che le avesse detto davvero che sentiva la sua mancanza, come sempre lo stupiva perché era riuscita in quello che lui non era stato capace di dire e neanche di fare. 

Le era mancata come l'ossigeno, non passava giorno, ora, minuto senza pensarla, si era ritrovato spesso a pensare di chiamarla, ma poi aveva evitato limitandosi a brevissimi messaggi, anzi negli ultimi giorni aveva evitato anche quelli, per la paura di darle fastidio, sospettando che un suo comportamento troppo assillante potesse crearle disagio, aveva anche evitato di dirle di suo padre per non farla preoccupare, ma era stato come sempre uno stupido.

Senza dire nulla fece un passo verso di lei e la strinse forte al suo petto sentendola prendere un sospiro sorpresa 

–Anche tu mi mancavi terribilmente- Alex sgranò gli occhi e sentì rotolare il suo cuore in qualche parte del suo corpo, i suoi occhi si fecero lucidi, era la prima volta che lui le diceva una cosa del genere e questo la colpì come uno tsunami; rimasero abbracciati per diversi istanti, poi Jason allentò la presa e la fissò negli occhi, Alex rimase come folgorata da quello sguardo talmente intenso da sentirlo dentro di lei, sciogliere ogni sua paura, ogni sua tristezza, sembrava ricoprirla come una coperta calda e avvolgente, come quello che cercava da sempre

-Sono stato uno stupido, perdonami- le disse piano –devi avere pazienza con me, Alex- le sorrise lasciandola a bocca aperta per quelle parole, mentre una mano le si posò sulla guancia

-Imparerò a comportarmi meglio, ad essere sincero con te, avevo pensato di poter risolvere velocemente questa cosa e tornare a casa, ma non è andato come pensavo- Alex scosse piano la testa

-Non ti devi preoccupare, Jason- riuscì a dire –sono io che avrei dovuto pensare prima di agire, ti ho scombussolato tutto venendo qui- lui ampliò il sorriso a quella frase

-Sì, mi hai scombussolato dal primo momento- Alex sgranò lo sguardo sotto quello furbo di Jason che continuò a fissare ogni tratto del suo viso, mentre con delicatezza le stava accarezzando piano il volto, poi lentamente, abbassò la mano dal suo viso

–E' meglio andare a dormire, Alex- le disse sorridendole appena, dandole l'impressione che per una frazione di secondo stesse per fare o dire altro; imbarazzata più che mai si scostò da lui 

–Vieni di sopra ti faccio vedere la tua camera- e si avviò verso le scale, mentre Alex prima di seguirlo, si portò una mano al petto, sentendo il suo cuore come un tamburo, sospirando lo seguì osservando le diverse foto appese alla parete, mentre salì al primo piano dove si apriva un secondo ingresso con diverse porte chiuse 

–Questa prima porta era la camera di mia sorella- spiegò Jason –questa di Will- ed indicò la porta successiva –questa invece è la mia e questa qui subito dopo è la tua- si fermò e Alex osservò le pareti abbellite da quadri, il corridoio piuttosto ampio illuminato da una luce soffusa proveniente da due bellissimi lumi posti all'inizio e alla fine di esso

 –Lì in fondo ci sono uno studio e la camera dei miei genitori- la informò aprendo la porta e accendendo la luce entrò per primo e Alex lo seguì curiosa e imbarazzata allo stesso tempo rimanendo piacevolmente colpita dalla bellezza e grandezza della camera: tutto era bianco candido, tranne per la parete posta dietro il letto di un bel tortora, come le due poltroncine vicino alla finestra e le  ampie tende –E'bellissima- si trovò a dire guardando il bel comò con sopra lo specchio, lui sorrise aprendo una porta

-Questo è il tuo bagno, dentro ci sono gli asciugamani-  lei si trovò a sorridere sbirciando dentro, dove vide un'ampia doccia con un bel mosaico dorato

–Sembra la stanza di una principessa- disse sognante per poi sentire Jason ridere piano 

–Che c'è?- chiese guardandolo e lui scosse la testa per ritornare verso la porta

–Lo stacco rispetto a casa mia è notevole lo ammetto!- lei arrossì e lo guardò 

-Ma quella è casa, non questa- soffiò vedendogli il volto dipingersi di stupore per quella sua frase, e di nuovo lei ebbe la sensazione che stesse per dire o fare qualcosa, ma di nuovo  trattenersi, abbassare il capo scuotendolo appena ampliando le labbra in un sorriso 

-Non ti ripeterò quello che ti ho detto prima- le disse canzonatorio facendola arrossire, poi lo vide sorriderle in maniera furba e provocatoria –E poi dobbiamo parlare di qualcosa di importante o sbaglio?- 

Alex aprì la bocca sorpresa da quella frase, capendo che parlasse della Signora Davis, chiedendosi come poteva averlo saputo e stava per chiederglielo quando  gli venne in mente Mike e rise divertita

–Buona notte principessa- le disse con un bel sorriso prima di sparire dietro la porta. 

Alex rimase in piedi in mezzo alla stanza pensando che per ogni principessa doveva esserci un principe e il pensiero di Jason la fece scoppiare in una risata: un principe decisamente alternativo, ma era colui che avrebbe sempre voluto.

 

  
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