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Autore: FreddyOllow    04/06/2020    0 recensioni
[GTA IV]
[GTA IV][GTA IV][GTA IV]Dopo gli eventi di GTA IV. Niko Bellic sta facendo colazione in una tavola calda, quando due sicari cercano di ucciderlo...
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nove giorni dopo.
Quando Niko tornò nel suo appartamento, vide Roman che parlava al cellulare.
"Sì.. Sono io, Roman Bellic... Siete sicuri? E' Mellorie?" Le lacrime gli rigarono il viso. "Dite sul serio? Lei, lei stai bene..? Ok, arrivo."
"Che succede?" Gli domandò Niko.
Roman lo guardò. Avevo gli occhi iniettati di odio. 
Niko non aveva mai visto quello sguardo su suo cugino. Per un momento ne fu quasi intimorito.
"Mellorie." Disse Roman. "L'hanno trovata."
"Ma è fantastico, Roman." Fece per abbracciarlo, ma suo cugino lo respinse. "Lei sta bene? Dov'è, ora?"
"Andiamo con la tua banshee."
Niko si accigliò. "E' successo qualcosa?"
Roman andò alla porta e si girò. "Allora?"
Victoria, che era sulla soglia della cucina, lanciò un occhiata a Niko. Poi se ne tornò in cucina.
"Ok." Niko prese le chiavi dell'auto dal comodino e lasciò l'appartamento insieme a Roman.

Una volta in macchina, si diressero verso l'ospedale. Il sole era tramontato da un ora e la gente si stava assembrando davanti ai night club. 
Passarono davanti al Maisonette, il night club più famoso di Liberty City. Niko notò un bodyguard davanti alla porta, che cercava di tener fuori le persone ubriache. 
Arrivarono all'ospedale verso le nove e trenta di sera. Quando Niko fece per trovare parcheggio, Roman uscì dalla macchina ancora in movimento. 
"Ehi" Gridò Niko, ma suo cugino si era già incamminato verso l'ospedale.
Una volta lasciata la banshee nel parcheggio dell'ospedale, Niko entrò nell'edificio. C'era molta gente all'entrata: la maggior parte seduti in fondo alla stanza. 
Andò alla reception, dove due infermiere stavano parlando.
"Scusate." Disse Niko. L'infermiere smisero di parlare. "Sapete dirmi in che stanza si trova Mellorie Bardas?"
"Sì, un attimo." L'infermiera pigiò i pulsanti sulla tastiera e scrollò la rotellina del mouse. "Stanza 72." Disse.
"Grazie." Niko si diresse lungo il corridoio, svoltò a destra e continuò per qualche metro. Poi entrò nella camera.
Roman era al capezzale di Mellorie. Aveva la faccia tumefatta e un gesso alla gamba destra. Niko si avvicinò a suo cugino, che stava cercando di reprimere le lacrime.
Quando gli toccò la spalla, Roman si scostò. 
Niko capì che voleva rimanere da solo. Quando fece per uscire, un dottore entrò nella stanza.
Roman si girò a guardarlo. 
Il dottore diede un occhiata alla cartella ai piedi del letto. Poi andò da Mellorie, le aprì le palpebre e fece scorrere una lucetta nei due occhi. Sembravano muoversi e rispondere alla luce.
Roman lo guardava preoccupato, mentre Niko era vicino alla porta.
"Quando si sveglierà?" Gli chiese Roman.
"Non lo so." Rispose il dottore. "Dipende da lei." E andò via.
Niko lo seguì nel corridoio. "Aspettate, dottore."
L'uomo si voltò. 
"Cosa le è successo?"
"E' stata violentata più volte." Gli rispose in tono dispiaciuto. "Ha gravi ematomi su tutto il corpo. L'hanno trovata assiderata a Beechwood City. La polizia ha aperto un indagine."
"Quindi non hanno preso il colpevole?" 
"Che io sappia no. Ora se mi vuole scusare, o altri pazienti." 
Niko ritornò nella stanza da Roman e si sedette vicino alla finestra. Roman teneva le labbra sul dorso della mano di Mellorie. Piangeva in silenzio e se le sue spalle scattavano su e giù per i singhiozzi.
"So cosa vuoi dirmi, Niko." Disse Roman dopo qualche minuto. "Voglio trovare quel figlio di puttana e ucciderlo con le mie mani. Ecco la risposta alla tua domanda."
Niko si alzò, anche se non comprese perché l'aveva fatto. "Lo so, Roman."
"E' tutto quello che hai da dire?"
Niko lo guardò per un attimo. "Cosa vuoi che ti dica? Quello stronzo pagherà per ciò che ha fatto a Mellorie. Lo sistemerò come si deve."
"No, Niko. Non hai capito." Roman si alzò di scatto. "Devo farlo io! Io! Non tu! Tocca a me massacrare quel figlio di puttana. A me!" Si avvicinò a Niko. "A me? Capito?" Il viso di Roman era diventata rosso dalla rabbia.
Niko indietreggiò un poco, quasi intimorito. Non gli sembrava Roman, ma uno squilibrato. "Ok, Ok, Cugino." Alzò le mani in segno di arresa.
Roman tornò a sedersi.

Niko raggiunse il distributore automatico all'entrata dell'ospedale. Prese un caffè-latte e si sedette. La gente era diminuita. Alla reception era seduta una giovane infermiera tutta presa dalla conversazione al cellulare. Niko intuì che stava parlando con qualcuno che le piaceva, visto come ridacchiava ogni tanto.
Quando finì di bere il caffè-latte, Niko gettò il bicchierino nel cestino e tornò da Roman. 
Suo cugino era ancora seduto vicino a Mellorie. 
Niko andò alla finestra per prendere un po' d'aria. Non gli piacevano gli ospedali. Gli mettevano ansia.
"E' stata violentata, Niko." Disse improvvisamente Roman, senza voltarsi.
Niko non rispose.
"E io non ero lì a proteggerla." Fece una lunga pausa. "Se fosse morta..."
"Non lo è, Roman." Rispose Niko. "Ora è qui con te."
Dopo un altro lungo silenzio, Roman si volto e disse: "Ho pensato a Kate. Lei è morta tra le tue braccia."
Niko abbassò lo sguardo sul pavimento. Poi si voltò a guardare il cielo dalla finestra.
"Ora capisco come ti sei sentito... La tua rabbia, il tuo rancore, il tuo odio. Ora capisco, Niko. Ora capisco."

Un'ora dopo Niko uscì fuori dall'ospedale. Jacob lo stava aspettando in macchina, assieme a due ragazzi. Niko lo aveva chiamato, informandolo di ciò che era successo.
"Ehi, Niko" Disse Jacob salutandolo con un abbraccio. "Brutta storia quella di Mellorie. Le donne sono fragili e forti contemporaneamente, mi capisci?" Schioccò la lingua. "Comunque ho sparso la voce. Beechwood City è il nostro quartiere. Chiunque ha fatto questa cosa, è la vergogna della nostra gente. Non possiamo tenere un iena tra i leoni, mi capisci?" Schioccò la lingua.
"Grazie, Jacob. Io e Roman lo apprezziamo molto."
"Roman è ancora dentro?"
"Ci rimarrà finché Mellorie non riprenderà conoscenza."
"Hai avvisato Dwaine?" Chiese Jacob.
"No."
"Dovresti farlo. Dwaine ha molto contatti. Potrebbe aiutarti."
"Grazie del consiglio, Jacob."
Jacob lo abbracciò di nuovo. "Sei un mio fratello, no? Ci copriamo le spalle a vicenda. Un branco di lupi è più forte quando cacciano insieme." Schioccò la lingua. "Ora devo andare. Mi metto a cercare quella carogna nelle strade."
"Ok, Jacob. Tienimi aggiornato."
Jacob entrò nella Marbelle nera, sedendosi sul sedile posteriore destro, mentre i due uomini si misero davanti. Poi Jacob salutò Niko con un mano e l'auto andò via, lasciando una piccola nuvoletta di fumo nero dietro di sé.

Redman arrivò verso le undici di sera. Aveva la faccia stanca e gli occhi rossi. Entrò nella camera e salutò Niko, ma quando fece per salutare Roman, quello non si alzò.
"Sembra che non dormi da giorni, Redman." Disse Niko.
"Infatti è così." Gli rispose. "Ho avuto problemi con i Coreani. Quei bastardi mi hanno rubato una partita di armi."
"Merda. Quando è successo?"
"Questo pomeriggio." Redman si sedette. "Ma non importa. Comunque ho saputo di Mellorie." Guardò Roman. "Mi dispiace molto, Roman." 
Roman non rispose.
"Ho ordinato ai miei di setacciare gli isolati della mia zona. Se è lì, lo troveranno."
"Grazie, Redman." Bisbigliò Roman.
"Non devi." Redman si alzò. "Vado a prendermi un caffè. Ne vuoi uno, Roman?"
"Sto bene così."
"Tu Niko?"
"Vengo con te."
Lasciarono la camera e si diressero al distributore automatico. C'erano due persone in fila: stavano aspettando di prendere qualcosa da lì.
"I Coreani sono con Petrovic?" Chiese Niko a Redman.
"No. Quei fottuti stronzi lavorano da soli."
"Ma come hanno saputo del carico?"
"Non lo so, ma credo ci sia una spia tra i miei. Ultimamente ogni mia spedizione incontra dei problemi. Stavolta sono andati sul sicuro. Hanno uccisi alcuni miei ragazzi e rubato il carico. Sapevano dove e quando colpire."
"Beh, qualcuno ha parlato di certo."
Redman pigiò la casella del caffè sulla tastiera del distributore. "Devo solo scoprire chi è il fottuto giuda."
Poco dopo ritornarono da Roman. Quando Niko fece per sedersi, gli squillò il cellulare. Posò il bicchierino fumante di caffè-latte sul tavolino e rispose.
"Niko." Disse Dwaine. "Ho trovato lo stronzo. I miei uomini l'hanno portato in un palazzo abbandonato."
"Grazie, Dwaine. E' una notizia grandiosa."
Roman si alzò dalla sedia, come se avesse intuito ciò che gli aveva detto Dwaine. "Che succede, Niko?"
"Dwaine ha trovato lo stupratore."
Roman serrò gli occhi minaccioso. "Dov'è?"
"In un palazzo abbandonato, nel quartiere di Dwaine." Poi si rivolse a Dwaine. "Grazie, D. Saremo lì tra venti muniti." E riattaccò.
Quando Niko alzò lo sguardo, vide che Roman stava guardando Mellorie. Era combattuto se restare lì con lei, oppure andare dallo stupratore. Alla fine si girò verso Niko. "Portami da quel figlio di puttana."

Niko e Roman andarono con la Banshee, mentre Redman li seguì con la sua Emperor. Arrivarono mezz'ora dopo e parcheggiarono le auto a ridosso di un albero. Poi si diressero al palazzo abbandonato, che era al centro di un terreno accidentato e tappezzato da arbusti e rocce. Da lì si poteva vedere la luna specchiarsi nel mare sereno di Liberty City. Il suono delle onde infrangersi sugli scogli e l'odore di salsedine pervadere l'aria.
Due ragazzi di Dwaine sedevano su un cumulo di pietre e parlavano tra loro. Quando avvistarono i tre, li guardarono per un attimo e poi tornarono a parlare.
Entrando nel palazzo, Niko teneva d'occhio Roman. Aveva uno sguardo che non gli piaceva affatto. Lo stesso sguardo che aveva visto tra i ribelli nel suo vecchio paese. Uomini crudeli che amavano uccidere e far del male agli altri. Poi cercò di scacciare quei pensieri, in quanto Roman non era come loro. Ma quegli occhi lo confondevano.
S'incamminarono in un piccolo corridoio. Le mura erano puntellate da crepe e piccole fessure, ricoperte parzialmente dalle piante rampicanti che spuntavano da sotto il pavimento dissestato, contorcendosi fino al soffitto mezzo crollato. Qualche topo zampettava veloce lungo i battiscopa. C'era una forte odore di orina e feci. Svoltarono a sinistra, proseguirono per un qualche metro ed entrarono nella stanza alla loro sinistra. Una debole luce illuminava la scala che conduceva allo scantinato. La discesero e si trovarono in una piccola stanza. 
Al centro, un uomo sulla cinquantina era legato a una sedia. Aveva delle occhiaie nere e muoveva freneticamente la testa avanti e indietro, bisbigliando alcune frasi senza senso. Indossava una semplice maglietta strappata in varie punti ed era scalzo, con le piante dei piedi nerissimi dallo sporco. Lungo gli avambracci, c'erano molteplici fori di siringa. 
Dwaine gli stava vicino con le braccia conserte, mentre Jacob fumava dell'erba appoggiato al muro. Un gufo bubbolava fuori dall'edificio, rompendo il silenzio nello scantinato.
Roman si bloccò nel vedere l'uomo. Strinse le mani a mo' di pugno e si fiondò contro. Dwaine fece per fermarlo, ma Roman lo spintonò via. Niko rimase esterrefatto dalla forza di Roman. Dwaine pesava sui 100 chili, tutto muscoli ed era impossibile che Roman fosse capace di spintonarlo via. Eppure lo aveva fatto.
Roman sferrò un pugno in faccia all'uomo, prima di venire bloccato da Jacob, Niko, Redman e Dwaine.
"Fermati!" Gridò Niko. "Fermo!"
Gli occhi di Roman si dilatarono dalla rabbia come una bestia rabbiosa. Cercò di togliersi dalla loro presa, ma fu sopraffatto. Lentamente si calmò e mollarono la presa di poco. Poi Roman scattò in avanti e furono costretti a metterlo di nuovo a terra.
"Fermati un attimo!" Urlò Niko. 
"No!" Gridò Roman con gli occhi arrossati dalle lacrime. "Quel figlio di puttana ha stuprato la mia Mellorie! Deve morire. Lo voglio morto. Morto!" Si dimenò con più forza, riuscendo quasi a liberarsi, ma Dwaine, che era il più forzuto del gruppo, lo tenne fermo con il suo peso.
L'uomo legato alla sedia, iniziò ad alternare pianti e risate. Poi cominciò a dondolare con i piedi.
Roman grugnì dalla rabbia, ma Dwaine lo tenne fermo.
"Ma è un tossico." Disse Niko. 
"E allora?" Disse Jacob. "Chi ti aspettavi?"
"Non so, ma..." Niko indicò l'uomo. "Di certo non uno ridotto così male."
"Lo stai giustificando, Niko?" Gridò Roman dalla rabbia. "Sei il mio fottutissimo cugino! Hai visto cosa ha fatto a Mellorie? Hai visto la sua faccia? Hai visto com'è la ridotta?" Scoppiò a piangere dal nervoso.
Dwaine, Jacob e Redman guardarono Niko, che si voltò verso il tossico.
"Voglio uccidere quel fottuto stronzo!" Urlò Roman. 
Il tossico smise di dondolarsi e li guardò. "Avete della roba, uh?" Disse incespicando. "Metanfetamina? Crack? Eroina? Allora, uh? Avete qualcosa?"
Niko si accorse che l'uomo stava sudando dalla fronte. Era in astinenza. Poi si voltò verso Roman. "Sei sicuro di volerlo fare? Me ne posso occupare io."
Dwaine lasciò andare Roman, che scattò in piedi. Quindi lanciò uno sguardo verso Jacob e gli si avvicinò.
Jacob, che aveva una pistola in una mano, capì le intenzioni di Roman, anche se ormai era palese a tutti.
Roman strappò la pistola dalla sua mano. Poi si diresse verso il tossico, che guardava Roman come se gli dovesse dare una dose.
Roman puntò la pistola alla tempia dell'uomo. Lo guardò per qualche secondo. "Perché? Perché l'hai fatto?" Gridò.
Il tossico lo fissò negli occhi e rise a crepapelle.
Roman serrò la mascella e lo colpì alla tempia con il calcio della pistola.
L'uomo rise ancora di più. "Quella puttana ha gridato quando le ho aperto le gambe. Come gemeva. Dovevi sentirlo! Le piaceva. Oh sì, se le piaceva." Continuò a ridere.
Roman strinse i denti, ma non riusciva a premere il grilletto. Le lacrime gli rigarono il viso.
Niko lo raggiunse alle spalle.
"Lascia fare a me." Gli disse Niko.
Roman serrò gli occhi irato. Poi vedendo il viso sorridente del tossico, fece partire un colpo. Il proiettile si piantò sotto l'occhio destro. Roman spalancò gli occhi incredulo. Fissò la pistola per un attimo. Poi la mano cominciò a tremargli. Niko gli prese la pistola.
Rivoli di sangue scesero dal volto del tossico, la nuca appoggiata sulla spalliera della sedia, gli occhi dilatati a fissare il soffitto
Jacob e Redman si avvicinarono a loro due.
Niko posò una mano sulla spalla di Roman, che sussultò ansioso e si precipitò verso la porta, sparendo tra le scale.
   
 
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