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Autore: Shellcott    05/06/2020    3 recensioni
[Continuazione della storia "Dopo la fine"]
Continua la narrazione dei "19 anni" trascorsi tra la fine della battaglia e quella mattina sul binario nove e tre quarti.
I protagonisti stanno cominciando a lasciarsi i brutti ricordi alle spalle e hanno iniziato con la loro vita dopo la scuola, pur non senza difficoltà e imprevisti. Ma spesso il passato tende a tornare.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO 10: SULLA SCOGLIERA


 

13 aprile 2001

«Mi immaginavo che fare l'Auror sarebbe stato più emozionante, a essere sincero» mormorò Ron mentre sorseggiava una burrobirra seduto insieme ad Harry ad un tavolino del Paiolo Magico.

«Siamo abituati troppo bene, Ron» Rispose l'amico ridendo «Abbiamo passato sei anni a scontrarci con mangiamorte e magia oscura e ora qualsiasi cosa ci capiti ci sembrerà noiosa»

I due ragazzi avevano superato entrambi gli esami di dicembre ed erano stati assegnati a due Auror più anziani per il periodo di affiancamento.

Quella mattina, come tutte le altre nelle ultime tre settimane, erano stati incaricati, sempre sotto la supervisione dei loro partner, di pattugliare le strade di Diagon Alley.

Harry aveva sedato una rissa tra due elfi domestici incaricati dai loro padroni di comprare una zucca. Peccato che al mercato fosse l'ultima rimasta e se l'erano litigata fino a lanciarsi incantesimi e qualsiasi cosa gli capitasse a tiro.

Ron invece aveva dovuto fare una ramanzina ad un ragazzo che era stato beccato a rubare un vasetto contenente una pianta di bubotubero dentro il negozio di Slug & Jiggers.

Ora avevano deciso di fermarsi a pranzo al Paiolo Magico per poi godersi il resto della giornata libera e il weekend alle porte.

«Quindi vai da Hermione oggi?» Chiese Harry addentando il suo panino

«Si, Audrey è riuscita ad organizzarmi una passaporta sia all'andata che al ritorno» Confermò Ron «Ma lei non sa che vado. Le faccio una sorpresa! Tu che programmi hai?»

«C'è la partita delle Harpies»

«Molto probabilmente l'ultima della stagione»

«Dici che non hanno speranze di vincere e arrivare in finale?»

«Il Puddlemere quest'anno sembra imbattibile. A parte per i Cannoni!» Rispose Ron con un po' di orgoglio

«Ma se è l'unica partita che avete vinto!»

«Però contro i primi in classifica!»

«Se il Puddlemere ha perso contro i Cannoni, allora possono sconfiggerlo anche le Harpies»

«Scommettiamo un galeone?»

«Andata!»

Finirono il pranzo poi Harry si alzò e facendo un cenno di saluto a Hannah si rivolse all'amico

«Io vado che ho promesso ad Hagrid di incontrarlo ai Tre Manici di Scopa. Pensavo di andarci con la moto di Sirius»

«Ok Harry tanto ora vado anche io che ho solo un'ora di tempo prima della passaporta»

«Ci vediamo lunedì, salutami Hermione!»

Dopo essere passato da casa per una veloce doccia ed aver cacciato alla rinfusa qualche vestito dentro uno zaino, Ron si diresse verso l'ufficio della cognata.

Audrey lo accompagnò all'Ufficio Passaporte indicandogli in quale stanza sarebbe dovuto entrare.

Meno di cinque minuti dopo si ritrovò dentro il Ministero della Magia italiano. Ormai era abituato a tutti quei maghi che parlavano una lingua sconosciuta e che agitavano le mani mentre discutevano quindi si diresse spedito nell'atrio per poi fiondarsi nel primo camino disponibile.

«Herm?» Chiamò dopo essere spuntato nell'appartamento della ragazza.

Ma l'unico rumore che sentì fu il miagolio lamentoso di Grattastinchi. Il gatto gli si avvicinò e cominciò a strusciarglisi tra le gambe.

«Si, ciao anche a te, ma dov'è Hermione?» Chiese all'animale mentre si aggirava nel piccolo appartamento.

Poi si gettò sul divano.

«Sto parlando con un gatto!» Esclamò alzando gli occhi al cielo.

Non aveva pensato alla possibilità che la ragazza non fosse in casa, ma a ragionarci bene era plausibile. Era pomeriggio di un giorno feriale e probabilmente era ancora al lavoro.

Ron si sgranchì le gambe stendendole sul tappeto e poi ripensò al sogno che aveva fatto due notti prima.

Compariva dal camino di Hermione esattamente come aveva fatto pochi minuti prima, ma sullo stesso divano su cui era sdraiato lui trovava due aitanti uomini mezzi nudi intenti a intrattenere la sua ragazza.

“Meglio non trovare nessuno, che trovare troppa gente!” concluse nella sua testa.

Poi la fatica del pattugliamento della mattina cominciò a farsi sentire e in pochi secondi si addormentò.


 

«Ron!»

Il ragazzo non aveva idea di quanto avesse dormito, ma quando aprì gli occhi ci mise un secondo a svegliarsi: Hermione era sulla porta d'ingresso dell'appartamento e gli stava puntando contro la bacchetta.

«Ehi, abbassa quell'affare!» Biascicò strizzando gli occhi e alzando istintivamente le braccia.

«Stavo per schiantarti! Cosa ci fai qua?» Rispose stizzita lei, infilando la bacchetta nella borsa

«Volevo farti una sorpresa» dichiarò cercando di riattivare la circolazione nelle gambe, addormentate in una posizione non certo comoda.

«Ci sei riuscito, stavo per...»

«Schiantarmi, si lo so l'hai già detto!»

«La prossima volta invia un gufo per avvisarmi!»

«Se ti avvisavo che sorpresa era?»

Hermione lo fissò alzando un sopracciglio con fare severo, poi lasciò cadere la borsa e gli si gettò al collo.

Incominciarono a baciarsi con passione distesi sul divano.

Le mani scorrevano veloci, scavando tra i vestiti e cercando il contatto con la pelle.

Hermione sentì qualche bottone della camicetta saltare mentre Ron cercava di sbottonargliela, ma decise che non era abbastanza importante per far si che staccasse le labbra da quelle del ragazzo.

Quando finalmente lui riuscì a sfilarle la camicia, si alzò, prendendola in braccio e sempre senza separare le loro bocche si diressero verso la camera da letto.

Le gambe di Hermione erano strette intorno alla sua vita e lui la reggeva con una mano sul fondoschiena. La gonna si era alzata e poteva sentire sotto i polpastrelli la pelle calda.

Il resto dei vestiti finì presto sparso sul pavimento intorno al letto.

Infine, dopo aver passato un bel po' di tempo accompagnati dal cigolio del letto che non riusciva a coprire i gemiti, crollarono addormentati, stretti l'uno all'altro.


 

Hermione si risvegliò e fuori dalla finestra c'era meno luce di quanto si aspettasse.

«Che ore sono?» mormorò con la voce impastata di sonno voltandosi verso Ron.

Sapeva che era sveglio. L'aveva sentito muoversi e poteva distinguere chiaramente i rumori del suo stomaco brontolante per la fame.

«Sono quasi le nove» rispose lui, mentre le baciava dolcemente la fronte.

«Abbiamo dormito più di tre ore?» Chiese lei alzandosi di scatto e lasciando scivolare il lenzuolo che la copriva.

«Esatto» rispose Ron avvicinandosi e cominciando a passarle la labbra sulla schiena nuda «E ora siamo pronti per ricominciare»

Hermione chiuse gli occhi rabbrividendo. Non riusciva a resistere ai leggeri baci che le dava sul collo.

Un nuovo brontolio dello stomaco do Ron le fece scappare una risata.

«Hai fame?»

«Un po'» Ammise lui passando le mani sul suo corpo.

«Preparo qualcosa da mangiare, poi riprendiamo il discorso» Propose lei ammiccando

Ron spalancò gli occhi preoccupato.

«E se invece preparassi io la cena?»

«Non ti fidi ancora della mia cucina?»

«Non molto, Herm»

«Bene!» Esclamò lei mettendo il broncio. Lo spinse via sdraiandosi sul letto e ricoprendosi con il lenzuolo «Come credi che sia sopravvissuta qua negli ultimi mesi?»

«Sulla scrivania ci sono centinaia di scontrini di una rosticceria!»

Lei arrossì.

Aveva sempre odiato cucinare. Si perdeva un sacco di tempo ad aspettare. Al tempo stesso, però, odiava non sapere fare qualcosa.

Ron la fissò cercando di capire se la sua rabbia fosse vera.

Poi le si avvicinò dandole un bacio sulla guancia.

«Ti amo anche se non sai cucinare, Herm!»

«Non vale» Rispose lei stizzita

«Cosa?»

«Se sono arrabbiata, non puoi dirmi che mi ami»

Ron rise e cominciò a riempirle la faccia di baci. Alla fine lei cedette e, dimenticata la cena, fecero di nuovo l'amore.


 

14 aprile 2001

«Wow» esclamò Ron spalancando gli occhi.

Erano appena scesi da un treno babbano e davanti a loro si estendeva un'enorme distesa d'acqua.

Hermione per quel giorno aveva organizzato una visita nella riviera ligure.

Una sua collega le aveva parlato di cinque piccoli, ma graziosi borghi che si affacciavano sul mare, creando splendidi scorci insieme alle alte scogliere e alla brulla vegetazione.

Avevano dovuto utilizzare un treno, non conoscendo un luogo al riparo da sguardi indiscreti per materializzarsi.

Percorsero i sentieri che passavano attraverso boschi e scogliere e che collegavano un borgo all'altro.

In ogni paese si fermavano: Ron insisteva per provare ogni tipo di cibo che trovava, mentre Hermione passava da ogni negozietto riempiendo la sua borsa magica di oggetti e souvenir da riportare a casa.

Quando finalmente arrivarono nell'ultimo paesino, era tardo pomeriggio.

Si allontanarono dal centro abitato per salire su una piccola scogliera a picco sul mare.

Il sole stava calando disegnando riflessi colorati sulla superficie dell'acqua ogni tanto interrotti dalla scia di qualche barca che si muoveva lentamente lasciandosi cullare dalle leggere onde.

Si sedettero sull'erba rada. Hermione si accoccolò tra le braccia di Ron ed entrambi si lasciarono rapire dallo spettacolo che la natura stava fornendo.

Il cielo era quasi arancione e il sole sembrava affondare nel mare.

«Se qualcuno, mentre eravamo nella foresta di Dean, mi avesse detto che dopo qualche anno sarei stato qui, abbracciato con te, probabilmente l'avrei fatto internare al San Mungo insieme a Lockhart» Sussurrò Ron all'orecchio della ragazza.

Lei girò la testa e gli appoggiò le labbra contro le sue.

Poi sogghignando rispose

«Anche io, visto che mentre eravamo nella foresta di Dean non ti ho rivolto la parola per dei giorni»

Un lampo di rammarico attraversò gli occhi del ragazzo, poi con un sorriso rassicurante mormorò

«Giuro che non ti abbandonerò mai più»

«Sarà meglio, Ronald!» Ribatté lei prima di dargli un altro bacio.

Si strinsero ancora, osservando il tramonto e i suoi colori.

«Cosa?» Hermione si girò verso il ragazzo sembrandole che avesse detto qualcosa.

Ron diventò rosso.

«Niente» si affrettò a dire tornando con lo sguardo sul sole che scendeva oltre l'orizzonte.

«Dai, cosa hai detto?» lo incalzò lei bonaria

«Niente una cosa stupida»

«Come al solito quindi! Una in più non fa differenza» lo prese in giro.

Ron rimase in silenzio continuando a fissare in avanti e lei si arrese.

Dopo qualche minuto però lo sentì dire

«Ok» e facendola voltare prese fiato e tutto in un colpo disse «Ho detto: sposami»

Hermione spalancò gli occhi e rimase senza parole

«Ecco, vedi? Te l'ho detto che era una cosa stupida» e fece per alzarsi

«Non stupida, inaspettata più che altro» Si affrettò a dire la ragazza cercando di trattenerlo «È solo che io non credo che sia...»

«Non sto dicendo domani eh!» La interruppe «E neanche fra un anno, magari neanche fra dieci»

Hermione rimase con la bocca ancora aperta, bloccata mentre formulava l'ultima frase, non capendo dove volesse andare a parare.

Ron continuò:

«L'ho detto solo perché io sono sicuro che vorrò stare sempre con te. Nella mia vita non potrei mai più fare a meno di tenerti stretta, di risvegliarmi al tuo fianco e neanche dei nostri litigi. Quindi voglio che tu sappia che ho intenzione di sposarti» Concluse sentendosi la testa girare come se fosse ubriaco «Quando tu vorrai, quando credi che sarai e saremo pronti allora ci sposeremo. Tutto qua. Era una cosa stupida»

Hermione lo fissò ancora per qualche secondo, mentre lui cercava di non incrociare i suoi occhi, poi alzò la mano e gli accarezzo una guancia.

«Non è una cosa stupida» Mormorò facendogli girare la testa per guardarla «È la cosa più bella che tu mi abbia mai detto» e lo baciò.

E fu un bacio lento e delicato. Di quelli che durano secoli. Di quelli in cui le mani neanche si muovono.

Di quelli in cui tutto il resto scompare.

Come il sole, ormai adagiato oltre la linea tra il mare e il cielo.


 

18 aprile 2001

Hermione stava compilando quel modulo per la terza volta quando Gwendolyn Sherwood piombo senza bussare nel suo ufficio.

Certo, non è che si potesse proprio definire ufficio: era una stanza di due metri per te colma di scaffali vuoti e al centro era stata posizionata una scrivania. Hermione era certa che prima che arrivasse lei fosse il ripostiglio della donna delle pulizie dato il persistente odore di candeggina e detersivo che le desensibilizzava le narici ogni volta che ci passava più di qualche ora dentro.

«Si, so di essere in ritardo con i moduli delle autorizzazioni per il monitoraggio dei soggetti durante il periodo di luna piena» Si affrettò a dire la ragazza al suo superiore «Entro domani li consegno, a costo di passare la notte qua!»

Da quando Ron se ne era andato, domenica sera, non aveva fatto altro che pensare a quello che le aveva detto.

Era certa che se avesse seguito il suo istinto l'avrebbe sposato l'indomani.

Ma la sua parte razionale, quella predominante, continuava a fare liste di pro e di contro, a ragionare su tutto quello che poteva andare male.

E tutto ciò la distraeva dal lavoro.

«Hermione, tranquilla. Li farò compilare a Stephen» rispose la donna condiscendente e a bassa voce «Ora però devi tornare a Londra»

La ragazza spalancò la bocca cominciando a farsi mille domande. Perché la rimandava a Londra? Non era soddisfatta del suo lavoro?

«Perché? Giuro che mi impegnerò! Negli ultimi giorni ho avuto un po' di stanchezza, ma non può farmi fuori dal progetto solo per questi moduli!» Si era alzata in piedi pronta a battersi per tenersi il suo impiego.

«Hermione, non c'è nulla che non va nel tuo lavoro. Devi tornare a Londra perché è successa un incidente» Fece una pausa guardando la ragazza sbiancare poi continuò cercando di essere la più delicata possibile «Ron Weasley è al San Mungo»



Nota dell'autore: Buongiorno a tutti. Prima di tutto vi chiedo di perdonarmi: dopo questo finale molto sospeso, non so quando pubblicherò il prossimo capitolo. Ne ho solo uno pronto e di solito non pubblico se non ne ho almeno un due o tre. Un po' di hype non fa male, dai! Inoltre ho messo nella storia un piccolo riferimento geografico (ok, non tanto piccolo dato che vi si svolge la scena clou): da qualche parte dovevo ambientarla questa scena e invece di essere generico, ho fatto un omaggio foscoliano alla mia "terra lontana".
Comunque a parte tutto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. È (secondo i miei piani) l'apice della story line tra Ron e Hermione. 
Grazie per le recensioni, spero di pubblicare il prima possibile!
A presto! :)

 

   
 
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