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Autore: Eilanor    05/06/2020    1 recensioni
|STORIA INTERATTIVA| |FANART|
Raccolta di one shots multishiping e create a partire da una fanart inviata dai lettori.
Nessuna ship o fan art è sgradita.
Per partecipare attenersi al regolamento nel primo capitolo.
CAP 1 - scisaac (Photograh)
CAP 2 - sterek (WANTED - Dead or alive )
CAP 3 - sterek (I'll be there for you)
CAP 4 - sciles (Sorry)
CAP 5 - sterek (Oh Darling, what have I done?)
CAP 6 - thiam (People help the people)
CAP 7 - sterek (Poison)
|RICHIESTE APERTE|
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Personaggi – Liam, Theo
Coppia - ///
Rating - verde
Genere – comico, slice of life
Note – Missing moments
Avvertimenti - ///

Dedicata a Roxy Roy, che ha fornito la fanart e attende questa storia da anni.
 
People help the people


Era la cosa più stupida che avesse mai potuto pensare.
Era un completo imbecille.
Un idiota.
Un coglione.

Stava andando a caciarsi nel guaio più grosso della sua vita e lo sapeva, quindi era pure peggio. Fosse stato un fesso o totalmente inconsapevole delle conseguenze forse avrebbe anche potuto perdonarsi, ma invece era un cretino che andava a cercarsi le peggiori rogne in circolazione.
Avevano appena “sistemato” il guaio con quell’assassina della Monroe (ancora a piede libero e in compagnia di un nutrito gruppo di cacciatori) e lui marciava spedito verso la prossima disgrazia, nella forma di pick-up parcheggiato a meno di cinquanta metri.

Aveva perfino mezzo litigato con Scott per quello che c’era in quella macchina; Stiles, neanche a dirlo, aveva dato ragione all’Alpha e gli aveva dato dello stupido e dell’incosciente. Non che avesse torto, questo glielo riconosceva.
L’unica nota positiva di quella videochat era che si erano coalizzati contro di lui e non si erano messi a battibeccare come al solito. Dopo aver provato a convincerlo per un’ora buona e a spiegargli tutti i motivi per cui la sua era una pessima idea, si erano arresi quando gli aveva dato ragione su tutta la linea, ma aveva concluso dicendo che l’avrebbe fatto lo stesso.
A quel punto si erano arresi e si erano giocati la carta “fa come vuoi, ora ci sei tu a Beacon Hills” e “Stavolta non correremo a salvare il tuo culetto peloso”. Non perché si sarebbero rifiutati, ma perché, anche con tutta a buona volontà, se qualcosa fosse andato storto non sarebbero riusciti a raggiungerlo in tempo.

Dopo aver parlato con loro gli ci erano volute un po’ di notti insonni e era stato vicino a rinunciare, ma non voleva arrendersi così e dare ragione a Scott e Stiles. Specialmente a Stiles.
Così ora si trovava in una notte di luna nuova, in mezzo a una nebbiolina che gli stava infradiciando i pantaloni, in un parcheggio a lato della strada, davanti al dannato pick-up.
Stava per fare una cazzata, una grandissima cazzata.

Avrebbe dovuto fare dietrofront, tornare a casa, farsi una bella doccia, mettersi il pigiama e infilarsi nel letto.
Invece bussò al vetro appannato del fuoristrada.

Da dentro arrivarono dei mugolii e delle imprecazioni a mezza voce man mano che chi c’era dentro usciva dal mondo dei sogni. Liam si guardò intorno sperando che nessuno li avesse sentiti, ma tra l’orario e la nebbia non c’era nessuno nei dintorni.

«Mi dispiace agente, me ne vado subi- Liam?»

Il biondo si riscosse e si voltò verso l’auto: la testa di Theo sbucava dal finestrino con ancora il segno del sedile sulla guancia e il ragazzo lo guardava con gli occhi ancora mezzi assonnati; forse credeva di star sognando. Non avevano tempo per quello però.

«Scendi dall’auto»

«Cosa diavolo-»

«Scendi. Dalla. Cazzo. Di. Auto.»

Il castano però lo guardava ancora imbambolato.

«Ora!» insistette alzando appena la voce.

Theo si riscosse e cominciò a fare quello che gli aveva detto, ma lo fissava confuso. Liam intanto continuava a guardarsi intorno e a mettergli fretta, facendogli lasciare tutto in auto. A malapena gli diede il tempo di chiudere il pick-up prima di trascinarselo dietro per una manica.
A quel punto anche il castano aveva cominciato a guardarsi in giro.

Dopo un centinaio di metri lo fece strisciare sotto una siepe e poi riprese a farsi seguire fino a raggiungere l’auto di sua mamma. Non avevano detto una parola per tutto il tragitto.

«Sali» disse accennando alla vettura e cercando le chiavi nelle tasche.

«Liam cosa-»

«Ho detto sali!» ringhiò con gli occhi che brillavano.

Theo era sempre più confuso e preoccupato, forse pure spaventato da lui, ma lo assecondò e salì dal lato del passeggero appena scattò la serratura. Il biondo mise in moto e si diresse verso casa senza nemmeno azzardarsi ad accendere i fanali per diversi metri, fidandosi solo dei suoi occhi di mannaro.

«Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?» chiese a bassa voce il castano dopo quasi un quarto d’ora di silenzio.

Il biondo in tutta risposta gli disse di "chiudere quella cazzo di bocca". Era divorato dall’ansia e non aveva intenzione di distrarsi fino a che non si fosse chiuso la porta di casa alle spalle.
Forse il suo tono era stato più duro e freddo di quello che il ragazzo accanto a lui meritasse, ma non era il momento di farsi venire i sensi di colpa. Ci avrebbe pensato dopo, ora doveva concentrarsi sulla strada e su quello che poteva nascondersi nella nebbia.
Oramai mancavano solo cinque minuti per arrivare a casa, poteva ancora cambiare idea e scaricare Theo a bordo strada, al semaforo che stavano per raggiungere.
Quello era rosso come al solito anche se non c’era nessuno che doveva attraversare e aspettando il verde Liam si trovò a stringere il volante fino a far sbiancare le nocche.

«È per la Monroe?» chiese il ragazzo in un sussurro.

Lo sbirciò con la coda dell’occhio: era seduto rigido contro lo schienale, immobile, ma con gli occhi che scrutavano le ombre e il naso pronto a captare gli odori che entravano dal finestrino appena abbassato.

«È sempre colpa della Monroe» masticò lui in risposta e riprendendo a muoversi.

Parcheggiò accanto all’auto di suo padre e si voltò verso il ragazzo che lo guardava senza sapere cosa aspettarsi.

«Vedi la finestra aperta?» sussurrò con il cuore che martellava nel petto «Entraci e non fare nessun rumore, altrimenti sei morto.»

L’odore del castano stava cambiando rapidamente e la confusione si stava trasformando in paura; strano visto che si trattava di Theo. Ad ogni modo, il ragazzo annuì e appena scesero dall’auto fece quanto gli era stato detto.
Liam rimase a guardare per un paio di secondi poi si diede una scrollata e si preparò a recitare la parte che aveva in mente. Chiuse l’auto, si diede una sistemata ai vestiti e andò ad aprire la porta di casa.

«Liam! Dove sei stato a quest’ora?!»

Sua madre era seduta su divano accanto al suo compagno, smettendo di guardare la replica del TG; stavano dando la notizia di un’altra sparatoria.

«Ero da Mason, co siamo confrontati per il test di biologia»

«E non potevi farlo con skype o chiamandolo?!»

«Sì, sì, potevo, ma se vedo in faccia qualcuno imparo di più» sospirò cercando di sgattaiolare in cucina, ma sua mamma non voleva mollarlo.

«Ma è così tardi! Non-»

«Joan, non preoccuparti. Ormai è a casa e ha quasi diciassette anni, ha la patente e se la sa cavare da solo»

La donna fece un gran sospiro e si voltò verso la TV, mentre il suo patrigno gli faceva l’occhiolino.

«Va’ a dormire Liam, se non sei ben riposato studiare con Mason sarà inutile.»

Il biondo non se lo fece ripetere due volte. Rinunciò alla sua visita al frigo e volò su per le scale mentre i suoi genitori discutevano della notizia al TG e degli attacchi di animali nella zona. Se solo avessero saputo cosa c’era dietro a quelle morti…

Svelto raggiunse la porta della sua camera e se la chiuse alle spalle, cercando Theo con lo sguardo, ma di lui non c’era traccia. Eppure il suo odore si stava già spargendo.

«Sono qui»

La voce del ragazzo lo colse di sorpresa e lo fece voltare. Si era nascosto nell’angolo cieco dietro la porta.

«Liam vuoi dirmi che cazzo succede?» mormorò facendo un passo avanti.

«Succede che in città ci sono delle esecuzioni sommarie, la Monroe è il mandante e io ho fatto una delle cazzate più grandi della mia vita»

Il castano si preoccupò ancora di più.

«Scott lo sa?»

«Sì, Scott lo sa e non è d’accordo, ma non potevo fare altrimenti» si passò un mano sul viso per non doverlo guardare negli occhi «non ha intenzione di aiutarmi» aggiunse a mezza voce.

«Così sei venuto a cercare me» il tono di Theo era amareggiato, e ferito per chi sapeva cogliere le sfumature della voce; Liam non era uno di questi «Sono la tua ultima spiaggia insomma… che hai fatto? Hai ammazzato qualcuno? Devo aiutarti a nascondere un cadavere?» chiese via via più rabbioso.

Il biondo sentiva come le emozioni del ragazzo stessero cambiando e non poteva capacitarsi di come potesse essere così stupido.
Stava per rispondere a tono e digliene di tutti i colori quando sentirono i pasi di sua made sulle scale.

«Vai in bagno!» sibilò indicandogli la porta dall’altro lato della stanza.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e andò dove gli era stato ordinato.

«Liam?» sua mamma era già davanti alla porta della sua camera «Posso entrare?»

“Pensa veloce, svelto! Pensa-pensa-pensa-pensa-pen-”

«Ehm… Uh… Devo…»

“Una scusa. Una qualsiasi scusa. Veloce!”

«Uhmmmno! Sto per entrare in doccia» disse ad alta voce perché lo sentisse anche Theo, poi entrò in bagno; il castano si era appiattito contro l’armadio.

Intanto sua mamma era entrata in camera.

«Prendo solo i vestiti sporchi ed esco»

«Non puoi aspettare?!» ribattè lui occhieggiando il cesto traboccante accanto all’altro ragazzo.

“Nasconditi” sillabò muto e subito Theo aprì l’armadio; peccato fosse a ripiani.

La donna bussò facendo sussultare entrambi.

«Liam avanti, fammi entrare»

«Fammi… fammi almeno entrare in doccia!» esclamò gesticolando a Theo di andare a nascondersi lì. Si trattava solo di una vasca con una tenda, ma poteva essere la loro salvezza.

«Liam! Apri!»

«Un attimo!»

Che cazzo faccio?!Che cazzo faccio?!” gli occhi erano fissi sulla tenda da cui sporgeva alla testa del ragazzo. “Faccio la doccia

Si mise a svestirsi furiosamente e senza togliere il piede che bloccava la porta. Rimasto solo con le mutande addosso, in due passi entrò nella vasca, tirò la tenda e accese l’acqua.

«Sta giù» ordinò a Theo che lo guardava basito «Sta giù cazzo!»

Il castano finalmente si riscosse e si acquattò dal lato opposto al doccino, mentre il biondo mise la testa sotto l’acqua per migliorare la sua bugia.

«Io entro!» disse sua madre dalla camera e subito aprì la porta.

Liam mise la testa gocciolante d’acqua fuori dalla tenda e la fissò ostile.

«Santo cielo, Liam! Quante storie per farmi entrare in bagno» borbottò raccogliendo i vestiti da terra sotto lo sguardo del figlio. «Perché ti comporti così stasera?» indagò prendendo il cesto «Sei nervoso per il test? Ti sei accorto di non essere pronto?»

«Mamma…»

«Perché se è così… se è così puoi stare a casa»

«Mammaaaa!»

«Non è per quello? È per Hayden? Ne vuoi parlare?»

«MAMMA!»

I due rimasero a guardarsi senza dire nulla e il ragazzo si sentiva uno schifo per star trattando così sua madre, ma aveva Theo da nascondere e più tempo stava lì più era facile che lo scoprisse.

«Cosa c’è?»

«Voglio solo fare una doccia e andare a dormire»

«Ma-»

«Esci!»

La donna sospirò e fece una smorfia, per poi uscire offesa. Domani avrebbe dovuto chiederle scusa.

«Quando avrei voglia di parlare sai dove trovarmi. Non sono solo quella che ti lava i vestiti.»

«Mamm-»

Troppo tardi, era già uscita.

Liam chiuse la tenda della doccia con rabbia, furioso con se stesso per non essere riuscito a trovare un modo migliore di gestire la situazione. Spostò gli occhi su Theo, accucciato nulla vasca coi pantaloni ormai bagnati e le ginocchia al petto. Lo guardava in attesa del suo verdetto.
Pensò di tirargli un pugno per sfogarsi e togliergli quell’espressione sorpresa dal viso, ma spinse via quel pensiero; non era colpa sua.
Intanto il ragazzo continuava a fissarlo mettendolo sempre più a disagio: lui era quasi nudo, sotto il getto dell’acqua, l’altro aveva perfino il berretto.

«Non una parola» sibilò stringendo i pugni, una minaccia più che sufficiente visto quanto si spalancarono gli occhi del castano «va’ fuori e lasciami fare la doccia in pace»

Theo ubbidì senza dire una parola e quando richiuse la tenda il biondo si levò finalmente l’indumento fradicio e zittì i pensieri sotto il getto dell’acqua.

Un quarto d’ora dopo si sentì leggermente più rilassato e pulito, poteva affrontare quello che l’aspettava fuori dalla vasca. Solo che non poteva: come scostò la tenda per prendere l’accappatoio si trovò davanti Theo, gocciolante e nascosto nel punto in cui la porta l’avrebbe coperto.
Era teso e confuso, non si azzardava nemmeno ad alzare gli occhi (cosa insolita per uno con il becco di ferro di Theo); sembrava che aspettasse un suo comando per fare qualsiasi cosa.
Liam sbuffò e indossò l’accappatoio per poi avvicinarsi all’omega.

«Puzzi. Lavati e metti i vestiti nell’angolo» disse afferrando la maniglia «Ti presto un cambio» aggiunse uscendo.

Rimase immobile nella sua stanza finchè non sentì il getto del l’acqua e solo allora si azzardò a tirare un sospiro di sollievo. Aprì l’armadio, senza smettere di ascoltare il battito del castano, nemmeno potesse scappare da un momento all’altro. Non ce l’aveva in corpo di fare una cosa simile Theo, glielo aveva letto negli occhi, e in bagno non c’erano finestre, ma lo fece lo stesso.

Indossò il suo pigiama preferito mentre il cuore del castano cominciava a battere più veloce e continuò ad aumentare mentre cercava un cambio per lui. Cominciava a temere che stesse per avere un attacco di panico o che si stesse trasformando per la tensione, ma quello si calmò appena.
Restava la questione di dove farlo dormire. Nel suo letto era fuori discussione e anche qualsiasi posto che fosse in bella vista e, purtroppo per l’omega, comodo. Forse sotto il letto poteva andare bene?

Si chinò a controllare se c’era lo spazio per mettere almeno un materassino vide gatti di polvere che avevano raggiunto le dimensioni di una tigre e decise che non era il posto adatto; con il naso che avevano li avrebbero scoperti per tutti gli starnuti del castano.
Andò quindi a rovistare nella parte bassa dell’armadio, dove teneva tutte le cose smesse; per fortuna avevano la stessa taglia. Una volta che Theo si fosse vestito gli avrebbe potuto dare una mano a trovargli un letto.

Mentre rovistava tra vecchi pantaloni e magliette con l’orlo scucito arrivò l’illuminazione: l’avrebbe fatto dormire nell’armadio.
I tre cassetti alla base erano stati sfondati anni fa e sua madre li aveva trasformati in un cassettone unico che si chiudeva con un pannello, ora fissato con un gancio.

«Liam, dove trovo un asciugamano?»

Il biondo sbuffò nel sentire la porta che si apriva e la voce di Theo, ma svelto afferrò il suo accappatoio e i vestiti che aveva scelto e glieli buttò addosso senza nemmeno guardare.
Tornato all’armadio, cominciò a sostituire i vecchi abiti con coperte e cuscini.

«Che stai facendo?»

Il castano ora era accanto a lui con indosso il suo accappatoio. Liam storse il naso nel vederlo ma non disse nulla; l’avrebbe messo nella roba da lavare e amen.
Quando però lo guardò in faccia sentì lo stomaco annodarsi: ora che lo vedeva pulito e alla luce si notavano le borse sotto gli occhi e le guance più scavate; era normale che le clavicole sporgessero in quel modo?

«Il tuo letto» rispose senza smettere di far vagare gli occhi su di lui «Perché non ti sei vestito?»

«Vorrei un paio di mutande, grazie» rispose quello con una smorfia.

Liam gli lanciò un’occhiataccia e di nuovo fu più che sufficiete a fagli abbassare lo sguardo. Però aveva ragione, si era dimenticato di dargliele. Non era particolarmente felice di dover condividere anche il suoi intimo con lui, ma gliene allungò un paio dicendosi che domani ne avrebbe comprate altre due solo per lui.
Theo le prese e il biondo tornò a preoccuparsi del “letto”, mentre alle sue spalle si sentivano i vestiti essere indossati.

«Quindi vuoi davvero farmi dormire lì dentro?»

«Se non la pianti chiudo anche il pannello» minacciò il biondo, ottenendo di far sospirare l’altro.

«Sai che potevi lasciarmi al mio pick-up se davvero ti sto così tanto sui coglioni? Non c’era bisogno di andare a litigare con Scott se ti pesa così tanto avermi intorno… Potevamo nascondrere il cadavere, mi offrivi una cena extra large al primo fastfood e ognuno per la sua strada...»

Il suo tono era ferito e Liam non poteva biasimarlo, ma non disse nulla e si limitò a fare un cenno verso l’armadio. Il castano entrò e si rannicchiò sulla specie di materasso che aveva creato; non era abbastanza lungo per stendersi, ma gli occhi di Theo cominciarono a sbattere più lentamente quasi subito. Il biondo gli mise addosso l’ultima coperta che aveva tenuto da parte, la sua preferita per guardare i film, quella più morbida, e gliela stese addosso.

«Non devo nascondere nessun cadavere» gli disse per poipassarsi una mano sul viso; cominciava a essere stanco.

«Perché allora stai facendo tutto questo?»

A quella domanda Liam si bloccò sul posto e evitò il suo sguardo. Perché lo stava facendo? Perché ci teneva tanto che Theo fosse al sicuro? Qual era la vera ragione?

«Cosa sta succedendo a Beacon Hills?»

D’improvviso si sentì un cretino. Figurati se Theo poteva pensare che poteva esserci più di un semplice pericolo a fargli fare quella stupidaggine colossale, perfino contro il volere del suo Alpha. Non aveva nemmeno torto d'altra parte, lo stava ospitando per abbassare il rischio che i cacciatori della Monroe gli piantassero una pallottola in testa, ma non avevano nessuna informazione che lo identificasse come target. Era solo uno dei tanti soprannaturali di Beacon Hills, non aveva una taglia sulla testa.

«La Monroe sta riorganizzando le forze» disse a denti stretti «e continua a reclutare nuovi cacciatori. Ora che non può più contare sulla paura causata dall’Anukitè accetta anche persone poco raccomandabili»

«Perché, i cacciatori di prima erano meglio?» chiese con sarcasmo l’altro.

Liam storse il naso «questi sono peggio, sono gente che non dovrebbe avere mai una pistola in mano» sibilò andando a recuperare il cellulare «se non troviamo il modo di fermarla non saranno solo mannari e soprannaturali a rimetterci la pelle. Guarda»

Mise sotto in naso del castano il display dove c’era lo screenshot dell’ultimo tweet di uno delle reclute della Monroe, una delle poche che erano riuscite a identificare. Era un vaneggiamento rivoltante su quale fosse il posto di chi non era bianco.

«Resto più preoccupato per la mia pelle»

La laconica risposta di Theo lo fece incazzare ulteriormente e rimpianse di esserlo andato a prendere. Avrebbe dovuto lasciarlo nel suo pick-up ad arrangiarsi da solo. Andò a buttarsi nel letto masticando amaro e sentendosi tradito: aveva sperato in una sorta di empatia verso chi era nella sua stessa situazione o rischiava di esserlo, ma Theo sembrava essere tornato il vecchio stronzo egocentrico; gli importava solo di se stesso.

«Quindi che succede ora?»

«Succede che spengo la luce e dormo. Se mi svegli ti butto fuori a calci, Monroe o meno.»

Poi premette l’interruttore e nella stanza calarono il buio e il silenzio.
~♦~

Era già passata una settimana da quando Liam l’aveva trascinato a casa sua e non li avevano ancora scoperti.
La cosa aveva dell’incredibile, solo la notte prima avevano rischiato di mandare tutto all’aria almeno tre volte. Tutta colpa del beta che continuava ad alzare la voce quando le sue domande lo innervosivano.

In realtà però non sapeva perché tra tutti e due avessero così paura di essere scoperti, la cosa peggiore che poteva succedere a lui era essere buttato fuori di casa e a Liam di ricevere una lavata di capo. Sarebbe stato facile mentire dicendo di essere entrato dalla finestra solo quella sera.
Nel peggiore dei caso avrebbero potuto chiamare la polizia.

Almeno si era divertito a vedere il ragazzo destreggiarsi tra scuse improbabili e balle colossali, non capiva come i suoi potessero cascarci. Sua madre probabilmente pensava che avesse il verme solitario o che si facesse delle canne visto la quantità di cibo che portava in camera (non che lui si lamentasse, erano settimane che non riusciva a fare un pasto decente o solo sentirsi sazio), mentre il suo patrigno bussava una o due volte al giorno per sapere se andava tutto bene, specie dopo i raid in cucina. Liam diventava pallido come un lenzuolo e si affrettava a rispondere, mentre lui si nascondeva in bagno e stava ben attento a riempirsi la bocca per non avere la minima tentazione di aprirla.

Si era poi accorto che stava zitto per tutta la giornata intera, non sentiva nemmeno il bisogno di parlare. Non lo faceva apposta, ma tra la necessità di non farsi scoprire e la normalità di essere sempre solo si dimenticava di dare voce ai suoi pensieri. Perfino quando era Liam a rivolgergli la parola le prime risposte erano solo versi o un monosillabo. Perfino lui cominciava ad abituarsi al suo mutismo.

Era rilassante stare in stanza con lui ora, si era aspettato che il suo silenzio lo innervosisse ma al contrario sembrava rilassarlo. Poi finiva per imprecare a denti stretti quando si muoveva perché probabilmente era così silenzioso che si dimenticava che il castano fosse lì con lui. 
Forse era anche colpa degli esami ad essere onesti; era surreale vederlo concentrato sui libri. Adesso, per esempio, era steso sul letto a studiare per un test, forse chimica, mentre lui si era seduto a terra e appoggiato con la schiena al letto, godendosi il silenzio.

Artista: sconosciuto


«Liam, dobbiamo parlare»

La madre del ragazzo era sulla soglia a braccia conserte che spostava lo sguardo ora sul figlio ora su Theo; loro due la guardavano impietriti.
Erano fottuti.

Non c’era rumore che le loro orecchie non sentissero, com’era possibile che fosse riuscita a coglierli di sorpresa?

«Mamma. Posso spiegare» ribattè svelto il ragazzo saltando in piedi.

«Sarà meglio» rispose la donna senza muoversi e senza spostare gli occhi dal figlio, che palesemente non aveva idea di cosa spiegare.

«Lui… lui mi dà una mano per chimica.» riuscì a tirare fuori «io non capisco nulla di chimica, lo sai-»

«Oh, Liam non prendermi in giro!» sbottò lei «So che vive qui!»

I due si scambiarono un’occhiata, allibiti. Theo non si era ancora mosso.

«Come-»

«Ti compro e ti lavo i vestiti, li conosco a memoria. Questa» disse facendogli vedere la felpa con cui il castano era arrivato una settimana prima «questa non è tua. Hayden non ti ha mai regalato vestiti. E se non fosse bastato questo, c’è la mole di cibo che ti porti in camera agli orari più improbabili. Quindi ora voglio sapere cosa-»

«È scappato di casa!»

Il grido di Liam la interruppe e tutti si voltarono verso di lui allibiti. Theo non sapeva che fare o cosa dire, non avevano mai concordato una versione, così poteva solo fidarsi del biondo. Il problema era che sapeva che nemmeno lui aveva idea di cosa dire ora.

«È scappato di casa perché i suoi lo picchiavano. Non voleva più stare con loro così è scappato.» aggiunse peggiorando ulteriormente la loro situazione.

«E perché è venuto a casa nostra invece che andare alla polizia?!»

«Perché era spaventato!» improvvisò il ragazzo gesticolando «È andato nell’unico posto in cui si sentiva al sicuro!»  

«Quindi lo conosci?!»

I due si guardarono di nuovo a corto di idee. Erano nella merda, stava andando tutto a puttane.

«Ci… ci siamo conosciuti a scuola» azzardò Theo con gli occhi fissi in quelli di Liam.

«Sì, a scuola…» confermò il ragazzo a mezza voce valutando le possibilità «Ci siamo conosciuti a scuola»

«Ma non è della tua classe, li conosco tutti i tuoi compagni»

«Lui era- lui era-»

«Ero in classe con Stiles e Scott» s’intromise il castano «ci siamo incontrati sul campo di lacrosse»

«Come giocatore?» chiese sospettosa la donna, ma Theo si affrettò a scuotere la testa.

«No, sugli spalti a tifare.» rispose «Quando finivano le partite andavo a parlare con Scott e Stiles e ho incontrato Liam.»

«E perché non ti ho visto alla cerimonia di diploma?»

Theo a quel punto poteva vedere le maledizioni a danno del comitato dei genitori sulla fronte di Liam; probabilmente malediceva il giorno che sua madre aveva deciso di partecipare.

«Si è trasferito» masticò «i suoi si erano accorti che qualcuno aveva notato i lividi e si sono trasferiti prima che qualcuno potesse denunciarli.»

La madre di Liam non disse altro, ma rimase a guardarli a braccia incrociate. Era una donna dai capelli biondi, minuta al punto che non capiva come Liam potesse essere suo figlio, ma faceva molta più paura dei cacciatori della Monroe ora.

«Non buttarlo fuori mamma, ti prego»

Gli occhi della donna si spostarono sul figlio.

«Mamma, ti prego, non buttarlo fuori» insistette lui «Se torna là fuori è spacciato, ha passato due mesi a dormire in un pick-up, i suoi lo stanno cercando, forse anche la polizia, e se ritorna da loro è spacciato! Lo ammazzeranno di botte!»

Non una parola però usciva dalla bocca della madre di Liam.

«Avanti! Vuoi davvero averlo sulla coscienza?! Vuoi davvero mandarlo a morire?!»

Il ragazzo aveva alzato il tono, ma il viso della donna era come scolpito nella pietra. Theo era certo che sarebbe finito in strada e ora che sapeva che ad aspettarlo c’erano i cacciatori della Monroe era l’ultimo posto dove voleva essere. Era terrorizzato da quella possibilità al punto da avere le mani gelate.

«Vuoi davvero buttare in strada l’unica ragione per cui non stato bocciato in chimica e letteratura?!» Liam era passato a elencare i meriti scolastici che non aveva, era alle ultime cartucce e la strada era sempre più vicina. Sua madre continuava a stare zitta.

«Quindi vuoi davvero farlo?» incalzò il ragazzo con le guance rosse e gli occhi accesi; puzzava di paura e l’unica cosa che voleva fare Theo era aprire la finestra per disperdere l’odore, ma invece rimase accanto a lui ad ascoltare il suo cuore martellargli nel petto.

La donna continuava a tacere e scrutarli con i suoi occhi azzurri. Liam si voltò appena verso di lui con lo sguardo di un disperato e gli prese la mano, tremando.

«Vuoi-»

«Va bene, può restare!» sbottò la donna alzando le mani «Mi avevi già convinto dieci minuti fa» sbuffò lanciando la felpa a Theo.

«Avresti potuto avvisarmi subito che c’era un tuo amico a casa» urlò dal corridoio insieme a un’altra serie di cose che nessuno dei due stava ascoltando.

Liam si voltò di nuovo verso di lui con gli occhi enormi e le guance rosso pomodoro.

«Cos’è quella faccia?» chiese con un risolino nervosi il castano, sentendo le sue guance scaldarsi a loro volta «Stavi per giocarti la carta del fidanzato?» scherzò dondolando la mano che ancora stringeva quella del biondo; la sua stretta non si era ancora allentata.

«Ero pronto a baciarti!» sussurrò facendo diventare paonazzi entrambi.







Angolo Autrice
Hello, tortellini ♥
Ogni tanto risorgo e porto con me storie. (Sto mentendo ovviamente, ho pubblicato questa OS perchè era pronta da mesi.) (E perchè sto cercando di ritrovare l'ispirazione per la storia principale, ma è difficile senza interazioni con i lettori...)
Ringrazio infinitamente 
Roxy Roy per aver fornito la fanart e spero che la storia sia valsa l'attesa.
A presto. (spero ^^')
   
 
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