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Autore: MissOphelia    06/06/2020    0 recensioni
[AN HARRY POTTER SPIN-OFF]
Tutto cambia, niente muore.
«Di fronte al vero amore dobbiamo essere nudi, cioè sinceri ed autentici, pronti a donarci interamente, affinchè riesca ad emergere la parte migliore di noi.» fece una breve pausa, avvicinandosi ad Helen e fissandola dritta negli occhi.
«Al tempo stesso la decisione di abbandonarci all'Amore richiede sempre una scelta da parte nostra, la scelta di non cedere alla paura, ma seguire ció che il nostro cuore realmente desidera. Dunque, solo attraverso una scelta coraggiosa, giunge la possibilità dell'Unione».
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Passati diversi minuti, il signor Clark condusse loro a Stoatschead hill. Si trattó di una camminata piuttosto faticosa, in salita, ma quando Helen scorse da lontano una vecchia scarpa malridotta, capì fossero arrivati, quella era senza dubbio la passaporta.

Jacob camminava di fianco ad Adeline, chiedendole qualcosa ogni tanto. Helen, invece, muoveva meccanicamente gli arti, con il pensiero rivolto a quanto accaduto prima. Si prospettava una bellissima giornata.

Quando fu ora, afferrarono tutti la passaporta, che con un vorticoso movimento, e un forte strattone, li condusse a destinazione.

Jacob ed il signor Clark atterrarono in piedi, mentre le due ragazze rotolarono poco lontano.

Quando Helen si fu rimessa in piedi, spolverandosi i vestiti, non potè credere ai suoi occhi: una vasta distesa, tappezzata di tende da campeggio.

«Questa era quella delle sette e venticinque» proferì qualcuno. Helen notó si trattasse di un uomo che in mano teneva una lunga lista.

Suo padre gli pose la scarpa che avevano usato, dandogli il buongiorno, l'uomo, che pareva scocciato, la gettó di fianco, in una mischia di passaporte usate.

«Clark...Clark... primo campeggio, vi riferirete al signor Robert»

«Grazie Basil... buona giornata allora!» lo salutó il signor Clark.

Di lì a poco furono giunti a destinazione.

Il signor Roberts sembrava piuttosto confusi da quella grande calca di gente, ma ebbe cura di consegnargli una mappa del campeggio, spiegargli la loro esatta posizione, dicendo: «Siete accanto ad una famiglia di persone con capelli rossi, non potete sbagliare!» rise il babbano, continuó sbagliando pronuncia: «Weezly, se non erro».

Helen constató quanto i Weasley fossero inconfondibili.

Un uomo, appena sopraggiunto lo oblivió. Gli occhi del signor Roberts divennero vacui e, dopo ció, riscosse il pagamento da Jacob, che aveva maggiore dimestichezza con quegli strani soldi babbani.

Quando ebbero raggiunto la posizione esatta, accanto alla tenda dei Weasley, montarono le loro due con qualche difficoltà, ma con l'aiuto di Arthur, che non aveva assolutamente voluto usare la magia.

Poi Adeline ed Helen posarono le loro cose all'interno. Si trattava di una tenda abbastanza spaziosa, all'interno era come un monolocale, con un piccolo bagno, due modesti letti ed un tavolo; sarebbe senz'altro bastato per una notte.

Fu dopo poco essersi ricongiunte ai gemelli, che le due amiche si lanciarono all'esplorazione del campeggio.

La vasta pianura brulicava di persone, maghi e non.

C'erano ex alunni di Hogwarts, tra i quali Helen riconobbe il vecchio capitano dei grifondoro, studenti da scuole straniere, che parlavano con uno strano accento francese, e bambini, ignari della magia, che si inseguivano da una parte all'altra.

Fred e George, che lavoravano da un po' a degli articoli alquanto bizzarri, si vantavano di una della loro ultime invenzioni: la bacchetta trabocchetto.

Una bacchetta finta, che fosse in grado di urlare e tramutarsi in un pollo di gomma; Adeline non la smise di ridere da quando l'ebbe vista.

Doveva ammetterlo, i suoi due migliori amici vantavano un certo genio, e altrettanta determinazione.

 

Poco prima di pranzo, sopraggiunsero anche i tre maggiori dei Weasley. 

Percy aveva la sua solita aria altezzosa, di chi avesse troppo da fare, inoltre andava alla ricerca di importanti funzionari.

Bill era emozionato alquanto.

Charlie indossava una maglietta con i colori della squadra irlandese. Sebbene avesse provato imbarazzo, avrebbe voluto rivederlo a petto nudo, con le linee dei muscoli che sembravano tracciare strade e sentieri.

Durante il primo pomeriggio, si recarono tutti a fare un giro tra gli stand dei gadget di tifoseria.

Fred e George avevano precedentemente comprato qualcosa Diagon Alley, ma Helen li vide smaniosi.

Tuttavia non avrebbero potuto prendere altro, dal momento che, non essendoci Molly, avevano scommesso contro Ludo Bagman sulla vittoria dell'Irlanda, e la cattura del boccino da parte dell'avvenente Krum.

Trovarono comunque modo di divertirsi, tormentando Percy, come loro solito, e cacciandosi in molti affari. 

Dissero di aver sentito che quell'anno ad Hogwarts sarebbe successo qualcosa di importante, ma non seppero dire altro. Adeline ed Helen non ci avevano creduto, dal momento che erano soliti scherzare in quel modo.

Charlie compró una bella coccarda verde, che, notó Helen, contrastava il colore fulvo dei suoi capelli.

Passandole accanto le aveva sfiorato una mano, facendola rabbrividire.

Non appena furono tornati alle tende, un grosso GONG annunció l'inizio della partita, così, acchitatati dei loro gadget, tutti si diressero allo stadio.

Si creó una grande calca, ed Helen fece fatica a non perdere di vista il signor Weasley e suo padre, che avevano i biglietti per assistere al match.

Dopo che ebbero superato i controllori, Helen si guardó intorno, cominciando la risalita verso la tribuna, che si trovava molto in alto.

Il signor Weasley stava spiegando qualcosa sullo stadio, sul tempo impiegato a ergerlo e sugli incantesimi antibabbani praticati su esso.

La ragazza teneva un orecchio teso verso quella spiegazione, mentre si impegnava a salire le scale senza inciampare in qualcuno, o nei tappeti viola che adornavano i gradini.

Volgendo lo sguardo verso l'immenso campo illuminato, Helen si sentì mancare. Erano davvero in alto, e trovarsi insieme ad una moltitudine di maghi, riuniti lì con lo stesso ardore, era piuttosto suggestivo. C'erano cori, sventolii di bandiere, ed un enorme cartellone pubblicitario che ritraeva messaggi differente ogni istante, da "BLUEBOTTLE: UNA SCOPA PER TUTTA LA FAMIGLIA" a "SOLVENTE MAGICO DI NONNA ACETONELLA PER OGNI TIPO DI SPORCIZIA".

Adeline le diede una gomitata, come a farle notare l'immensità di tutto quello.

Non ci volle molto all'inizio della partita.

Fred e George cominciarono a sbracciarsi, gridando a gran voce.

Ci fu l'ingresso delle mascotte, seguito da un breve spettacolo: Veela e lepricani, per la Bulgaria e l'Irlanda rispettivamente, poi la presentazione dell'arbitro, ed infine Bagman urló uno ad uno i nomi dei giocatori che entravano in campo, sulle loro costose scope. 

Entrarono prima quelli bulgari, ed un grande urlo accompagnó il nome di Krum, che aveva un certo fascino. 

Poi toccó a quelli irlandesi, e lo stadio quasi cadde per il gran baccano. Helen urló e fece sventolare il suo cappello, sotto gli occhi divertiti di Charlie.

La partita cominció, e l'Irlanda fu subito in vantaggio.

Fu tutto un susseguirsi di mosse, finte e subdole azioni, come la finta Wronsky di Krum, che riuscì quasi a mettere KO il cercatore avversario.

Poi le rispettive mascotte cominciarono a darsi battaglia, mentre al di sotto, la partita continuava a disputarsi con ferocia.

Terminó solo quando il cercatore bulgaro ebbe acciuffato il boccino, ci fu un gran fracasso.

Sullo schermo comparve la scritta: "BULGARIA: CENTOSESSANTA, IRLANDA: CENTOSETTANTA", accompagnato dalle grida di Bagman.

Helen esultó insieme agli altri Weasley, tranne Ron, che peró era entusiasta della presa di Krum.

Poi vide i gemelli correre via, a riscuotere il loro premio.

 

Quella sera regnava una bella atmosfera.

Quasi ogni mago aveva acceso un fuocherello, ed Helen canticchiava qualcosa per Adeline, seduta lì.

Lei e Charlie si scambiavano delle occhiate, mentre lui intratteneva un discorso sulle gomitate e i falli non fischiati, con suo padre.

Tutto sembrava così perfetto. Quella giornata era stata fantastica, e una bella dormita l'attendeva, dato che il bagliore del fuoco aveva reso le sue palpebre pesanti.

Quando fecero tutti per sistemarsi nelle rispettive tende, Helen avvertì un silenzio insolito, seguito da rumori, ma non rassicuranti, non il frusciare degli alberi, ma urla, lamenti. 

Adeline le scoccó un'occhiata terrorizzata, e si precipitarono fuori.

Un'esplosione di luce verde illuminó la scena. Una folla di maghi, incappucciati, avanzava verso di loro, con le bacchette rivolte al cielo, infliggendo pene ai poveri babbani, e a chiunque gli si facesse davanti.

Mangiamorte, serró i pugni.

«JACOB! PORTA CON TE LE RAGAZZE, ALLA FORESTA!» urló il signor Clark.

Dalle tende dei Weasley uscirono tutti, ma Helen vide Charlie e soltanto lui, che sembrava pronto a combattere per il ministero.

"Charlie, no!" pensó Helen, una lacrima le rigó il volto, pensando alla sorte toccata alla madre.

Lui sembró leggerle la mente; si avvicinó all'amico e gli poggió una mano sulla spalla, poi parló, anche a voler rassicurare Helen: «Ascolta tuo padre Jacob, vai con i miei fratelli, portale alla foresta, ci vediamo lì. Io staró bene».

La ragazza sentì il mondo crollare sotto i suoi piedi, gli occhi non potevano staccarsi dall'orizzonte, dove una guerriglia stava iniziando.

Tese la sua mano nel vuoto, come a voler afferrare Charlie, ma lui, incentivato da suo padre, insieme ai suoi fratelli, si dirigeva verso quella calca.

Arthur invitó anche il signor Clark a perorare quella causa, e lui non si fece intimidire. Scoccó un bacio sulla fronte di Helen e seguì i Weasley.

«Papà, no!» gridó Helen. Adeline e Jacob la trattennero, poi il fratello le parló, rassicurandola: «Staranno bene Helen, ora dobbiamo andare!».

Prese per mano le due ragazze, e corsero verso la foresta, il più veloce possibile.

Dinanzi a loro c'erano i gemelli, a cui era stato raccomandato di badare alla sorella. Ebbe paura di perderli in quel tumulto. E una preoccupazione si impossessó di lei, quando non vide il piccolo Ron con i suoi amici. Ma continuò a correre, il cuore in gola, le gambe stanche.

Adeline inciampó brutalmente, gridando di dolore.

«Corri Helen! A lei ci penso io» la spronó Jacob, così fece, lasciandosi i due alle spalle.

Quando fu al sicuro tra gli alberi, si accasció a terra.

Aveva il volto sudato, la gola secca, la bocca metallica. Sentiva la paura, l'adrenalina. 

Si asciugó la fronte con il palmo, ripensando a quei maghi senza volto, al male che avevano fatto in passato, a sua madre, al mondo magico.

Non poteva essere così, non di nuovo.

Si sentì sola. 

Non vedeva i gemelli o Ginny.

La paura si impossessó di lei.

Poi una voce, rauca, quasi pacata, come un sussurro, pronunció qualcosa: morsmordre. 

Un teschio luminescente comparve nel cielo, Helen avrebbe riconosciuto ovunque quel simbolo: il marchio nero.

Cercó di farsi coraggio nella notte buia.

Corse verso destra, con la bacchetta sguaiata dinanzi, per farsi luce. C'erano giovani maghi che piangevano, chi sembrava perso come lei.

Poi in lontananza li vide: i gemelli, con Ginny accanto.

«FRED! GEORGE!» gridó, e i loro occhi si illuminarono.

Le corsero incontro, sollevandola da terra, stringendola forte. 

«Helen! Non ti abbiamo visto più, eravamo preoccupati» 

«Adeline è caduta, Jacob mi ha intimato di procedere! Ho avuto tanta paura» confessó, stringendoli nuovamente, e facendo lo stesso con Ginny.

«Charlie... Bill...» farfuglió, con la preoccupazione in volto.

«Staranno bene» la rassicuró George.

Poco dopo, al limitare della foresta, comparve Jacob, che portava Adeline in braccio, aveva il piede distorto. Helen si precipitò verso di loro, stringendoli forte.

«Adeline, stai bene?»

«Una distorsione» disse a denti stretti.

Sentì di soffrire insieme a lei. La sua espressione era dolorante, gli occhi umidi. Poi Jacob la adagió a terra.

«Adeline, adesso stringi i denti, ti farà male» fece Jacob, visibilmente dispiaciuto. Poi pronunció: «Emendo». Il piede, con un sonoro crack riprese la posizione fisiologica, la ragazza cercó di non urlare, mentre Helen le stringeva le mani.

«Grazie Jacob» fece poi, a nome di entrambe.

Suo fratello verificó che stessero tutti bene, poi, insieme a loro, attese.

Senza sapere se fosse un vano aspettare.

Le urla in lontananza parvero fermarsi poco dopo.

Ma tutti guardavano il cielo terrorizzati. Il marchio nero illuminava i loro volti di una luce verde, insieme a quella delle tende, che bruciavano con gli alberi della pianura.

Poi qualcuno urló, ma non di paura stavolta, di gioia.

Ginny si precipitò verso i fratelli: Percy, Charlie e Bill avanzavano verso di loro.

Charlie aveva del sangue sulla guancia, la maglietta di Bill era strappata, persino Percy aveva perso la sua aria di superiorità, avevano timore.

I fratelli Weasley si riunirono, tra urla e lacrime di gioia, tranne Ron.

Helen si sentì mancare nuovamente, dove era finito? Con i suoi amici forse? 

E suo padre?

Poi le braccia di Charlie la circondarono; Helen fu colta di sorpresa da quella stretta, ma la ricambió, intrecciandosi al collo di lui.

«Ho avuto paura» confessò lei, stringendosi più forte a lui, mentre una lacrima sfuggí al suo controllo, rigandole il volto.

«Sono qui» sussurrò Charlie.

«Restaci» gli disse, con una voce rotta dal pianto. 

Si era sentita cadere il mondo addosso, terrorizzata dall'idea che non lo avrebbe più rivisto.

«Non vado da nessuna parte» 

Le diede un bacio tra i capelli, furtivo, veloce.

Ora si sentiva al sicuro.

 

Quando tutti si furono ritrovati, ed ebbero fatto ritorno alle tende, o almeno, quello che ne restava, le sue gambe smisero di tremare.

La paura aveva regnato sovrana quella notte, e qualcosa le diceva che quel segno nel cielo non promettesse nulla di buono.

   
 
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