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Autore: hello angel    06/06/2020    0 recensioni
Le sue dita si mossero delicatamente sui tasti del grande pianoforte. Le note di quella melodia che non aveva mai sentito rimbalzavano nel silenzio del salotto. L'unica luce proveniva dalla lampada alta posta vicino al pianoforte e dalla luna piena che illuminava quella notte di inizio luglio. Il suo chiarore pallido si era posato sulle sue dita snelle e delicate mentre erano impegnate a suonare. Mentre teneva la testa appoggiata alla mano, poco inclinata verso il basso, Chanyeol ammirava quel suo viso assorto nella musica. I suoi occhi brillavano leggermente mentre suonava quelle note ma non era merito della lampada, e nemmeno della luna. Brillavano di luce propria. "Manterresti una promessa se fossi io a chiedertelo?" chiese, all'improvviso.
"Certo." rispose Baekhyun, distogliendo per un attimo lo sguardo dai tasti senza smettere di suonare.
"Non fuggire mai da me." Glielo disse con una voce decisa e calma, gli occhi fissi su i suoi. Baekhyun lo guardò per qualche istante, con un velo di confusione nella sua espressione per poi sorridere in quel modo così unico e dolce a cui ormai si era abituato da tempo. "Te lo prometto." disse, a bassa voce.
[IN REVISIONE]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, D.O., D.O., Kai, Kai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Qualcuno mi ripeta perché devo venire qui." si lamentò, con tono aspro.

Dentro quel grande ascensore nero e grigio con due enormi specchi verticali riecheggiavano i suoi profondi sospiri e le sue continue lamentele che emetteva a bassa voce mentre saliva su per il 26° piano del KEG. Non ci lavorava ma suo padre lo costringeva a presentarsi subito dopo l'università o nei giorni liberi per 'imparare il mestiere', per così dire, ed essere pronto per quando sarebbe stato assunto ufficialmente in quella che definiva una vera e propria gabbia di matti.

Non era un dipendente - non era neanche un tirocinante- , eppure ognuno degli impiegati della compagnia s'inchinava e lo salutava come se fosse un loro superiore. E di certo non lo facevano perché aveva dimostrato, tutto sommato, una discreta bravura nel corso di quell'anno passato lì a imparare come affrontare il suo futuro lavoro; l'unico motivo di quel rigoroso rispetto era dovuto al fatto che lui fosse l'unico figlio di Kim Jungsoo, il Demone della KEG, e andava rispettato. Quella era una delle regole non scritte della compagnia. Ma Jongin era l'esatto opposto del padre. Camminava per i corridoi con un sorriso talmente brillante che era capace di illuminare anche le stanze più buie e i volti spenti e stanchi dei dipendenti dopo ore ed ore passate di fronte agli schermi dei computer. La sua esuberante allegria e positività che ogni muscolo del suo corpo emanava erano capaci di migliorare la giornata anche alla persona più triste sulla faccia della Terra. Aveva dimostrato una gentilezza e una bontà d'animo tale che il personale gli aveva già dato un soprannome da tempo: l'Angelo. Ironia della sorte, l'esatto opposto del padre.

Gli ordini del padre erano tre: andare alla compagnia dopo l'università almeno tre volte alla settimana, andare dritto nell'ufficio del presidente, farsi istruire. Non doveva fare altro. Ma Jongin non capiva cosa significasse esattamente 'farsi istruire' e non aveva la benché minima voglia di capirlo. Per lui era già abbastanza noioso frequentare una facoltà universitaria che non aveva scelto di sua spontanea volontà. Figuriamoci farsi istruire per un lavoro che non voleva fare. Gli ordini sono ordini. Se lo ripeteva tutti i giorni e non poteva far altro che obbedire come una bestiola ammaestrato. Ma come ogni bestiolina, anche lui voleva liberarsi ogni tanto dalla stretta di quel collare asfissiante ma sembrava essere più complicato del previsto. Specialmente se c'era suo padre a tenere stretto il guinzaglio.

A metà del lungo corridoio del 26° piano si trovava l'ufficio del cugino. Quello era il posto della compagnia che Jongin preferiva di più e uno dei pochi in cui aveva il permesso di entrare, oltre alle sale riunioni sotto stretta sorveglianza e richiesta del padre. Pensandoci bene, più che una gabbia di matti, quel posto era più simile a una prigione e suo padre lo stava condannando a viverci per il resto della sua vita ogni giorno che passava. Bussò alla porta ed entrò qualche istante dopo, senza attendere una risposta. "Buongiorno, cugino!" esclamò, con fare vivace. "Oggi è una splendida giornata, non trovi?"

Suo cugino alzò gli occhi e posò il fascicolo che teneva in mano sulla scrivania, accennandogli un sorriso. "Buongiorno."

Quei due erano stati inseparabili fino al settimo compleanno di Chanyeol. Poi, all'improvviso, qualcosa cambiò. I loro genitori li separarono e Jongin, all'epoca, era troppo piccolo e ingenuo per capirne il motivo. In particolare, la madre era stata quella a tenerlo il più lontano possibile da lui Non gli era concesso avvicinarsi neanche per un saluto. Era come se fossero diventati due perfetti sconosciuti. Ma poi, quando Jongin si avviava verso la fine della scuola media, qualcosa cominciò a tornare come prima. Chanyeol gli rivolse nuovamente la parola e per Jongin fu come se finalmente la vita fosse ritornata al suo posto. Anche se non lo aveva mai ammesso, negli anni in cui erano stati distanti, non aveva mai smesso per un secondo di ammirarlo da lontano. Per lui era molto più di un cugino: era il modello di persona a cui si ispirava. Ne aveva sempre ammirato la sua spiccata intelligenza, la sua volontà, l'impegno e la determinazione che metteva in ogni cosa che faceva. Non importava se si trattasse di studio, sport, lavoro. Chanyeol eccelleva in qualunque cosa. Ma principalmente ammirava il suo cuore d'oro. Per lui, anche solo diventare la metà di quello era Chanyeol sarebbe stato il più grande traguardo della vita.

Quel cugino gli era stato vicino nel periodo più brutto e devastante della sua vita, un periodo in cui nessun'altro c'era stato. Aveva combattuto contro i suoi demoni interiori, il giudizio degli altri e ogni cosa in quegli anni gli era sembrata buia e priva di senso. Molte volte aveva pensato che la sua vita non fosse poi così degna di essere vissuta. Che senso aveva vivere con tutto quel dolore dentro il petto? Se non ci fosse stato Chanyeol a stargli vicino, a sostenerlo, a riportarlo sulla giusta via, ad aiutarlo a riprendere in mano la sua vita sotto ogni aspetto probabilmente adesso non sarebbe nemmeno lì. Chanyeol lo aveva letteralmente salvato. Aveva promesso a se stesso che un giorno lo avrebbe ripagato, in qualunque modo avesse trovato. Gli doveva la vita.

Jongin avanzò e si distese sul divano in ecopelle nera che si trovava alla destra dell'ingresso, gettandosi completamente sulla comodità di quell'arredo e rilassando le gambe. L'aria condizionata era accesa al punto giusto. "Alcuni miei colleghi di università mi hanno proposto di andare a quel club di Gangnam, stanotte. Quello figo di cui ti ho parlato una settimana fa. Ti va di venire?"

"Jongin, cosa ti ho detto riguardo ai club notturni?"

"Ma è uno di quelli tranquilli. I miei colleghi hanno detto che è frequentato da gente a posto. Su, vieni anche tu." lo implorò.

"Ci penserò su." rispose Chanyeol, senza staccare l'attenzione dal suo portatile acceso e digitando qualcosa sulla tastiera velocemente.

Jongin mise un leggero broncio, corrucciando la fronte. "Dici sempre così ma poi non vieni mai."

"Sono molto impegnato ultimamente." rispose. "Cercherò di esserci."

Jongin sorrise. Sapeva perfettamente che Chanyeol era sempre molto impegnato a causa della quantità esagerata di lavoro e che spesso finiva per tornare a casa stremato dalla stanchezza. A volte si sentiva in colpa ad importunarlo con le sue continue richieste ma nell'ultimo periodo stavano passando sempre meno tempo insieme e questo non gli andava giù. Tutto il lavoro che Chanyeol aveva da fare alla compagnia e le lezioni di Jongin occupavano gran parte delle loro giornate e nei pochi momenti liberi a disposizione erano troppo stanchi per uscire a divertirsi un po' come facevano quando erano un po' più giovani. Sentiva come se si stessero allontanando in qualche modo. Quella strana sensazione che aveva iniziato a tormentarlo nelle ultime settimane si faceva sempre più sentire, come uno strano peso sul cuore. Solo l'idea di perdere di nuovo suo cugino come era successo da bambino gli faceva tremare le mani.

"E' quasi ora di pranzo. Che ne dici, mangiamo insieme?" propose il ragazzo. "Ho voglia di ramen."

"Non ci sono ristoranti di ramen qui in zona e preferirei non allontanarmi troppo." spiegò. "Ho molto lavoro in sospeso."

"Possiamo mangiare quello istantaneo. Andiamo a comprarlo al supermarket qui accanto." disse.

Chanyeol staccò gli occhi dal portatile e si appoggiò allo schienale della sua poltrona. "Quella roba è spazzatura."

"Ma dai, lo mangiavamo sempre quando andavi al liceo. Il suo palato si è raffinato parecchio negli ultimi anni, principino." scherzò.

"E va bene! Hai vinto." dichiarò, mentre si alzava dalla poltrona della sua scrivania. Sistemò dei fogli per bene prima di riporli all'interno di una cartella. "Andiamo prima che cambi idea."

"Sì!" esclamò Jongin, sollevandosi dal divano con uno scatto, con l'entusiasmo di un ragazzino. Il suo viso si illuminò grazie a un enorme sorriso che avrebbe accecato chiunque. Si sistemò per bene la camicia e si specchiò utilizzando lo schermo del cellulare, assicurandosi che il suo aspetto fosse impeccabile. Afferrò le spesse maniglie in ferro della porta e la aprì per far passare Chanyeol per primo. "Prego, signore." disse. Anche se si trattava di un semplice pranzo, qualunque cosa andava bene pur passare del tempo insieme.





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Dopo un'intensa mattinata di lezioni, Baekhyun aveva finalmente trovato un momento per riposarsi. Amava andare all'università ma certe volte era costretto ad affrontare giornate decisamente troppo faticose che riuscivano a portarlo allo stremo delle forze. Gli esami erano vicini e in quel periodo nella sua testa non c'era spazio per altro. Mancavano poco più che due semestri alla laurea e ciò rendeva Baekhyun sempre più impaziente. Una volta finita l'università avrebbe iniziato la specializzazione e poi il tirocinio e a quel punto sarebbe riuscito a realizzare il suo sogno: diventare un pediatra e lavorare in un grande e importante ospedale. Riusciva già a immaginarsi col camice bianco addosso, il suo bel studio perfettamente pulito e ordinato e la marea di bambini che lo avrebbero circondato chiamandolo 'Dottor Baekhyun' con quelle loro vocine stridule e dolci. Oltre a fantasticare sulla quantità di soldi che avrebbe avuto in tasca con un lavoro del genere, il pensiero di poter finalmente prendersi cura dei bambini come aveva sempre desiderato lo rendeva sempre più elettrizzato. E tutto questo era sempre più vicino.

"Il professore Lee sta diventando sempre più strambo. Ha passato metà della lezione a urlare senza alcun motivo. Mi ha fatto venire il mal di testa." si lamentò Kyungsoo, con la testa appoggiata su uno dei tavoli di legno del campus.

"Se quei due gruppi avessero preparato la presentazione in tempo, non l'avrebbe fatto." ribatté Baekhyun. "Avevano una settimana di tempo."

"Ma ha comunque esagerato. Bastava solo mettere una F e finirla lì. Urlare non serve a nulla."

"Prendere una F poco prima degli esami non è il massimo, anche se devo dire che se la sono meritata."

Il campus era stranamente poco affollato quel giorno così Baekhyun, assieme al suo amico Kyungsoo, aveva deciso di accomodarsi su uno dei tavoli in legno allestiti all'aperto e che spesso usavano come alternativa alla mensa o alla sala studio della biblioteca quando tutti i posti erano occupati e ciò accadeva spesso. Era una università molto frequentata. Stava riorganizzando gli appunti presi in quella mattinata ormai da circa 20 minuti. Una decina di fogli erano sparsi sul tavolo pieni di scritte e cancellature varie, con qualche disegnino sparso qua e là.

Kyungsoo si sedette accanto a lui e sbirciò tra i suoi quaderni e fogli. "Baekhyun, mi faresti copiare alcuni dei tuoi appunti di oggi? Stamattina non riuscivo a tenere gli occhi aperti e ne ho persi alcuni."

"Solo se mi offri il pranzo." rispose. Si voltò verso di lui, ammiccando con i suoi occhioni a cui nessuno sapeva resistere, nemmeno uno dal carattere duro e composto come Kyungsoo. Amava sfruttare quella sua dote per ottenere ciò che voleva. Funzionava a casa, funzionava all'università e funzionava soprattutto con i suoi amici. Fino a quel momento, nessuno era capace di resistere a quegli occhi che luccicavano come gemme e a quelle guance paffute ogni volta che si metteva all'opera. Certe volte, non c'era veramente alcuna differenza tra lui e un bambino dell'asilo.

Kyungsoo sospirò, roteando di poco gli occhi. "Va bene, affare fatto." Gli diede una pacca sulla spalla. "Ma decido io cosa mangiare."

"Non è giusto!" si lamentò. "Spetta a me decidere!"

"Va bene. Per oggi voglio essere buono."

In realtà, Kyungsoo era sempre buono. O almeno con lui. Se all'esterno o a chi non lo conosceva bene poteva sembrare una persona fredda e distaccata, chi gli era vicino lo conosceva come un ragazzo molto socievole e simpatico. Il suo migliore amico era otto mesi più piccolo di lui, era poco più basso, aveva i capelli e gli occhi scuri. Spesso portava gli occhiali perché aveva qualche problema alla vista. Come lui, anche Kyungsoo aveva un aspetto piuttosto ordinario ma a differenza di molte persone che conosceva, Kyungsoo aveva gli occhi più grandi che avesse mai visto e, assieme a quelle labbra che ricordavano la forma di un cuore, rendevano il suo viso particolare e non proprio comune. Baekhyun ne era invidioso. Lui sì che aveva un viso distintivo, uno di quelli che non dimentichi tanto facilmente.

Lo aveva conosciuto al primo anno di università, quando erano entrambi delle matricole. Inizialmente, Baekhyun non poté negare di aver avuto paura di lui. Kyungsoo aveva questa strana capacità di incutere timore nelle persone che lo circondano con un semplice sguardo e Baekhyun non ne era rimasto immune. Un giorno, durante i primi mesi del primo semestre, era arrivato in ritardo a una lezione e l'unico posto libero in aula era proprio accanto a Kyungsoo. Non aveva per niente voglia di passare le due ore di lezione col terrore di girarsi e incrociare il suo sguardo terrificante ma non ebbe molta scelta. Come se non bastasse, la lezione di quel giorno gli risultò particolarmente difficile da seguire. Kyungsoo in qualche modo se n'era accorto e aveva iniziato ad aiutarlo, dandogli qualche spiegazione, senza che lui glielo avesse chiesto. Gli aveva persino prestato i suoi appunti. Quell'inaspettato aiuto lo sorprese ma fu quello che li avvicinò. Alle lezioni successive, Baekhyun cominciò a sedersi sempre accanto a lui e fece lo stesso alla mensa e in biblioteca fin quando, col passare del tempo, divennero veri e propri amici. Kyungsoo aveva un posto speciale nel suo cuore e nonostante passassero molte occasioni a punzecchiarsi a vicenda per qualunque motivo, gli era molto affezionato. Era il più caro amico che avesse mai avuto.

Per consumare il loro pranzo, si recarono al supermarket accanto all'università. Baekhyun aveva scelto di mangiare ramen e Kyungsoo si affrettò a compare due ciotole a riempirle con dell'acqua bollente proveniente dal distributore vicino alla cassa. Da bere aveva preso delle lattine di coca cola. Il piano era di mangiarli al campus per poi riprendere a sistemare gli appunti una volta finito di mangiare ma mentre si dirigevano verso l'uscita, il viso di una persona famigliare che se ne stava a mangiare sul bancone alla sinistra dell'uscita attirò l'attenzione di Baekhyun. Senza neanche rendersene conto, corse verso di lui, dimenticandosi di Kyungsoo e del fatto che avesse una ciotola bollente tra le mani. "Park Chanyeol!" esclamò con entusiasmo.

Il ragazzo sussultò non appena sentì la sua voce squillante e si girò verso di lui con un'espressione stupita sul viso che pian piano si tramutò in quella che sembrava la faccia di una persona infastidita. "Non ci posso credere." lo sentì sussurrare.

"Vedo che sei felice di vedermi." usò il suo sarcasmo.

"Sto saltando di gioia, non vedi?" ribatté.

"Vedo che anche tu hai comprato del ramen. Ma che coincidenza! Lo abbiamo appena comprato anche noi!" disse. "Vieni, Kyungsoo, mangiamo qui!"

I due si accomodarono su due sgabelli accanto a lui. "A proposito, lui è Park Chanyeol, un amico che ho conosciuto di recente." spiegò, mentre mescolava il ramen caldo con le bacchette. "Lui è Do Kyungsoo, il mio migliore amico e collega di università."

Chanyeol e Kyungsoo si scambiarono un lieve inchino. Baekhyun aveva già cominciato a mangiare, dopo aver raffreddato una bella mangiata di ramen in pochi secondi. Aveva un sapore squisito, anche se si trattava di banale cibo istantaneo. Lui non era un tipo schizzinoso. Era una buona forchetta, mangiava di tutto volentieri a patto che non contenesse cetrioli. Quelli li odiava, erano l'unica cosa che non mangiava. Ne detestava anche l'odore. Ma per il resto, divorava qualsiasi cosa. E soprattutto mangiava tanto. Il suo stomaco non si riempiva tanto facilmente e sapeva benissimo che una sola ciotola di ramen non bastava per chiudergli lo stomaco. Mentre gustava il suo pranzo con un'espressione beata sul viso, si accorse che accanto a Chanyeol sedeva un'altra persona. Si sporse oltre il ragazzo per guardarlo meglio. Dall'aspetto sembrava alto più o meno come Chanyeol, capelli scuri, pelle bronzea come baciata dal sole. Era proprio bello, non poteva negarlo. Bello come lo era Chanyeol. "E' un tuo amico, lui?" chiese. "Ciao!"

Il ragazzo rimase in silenzio a fissarlo per qualche istante con una strana espressione sul viso che non riuscì a decifrare ma poi abbassò lo sguardo per concentrarsi sul suo ramen, senza dire una parola. Chanyeol intervenne al suo posto. "E' mio cugino. Si chiama Jongin." disse. "Devi perdonarlo, a volte è un po' timido con gli estranei."

"Piacere di conoscerti, Jongin." disse, riservandogli il miglior sorriso che potesse fare per metterlo a suo agio. Il ragazzo lo fissò nuovamente per qualche istante e sulle sue guance apparve un leggero rossore prima di voltarsi nuovamente verso il suo pasto, tenendo la testa bassa. Vide un piccolo cenno accompagnato da un inchino, prima di riprendere a mescolare il ramen con le bacchette. Quindi anche le persone belle sapevano essere timide. Nella sua testa, le persone dotate di una tale bellezza le immaginava sempre sicure di sé. Non sapeva da dove esattamente avesse tirato fuori quella sua convinzione ma era radicata profondamente nella sua testa e vedere un ragazzo così affascinate abbassare la testa a causa della timidezza lo riempì di stupore. Ma anche di tenerezza. Sembrava appena più giovane di Chanyeol e quelle guance rosse rendevano il suo viso ancora più giovanile. Gli davano l'aria di un ragazzino, nonostante indossasse un completo scuro. Oltre al suo bel viso, non poté fare a meno di notare il suo abbigliamento così simile a Chanyeol. Che fosse anche lui un impiegato di quella compagnia? Se lo era, doveva essere dello stesso livello di Chanyeol. Qualcuno dei piani alti, pensò. Qualcuno di importante. Anche se con quella ciotola di ramen istantaneo davanti non sembravano poi così diversi da loro che se ne stavano lì seduti indossando jeans sbiaditi e magliette a tinta unica comprate in saldo.

Kyungsoo diede qualche colpo al braccio di Baekhyun col gomito, distraendolo dai suoi pensieri. "Ma dove lo hai conosciuto quel tipo?" gli chiese, a bassa voce, avvicinandosi al suo orecchio.

"L'ho incontrato meno di un paio di settimane fa, durante una pausa pranzo." rispose a bassa voce. "Ci siamo rivisti per caso un paio di volte. E' simpatico, nonostante tutto."

"Nonostante tutto?"

"Pare lavori alla compagnia qui accanto. Lo hai presente quel palazzo enorme che è sempre pieno di gente, vero?"

"Sì, il KEG. Chi non lo conosce." rispose.

"Beh, non so se hai notato com'è vestito ma quella è tutta roba firmata. Non è un abbigliamento che un normale impiegato può permettersi. Hai visto quanto è grosso il suo orologio?" chiese, dandogli una veloce occhiata. Non che fosse esperto di orologi ma anche per un comune mortale come lui non era difficile riconoscere un rolex. "Te lo dico io, lavora per qualcuno di importante. E secondo me, anche l'altro ragazzo fa lo stesso. Ha un completo firmato anche lui."

"Che state bisbigliando voi due?" Chanyeol interruppe il loro spettegolare all'improvviso e i due ragazzi sussultarono. Se pensavano di essere passati inosservati, si sbagliavano di grosso.

"N-Niente!" rispose Baekhyun. "Kyungsoo si chiedeva quale università avete frequentato per accedere al vostro posto di lavoro."

Il suo migliore amico gli lanciò un'occhiataccia che quasi lo fulminò. "Io non ho detto nient-"

Baekhyun gli tappò la bocca con una mano senza lasciarlo finire di parlare. "Non c'è nulla di male ad essere curiosi, amico mio." ridacchiò. Quella bugia Kyungsoo gliela avrebbe fatta pagare molto cara. "Allora?"

"La Yonsei University. Facoltà di Business administration, specializzato in Business management." rispose.

"Ah, la Yonsei…" ripeté, ridacchiando prima di realizzare ciò che aveva sentito. "No, aspetta… la Yonsei? Intendi quella Yonsei?" Chanyeol annuì, mentre beveva dalla una lattina la sua bevanda gassata.

"Ma è una delle università più importanti del paese!" disse, alzando la voce. "E frequentavi pure una facoltà molto difficile. Com'erano i tuoi voti?"

"Massimo dei voti in tutti gli esami. Il migliore del mio corso."

Baekhyun spalancò la bocca dallo stupore mentre Kyungsoo ridacchiava sotto i baffi. "Beh, questa è roba che non si vede tutti i giorni." commentò il ragazzo. "Certo che tu e lui siete proprio l'opposto."

"Cosa vorresti dire con questo?" Baekhyun aggrottò le sopracciglia. "I miei voti sono molto buoni."

"Solo quelli." precisò.

"Come sarebbe a dire 'solo quelli'? Guarda che la tua media è più bassa delle mia!"

"Sì, sì, va bene." disse. "Raffredda i bollenti spiriti. Si è fatto tardi. Dobbiamo tornare al campus."

Baekhyun diede una veloce occhiata all'ora, tirando fuori il cellulare dalla tasca. Non si era accorto di quanto fosse passato in fretta il tempo. "E' vero. Abbiamo anche una lezione nel pomeriggio." si ricordò, alzandosi dalla sedia e afferrando lo zaino che aveva poggiato sul pavimento. "Adesso dobbiamo andare. Mi ha fatto piacere rivederti, Park Chanyeol!" Lo salutò con la mano. Lui e Kyungsoo riservarono un lieve inchino all'altro ragazzo, Jongin, che era rimasto in silenzio a consumare il suo pasto e in fretta si avviarono verso l'uscita dopo aver acquistato qualche snack da conservare come merenda del pomeriggio.

"Non avevo mai parlato con qualcuno che ha frequentato la Yonsei prima d'ora." esortò Kyungsoo, mentre camminavano in direzione del campus universitario. "E' proprio vero quello che dicono. Ti fanno avvertire quel senso di inferiorità anche solo respirando la loro stessa aria."

Nel tono di Kyungsoo c'era una piccola nota amara, forse anche un pizzico di invidia. In fondo, si trattava della Yonsei University che era una delle università più prestigiose della nazione. Era difficile accedervi se non si otteneva il massimo dei voti all'esame di ammissione e neanche ottenere una borsa di studio era cosa facile. Nell'ultimo semestre, pare che solo in tre fossero riusciti a ottenerla ma era altrettanto difficile riuscire a tenersela stretta durante i vari semestri. Il 70% di coloro che frequentava una delle tre università più prestigiose proveniva da famiglie ricche o benestanti. Quindi, con molta probabilità, Chanyeol proveniva da una famiglia simile. Questo dava maggior fondamento ai suoi sospetti. Poco ma sicuro, Chanyeol non era un semplice impiegato. La cosa gli puzzava parecchio e per uno come lui continuamente divorato dalla curiosità, non sapere la realtà dei fatti era davvero difficile da sopportare. Doveva ricordarsi di chiederglielo, se si fossero rivisti di nuovo.

"Già." esclamò Baekhyun, anche lui con un tono amaro. Invidia ne provava? Parecchia, doveva essere onesto.

Da piccolo aveva sperato di frequentare un'università così rinomata. Era il sogno di molti giovani coreani e soprattutto dei loro genitori che spesso iniziavano a risparmiare fin dai primi anni di vita dei loro figli per garantirgli un'istruzione d'alto livello. Si sa, una buona università porta dritta verso un buon lavoro. Laurearsi lì doveva essere il massimo ed era una cosa che lui poteva soltanto immaginare. Era già un miracolo che riuscisse a frequentare quella università che, anche se era una delle più comuni. Era più di quanto potesse sperare, considerando le sue condizioni economiche. E la frequentava grazie a delle borse di studio offerte dall'università stessa e non aveva alcun diritto di lamentarsi.

"Tutto sommato la nostra università non è male." aggiunse.

"Sì. Poteva andaei peggio." concordò. "Perde qualche punto perché c'è gente fastidiosa come te che la frequenta."

Baekhyun gli mollò un pugno sul braccio con fare amichevole e scherzoso e entrambi risero dopo quella battuta, mentre si affrettavano a raggiungere il campus per prendere posto e ricominciare da dove si erano fermati. Con la pancia piena, Baekhyun recupererò parecchie delle energie perse nelle prime ore della giornata e in lui si risvegliò quella voglia di impegnarsi e di mettercela tutta per raggiungere i suoi tanto agognati obiettivi. Era vero che frequentava un'università decisamente mediocre se la si paragonava a quella in cui Chanyeol si era laureato ma sapeva che col giusto impegno e la giusta dedizione avrebbe potuto, se non tenergli testa, almeno stare un semplice passo indietro rispetto a lui.





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Per Jongin quell'incontro poté definirsi fatale. Quel ragazzo con la maglietta più grande di una misura, con quegli occhi vivaci e quel viso delicato, le guance paffute e il sorriso splendente che si era rivolto a lui per salutarlo con così tanto entusiasmo e naturalezza lo avevano stregato come il più potente degli incantesimi. Non era riuscito a dire una parola dal momento in cui i suoi occhi si erano posati su di lui. Non era una cosa poi così strana. Se con gli amici riusciva ad essere molto disinvolto ed estroverso, con gli sconosciuti diventava inspiegabilmente timido e taciturno. Gli era successo solo negli ultimi anni. Da piccolo non aveva problemi a conversare con persone conosciute sul momento. Non sapeva con esattezza a cosa fosse dovuto quel cambiamento. Forse era la paura del giudizio degli altri a frenarlo nell'aprirsi e fare nuove amicizie. Gli unici amici che aveva provenivano dal liceo e aveva fatto fatica a legare con qualche collega dell'università.

Per quanto ci provasse, non riusciva a levarsi dalla testa la vista di quel ragazzo. Bassino, corporatura minuta, capelli scuri, viso piccolo e dai lineamenti delicati… sì, era proprio il suo tipo. "Dove hai conosciuto quel ragazzino?" chiese tutto d'un tratto.

"Chi intendi?"

"Quello del supermarket."

"Ah, lui. Mi è capitato d'incrociarlo un paio di volte per caso." spiegò. "Parla tanto e ha la strana tendenza di offrire cibo agli sconosciuti. Credo sia una matricola dell'università qui vicino o almeno credo. Non so molto di lui."

"Sai come si chiama? Quanti anni ha?" continuò.

"Si chiama Byun Baekhyun ma non so quanti anni abbia. Ma guardandolo bene, penso abbia più o meno la tua età." rispose. "Perché ti interessa?"

Jongin gli sorrise. "Semplice curiosità."

Ma sapeva benissimo che non si trattava di semplice curiosità. Era desideroso di sapere molte più cose su di lui, a cominciare dall'età, per fare un esempio. Voleva sapere cosa gli piacesse fare nel tempo libero, il suo genere di musica preferito e che tipo di film preferisse vedere al cinema. Anche i suoi gusti in fatto di cibo, il suo gruppo musicale preferito e se gli piacesse giocare ai videogiochi. Ma soprattutto voleva rivedere quel sorriso e riprovare quella sensazione che trovava difficile spiegare a parole. Quella strana sensazione di calore che nasceva dal profondo e si riversava in tutto il corpo quando aveva guardato quel sorriso. Voleva rivederlo a tutti i costi e lo voleva tutto per sé. Aveva decisamente il batticuore solo al pensiero.

Si trattava di un colpo di fulmine?

Lo faceva ridere il pensiero. Nella sua giovane vita si era legato a diverse persone, il sesso di queste non era mai stato un problema per lui, e per certi versi Jongin poteva definirsi un esperto dei colpi di fulmine. Ma quello che aveva provato di fronte a Baekhyun lo sentiva diverso. Si conosceva abbastanza bene per capire che forse quello non era qualcosa di comune. Non era rimasto a testa bassa per tutto il tempo solo perché lo intimidiva la sua presenza in quanto sconosciuto. Quell'imbarazzo così insolito gli capitava di provarlo solo in presenza di qualcuno che lo affascinava particolarmente. Il battito del suo cuore aumentava ogni volta che ripensava al suo viso… e sorrideva al pensiero. Non era una cosa che gli capitava di fare con chiunque.

"Jongin?" La voce di Chanyeol lo riportò alla realtà. "Hai sentito quello che ho detto?"

"Scusami, hyung. Mi sono distratto. Puoi ripetere?"

"Ho detto che non serve che tu ti fermi fino alla fine del turno, oggi. Se tuo padre dovesse avere qualcosa da ridire, me ne occuperò io."

"Ah, grazie." disse, vago.

"Sei sicuro di stare bene?" gli chiese. "Ti vedo soprappensiero. E' successo qualcosa?"

Chanyeol possedeva la capacità di leggerlo dentro, se lo avesse voluto, e doveva stare attento a non far trasparire troppo i suoi pensieri, per il momento. Il cugino conosceva molto bene i suoi trascorsi e se lo avesse informato di quel strano batticuore che quel ragazzo gli aveva provocato, probabilmente lo avrebbe messo in agitazione. Era molto protettivo nei suoi confronti dopo quel brutto periodo che aveva passato e l'ultima cosa che voleva era dargli ulteriori preoccupazioni, visto che già il lavoro bastava e avanzava. Ma quel dolce viso continuò a tormentarlo anche quando ritornò nel suo appartamento, quella sera. Non era riuscito a toglierselo dalla testa e aveva rovinato la sua concentrazione. Voleva rivederlo a tutti i costi e stava già progettando come fare.









Il giorno seguente, Jongin si recò al campus dell'università vicino alla compagnia. Non era neanche sicuro che fosse quella giusta, ad essere onesti. Chanyeol gli aveva detto che si trovava lì vicino ma aveva paura di aver sentito male visto che lo aveva ascoltato a malapena il giorno precedente. Tutta colpa di quel ragazzo. Gli aveva disturbato anche il sonno. Si girò e rigirò più volte nel letto, cercando di addormentarsi, ma ogni volta che chiudeva gli occhi quel viso gli ritornava in testa. Senza rifletterci molto, subito dopo essersi svegliato si era vestito bene e messo in tiro per andare a trovarlo alla sua università ma c'era qualche problema a cui non aveva pensato. Non aveva idea di quale facoltà frequentasse e non aveva idea se avesse lezioni o meno quel giorno. Era lì ad aspettare seduto su una delle panchine del campus che si affacciava sull'entrata della struttura già da un'ora ma di lui nessuna traccia. E se stava aspettando inutilmente? Si pentì di essersi svegliato così tardi ed essere arrivato a quella tarda ora. Magari se n'era già andato.

Il piano era cercare il ragazzino del supermarket e poi… beh, poi avrebbe pensato sul momento cosa fare. Nonostante la tarda ora, il campus era ancora parecchio affollato e sembrava difficile riuscire a trovarlo in mezzo a tutta quella gente, se si fosse trovato seduto lì da qualche parte. L'attesa cominciava a farsi snervante e quel giorno la temperatura si era alzata di parecchi gradi rispetto al giorno precedente. Stava cominciando ad arrendersi quando ad un tratto lo vide. Stava uscendo dalla grande entrata principale con passo lento. Teneva un paio di libri col braccio sinistro mentre con la mano destra era impegnato a fare chissà cosa col suo cellulare, sembrava stesse scrivendo. Indossava un paio di jeans simili a quelli del giorno precedente abbinati a una maglietta scura e un paio di scarpe da ginnastica. Sulle spalle teneva uno zaino nero un po' vecchiotto, lo stesso del giorno prima. Masticava un chewing gum non in una maniera che si potesse definire raffinata.

Si andò a sedere ad uno dei tavoli all'aperto che trovò libero e ci posò il cellulare. Aprì uno dei libri che portava con sé e tenne la testa appoggiata a una delle sue mani che formarono un pugno. Il suo sguardo era completamente immerso in ciò che leggeva, come se fosse la cosa più interessante del mondo, dimenticandosi totalmente del mondo che lo ricordava. Jongin sorrise di fronte a quella visione tanto semplice ma che ai suoi occhi parve bellissima. Si avvicinò in silenzio e si sedette accanto a lui, senza far troppo rumore. Da quella distanza, poteva vedere i suoi occhi luccicare un po' mentre leggeva quelle file interminabili di parole scritte su quel libro dalle pagine un pochino consumate. Forse era un libro di seconda mano. Jongin sorrise di nuovo, affascinato da quello sguardo. Sperava che potesse guardare anche lui nel modo in cui guardava quelle pagine.

Baekhyun sollevò lo sguardo piano piano e gli riservò un'occhiata confusa prima di abbassare nuovamente la testa per concentrarsi sul suo libro. "Scusa, non avevo visto che questa panca era già occupata."

Forse non lo aveva riconosciuto? Si sentì un po' offeso. "Non ti ricordi di me?"

Il ragazzo sbatté le palpebre inizialmente. Lo guardò per bene e dopo qualche istante sembrò finalmente ricordarsi. "Sei il cugino di Chanyeol, vero?" chiese. "Ti chiami…"

"Jongin. Kim Jongin."

"Ah, sì, Jongin. Scusami, non ti avevo riconosciuto. Sei vestito e pettinato in maniera diversa rispetto a ieri."

Per l'occasione aveva scelto di indossare un paio di jeans un po' strappati sulle cosce e una camicia scura che aveva rimboccato sui gomiti. I capelli li aveva leggermente tirati all'indietro con del gel, molto meno rispetto a come erano il giorno prima. Aveva un aspetto meno maturo, più adatto alla sua giovane età. I completi che indossava ogni volta che era costretto a recarsi alla compagnia lo invecchiavano un po'. "E' interessante quello che leggi?"

"Huh? Oh, sì abbastanza. Parla di psicologia infantile."

"Quindi sei uno studente di psicologia?"

"Studio medicina. Medicina pediatrica." spiegò. "Una delle lezioni a cui sono iscritto è psicologia dell'infanzia quindi mi tocca leggere libri simili."

"Ah capisco. Quindi vuoi diventare un dottore che cura i bambini."

"Sto studiando per questo."

"Ti piacciono i bambini?"

"Sì, molto." rispose. Anche lui un amante dei bambini. Una cosa che avevano in comune. "Anche se i bambini di oggi sono molto più vivaci di quanto non lo eravamo noi."

"Tu eri un bambino tranquillo?"

"Abbastanza. Non creavo molti problemi."

"Mentre adesso li crei?"

"Non esattamente."

"Quindi sei un tipo tranquillo anche adesso."

"Non saprei. Mia nonna e i miei amici dicono che parlo troppo e sono molto rumoroso. Non mi definirei un tipo tranquillo."

"Quindi vivi con tua nonna? Ti somiglia molto?"

"No, in realtà…" Baekhyun si bloccò per un attimo. "P-Perché mi fai tutte queste domande?"

Era totalmente perso nel suo viso e nelle sue parole. Era così curioso di sapere più cose possibili su di lui che non si era reso conto della quantità di domande che gli stava ponendo, una di seguito all'altra senza fermarsi. Voleva sapere tutto, anche se avesse passato l'intera giornata a fargli domande. Gli piaceva il suo modo di parlare. "Scusami. Ti danno fastidio?"

"N-No, non è questo. E' solo che non ci sono molto abituato. Nessuno mi aveva mai fatto così tante domande tutte in una volta."

"Ti ho messo in imbarazzo?"

"Un po'." ammise, ridacchiando con aria nervosa. "Mi sono reso conto che anche io lo faccio spesso con gli altri e non posso fare a meno di chiedermi se il mio continuo fare domande possa aver messo in imbarazzo qualcuno in passato."

Continuò a ridacchiare, grattandosi la testa in preda all'imbarazzo. Aveva stretto le spalle e per Jongin quella fu una visione estremamente tenera. La sua risata, anche se trattenuta, era un suono melodioso per le sue orecchie. Si stava chiedendo che faccia avesse in quel momento mentre lo stava guardando. Aveva un'espressione beata o stava cercando di mantenersi un minimo serio per conservare quell'aria cool e distaccata che era solito mostrare agli altri? Una cosa era certa: stava sorridendo. Sentiva i muscoli facciali leggermente contratti. "Posso farti un'altra domanda?"

"Certo."

"Hai degli impegni dopo? Posso offrirti una cena? C'è un ristorante molto carino qui vicino. Possiamo andarci con la mia auto."

"Ecco…" esitò il ragazzo. "Domani ho delle lezioni fin dal mattino presto, a dire il vero."

"Ti prometto che non ti farò fare tardi. Ti accompagno io a casa così ci metterai meno tempo."

Baekhyun lo fissò per qualche istante. Dal suo sguardo non gli sembrò molto convinto ma era decisamente intenzionato a non ricevere un 'no' come risposta. Se avesse rifiutato, avrebbe fatto di tutto per convincerlo ma sperava non ce ne fosse bisogno. "Allora? Che ne dici?"

Il ragazzo sospirò, mostrando un piccolo sorriso. "Va bene. Ma solo se non facciamo tardi."

"Fantastico!" esclamò, alzandosi dalla panca con un veloce slancio. "Andiamo. Non perdiamo altro tempo!"

Lo aiutò a raccogliere le sue cose e lo trascinò con sé verso la sua auto parcheggiata non troppo distante. Non stava più nella pelle. Era riuscito a rivederlo, a parlarci, scoprire parecchie cose sul suo conto e a organizzare persino un appuntamento. Tutto in pochissimo tempo. Era stato un gioco da ragazzi. Aveva ancora così tante cose da chiedergli, così tante cose di cui parlare. Solo l'idea di poter passare del tempo con lui lo mandava in visibilio. Nel giro di un paio di giorni la fortuna era proprio passata dalla sua parte.





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Non sapeva esattamente come fosse finito seduto a quel ristorante. Neanche mezz'ora prima era seduto al campus a dare una veloce lettura delle prime pagine di uno dei libri che aveva preso in prestito dalla biblioteca dell'università e adesso si trovava seduto a un tavolo di un ristorante di cucina italiana nello stesso quartiere. Era successo tutto così in fretta che non aveva avuto nemmeno il tempo di realizzare. Quel ragazzo, Jongin, lo aveva letteralmente trascinato verso la sua auto senza dargli nemmeno il tempo di dire una parola e altrettanto velocemente lo aveva portato lì. Era anche stupito del modo con cui si era convinto ad andarci. Aveva programmato di tornare a casa prima del solito per andare a dormire presto. Il giorno dopo avrebbe avuto delle lezioni importanti già dalle 8:00 e voleva arrivarci con la mente fresca. Niente va mai secondo i propri piani. Questo pensò mentre scriveva un messaggio alla nonna, dicendo che si sarebbe fermato a cenare fuori.

Voleva rifiutare, all'inizio. Non gli sembrava il caso di accettare l'invito di una persona che conosceva appena, di cui a stento aveva ricordato il viso e il nome. E aveva pure accettato di farsi offrire la cena. Anche se, guardando bene il menù del ristorante, non avrebbe avuto abbastanza soldi con sé nemmeno per pagare metà di una sola portata. Perché i ristoranti stranieri dovevano essere così costosi? Doveva rifiutare. Doveva trovare una scusa più convincente delle lezioni del giorno dopo e dileguarsi in fretta. Ma come poteva dire di no a quel viso? Quando glielo aveva chiesto, aveva gli occhi che luccicavano e dal suo tono di voce trapelava entusiasmo e attesa. Aveva come l'impressione che se avesse rifiutato quell'invito, gli avrebbe spezzato il cuore. Si era sentito obbligato ad accettare.

Ma non riusciva a spiegarsi il motivo di tutta quella gentilezza e interesse nel parlare con lui così all'improvviso. Fino al giorno prima, non gli aveva rivolto neanche la parola. A dirla tutta, a stento gli aveva rivolto qualche sguardo. Perché adesso era così aperto nel parlare con lui? Magari Chanyeol gli aveva detto che non c'era motivo di essere timido con lui e probabilmente era venuto a rimediare la scena muta del giorno prima. Erano tutte ipotesi, alla fine, e non aveva il coraggio di chiederglielo. Stranamente, il suo istinto gli suggerì che era meglio rimanere nell'ignoranza.

"Hai già deciso cosa ordinare?" gli chiese, all'improvviso, interrompendo il suo flusso di pensieri.

"Non ancora. E' difficile scegliere. Tutti i piatti sembrano buonissimi."

"E' vero." sorrise. "Ma se non è un problema, vorrei ordinare io per te. Gran parte di questi piatti li ho già provati in passato e sono molto buoni."

"V-Va bene. Come vuoi."

Jongin fece cenno con la mano al cameriere più vicino al loro tavolo e lo invitò ad avvicinarsi. "Prendiamo questo." disse. "Da bere ti va del vino o preferisci qualcos'altro?"

"Ehm, no. Preferisco non bere alcolici."

"Allora va bene dell'acqua naturale."

Durante il tempo che impiegarono i loro piatti ad arrivare Jongin non aveva smesso di fissarlo per un attimo. Teneva la testa appoggiata alla mano e ogni volta che trovava il coraggio di guardarlo, questi aveva sempre gli occhi fissi su di lui come due fari da stadio. Quello sguardo insistente lo imbarazzò talmente tanto che fu obbligato a guardarsi intorno per tutto il tempo, analizzando ogni singolo angolo del ristorante pur di non incontrare quei due occhi. Sulle labbra aveva un piccolo sorriso. Un po' lo rendeva nervoso. Perché lo stava fissando in quel modo?

"Ecco i vostri ordini." annunciò il cameriere. Forse, adesso che il cibo era finalmente a tavola, avrebbe smesso di fissarlo. Il cameriere si allontanò e Baekhyun afferrò la forchetta per iniziare a consumare il suo pasto. Aveva molta fame e quegli spaghetti allo scoglio che Jongin aveva ordinato per lui avevano l'aria di essere squisiti. I frutti di mare in mezzo agli spaghetti emanavano un odore meraviglioso. Ne arrotolò un po' se li portò alla bocca in fretta. "Che buono." disse, mentre stava ancora masticando.

"Vero? La cucina italiana è una delle migliori." disse Jongin.

Quando era stata l'ultima volta che aveva mangiato qualcosa di così buono? Ormai si era abituato ai soliti piatti a base di riso, verdure, uova e pesce. Quando era più fortunato poteva trovare della carne a tavola e qualche dolce. Non si lamentava, era grato di riuscire a mangiare almeno due volte al giorno, ma ogni tanto gli mancava mangiare qualcosa di diverso e che soprattutto non fosse fatto in casa. In realtà, aveva dimenticato anche l'ultima volta che aveva mangiato in un ristorante così bello. Era tutto ben arredato con gusto europeo e le luci gialle soffuse davano quell'idea di una tipica cena nelle vecchie strade delle città italiane. Almeno secondo quello che aveva visto su internet o nei film. Non era mai stato in Italia. In realtà, non era mai uscito dalla Corea del Sud. Negli ultimi anni, le sue condizioni economiche non gli avevano permesso di fermarsi in ristoranti simili ma in quel momento non voleva pensarci e voleva concedersi quel piccolo cambio di routine inaspettato. E soprattutto voleva godersi quel piatto di spaghetti senza troppi pensieri per la testa. Ed era pure tutto gratis. Quando gli sarebbe ricapitata un'altra occasione simile? Forse non era stata poi una cattiva idea accettare quell'invito.

"Probabilmente ti sarai chiesto il perché di tutto questo." disse Jongin. "Questo mio improvviso invito ti avrà confuso parecchio."

Eccome se lo aveva confuso. "Beh, un po' sì." ammise. "Ci stavo pensando prima, ad essere onesti."

"La verità è che l'ho fatto perché mi piaci."

La sua mano si bloccò mentre stava arrotolando un po' degli spaghetti con la forchetta. Sollevò la testa e vide di nuovo quel sorriso di prima. No, era diverso. Era più grande - più luminoso -, gli faceva rispendere tutto il viso. Lo mise più a disagio del precedente. Ma ciò che lo sconvolse di più fu quella frase che gli uscì tutta d'un fiato col tono più calmo e naturale che avesse mai sentito. Continuava a sorridere e non accennava a tornare serio e prima che potesse aprire bocca, ripeté di nuovo quella frase. "Mi piaci, Byun Baekhyun."







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Nota dell'autrice.



A un certo punto nel capitolo avrete letto che Jongin si rivolge a Chanyeol usando il suffisso onorifico 'hyung' che non è tipico della lingua italiana. Onestamente non ero molto convinta di inserirlo all'inizio perché sembrava strano leggerlo in una storia scritta in italiano ma alla fine ho deciso di usarlo per sottolineare la differenza di età tra Chanyeol e Jongin e il rispetto nei confronti di una persona più grande (che è tipico della cultura coreana) e anche per puntualizzare il fatto che Jongin vede in Chanyeol una specie di fratello maggiore, più che un cugino (infatti hyung= termine che viene usato dai maschi per riferirsi al fratello maggiore o a un amico molto stretto di età più grande).

Spero che anche questo secondo capitolo vi sia piaciuto e se vi va, fatemelo sapere nelle recensioni.

   
 
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