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Autore: MissOphelia    07/06/2020    0 recensioni
[AN HARRY POTTER SPIN-OFF]
Tutto cambia, niente muore.
«Di fronte al vero amore dobbiamo essere nudi, cioè sinceri ed autentici, pronti a donarci interamente, affinchè riesca ad emergere la parte migliore di noi.» fece una breve pausa, avvicinandosi ad Helen e fissandola dritta negli occhi.
«Al tempo stesso la decisione di abbandonarci all'Amore richiede sempre una scelta da parte nostra, la scelta di non cedere alla paura, ma seguire ció che il nostro cuore realmente desidera. Dunque, solo attraverso una scelta coraggiosa, giunge la possibilità dell'Unione».
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Romania, 10 Novembre 1994

Charlie quella mattina non ebbe un bel risveglio. 
Aveva sognato i Mangiamorte, guidati da Colui che non deve essere nominato, fare razzie, uccidere maghi e babbani e ancor peggio, distruggere Hogwarts, fare del male ai suoi cari sotto il suo sguardo, senza che lui potesse muovere un dito. Era paralizzato, come colpito da un Petrificus Totalus, mentre guardava gli altri morire, senza poter far nulla per savarli, ma cosa peggiore, aveva visto Helen venire torturata sotto i suoi occhi.
Si alzò di scatto dal letto, dirigendosi in bagno, e si lavó la faccia con acqua fredda, speranzoso che quest'ultima avesse potuto scacciare quelle immagini dalla sua mente.
Notò il letto di Jacob vuoto.
Guardò l'orologio: le 7:30.
Doveva muoversi, altrimenti avrebbe fatto tardi.

L'allevamento di draghi in cui Charlie lavorava era uno dei più grandi al mondo, forse l'unico tanto attrezzato. 
Si trattava di un'enorme valle, protetta da svariati incantesimi difensivi, affinché i draghi potessero essere salvaguardati, ma allo stesso tempo contenuti, in modo da non nuocere.
Il posto pullulava di dragonologisti come lui, e ne conosceva la maggior parte. Condividevano la stessa passione, per cui non gli era risultato affatto difficile stringere amicizia con alcuni di loro.
Una volta varcato l'ingresso, un suo superiore gli andò subito incontro, sembrava andasse molto di fretta, come sempre, d'altronde.
«Signor Weasley, ho un lavoro per lei.» gli disse, iniziando a sfogliare freneticamente un'agendina, che tirò fuori dalla tasca del pantalone.
«Mi dica signor Romanov» 
«Ho bisogno che lei, il signor Clark e i signori Garth e Framley, mi prepariate tre...no, mi scusi, quattro draghi», alzò lo sguardo. «Devono essere portati in Inghilterra, alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts» 
Charlie sgranò gli occhi. 
Quattro draghi ad Hogwarts? Che ne dovevano fare?
«Mi scusi signore, posso chiederle il motivo?» azzardò lui, pur sapendo quanto il proprio capo fosse infastidito nel dare troppe spiegazioni.
Difatti, storse il naso.
«Il torneo Tre Maghi. Credo che lei e i suddetti signori siate i più adatti a questo compito, considerando il fatto che abbiate frequentato quella scuola.» rispose lui, richiudendo la sua agenda e facendo per andarse.
«Ah, signor Weasley, nessuno degli studenti dovrà sapere del vostro arrivo, confido in lei.» 
Dettò ciò, si allontanò, senza dare nemmeno il tempo al ragazzo di rispondergli.

Radunò i colleghi quanto più velocemente possibile, aveva intenzione di partire quanto prima, voleva tornare ad Hogwarts, voleva rivedere i fratelli, voleva rivedere Helen.
"Per tutti i Verde Gallesi, è un pensiero fisso!"
E lo era davvero. Charlie in questi due mesi non aveva fatto altro che pensare a lei, alle sue labbra, al suo profumo. Gli mancava ogni cosa di quella ragazza, ogni centimetro della sua pelle liscia. 
Lo aveva affatturato, ne era sicuro, Charlie non riusciva più a riconoscersi, ma cosa peggiore era che non fosse spaventato affatto.
Gli mancava e non lo negava.
Il solo pensiero di poterle stare vicino, anche solo per qualche giorno, lo motivava, lo rallegrava, desiderava fare al più presto i bagagli.
Potersi occupare dei suoi draghi e, allo stesso tempo,essere con lei, sembrava quasi surreale, eppure non lo era affatto.
Gli altri dragonologisti lo raggiunsero, attendendo di sapere il motivo di quella convocazione.
«Ragazzi, buongiorno.» inizió lui, rivolgendosi ai colleghi, mentre indossava i suoi guanti magici anti-scottatura.
«Dobbiamo preparare quattro draghi per il Torneo Tre Maghi»
guardò poi Jacob, a cui era spuntato un grosso sorriso «Jacob, tu e Grath occupatevi del Petardo Cinese e del Verde Gallese, io e Framley ci occuperemo dell'Ungaro Spinato e il Grugnocorto Svedese.»
Annuirono.

La notizia di Hogwarts lo aveva messo davvero di buon umore. Fischiettava mentre avanzava insieme agli altri, lungo percorso in direzione del drago più pericoloso dei quattro. Temeva un po' per chi avrebbe dovuto affrontarlo, non sarebbe stato facile, tutt'altro.
Soffiava un leggero vento che gli scompigliava i capelli; aveva iniziato a fare davvero freddo, l'inverno si avvicinava sempre di più.
«Weasley ma cos'è questa gioia che sprizzi da tutti i pori? Hai forse trovato una ragazza?» chiese improvvisamente Grath, ridendo, seguito a ruota dagli altri due.
Charlie per poco non si strozzò con la propria saliva.
Non fece in tempo nemmeno a metabolizzare la domanda e formularne una risposta, che Jacob si intromise.
«Chi Charlie?! Ma se ha occhi solo per i draghi» rise di gusto.
Charlie sentí una fitta allo stomaco.
Qualsiasi parola gli morí in gola, riuscendo a malapena ad abbozzare un sorriso forzato in direzione dell'amico, senza nemmeno avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
Si sentí la persona più orribile dell'intero continente, anzi del pianeta. Jacob era sempre stato un fratello e ora gli stava celando la cosa che forse lui, più di chiunque altro, avrebbe dovuto sapere, cioè che fosse follemente innamorato di sua sorella Helen.
Sí, perchè Charlie Weasley era impazzito per quella ragazza, la stessa che conosceva da anni e che aveva sempre avuto sotto ai propri occhi, senza mai accorgersi di quanto lei fosse stata la persona di cui necessitasse, che volesse accanto a lui.
«E tu Jacob?» 
Questa volta Grath si rivolse proprio al giovane Clark, destando Charlie dai pensieri.
«Oh beh, cioè non so, però forse...» rispose lui, leggermente imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca, sorridendo.
Si voltò verso di lui con gli occhi sgranati.
In che senso Jacob aveva una ragazza?
«N-non guardarmi cosí, non è nulla» disse frettolosamente lui, cercando di giustificarsi.
Charlie fece finta di nulla, non era proprio nella condizione di esprimere alcun tipo di giudizio, ne' tanto meno considerazioni.

Quando finalmente la giornata si concluse, Charlie e Jacob tornarono al loro piccolo alloggio poco distante dall'allevamento. Non riusciva a proferire neanche una parola, si sentiva a disagio, in difetto.
Si esatto, proprio in difetto.
Avrebbe voluto parlargli.
Avrebbe dovuto.
«Charlie comunque per la questione della ragazza..» inizió Jacob rompendo il ghiaccio, come se gli avesse letto i pensieri.
Si sentí affondare, cadere nel vuoto, in un pozzo senza fondo.
Ora gli avrebbe detto di non osare più toccare la sorella e avrebbe avuto anche ragione; aveva tradito la sua fiducia.
«..i-io credo di provare un certo interesse per...per l'amica di Helen, cioè dico, hai capito no di chi parlo?» 
Si voltò a fissarlo, aspettando una sua risposta, che lui non riuscí subito a formulare, troppo preso a riprendersi dallo spavento precedente.
Aveva creduto volesse parlare di lei, di Helen, tuttavia ascoltare il suo nome gli fece comunque uno strano effetto.
«Adeline?» rispose semplicemente.
«Si» rispose lui.
«È davvero una ragazza in gamba» aggiunse poco dopo.
«Lo è, si.» 
Cadde uno silenzio imbarazzante tra di loro.
Avevano sempre parlato di qualsiasi cosa, dai draghi al quidditch, alla scuola, ai semplici fatti di cronaca, ma mai, mai, di ragazze.
«Domani sarà il compleanno di Helen, dovrei mandarle un regalo» riprese Jacob, quasi riflettendo ad alta voce.
Charlie ebbe un sussulto.
Voleva mandarle qualcosa, magari un regalo? Cosa si regalava a una donna? Una maglia? Una sciarpa? Una cioccorana?
Forse una lettera sarebbe bastata.
Cosa avrebbe dovuto scrivere?
'Ciao Helen buon compleanno', con affetto Charlie' ?
Oppure qualcosa più simile a 'I miei più sinceri auguri, distinti saluti, Charlie Weasley'?
Scosse leggermente la testa.
Troppo cordiale, non avrebbe dovuto mica mandarla alla McGrannit la lettera?!
Magari semplicemente sarebbe stato oppurto scriverle quanto gli mancasse, quando i giorni sembrassero privi di un reale significato senza di lei.
Tuttavia non voleva sembrarle eccessivamente...sdolcinato, sapeva che ad Helen avrebbe dato, in qualche modo, fastidio.
«Jacob» disse improvvisamente.
«Dimmi Charlie» rispose lui, intento a preparare il necessario per una doccia.
«Ti devo parlare...di una cosa.»
Non poteva più tirarsi indietro, non si sarebbe privato del proprio coraggio, prima o poi avrebbe dovuto affrontare la questione.
Jacob lo fissava, aspettando che parlasse.
Fece un grosso sospiro, portandosi le mani tra i capelli.
«Si tratta di...Helen.»
Aveva pronunciato il suo nome e questa cosa gli provocó un senso di leggerezza.
Un altro sospiro.
Doveva farsi forza.
Lo sguardo di Jacob sembrava allarmato, si stava sicuramente preoccupando dell'incolumitá della sorella.
«Jacob, io...sono innamorato di tua sorella. E non biasimarmi ti prego, non odiarmi, ma non posso ignorare i miei sentimenti, quello che provo per lei, non posso. Dì che mi capisci, pronuncia una qualsiasi parola»
L'ultima frase sembrava più un'implorazione, una richiesta di perdono.
Jacob si sedette di fronte a lui, guardandolo fisso negli occhi, senza dire una parola.
Non lo aveva mai visto cosí serio, era sicuro che da un momento all'altro gli avrebbe lanciato un Avada Kedavra.
«Da quando?» chiese poi.
«Non lo so...» rispose semplicemente lui.
Non lo sapeva davvero, era successo e basta.
Jacob sospiró.
«Quanto? Quanto ne sei innamorato?» domandó, continuando a non staccare i propri occhi da quelli di Charlie.
«Tanto» ribattè subito lui.
Non aveva avuto esitazioni nel dargli quella risposta.
Jacob continuó a fissarlo per qualche secondo, muto, poi si alzó, avvicinandosi.
Charlie poteva vedere tutta la sua vita proiettata avanti agli occhi, come un film. 
Sarebbe morto a breve, ucciso dal proprio migliore amico: una fine vile.
Jacob gli posó una mano sulla spalla, poi sorrise, lasciando Charlie perplesso.
«Bene» disse solamente, allontandosi ed entrando poco dopo in bagno, chiudendosi la porta alle spalle.
Era rimasto immobile, seduto sul proprio letto, incredulo.
Era vivo?
Per Godric!

 

   
 
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