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Autore: Miss Loki_Riddle Gold    08/06/2020    3 recensioni
Questa sará una serie di One-shorts su Once Upon a Time (rumple/Hook) raccolte dal 2015 a oggi nei vari events di We are out for prompts e Who LindtLock Drabble e qualsiasi altro gruppo in cui mi dovessi scrivere nel frattempo.
La cosa che li lega é parlare tutti della stessa ship.
Avvertenze: alcuni capitoli saranno raiting rosso, ma verrà indicato sopra. Ho scelto raiting arancioni perchè facendo la media non è da raiting rosso.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Killian Jones/Capitan Uncino, Signor Gold/Tremotino
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao, ecco il terzo capitolo. Passiamo ai Soulmates e presto avrete un continuo di questa stessa storia.



Hook/Rumple: Soulmates!AU Durante il loro incontro sulla nave di Hook, scoprono di avere lo stesso tatuaggio sul polso. (Soulmates AU! + Smettila di dirmi che stai bene)

E’ normale avere un Soulmate, la prima volta che Rumpelstitskin ne venne a conoscenza era solo un bambino, aveva questo strano simbolo sul polso come un uncino che va a scontrarsi con un raggio di magia oscura. Erano in posizione di combattimento, ma Rumpelstitskin non poteva fare a meno di amarlo, significava che a qualcuno importava di lui là fuori.
Quando suo padre Malcolm se ne andò, il bambino non potè fare a meno di aggrapparsi con tutte le sue forze a quell’idea. Aveva un Soulmate. Lui, ne aveva uno. Questo lo rendeva un po’ più stabile, mentre imparava a filare. Questo lo compensava mentre cercava un tatuaggio simile fra tanti. A qualcuno sarebbe importato di lui.
Un giorno entrò nella sua esistenza Milah, non poteva aspettare ancora. Non quando era certo che il suo Soulmate non era nessuno che conosceva. Non sarebbe arrivato a salvarlo, doveva farcela con i suoi stessi denti, quindi perché non accettare una donna, anche se aveva un tatuaggio diverso? Non era più un bambino e la sua fede aveva iniziato ad incresparsi.
Aveva una famiglia, ormai, non badò più al suo tatuaggio, non lo cercò neanche nei momenti difficili, fu solo felice quando seppe che sua moglie era rimasta incinta. Milah era incinta di lui, avrebbe avuto un figlio.
La sua gioia era tanta che lo spinse a commettere una serie di errori indescrivibili, ascoltare una veggente fu il primo, distruggersi una gamba il secondo e tornare a casa come un vigliacco il terzo, ma non dimenticò mai suo figlio Bealfire, era la luce dei suoi occhi, anche prima di nascere. Suo figlio. Non poteva davvero aver avuto tanta fortuna. Lo amò più di qualsiasi cosa.
Per anni credette che le cose si sarebbero aggiustate con sua moglie, rimase sconvolto alla scoperta che lo stava tradendo. Odiò l’uomo prima di averlo conosciuto, prima di aver potuto vedere il suo tatuaggio. L’odiò con tutto se stesso.
Fu così che Milah se ne andò, fu così che Bealfire rimase senza madre e lui senza moglie. Non era stato in grado di battersi contro quel pirata.
Fu decisamente anni dopo che scoprì il nome del pirata, Killian Jones. Fu anni dopo che commise l’ennesimo errore, rubò un pugnale e con questo uccise un uomo, la magia venne da lui, corrompendo leggermente il suo simbolo dell’anima, mentre bruciava con lentezza la sua stessa anima, ma Rumpelstitskin era forte. Odiò tutto quello, ma protesse suo figlio, era quello l’importante. Bealfire non sarebbe morto in battaglia. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Bea, tranne una. Fu quell’unica cosa che un giorno gli fu chiesto di fare, andarsene, lasciare tutto e ricominciare da zero, la stessa cosa che un tempo aveva lui stesso chiesto a suo padre. Non ci riuscì, rimase ancorato a terra, non riuscì ad andarsene, fallendo in tutto. Aveva fallito come eroe, come combattente, come soulmate, come marito e come padre. Iniziò un periodo di depressione, in cui si circondò di odio, desiderio di vendetta ed oscurità. La malvagità gli corrose l’anima.
Lo guardò mentre lasciava che il suo marchio d’anima venisse piano piano corroso, significava solo che la sua anima stava soccombendo, ma non gli importava.
Qualche anno dopo rivide Milah e Jones, quel maledetto pirata che aveva rovinato tutto.
Li attaccò ed uccise la donna, rubando una mano all’uomo, non la mano dell’anima, per fortuna.
La mise in un vaso, in sicurezza, per ricordarsi che nessuno poteva batterlo, non più.
Solo a quel punto diresse lo sguardo verso il proprio marchio dell’anima. Avrebbe finalmente cercato il suo soulmate, prima che fosse tardi.

***

Quando era piccolo Killian non capiva cosa fosse un segno dell’anima, non gli interessava di avere un Soulmate, non lo voleva. Quando era piccolo a Killian sarebbero bastati suo fratello e suo padre, non voleva altri, il suo mondo si riduceva a loro con totale gioia. Faceva di tutto per nascondere quel maledetto tatuaggio, se avesse potuto l’avrebbe fatto sparire. Suo fratello ne aveva uno diverso e lo prendeva spesso in giro sul fatto che i suoi simboli, un uncino e un raggio di magia oscura, sembrassero star combattendo. Killian detestava tutto quanto. 
La prima cosa che imparò di tali simboli era che non si potevano levare, se ti avessero tagliato il polso sarebbe comparso da qualche altra parte, a meno che non stessi morendo o la tua anima non fosse in pericolo. Killian lo aveva trovato stupido che solo un pericolo così grande potesse eliminare un tatuaggio simile e poi c’era mai stato davvero qualcuno che aveva perso l’anima?
Odioso, ecco cos’era.
Aveva imparato ad apprezzarlo davvero quando aveva perso suo padre. Aveva ancora suo fratello, era vero, ma il colpo era stato fin troppo forte. Gli aveva fatto capire che anche l’altro sarebbe potuto morire. Poi chi gli sarebbe rimasto? Aveva ancora la sua soulmate, lei l’avrebbe apprezzato. Si era già da un po’ di tempo convinto che fosse una donna, per quanto avessero continuato a spiegargli che non faceva differenza fra maschi e femmine. La soulmate di Liam era una donna, quindi perché non avrebbe dovuto averne una anche lui?
Il colpo più duro fu quando perse anche Liam, combattè, lottò come l’eroe che era, ma morì. Killian si rese conto di non avere più nulla, fu a quel punto che iniziò davvero ad apprezzare quel segno. Qualcuno lì fuori c’era per lui e lo avrebbe trovato, qualsiasi cosa sarebbe successa lui avrebbe trovato la propria anima gemella e non gli importava se fosse un maschio o una femmina, sapeva solo che l’avrebbe dovuto proteggere da qualsiasi cosa, in qualsiasi circostanza.
Iniziò a lavorare per la Marina Britannica, ma scoprì nella stessa maniera che erano stati traditi. Riuscì a portare gli uomini dalla sua parte, pirati. Era una bella parola, almeno nella loro connotazione, avrebbero protetto i più deboli, avrebbe trovato il o la sua soulmate, sarebbe salita sulla sua nave e avrebbero vissuto una bella esistenza lì.
Quello era il piano, andò piano piano distruggendosi, ogni giorno Killian guardava il suo marchio dell’anima per assicurarsi che la sua metà non corresse rischi mortali. Almeno era sempre limpido.
Non doveva preoccuparsi davvero per ora.
Finirono in Wonderland e ne fecero ritorno, nuovamente in Neverland e riuscirono a scapparne, poi incapparono in altre terre sconosciute, fece persino amicizia con una sirena, Ariel, che aveva trovato il suo soulmate e l’aiutò.
Finalmente incappò nella Foresta Incantata e conobbe Milah. Sul suo polso aveva lo stesso simbolo, non aveva mai visto una donna simile. Purtroppo era sposata. Odiò istantaneamente l’uomo che gli aveva rubato la sua soulmate. Come aveva osato?
Non sapeva che Milah aveva scoperto come modificare il proprio segno dell’anima, non sapeva che era solo un inganno. Odiò il marito di lei -un tale “Rumpelstitskin”, un nome più assurdo non si poteva sentire- prima di conoscerlo, istantaneamente.
Si ripromise di portare via la sua metà, non sarebbe rimasta in un matrimonio infelice, non se lui poteva farci qualcosa.
Fu così che, senza neanche sapere di Bealfire, combattè per lei.
Combettè contro un padre di famiglia che voleva solo proteggere coloro che amava, proteggere suo figlio. Fu così che finì per combattere colui che aveva giurato di proteggere, fu così che lo sconfisse, lo spezzò definitivamente senza neanche dover alzare la propria spada, deridendolo.
Se solo avesse saputo, ma venne a conoscenza che qualcosa non andava solo quando il suo marchio dell’anima iniziò a corrodersi lentamente, ma ormai era nella rete di Milah, ormai non gli importava davvero più. Ci misero anni per incontrare nuovamente la Creatura, quel Padre di famiglia che ormai aveva perduto tutto, trasformandosi in una bestia assetata di sangue e vendetta.
Fu così che conobbe il Coccodrillo, il suo Coccodrillo e quello stesso giorno perse una mano e la propria amata.
Se ne andò appena in tempo per non morire, mettendosi con ironia un uncino, proprio come segnava il proprio simbolo, in ricordo di Milah, ma quando guardò l’altro polso, sicuro di aver perduto la propria soulmate un uncino e un raggio nero fecero bella mostra di se, quasi deridendolo.
Erano corrosi, quasi sbiaditi, ma c’erano ancora, il che significava che non aveva perso il suo soulmate. Era stato ingannato. Ringhiò quasi, decidendo di incolpare il Coccodrillo anche di quello. Era colpa del Coccodrillo, sempre. Convinto che fosse un inganno cercò di cancellare quella magia, tornando a Neverland e chiedendo aiuto a Peter Pan, ma gli fu risposto che non c’era alcun incantesimo sul suo polso.
Sgranò gli occhi, ora sicuro di una cosa, il o la sua soulmate stava male, stava soffrendo, stava morendo, lentamente o almeno la sua anima era stata bruciata e si sarebbe distrutta se non avesse fatto qualcosa. Doveva cercarlo, doveva trovarlo e curarlo.
In tutto questo conobbe Bealfire, il figlio di Milah ed iniziò ad aiutarlo. A volte fissava quel simbolo, ma non lo commentava, come se lo attirasse in un qualche modo.
Un giorno fece solo una domanda:
- Killian, perché il tuo marchio fa così? Insomma, sta sparendo.- Spiegò, indicandolo.
- I marchi non spariscono mai, a meno che la propria anima gemella non muoia o non sia in pericolo di vita. E’ questo quello che faremo una volta liberi, cercheremo chi porta lo stesso simbolo e lo salveremo, ti va?- Chiese, scompigliandogli i capelli.
Il ragazzino guardò nuovamente il simbolo.
- Pan ha detto che se mi lasciate qui vi lascerà andare, giusto?- Killian lo guardò sconvolto, ma non potè dire altro, prima che Bealfire parlasse nuovamente. – Killian, io resto, ma tu promettimi che lo accetterai, chiunque sia.- Disse, indicando il simbolo.
Capitan Uncino scosse la testa, sconvolto, non avrebbe lasciato un bambino lì, soprattutto non il figlio di Milah.
- Non ti lasceremo qui.- Sentenziò.
- Mi verrete a prendere, una volta che avrai salvato chiunque porti questo.- Ribattè il ragazzino, prima di tuffarsi in mare e mettersi a nuotare verso riva.
- Te lo prometto, ragazzino, ti verremo a riprendere e… accetterò chiunque sia.- Mormorò, un po’ commosso, prima di gridare ai suoi uomini di levare le ancore.

***

Quando si incontrarono quella volta entrambi avevano i loro simboli addosso, il mago portava con se l’oscurità e il pirata l’uncino. Eppure quando Capitan Uncino rivide il suo Coccodrillo non si rese subito conto di averlo ritrovato e quando l’Oscuro rivide il suo Pirata non lo riconobbe come colui che stava cercando ovunque, come il suo Soulmate. Il marchio dell’anima si vedeva sempre meno, ancora un paio d’anni e sarebbe potuto sparire, ma ne l’uno ne l’altro si diedero per vinti.
Si attaccarono, combattendosi invece di comprendersi. La nave tornò ad essere il loro campo di battaglia, ma questa volta l’Oscuro era decisamente più forte. Bloccò facilmente i polsi di Killian contro l’albero mastro, sogghignando ed avvicinandosi. Poi sgranò gli occhi, non appena incontrò il simbolo. No, non poteva essere.
-No, no, no! Questo è impossibile, dearie!- Borbottò, gli occhi incollati sul suo nemico. Cosa avrebbe dovuto fare esattamente? Fu a quel punto che Killian prese l’attimo di sorpresa per riuscire a liberarsi e lanciarsi sul Coccodrillo, ritrovandosi a cavalcioni sulla sua vita.
- Non lo farei se fossi in te, dearie!- Lo derise il Coccodrillo, ma Killian doveva vedere, se quello che immaginava era corretto, lui non… ma Bealfire glielo aveva fatto promettere. Rumpelstitskin non lo stava più attaccando e, in realtà non stava neanche più proteggendosi. Lo fissava solo.
Il Pirata sollevò la manica che copriva il polso dell’anima con l’uncino e guardò.
Lì, un simbolo corroso di un uncino e un raggio oscuro faceva bella mostra di se.
Come immaginava, adesso capiva la preoccupazione di Bealfire.
- Sei tu… sei sempre stato tu.- Guardò l’uomo con sgomento, l’altro fece solo un ghigno.
- Temo di dover davvero andare via, ora.-
- No, non te ne andrai.- Ribattè.
- Credi forse di potermi fermare, pirata?- Chiese, disgustato.
- No, ma il tuo segno dell’anima sta sparendo… mi preoccupa.-
Il Coccodrillo avrebbe voluto ringhiare, urlargli contro, qualsiasi cosa.
- Non ho bisogno della tua preoccupazione, io sto bene.-
- Smettila di dirmi che stai bene! Anche Bealfire si è spaventato quando lo ha visto! E’ stato lui a mandarmi a prenderti!-
Si bloccò tutto per qualche secondo, Rumpelstitskin lo fissò:
- Mio figlio?- Non sapeva se mandarlo via o rasserenarsi, significava che stava bene.
- Gli ho promesso di proteggere il mio soulmate ed è quello che intendo fare.- Ribattè, senza aggiungere che se lo era anche ripromesso.
Rumpelstitskin scoppiò a ridere, ma una parte di lui sembrava essersi rianimata:- Tu che proteggi me?-
- Sì, Coccodrillo. - Confermò. –Ti ho cercato da anni, forse da secoli. Ora che ti ho trovato non ti lascerò andartene.- Distolse lo sguardo, mentre ammetteva: - Credevo che fosse Milah, mi sbagliavo.- Era un duro colpo e l’Oscuro sarebbe potuto sparire e non farsi più trovare, si fissarono per qualche secondo, prima che il Pirata aggiungesse:- Se deciderai di restare faremo rotta verso Netherland, per salvare tuo figlio. Ci stai?- Così si sollevò in piedi, facendo un paio di passi indietro, il tempo di corteggiarlo ci sarebbe sempre stato, ma non era quello. Rumpelstitskin si sollevò a sua volta, osservando il proprio soulmate e peggior nemico, considerando come comportarsi, anche lui lo stava cercando, anche se non lo avesse mai ammesso e voleva ritrovare Bealfire, ma avrebbe dovuto affrontare suo padre, Peter Pan e non gli sembrava una buona idea, ma non avrebbe lasciato suo figlio da quel mostro di Malcolm, mai. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per Bealfire, anche lasciarsi proteggere da quello stesso Pirata che gli aveva distrutto la famiglia.
 - D’accordo. Andiamo a riprenderci mio figlio.- Mormorò, deciso. Osservò Killian Jones, attirandolo poi a se, prima di sussurrargli all’orecchio:- Sappi che tu sei mio.-
Killian potè giurare di aver appena sentito un brivido lungo la schiena e il proprio membro contrarsi. Sarebbe stato un lungo viaggio, quello.
   
 
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