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Autore: Audrey Wilde    08/06/2020    0 recensioni
Ran Higurashi non ha legami, non ha affetti. Dopo la morte dell'unica persona che abbia mai amato, si è nascosta dietro un muro di ghiaccio. Come il colore dei suoi occhi. La sua ambizione ed il suo sogno di diventare medico sono l'unica cosa che la tiene lontana dal baratro della disperazione.
Kakashi Hatake aveva perso tutto, suo padre, il suo maestro, il suo migliore amico e la ragazza che amava, credeva che non ci fosse nulla per cui valesse la pena vivere. Ma aveva trovato la luce, grazie ai suoi allievi e agli amici che non l'avevano abbandonato, nonostante tutto.
Due dimensioni parallele, due mondi lontani, due vite così diverse stanno per incontrarsi e niente sarà più come prima. "Two worlds collide" è la storia di una giovane donna, di una profezia e di un amore che trascende il tempo e lo spazio. Perché quando due anime sono legate dal filo rosso del destino, esse apparterranno l'una all'altra fino alla fine dei tempi e niente e nessuno potrà mai separarle.
*Kakashi x Nuovo personaggio*
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kakashi Hatake, Kurenai Yuhi, Nuovo Personaggio, Tsunade | Coppie: Asuma/Kurenai, Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Capitolo II

 




 

"Rien n'est plus imminent que l'impossible."

-Victor Hugo




 

Upper East Side, New York, Stati Uniti d'America, 2018
 

<< Naruto. >>

Si trattava di un libricino dalla copertina bianca, sul fronte vi era l'immagine di un ragazzo dai capelli neri e dalle fattezze quasi mostruose. In alto a destra, il numero ventisette, scritto in kanji, era racchiuso in una pergamena, e risaltava particolarmente sullo sfondo candido.

Alla sola vista di quel manga, una miriade di ricordi, velati da una profonda tristezza, fluirono nella mente di Ran come un fiume in piena. Ricordava con chiarezza il giorno in cui aveva scoperto quell'opera ed anche il perché l'aveva messa da parte, nascosta dietro ad altri libri, nonostante il suo enorme valore affettivo. Ingenuamente, pensava che nascondendo dalla sua vista quei fumetti, sarebbe riuscita ad anestetizzare, almeno in parte, il dolore sordo che provava nel suo petto ad ogni respiro, ad ogni passo. Calde lacrime le si formarono agli angoli degli occhi, intrappolate dalle lunghissime ciglia nere, mentre la sua mente si rituffava, masochista, in quei ricordi dal sapore dolce e amaro allo stesso tempo.

Aveva circa dieci anni all'epoca e, come ogni estate, si trovava nella residenza della famiglia paterna a Tōkyō per passare lì le vacanze estive. Sua nonna, infatti, pretendeva che, ogni anno, trascorresse quel periodo in Giappone e, soprattutto, che vivesse sotto la sua supervisione, lontana dai suoi genitori. Una situazione che, tra l'altro, rappresentava una quotidianità per Ran, abituata sin dalla più tenera età all'assenza dei genitori. L'anziana signora Higurashi voleva insegnare a sua nipote, nonostante fosse figlia di quella donna tanto odiata, la lingua, la cultura e la storia del suo popolo. Ran, per quanto indegna di portare il nome della sua rispettabile famiglia, doveva essere educata come si confaceva ad un Higurashi e, soprattutto, non doveva diventare motivo di imbarazzo per la famiglia. Per questo motivo, seppur a malincuore, la accoglieva ogni estate per istruirla e prepararla al ruolo che le spettava.

Tuttavia, le lezioni con i suoi precettori e quelle con sua nonna avvenivano in una cornice di risentimento e avversione da parte dei suoi parenti, che la trattavano con estrema freddezza in un continuo tentativo di farla sentire diversa, sola, per il semplice fatto di essere una "mezzosangue". La piccola Ran, dal canto suo, sperava che, impegnandosi e dimostrandosi degna di essere un membro della famiglia, l'avrebbero accettata, che così facendo, avrebbe ottenuto il loro rispetto. Ma non fu mai così, anzi, dimostrandosi arguta ed estremamente intelligente nonostante la giovane età, Ran attirò ancor di più l'odio ed il risentimento dei suoi familiari.

L'unica persona che l'amava incondizionatamente era il suo caro nonno, il padre di suo padre. Lui era la sua forza, il suo sostegno, la persona che più amava al mondo. Il suo caro ojii-sama era sempre pronto ad elogiarla, a consolarla e ad asciugare le sue lacrime. Era stato proprio lui a regalarle il primo volume di "Naruto".

Era una bellissima giornata estiva e Ran, finalmente libera per qualche ora dalle sue lezioni, si era rifugiata nella parte che preferiva di quella grande casa. Sul retro di villa Higurashi, nel giardino in stile giapponese, vi era un bellissimo stagno artificiale e, sulla sua superficie, galleggiavano degli stupendi fiori di loto. Suo nonno l'aveva fatto costruire apposta per lei, cosicché la visione di quei fiori potesse ispirare la sua vita. Il fiore di loto, infatti, nella cultura giapponese è associato a Buddha e, in particolare, alla pratica dell'illuminazione. Nonostante cresca in acque spesso putride e paludose, non ne viene intaccato, la sua bellezza persiste. Circondato impurità del mondo, il fiore di loto si erge in tutto il suo splendore, bello e forte, così come Buddha che, abbandonati i vizi del mondo terreno, aveva raggiunto l'illuminazione.

Ran amava sedere vicino al laghetto, osservare come i fiori placidamente si spostavano sulla superficie acquatica, mossi dal vento. Immaginando la sua vita futura, Ran sognava, un giorno, di essere proprio come uno di quei fiori, forte e bellissima.

Quel giorno era particolarmente triste, sua nonna l'aveva messa in ridicolo davanti a tutta la famiglia, e solo la voce tuonante di suo nonno, sempre così dolce e pacata quando parlava con lei, aveva obbligato la donna a porre fine a quella ingiusta tortura.

L'anziano uomo raggiunse la sua nipotina, tenendosi al suo fidato bastone da passeggio con la mano destra, mentre l'altra era nascosta dietro la schiena. Alla vista dell'amato nonno, Ran sorrise, cercando di mascherare la sua tristezza. L'uomo si sentiva sempre in colpa per il trattamento che le riservavano. Ma lei non voleva che lui si caricasse anche di quel fardello, d'altronde non era affatto colpa sua. Lui non aveva mai accettato il comportamento di sua moglie e dei suoi consanguinei, ma era stanco e malato, sua moglie ormai gestiva con pugno di ferro la famiglia e lui era troppo stanco per opporsi. Inoltre, egoisticamente, era felice che la sua amata Ran trascorresse almeno le vacanze estive con lui. Quando lei era lontana, negli Stati Uniti, gli mancava terribilmente.

<< Ho una sorpresa per te, mio piccolo suiren. >> disse l'uomo, attirando l'attenzione della nipotina.

<< Un regalo? >> chiese lei in fermento, con gli occhi che le brillavano.

La tristezza di poco prima sembrava sparita e l'uomo desiderò che la sua piccola fosse sempre felice come in quel momento. In risposta alla domanda della nipote, il capofamiglia le mostrò ciò che teneva nascosto dietro la schiena. Si trattava di un manga, in copertina c'era un ragazzino biondo dagli occhi azzurri ed un sorriso malandrino.

<< Sai cos'è un manga, vero? >> le chiese l'uomo. 

Ran annuì, perplessa, non si aspettava un regalo del genere.

<< L'autore è un giovanotto che ho conosciuto qualche anno fa, è un vero genio. Questo suo manga sta riscuotendo un enorme successo qui in Giappone. Ho pensato potesse piacerti. >> continuò lui, sorridendole.

<< Grazie ojii-sama! >> Ran ricambiò il sorriso del nonno e, incuriosita, iniziò a leggere quel manga, sotto lo sguardo divertito dell'anziano capofamiglia.

Da quel giorno, il signor Higurashi aveva regalato a Ran altri volumi di quell'opera. In una sola estate era già arrivata in pari con la pubblicazione, essendosi appassionata alla storia di quel ragazzino biondo. Naruto assomigliava un po' a lei: allontanato da tutti, solo e amato da poche persone. Tornata negli Stati Uniti, suo nonno le spediva ogni volta un nuovo volume fresco di stampa. Nonostante sarebbe stato più comodo comprarlo negli States, né Ran né suo nonno volevano interrompere quella tradizione, che aveva finito per legarli ancor di più.

Da quel lontano giorno di otto anni prima, Ran aveva trovato nelle avventure del giovane ninja di Konoha la forza ed il coraggio per realizzare i suoi sogni, la determinazione di portare avanti a testa alta i suoi ideali e la consapevolezza che, un giorno, anche lei avrebbe trovato delle persone che l'avrebbero amata incondizionatamente, proprio come il suo caro ojii-sama.

Dall'ultima lettura erano trascorsi ormai quattro anni, da quel giorno nefasto non aveva più aperto nemmeno uno dei manga di quella collezione alla quale era profondamente legata. Ricacciò indietro le lacrime, nonostante il groppo in gola non volesse saperne di sciogliersi e, con nostalgia, iniziò a sfogliare quelle pagine in bianco e nero, che per tanto tempo le avevano fatto compagnia. Si sedette sul letto per leggere con più comodità, completamente rapita dalla storia e stupendosi di ricordare ogni minimo particolare. Dimenticò completamente il trasloco, gli scatoloni e gli armadi che attendevano di essere svuotati, immersa in quel mondo di avventure e combattimenti.

Aveva quasi terminato la lettura di quel volumetto, quando fu colta nuovamente da una stanchezza improvvisa e da un torpore che la portò a chiudere gli occhi senza che se ne rendesse conto.


 

*





Luogo non identificato
 

Gradualmente, quel calore che l'aveva avvolta all'improvviso, lasciò il posto ad una sensazione di freddo, mentre il suo letto le appariva troppo scomodo, come se fosse stesa su un pavimento ghiacciato. Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere velocemente, azione che le provocò un leggero capogiro. Quando quella fastidiosa sensazione fu sparita, poté finalmente guardarsi intorno e realizzare di non essere più nella sua stanza. Si trovava, invece, in un immenso spazio sconfinato del colore dell'oro, intorno a lei il nulla. Si rese conto di essere seduta in terra, su una superficie fredda come il ghiaccio, che però appariva ai suoi occhi come oro liquido, tanto era brillante. Si alzò e con passi moderati iniziò ad esplorare quel mondo creato dal suo inconscio, perché non poteva trattarsi che di un sogno, molto vivido certo, ma pur sempre un sogno. Janette aveva ragione, il viaggio l'aveva veramente stancata molto e ora il suo corpo non solo le chiedeva riposo, ma la sua mente le faceva anche scherzetti del genere.

Non sapeva da quanto tempo camminava, ma il paesaggio era rimasto tremendamente uguale e, nonostante l'immensità sconfinata di quell'ambiente, iniziava a provare una leggera claustrofobia.

<< Ok, credo di aver dormito abbastanza, è ora di svegliarsi. >> disse ad alta voce, colpendo con forza le guance con le mani.

<< Ti sveglieresti, se ti trovassi veramente in un sogno. >> disse una voce.

Si girò di scatto, alle sue spalle, a circa due metri di distanza c'era un uomo. Era alto, con i capelli biondi e gli occhi azzurri, indossava una lunga cappa bianca dai dettagli rossi, e sul copri-fronte, contornato da ciocche biondissime, vi era inciso un simbolo che conosceva bene.

<< Non è possibile... >> la voce le uscì come un sussurro << Tu sei...il Quarto Hokage... Minato Namikaze! >> puntò un dito verso l'uomo, che sorrise sentendo il suo nome.

<< Ok, questo sogno è decisamente strano. >>

<< Non è un sogno, mia cara. >> continuò a sorriderle il biondo.

<< Il mio inconscio mi fa brutti scherzi... appunto per la prossima volta: mai leggere manga prima di andare a dormire. >> disse, ignorando completamente le parole di Minato.

Minato cercò di trattenersi dal ridere, quella ragazza sembrava avere un caratterino niente male, avrebbe dato filo da torcere a molti nel suo mondo.

<< Credimi Ran, questo non è un sogno. >> ripeté l'uomo.

<< Come fa a sapere il mio nome!? >> esclamò la corvina, sorpresa. Poi, come colta da un'illuminazione, batté un pugno sul palmo della mano destra, per poi esclamare, ignorando nuovamente le parole del biondo << Ah giusto, essendo un mio sogno è ovvio che conosce il mio nome. >>

<< Credimi se ti dico che non sei affatto in un mondo partorito dal tuo inconscio, tutto ciò che vedi, me compreso, è reale. >>

<< Va bene, mettiamo che ha ragione lei, cosa ci faccio qui? >> chiese scettica.

<< C'è una profezia su di te, Ran Higurashi. >> le rispose, diventando di colpo mortalmente serio.  







 

Author's corner

Salve salvino cari lettori! ❤️ Eccomi qui con un nuovo capitolo!!! Allora, nella dimensione dorata (confesso sono stata ispirata dalla pubblicità di un profumo della Dior, si lo so sono pazza) la nostra Ran incontra nientepopodimeno che il nostro amato YONDAIME💖. Ovviamente c'è un motivo se ad accoglierla c'è proprio il nostro Lampo Giallo (ovvio no? non è che l'ho voluto perché volevo che Ran si rifacesse gli occhi) e lo scoprirete nel prossimo capitolo. Non posso dirvi tutto subito, sennò che sfizio c'è? *risata malefica*

Inoltre, scopriamo qualcosa in più riguardo la nostra bella protagonista. Il suo rapporto con il nonno è profondo ed è stato fondamentale per Ran, infatti ritornerà spesso nella storia e, spero, spiegherà alcuni degli strani comportamenti del nostro piccolo fiore di loto. Credo di non aver più nulla da dire, quindi vi lascio alcune note:

-Ho deciso di lasciare l'epigrafe in francese, non so perché, mi piaceva di più. Vi lascio la traduzione: "Niente è più imminente dell'impossibile".

-Il volume trovato da Ran è il numero 27 dell'edizione giapponese (quasi uguale a quello dell'edizione italiana, cambiano solo alcuni particolari), con Sasuke in copertina, nella forma che assume quando sprigiona il potere del segno maledetto.

-"Ojii" significa nonno in giapponese, "sama" è un suffisso della forma onorifica.

-"Suiren" significa ninfea in giapponese. Nel linguaggio dei fiori, la ninfea esprime la purezza, poiché, come il fiore di loto, essa cresce nel fango e nella melma, ma i suoi petali non si macchiano.

Sarò sincera, sono un pò delusa dalla totale assenza di feedback per questa storia. Spero di aver attirato la vostra curiosità con questo nuovo capitolo. Se vi va, lasciate qualche recensione, rendereste molto felice una povera autrice distrutta dallo studio matto e disperato per l'ultimo esame di lingua russa della sua vita (sia ringraziato santo Madara da Konoha). 

©️ I personaggi di "Naruto" non mi appartengono, ma sono di proprietà di Masashi Kishimoto, Ran e gli altri personaggi da me inventati sono di mia proprietà, qualsiasi plagio non sarà perdonato.

Bene, per oggi è tutto miei cari, vi aspetto lunedì prossimo con un nuovo capitolo. Proprio perché sono una persona sadica, vi lascio con un piccolo assaggio del Capitolo III.

Audrey🌹

 

"Quando la nuvola di fumo si fu dissolta, Ran riconobbe subito il volto del suo assalitore e, per poco, la mascella non le si staccò per la sorpresa."

   
 
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