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Autore: little_psycho    09/06/2020    2 recensioni
Atsuhina week day 3: mutual pining
spoiler! | Bokuto&Sakusa chaotic duo
«È Hinata quello più diretto. Invece Atsumu ha sempre quell’espressione fastidiosa e non si sbilancia mai, probabilmente perché è un fifone. Nessuno lo capirebbe.»
Sakusa era passato dalla convinzione che quei due non valessero il suo tempo, all’assoluta certezza che se fosse stato costretto a vedere per altri cinque minuti Atsumu Miya destreggiarsi in un orrido
rito di corteggiamento, ci avrebbe rimesso le penne. Era salvaguardia della propria persona.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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La sottile arte della negazione

(non vedo, non sento, non parlo)

 

 

-Non vedo

Bokuto lanciò uno sguardo critico ad Atsumu e Hinata, assottigliando gli occhi dorati, grattandosi il mento. Sospirò pesantemente, non avendo la minima preoccupazione di poter risultare molesto. Era una scelta importante dopotutto: ci voleva spirito d’osservazione, affinità con i soggetti, una buona dose di fortuna, la giusta angolazione per far quadrare i fatti...

«Vuoi aspettare che i pianeti si allineino, giusto per sicurezza?» borbottò il capitano sarcastico, sventolandogli davanti alla faccia delle banconote, allisciandole e facendole frusciare.

«Sì o no?»

La scena, illuminata dal tiepido sole del pomeriggio, avrebbe potuto essere usata per una copertina di qualche romanzetto rosa che Bokuto certamente non avrebbe mai letto. (Più o meno. Insomma… se fosse stato sulla pallavolo…)

Atsumu aveva perso direttamente la decenza - citando Sakusa -, facendo gli occhi dolci all’ultimo arrivato e continuandogli a sorridere come se non riuscisse a trattenersi. Hinata, d’altra parte, gli girava attorno come un’ape attratta dal miele, saltellandogli vicino e riempiendolo di domande. (Con un singhiozzo mal trattenuto, Bokuto si ricordò con nostalgia i cari bei vecchi tempi in cui Shouyou non aveva occhi che per lui e comprava le sue stesse magliette.)

Insomma, un quadretto da far cariare i denti a qualcuno di noioso come il caro Omi-kun, ma per Bokuto erano sicuramente fatti l’uno per l’altro e tutte quelle smancerie lo mettevano di buon umore.

Spostò l’attenzione di nuovo a Meian-san, affondando la mano nella tasca destra e prendendo i soldi richiesti. Annuì complice, sorridendo sicuro davanti all’espressione rassegnata dell’altro.

«Quando vinco pagherò un giro di bevute per tutti, capitano.»

«Secondo te da quanto tempo?» chiese invece Meian, indicandoli con un cenno della testa.

Bokuto sbuffò una risata, allontanando i suoi dubbi con uno svolazzo della mano. «Almeno due mesi, ho insegnato tante cose al mio discepolo» disse gonfiando il petto orgoglioso. «Hai perso Meian-san, dovevi giocarti meglio le tue carte.»

Dopo, arrivato il momento della verità, nello spogliatoio Bokuto non riusciva a nascondere l’eccitazione. Canticchiava, sorrideva, dava gomitate a Sakusa, faceva la linguaccia al capitano, sicurissimo di averci azzeccato. Che cosa aveva detto una volta a Hinata? Scegliersi sempre alzatori alti e che incutono paura – come Akaashi. (Era proprio bello Akaashi, e serio, e composto, e affascinante con gli occhiali e…) E sicuramente Hinata non avrebbe deluso le sue aspettative. Ecco.

«Allora…» esordì Inunaki, levandosi la maglietta e appallottolandola nel borsone, lanciando occhiate in tralice ai due, indeciso su come muoversi.

«… Miya-kun, Hinata-kun, avete qualcosa da dirci?» domandò imbarazzatissimo, fulminando Barnes che era pronto a scoppiare a ridere da un momento all’altro.

Bokuto era sulle spine. Il capitano continuava a rimanere tranquillo e posato, appoggiato al muro. Sakusa sbadigliò, chiedendosi quando sarebbe terminata tutta quella pagliacciata.

Hinata aggrottò le sopracciglia confuso, – Bokuto avrebbe giurato che si trattasse di realizzazione e paura dell’essere stato scoperto – e si girò – colpevole! – verso Atsumu, in cerca di risposte.

«Non vi giudicheremmo, eh» si sentì di specificare Barnes, mezzo strozzato dalle risatine trattenute.

Ancora silenzio. Sguardi vacui. Sbadigli più rumorosi da parte di Sakusa.

Bokuto sentì la sua sicurezza vacillare e gli angoli della bocca abbassarsi, proprio mentre gli occhi del capitano si accendevano e allargava le spalle. Se fossero stati in un western avrebbero trovato balle di fieno che rotolavano indisturbate per la stanza, visto il silenzio. (Bokuto si immaginava con un cappello calato sul volto e una pistola puntata contro Meian-san, in atteso del risultato. Però, più il tempo passava e più questa scena cambiava, fino a diventare l’esatto opposto.)

«Niente, quindi» disse Meian, guardando con superiorità Bokuto e allungandosi per prendere la bustina che si trovava tra le mani di Inunaki.

Era imbarazzati, per forza. Visto quel rossore sulle guance di Shouyou? Assolutamente sospetto. E il respiro accelerato di Atsumu? E lo sguardo fugace che si erano rivolti?

Bokuto ripassò frenetico nella sua mente tutti gli ultimi mesi, rassicurato di non essersi inventato tutte quelle evidenze. C’erano stati i sorrisi, la complicità, un continuo toccarsi assolutamente immotivato, come lo sguardo di Atsumu si ammorbidisse dopo essersi posato su Hinata.

«Voi due state insieme, vero?» urlò dunque euforico. Davanti a una domanda così diretta non avrebbero potuto comportarsi come se nulla fosse, nossignore. Che poi, cosa c’era di meglio di una relazione tra compagni di squadra? Il modo perfetto per solidificare un legame profondo e dare il massimo in partita. Sicuramente.

«No» rispose incolore Atsumu, mentre Hinata scuoteva la testa nello stesso momento.

Cosa?

«M-ma» balbettò incredulo Bokuto, allargando le braccia e indicando i bugiardi al resto della squadra. Come ci avrebbe dovuto credere? Attraverso i loro sguardi languidi? Con la spietata preferenza che faceva Atsumu? Nel modo in cui approfittavano di ogni occasione per  battersi il cinque e abbracciarsi?

Adesso non si trattava più della scommessa persa sonoramente, no. Non lo infastidiva neanche il sorriso impertinente di Meian-san. (Più o meno.) Era questione di principio.

Assottigliò le labbra in una linea invisibile e si sporse verso Sakusa per bisbigliargli qualcosa, una luce di pericolosa risolutezza nello sguardo. Quando l’altro si allontanò con un’espressione vagamente disgustata, non poté alzare la voce, ma il messaggio fu recepito lo stesso.

 «Dobbiamo fare qualcosa.»

***

Bokuto fermò Hinata mettendogli una mano sulla spalla e facendolo girare. Prima che potesse fare alcuna domanda, lo precedette.

«Ma non ti ricordi quello che dissi?!» sussurrò oltraggiato, «Alzatori alti e che incutono paura!»

Hinata divenne un tutt’uno con i capelli ed evitò i suoi occhi, fissando ostinatamente il pavimento. (L’unico motivo per cui quella scena pietosa non era accaduta anche prima era stato l’effetto sorpresa.)

Bokuto continuò imperterrito, con un tono sempre più bellicoso. «Si allena insieme a te oltre l’orario degli allenamenti ogni volta che lo chiedi, è gentile – solo con te, visto che non fa altro che lanciarmi occhiatacce –, ti aspetta sempre per uscire dallo spogliatoio, ed è carino. Dov’è il problema?» Emise un profondo sospiro di sconforto e si pizzicò la radice del naso. «È perfetto!»

«Come se non lo sapessi!» ribatté irritato Hinata, coprendosi la bocca con la mano, sorpreso. Si guardò attorno per essere sicuro che nessuno li avesse sentiti, con le guance ancora rosse e agitato.

All’occhiata esasperata di Bokuto, continuò. «Sono io il problema!»

Si imbronciò, strusciando la suola della scarpa contro il pavimento. «Non gli piaccio di sicuro.»

Bokuto sapeva di non essere intelligente – diavolo, sapeva pure di non poter neanche essere considerato sveglio – però anche lui aveva un limite. Hinata evidentemente no.

 

 

-Non sento

«Bella schiacciata!» si complimentò Atsumu, scompigliando i capelli di Hinata. Da lontano Bokuto poteva solo indovinare quanto brillassero gli occhi di entrambi.

«Bella schiacciata?» disse a mo’ di domanda in direzione di un Sakusa intento a riscaldarsi a dovere e a quanto pareva poco interessato a diventare il cupido della situazione insieme a Bokuto. (Noioso.) «Non è mai una bella schiacciata, per Atsumu. È sempre una bella alzata colpita in modo assolutamente normale.»

«Patetico» asserì Sakusa, più per la soddisfazione di insultare Atsumu che per il desiderio di assecondare Bokuto e qualsiasi cosa frullasse in quella testolina alquanto vuota.

Bokuto continuò a guardare i propri compagni di squadra, sovrappensiero. «A Hinata piace» informò Sakusa – il quale, beh, non voleva essere informato –, «e se solo fosse più sicuro di sé si accorgerebbe che è ricambiato!»

A Bokuto non interessava più la scommessa in sé, ormai era andata. Però doveva ammettere che l’idea di farli mettere insieme per guardare la faccia scioccata del capitano era troppo dolce per potervici rinunciare. Però, lui che nella sua vita non aveva avuto nessuna esperienza amorosa al di fuori di Akaashi – che, per inciso, aveva fatto tutto da solo – non sapeva come far accadere il… boom. O il doki doki. Forse era meglio pensare a un whoo con uno sbam.

«È Hinata quello più diretto. Invece Atsumu ha sempre quell’espressione fastidiosa e non si sbilancia mai, probabilmente perché è un fifone. Nessuno lo capirebbe.»

Sakusa era passato dalla convinzione che quei due non valessero il suo tempo, all’assoluta certezza che se fosse stato costretto a vedere per altri cinque minuti Atsumu Miya destreggiarsi in un orrido rito di corteggiamento, ci avrebbe rimesso le penne. Era salvaguardia della propria persona.

«Sì, ma…» cercò di giustificarlo Bokuto senza successo.

«Atsumu-san, vuoi la borraccia?»

«Guarda Hinata com’è premuroso» commentò Sakusa, indicando il loro numero ventuno saltellare per la palestra e consegnare l’oggetto in questione.

«E Atsumu gli sta toccando i capelli!» ribatté con un tono lamentoso l’altro, anche lui indicando senza molta discrezione il duo incriminato. 

In effetti, l’alzatore stava passando una mano tra i ricci rossi di Hinata, per quella che doveva essere la centesima volta da quando lo avevano preso nella squadra. A guardar bene, però, stava indugiando più del solito: non li stava propriamente arruffando, quanto più… accarezzando?

 La mano scese giù fino ad arrivare alla guancia, soffermandosi per poco, leggerissima. Proprio mentre stava passando dietro la sua nuca, Inunaki trattenne di colpo il respiro con gli occhi spalancati. Bokuto era rimasto con il braccio a mezz’aria e la bocca spalancata. Sakusa cercò di non sembrare toccato dalla situazione.

«Stanno per…?» chiese scioccato Barnes, ancora fermo nella posizione di bagher, senza muovere un singolo muscolo.

Certo che stavano per. Non poteva proprio essere nient’altro. Sarebbe stato il caso di farlo in un posto più appropriato e con meno gente, ma tanto Sakusa lo sapeva che ad Atsumu piaceva dare spettacolo. (Egocentrico. Montato. Animale da palcoscenico. Ma cosa, solo animale. Megalomane-)

La lista sarebbe anche potuta continuare all’infinito, se non fossero state pronunciate le parole.

«Grazie mille, Shoucchan.»

«Grazie mille?!» ripeté sconvolto Bokuto, guardandosi intorno come se non avesse mai visto quella palestra prima d’ora.

«Shoucchan?» chiese incerto Sakusa con tutta l’aria di voler vomitare.

«E il bacio?» ringhiò Inunaki battendo un piede per terra, «dov’è il dannatissimo bacio?»

Bokuto non ne aveva idea. Sparito. Mai avvenuto. Perso tra i corridoi contorti e deserti del cervello di Atsumu - perchè era capitato a loro il gemello scemo? Osamu non l’avrebbe mai fatto.

  Avrebbero dovuto distribuire volantini per tutta la prefettura come si faceva per i gatti smarriti. Ma quel grazie era stato davvero necessario? Grazie, Hinata-kun, per il tuo affetto e la tua attenzione! Ecco, tieni un quasi-bacio. 

«Almeno ha usato il chan» cercò di consolarsi Bokuto ad alta voce, guardando speranzoso Sakusa e Inunaki. «Lo avrebbe potuto usare dopo» rispose inflessibile Sakusa.

«Magari non era sicuro di essere ricambiato» ipotizzò Inunaki, notevolmente più calmo. Anche il suo pareva un modo per consolarsi, comunque.

Ripresero l’allenamento da dove si erano fermati, giocando tre contro tre.

 A tutti i complimenti di Hinata (“Bel servizio!” “L’alzata era perfetta!” “Sei in forma, Atsumu-san!” “Dio, è finita proprio sulla linea!”) Atsumu sorrideva e gli batteva il cinque.

Bokuto però poteva vedere la rassegnazione negli occhioni castani di Shouyou e avrebbe davvero voluto urlare. Dopo ogni complimento Barnes sospirava sconsolato, sempre un po’ più forte. 

Anche Inunaki doveva essere rassegnato e sconsolato, perché dopo il solito sorriso da schiaffi (di ringraziamento, va bene, di ringraziamento) di Atsumu, il suddetto riceveva la ricezione direttamente in faccia.

(Sakusa sarebbe stato disposto a sporcarsi di sangue, se fosse colato dal naso di quel pavone ottuso e ingrato di Atsumu.)

***

«’Tsumu» lo chiamò Bokuto prima che se ne andasse a casa, nello spogliatoio, nello stesso identico modo in cui aveva già fatto con Hinata. Se il discorso con Hinata sarebbe potuto sembrare uno spaccio di droga, quello si poteva paragonare a un interrogatorio di terzo grado. Peccato per Atsumu, entrambi i poliziotti erano quello cattivo.

«Che cos’era il ridicolo tentativo di prima?» chiese Sakusa a bruciapelo, dandogli la sua migliore occhiata nauseata. 

Atsumu inarcò le sopracciglia, mantenendo la solita espressione annoiata. «Non sono fatti vostri.»

«Lo sono di tutta la squadra, in effetti» iniziò Sakusa, appoggiato da Bokuto che annuiva convinto. «Hinata ci è rimasto piuttosto male dalla tua inettitudine nei rapporti umani e potrebbe rompere l’equilibrio della squadra.»

Atsumu si sgonfiò come un palloncino. «Davvero?»

Bokuto spalancò gli occhi, si girò incredulo verso Sakusa e poi ritornò a guardare Atsumu, aprendo la bocca e poi richiudendola.  «Lo so» disse Sakusa, massaggiandosi una tempia e socchiudendo gli occhi, «patetico.»

«Stavi per baciarlo!» sbraitò quindi Bokuto. «E all’ultimo secondo di sei tirato indietro come, come…»

«Come uno smidollato senza spina dorsale» suggerì Sakusa. 

«Ecco! Lui era così sicuro!»

(Bokuto dovette fare attenzione per non far diventare quel “lui” un “noi”. La situazione sarebbe potuta diventare imbarazzante.)

«Non avrei dovuto farlo» ammette sconfitto Atsumu, «avrei dovuto pensare anche ai suoi sentimenti.»

«Frena» gli ordinò Sakusa facendo una smorfia sotto la mascherina, «tu non credi che Hinata sia interessato?»

 «Kageyama...» borbottò messo all’angolo, «… il rapporto è diverso. Non si comporta allo stesso modo.» 

«E tu vorresti che fosse uguale?» Bokuto piegò la testa di lato, come se l’affermazione fosse stata vista da una diversa angolazione sarebbe potuta sembrargli più sensata. 

 Atsumu sbuffò e si grattò la nuca con forza, cercando di cancellare fisicamente il disagio e la vulnerabilità. Guardò dritto negli occhi Bokuto, evitando accuratamente Sakusa - essere deriso era l’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento. «Non sono come lui mi vorrebbe.» 

Bokuto rimase in silenzio per uno manciata di minuti, completamente spaesato.

 «Allora cambia!» esclamò esasperato, deciso a chiudere quella questione una volta per tutte. Sakusa gli lanciò uno sguardo allarmato, ma lui non si fermò. 

«Se pensi che lui voglia qualcun altro, diventalo.» 

 

-Non parlo 

«Ci sei riuscito» mormorò sorpreso Sakusa il giorno dopo. «Hai preso due casi umani senza possibilità di ripresa e li hai aggiustati!»  

 In effetti, la situazione non era poi così diversa da come l’aveva descritta Sakusa.

 La palestra era sempre stata spaziosa, dal pavimento blu elettrico e con un soffitto altissimo, finestre da cui entravano timidi raggi di sole di prima mattina. Non era mai stata silenziosa per pura forza di cose - palloni che rimbalzano, il coach che urla suggerimenti. Da quando era arrivato Hinata, comunque, il casino non aveva fatto altro che aumentare. 

«L’hanno fatto?» chiese Barnes a bassa voce con tono cospiratorio, piegandosi per allacciarsi le scarpe. 

«L’hanno fatto» rispose Inunaki con l’aria di chi la sapeva lunga. 

Magari, pensò afflitto Bokuto. 

La palestra sembrava improvvisamente vuota e silenziosa, e Sakusa non poté che esserne deliziato. Tranquilla e pacifica, senza il terrore di dover finire dall’otorino. 

Atsumu palleggiò e Hinata saltò e schiacciò senza problemi, spedendo la palla come un bolide nell’altra metà del campo. Sul punto di fare un sorriso, Hinata si trattenne e fece un cenno con la testa, tornando indietro e ripetendo l’azione. 

Destra, sinistra, destra, salto. Destra, sinistra, destra, salto. Incessantemente, con gli occhi fissi sui compagni di squadra oltre la rete. Di tanto in tanto - nel lasso di tempo tra la schiacciata e il ritorno sulla linea dei tre metri - gettava brevi occhiate ad Atsumu, fingendo di essere distratto.

Atsumu invece lo guardava fisso e allungava un braccio, indeciso, senza mai raggiungerlo. Gli tremavano gli angoli della bocca nella speranza di parlare, ma la voce non usciva e allora rimaneva in silenzio. 

«Forse non gli è piaciuto» dedusse Barnes scuotendo la testa. 

«Non è questo il problema» disse Sakusa tetro. Quella doveva essere un’imitazione di Kageyama? Quel broncio e quello sguardo scazzato? Davvero? L’unica cosa che gli veniva in mente era un bambinone troppo cresciuto, quindi Atsumu aveva fatto un pessimo lavoro nel cambiare. 

 «Allora qual è?» sibilò Bokuto mettendosi una mano fra i capelli e spettinandoli ancora di più. «Atsumu sta provando a essere un po’ più come Kageyama» sussurrò di rimando Sakusa, stanco, «non avrei mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui Atsumu Miya avrebbe capito che la sua personalità era tutta da rifare.»

Alzò lo sguardo per un attimo e aggiunse: «E la faccia, anche la faccia.» 

«Io non lo vedo sbraitare ordini né fre sgambetti a Hinata» disse Bokuto, «e neanche chiamarlo stupido. Sembra piuttosto freddo.» 

«Non sa come iniziare. Non è che all’improvviso si possa comportare così, e allora rimane come un fesso senza neanche aprire bocca» Sakusa guardò l’altro malevolo, «il tuo consiglio è stato pessimo.» 

«E Hinata non può sapere quello che succede, però il ragazzo che ha quasi provato a baciarlo adesso non gli rivolge la parola, quindi anche lui non dice niente.» 

Si guadagnò un fischio ammirato. «Mica male, Omi-kun. Potresti fare lo psicologo, come… sì quello… Frodo?» 

Sakusa non ebbe la forza di rimproverarlo per quel soprannome aberrante e neanche di spiegargli che la persona alla quale si stava riferendo si chiamava Freud. 

Ecco perché aveva fatto l’università - per far bollire i suoi compagni di squadra nel loro stesso brodo di ignoranza. 

***

Bokuto stava appoggiato al muro di fronte allo spogliatoio, insieme a Sakusa che teneva le debite distanze - dal muro, da Bokuto, dallo spogliatoio pieno di ragazzi sudati, da tutto -, nella chiara intenzione di avventarsi come una belva sulle due prede appena ne avrebbe avuta la possibilità. 

Ce l’avrebbe fatta, dopo tre giorni di assedio contro quella rocca inespugnabile. Ne andava della sua salute mentale. 

«No, voi due andate dritti a casa.»

La voce del capitano li raggiunse prima della sua presenza, autoritaria e sorda alle proteste. 

«Ma Meian-san...» 

«Avete già fatto abbastanza» rispose sbuffando, come una madre che ha scoperto i cocci di un vaso rotto nascosti sotto al tappeto. Afferrò il cappuccio della felpa di Bokuto e fece un cenno a Sakusa di seguirli, avviandosi verso l’uscita.    

 

 

 -(Forse)

La testa di Atsumu fece capolino dalla porta dello spogliatoio, emettendo un verso di sollievo. Bokkun ha rinunciato agli appostamenti pensò con la sensazione di essersi tolto almeno dieci chili di preoccupazione. Metterlo all’angolo in quel modo! Con Omi-kun addirittura! 

L’altro problema rimaneva però alle sue spalle, molto più piccolo di quanto si  potesse immaginare, ma comunque anch’esso con un considerevole peso che gravava tutto sulle spalle di Atsumu. 

Era il caso di svignarsela? Scappare e buttarsi nella propria macchina nella speranza che i due ficcanaso non si fossero nascosti nel parcheggio? 

Sakusa l’aveva chiamato “smidollato senza spina dorsale”, e al livello pratico non aveva completamente torto. Con la presenza di Hinata dietro di sé, il suo corpo era quasi liquido, come se al posto delle ossa ci fosse stata gelatina. Sentì le guance infiammarsi e fu costretto a darsi un pizzicotto sul braccio per riacquistare un po’ d’amor proprio. 

Doveva parlare per dirgli cosa? Scusa se non sono come vuoi tu? Quanto poteva essere patetico? Hinata lo ammirava come un kouhai avrebbe fatto con un senpai, non nella maniera arrabbiata e gelosa che invece rivolgeva a Tobio-kun. 

Niente da fare. Gameover. Meglio andarsene a conservare la dignità. 

Shouyou stava perdendo tempo con la cerniera del borsone, fingendo che ci fossero dei problemi, con l’intenzione di parlare con Atsumu. Non che volesse aprirsi completamente - tanto, a che scopo? - ma… il giorno precedente aveva perso cinque anni di vita quando aveva sentito la sua mano sulla guancia e poi dietro al collo e la certezza assoluta che l’avrebbe baciato in mezzo al campo, con la borraccia nell’altra mano, davanti a tutti i loro compagni. Perfetto aveva detto Bokuto-san, e lui ci aveva creduto ciecamente, perchè d’altronde già lo pensava. 

Almeno avrebbe voluto sapere perché si fosse fermato o perché non gli avesse più rivolto la parola. Anzi, no, Shouyou aveva il diritto di saperlo. Già. 

«Atsumu-san» chiamò allora con voce bassa, nonostante ci fossero solo loro due nella stanza. Al suono del suo nome l’altro s’irrigidì ma non rispose. Non si girò nemmeno, continuò a guardare la porta aperta come se stesse sfumando la sua ultima salvezza. 

«Atsumu-san» riprovò con un tono più alto, sentendo l’irritazione montargli dentro come un’onda. Non si era mai comportato così, non l’aveva mai ignorato, non l’aveva mai fatto sentire così impotente. 

Si avvicinò a passo di marcia, afferrandolo per la spalla e facendolo girare. A faccia a faccia con lui e la sua espressione immobile, ripetè: «Atsumu-san.» 

 Aveva assottigliato gli occhi fino a farli diventare due spilli brucianti e appuntiti. Strinse più forte la presa, avendo il sentore che sarebbe stato in grado di sgusciare via se l’avesse allentata anche solo di un po’. 

Atsumu affondò le unghie corte nei palmi, sbattendo le palpebre e guardando altrove. Si mordicchiò il labbro - riuscì senza volerlo a far affluire del colore sul suo volto stranamente pallido. Passò l’altra mano tra i capelli, poi spostò il peso da un piede all’altro. 

«Dobbiamo parlare» continuò Hinata perentorio, ancora più offeso dal suo silenzio. 

No, si ritrovò a supplicare mentalmente Atsumu, ti prego no. Non era così che lui si comportava - lui era sicuro, e sfacciato, e bravo in quel che faceva, e sempre con la risposta pronta. Si era trasformato in un agglomerato di azioni lasciate a metà e decisioni terribili, appena si era reso conto che per una volta nella sua vita i suoi sforzi non erano sufficienti. 

E poi Bokuto aveva detto che sarebbe potuto cambiare - il punto era che Atsumu avrebbe tanto voluto piacere a Hinata per quello che era, non per essere l’imitazione slavata del suo ex alzatore. 

Prese un respiro profondo e nel vuoto della stanza sembrava che ne avesse risucchiato tutta l’aria. 

«Bokkun...» 

«Bokuto-san...» 

Iniziarono a parlare in contemporanea e Atsumu si fece sfuggire uno sbuffo divertito, il braccio già alzato per arruffargli i ciuffi rossi. Solo in quegli ultimi sei mesi era apparso nella sua vita e adesso si ritrovava con abitudini che erano dure a morire.

Non voleva parlare né voleva sentire quello che Hinata aveva da dire, perchè sicuramente non sarebbe stato quello che voleva sentire. Non voleva nemmeno sapere cosa c’entrasse Bokuto con Hinata. Voleva solo trascinare le proprie membra vigliacche fino a casa per buttarle nel letto e lamentarsi con Osamu a telefono. 

Anche Shouyou decise di fermare qualunque cosa stesse per dire - dato che finiva con il concetto “sei perfetto” e tutte le altre idiozie che gli aveva messo in testa Bokuto - e decise di ricominciare. Con una domanda lecita, che non lo avrebbe messo in imbarazzo. 

«Perché mi stavi per baciare?»

Esattamente quello che Atsumu voleva evitare come la peste. Avrebbe dovuto pensare prima di compiere azioni compromettenti - ma lui ci aveva pensato e in quel singolo istante non aveva trovato neanche una cosa fuori posto, niente che gli dicesse fermati. Poi si era fermato lo stesso. 

«Perché lo volevo fare.» 

«E perchè ti sei fermato?» 

«Perchè non pensavo che tu lo volessi.» 

Sentì il suo alito infrangersi contro il collo, bollente, e si chiese quando si fosse fatto così vicino. 

«Quindi tu lo vuoi e io lo voglio.» 

«A quanto pare...» rispose di riflesso Atsumu, fermandosi subito dopo. «Aspetta, cosa-» 

Hinata si alzò sulle punte, dandosi lo slancio aggrappandosi alla giacca di Atsumu, facendo scontrare le loro labbra. Atsumu abbassò la testa per agevolarlo, passando finalmente le mani liberamente tra i suoi capelli. Era bellissimo poterlo fare senza preoccuparsi di quanto tempo ci stesse impiegando, se stesse risultando invasivo o strano, se potesse anche solo accarezzarli senza dover per forza sembrare amichevole. 

Shouyou passò la lingua con timidezza sulle sue labbra, come se stesse bussando per chiedere il permesso, ricevendo la risposta affamata di Atsumu. Gli succhiò il labbro inferiore e tastò con la lingua l’interno liscio delle guance e il profilo arrotondato dei denti, mugolò quando percepì le dita callose di Atsumu scendere sotto la maglietta e accarezzargli la schiena con dolcezza, facendogli correre brividi per la colonna vertebrale. 

Si staccarono senza fiato e Atsumu aveva le pupille dilatate e le guance arrossate, Hinata i ricci sparati in tutte le direzione e gli occhi che brillavano. Ridacchiarono piano.








Notes
Inizialmente questa non era neanche nei miei piani, ma dopo essermi bloccata con una penosa soulmate!au ho deciso di darle una possibilità e non sono per niente dispiaciuta del risultato! Una cosuccia molto semplice con della peak comedy a spese del povero Sakusa e di Bokuto, ma in qualche modo pur di deve portare avanti l'atsuhina week. Per le tre parti mi sono ispirata quelle scimmiette che si coprono gli occhi (non vedo), poi le orecchie (non sento) e infine la bocca (non parlo), perchè mi sembravano particolarmente azzeccate per una mutual pining in cui i protagonisti non si accorgono dei loro sentimenti.
Alla prossima
little_psycho

 

   
 
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