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Autore: babykit87l    09/06/2020    0 recensioni
Martino e Niccolò stanno insieme ormai da sette anni, finché un evento traumatico non cambia le loro vite stravolgendole. Sarà dura tornare alla vecchia vita o forse l'unica soluzione è considerare la possibilità di iniziarne una nuova.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Prologo   

 

 

Uscire dal lavoro con la pioggia era una cosa che odiava. Soprattutto perché non aveva l’ombrello e aveva dovuto mettersi a correre per arrivare alla macchina. Appena entrò nell’auto, si rese conto di essere completamente zuppo, così mise subito in moto per attivare anche il riscaldamento e tirò fuori dalla tasca il telefono, fortunatamente ancora integro.  

Ringraziò il cielo che alla fine fosse riuscito a convincere Niccolò a farsi uno smartphone e a scaricarsi Whatsapp. Anche se tante funzionalità dello smartphone si ostinava a non usarle, consapevole del fatto che durante una possibile crisi poteva succedere qualunque cosa. Non aveva infatti profili social, ma almeno potevano comunicare come due persone di questo secolo. Martino uscì dal parcheggio e si avviò verso casa. Era già buio e tutti si erano già riversati in strada per tornare nelle proprie abitazioni e sapere di doversi fare almeno mezz’ora di traffico sotto la pioggia battente non lo entusiasmava affatto, ma pensare di farsi la traversata della città con i mezzi pubblici non era più nemmeno lontanamente pensabile. Poco dopo essersi diplomato, i suoi gli avevano comprato una macchina, un po’ sgangherata ma che ancora ‘teneva botta’ come diceva sempre lui, e da allora non aveva più preso un autobus o la metro. Niccolò lo prendeva sempre in giro sul fatto che la sua pigrizia cronica aveva avuto un’impennata con l’arrivo dell’auto. Forse era vero, fatto sta che preferiva farsi ore di traffico piuttosto che attendere gli autobus. Mentre era fermo a un semaforo sentì l’arrivo di un messaggio sul telefono e lo guardò di sfuggita. Era Giovanni. Decise di rispondere, visto che quel semaforo durava almeno tre scatti. Dannati incroci! 

Poggiò nuovamente il telefono nel portaoggetti e ripartì. Stavano organizzando una festa a sorpresa per Sana, o meglio per la nascita della figlia. Un baby-shower, come l’aveva definivo Eva, in quanto ormai era di moda attività del genere. Dopo quella che era stata la sua prima vera storia d’amore con Malik, quasi prossima alla laurea in medicina, Sana aveva deciso di interrompere la loro storia, gli voleva davvero bene ma si era resa conto che per lui era un grande sacrificio starle accanto senza avere rapporti intimi – nonostante non glielo avesse mai fatto pesare, ma piuttosto ancora adesso la guardava come fosse l’essere più bello e splendente dell’universo – ma non era disposto a cedere e tornare all’Islam, che ormai non corrispondeva più a ciò che credeva nel profondo. Lei dal canto suo non voleva rinunciare a quelli che erano i suoi valori e non voleva nemmeno tenere Malik in trappola in un rapporto che, a lungo andare, avrebbe logorato entrambi. Così, una volta laureata, aveva preso la decisione di partire con Medici senza Frontiere e andare dove c’era più bisogno, per staccare da Roma e dalla vita che stava conducendo, per ritrovare sé stessa. E lì, aveva conosciuto Ibrahim, un medico francese di religione musulmana come lei e se n’era innamorata. Nel giro di un anno erano tornati in Italia, si erano sposati e ora lei era incinta di una bambina. E ora Eva aveva deciso che dovessero festeggiare l’evento, decisione che aveva coinvolto inaspettatamente Giovanni, Niccolò e Martino. Con ‘somma’ gioia di quest’ultimo. 

Arrivò sotto casa e parcheggiò l’auto nel garage dello stabile, ringraziando il cielo era un garage coperto e non avrebbe preso altra pioggia. Non posso ammalarmi prima di quella dannata festa, fu il suo pensiero, mentre saliva con l’ascensore al piano e poi in casa. 

Trovò tutto buio. Strano. Accese le luci e andò in cucina dove notò che la lista della spesa non era più attaccata al frigorifero. Quindi Niccolò era andato a fare la spesa, ma possibile che non fosse ancora tornato? Guardò l’orologio e si rese conto che erano oltre le otto di sera, ormai il supermercato era chiuso. Dove diamine era finito? Lo cercò in tutta casa ma di lui nemmeno l’ombra. Prese il telefono e tentò di chiamarlo ma partì la segreteria telefonica.  

Una.  

Due.  

Tre volte.  

Decise di mandargli un messaggio, sicuramente appena visto il messaggio lo avrebbe richiamato. 

Posò il telefono e andò a farsi una doccia. Si sentiva sempre spossato quando tornava a casa dal lavoro. Alla fine, nonostante fosse entrato a medicina al Sacro Cuore come Sana, non aveva intrapreso quel percorso di studi, si era reso conto che aveva fatto il test d’ingresso per rendere orgogliosa sua madre, per sfida contro Sana e per dare sostegno a Eva, ma non era davvero quello che avrebbe voluto fare. E aveva convinto Eva a seguirlo negli studi umanistici, lasciando Sana a proseguire gli studi da sola. Era stata comunque la scelta migliore perché si sentiva realizzato, anche se tornava a casa distrutto e senza forze. La doccia però riusciva sempre a rigenerarlo e stavolta non fu diverso. Uscì dalla doccia e si mise la tuta più comoda che aveva. Riprese il telefono in mano, ma di Niccolò ancora nessuna notizia, riprovò a chiamarlo ma era ancora staccato. Decise di mandargli un altro messaggio. 

Cercò di concentrarsi nella cucina, per evitare di pensare che era dalle sette e mezza che non si collegava e doveva ammettere almeno con sé stesso che iniziava a preoccuparsi. Sembrava tranquillo nell’ultimo messaggio quindi la possibilità che avesse avuto una crisi psicotica erano minime. Continuò a cucinare ma in breve era tutto pronto, così si sedette al tavolo e attese, fissando il telefono con la speranza che Niccolò lo chiamasse o rispondesse almeno al messaggio. Provò a mandargli un altro messaggio, ma ancora nessuna risposta. 

Passò un’altra mezz’ora, durante la quale Martino fece avanti e indietro per la sala e finendo per mettere tutto il cibo in frigo, non riuscendo nemmeno a pensare di mangiare qualcosa. Riprese il telefono in mano per l’ennesima volta e fece l’unica cosa che gli venne in mente. 

“Pronto?”  

“Ciao Gio, ti disturbo?”  

“No, dimmi. Che è successo?”  

“Per caso hai sentito Niccolò prima?” 

“Prima quando? Perché l’ho sentito tipo verso l’ora di pranzo...”  

“Ah, no, intendevo stasera in realtà...” 

“Ma perché?”  

“È dalle sette che non lo sento. È uscito per andare a fare la spesa ma non è tornato a casa e il telefono è spento. Credo almeno. Comunque non prende.” 

“Cazzo, no, Marti. Mi dispiace, non ne ho proprio idea. Aspetta che chiedo a Eva.”  Poi lo sentì parlare lontano dalla cornetta.  “Hai per caso sentito Nico stasera? No, eh? Boh dice che è scomparso e ha il telefono che non prende. Niente Marti manco Eva l’ha sentito.”  

“Okay, probabilmente sta tornando, forse aspetta che spiova un po’ perché c’è il diluvio fuori. Però ti saluto perché se mi chiama, vorrei avere il telefono libero.” 

“Oh fammi sapere appena sai qualcosa eh?”  

“Certo, tranquillo. Grazie, Gio!” 

Poi chiuse la conversazione e aprì la chat con Niccolò, sperando di vederlo online. Niente. Rimase fermo, l’ansia che lo mangiava vivo, il corpo che tremava dalla paura che fosse successo qualcosa. Non era normale che sparisse così, di punto in bianco, senza un messaggio, un biglietto, una parola.  

Quando guardò nuovamente l’orario erano oltre le undici di sera.  Cazzo,  Nì ! Che fine hai fatto?  

Era tentato di chiamare i suoi genitori ma non voleva farli preoccupare se non fosse stato qualcosa di effettivamente grave. Finora non era mai successo che non fosse in grado di gestire la situazione, anche quando Niccolò aveva avuto delle crisi devastanti, non c’era mai stato bisogno di chiamare Anna, riusciva a cavarsela e la teneva al corrente solo a situazioni risolte.  

Poi il telefono squillò e subito rispose, senza nemmeno notare che il numero non era tra quelli in rubrica.  

“Pronto?” 

“Ehm, salve. Non so se ho fatto il numero giusto, lei è Marti?  

“Sì, sono io. Scusi, ma chi parla?” 

“Mi chiamo Davide, ho trovato questo ragazzo, Niccolò Fares, in un vicolo dietro Villa Sciarra e lo hanno picchiato, credo. Comunque ho chiamato l’ambulanza e ora siamo al pronto soccorso del San Camillo. Ovviamente non mi hanno fatto entrare, ma ho tutti i suoi effetti personali. Ho trovato questo numero tra i contatti più recenti sul telefono e ho pensato che forse poteva conoscerlo... Pronto?”  

“Sì, sì, ci sono.” 

“Ho fatto il numero giusto?”   

“Sì, lui è- è il mio compagno. Arrivo subito.” 

“La attendo!”

Che cosa gli era successo?

 

 


 

Note:

Eccoci con una nuova storia. Si tratta di una long che spero seguirete. Angst è la parola d'ordine, però ci sarà il lieto fine, giuro. Ho già iniziato a scrivere i prossimi capitoli della storia ma vorrei capire se può essere interessante e quindi continuare a scrivere oppure lasciar perdere. Quindi attendo i vostri commenti.
Grazie a chiunque anche solo abbia letto questo prologo <3
A presto (spero)
Babykit

   
 
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