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Autore: Ino_Nara    09/06/2020    0 recensioni
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Appena mi sveglio controllo il cellulare. È stata una settimana difficile: la festa clandestina nello scantinato del collegio, Josh che cade dalle scale, il mio esame, la corsa all'ospedale e i messaggi infuriati di Nick.
Sono le 11 del mattino, e i miei occhi faticano ad aprirsi; li spalanco quando noto il display illuminarsi per una nuova notifica, è Matthieu che mi risponde.
M. “Piccola, buongiorno! Sono contento che tu abbia accettato, passo a prenderti domani verso le 20.00”
B. “Buongiorno a te. D'accordo, grazie mille! A domani”
Poi scorro con le dita alcune notifiche; Gaelle mi ha taggato sotto qualche post di facebook e credo mi abbia mandato qualcosa come una decina di video in direct nei quali tenta in ogni modo di studiare: sdraiata sul divano, a gambe all'aria, penzoloni dal letto, con tre pacchi di biscotti diversi davanti a lei.
Poi eccoli lì, come una furia mi travolgono. Nick, sette nuovi messaggi: respiro a fondo, incamerando più aria possibile nei polmoni.
Apro la chat.
N. “Presumo che tu non debba ad ogni costo farmi sapere dove vai e cosa fai”
N. “Potevi avvisarmi però”
N. “O almeno dare tue notizie in tutto questo tempo”
N. “Scusami…”
N. “Possiamo vederci per un caffè oggi?”
N. “Potresti venire da me, devo sistemare delle cose per Samuel in casa, che ne ha combinata qualcuna delle sue”
N. “Fammi sapere appena puoi…”
In un certo senso mi sento impietosita, non mi sono comportata bene evitando di avvisarlo per giorni interi. Chissà come mi sentirei se la persona con la quale sto parlando ad una festa sparisse senza lasciare traccia…forse non nel migliore dei modi. Decido quindi, nonostante gli ultimi messaggi a dir poco scortesi che mi ha scritto, di dargli almeno questa chance, e forse per la prima volta in tutta la chat, rispondo.
B. “Sono io a chiederti scusa per il mio comportamento di sabato scorso, avrei almeno potuto avvisare, ribadisco.. Per oggi vedrò di passare da te, non so, per le 16.00 può andare bene? Ti dico già che non mi posso trattenere a lungo, ho molto da studiare.”
N. “Certo, ci vediamo alle 16 allora. Grazie mille Bla”
Nel frattempo mi accorgo di avere ricevuto altri messaggi da Gaelle e li controllo.
G. “Buongiorno raggio di sole!”
G. “Alla fine la notte ti ha portato consiglio? Cosa hai deciso di fare sabato?”
G. “Sarai mia?”
G. “O di Mister Muscolo, tatuaggi e gel?”
G. “Nel frattempo, io sto imprecando in tutti i modi contro quel dannatissimo professore di biologia! Non si capisce nulla delle sue slide!”
G. “Anni che spiega lo stesso argomento, e ancora non sa insegnare un cazzo!”
Decido di risponderle, dicendolo tutto quello che in questo breve tempo mi è successo. E per fortuna non ho ancora messo piede fuori dal letto. Chissà cosa succederà a quel punto.
Le invio uno screen della conversazione che ho avuto ieri sera con Nicholas.
B. “Alla fine ho deciso di uscire con lui, dopo aver visto i messaggi che Nick mi ha lasciato ieri sera. Domani passa Matt a prendermi a casa, non so nemmeno dove andremo o come dovrei conciarmi.”
G. “Per questo posso pensarci io tesoro hahah”
B. “Poi mi ha scritto Nick ancora questa mattina, e mi ha chiesto di vederci questo pomeriggio per un caffè”
B. “Ho accettato…”
G. “MA SEI IMPAZZITA?!”
G. “No, Blanche, sul serio, dopo quello che ti ha scritto?!”
G. “Ma ne sei sicura…?”
B. “Non ne sono sicura, ma cosa altro posso fare? È vero che non sono stata la persona piu gentile della terra a scomparire senza avvertirlo. Un caffè è il minimo che io possa fare, no?”
G. “Si… ma la cosa non mi piace Blanche. Cazzo, chi gli ha dato il permesso di parlarti in quel modo? Chi si crede di essere?”
G. “Se prima mi stava quasi simpatico mi è calato sotto zero, te lo dico eh”
B. “Dai, buono studio Gae, sarà ora che io faccia qualcosa di questa mattinata. Dopo ti faccio sapere come è andata”
G. “Promettilo.”
B. “Promesso, si”
G. “Allora a dopo Bla”
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Finisco di sistemare gli ultimi appunti e guardo il display del mio cellulare. Dovrei decisamente prepararmi se non voglio arrivare tardi da Nick.
Metto in ordine la scrivania e mi alzo dalla mia sedia da ufficio, infilandomi il cellulare nella tasca dei pantaloni; corro giù dalle scale, faccio una piccola deviazione in cucina per prendere le chiavi, e preso al volo il mio giubbotto esco di casa.
Poco dopo sono da Nick, per fortuna in ritardo di soli 5 minuti. Parcheggio nel vialetto, scendo dalla macchina e busso alla porta. Mi apre Samuel, che mi squadra dalla testa ai piedi, senza una parola, per poi sbloccare il passaggio lasciandomi entrare.
In quel momento vedo Nick sporgersi dal salotto, mentre sento la porta di casa sbattere e un motorino partire subito dopo.
“Ciao Blanche. Capiti nel momento giusto, Samuel se ne sta andando proprio ora”
“Ciao Nick…”
Il disagio è palpabile, sento le guance andarmi a fuoco e continuo a giocare con i miei anelli, rigirandomeli intorno alle dita.
“Accomodati, vieni qui in salotto, stavo giusto preparando il caffè.”
Al che mi lascia, andando in cucina, e io titubante mi siedo sul divano, composta, guardandomi circospetta intorno. Non sono quasi mai stata a casa sua e di sicuro non in salotto.  Ci sono molte fotografie di Nick e Samuel da piccoli, sempre insieme, al contrario di come si possa dire oggi.
Non faccio in tempo a esaminare ogni foto perché Nick arriva con due tazzine di caffe fumanti che appoggia sul tavolino di fronte al divano, per poi sedersi accanto a me.
“Allora, il tuo esame, come è andato?”
“Bene, bene, almeno spero, vedremo alla verbalizzazione.”
“Sarai andata bene come sempre”
Sorrido e sento ancora una volta le guance arrossarsi; non so cosa dire, mi sento tremendamente a disagio e non vorrei essere qui in questo momento. Improvvisamente l'odore del caffè mi riporta alla settimana scorsa, a quel bar, dove un uragano è entrato e ha sparigliato ogni mia carta; tutto d'un tratto sento puntati su di me, irremovibili, gli occhi azzurri di Matt, quelle pozze di cielo così limpido. Se mi potesse vedere ora, me le immaginerei in tempesta; la mia mente già immagina cose strane, lo vuole già possessivo nei miei confronti.
Sento il disagio impossessarsi di me ancora di più e senza pensarci due volte ribalto in una volta sola la tazzina di caffè che si trova davanti a me.
Devo ammettere che Nick sa fare un buonissimo caffè, ma che non è di certo in grado di far stemperare la pressione che si sta creando.
“Nick, ti ringrazio del caffè, ma devo andare, ho altre cose da studiare…”
Faccio per alzarmi ma la sua mano sulla mia coscia mi frena di colpo.
“Possono aspettare, non te ne andare”
“Nick, devo proprio, mi dispiace…”
E non me ne dispiace affatto. La mano di Nick ora esercita una leggera pressione, che basta però a non farmi muovere.
“Blanche…”
Si avvicina con il viso al mio e si sporge in avanti come per baciarmi. Faccio giusto in tempo ad evitarlo.
“Nick…”
Sono bloccata tra il suo corpo e lo schienale, impossibilitata in parte nei movimenti. Si sporge ancora e questa volta raggiunge le mie labbra. Rimango immobile, subisco senza ricambiare, sperando che finisca presto. Chiudo gli occhi per non guardarlo, ma nel mio pensiero si ricompone quel meraviglioso sguardo blu, questa volta severo, indignato.
Devo liberarmi dalla presa di Nick. Faccio forza sulle gambe e mi spingo in avanti con tutta la forza che ho.
“Dove vai?”
Mi afferra la mano con uno scatto.
“No, Nick, lasciami!”
“Lasciami? Dove devi andare?”
Si alza e si posiziona davanti a me, vedendomi incontro.
“Rispondi!”
Alza il tono della voce e io abbasso lo sguardo, evitando i suoi occhi.
“Tutta questa smania di parlare e poi sempre così, non una donna che risponda alle più semplici domande! Dove devi andare di così importante?!”
Questa volta urla.
“Nick, lasciami… devo andare…”
Continua a stringermi il polso, sempre di più, mi fa male e smetto anche di dimenarmi.
“Dove?!”
“A casa, Nick, a casa!”
“E tutta questa fretta di andare a casa?”
“Devo studiare…”
“I libri possono aspettare!”
“No…”
“No?!”
Mi tira il polso, facendomi male al braccio. Non rispondo. Urla ancora
“Non possono aspettare?”
“No…” biascico con un solo filo di voce.
Il suo braccio fende l'aria con un movimento rapido, e si schianta contro la mia guancia, con un suono secco. Sento ogni suo singolo dito a contatto con la mia pelle, gli anelli freddi che entrano in contrasto con il crescente bruciore che sento sul volto. L'occhio della parte colpita comincia a riempirsi di lacrime, e il mio orgoglio vacilla. Non devo e non voglio piangere, non davanti a lui. Prendo un grosso respiro mentre la sua mano si distacca dalla mia guancia e lui continua a guardami con occhi severi, cattivi.
Con tutto l'autocontrollo e la freddezza possibile, decido di proferire parole.
“Bene, ora DEVO PROPRIO andare. Grazie.”
E senza uno sguardo, lascio il salotto, per poi lasciare la casa, sbattendomi la porta alle spalle.
  
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