Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ino_Nara    09/06/2020    0 recensioni
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi guardo allo specchio, la guancia sinistra leggermente gonfia. Ho il morale sotto i piedi, e nessuna voglia di uscire questa sera. Eppure ho promesso a Matthieu che sarei uscita con lui.
Seduta sulla mia sedia d'ufficio, con indosso una tuta e la mia vestaglia, guardo sconsolata l'armadio, nella speranza che dei vestiti adeguati prendano il volo e mi si dirigano incontro.
Ma più penso a cosa potrei mettermi più la testa mi gira e più il morale si fa basso: non so dove andremo, non so sarà un vero ‘appuntamento’ e più importante di tutto, fuori diluvia.
Sento le singole gocce cadere nella grondaia, e distinguo la scroscio d'acqua che ne esce; sento il vento che sferza la casa e le foglie degli alberi, che portate allo stremo delle loro forze, cercano ancora di rimanere attaccate ai loro rami.
E mi sento anche io parte di quel disastro della natura. Una piccola gocciolina, che scorre dove la vita la porta, per una strada che sembra essere perfetta, unica e costruita ad hoc, ma che poi si ritrova nel flusso, trascinata via, alla deriva, come tutti gli altri; una insignificante e piccola foglia, tra milioni di altre foglie identiche, che cerca ostinatamente di aggrapparsi con le ultime forze al ramo della salvezza, contro quel vento impetuoso, che la vuole scaraventare a terra con tutta la violenza possibile.
Il temporale come capolavoro della natura che porta alla distruzione, e un uomo, come esecrazione della vita, uccisore di donne?
Un forte boato mi riporta alla realtà del mio armadio, che sembra più che mai vuoto e l'ultimo pensiero mi sfiora prima di alzarmi a prendere una camicia e dei jeans: arriverà un fulmine nella mia temporalesca vita a illuminare la giusta via e riportarmi alla realtà con il suo assordante frastuono?
Mi vesto in fretta, sistemando la camicia bianca all'interno dei pantaloni a vita alta, abbinati al chiodo nero che mi infilo dopo aver sistemato i capelli. Mi guardo allo specchio e mi trovo estremamente inadeguata, ma l'orologio e le mie condizioni mentali non mi permettono di fare qualcosa di meglio. E con questo tempo, probabilmente, salterà tutto.
Scendo rapidamente le scale, scompigliando i capelli a Josh che sta salendo. Arrivo alla porta di entrata e prendo un gran respiro, prima di guardare fuori dalla porta finestra: Matthieu è già qui, la macchina parcheggiata nel vialetto, i fari ancora accesi. Sto ancora guardando la macchina, fissa e persa nei miei pensieri, quando il cellulare viene scosso dalla vibrazione scaturita dall’arrivo di un suo messaggio: “sono qua fuori”.
“Esco mamma, buona serata!”
Contrariamente a quanto faccio solitamente attendo la sua risposta che mio malgrado non tarda ad arrivare.
“Divertiti tesoro!”
Una parola, divertirsi, e mille ombre e paure che si insinuano nella mia testa. Non so cosa io stia combinando. Sto uscendo con uno sconosciuto che ho baciato e al quale ho dato il mio indirizzo di casa, oltre che il mio numero di cellulare. Prendo fiato l’ennesima volta e ora, esco di casa, per poi correre allo sportello della sua Camaro.
“Buonasera, Blanche!”
“Buonasera Matthieu!”
Si sporge verso di me con la guancia, nella speranza di ricevere un bacio che però stento a concedere.
“Dove avevi pensato di andare questa sera? Il tempo non è per nulla propizio per un’uscita…”
Spero con tutto il cuore che decida ancora di annullare l’appuntamento, non stante io sia già in macchina con lui e mi sia già allacciata la cintura.
“Ti interessa qualche film al cinema? Perché sarebbe meglio andare in un posto al coperto…”
Perspicace il ragazzo, ora però non so come uscirne, se c’è un posto che odio è il cinema: volume troppo alto, film che il più delle volte non valgono il prezzo del biglietto, odio verso il mondo intero che sembra essersi radunato in una sala , tutti con il comune intento di infastidirti: riassumendo, mal di testa assicurato.
“Non esattamente, poi non so bene cosa ci sia in programmazione, ma l’ultima non mi era proprio interessata…”
“Perfetto, perché a me il cinema non piace veramente tanto…”
Favoloso Blanche, un punto in comune lo avete! Vediamo ora dove andrò a finire.
“Allora cosa pensi di fare? Stiamo qui, in macchina, nel vialetto di casa mia?”
“Ti porto in un posto allora, poi mi dirai se ti piace oppure no.”
Mette in moto la macchina, che si accende con un rumore tonante, e un rombo che mi entra nella pelle. Mi guarda e sorride, fiero della sua macchina, come solo i ragazzi possono essere. Poi allunga una mano verso lo stereo e fa partire un CD inciso dalle basi musicali del suo gruppo, senza voce. Perplessa da questa scelta musicale e dall’assenza di lirica nei brani, mi ritrovo a guardare fuori dal finestrino, e poi le goccioline di pioggia che si infrangono e rincorrono su di esso. Qualche minuto dopo siamo fermi davanti ad un grande edificio.
“Allora?”
“Dove siamo?”
Lo guardo con sguardo confuso, chiedendomi quale siano le idee che corrono per la testa di questo ragazzo così eccentrico e particolare.
“Da un vialetto ad un altro, siamo a casa mia, possiamo guardare qualcosa su Netflix davanti ad una bella scodella di pop corn, giocare ad un gioco di società, qualsiasi cosa insomma, ti va?”
Rimango un attimo interdetta, guardando davanti a me, dritto, dove i miei occhi si vedono costretti ad incontrare una casa grande il doppio della mia, per poi scivolare attorno a noi, dove non sembra muoversi una sola mosca: nessuna via di fuga e inoltre, non riconosco la zona, favoloso!
Eppure, nonostante la paura mi stia assalendo mi dico che se Nick non mi avesse messo le mani addosso, avrei accettato l’invito di Matt senza esitazioni, e decido che l’accaduto non deve stravolgermi la vita. Mi ha schiaffeggiato, ok, ma non è la fine del mondo e di sicuro, un’azione di Nick non può e non deve compromettere nulla tra me e Matthieu. Allora mi riconforto, prendo fiato e gli sorrido.
“Va bene, fai strada!”
Spegne il motore, si slaccia la cintura e prende dal cruscotto il pacchetto di sigarette e l’accendino, poi si alza e lo seguo, uscendo dall’auto.
“Da questo lato la casa è un po’ buia, ma tranquilla, non ti ho portato in un luogo disperso, fidati di me!”
Lo dice con il sorriso, innocente e attento alla mia reazione: quando svoltiamo l’angolo ha proprio ragione lui, non è affatto un luogo disperso, ci troviamo immersi nel centro della città, dove nonostante il maltempo, le macchine si susseguono l’un l’altra lungo la strada, a velocità elevate, e i locali che si scorgono da qui sono animate di persone impegnate in discorsi importanti e allegre risate; il nero della notte entra in contrasto con le luci calde dei lampioni e dei luoghi di incontro giovanili, sembra giorno, un nuovo e diverso giorno, come se la città davvero e solo ora, prendesse vita.
Sorrido, e la mia attenzione viene riportata alla realtà, alla mia realtà, dalla mano di Matthieu che mi sfiora leggermente; di questo contatto non ho paura, ma sento le dita essere attraversate da una piccola scossa, che mi percorre fino al palmo, risalendo poi fino al polso  e arrestando fortunatamente la sua corsa. Con un tacito sguardo lo seguo ed entriamo in casa, che mi sembra immensamente grande, ordinata, pulita, ma vuota.
“Abiti solo in una casa così grande?”
“Tendo alla trentina, ma non mi sono ancora emancipato. Questa casa è troppo grande e bella per lasciarla ai miei genitori, che però non sono in casa in questo periodo…”
“Ah…”
Questa volta, prendendomi la mano e trascinandomi, mi conduce al piano superiore, coì velocemente che a malapena riesco a realizzare il nostro contatto. Come avesse già previsto tutto, il divano è posizionato davanti ad una televisione da uno schermo gigante e su un tavolino sono pronte delle bevande, e dei popcorn. Ha la premura di togliersi il giubbotto e poi prendere anche il mio, indicandomi poi il divano, facendo segno di accomodarmi.
“Vogliamo ordinare una pizza?”
“È una buona idea!”
“Allora dimmi che pizza vorresti, che chiamo il fattorino.”
Ordino la mia solita pizza, e insisto per potergli pagare almeno la mia parte. Finalmente, in attesa del fattorino, ci accomodiamo sul divano.
“Cosa vogliamo guardare?”
Accende la tv e accede a Netflix.
“Eh no Matthieu, non cominciamo con queste domande molto difficili, per carità!”
“Mi hai già fatto scegliere dove passare la serata e vuoi lasciarmi ancora la scelta?”
“Eppure mi farò un’illusione, ma sembra che fosse già tutto pronto per il mio arrivo.”
“Cosa ti fa pensare che magari invece non sia sempre pronto a ricevere ospiti?”
“Se devi ricevere altri ospiti posso prendere un autobus per ritornare a casa e lasciarti a loro…”
“Sbaglio o stai facendo la permalosa?”
“Sbagli.”
Lo guardo e sorrido, per poi sfilarmi le scarpe e accomodarmi meglio sul divano.
“Sua altezza desidera una coperta?”
In quello stesso momento il campanello suona, Matt si alza, ma con una parola lo fermo prima ancora che possa alzarsi.
“Sua maestà desidera ricevere del cibo, e una coperta non sarebbe male, stiamo pur sempre per fare cominciare una serata Netflix, pizza e pop corn, no?”
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ino_Nara