Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    09/06/2020    1 recensioni
Raccolta di one-shot, scritte utilizzando i prompt del "Tsubasa Month" (maggio 2020) indetto su Tumblr. Temi:
1) Natural Wonders
2) Favorite Worlds
3) Angst + Goodbyes
4) Fluff
5) Hitsuzen
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Mokona, Sakura, Syaoran
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un futuro perfetto







 
I found a girl beautiful and sweet
I never knew you were the someone waiting for me






Un desiderio che si realizza. Il nostro più grande desiderio che si realizza.


Tutto ebbe inizio quando, tanti anni fa, mio padre mi disse che mia madre aveva fatto un sogno. In quel sogno, vide che c’era una persona ad aspettarmi. E da bambino mi ero spesso chiesto chi mai potesse essere. Vi era davvero qualcuno lì fuori, in un mondo e una dimensione completamente diversi e distanti da quelli in cui avevo vissuto fino ad allora, che attendeva proprio me?
Dapprima fui mandato al cospetto di una strega, che chiamavano “Strega delle Dimensioni”. Dal suo negozio, fu ella stessa a trasferirmi là dove era destino che andassi. Là dove era inevitabile che vivessi.
Non appena fui giunto nel Paese di Clow, la prima persona che incontrai fu la principessa del regno. Sakura.
Già al nostro primo incontro, lei mi lasciò senza fiato. Mi rubò il cuore e il respiro, con un semplice sguardo di pura sorpresa. Pensai, senza neppure realmente concretizzarlo, che non avevo mai visto qualcuno che esprimesse una tale grazia e candore, con un viso tanto delicato, roseo, genuino. Un viso che assomigliava in maniera assurda a quello di mia madre, ma poi scoprii che anche quello era inevitabile. Perché lei era l’origine di mia madre. Lei era l’origine di ciò che io stesso ero.
Superata la sorpresa, le rivolsi la parola. E in particolar modo mi colpì quando sembrò rispondere ai miei dubbi, con un semplice interrogativo: “Vuol dire che anche il fatto che ci siamo conosciuti era inevitabile?”






 
'Cause we were just kids when we fell in love
Not knowing what it was
I will not give you up this time






Imparai a conoscerla, poco a poco. Allora lei stava portando avanti un rituale che le impediva di essere toccata o toccare altre persone, compresi i membri della sua stessa famiglia. Ciononostante, aveva trovato vari modi per creare un contatto tra di noi, trascorrendo le sue giornate con me, giocando con me, mostrandomi tutto ciò che le piaceva o la riempiva di meraviglia e condividendolo con me.
Ci facemmo anche una promessa: che non appena sarebbe finita la purificazione avremmo corso insieme, mano nella mano, prima che io andassi via; ma purtroppo quel momento tanto agognato non era mai giunto, venendo sostituito dalla più turpe delle azioni.
Il marchio della morte.
Sin dal mio arrivo lì avevo sperato che potesse essere Sakura, la persona che mi stava aspettando. Con quell’infausto evento, ne ebbi la conferma. Io l’avrei salvata, avrei trovato un metodo per impedire che morisse, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.
Tornai quindi a Clow, impegnando il mio tempo con approfondite ricerche per poter trovare una cura, cercando tuttavia di trascorrere tutte le ore restanti insieme a lei, accompagnandola dovunque volesse. Seguivamo suo padre in biblioteca, leggendo con lui i libri che ivi conteneva – tra cui quelli di magia, ma lì, purtroppo, non ero riuscito a scoprire nulla. Visitavamo la città e il villaggio in periferia, insieme a suo fratello e al sacerdote di corte, e lì a Sakura venivano sempre regalate delle mele dagli abitanti. Erano il suo frutto preferito, soprattutto se cucinate per creare dei dolci tipici locali, chiamati pa-yu. Dopo che li ebbi assaggiati a mia volta, dovetti riconoscere che avesse buongusto.
In altre occasioni facevamo lunghe passeggiate con sua madre nel giardino botanico del castello, una vera e propria oasi verde in mezzo al deserto, ricca di stagni e uccelli dalle piume variopinte. Fu in quei momenti che Sakura cominciò a mostrarmi una parte del potere ancora sopito in lei, comunicando con esseri privi di un linguaggio. In particolare, sembrava che il suo legame più stretto, quasi intimo e confidenziale, fosse con l’acqua.
Quando si fece un po’ più grande e le fu concesso di uscire dal castello anche senza una scorta, mi condusse in una zona con delle rovine. Si trattava di antichi pilastri ormai segnati dal tempo, su cui s’erano formati sedimenti di rose del deserto, e, in mezzo ad essi, quasi costruendo un rettangolo perfetto, crescevano rigogliosi fiori bianchi in piccoli cespugli, grandi quanto il mio palmo.
Ci inginocchiammo in prossimità di essi, e io osservai: «Somigliano alle margherite del mio mondo».
«Oh, ci sono anche da voi?» domandò eccitata, volendone sapere di più.
«Non sono proprio uguali, le corolle sono più piccole e i petali più arrotondati.»
Lei mi ascoltò affascinata, chiudendo gli occhi, come se provasse ad immaginarli.
«Mi sento sempre contenta, quando mi parli del mondo da cui provieni», confessò poi, guardandomi piena di gioia.
Si voltò successivamente verso i fiori, facendo le dovute presentazioni, quasi fossero tutti suoi amici. Forse, per Sakura, considerando anche il potere che si ritrovava, era realmente così.
Vidi gli steli ondeggiare, a testimoniare la loro felicità nel conoscermi, e lei sorrise a trentadue denti, tornando a dedicarmi le sue attenzioni.
«Piaci anche a loro!»
«Anche?»
Arrossì di botto, agitandosi. In questo, era uguale a quando era bambina. A quel momento in cui mi disse che le acque della pozza sacra s’erano prese a loro volta una cotta per me. A loro volta, perché lei già mi amava. Io già la amavo, ma eravamo ancora troppo piccoli per poterne prendere piena coscienza e riuscirlo ad ammettere.
Crescendo, Sakura divenne sempre più raffinata, sempre più elegante, sempre più matura, ma restava inguaribilmente impacciata. Ed era un’imbranata cronica. Tutte quelle sue perfette imperfezioni, non fecero che alimentare ulteriormente il mio desiderio di proteggerla. L’avrei fatto, ci sarei riuscito, sfruttando tutte le mie forze, impiegando tutte le mie energie. Perché glielo avevo promesso.
Per questa ragione approfittavo di ogni istante in cui lei era occupata con la purificazione per studiare, prendendo in prestito libri dal castello, imparando da Yukito-san a distinguere erbe edibili da quelle velenose, a cavarmela da solo – sebbene i miei genitori mi avessero già preparato a questo, forse in previsione di ciò che sarebbe accaduto – e mi allenavo con la spada insieme al principe. Talvolta mi assentavo per brevi periodi, recandomi nei paesi vicini nella speranza di trovare indizi o risposte, invano.
Era sempre un piacere tornare ed essere accolto dai sorrisi intramontabili di Sakura. Dal suo dolce viso. Dai suoi amorevoli occhi. Dalla sua voce cristallina. Dalla sua vivacità. Dalla sua gentilezza. Dalla sua cura nei miei confronti. Dalla sua pacata timidezza. Dal suo meraviglioso coraggio. Dal suo costante desiderio di avermi al suo fianco, desiderio che condividevo, e avrei voluto realizzare già allora. Se soltanto non fosse mai giunto quel momento…
Se soltanto anni prima avessi afferrato quella mano in tempo…
No, era inutile continuare a disperarmi per le mie azioni: il mio destino, il nostro destino, non sarebbe cambiato. Perché era semplicemente stato inevitabile.
Inevitabile…
Era inevitabile che, quel giorno di tanti anni fa, io dicessi a mio padre che avrei fatto tutto ciò che andava fatto. Qualunque cosa ciò comportasse.
Era inevitabile che io, costantemente posto dinanzi ad un vicolo cieco, avessi fatto quelle scelte, abbattendo tutte le mura che mi venivano innalzate avanti. Erano le scelte giuste, anche se avevano apportato dolore, non solo a me, ma a tutti coloro che erano attorno a me. Avevo cambiato la vita di tutte le persone coinvolte, persone che non c’entravano nulla. Avevo infranto le leggi del tempo e dello spazio.
Avevo a lungo provato rimorso, per ogni singola cosa, ma allo stesso tempo non me ne ero mai realmente pentito. Tutto era accaduto cosicché io potessi salvare Sakura. Per non permettere che morisse. Per cambiare ciò che c’era stato, e creare un futuro migliore per noi.
Continuavo ancor oggi ad assumermene ogni responsabilità, sebbene il peso delle colpe che mi portavo sulle spalle non mi schiacciasse più come prima… perché tutti mi avevano perdonato. Secondo Fay-san, Kurogane-san, Mokona, Kimihiro, Syaoran, Sakura, e persino la famiglia reale, avevo già sofferto abbastanza con tutti i prezzi che avevo dovuto pagare. D’altronde, per riparare ad un mio errore avevo deciso di rinunciare a tutto ciò che possedevo. A una famiglia, amici, cari, parenti. Avevo dato via tempo e libertà. Avevo poi dato via la possibilità di stare per sempre con Sakura, decidendo di viaggiare, per non cancellare né la mia esistenza, né quella di coloro che la condividevano.
Secondo loro tutte quelle mie rinunce bastavano a ripagare tutto, anche se avevo infranto un grave tabù, anche se avevo commesso un peccato apparentemente impossibile da redimere. Ma forse, il loro perdono, il loro accettarmi per quello che ero, così come ero, persino la loro gratitudine per aver dato loro la possibilità di vivere quella vita, erano sufficienti a ripulirmi.
E ora che ero redento, ora che avevo finito di scontare le mie pene, noi tutti potevamo finalmente coronare il nostro più grande sogno. Potevamo finalmente mantenere tutte le nostre promesse. Potevamo finalmente stare insieme.






 
We are still kids, but we're so in love
Fighting against all odds
I know we'll be alright this time






Ricordavo ancora vividamente l’ultima volta in cui vidi Sakura, prima di quel viaggio durato anni. Quel giorno, in cui prese le mie mani, quasi non volesse lasciarmi andare – e sapevo che, in cuor suo, era ciò che realmente desiderava, perché anche io avrei voluto restare al suo fianco per sempre.
Quel giorno, quando la vidi svanire dinanzi ai miei occhi, memorizzai ogni singolo dettaglio. Ogni singola percezione. Insieme al suono del suo vero nome, inevitabilmente uguale al mio.
Da allora ci capitò più raramente di quanto sperassi di ritornare nel regno di Clow, ma ogni volta, per quanto breve, cercavamo di goderci appieno la nostra vicinanza. Cercavamo di riempire ogni vuoto, di recuperare il tempo perduto, per quanto possibile. Era una mera consolazione il fatto che, tramite Kimihiro, ovunque io mi trovassi noi due eravamo sempre connessi.
Ma stavolta, ero tornato per rimanere per sempre.






 
Darling, just hold my hand
Be my girl, I'll be your man
I see my future in your eyes






Mi trovavo lì, dove tutto era cominciato. Lì, dove ero apparso per la prima volta, conoscendola. Lì, dove l’avevo persa, per ben due volte. Lì, dove l’avevo ritrovata, a distanza di anni immobili per entrambi.
Non era un caso se mi trovavo proprio dinanzi a quelle acque. Quelle acque che, a detta di suo padre, mi avevano permesso l’accesso, accettandomi sin da subito al fianco della loro amata principessa. Quelle acque sapevano che avrei affrontato qualsiasi sfida, pur di giungere a questo momento. Pur di mutare la nostra fine in un nuovo inizio.
Per quel giorno, la pozza sacra ospitava anche altre persone: sulla scalinata c’erano il re e la regina, abbracciati l’uno all’altra, con un sorriso sereno sul volto. Il principe Touya sembrava alquanto contrariato, ma la cosa non mi stupiva. Per inseguire una speranza, avevo fatto soffrire tutti coloro che mi aspettavano, per cui sentivo di essermelo meritato il suo scappellotto quando avevo annunciato di aver fatto ritorno. Eppure, dopo essersela presa, pronunciò parole inaspettatamente confortanti: «Finché ci sei tu, Sakura è felice. A me basta questo». Il suo amore per lei aveva scavalcato di gran lunga l’astio che covava nei miei confronti. Capivo perfettamente come si sentiva: anche io amavo Sakura, e al suo posto avrei avuto la medesima reazione.
Poco dietro di lui c’era Kurogane-san a braccia incrociate, in attesa, con Fay-san che insieme a Mokona lo prendeva in giro per essere tanto teso, persino più di me.
Alla loro sinistra c’erano loro: c’erano Syaoran e Sakura. Lo Syaoran e la Sakura che avevano continuato a vivere dentro di noi.
Finalmente lo avevamo trovato, un modo per poter coesistere tutti e quattro. Senza dover più sacrificare la vita di nessuno di noi. Avevo continuato a viaggiare, proprio in nome di questo mio credo, e alla fine avevo avuto ragione: in un mondo dalla tecnologia avanzata, in cui era possibile restituire corpi ad anime già esistenti, eravamo riusciti a riportarli in vita, così com’erano. Il cuore di Sakura me lo ero fatto trasferire tramite Kimihiro, che se lo era fatto consegnare attraverso un sogno.
Una volta riottenute le loro sembianze li avevo abbracciati entrambi, chiedendo cosa avessero intenzione di fare; come noi due, anche loro desideravano unicamente avere un’altra possibilità, anche se fosse stata l’ultima, per poter vivere insieme, stavolta per sempre. Senza che nessuno minacciasse più la loro serenità. Senza più dover avere costanti preoccupazioni.
E così, avevano scelto di venire con noi e tornare a casa.
Mi rivolsero un sorriso sereno che io ricambiai, avvertendo poi un tintinnio poco distante. Distolsi lo sguardo da loro, spostandolo verso la cima delle scale, e trattenni il fiato. Si sollevarono brevi esclamazioni estatiche, di una meraviglia in cui io stesso mi ritrovavo.
Affiancata da Yukito-san, Sakura scese la lunga scalinata in maniera leggiadra, quasi fluttuante. Una mano era posata nella sua mentre lui la scortava, l’altra invece teneva delicatamente su l’ampia gonna, affinché non inciampasse. Ma anche se fosse accaduto, stavolta sarei stato pronto ad afferrarla al volo.
Ottenuta sicurezza nei suoi passi gli rivolse uno sguardo, prima di sollevare il viso, incontrando direttamente i miei occhi.
Ci incantammo entrambi, per un breve istante, ma immediatamente lei si riprese, aprendosi in un timido sorriso. Qualcosa mi si contrasse nello stomaco nel vederlo.
Stava per succedere davvero. Sembrava incredibile, ma stava accadendo davvero.
Lei era realmente lì, giunta dinanzi a me, avvolta in candide vesti coperte da un niveo mantello.
Io ero realmente lì, a guardarla annegando in tanta bellezza, cinto dagli abiti tradizionali del Paese.
Noi eravamo realmente lì, in un tempo che scorreva per entrambi, scandito dai battiti dei nostri cuori.
Yukito-san prese la mia mano, sciogliendomi da quell’incantesimo; la congiunse a quella di Sakura, sorridendomi gentilmente, con le iridi straripanti di commozione.
Procedette verso il bordo della pozza e noi lo seguimmo a piedi nudi, scivolando in acqua. Lei strizzò le mie dita con delicatezza prima che lo fronteggiassimo, stando a fianco a fianco. Ricambiai la stretta, stavolta convinto che quello non fosse soltanto un bel sogno.
Lo guardammo, e io percepii sia il mio che il suo cuore correre a mille all’ora. Ascoltammo taciti le parole sacre che costituivano il rituale, trattenendo negli occhi un’emozione che minacciava da un momento all’altro di sopraffarci. Riconobbi che avevano un che di magico nella loro cadenza, nel loro compito di unirci per sempre. D’altro canto era ovvio che fosse così, visto che questo era un rituale destinato alle sacerdotesse. Sua madre, prima di lei, lo aveva intrapreso, sebbene avesse dovuto affiancarsi ad una cerimonia ufficiale che coinvolgesse l’intero popolo, dovendo divenire regina oltre che moglie.
Ma a noi, quest’intimità bastava.






 
When I saw you in that dress, looking so beautiful
I don't deserve this, darling, you look perfect tonight






Non appena Yukito-san tacque io e Sakura ci guardammo, sorridendo pieni di gioia. Lei scoppiò in lacrime, io a stento contenni le mie.
Tutte le persone a noi care corsero ad abbracciarci e congratularsi con noi, prima di lasciarci soli per permettere che avvenisse anche la seconda parte della cerimonia: quella in cui l’ambiente circostante ci dava la sua benedizione.
Ci voltammo verso l’acqua, intrecciando le nostre dita. Le fiammelle continuarono a ondeggiare sulla sua superficie, le cascate a scivolare fluidamente giù dai bacini di pietra, finendo nelle vasche sottostanti, ma sottili scie cominciarono a prendere vita e fuoriuscirne, creando curve, nodi e fiori tutt’attorno a noi, insieme a impalpabili petali che volteggiano nell’aria.
«È così felice per noi», sussurrò Sakura, prendendone uno e portandoselo al cuore, commossa.
Allungò la mano libera, inguantata da sottili fili d’oro, e l’acqua gliela carezzò, scivolandole tra le dita. Da esse si trasferì direttamente alla mia mano sinistra, e anche io la rivolsi col palmo verso l’alto, permettendole di vorticarmi attorno prima di tornare ad esibirsi nella sua spettacolare espressione di giubilo.
Ci aprì un piccolo varco giusto al centro e Sakura mi spronò a spostarci lì, facendo scivolare via il mantello che la copriva.
Imitai le sue azioni, per poi fermarmi ad ammirarla estasiato. Accolsi totalmente tale visione, imprimendola sia nella mia mente che nel mio cuore.
Era di una bellezza senza pari. Candida, pura e genuina, come sempre. Ma era anche mozzafiato.
Indossava un abito bianco, col corpetto stretto contornato da gemme preziose rosate, guarnite da passamaneria dorata che vi si attorcigliava attorno come viticci. L’ampia gonna arrivava a coprirle i piedi e le due estremità laterali erano più lunghe, d’un tessuto talmente leggero da sembrare composto da tanti veli crespi sovrapposti. Le sue spalle erano scoperte, ma sulle braccia scivolavano sottili lembi di stoffa semitrasparente, che si aprivano sui suoi polsi; essi erano dello stesso tessuto del velo, appuntato al centro dei suoi capelli tramite un piccolo diadema dorato, mentre una collana e dei bracciali aurei le adornavano il collo e il polso destro. Altri fili d’oro le scivolano sulle tempie e attorno alla vita, con i soliti lustrini e medaglie a cui ormai ero tanto abituato. Eppure, non potei fare a meno di pensare che fosse bella ed eterea quanto una divinità.
Si trattava di abiti tradizionali, a quanto avevo capito, cuciti su misura per noi per questa occasione speciale. Io stesso indossavo una tunica con un soprabito e un pantalone dello stile tipico del regno, completamente bianchi, eccetto che per il colletto e i polsini ricamati, con fili dorati che pendevano dalla cucitura sul petto creando onde lungo tutto un lato del mio addome e fusciacche di dimensioni e sfumature diverse blu cobalto ad avvolgermi la vita.
Il mio cuore parve quasi fermarsi, mentre lei faceva qualche passo in avanti, verso di me. Riflessi le sue azioni, totalmente incantato, e lei mi guardò in trepidante attesa. Le porsi la mia mano e lei vi posò la sua in maniera leggiadra, facendo una piccola riverenza. Ricambiai, posando l’altra mano sulla sua vita, per poter dare il via a quella danza.
I movimenti erano particolari, non appartenevano a nessuna tipologia di ballo che già conoscevo. Erano pochi, semplici passi per quanto mi riguardava, e ad insegnarmeli era stato il sovrano stesso, dandomi un unico consiglio: «Segui lei, vedrai che ti risulterà naturale». Ed effettivamente, era così.
Cominciava come una specie di valzer, ma il ritmo erano molto più lento, molto più misurato; perché con ogni singola azione dovevamo scrivere la nostra storia, dovevamo ripetere i nostri voti, e lasciarli all’acqua affinché ci desse la sua eterna protezione. E poiché ad essa era dedicata, erano richiesti movimenti fluidi e leggeri. Sakura in particolare, doveva essere sinuosa e flessibile, proprio come l’acqua. Pertanto a tratti eravamo placidi, come un mare calmo, successivamente più scorrevoli, simili a dei torrenti, e travolgenti, come cascate; allora la facevo roteare tra le mie braccia, ripetutamente, e mi smarrivo nei suoi veli che ci fluttuavano attorno, disegnando figure nell’aria.
In tutta la mia vita, in tutti i mondi che avevo visitato, con tutte le mie esperienze, non mi era mai capitato di vivere un momento simile. Era un qualcosa di tanto magico, di tanto intenso, di tanto sopraffacente, di tanto spirituale e carnale, di tanto nostro.
Giunti alla fine la accolsi tra le mie braccia e lei ricambiò la stretta, ansante.
«È stato meraviglioso!»
Annuii, chiudendo gli occhi, continuando a dondolare con lei tra le mie braccia, non desiderando più lasciarla andare.
Dopo pochi secondi però la sentii ridacchiare.
«Cosa c’è?»
Scosse la testa, spiegando: «Niente, pensavo soltanto che sia una fortuna che in questa parte della cerimonia dobbiamo esserci solo noi. Se Touya-niisama ti vedesse adesso, andrebbe su tutte le furie».
Trattenni un sorriso, immaginando già che lì fuori stesse dando di matto, in attesa che noi uscissimo. Sapevo bene che non aveva mai visto di buon occhio il fatto che ci fossi io al suo fianco. Forse sperava di trovare qualcuno di migliore. O forse sperava che, intraprendendo la strada del sacerdozio, con me fuori dai piedi, Sakura non avrebbe mai dovuto sposarsi.
«Mi accetterà mai?»
«Oh, Syaoran, ma certo che ti accetta. Ti ha accettato già tantissimi anni fa, quando mi sono innamorata di te. E lui probabilmente l’ha capito persino prima di me.»
Posò una mano sulla mia guancia, carezzandomela, e io mi sentii un po’ più leggero. Riuscii a sorriderle di nuovo e lei ricambiò, facendo vagare il suo sguardo dappertutto sul mio viso, quasi stesse accogliendo una visione totale di me.
Feci lo stesso con lei, pronunciando con onestà: «Sei bellissima».
Vidi le sue gote farsi rosse, le sue labbra dischiudersi dalla sorpresa.
«Non ti aspettavi un complimento?»
Scosse la testa, chinando lo sguardo.
«No è che… è buffo, perché proprio in quel momento stavo pensando che tu sei bellissimo», bofonchiò vergognandosi, giocherellando col pizzo all’altezza del mio cuore. «Che coinc-»
Le posai due dita sulle labbra, scuotendo la testa.
«Inevitabile.»
«Inevitabile», ripeté accorata, contro i miei polpastrelli. Si aprì in un sorriso, intrecciando di nuovo le dita alle mie.
«Mi assicuri che non è un sogno?»
La attirai maggiormente a me, sorridendo tra i suoi profumati capelli.
«Te lo assicuro. È tutto vero», dissi con fiducia, a lei e a me stesso.
«Grazie, per essere tornato.»
Scossi la testa, replicando grato: «Grazie a te, per avermi aspettato».
«Lo farei sempre, anche per altri dieci, venti, trent’anni.»
«Ma ora non ce n’è più bisogno», ricordai ad entrambi, la voce mi usciva a stento. «Non andrò più lontano da te.»
«Sì…» Ricambiò la stretta, avvolgendo del tutto le braccia attorno alla mia schiena. «Ora possiamo stare insieme per sempre», sussurrò con dolcezza.
Mi scostai di poco, incontrando nuovamente i suoi occhi.
«Per sempre», le feci eco, chinandomi di poco.
Lei sollevò il viso, ed entrambi chiudemmo le palpebre, lasciando che fossero le nostre labbra ad incontrarsi.






 
I have faith in what I see
Now I know I have met an angel in person
And she looks perfect
I don't deserve this
You look perfect tonight














 
Angolino autrice:
Buonsalve! Ecco qui l'ultima one-shot di questa raccolta (T///T). Della serie, volevo concludere col botto, e quando mi sono ritrovata davanti il tema "hitsuzen" ho pensato solo a tutte le cose che sono state inevitabili... ma ero stufa dell'angst, e volevo finire bene. Con qualcosa che probabilmente non vedremo accadere mai (no, non è vero, ripongo ancora fiducia nelle CLAMP!).
Non penso ci sia nulla in particolare da spiegare qui, quindi vi lascio con questo momento sulle note di "Perfect" di Ed Sheeran, sperando che vi sia piaciuta tutta la raccolta. 
Grazie Kia85 per le recensioni, e grazie a tutti per aver letto, trascorrendo con me le vostre giornate. 
Un abbraccio, 
Steffirah
  
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