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Autore: KomadoriZ71    09/06/2020    0 recensioni
In una piovosa giornata di marzo, Javert è nel suo ufficio a Parigi, alle prese con un galoppino un po' troppo frizzante, che gli farà venire una voglia improvvisa di dolci.
Dal testo:«È la prima volta che vedi la pioggia, sciagurato?» Quella domanda retorica sputata con un tono di stizza ruppe la monotonia dello stillicidio. Javert aveva alzato la testa dalle proprie carte, per puntare uno sguardo severo sul ragazzo, colpevole di aver riempito di impronte l'invetriata. «No signore, assolutamente, ma ogni volta è come uno spettacolo» replicò il galoppino, ancora incollato all'impannata come una falena su una lampada.
Note: Implicit Valvert (Jean x Javert), personaggio OC
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Javert, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Javert era compostamente seduto alla scrivania del suo ufficio a Parigi, dove ormai lavorava come ispettore, un ruolo guadagnato dopo anni di duro lavoro. Quella stanza era decisamente troppo raffinata per uno come lui, abituato ai turni di guardia al Bagne de Toulon o al piccolo dipartimento di Montreuil-sur-Mer; quella poltroncina in pelle fin troppo soffice per le sue spalle rigide, quello scrittoio in stile rococò troppo stravagante per i suoi gusti semplici, ma almeno qui aveva finalmente una stufetta in ghisa, e di quest'ultima non osava lamentarsi, non in quella piovosa giornata d'inizio primavera, almeno; alcune volte però succedeva che vi rimanesse troppo vicino per scaldarsi i garretti e finisse col bruciarsi i lembi del pastrano, e in quel caso, solo in quel caso, malediceva le stufe e chi le aveva inventate.

La pioggia, affilata dalla tramontana, batteva senza sosta sui vetri opachi che lo separavano dalla strada di fronte, creando un sottofondo sonoro piacevole per i più poetici, stressante per i più prosaici, e Javert faceva parte di questi ultimi. Exekias, invece, faceva parte dei primi. Il ragazzetto, che in realtà aveva sedici anni ma ne dimostrava molti di meno a causa della malnutrizione, se ne stava coi palmi e col naso appiccicati alla finestra, guardando all'esterno con meraviglia quel fenomeno del tutto naturale, mentre il suo respiro caldo ne appannava il vetro, ad un ritmo regolare. Di tanto in tanto si lasciava scappare qualche esclamazione nella sua lingua madre, quando ad esempio un lampo squarciava le nubi plumbee o una folata sconquassava e spezzava un ramo. Javert trovava a dir poco snervante quel suo modo così infantile di osservare e commentare il meteo, e già si stava pentendo di averlo ospitato nel proprio studiolo. Tempo addietro, l'ispettore aveva sventato un'aggressione ai suoi danni da parte di un trio di banditi, che riuscirono ugualmente a portarsi via i suoi soldi. Da quel giorno lì, il giovane non si era più staccato dal gendarme, ed era a tutti gli effetti diventato il suo salta-fossi. Rispetto agli altri monellacci di strada, Exekias non aveva mai dimostrato timore davanti a Javert, bensì rispetto e ammirazione, qualità che l'adulto apprezzava, contornate tuttavia da un fanciullesco entusiasmo decisamente eccessivo. Ad ogni modo, svolgeva bene il suo mestiere, e questo era l'importante.

«È la prima volta che vedi la pioggia, sciagurato?».
Quella domanda retorica sputata con un tono di stizza ruppe la monotonia dello stillicidio. Javert aveva alzato la testa dalle proprie carte, per puntare uno sguardo severo sul ragazzo, colpevole di aver riempito di impronte l'invetriata.
«No signore, assolutamente, ma ogni volta è come uno spettacolo» replicò il galoppino, ancora incollato all'impannata come una falena su una lampada.
«Uno spettacolo!» esclamò l'altro, incredulo e seccato. «bene, allora sarà un divertimento per te andare a consegnare questa lettera alla Rue de l'Homme-Armé, adesso» riprese, porgendogli la busta che aveva precedentemente sigillato con cura.
«Ah, proprio adesso?» chiese, staccandosi finalmente dall'infisso per andare ad afferrare la missiva.
«Qualche problema?» l'intonazione di Javert lasciava intendere che non si accettavano rifiuti.
«Diluvia» sussurrò con naturalezza.
«Quindi? Sei forse fatto di marzapane?»
«Marza…pane? Cos'è il marzapane, monsieur?»
«Santo cielo, è quella cosa con cui fanno i petits-fours. Vai!»
Ma il garzone rimase lì impalato, a ruminare tra sé e sé la parola "petits-fours", che faticava a pronunciare bene, noncurante che Javert si fosse già spazientito e avesse spezzato la penna con un gesto nervoso del pugno.
«E quindi cosa c'è dentro?» incalzò. «Mandorle. Acqua. Zucchero… e adesso vai, stai perdendo tempo» elencò gli ingredienti a denti serrati, quasi fossero parole maledette, sperando di aver colmato la curiosità del giovane straniero.
«Solo tre ingredienti? Per un nome così complesso? Oh! E voi sapete prepararli, signore? Mi piacerebbe assaggiarli, un giorno!»
L'uomo si batté un palmo sulla fronte, pentendosi amaramente di aver cacciato fuori quella parola, "marzapane", per primo. Aveva ormai acceso il lato più curioso di Exekias, e quando il ragazzo incalzava con le domande, non la finiva più. «Ma ti sembro un pasticciere, per Dio? Cosa diamine vuoi che ne sappia il sottoscritto? Occhio, razza di birbante, che se scopro che stai tergiversando, non ci metto nulla a sbatterti fuori di qui a calci» sbraitò finalmente Javert, riversando tutta la rabbia repressa dall'inizio. Si alzò in piedi e gli indicò la porta con un gesto furibondo «vai!».
Exekias chinò il capo, dispiaciuto di aver fatto adirare l'ispettore. Non voleva fargli perdere tempo, era seriamente incuriosito dal discorso, voleva saperne di più sulla cultura parigina, era stufo di sentirsene escluso e di non conoscere gran parte dei termini francesi. Si rigirò tra le dita la lettera, rileggendo l'indirizzo, "Rue de l'Homme-Armé-7", per sicurezza. Era già la terza volta in una settimana che veniva mandato lì. Ma su questo, non osava fare supposizioni di fronte a Javert, era chiaro che si trattava di una faccenda privata e segreta. L'aveva intuito dalle espressioni facciali che l'uomo assumeva quando scriveva lettere indirizzate a quella via, per qualche minuto la ruga costante tra i due occhi come un segno di collera pareva assopirsi, e la curva delle labbra serrate sciogliersi appena in un effimero sorriso. Ma erano solo attimi, poi l'ispettore tornava ad essere il mastino di sempre.
Guardava Exekias dall'alto, impettito, con le braccia conserte all'altezza del torace, quella posa imperiosa che assumeva in automatico per risultare più rigido e minaccioso, mentre attendeva che un comando venisse eseguito. Tuttavia, quando sentì il proprio stomaco protestare a causa del digiuno ( erano ormai le quattro di pomeriggio, e Javert aveva saltato il pranzo, troppo preso dalla stesura del testo, tanto che il cestino con le sue pagnotte farcite giaceva ancora lì, chiuso vicino alla stufa, così che si mantenessero al caldo) si sciolse appena, per dissimulare quell'impellente appetito, tossicchiando e andando appunto a recuperare il paniere in vimini. I due bei filoncini con del brie sarebbero indubbiamente bastati a saziarlo, ma a furia di sentir parlare di marzapane, mandorle e zucchero, una certa voglia di dolci acuita dal languorino gli era proprio venuta. Non che Javert fosse un golosone, non lo era mai stato, ma non poteva negare che concedersi uno stuzzicante spuntino una tantum fosse un piccolo piacere innocente. In quel momento, però, era di servizio e non se ne parlava di recarsi ad una pasticceria per soddisfare uno sfizio personale, assolutamente!
Il garzone intanto aveva recuperato il proprio carrick, un "regalo" dell'ispettore, e se l'era infilato alla bell'e meglio. Quel cappotto scuro aveva i lembi bruciacchiati e alcune macchie indelebili qua e là, e a causa di un lavaggio eseguito male si era ristretto decisamente troppo per il corpo di Javert, motivo per cui aveva deciso di cederlo a Exekias, più basso e assai più magrolino di lui, poiché era di buona fattura e sarebbe stato un peccato gettarlo via; almeno adesso scaldava e copriva quelle clavicole sporgenti, altrimenti esposte alle correnti d'aria. La furia dell'acquazzone si era un po' smorzata, ma non era cessata affatto. E ora che ci pensava, Javert, se avesse mandato da Jean quello scricciolo inzuppato e infreddolito, lui gli avrebbe risposto con una lettera lunga dieci pagine per sgridarlo del suo comportamento negligente, oppure avrebbe direttamente fatto irruzione nel suo ufficio con Exekias tenuto sottobraccio a redarguirlo, senza remore, davanti a tutti.
Il solo pensiero lo fece arrossire, una cosa simile non doveva succedere, per nessun motivo al mondo. Sapeva quanto Jean ci tenesse a quei monellacci, si sarebbe offeso molto se avesse avuto modo di vedere la severità con cui egli trattava il proprio, e a quel punto non sarebbero bastati fiori, messaggini e pasticcini a placarlo, Valjean gli avrebbe chiesto di fare qualcosa di molto più scomodo, come ad esempio chiedere scusa al diretto leso. In ginocchio.
«Bricconcello, torna qua» lo richiamò immediatamente, sull'uscio della porta. Exekias si voltò, sbalestrato, inclinando appena la testolina adornata da mossi capelli castani in modo interrogativo, aveva forse dimenticato qualcosa?
«Questa la vuoi?» gli domandò l'ispettore, porgendogli una delle due pagnotte ancora ben calde e croccanti. Il galoppino annuì, con un ampio sorriso stampato sulla bocca, afferrò la baguette e fece per andare via, ma venne nuovamente bloccato dal superiore. «Se esci con quella tra le mani, hai buone possibilità che ti venga rubata. Siediti» gli esplicò con un tono più pacato, ma comunque freddo, troppo orgoglioso per potergli rivelare le sue reali premure riguardanti il tempaccio. «E se poi ti rubassero anche la mia lettera? Carta e inchiostro costano, che ti pensi?» continuò ancora un po' con la ramanzina, avviandosi verso la finestra per consumare il pasto saltato e guardare fuori, mentre Exekias prendeva posto sulla sedia di fronte alla scrivania, per sbocconcellare con una certa foga.
Sotto di loro, un via vai fluido di gente che correva a cercare riparo, altri che si coprivano la testa con ombrelli improvvisati, usando ciò che avevano, borse, cartelle o giacche, giovani signore preoccupate di sollevarsi i bordi delle lunghe gonne per non farle inzaccherare, carrozze che sfrecciavano a tutta velocità noncuranti del rischio di incidenti o di schizzare di fango qualche passante, negozianti che si premuravano di tener pulito l'ingresso della loro bottega… nulla di nuovo sotto il plumbeo cielo parigino e sotto lo sguardo di Javert, austero e sprezzante come al solito. Almeno, Exekias sarebbe passato inosservato in quel tumulto, nessuno avrebbe badato a lui. Quando entrambi ebbero finito di manducare i rispettivi panini, il cielo si era leggermente rischiarato, lasciando cadere solo un leggero e tenue piovischio. Niente più tuoni e fulmini, la tramontana aveva ceduto il posto ad una mite brezza. Il salta fossi aveva intuito che era arrivata l'ora di muoversi, per cui dopo aver ringraziato il superiore per il pasto, si era discretamente alzato dallo sgabello per sgusciare fuori, senza troppe parole.
Era già con un piede fuori, quando...
«Non ancora, Exekias».
Per la terza volta si ritrovò bloccato sull'uscio dall'imperioso ordine di Javert.
«Dammi le mani» esclamò il poliziotto, incamminandosi verso di lui con passo felpato, le braccia dietro la schiena.
«Ah signore! Perdonatemi, non era mia intenzione fare briciole sul vostro banco! P-Pulisco subito, t-tutto quanto…!» il ragazzo prese a tremare, forse aveva fatto adirare Javert a causa delle molliche di pane involontariamente cadute sulla sua scrivania e sul tappeto, o forse, per le impronte digitali che aveva lasciato sul vetro? Bastava la minima disattenzione per far uscire fuori dai gangheri quell'ispettore, questo l'aveva ormai carpito. Tirò ugualmente fuori i palmi dalle larghe maniche del cappotto, strizzando le palpebre in attesa di qualche manganellata punitiva.
«Questi franchi… dovrebbero bastare».
Exekias sentì solo il sussurro pensieroso di Javert, e qualcosa di caldo e metallico ricadere nelle sue mani. Monete? Da quando in qua Javert gli anticipava il pagamento di una commissione? Iniziava a fidarsi?
«Stammi a sentire, apri quelle orecchie: prima di attraversare la Senna, passa per la Rue Saint-Jacques, c'è una pasticceria che fa angolo…» disse invece il gendarme, allontanandosi solo un momento per recuperare il paniere, ormai vuoto, e appenderlo all'avambraccio del greco. «Con quei soldi, prendi due guantiere di petits-fours e occultale in quel cestino, non deve vederle nessuno. Poi recati alla via dell'indirizzo e consegnane una, la più grande, insieme alla lettera. Intesi?» parlò chiaro e conciso, scandendo lentamente le sillabe per evitare fraintendimenti con lo straniero, che annuiva con attenzione.
«Sì signore… e poi? Devo fare qualcos'altro per voi?» domandò il ragazzo, mentre si sistemava il gruzzoletto e la missiva nelle tasche, così da non perderli.
«No, per oggi basta. Se dovessero avanzarti dei franchi, tieniteli. Poi torna qui, immediatamente. Il marzapane va gustato quand'è ancora fresco».































Angolo dell'autore.

* Salta fossi: è un termine che ho trovato in un romanzo breve di Honoré De Balzac, ovvero "Il colonnello Chabert" (1832), si riferisce ad un giovane ragazzo che lavora come portaordini all'interno di un ufficio. 
Ho pensato che anche l'ispettore Javert potesse averne uno ai suoi ordini, perché no! * non è mica un patetico tentativo di infilarci un mio OC, nooooh! *
Tornando a noi, se siete riusciti a leggere tutta la storia e siete arrivati fin qui, i miei complimenti alla vostra pazienza. Ho da poco ripreso in mano I Miserabili (che avevo letto due anni fa, circa), e se già da prima adoravo l'ispettore Javert, ora che ho scoperto l'esistenza della shipping "Valvert", si salvi chi può. Credevo di essere l'unico a shippare quei due mascalzoni, ma fortunatamente mi son dovuto ricredere, yay! La one shot è stata scritta abbastanza di getto, senza pensarci troppo su, l'idea di uno Javert preso dal languorino per i dolcetti francesi che decide di mandarne un po' anche al suo Jean, insieme alle letterine, mi ha stuzzicato ed eccoci qua. Ho inserito uno dei miei personaggi OC per fare un po' da "collante", e perché ho trovato carina l'idea di mettere a quei due un piccolo messo insospettabile che facesse da tramite. Non potevo mica far andare l'ispettore di persona, no? O forse sì…? Anyway, spero che la storiella sia piaciuta, è la prima che scrivo su questo -meraviglioso- fandom. Au-revoir! 

~Xavier

   
 
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