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Autore: Trugirl    12/08/2009    5 recensioni
Marissa Cohen è una ragazza come le altre, ma un diario misterioso le aprirà le porte del passato di OC, e del suo futuro.
Genere: Romantico, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Seth Cohen, Summer Roberts
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cooper Diary
OOOk! il nuovo Chap arrivo in *mostruoso* ritardo! sorry! in compenso questo è un pò più lungo rispetto agli altri, e ci sono un bel pò di sorprese, *brutte e belle, of course! XD*
sono contenta che questa fanfic piaccia a così tante persone, e i adoro i vostri commenti, mi piace leggere cosa ne pensate della storia e dei personaggi, perciò continuate a seguirla! XD ora vi lascio al nuovo capitolo, Buona lettura!


10. Prima della Tempesta

Quando l'operatore indicò che il numero non era raggiungibile, Dave  riattaccò e sbuffò.
Peter, che, stranamente, era seduto al tavolo con lui, provò, suo malgrado, a consolarlo.
-Forse vuole stare un pò da sola...-
Dave stava per dargli una brutta risposta, ma fortunatamente, Charlie e Marissa arrivarono con i loro vassoi e si sedettero vicino a loro.
-Notizie di Suzie?-  chiese Marissa un pò preoccupata.
Dave scosse la testa, Charlie notò la stanchezza nei suoi occhi, sembrava davvero angosciato.
-Dave, quello che è successo è veramente molto triste, e io non posso immaginare come sta lei adesso... magari dovresti solo...-
Dave la interruppe -Lasciarla in pace?- chiese debolmente.
-Credo di si.- ammise Charlie. Dave non rispose, si limitò a lanciare un occhiata a Peter.
-Non posso credere che la madre di Suzie sia scappata di casa... con una donna!-  sbottò Marissa.
Ormai lo sapevano tutti, in una città come Newport, con migliaia di persone che sapevano tutto prima che succedesse, era inevitabile.
-Tra l'altro era la sua guida sprituale, o qualcosa del genere...-   precisò Charlie mentre addentava il suo hamburger.
-Bella guida spirituale!- si lasciò sfuggire Peter.
-Molto divertente Peter, a quanto pare la tua vita è fin troppo perfetta per permetterti di capire che ci sono persone che soffrono...- Sbottò Dave Piccato.
-Ma non mi dire! lo so che le persone soffrono... ma notizia dell'ultima ora, se una persona non risponde alle tue ultime trenta chiamate vuol dire che  non vuole parlarti...- disse lui, sottolineando l'ultima parte.
Charlie e Marissa erano totalmente allibite.
-La chiamo perchè sono preoccupato...- rispose lui dopo qualche secondo -Ma non pretendo che tu capisca... cosa ne vuoi sapere tu dell'affetto e dell'amore?-
Peter non potè fare a meno di pensare a sua madre, alla sua famiglia, era così impietrito da quel pensiero che non riuscì a rispondere alla frecciata di Dave.
inaspettatamente fu Charlie a rispondergli -Adesso Basta Dave-  disse con voce stizzita. -Stai diventando noioso con queste tue uscite del cavolo...-
Marissa provò a dire qualcosa per far finire quella discussione, ma la voce di Dave la bloccò:
-Tu non dovresti neanche parlare, scommetto che sei felice di quello che sta succedendo, Suzie l'hai sempre odiata!- disse rispondendo alla provocazione di Charlie.
Charlie a quel punto disse quello che pensava realmente -Eccolo! lo sapevo, beh sai che ti dico? non sono un'ipocrita e Suzie non è che mi sta molto simpatica, ma non puoi dire che sono contenta se sua madre è lesbica... è una settimana che vieni qui a sederti e ti sfoghi con noi, ed è una settimana che ti diamo consigli che tu non segui, non solo non li segui ma adesso stai anche cominciando a dirci chi siamo, come siamo e come non siamo... sai che ti dico?- si fermo un istante, poi si alzò lentamente -Mi hai rotto le palle!!!!- andò via velocemente, lasciando i tre completamente sbalorditi.

Peter e Marissa si stavano recando a casa, lui stava guidando e non aveva spiccicato parola per tutto il viaggio, Marissa si girò verso di lui quando furono davanti al vialetto di casa sua.
-Ti va di entrare?- disse, poi notando l'espressione un pò impaurita del ragazzo continuò - Dai ci facciamo uno spuntino e poi usciamo...-
Peter sorrise e annuì. Marissa era testarda e orgogliosa, ma a volte sembrava ancora una bambina, non era mai uscito con una ragazza che lo invitasse in casa per  uno 'spuntino'.
I due ragazzi entrarono e mai si sarebbero aspettati di trovare in casa tutta quella gente.
In salone c'erano circa sei o sette donne, oltre a Summer, e tutte stavano parlando pacatamente sorseggiando bevande analcoliche. Marissa si girò verso Peter, che aveva uno sguardo quanto meno spaventato, perchè sapeva che quando tante donne si riunivano così pacificamente era solo per una cosa: organizzare un party. Ci avrebbe messo la mano sul fuoco. Era certo che erano tutte lì per preparare una festa. Marissa  sventolò la sua mano davanti agli occhi di Peter.
-Ehilà, Terra Chiama Peter... Hai sentito cosa ho detto?-
Peter scosse la testa -Scusa, ero sovrappensiero!- si giustificò.
-Ho detto, andiamocene prima che ci vedano!- sussurrò lei.
Il ragazzo annuì, ed entrambi uscirono si avviarono in punta di piedi verso l'uscita, Peter faticò a trattenere una risata.
-Ehi, tu, Dove credi di andare?- disse una voce alle loro spalle, per Marissa era tremendamente familiare.
Peter guardò da capo a piedi la donna, era vestita in modo elegante, ma allo stesso tempo non troppo elaborato, anzi piuttosto semplice.  
-Zia Taylor!- esclamò Marissa, correndole incontro per abbracciarla.
La donna prese il viso della ragazza tra le mani -Ma guardati, l'ultima volta che ti ho vista non sapevi neanche cosa fosse il mascara!-
Marissa arrossì di colpo -Ma dai mi hai vista due o tre anni fa l'ultima volta!-
Taylor rise di gusto e poi notando Peter si fermò di colpo -Oh scusa non avevo notato che eri in compagnia!- e prese a guardare Peter con interesse.
-Beh si, noi stavamo per uscire... tu per quanto ti fermi?- chiese la ragazza, cercando di uscire da quella imbarazzante situazione.
-Per qualche giorno!- rispose, poi si avvicinò a Marissa -quindi avrò tempo per farti il terzo grado!- sussurrò
-O-ok,Ora noi andiamo, lo dici tu a mamma che sono uscita?- e senza neanche aspettare risposta, si precipitò fuori di casa insieme a Peter.

Dave  suonò il campanello di casa Hampton, ormai, da una settimana, dopo la scuola era lì che si recava. Puntalmente la governante Berta, gli diceva che la signorina non voleva vedere nessuno e lui ritornava a casa perdendo un pò di speranza.
Non voleva pressarla, come ritenevano Peter e Charlie, voleva solo farle capire che c'era.
Berta aprì la porta e non fu affatto stupito di vedere il ragazzo magrolino che ormai era diventato una specie di  ospite.
La donna aprì bocca, ma Dave la interruppe prima che potesse cominciare a parlare.
-Senta Berta, lo so che ormai sono diventato ossessivo, e magari le sto anche antipatico, ma io voglio solo parlare per un attimo con Suzie, non lo so, forse mi manderà a quel paese, ma ci voglio provare...-
la donna sospirò -Non dovrei Fare quello che sto per Fare... magari rischio anche il mio posto, ma...- si spostò e lasciò uno spazio che lasciava capire chiaramente che poteva entrare.
Dave obbedì quanto meno stupito.  La donna chiuse la porta, Dave notò che in casa regnava un silenzio quanto meno irreale. Tutto era lindo e pulito, scintillante, anche la casa sembrava nascondere quello che era successo.
-Sta Male. Sta male davvero, non vuole che l'aiuti, io la conosco da quando aveva quattro anni e non vuole che l'aiuti...- affermò la donna con amarezza. -Voglio bene alla signorina come se fosse figlia mia, l'ho cresciuta... quindi, se lei vuole provare a fare qualcosa, lo faccia.- mosse la sua mano verso la scala -andiamo...-
Dave camminò dietro di lei in silenzio, quando arrivarono davanti alla porta Berta si girò verso di lui -Ecco... io sono di sotto, per qualsiasi cosa.-
Dave annuì e bussò alla porta. Attese qualche istante, poi una voce flebile gli rispose...
-Posa il vassoio a terra e vai...- disse, credendo che fosse la governante.
Dave sospirò aprì la porta lentamente, la stanza era quasi buia, c'era parecchio disordine, e notò con dispiacere che sul pavimento c'erano alcune bottiglie di vodka vuote. Suzie che era seduta sulla poltrona, si alzò di scatto.Era in vestaglia, aveva i capelli arruffati, ed era completamente struccata, ma Dave non se ne curò neanche per un secondo.
-Perchè sei qui, avevo detto che...- non riuscì a finire la frase, si girò di spalle e Dave capì che stava piangendo, si diresse verso di lei, e la girò verso di lui, aveva gli occhi gonfi, come se avesse pianto ininterrottamente.
-Vattene- cercò di divincolarsi, ma lui la abbracciò forte.Lui finse di non aver sentito -Sono qui...- disse stringendola a se.
Lei si abbandonò a quell'abbraccio, e pianse forte, ma lo fece per la gioia di quella sua dichiarazione.  Dave le sussurrò parole dolci, e le accarezzò la testa.
-Mi dispiace...- mormorò contro la sua spalle.
-Non devi, ora so perchè stai male, ma se non vuoi parlarne io non dirò nulla...-
Lei scosse la testa,e lo strinse forte. Non aveva voglia di stare lì a spiegargli tutto, di sfogarsi, per il momento voleva solo stare abbracciata a lui...

Summer sistemò i bicchieri nella lavastoviglie, e si girò verso Taylor tirando un sospiro di sollievo -Non sono più abituata a questo genere di 'incontri'- disse.
Taylor, seduta al tavolo da cucina, sorseggiò ancora un pò del suo succo d'arancia, e poi disse: -Da quando me ne sono andata questo posto è un pò più noioso!-
Summer sorrise e le lanciò una finta occhiataccia -Io direi... tranquillo, ecco.-
Taylor fece un gesto sbrigativo con la mano -Ma dai! non dirmi che non vi sono mancata! non ci crederei mai- disse fiera
Summer scosse la testa -Ma ovvio che ci sei mancata e questo party che abbiamo organizzato ti dimostrerà quanto!-
-Quante persone hai invitato?- chiese la donna con vaga curiosità.
-un bel pò, ma la casa è grande quindi non ci sono problemi...-
L'amica si affrettò subito a porle ancora una domanda -Ryan verrà?-
-Ah ecco dove volevi andare a parare...- rispose Summer alzandosi
Taylor si alzò di scatto e la seguì -Beh voglio solo sapere se ci sarà così, insomma... sarò preparata.-
La mora si fermò di colpo e si girò verso di lei, incrociando le braccia -Praparata per cosa?-
Taylor cominciò a balbettare -Ecco... i-io intendo, voglio dire... non voglio che lui  creda che la sua presenza mi mette a disagio!-
Summer sorrise divertita, Taylor non si smentiva mai, era sempre la stessa ragazza nevrotica che aveva scelto come amica -Perchè dovrebbe? in fondo non è neanche qui e già stai dando i numeri!- disse sarcasticamente.
-Non è affatto vero!- ribattè fingendosi convinta di quelle parole. Poi notò l' espressione della donna, era la stessa che assumeva quando riconosceva una bugia. -Ok, va bene... il fatto che Ryan potrebbe venire alla festa mi manda ai matti!!! - sbottò, togliendosi un peso.
-Ma... Perchè? voglio dire, la vostra storia è finita da tempo, e per fortuna siete rimasti buoni amici!-
Taylor scosse la testa -Dai, Summer... l'ultima volta che l'ho visto non ho fatto altro che parlargli di me e George e del fatto che insieme a lui stavo una favola... Ora io sono single e lui è felicemente sposato con quella Liza...- disse, cercando di marcare la sua indifferenza nell'ultima parte della frase.
 -Liza e Ryan hanno divorziato...- affermò Summer abbassando lo sguardo.
-Quando?- chiese velocemente Taylor, non poteva credere ai suoi occhi.
-Da poco... quindi levati dalla testa un piano di riconquista perchè mi sembra inopportuno...- L'ammonì, con tono materno.
-Ehi ma per chi mi hai preso? io non voglio tornare con lui... insomma, l'ho amato tanto ma siamo troppo diversi...-
-Anche io e Seth siamo diversi ma siamo sposati da un bel pò- disse, colpita dalle parole dell'amica
 -Che c'entra? tu e Seth avete quella cosa...-
Summer sembrava non capire -Quale cosa?-
Taylor alzò gli occhi al cielo e disse quella che per lei era una sacra verità -Quella cosa che hanno tutte le persone che si appartengono... quell'attimo in cui quando lo guardi puoi capire a cosa sta pensando, quella cosa... insomma.-
Summer arrossì lievemente -Ma dai Taylor... non esagerare!-
Taylor alzò nuovamente gli occhi al cielo -Ma smettila. lo sai benissimo che quello che dico è vero!-
Summer lo sapeva, ma sentirselo dire dagli altri era ancora più bello, voleva dire che il loro amore era... evidente.

La sera del party arrivò, Dopo che aveva messo, senza non poche proteste, a letto Tommy, Summer si diresse nel salone, dove gli invitati stavano già sorseggiando i loro drink, e parlottando tra loro. Marissa aveva indossato un abito grigio fumo e aveva raccolto i capelli con un fermaglio argentato. Aveva invitato Peter, che era tenuto d'occhio da Seth, che controllava ogni sua mossa.
Charlie era venuta da sola, ed aveva messo un abito abbastanza blu abbastanza elegante, era già uno sforzo dato che odiava quella mise.
Marissa notò che guardava continuamente l'orologio.
-Ma che c'è?- chiese improvvisamente, un pò infastidita.
-Niente, e che... all'una e mezza ho un appuntamento con Jim...- rispose lei velocemente.
Peter sembrava confuso -Chi è Jim?-
Le due ragazze lo ignorarono prontamente -All'una e mezza? Ma quest'uomo non dorme mai?- chiese Marissa scandalizzata.
-Uomo?- chiese Peter sbalordito.
-é una settimana che non lo vedo... a causa della punizione...- rispose Charlie, ignorando nuovamente Peter.
-Ho capito, ma anche lui...  potrebbe cercare di passare il pomeriggio con te, se sa che la sera non puoi-
Charlie scosse la testa -Il pomeriggio deve vedersi con i ragazzi per registrare...-
Peter non chiese nulla, sapeva che era tempo sprecato, non gli avrebbero mai risposto.  Si diresse verso  un tavolo vuoto e vi si sedette. Aveva partecipato a tante di quelle feste che neanche si ricordava quanti anni aveva la prima volta, ma le sensazioni che aveva erano sempre le stesse: Noia. Tutte quelle persone che parlavano tra di loro e se ne stavano tranquille e pacate gli mettevano addosso solo ansia, non si scomponevano per nulla.
-Che divertente eh?-
Fu molto sorpreso di vedere Seth seduto al tavolo, proprio di fronte a lui. -Beh io... ecco, non sono proprio tipo da 'ricevimento'- disse, pensando che era inutile mentire, il fatto che si annoisse era fin troppo chiaro agli occhi di tutti.
-Nemmeno io...- ammise Seth con amarezza. Voleva trovare a tutti i costi un qualcosa che gli desse fastidio di quel ragazzo.
Intanto qualche tavolo avanti, Taylor Townsend, convinta donna in carriera, si sentiva come quando al liceo, si nascondeva timidamente dietro il suo armadietto, aspettando il ragazzo per cui aveva una cotta uscisse dalla sua aula.
In realtà non era mai stata molto timida, ma Ryan Atwood... era, quanto meno imbarazzante trovarsi in sua presenza. Perchè? si chiese la donna, in fondo lo conosceva benissimo, erano stati insieme per qualche tempo, perchè doveva a tutti i costi metterla a disagio ogni volta che la guardava?
Non fece in tempo a darsi una risposta, che se lo ritrovò di fianco, mentre sorseggiava un drink, la sorpresa fu quasi spaventosa, tanto da farle esclamare il suo nome con un tono stridulo!
Lui sembrava incredulo -Taylor... come va? ti piace la festa?- disse dopo qualche attimo  di silenzio in cui aveva riflettuto.
-è meravigliosa... il fatto che tutte queste persone si siano riunite per me è... fantastico!- rispose con tono entusiastico.
Ryan sorrise, e poi la osservò meglio, ormai la conosceva troppo bene, quindi arrivò alla sua conclusione: -Non ti ricordi neanche come si chiama la metà di queste persone... vero?-  
-in effetti no.- ammise lei seccata da quell'affermazione.  -stentavo a riconoscere addirittura Summer, Seth e te...-
-Seth ha più barba rispetto all'ultima volta in cui sei venuta...- disse ironicamente lui.
Taylor scosse la testa sorridendo -Seth e Summer sono così forti... hanno due figli meravigliosi, una vita esemplare... hanno realizzato i loro sogni... guardando Seth che insegna a Tommy ad andare in barca stento a credere che pochi anni prima era il ragazzo che parlava per tutto il tempo di gente in calzamaglia. è una cosa così...-
-sbalorditiva?- chiese Ryan
Taylor scosse la testa e poi rivolse all'uomo il suo sorriso più dolce -no, così bella.-
-Non ti ricordavo così romantica...- chiese Ryan aggrottando la fronte.
-e io non ricordavo te così eloquente...- rispose Taylor fingendosi offesa.
la sua risposta fu semplice: -Sono un Cohen da un bel pò di tempo.-
-si, io invece sono sempre la solita Taylor Townsend...-
ryan annui convinto. -è proprio questo che mi piace di te... il tuo essere così "Taylor" sempre e comunque...-

Charlie sgattaiolò fuori come una vera e propria ladra, si diresse fin fuori la casa dei Cohen, e aspettò impaziente che arrivasse l'auto di Jim. l'attesa fu lunga, interminabile per la ragazza. fu proprio per questo che provò a mettersi in contatto con lui.
-Ehi Jim sono Charlie... ehm, che fine hai fatto?- fu solo il primo dei tanti messaggi che gli lasciò in segreteria.

Stesi sul letto abbracciati, continuavano a fissare il soffitto. Dave accarezzava i capelli di Suzie che teneva le mani sul suo petto. Non si sentiva così bene da giorni, avevano fatto l'amore e per lei era stato così diverso che le altre volte erano diventate insignificanti.  era così serena in quel momento, Dave sembrava l'unica persona al mondo che potesse capirla. erano così diversi eppure così vicini.
Per un momento le tornò in mente l'ultima volta che aveva visto sua madre.
"mamma che sono queste valigie?"
"sto partendo..."
"dove vai? al centro benessere?"
"No tesoro... io, ecco sto andando via..."
"hai litigato con papà?"
"no... ho solo capito che non posso più mentire..."
"che diavolo vuol dire? hai un altro?"
"non è così semplice..."
"si che lo è!!!! hai un altro si o no?"
"ho conosciuto questa persona... lei è così vicina a me... sento che ci apparteniamo..."
Suzie chiuse gli occhi, cercò di non pensarci. Guardò Dave che per tutta risposta le rivolse uno sguardo inquieto.
"Cosa c'è?" chiese lei intimorita.
"il tuo sguardo... era così triste"
"stavo solo pensando a tutto quello che è successo...  a volte credo che la vita ci tolga qualcosa per darci poi altro..."
Dave aggrottò la fronte "Cosa intendi dire?"
"mia madre se n'è andata, nel modo peggiore. e poi da dietro l'angolo arrivi tu,pronto a starmi vicino, e io capisco che ci sei sul serio... capisco che ti amo. è così strano, da un lato mi inquieta e dall'altro mi... sorprende."
Dave non disse nulla, il suo sorriso fu una risposta più che sufficente per lei.

Il party era finito da un bel pò. Marissa era seduta sulle scale del giardino e sbuffava, osservando Peter da lontano che parlava al telefono. Non riusciva proprio a capire a che punto fosse la loro storia. Si poteva dire che stavano insieme? pensò che era giunto il momento di parlarne. Peter tornò e si sedette sugli scalini accanto a lei.
"Peter, forse dovremo parlare..."
Lui notò che lei non portava le scarpe... inarcò il sopracciglio destro, assumendo un espressione buffissima. "del fatto che sei scalza?"
"beh che c'è? credi che non posso odiare le scarpe col tacco solo perchè vivo ad orange county?" disse lei assumendo un tono piccato.
"beh, se le odi perchè le metti?" chiese lui divertito.
"perchè non posso abbinare un paio di converse sotto questo vestito!" poi si fermò a riflettere "o forse potrei! lancierei una nuova moda!"
"si però non potresti uscire più con il ragazzo più bello di newport beach.... rovineresti la mia reputazione!"
Marissa scoppiò in una finta risata "ma chi ti credi di essere? Marlon Brando?"
"Parli come mia nonna!" sbottò Peter.
Lei spalancò la bocca sbalordita "Ma allora c'è una nonna Cook! io credevo che fossi stato cresciuto da un branco di lupi, o che fossi nato in seguito ad un esplosione nucleare."
Peter si rabbuiò. "Beh di certo non sono nato nella versione bianca della famiglia Robinson!"
"oh, questa si che è un offesa... potevi risparmiartela... ha trafitto il mio cuore come un pugnale di madre perla!"
"quando fai così sei insopportabile...Sei la persona più estenuante che abbia mai conosciuto... "
quelle furono le parole che la ferirono. Si alzò di scatto parandosi davanti a lui.
"Tu sei la persona più presuntuosa ed introversa che io abbia mai conosciuto! questa aria tenebrosa ed inquieta alla James Dean mi ha veramente rotto le palle! quando parlo con te ho sempre paura di chiedere troppo... è come se avessi un muro di cemento davanti, non riesco a vedere come sei realmente! non posso stare con te se tu non mi permetti di starti vicino"
si girò di spalle e prese a camminare, poi si girò "per la cronaca..." lui notò che i suo occhi erano lucidi, e la sua voce era più bassa, come se fosse rotta "non presento la mia famiglia a mezzo mondo... la presento solo alle persone a cui tengo. ma tu ovviamente questo non l'hai capito perchè sei un idiota"
Per la prima volta dopo tanto tempo, Peter J. Cook si sentì minuscolo, come se ogni parola di Marissa avesse ridimensionato a poco a poco il suo ego.

L'alba arrivò anche per Newport Beach, per alcuni come Dave Lawson e Taylor Townsend fu un tenero sollievo, per altri come Marissa Cohen e Charlie Parker l'ennesima delusione... Nessuno di loro lo  sapeva, che quella era l'alba di un giorno che non avrebbero dimenticato facilmente.






























































































  
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