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Autore: Musical    10/06/2020    2 recensioni
Lucian venne arrestato e portato ad Azkaban, trasportato in una cella con un altro uomo, molto silenzioso.
Chi era?
Erano scappati e s'erano nascosti, per il momento erano al sicuro... Barty, Lucian aveva scoperto il suo nome, era ancora sotto l'effetto del Bacio del Dissennatore, ma presto si sarebbe risvegliato, il Lycan ne era certo.
Crossover Harry PotterxUnderworld
[Barty Crouch Jr./Lucian]
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altro personaggio, Bartemius Crouch junior
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Contesto generale/vago
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I raggi solari lo svegliarono, e fu costretto ad aprire gli occhi, constatando con amarezza d'aver ceduto alla stanchezza; rivolse immediatamente lo sguardo alla sua sinistra, digrignando i denti al pensiero di essere attaccato improvvisamente, ma l'altro uomo era fermo, immobile, sempre con lo sguardo rivolto alla finestra.
La cosa non convinse più Lucian, che si mise in piedi con la guardia alzata, se fosse stata una farsa e quell'uomo in realtà voleva torturarlo come aveva fatto in passato con le altre sue vittime?
Il Lycan non parlò, piuttosto aprì lentamente la porta per andare via e lasciare quell'uomo al proprio destino. Non aveva alcuna intenzione di rimanere lì un minuto in più, perciò andò dritto verso il villaggio, si sarebbe confuso con gli abitanti e avrebbe iniziato una nuova vita; mentre camminava, Lucian poteva avvertire nuovamente di essere osservato, ma questa volta non si sarebbe voltato.


"Mi scusi, signora."
Una donna si voltò e studiò Lucian, "Posso fare qualcosa per te, giovane...?"
Lucian non disse il proprio nome, preferì sorridere e continuare a parlare, "Mi piacerebbe trasferirmi in questo villaggio, è molto tranquillo, e ho notato che in quella casa--" indicò alle sue spalle la stessa casa in cui aveva rovistato il giorno prima, "Non ci abita nessuno, ci sarebbero problemi se la prendessi io?"
L'anziana signora diede un'occhiata alla casa per poi rivolgersi nuovamente al Lycan, "Temo che nessuno abiti lì da molto tempo, il vecchio Simus non aveva nessuno."
L'uomo annuì, piacevolmente sollevato di non dover cercare altrove, avrebbe usato quella casa per un paio di settimane, non un giorno di più, per poi partire e continuare a scappare, doveva trovare un luogo lontano da quel criminale.
Lo stomaco gli gorgogliò, in effetti non poteva scappare senz'aver messo qualcosa sotto i denti.
"Sa se posso aiutare qualcuno in cambio di soldi?"
La donna, che stava per andarsene, si girò un'altra volta verso Lucian, studiandolo ancora meglio, "Sarà difficile per un Magonò come te trovare un impiego qui, non era meglio che rimanevi nel mondo dei Babbani?," detto ciò andò via.
Magonò? Babbani? Che significava? Mentre Lucian s'interrogava di ciò, entrò in quella casa, ragionando sul da farsi, doveva escogitare un piano, senza destare sospetti negli abitanti del paese... Le fogne di Budapest sarebbero state utili, in questo momento, dove poteva nascondersi senza problemi, come aveva fatto negli ultimi secoli. Intanto, approfittando che nessuno sapeva chi era veramente, Lucian si legò meglio i capelli, doveva fare il bravo cagnolino, momentaneamente, e trovare un modo per guadagnare.

"Mi dispiace, Magonò, ma non ti posso aiutare."
"Mio cugino aveva un Magonò che lo aiutava, ma questo lo ha derubato!"
"Niente bacchetta, niente lavoro."
"Ma non ho una bacchetta," Lucian rispose all'ennesimo no della giornata, provando qualsiasi metodo per rimanere calmo.
"Allora giovanotto ti consiglio di tornare dai Babbani, lì sarebbe la normalità non possederne una."
Lucian alzò gli occhi al cielo ed andò via, un altro buco nell'acqua, ma cos'era quella fissa per le bacchette che avevano tutti? E poi era stato additato innumerevoli volte come Magonò, per non parlare di ritornare nel mondo dei Babbani, se avesse saputo cosa significava probabilmente l'avrebbe fatto.
Lontano da occhi indiscreti, il lycan si diresse nel bosco per andare a cacciare, un paio di volte gli capitò di avvicinarsi alla capanna, tuttavia Lucian non andò a controllare la situazione, riprese nella sua attività, convinto che quella persona fosse andata via, o catturata.

Era strano non avere qualcuno con cui parlare, anche se la persona in questione non gli rispondeva mai; eppure, in quei giorni, Lucian sentiva le voci del villaggio sussurrare alle sue spalle non appena voltava l'angolo, cominciava a sentirsi troppo osservato da quelle persone, come se aspettassero una sua sola distrazione per attaccarlo. Era abituato a guardarsi le spalle, ma col tempo la presenza di Raze lo aveva rassicurato più di una volta, era una persona di cui poteva fidarsi, a cui avrebbe affidato anche la vita, era un buon amico, e un ottimo combattente; lì, in quel paese, era in minoranza, neanche quando si trovava sotto la prigionia dei vampiri si sentiva in difficoltà, doveva trovare degli alleati... Anche se non era più in guerra, doveva trovare qualcuno che l'aiutasse a fuggire da quei fantasmi, gli abitanti del villaggio non sembravano ben disposti ad aiutare un Magonò, qualunque cosa significasse, senza contare che tale "Magonò" era evaso da una prigione, l'unica opzione che gli veniva in mente era--
Lucian scosse la testa, era una pessima idea, collaborare con qualcuno che si divertiva a torturare delle persone innocenti? Aveva letto più e più volte quell'articolo di giornale, cercando di trovare pro e contro di una possibile collaborazione con quell'essere, oppure di giustificarsi per aver lasciato quell'uomo al proprio destino, cosa che ancora riteneva giusta, ma al momento quell'uomo gli sembrava la sola soluzione plausibile per poter scappare, qualcuno che fosse evaso e che, Lucian ne era sicuro, conoscesse la zona in cui si trovavano, o almeno che sapesse come muoversi in questo mondo, così uguale eppure così diverso da casa sua.
Il lycan osservò fuori dalla finestra che aveva aperto, i deboli raggi di un tramonto autunnale gli illuminarono il volto, e Lucian chiuse gli occhi, lasciandosi accarezzare da quel flebile calore, mentre pensava a diversi modi per poter vivere lì: se le notizie fossero circolate in fretta, non sarebbe trascorso molto tempo prima che di sapere della fuga di ben due prigionieri; se fosse stato da solo, probabilmente avrebbe dovuto cambiare zona, o anche Nazione, per poter vivere nuovamente senza problemi; se quell'uomo fosse stato ancora lì, dove l'aveva lasciato, avrebbe avuto più possibilità per sopravvivere, nonostante la prospettiva di poter collaborare con un pazzo fuori di testa. Qual era la cosa giusta da fare?
"Mamma, ho visto un uomo affacciato alla capanna abbandonata."
Il lycan riaprì gli occhi, volgendo la propria attenzione fuori dalla finestra, senza essere visto.
"Sarà stata la tua immaginazione."
"No, è la pura verità!"
"Va bene, va bene," Lucian sentì un sospiro della madre, "Chiederò a qualcuno di andare a dare un'occhiata. Non ti avevo detto, poi, di non allontanarti troppo dal villaggio?"
Il lycan non prestò più attenzione al discorso tra madre e figlio che stava avvenendo, la sua possibilità di potersi orientare in quel mondo stava per svanire. Con uno sbuffo e un basso ringhio, Lucian s'alzò ed uscì dalla finestra, sicuro che avrebbe dato meno nell'occhio in questo modo.


Dopo giorni d'assenza, Lucian riaprì la porta di quella capanna, avvolto dalle ombre della notte, trovando quell'uomo esattamente dove l'aveva lasciato, quale essere umano sarebbe rimasto lì dopo giorni d'abbandono, avendo la possibilità di essere libero dopo la prigione? Non prestando attenzione a quel senso di colpa che stava nascendo nel suo cuore, il lycan fece qualche passo e prese un profondo respiro, mentre alzava gli occhi di ghiaccio per guardarlo, "Potrebbero venire delle persone a controllare, non sei più al sicuro qui."
E detto ciò, s'avvicinò a quell'uomo per prenderlo in braccio, avvertì immediatamente la pelle fredda e quel corpo esile venne percorso da un brivido a causa del contatto con il corpo caldo di Lucian.
"Vedi di non fare alcun rumore," lo reguardì, uscendo poi dalla capanna per dirigersi alla casa del villaggio.

Una volta assicuratosi che non ci fosse nessuno nei dintorni, Lucian entrò in casa e chiuse la porta, dirigendosi immediatamente nella camera da letto, appoggiando sul materasso Barty. Mentre si stava togliendo le braccia di quell'uomo avvolte al suo collo, Lucian guardò quel profilo altolocato, e sospirò, chiudendo gli occhi per reprimere il senso di colpa che lo stava divorando dall'interno, donandogli una sensazione simile alle pallottole d'argento.
"Ho detto che ti meritavi di essere arrestato e di essere rispedito nuovamente in quella prigione, e continuo a pensarlo. Ma--" riaprì le palpebre, alla ricerca di quegli occhi vacui, "Potresti essermi utile, in fondo mi devi la tua salvezza."
E una risposta non arrivò, neanche questa volta; Lucian ripensò a quando Selene l'aveva salvato prima che Kraven potesse sparargli, e di come salvò Michael per riconoscenza, quei due erano felici di poter vivere quello strano, ma per nulla proibito, amore.
"Grazie," disse Lucian a Selene, prima d'andare via, notando la somiglianza con la sua antica sposa, Sonja.
"Non farmene pentire."
Aveva osservato come Michael aveva ucciso Viktor, realizzando l'ultimo desiderio di vendetta del lycan, che aveva deciso di ricominciare nuovamente a vivere, da un'altra parte, optando per l'Inghilterra.
L'espressione di Barty, ora disteso sul polveroso letto, sembrava malinconica, mentre teneva gli occhi fissi sul soffitto, e aveva la pelle d'oca, dovuta a quei pochi stracci che indossava.
"Hai freddo? La tua razza soffre di solito a queste basse temperature."
Lucian sollevò appena quel corpo per coprirlo con la coperta che ricopriva il materasso, ma gli sembrava troppo leggera, poco per qualcuno così esile che non si muoveva e che probabilmente non aveva mangiato da quando Lucian l'aveva abbandonato. Provò ad aprire qualche anta dell'armadio per cercare altro da poter usare, ma non c'era niente che potesse essere utilizzato come coperta, sembrava che rimanesse una sola cosa da fare per evitare che quell'uomo morisse di ipotermia.
Lucian s'avvicinò al materasso, "Mi servi più da vivo che da morto."
Dopo essersi giustificato, si trasformò e scivolò tra il petto e le braccia dell'altro uomo, costringendolo a mettere le mani sulla propria schiena coperta di pelliccia. Lucian si sentì leggermente a disagio per quel contatto, ma cercò di non pensarci; era la prima volta, dopo tanto tempo, che si faceva toccare, ancor più raro quand'era trasformato. Chiuse gli occhi e provò ad addormentarsi sul corpo di quell'uomo.
Non si rese conto che ad un certo punto, durante la notte, le mani dell'uomo furono travolte da uno spasmo, stringendo leggermente la sua pelliccia nera.

   
 
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