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Autore: ghost_blu    11/06/2020    0 recensioni
A voi lettori illustrissimi do il benvenuto in questo angolo depresso in culo di internet che nessuno caga, ma io devo ritagliarmelo per forza o i pensieri, brevi racconti sconclusionati o girotondi di parole senza senso che barcollano tra le mie meningi, finiranno per uscirmi dagli occhi se non li vomito qui sopra e non sarà un bello spettacolo cazzo.
Quindi diciamo che questo è un diario??? Che cagata. Facciamo che questo è un robo, un affare dove metterò tutto quello che mi pare. Se volete leggere leggete, altrimenti leggerà solo Dio.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Pelle di carta, bianca come il cotone, facile da rompere e da ricucire.
Nasconde i fianchi pieni di lividi, magri e sinuosi sotto un top nero della bed metal preferita.
È sul letto, caldo tepore di una notte ormai andata, le lenzuola emanano sesso, un odore che sa di fiori. Giulio è accanto a lei, completamente nudo e dormiente, in un limbo sereno cullato dalla certezza del tepore della sua Maria accanto a se. Ma lei si sta alzando e come un soldato si sveglia, accarezzandole la schiena dalla posizione prona in cui è.
Pelle come carta, aperta e forata, anche le sue cicatrici sanno di fiori, fiori bui che crescono solo di notte.
La guarda con un occhi lascivo infilarsi i pantaloni della tuta di due taglie più grandi della sua, senza curarsi delle mutandine. Quella carta, quella pelle chiara e difficile, è la miglior carezza mattutina.
Maria si alza in piedi a fatica mentre Giulio si riveste. Il dolore permea l'amore di quei quotidiani gesti, avvolti nella penombra di una casa ancora con gli avvolgibili abbassati. La vede andare in bagno, le gambe scheletriche di muovono sinuose, coperte dal sacco dei pantaloni. È sciatta, assonnata, morta, avrebbe voluto non svegliarsi stamattina, ma Giulio le ha tenuto la mano tutta la notte impedendole di scivolare via. 
Arriva davanti allo specchio e si fa cagare come al solito, lava il viso e i denti e poi si siede sul cesso. Fa male muoversi, i tagli tirano.
Dopo aver fatto si spoglia di nuovo, guarda quella troia della bilancia e si sale sopra a testa dritta. L'arnese infernale segna un altro mezzo chilo in meno. È contenta, un sorriso le lacera il cuore.
Il resto lo fa in fretta: si riveste, prende i trucchi e si da una sistemata sbavando tutto come ogni mattina, o altrimenti non si sente abbastanza figlia del demonio.
Quando va nella piccolissima cucina di casa sua Giulio non c'è, è in bagno, lo sente dall'acqua. Inizia a metter su una moka per il caffè e l'odore di questo la rallegra per un istante. Poi fa la brava donna di casa come tutti i giorni, con le cuffie alle orecchie ad ascoltare dell'industrial o un po' di nu metal, i capelli neri come l'ebano che arruffati svolazzano mentre apre i cassetti. Tira fuori le fette biscottate e le gocciole, altri biscotti, roba a caso e mette a scaldare un po' di latte.
Quando Giulio torna di là il piccolo tavolino con la tovaglia di plastica è pronto per la colazione: la moka è pronta, il latte pure, ci sono ciotole e biscotti; e Maria, che fuma.
La mattina non si parla molto. Qualche ti amo per confortare le ferite notturne ma poi i niente di più. Giulio però torna con in mano con il disinfettante, le bende e le medicine.
«Vieni amore»
Mentre tre lacrime scendono bollenti sulle guance, maria abbassa i pantaloni, lì seduta e continua a fumare come se volesse ingoiarla.
Giulio si mette in ginocchio e inizia, disinfetta la pelle lesa e ricuce alla bene e meglio il suo cuore, con un filo di speranza che lo avvolge. Gira le bende intorno alle cosce, ci lascia un lungo bacio, e poi risale.
«Il caffè si fredda" trema Maria, il mozzicone ormai andato nel posacenere.
Versa una tazzina per lei e il resto nella ciotola di Giulio in cui versa anche il latte caldo.
«Tieni»
Gli da le pasticche, gli antipsicotici, i calmanti e li manda giù col caffè.
La notte oggi ha vinto, i fantasmi si sono liberati dal suo corpo, e hanno graffiato la carta e l'anima di Giulio.
Mangiano in silenzio. Non è un silenzio crudele. È un silenzio affranto, stanco, tiepido e innamorato.
Maria ridacchia nel guardarlo mentre si infila in bocca tre biscotti di fila inzuppati nel caffellatte. Lei intanto sorseggia il suo caffè insieme alla seconda sigaretta, questa un po' "speciale". Il sapore dell'erba è leggero e si impasta con caffè e con il sapore della sborra dolce e amara di Giulio. Colazione preferita. Sente già le mani tremare e allora per pietà ingoia a fatica una fetta biscottata. Trentatré calorie. Basta.
Finisce il caffè e sta lì a guardare la sua metà, fumandosi quella canna atonica e dolce.
«Mangia qualcos'altro dai»
Scuote la testa e sorride.
«Amore se mi svieni a scuola come faccio poi»
«Lo sai che non svengo, sono resistente»
Ricala il silenzio. Il sapore d'erba le impasta la bocca così bene.
Finiscono la mattina in camera a vestirsi e fare una sveltina di quelle rapide forte, perché sono in ritardo per il treno. Tra i baci e i morsi escono di casa di fretta. Il dolore al petto che non va mai via, un biscotto alle fragole nella tasca della felpa.

 

   
 
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