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Autore: ely_comet    12/06/2020    5 recensioni
“Ehi Sana, sai che domani avrò la prova, quella decisiva..”
“Bene, questa volta sarai cintura nera!”
“Già.. e poi.. se diventerò cintura nera.. io vorrei parlarti..”
[..]
“Akito, se prenderai la cintura nera, sappi che anch’io vorrei parlarti..”
Sana e Akito non sono più acerbi ragazzini alle porte dell'adolescenza. Ormai sono adulti, frequentano l'università di Tokyo, ma nonostante tutto le loro vite rimangono comunque intrecciate da un legame indissolubile. Saranno i sentimenti mai confessati o la forza distruttiva del tempo ad incrinare un equilibrio fin troppo precario?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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8. Mine Right Now - Sigrid

 

<< Something about the way you and I fit

That's when it hits

Feels like it’s too good to be true

We're down at the harbor and we dance in the dark

Don't know what you said, but I know how I felt

It’s hard to believe our love could last

'Cause you're moving so fast

Then I start overthinking >>

 

 

Il viaggio in macchina fu più lungo del previsto. Sana si addormentò e dopo diversi tentativi di rimanere sveglia, appoggiò la testa sulla spalla di Hayama che guidava e chiuse gli occhi. Quando li aprì si rese conto che era l’alba e l’aria frizzante del mare le sventolava i capelli.

“Dove siamo?” chiese con la voce impastata dal sonno scendendo dalla macchina.

“Non ha molta importanza. Vieni” disse Akito allungandole la mano. Lei l’afferrò e si guardò intorno. Le onde si increspavano sugli scogli, il rumore dei gabbiani in lontananza e un enorme edificio bianco con gli infissi verde chiaro sovrastava il panorama. Sembrava un antico edificio occidentale ma il cartello indicava chiaramente un hotel di lusso.

“Siamo a Nanao vero?” gli chiese, continuando a osservare il panorama. 

“Esatto Kurata” rispose Akito visibilmente sorpreso.

“E che ci facciamo qui?”

“Concludiamo quello che abbiamo iniziato ieri notte.” disse lui prendendo Sana per la vita. Lei arrossì lievemente ma, invece di tirargli una sberla o insultarlo, gli si avvicinò e gli diede un bacio a fior di labbra.

“Va bene Hayama.” sussurrò e fu il turno del ragazzo di arrossire brutalmente. 



Passarono i successivi tre giorni chiusi in una stanza che aveva la terrazza con la vista sul mare. Ormai i vassoi del servizio in camera si stavano accumulando fuori dalla loro porta. In quei giorni estremamente felici i due parlarono molto, toccando livelli di intimità ancora più profondi. L’unica cosa però che decisero di non affrontare furono i propri sentimenti: Sana era convinta che non fosse necessario, che la loro fuga insieme, anche se breve e improvvisa, avesse già dimostrato a sufficienza cosa provasse per Akito. Di certo non pensava che servisse una dichiarazione d’amore per mostrare quanto tenessero l’uno all’altra, era così trasparente ormai. O forse no? 

Il secondo giorno della loro fuga Sana era pervasa da dubbi e domande. 

“Akito?”
Il ragazzo rispose con un grugnito assonnato. Era notte fonda, la finestra spalancata faceva entrare la luce della luna che illuminava le piastrelle del pavimento. 

“Sei sveglio?”

“No”

“Si che sei sveglio! Dai, ascoltami, ho una domanda!” e prese a tirargli il braccio. Hayama mugugnò più forte di risposta.

“Ti ricordi quando questo inverno siamo andati alle terme con gli altri?”

Akito tenne gli occhi chiusi ma una valanga di ricordi iniziò a piovergli addosso. Sana che gli si addormentava sulla spalla, la loro discussione sotto al portico innevato e poi la notte passata nel futon, stretti come si erano stretti quelle notti passate insieme. Stretti come la loro prima notte passata ad amarsi.

“Si.”

“Ecco.. non credo che tu te lo possa ricordare, ma mi hai detto una cosa e..”

“Che sei tutto.”

Sana trattenne il fiato. Tre semplici parole avevano il potere di farla alzarla da terra e farla svolazzare per la stanza. Ecco, Akito aveva un potere immenso su di lei, l’aveva sempre avuto. 

“Si proprio quello.. mi stavo domandando che cosa significa per te..”

Hayama si alzò dal cuscino, guardò la ragazza e con un rapido gesto la tirò a se e la strinse; quando le sue labbra furono a pochi centimetri da quelle di Sana semplicemente sussurrò:

“Tu sei tutto ciò che posso volere, che posso desiderare e tutto ciò di cui ho bisogno.” 

Sana sorrise, avrebbe fatto qualsiasi cosa per non uscire mai da quella bolla d’amore nella quale lei e Akito erano entrati. Poi si addormentarono così, con le gambe intrecciate e le parole che aleggiavano ancora per la stanza.


Al quarto giorno i due decisero di uscire almeno per vedere la cittadina lì vicino. Non avevano problemi a tenersi per mano, a stringersi nei café pieni di turisti o baciarsi in qualche vicolo buio. Entrambi si sentivano tremendamente leggeri, liberi, non più oppressi dai propri sentimenti: finalmente potevano comportarsi come avrebbero voluto fare per dieci anni.
Stavano passeggiando vicino alla scogliera quando il telefono di Sana squillò: nei giorni precedenti aveva ignorato tutto ciò che le era arrivato tra mail, messaggi e telefonate ma forse era ora di tornare alla realtà, o almeno ad essere reperibile telefonicamente.

“Si, sono Sana Kurata. Cosa? E’ sicura? Va bene ma io- si certo, sarò lì il prima possibile. Grazie mille e arrivederci.” 

“Tutto bene?” chiese Akito cercando di decifrare il viso pietrificato della ragazza.

“Dobbiamo tornare a Tokyo subito, Mama è in ospedale.”

I due corsero immediatamente all’hotel, presero su le poche cose che si erano portati e si misero in viaggio. Ci volle parecchio tempo prima che riuscissero ad arrivare all’ospedale dove era stata ricoverata Misako. Tutto il viaggio di ritorno fu scandito dal placido rumore dell’asfalto sotto le ruote della macchina. Sana se ne stava immobile appoggiata al finestrino, mentre Hayama guidava in silenzio. Non sapeva che dire, non era bravo a intavolare una conversazione. La totale assenza della parlantina della giovane rendeva la situazione ancora più tesa e Akito percepiva quanto fosse preoccupata; ad un certo momento, cambiando marcia, prese la mano di Sana e la strinse, lei si voltò verso di lui e gli sorrise dolcemente, grata di non essere mai sola in momenti così difficili ma a fianco di un ragazzo, anzi un uomo, come lui.

Akito mi è sempre vicino in momenti come questo, persino quando uscì il libro che raccontava la storia di me e Mama. Lui c’è sempre stato.

Non appena arrivarono si resero conto che non era nulla di grave, la donna era caduta inciampando sulle scale e si era rotta la caviglia. Sana si buttò comunque al suo capezzale come una bambina, mentre sua madre la rassicurava che non era successo nulla e che lei stava bene. Akito era rimasto sulla soglia, con la giacca di jeans in mano. La situazione era tranquilla perciò decise di andarsi a prendere un caffè. Ai distributori di bibite trovò Rei, che stava per partire per la sua luna di miele.

“Hayama! Hai accompagnato Sana, che gesto premuroso.” 

“Nessun problema.” rispose il ragazzo con indifferenza. Non era sicuro se la famiglia della giovane fosse a conoscenza del fatto che erano spariti quattro giorni insieme.

“Eravate nei dintorni?”

“Più o meno.” 

Non era semplice fare conversazione con Hayama, era così taciturno da mettere a disagio persino un pappagallo. 

“Ah, quasi dimenticavo! Al matrimonio sei sparito prima che potessi ringraziarti del regalo e darti la bomboniera!” a quella frase Akito cambiò espressione. “Ora che ci penso, anche Sana è sparita prima del taglio della torta. Chissà dove si era cacciata.. in questi giorni non era nemmeno a casa con sua madre.. tu ne sai qualcosa Akito?” chiese Rei, grattandosi il mento. Non era ancora riuscito ad afferrare il nesso tra la faccia sempre più imbarazzata del ragazzo e l’insieme degli avvenimenti dell’ultima settimana. 

“Io.. ehm..” Hayama si schiarì la voce ma prima che potesse replicare, Sana arrivò come una freccia.

“Scusate, scusate, permesso! Devo prendere un tè freddo per mia mamma, sta molto male si! Dai Rei spostati! Akito che fai davanti alla macchinetta come un pesce lesso? Levati!” strillò lei spingendo il ragazzo da un lato. 

“Kurata assomigli sempre di più a una gallina starnazzante, lo sai? Guarda che siamo in un ospedale, bisogna stare in silenzio!” 

Sana lo fulminò, prese il tè per sua madre e se ne volò via. 

“Beh Hayama, visto che siete arrivati e la signora Kurata sta bene, io andrei. Domani mattina ho l’aereo per la luna di miele e devo ancora fare i bagagli. Buona serata!” disse Rei, agitando la mano e dirigendosi verso l’uscita.

“Buona serata anche a te” rispose Akito sospirando. Non sapeva se starsene lì ad aspettare Sana o tornarsene a casa. Avrebbe anche dovuto passare da suo padre, erano settimane che non andava a trovarlo e poi andare al supermercato, il suo frigo sarà stato vuoto. 

Bip.

“Se vuoi puoi anche andare a casa, io credo rimarrò finché Mama non verrà dimessa. Grazie mille di avermi accompagnata fino a qui. Ci sentiamo presto. Sana”

Perfetto, un problema in meno. Akito salutò la ragazza e sua madre e uscì dall’ospedale.

 






Dopo qualche giorno Sana aveva scritto ad Hayama se potevano trovarsi per scambiarsi degli appunti di diritto commerciale e si erano dati appuntamento in un café poco lontano dall’università. Era arrivata in anticipo stranamente.

Quel giorno aveva scelto con particolare cura tutto ciò che avrebbe indossato, il profumo e persino la biancheria che aveva sotto.

La biancheria? disse la voce nella sua testa, non è che lo vuoi adescare vero? 

No, solo che sono una donna ormai e non posso continuare a mettere le mutande di Hello Kitty.

Sana si sedette accanto alla vetrata del locale e aspettò. Si mise a fissare chi camminava sul marciapiede, uomini in giacca e cravatta, anziane con le borse della spesa, mamme con i figli sul passeggino, studenti come lei che passeggiavano tranquillamente in una giornata di fine estate come quella. Continuava a stirarsi con le mani la camicetta che portava quel giorno.

Perché mi sento così nervosa? E’ solo Hayama, mica la regina d’Inghilterra! 

Ma le farfalle nello stomaco di Sana continuavano a svolazzare liberamente come se fossero in un campo di fiori.
Si mise a pensare a quei pochi giorni di serenità che avevano passato a Nanao, a come lui la guardava ogni volta che facevano l’amore. Non l’aveva mai visto così felice come in quei giorni persi ad esplorare ogni centimetro del suo corpo, trovando nei e cicatrici così nascoste e piccole che diventavano dei gioielli aggrappati alla pelle candida di Sana. 

Akito arrivò e rimase visibilmente sorpreso dal fatto che Kurata fosse lì ad aspettarlo.

“Sei qui da tanto?” le chiese spostando una sedia di fronte a lei. Era sempre più bella. La luce della veranda le illuminava i lunghi capelli rossi raccolti in due lunghe trecce, la camicetta bianca con le maniche a sbuffo le fasciava perfettamente il busto. 

La ragazza scosse la testa e gli rivolse un sorriso, si alzò e gli schioccò un bacio sulla guancia.

Ci mancava pure questo, pensò Akito pervaso dalla voglia di baciare Sana e quel suo sorriso dolce.

Per l’amor di Dio, Hayama, riprenditi!

“Quindi ti servono solo gli appunti di diritto? Credi che ti salveranno dalla tua pigrizia della sessione scorsa?” 

Sana cambiò rapidamente espressione.

“Tentar non nuoce! E per fortuna che ho trovato qualcuno che me li passa perché sennò ero fregata!”

“E chi ha detto che te li passerò senza nulla in cambio?” disse Akito con arroganza. 

“Sapevo che tu e la gentilezza non sareste andati d’accordo.” rispose Sana sospirando. “Che cosa vuoi in cambio?” 

Si aspettava qualche strano e spiacevole favore che Hayama non aveva voglia di fare, come pulire la palestra dove si allenava o ricopiare gli appunti.

“Esci con me stasera.”

Come prego?

“Già ti vedo abbastanza, non trovi?” tentò di ironizzare la ragazza.

“Sono serio Kurata. Esci con me.” rispose categorico.

Sana rimase senza parole. Perché avrebbe voluto uscire con lei? Non erano di certo una coppia.
Nella sua testa ciò che avevano fatto dopo il matrimonio di Rei era stato accantonato come un evento straordinario, una meteora passata molto vicino alla terra ma che mai l’avrebbe sfiorata. E adesso Akito voleva uscire con lei. Sembrava davvero convinto della sua proposta e Sana non se la sentiva di dirgli di no.

“Va bene, uscirò con te Hayama. Ora però posso avere gli appunti?”

“No di certo! Te li do stasera, così non puoi piantarmi in asso” rispose il ragazzo prendendo il menù delle bibite.

Sana rimase a bocca aperta.

“Guarda di non trascinarmi in qualche posto strano o di fare notte fonda!”

“L’ho mai fatto?”

Oh si, diverse volte direi, partendo dal weekend scorso che mi hai trascinata a Nanao solo perché casa tua non andava bene, pensò la giovane.
In effetti dopo il matrimonio di Rei, mentre si dirigevano verso il mare, Kurata gli aveva chiesto perché non fossero semplicemente tornati a Tokyo ma il ragazzo aveva risposto dicendo che il suo solito appartamento non era il massimo, che lui aveva in mente un posto preciso e quello doveva essere.

“Sei diventato un vero manipolatore!”
Akito le lanciò un’occhiataccia.




La sera stessa Sana si stava preparando al grande evento. Akito non le aveva detto dove sarebbero andati perciò lei si trovava nel mezzo di una crisi. Non voleva essere sempre in ritardo ma ormai era inevitabile, se ne stava seduta in mezzo al suo armadio in accappatoio, con un asciugamano legato in testa e decine di vestiti ammucchiati sul pavimento. Il suo telefono iniziò a squillare.

“Akito sono nel mezzo di una crisi mistica! No, non so cosa mettermi, non mi hai nemmeno detto dov- non ho intenzione di venire in jeans e t-shirt! Potresti dirmi solo dove andiamo a mangiare? Okay, okay non serve essere così antipatico, mi vesto comoda ho capito!”

Si infilò un paio di jeans neri aderenti e una maglia a maniche lunghe, raccolse i lunghi capelli in una coda e si truccò più velocemente possibile. Schizzò fuori dalla porta di casa prima che sua madre potesse farle il terzo grado. Akito la stava aspettando fuori dal cancello, seduto su un muretto. Indossava una maglia da baseball rossa e nera, dei jeans scuri e un cappello con il frontino rivolto all’indietro. Il vento gli muoveva quelle poche ciocche bionde che erano rimaste libere e gli occhi ambrati scrutavano la strada. 

Hayama sembra proprio un giaguaro*, si ritrovò a pensare Sana mentre lo raggiungeva.

“La tua macchina?”

“A cosa mi serve se dobbiamo fare solo qualche isolato?”

Camminarono fino a che non si trovarono in mezzo ad una fila di bancarelle e festoni luminosi. Il quartiere vicino a quello dove abitava Sana aveva organizzato un festival di fine estate, con lanterne e vestiti tradizionali. C’era parecchia gente e per evitare di perdersi, Akito prese la mano della ragazza e insieme si avventurarono nella giungla di luci. Entrambi sentirono il familiare formicolio che avevano imparato a riconoscere il weekend precedente. 

“Che cosa hai raccontato a tua madre visto che sei sparita per quattro giorni?” chiese Hayama mentre addentava uno spiedino di pollo. Si erano piazzati di fronte a un baracchino lontano dalla calca che affollava le viette.

“Niente di che in realtà. Anzi non mi ha nemmeno chiesto spiegazioni.” rispose la giovane pensierosa. “Credo sapesse che ero con te e la cosa non le dispiaceva affatto.”

Akito sorrise. Persino la signora Kurata era convinta che loro due dovessero stare insieme, come suo padre che ogni volta lo assillava chiedendogli quando avrebbero convolato a nozze.

“Rei però ha cercato di farmi il terzo grado.. ma ovviamente essendo un’attrice talentosa quale sono, mi sono inventata una vacanza con le mie amiche e mi ha subito creduto!”

“Chi si loda si imbroda Kurata” disse Akito rubandole una patatina fritta dalle mani.

La serata passò velocemente, senza che nessuno dei due potesse realmente accorgersene e quando Sana controllò l’ora si accorse che, come tutte le altre mille volte che aveva cercato di fermarlo o almeno rallentarlo, il tempo non avrebbe mai accontentato la sua preghiera. Ogni minuto passato con Hayama era un attimo che avrebbe voluto imprimere nel suo corpo, conservarlo, tenerlo stretto a se ma non poteva farlo, doveva solo godersi quell’istante che non sarebbe tornato più.

“Ti accompagno a casa, va bene?” le disse riportandola alla realtà. 

Arrivarono davanti al cancello che avevano salutato qualche ora prima. Un lontano rumore di un’ ambulanza faceva eco ai loro passi. Akito tirò fuori una chiavetta USB.

“Tieni. Qui ci sono tutti gli appunti che ti servono, anche di altri esami.” 

Sana rimase interdetta da un gesto così estraneo da parte del ragazzo, lui che era fermamente convinto che per ottenere qualcosa bisognasse lavorare duramente. 

“Grazie Hayama.” 

“Ho mantenuto fede alla mia promessa. Dopotutto sono un uomo di parola.” disse in tono solenne.

“Tu, un uomo? E da quando?”

Lui le rivolse uno sguardo pieno di malizia. 

“Non farmi dire altro Kurata.”

Un silenzio pieno di eccitazione aleggiava tra loro, le mani che cercavano un posto dove intrecciarsi, gli occhi persi nel buio della notte e poi un sospiro, un movimento rapido e un bacio. Nessuno dei due sapeva chi si fosse mosso più velocemente, in quel momento si trovarono uno sulle labbra dell’altra in cerca di un contatto più profondo, più intimo. Erano passati solo pochi giorni dall’ultima volta che si erano baciati, eppure entrambi stavano bramando quella vicinanza dal momento in cui si erano rincontrati. Sana appoggiò la sua fronte contro quella di Akito, tenendo ancora gli occhi chiusi.

“Andiamo da te?” gli disse. Aveva voglia di stare con lui, in tutti i modi possibili e esistenti.

“Credevo volessi andare a letto presto.. non devi registrare domani mattina?”

Sana scosse la testa e insieme si diressero alla fermata della metropolitana più vicina, mano nella mano. Nessuno dei due disse una parola durante il viaggio, si tenevano solo per mano, guardandosi di tanto in tanto. Una volta arrivati nel minuscolo appartamento di Akito, Kurata finalmente parlò.

“Se vogliamo veramente fare questa cosa, dobbiamo stabilire delle regole.”

Hayama che le stava slacciando il reggiseno, si bloccò.

“Che intendi dire?”

“Dobbiamo mettere in chiaro come funzionerà la nostra amicizia da ora in poi, non credi?”

Amicizia? Di che amicizia sta parlando?

“Certo Kurata, tutto quello che vuoi” le disse, sfilandole il reggiseno e baciandole il collo. 

“Sono seria Akito.. non possiamo dirlo a nessuno, Dio solo sa come reagirebbe Tsuyoshi.” sentenziò Sana.

“Sai che non è facile tenergli nascoste le cose, quel tizio è peggio di un segugio a volte!”

“E poi.. beh basta gelosia inutile va bene?”

Hayama la guardò negli occhi.

“Non è che hai un altro amico con cui fai questo giochetto vero?” chiese con un ghigno.

Sana ridacchiò.

“Sei il solo e unico Akito.” gli rispose.

“Lo spero bene.” disse il ragazzo, sfilandole gli ultimi indumenti che le rimanevano addosso.

“Non fare il possessivo Hayama, non sono tua.” Sana lo guardò con aria di sfida.

“Ne sei sicura? E allora com’è che chiami solo il mio nome in questi giorni?”

“Potrei dire lo stesso Akito.” sussurrò la ragazza alzando un sopracciglio. 

Hayama la baciò con foga e la trascinò in camera da letto, lasciando una scia di vestiti.











* devo davvero ricordarvi la costante coda da giaguaro che Akito ha nell'anime?


























Buongiorno miei cari e mie care!
Come state?
Ormai ho una passione per lasciarvi col fiato sospeso nei momenti più passionali! 
Questo è un capitoletto, carino, di cui mi piace molto l'ambientazione serale e urbana di fine estate, però fa un po' da preambolo al successivo. Siamo ormai verso la fine!
Vi ringrazio sempre tantissimo per tutte le belle parole, le recensioni e anche chi legge e basta, per me siete super importanti!
Spero di trovarvi al prossimo capitolo!
Baci stellari e stay (always) safe,
Eleo



 

  
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