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Autore: Herm_periwinkle    12/06/2020    1 recensioni
Sono passati diversi anni dalla fine della guerra e i regazzi del team Avatar non hanno avuto più occasione di vedersi, ciascuno preso dalla propria vita. Fino a che la nascita di Moma li porterà a riunirsi. Sono cambiati molto, alcuni sono più felici, altri sono semplicemente insoddisfatti delle proprie vite. Gli equilibri del gruppo, dopo tanto tempo che i loro membri sono stati lontani, sono destinati a cambiare, forse per sempre. Riuscirà Zuko ad affrontare i mutamenti che avverranno? Katara sarà in grado di discernere la verità del suo cuore? O saranno così ciechi da credere che nulla è cambiato?
[Zutara]
Dalla storia:
“Vedo il modo in cui vi guardate.”
Ci fu una pausa lunghissima, infinita. Abbassò lo sguardo colpevole, non sapendo cosa dire. Cosa si poteva dire in una situazione simile? Ogni parola sarebbe suonata sbagliata, una stupida scusa, ipocrita e inopportuna.
“Ti conosco più di chiunque altro e so che tra voi c’è qualcosa. Si vede, è palpabile. Ti chiedo solo di dirmi la verità: vi siete baciati?”
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Sokka, Zuko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Katara si svegliò al sorgere del sole. Aang stava ancora dormendo, perciò uscì dalla stanza senza fare rumore. Nella casa regnava il silenzio e Katara si diresse verso la cucina, dove preparò la colazione per sé e per gli altri per quando si sarebbero svegliati. Dopo aver mangiato, prese una tazza di tè caldo e si diresse in veranda, dove si accomodò su una sedia di paglia.

Soffiò sul tè ai fiori di loto, per farlo raffreddare, poi portò lentamente la tazza alle labbra. Fuori l’aria era ancora abbastanza fredda e piccole gocce di rugiada brillavano come diamanti sul prato di fronte a lei. Si sentiva in paradiso, finalmente a casa. Negli ultimi anni non aveva fatto altro che viaggiare, seguendo Aang nelle quattro nazioni, e non aveva mai avuto una casa in cui tornare. Erano abituati a soggiornare in giro per il mondo, ed ovunque andassero ricevevano una calorosissima accoglienza e un alloggio quasi principesco, ma Katara era consapevole che nessuno dei quei posti era realmente casa loro. La casa di suoi fratello, nonostante la semplicità, trasudava amore e Katara sentiva in parte di appartenere a quel luogo, forse anche solamente per il legame che la legava indissolubilmente a lui. Si chiese quando sarebbe giunto anche per lei il momento di mettere radici.

“A che pensi?” le chiese una voce alle sue spalle.

Katara si girò, sorridendo. “A nulla di importante. Semplicemente qui mi sento a casa.”

Aang si sedette accanto a lei, posandole un braccio attorno alla spalla e stringendola a sé. Katara si raggomitolò in quell’abbraccio. Aang era cresciuto molto fisicamente in quegli ultimi anni. Era diventato più alto di lei ed aveva messo su un po’ di massa muscolare grazie ai continui allenamenti nei quattro domini. Lei, invece, era rimasta la stessa, l’unica cosa che era cambiata era la sua acconciatura. Soleva, infatti, tenere i capelli legati in due trecce, raccolte attorno alla testa, che riteneva le dessero un’aria un po’ più matura.

“Che dici, ti va di andare in spiaggia? Come ai vecchi tempi.”

Katara non ci pensò due volte e accettò subito l’offerta. Si infilarono in tutta fretta i costumi e corsero fino alla spiaggia, poco distante dalla casa di Sokka e Suki. Si buttarono in acqua e cominciarono a schizzarsi a vicenda, ridendo come matti. A Katara sembrò per un attimo di essere una semplice ragazza, non più la fidanzata dell’Avatar ed eroina delle quattro nazioni. Si sentiva normale. Creò attorno a sé otto tentacoli d’acqua, con i quali cercava di far sbilanciare Aang, che surfava su una tavola di ghiaccio. A sua volta il ragazzo le diresse incontro delle onde altissime, per farle perdere l’equilibrio e buttarla in mare. Il primo che cadeva avrebbe perso.

Lei lo inseguì, rapida e leggiadra, e alla fine Aang capitombolò in acqua, facendo schizzi altissimi. Katara rise di gusto. “Sei fortunata che ho usato solo il dominio dell’acqua!” esclamò Aang riemergendo e sputacchiando acqua salata.

“Ti avrei battuto comunque mio caro” lo prese in giro lei, mentre tornavano a riva. Aang prese la rincorsa e la buttò in acqua prendendola alle spalle. “Così non vale!” esclamò Katara appena riemerse, spingendolo a sua volta sott’acqua. Continuarono a giocare così, finché Aang non se la caricò in spalla come un sacco di patate e, nonostante Katara scalciasse, la trascinò fuori dall’acqua.

“Ehi, voi due, avete finito di fare i piccioncini?” disse una voce, che Katara non sentiva da tanto tempo, ma che era inconfondibile. Saltò giù dalle braccia di Aang e corse subito incontro alla nuova venuta.

“Toph!” la abbracciò di slancio e anche l’amica rispose all’abbraccio, stritolandola.

“Ma lo sai che un po’ mi sei mancata mammina? È strano non avere più una rompina che ti dice cosa non devi fare tra i piedi.”

“Tu mi sei mancata da morire, testa dura. Che cosa ci fai qui?”

“Sokka mi ha chiamata a rapporto e mi son detta che i miei allievi sarebbero riusciti a sopravvivere qualche giorno senza di me. Mi sono finalmente presa una vacanza!”

Poi si diresse verso Aang, dandogli una pacca sulla schiena talmente forte da fargli fare un paio di passi in avanti “Piedi rapidi, quanto tempo che non ci si vede! Certo che un salto lo potevi anche fare alla mia scuola, non è che ti sei dimenticato della tua vecchia maestra?”

“E come potrei?” le rispose, poggiandole il gomito sulla testa “Anche se devo dire che qui siamo rimasti un po’ piccolini eh? Ti ricordavo più possente”. Non fece in tempo a dire queste parole che Toph aprì un buco nel terreno di una trentina di centimetri, così che la testa del ragazzo si trovasse un po’ più in basso della propria. “Stavi dicendo?” gli chiese, con un sorriso insolente sul volto “Scusa, non ti sento da quassù.”

“Aang, ti sei fatto proprio mettere nel sacco!” disse Sokka ridendo talmente tanto da doversi tenere la pancia con le mani. Era appena arrivato insieme a Suki, che teneva la bambina in braccio. “E tu Toph sei sempre la solita, mi chiedo come faccia a sopportarti il povero Lin.”

“Lin, chi è Lin?” chiesero subito Aang e Katara sgranando gli occhi. “Ma non sarà mica...” si guardarono con aria complice per poi bisbigliarle “…il tuo ragazzo!”

“Sokka, tu e quella tua linguaccia! No, Lin è solo un amico, mi aiuta a gestire la mia scuola.”

“Sarà, ma sei diventata tutta rossa” commentò con non chalance Sokka e non soddisfatto continuò “E poi l’ultima volta che ci siamo visti mi eravate sembrati, come dire, intimi… Bisogna ammettere inoltre che è proprio un bel ragazzo.”

“Non c’è assolutamente nulla tra me e Lin! E poi ti ricordo che sono cieca, non posso dire se una persona è bella o no!” esclamò Toph, avvampando ancora di più. Ormai aveva il volto in fiamme e sembrava piuttosto evidente che la verità fosse un'altra. Risero tutti di gusto, prendendola un po’ in giro.

Katara guardò quella scena e si sentì estremamente felice. Era bello essere di nuovo tutti insieme. Le dispiacque solo un po’ che non fosse con loro anche Zuko, a scherzare proprio come ai vecchi tempi sull’isola di Amber.

   
 
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