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Autore: bridgetvonblanche    12/06/2020    4 recensioni
[bts crime/noir au]
«Volevo davvero riuscire ad odiarti per aver pensato a cosa fosse meglio per me quando eri tu il meglio per me»
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BLACK INK.

 

[8]
 
 

Quella sera, nella grande sala del ristorante, Taehyung e Jieun sedevano in silenzio l'uno di fronte all'altra. I loro sguardi si rincorsero per un minuto o poco più, forse nella trepidante attesa che la loro zuppa di sundubu jighe si freddasse o, più semplicemente, per provare ad immaginare come fosse trascorsa la giornata dell'altro, partendo dal presupposto - del tutto arbitrario - che in quelle ore fosse davvero successo qualcosa che valesse la pena raccontare.

— Come è andata oggi? — fu Taehyung a fare il primo passo, uscendosene con una domanda estremamente generica per cercare, con ogni probabilità, di sondare il terreno e l'umore della ragazza che invece sembrava essere completamente assorta sul colore di quella zuppa ancora bollente sulla quale aveva poi iniziato a soffiare con attenzione, aiutandosi con una posata di metallo dorato.

La vide fare spallucce, ma questo non gli impedì di continuare a seguire i lenti movimenti del braccio della giovane condurre quel cucchiaio dorato in una danza circolare lungo il perimetro del piatto. Dal canto suo, Jieun non si era nemmeno presa la briga di interrompere i propri gesti per rispondergli, preferendo di gran lunga concentrarsi per assaporare il gusto pregiato del primo boccone di quella piccante porzione. 

Non aveva fatto parola con nessuno di ciò che era accaduto al White Wall qualche sera prima e parlarne a tavola davanti a Taehyung non rientrava certamente nelle sue opzioni. Non voleva causargli altro disturbo o dispiacere, nè tantomeno voleva farlo preoccupare più di quanto non lo fosse già. Non lo aveva nemmeno accennato ad Hoseok per paura che, nonostante fosse abbastanza sicura che sarebbe riuscita a fargli mantenere il segreto anche davanti a Namjoon, sicuramente avrebbe alimentato la sua apprensione. E Jieun era semplicemente stanca ed esausta di far allarmare chiunque le stesse accanto.

— So che non vedi l'ora di chiedermi come stanno andando le cose al Black Ink, —

Venne risvegliata dal suo torpore esistenziale solo quando udì distrattamente il proprio ragazzo nominare il nome di quel maledetto studio di tatuaggi. Jieun tornò così a sollevare il suo sguardo, accorgendosi di come - fino a quel momento - fosse stata veramente poco partecipativa nei confronti di una conversazione che dopotutto, stava avvenendo di fronte ad un costosissimo piatto di zuppa, in un locale di tutto rispetto.

Si guardò attorno e le venne naturale domandarsi chissà quanti, prima e dopo di loro, avrebbero preso posto in quel dispendioso ristorante, magari proprio a quello stesso tavolo. Quante persone avrebbero incrociato i loro sguardi davanti a quelle tavole più o meno imbandite, ma raffinatamente decorate, per i motivi più disparati. Eppure, nonostante quella fosse la zuppa più buona di tutta la città si Seoul, né Jieun nè Taehyung sembravano esserne particolarmente soddisfatti. E la colpa non era certo riconducibile all'indiscutibile qualità del piatto.

— Perchè dovrebbe interessarmi? In fondo ci lavora e sta rischiando la vita solo il mio ragazzo, — si ritrovò a confessare lei, non senza un pizzico di sarcasmo, cercando di enfatizzare le due ultime parole di quella frase e lasciando poi che quel cucchiaio rimanesse come sospeso in un limbo sulla superficie rossastra del piatto. Allungò quindi il braccio in direzione di un delizioso calice, all'interno del quale un cameriere aveva già provveduto a versare dell'ottimo vino bianco che Jieun non esitò a portare alle labbra, sorseggiandone il contenuto con relativa calma. 

Sapeva di essere un'ipocrita. Stava tenendo il broncio davanti a Taehyung solo per spillargli alcune informazioni utili sul caso quando lei per prima non si era degnata di fare parola del misterioso uomo che aveva incontrato di fronte al White Wall. Forse tutta quell'inquietudine che avvertiva serrarle lo stomaco come in una morsa non era riconducibile alla disavventura in sè. Forse ciò che più di ogni altra cosa tormentava il suo animo irrequieto era l'impossibilità di spiegare al suo ragazzo come fosse finita davanti al bancone di quel bar e di come Jeon Jungkook fosse poi prontamente intervenuto per salvarla da ogni possibile cattiva intenzione di quell'uomo sconosciuto. Forse la paura più grande che attanagliava la giovane Jieun era la presumibile (e sicuramente giustificabile) reazione di Taehyung  nel momento in cui, dalle sue labbra durante il racconto, sarebbe sicuramente uscito il nome del suo ex.

— Quindi lo stai chiedendo solo perchè sei preoccupata per me? — si sentì quasi in dovere di provocarla Taehyung. Voleva conoscere, aveva tutto il diritto di sapere il vero motivo per cui la sua ragazza si preoccupasse tanto ogni volta che lui nominava quel dannato posto. Sperava solo che tutta quella quasi spasmodica apprensione non avesse a che fare con il proprietario del Black Ink.

— No, —

La secca risposta che avvertì con chiarezza provenire dalla bocca di Jieun gli costò uno spiacevole tuffo al cuore, il che lo costrinse ad abbandonare l'idea di mangiare dell'altra zuppa e preferire invece prendere a sua volta tra le mani il calice di vino davanti a sé per poi tracannare tutto d'un fiato il frizzante contenuto.

— Lo faccio anche per sapere come stanno andando le indagini, non so se ti ricordi che abbiamo un caso da risolvere, —

Quasi inaspettatamente, Taehyung si accorse che parole di Jieun che avevano seguito quel perentorio "no" sommate all'effetto placebo dovuto all'alcool che aveva iniziato a circolare silenziosamente nel suo corpo, erano già riuscite a placare la parte più inquieta del suo animo, convincendolo che forse era stato davvero indelicato da parte sua provare a riportare la conversazione su Jungkook proprio durante una cena elegante che nessuno dei due si concedeva da tempo.

— Mi fa piacere sentirtelo dire, ma non saprai da me niente di più del dovuto, — si limitò quindi ad aggiungere poi, provando a ricomporsi, tornando a posare il proprio sguardo sull'espressione ora forse più risentita che arrabbiata della ragazza di fronte a lui.

— Taehyung, — il suo nome uscì da quelle labbra un poco carnose come in un supplichevole sussurro. Non c'era nulla che Jieun potesse fare ora per convincerlo a fidarsi, se non provare a piegare i nobili intenti del figlio del procuratore pregandolo di non escluderla completamente dalla sua vita e dalle indagini che, comunque si volesse provare a guardare la situazione, un pó la riguardavano davvero.

— E' il solo modo che ho per proteggerti Jieun, — la interruppe, impedendole così di spingersi troppo oltre con delle richieste che il giovane procuratore non sapeva per quanto sarebbe riuscito ad evitare, — Quindi ti prego, non chiedere altro, — aggiunse poi in ultima istanza, prima di portare alla bocca l'ultimo cucchiaio di quella zuppa che ora sembrava aver acquisito un retrogusto quasi amaro, che Taehyung detestava.

A quelle sue irremovibili parole seguirono solamente attimi di rinnovato silenzio, ma nessuno dei due giovani sembrava esserne infastidito, forse perchè le loro menti erano intente ad elaborare quelle poche frasi e frecciatine che le loro bocche avevano pronunciato durante il corso della cena, o forse perchè - in realtà - non c'era davvero più nulla da aggiungere, nulla da raccontare, nulla per cui festeggiare. O almeno, questo era ciò che stava accadendo nella testa di Jieun. Tutt'altri infatti sembravano essere invece i pensieri che avevano fatto capolino nella mente e nel cuore del giovane figlio del procuratore.

— Ti ricordi la prima volta che siamo venuti qui? — chiese Taehyung poco dopo, non riuscendo a smettere di osservare il bellissimo viso di lei, ora fiocamente illuminato solo dal timido calore di una candela che il cameriere aveva acceso per loro dopo essersi premurato di portar via - non senza una certa soddisfazione - i pochi avanzi di quei piatti semi-vuoti.

Jieun ora teneva il palmo della mano sinistra sotto il mento, in modo tale che questo ne oscurasse le labbra, mentre il suo volto minuto era invece rivolto verso la grande vetrata della sala, da cui non era difficile perdersi ad osservare le luci di una Seoul completamente illuminata riflettersi addirittura tra piccole increspature del fiume Han. Nonostante la posizione non proprio privilegiata da cui la stava osservando, Taehyung potè giurare di averla vista abbozzare un timido sorriso. Ne ebbe però la piena conferma solo quando, dopo l'ennesimo momento di silenzio, quei suoi grandi occhi chiari non tornarono a focalizzarsi su di lui e sulle parole che si era appena ritrovato a pronunciare.

— Come potrei dimenticarlo, dopotutto da allora indosso ogni giorno un anello che costa più dell'affitto di casa mia, —

Era ancora arrabbiata per la questione del Black Ink, Taehyung avrebbe potuto percepirlo e giurarlo solo dal tono che Jieun aveva scelto di utilizzare per rispondere alla sua domanda forse un pò troppo sciocca e impudente data la tensione che si era creata tra loro. Ma non per questo il giovane Kim era disposto a chiudere quel discorso che aveva appena deciso di rivivere davanti ai propri occhi.

— Se ci penso con attenzione riesco ancora a vedere davanti a me l'espressione che hai fatto quella sera, — tenne a precisare allora, questa volta scegliendo di non scostare il suo sguardo da lei, — Non ti avevo mai visto così rossa in vita mia, — proseguì poco dopo, ritrovandosi a sorridere come un vero sciocco a quel ricordo ormai lontano, socchiudendo momentaneamente gli occhi per cercare di riportare a galla anche i brividi e quella tempesta di emozioni che quella sera lo avevano travolto come un fiume in piena.

— Perchè non mi hai mai visto veramente ubriaca, —

Tornò di nuovo in sé quando avvertì il richiamo della voce delicata di Jieun rispondere a quella sua sciocca constatazione, questa volta in tono decisamente più rilassato e quasi divertito. Non era propriamente vero: in fondo lui l'aveva conosciuta una sera qualunque proprio davanti al bancone di un bar. Le luci erano troppo soffuse, la coltre di fumo troppo spessa e persino i suoi ricordi riguardo a quella notte si erano offuscati con il passare del tempo, ma Taehyung era certo di aver visto la sua Jieun leggermente scomposta davanti ad un bicchiere ben riempito del White Wall, che lei lo ricordasse o meno.

— Nulla che non si possa recuperare facilmente, — disse piano, con un pizzico di orgoglio nel tono della sua voce, alzando poi il proprio calice verso l'alto e non potendo fare a meno di notare che Jieun aveva seguito i suoi movimenti.

In quell'istante, Taehyung si rese conto che sarebbe rimasto volentieri in quella posizione per tutta il resto della serata solo per poter rimanere ad osservare quel volto dolcissimo. Ogni cosa di Kim Jieun lo faceva impazzire, dai movimenti delle sue mani sottili a quella risata leggera ma mai fastidiosa, fino a quell'insolito modo di piegare la testa nel tentativo di chiedere ulteriori spiegazioni riguardo ad ogni cosa che non le fosse chiara, che si trattasse di lavoro o di una sua semplice curiosità.

Poi, all'improvviso, la spensieratezza che la giovane coppia sembrava aver appena ritrovato venne infranta in una frazione di secondo, sufficiente per fare incupire il volto di Taehyung che, fino a quel momento, era rimasto invece ben disteso e sorridente. Questo suo cambiamento repentino non sfuggì tuttavia a Jieun che, ancora seduta di fronte a lui, non poté che irrigidirsi.

— Jieun ti fidi di me? —

Si ricordò di aver già sentito queste parole uscire dalla sua bocca prima di allora. Il Kim Taehyung che, quattro anni prima, si era seduto accanto a lei al bancone del White Wall senza nemmeno chiederle il permesso doveva aver pronunciato delle parole simili, anche se sussurrate in tutt'altre circostanze.

— Tae che succede? — si limitò a chiedere lei, non potendo fare a meno di seguire ogni movimento del giovane che, pur rimanendole di fronte, si era ora alzato dal tavolo per chiedere al cameriere di portar loro i cappotti.

— Siamo pedinati, —

— Cosa? —

Non che nella sua testa non fosse già scattato il campanello di allarme, ma sentirselo dire a pochi centimetri dal volto da un Taehyung con quell'espressione tanto cupa dipinta sul viso avrebbe davvero intimorito chiunque.

— Ti fidi di me? — le ripetè lui con una calma apparente, probabilmente per non farla spaventare più del dovuto.

Lungi dal volerlo vedere ulteriormente preoccupato, Jieun si ritrovò ad annuire ancora prima che lui concludesse la sua domanda, tanto semplice da formulare quanto, a volte, di tanto difficile risposta.

Il cameriere li raggiunse poco dopo porgendo loro i cappotti ed aiutando cortesemente Jieun ad indossare il suo. Nell'infilare le proprie braccia all'interno di quelle maniche calde la ragazza si guardò bene dal voltarsi per riuscire a distinguere quali figure stessero seguendo lei e Taehyung. Da quanto tempo si trovavano fuori da locale? Cosa erano venuti a fare? E se fossero stati alcuni sicari mandati per ucciderli? O, peggio, se fossero stati alcuni sottoposti di Jungkook?

— Dammi la mano e non guardarti intorno, me lo prometti? —

Non ebbe modo di rifletterci a lungo, sia perchè il suo ragazzo si era già avviato di gran fretta verso una qualche uscita secondaria tenendola saldamente per mano, sia perchè le sue doti e la sua mente di giovane detective erano rimaste ancora leggermente annebbiate dal dolcissimo sapore di quella bottiglia di vino che Taehyung aveva preso per entrambi, conoscendo perfettamente i suoi gusti in fatto di bollicine. 

Questo pensiero fu sufficiente per farle tornare il sorriso, anche se solo per una frazione di secondo.

Di Kim Taehyung si potevano dire molte cose: che fosse un figlio di papà, che fosse testardo ed incredibilmente cocciuto, che fosse una gran testa calda e parecchio orgoglioso. Ma, dal loro primo scambio di battute in quel bar dalle luci calde e soffuse, quello stesso Kim Taehyung severo e quasi stronzo di cui tutti parlavano e che tutti conoscevano, con lei aveva sempre mostrato il suo lato migliore. Non le aveva mai fatto mancare nulla, nonostante i suoi impegni si fossero triplicati con il passare del tempo e all'aumentare delle responsabilità in centrale. Certo, non si poteva considerare una "coppia normale" la loro, ma ad entrambi andava bene così, non che dovessero poi rendere conto a qualcuno in particolare. Ma quella sera, mentre Taehyung aveva solo cercato di riportare a galla degli splendidi momenti, lei aveva solo rovinato tutto, nel vano e capriccioso tentativo di sapere da lui come stessero procedendo le indagini.

E ora, stordita e ancora troppo confusa, Jieun si sentiva solo una sciocca per aver letteralmente sprecato una delle poche occasioni per festeggiare insieme qualcosa di veramente bello. Rinsavì da queste sue elucubrazioni solo quando le sue orecchie tornarono a concentrarsi sui rumori esterni e quindi a sentire distrattamente Taehyung parlare con il cameriere sulle modalità di pagamento della cena e fargli cenno di addebitare tutto sul suo conto personale, uscendo poi in fretta dal quel lussuoso ristorante trascinando Jieun con sè.

Lo vide iniziare ad incamminarsi verso il fiume Han allungando il proprio passo falcata dopo falcata, costringendola ad arrancare più e più volte per potergli stare dietro. Se solo avesse chiuso gli occhi, probabilmente non le sarebbe stato difficile riuscire a percepire il rumore cadenzato di almeno un paio di uomini inviati da chissà quale mandante tallonare ogni loro minimo movimento o cambio di direzione, ma il suo respiro si era fatto così affannoso che riuscire a concentrarsi sui propri inseguitori le fu praticamente impossibile.  

— Non torniamo alla macchina? — ansimò Jieun ad un tratto, questa volta solo dopo aver trovato il coraggio di voltarsi per scoprire, a suo discapito, non non riuscire a vedere nulla se non la sua stessa ombra.

— Non è sicuro, per di qua, —

Camminarono a lungo, nonostante dalla finestra di quel grazioso ristorante Jieun potè giurare che il fiume Han le era sembrato molto più vicino rispetto alla loro posizione, quantomeno in linea d'aria. Fortunatamente per loro, una volta raggiunta la riva dell'Han chiunque li stesse inseguendo fu costretto a ritirarsi, sia perchè il fiume era ancora completamente illuminato, sia perchè - data l'ora non troppo tarda - entrambe le sue sponde erano affollate di gente: chi ancora stava facendo un pò di jogging, chi costeggiava la strada in bicicletta, qualche giovane coppia a passeggiare romanticamente mano per la mano e persino alcune famiglie i cui bambini si divertivano a rincorrersi seguendo il corso del fiume.

Jieun e Taehyung sbucarono da un punto non ben definito della lunga pista ciclabile rischiando quasi di essere travolti da un gruppo di ciclisti che non esitarono a riempirli di comprensibilissimi insulti. Non che a loro importasse granchè di quelle imprecazioni, ma venire investiti da un paio di biciclette dopo essere riusciti a sfuggire da un gruppo di uomini probabilmente armati non era decisamente nei loro piani. Jieun si piegò momentaneamente su se stessa, non potendo fare a meno di appoggiare le proprie mani sulle ginocchia, esalando respiri più o meno profondi per cercare di recuperare un pò di fiato. In quella posizione tornò a posare il proprio sguardo su Taehyung che invece non solo non sembrava minimamente affaticato da quella corsa, ma che era già al telefono, dio solo sapeva con chi.

Quando gli fu abbastanza vicina per poter ascoltare, il giovane procuratore aveva però già interrotto la sua chiamata. Le fece comunque cenno di avvicinarsi per poi accompagnarla con galanteria su una delle panchine libere che costeggiavano le placide rive dell'Han.

— Ammetto di aver già digerito la cena, — esordì quindi Jieun, dopo essersi presa tutto il tempo necessario per riprendere fiato, una timida espressione sorridente a far capolinea sul suo viso comunque ancora preoccupato.

Taehyung la raggiunse sulla panchina dopo essersi fermato ad un chiosco poco distante dalla loro posizione per comprarle qualcosa di caldo, offrendole poi quella bevanda calda prima di prendere posto accanto a lei. La vide ringraziarlo con un leggero cenno del capo e forse solo allora Taehyung si rese conto di quanto, sotto quell'intrepida corazza che l'aveva resa una giovane donna estremamente forte, si nascondeva ancora una ragazza spaventata e che, nonostante non avrebbe mai voluto ammetterlo, aveva davvero bisogno di essere protetta.

— Chi erano Tae? — chiese di nuovo lei, prima ancora di iniziare a bere quel the caldo a piccoli sorsi, soffiando di tanto in tanto sulla sua superficie per poterne meglio riconoscere i sapori.

— Adesso devi solo pensare a calmarti e recuperare le energie, — lo avvertì sussurrare, la mascella serrata e i muscoli ancora tesi, mentre il suo sguardo profondissimo era ancora rivolto verso il fiume.

Rimasero in quella posizione per un pò, forse nel tentativo di riuscire a carpire l'uno i pensieri dell'altra, esattamente come all'inizio della loro serata. Poi, quasi all'improvviso, la giovane Jieun - che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo ben fisso sulla sua bevanda fumante - alzò di scatto gli occhi al cielo, soffermandosi ad osservare la volta celeste sopra le loro teste. La città aveva da poco iniziato a spegnersi e quindi, per contro, il cielo aveva iniziato a mostrare l'elegante bagliore della propria volta celeste.

— Se potessi essere un corpo celeste, quale vorresti essere? — domandò quindi Jieun dopo qualche istante, atto probabilmente a formulare quella domanda in modo che non risultasse banale o totalmente fuori luogo.

Voleva solo cercare di scacciare da sé e da Taehyung i brutti pensieri relativi a quella serata. Voleva solo vederlo tornare a sorriderle, anche se solo per un istante. Invece quando Taehyung si voltò verso di lei, i suoi profondi occhi a mandorla cominciarono a bruciarle ogni singolo centimetro di pelle rimasta scoperta. Jieun non ricordò di averlo mai visto così serio in quattro anni di relazione, anche nelle peggiori litigate che avevano avuto in passato.

— Il Sole, — lo sentì confessare, avvicinandosi a lei solo per poter avvolgere le sue grandi mani nelle sue, piccole e ancora infreddolite. Ma, a dispetto di qualche ora prima, questa volta la presa di Taehyung su di lei fu estremamente delicata, — Rinuncerei volentieri a tutta la mia luminosità per rendere più brillante possibile il pianeta a cui rivolgo la mia attenzione, in modo tale che tutti possano vedere la sua bellezza dalla Terra, — le confidò, prima di trascinarla in un abbraccio in grado di trasmettere amore, protezione e cura.

Rimasero in quella posizione a lungo, le mani di lei ad accarezzare piano la schiena di lui e viceversa. Poi, scostandosi momentaneamente da quel solido e rassicurante abbraccio, Jieun non riuscì più a trattenersi.

— Sei veramente l'unico uomo su questa terra che riesce a farmi arrossire in questo modo senza farmi bere, —

Solo allora un nuovo e splendido sorriso tornò a fare la sua gradita comparsa sulle dolci labbra di Taehyung che non impiegarono che una frazione di secondo per catturare quelle di lei, trascinando Jieun in un bacio quasi istintivo che servì però ad entrambi per scacciare tutte le preoccupazioni ed i brutti pensieri relativi a quella sera di metà autunno.

E mentre la bocca del ragazzo iniziò a farsi maggiore spazio in quella di lei, le mani di Jieun si portarono rapide dietro al collo di Taehyung iniziando poi a percorrere lentamente la sua testa, facendo scorrere tra le falangi sottili delle sue dita quella meravigliosa chioma di folti capelli castani.

— Forse dovremmo andarcene da qui, — riuscì a malapena a dire Jieun, il fiato corto e questa volta non certo per un qualche tipo di corsa, — Chiamiamo un taxi e andiamo a dormire, — fu in grado di aggiungere, prima che il suo respiro e le sue labbra non vennero nuovamente catturate da quelle di Taehyung, che tuttavia non sembrava proprio essere del suo stesso avviso.

— Mi vanno bene le prime due cose che hai proposto, ma stanotte non ho alcuna intenzione di dormire Jieun, — le confidò poi, mordicchiandole leggermente l'orecchio prima di scostarsi definitivamente dal suo viso arrossato, ma solo per prenderla nuovamente per mano e trascinarla in un punto dove, tra un bacio rubato e l'altro, avrebbero atteso l'arrivo di un taxi che li avrebbe condotti a casa di lei. 

E li, sotto calde lenzuola, i due giovani avrebbero trascorso la notte senza chiudere occhio, intrecciando una volta ancora le loro menti, i loro corpi e le loro mani, sull'anulare di entrambe le quali rimaneva fissa e splendente la promessa del loro eterno amore.

 



 

「a/n 」

anneyeong haseyo! 👋🏻

io adoro l'angst, ormai lo sapete. ma adoro anche i triangoli amorosi, le atmosfere noir (ringrazio Cris per questo assist incredibile), le descrizioni e le zuppe calde.

ah, e amo anche le promesse di amore eterno che vacillano.

ops.

posto che ci vorrà ancora un pò per capire chi si nasconde dietro questa organizzazione maledetta, credo che con questo ottavo capitolo io sia riuscita a darvi una panoramica generale del luoghi e dei caratteri dei nostri protagonisti. lo so, taehyung e jungkook sono spinti da motivazioni diverse, a volte diametralmente opposte ma su una cosa concordano: che a Jieun non venga torto un capello.

eeeeeeeh macarena! ok questo angolo autrice potrebbe non esistere perchè non scrivo nulla di eccezionale, ma la cosa più importante a cui tengo è ringraziare come sempre tutti voi per i meravigliosi feedback che sto ricevendo. 

alla prossima, vi abbraccio (ma tipo che vi stritolo fortissimo)

「bvb」

 
  
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