Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Felpie    13/06/2020    2 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il genoma umano svolge fin troppo bene la sua funzione e Merlino perde totalmente la cognizione del tempo, arrivando fino a sera chiuso in biblioteca e circondato da tomi. È la bibliotecaria che va a chiamarlo, dicendogli che stanno per chiudere e che se ne deve andare: ormai è abituata alla presenza di quel ragazzo magrolino che porta sempre più libri di quanti il suo fisico minuto possa sopportare e non la infastidisce più di tanto, visto che il ragazzo è sempre molto silenzioso – a meno che non venga a trovarlo quel suo amico dai capelli lunghi e dalla risata facile.

Merlino annuisce all’ordine e raccoglie in fretta le sue cose, sistemando i libri presi; è buio fuori e fa abbastanza freddo, quindi è costretto a infilarsi il cappello, la sciarpa e i guanti per non morire assiderato in bicicletta. Pedala come una furia verso casa, abbastanza affamato visto il misero panino che ha mangiato per pranzo, tra una pagina e l’altra, e non ha alcuna voglia di mettersi a cucinare. Si è totalmente dimenticato tutto ciò che è successo quella mattina con Artù, ma non appena apre la porta di casa e se lo trova seduto al tavolino, i ricordi riaffiorano velocemente e sente già le guance colorarsi.

Quello che invece non sembra farsi il minimo problema è Artù – e ti pareva – che lo accoglie con un urlo “Era ora! Dai, sbrigati che ho una fame da lupi e la cena si raffredda”

“La cena?” chiede confuso – e un po' preoccupato – Merlino, avvicinandosi alla cucina.

“Sì, la cena. Sai quella cosa che si fa di solito verso sera… hai presente?”

“So cos’è una cena, quello che non sapevo è che fossi in grado di cucinare” esclama il ragazzo, appoggiando lo zaino sul divano.

“Non l’ho fatto, infatti” risponde Artù “Ho ordinato del cibo cinese, visto che non tornavi ed immaginavo che non avessi voglia di cucinare a quest’ora”

Ora Merlino si trova parecchio disorientato e si avvicina al tavolo un po' titubante “Hai preso da mangiare anche per me?”

“Mi pare ovvio. Spero che ti piaccia il cinese… cioè dai, un po' di riso non ha mai ucciso nessuno”

“Sì, sì, mi piace…” mormora il moro, mettendosi seduto “E mi hai anche aspettato?”

“Merlino, hai battuto la testa, per caso?” domanda divertito Artù, afferrando le bacchette “Cosa dovevo fare, mangiare da solo?”

“È molto tardi” si limita a dire Merlino, scartando piano la confezione.

“Non mi piace mangiare da solo” scrolla le spalle Artù “E poi tu mi aspetti sempre, non mi sembrava un grande problema”

“Grazie…” mormora il moro, afferrando un involtino primavera “E mi dispiace per stamattina, non sarei dovuto piombare così in camera tua”

Artù alza le spalle “Nemmeno questo è un grande problema. Dopotutto quella ragazza non tornerà mai più qui probabilmente”

Merlino ridacchia “Credo che il tuo sia un vero e proprio talento”

“Sei tu che sei fastidiosamente fidanzato o lo potresti fare anche tu” gli fa notare Artù “A proposito, com’è che non ho mai avuto il piacere di incontrare la tua dolce metà? Hai paura che si possa innamorare di me?”

“Quanto ti credi bello, esattamente?”

“Parecchio” risponde a tono, subito, Artù “Dai, veramente, perché non ho mai incontrato nessuno dei tuoi amici? Va bene che studi sempre, ma un amico ce lo dovrai pur avere”

“Non mi hai sempre detto che non sei il tipo da ricordarsi nomi di ragazzi o cose del genere?” gli ricorda Merlino.

“Sì, ma non ho mai detto di non volerli almeno conoscere. Che razza di persona non invita mai i suoi amici a casa?”

“Nemmeno io ho mai conosciuto i tuoi, se è per questo” gli fa notare il moro e, solo per un attimo, gli sembra di scorgere un’ombra passare sugli occhi dell’altro. Ma solo per un istante.

“Non c’è nessuno di particolare da conoscere” dichiara semplicemente.

“Hai ragione, non sono sicuro di voler conoscere il tuo migliore amico: potrebbe essere un folle come te” ridacchia Merlino.

“Oh no, il mio migliore amico in realtà è molto assennato. Quasi come te. Però lui si sa divertire e a bere con me ci viene”

“Tu non mi hai mai chiesto di venire a bere con te”

“Perché, se te lo chiedessi, ci verresti?” gli occhi azzurri di Artù lo fissano, inquisitori e Merlino si sente un attimo a disagio.

“Bevo molto poco e non sono tipo da reggere fino alle quattro di mattina, ma non disdegno una serata al pub”

“Allora questa sera usciamo!” propone Artù.

“Come?”

“Questa sera usciamo” ripete il biondo “Dai, forza, fammi vedere che ti sai divertire e che non stai sempre su quei dannati libri”

“Io so divertirmi” dichiara Merlino, colpito nell’orgoglio.

“E allora qual è il problema?” il problema è che ha un esame a breve, non è ancora nemmeno lontanamente pronto e se esce questa sera domani mattina non studierà quasi nulla “Ci prendiamo una birra, facciamo due risate e torniamo a casa. Non dirmi di no”

“E va bene…” cede – piuttosto facilmente – Merlino.

“Puoi chiamare i tuoi amici e il tuo ragazzo, se vuoi”

In quel momento a Merlino torna in mente la discussione avuta con Will solo quella mattina e al modo brusco in cui si sono lasciati: forse non è proprio una buona idea uscire con Artù, questa sera, né soprattutto invitarlo, sbandierandogli in faccia il suo coinquilino. Il ragazzo sa che dovrebbe chiamare il suo fidanzato, scusarsi – anche se non è sicuro del perché si debba scusare lui, visto che non pensa di essere poi così tanto nel torto – e passare magari la serata con lui, invece che con Artù. Ma, per qualche strano motivo, non ne ha proprio voglia.

“Ehm… no, non c’è bisogno, tranquillo” si ritrova così a balbettare, mentre il suo coinquilino lo guarda un po' confuso. Così Merlino aggiunge “Questa mattina ho… mezzo discusso con il mio ragazzo, ecco. Non penso sia dell’umore”

Artù alza le spalle “Peggio per lui, allora. Come mai avete litigato?”

Merlino si sente a disagio, non è mai successo che Artù si interessasse così tanto alla sua vita personale e non sa se sia giusto mettere in mostra i suoi problemi di coppia con Will con una persona che è nella sua vita da sì e no due mesi e che è parte in causa della discussione.

“Non volevo intromettermi, scusa” aggiunge Artù, probabilmente visto che il moro ci stava mettendo decisamente troppo a rispondere.

“No… cioè abbiamo litigato perché lui vuole vivere con me” spiega Merlino, rimanendo sul vago.

“Cioè il tuo ragazzo vuole vivere con te e tu dividi il tuo appartamento con un altro?”

Il ragazzo davvero non ha alcuna voglia di mettersi a discutere anche con Artù sul perché di questa scelta – che sì, ammette che dall’esterno può sembrare folle – ma si ritrova comunque a dire “È una storia lunga. Diciamo che all’inizio non ero sicuro di voler fare un passo così grande e quando ho dovuto cercarmi un altro coinquilino lui viveva nella sua casa già da parecchio e non mi sembrava giusto chiedergli una cosa del genere”

“Meglio così” esclama Artù con un sorriso e Merlino lo guarda un po' confuso “Almeno ho avuto un fantastico appartamento in un’ottima posizione”

Al moro scappa un sorriso “Ma se dici sempre che questo appartamento ha una marea di problemi”

“Sì, è vero dovrebbe avere l’ascensore, almeno un altro bagno e molto più spazio vitale, ma poteva decisamente capitarmi di peggio, no?” il biondo lo dichiara in modo così naturale e spiazzante che le labbra di Merlino si aprono automaticamente in un sorriso, senza che lui ci faccia nemmeno caso.

“Quindi, dove vuoi andare questa sera?” Artù è davvero bravo a saltare da un argomento all’altro, come se nulla fosse e Merlino, dopo due mesi, è ancora totalmente destabilizzato da questa cosa.

“Non lo so, sei tu l’esperto”

“Allora ti porto in un locale che si trova ad una decina di minuti da qui” propone Artù “Vedrai, è una vera bomba, i drink costano poco e c’è della bella musica”

“Non sapevo dell’esistenza di un posto simile così vicino”

“Non me ne sorprende” ride Artù “E comunque non è poi così vicino, dovremmo prendere la moto”

“La moto?”

“Sì, la moto, Merlino, la cosa con due ruote e un motore. Hai presente?”

“Tu hai una moto?” chiede il moro incredulo.

“Davvero non lo sapevi? Come pensavi andassi al lavoro ogni mattina”

“In autobus?”

Artù lo guarda come a chiedergli se fosse fuori di testa e Merlino pensa che sì, un minimo lo deve essere per aver pensato che un tipo come lui potesse prendere i mezzi pubblici.

In pochi minuti finiscono di cenare, sparecchiano e si preparano per uscire; non che ci sia molto da preparare, in realtà, Merlino si cambia semplicemente la maglietta che ha tenuto tutto il giorno e si mette una felpa e la giacca pesante, prevedendo un freddo atroce in quel pericoloso mezzo a due ruote. Escono quindi quasi subito e Artù si dirige verso una moto nera e – all’occhio poco esperto di Merlino – molto grossa; toglie il cavalletto, si infila il casco e aspetta che Merlino salga dietro di lui.
Ma il ragazzo è ancora fermo, con il casco tra le mani a guardarlo.

“Che succede?” chiede Artù.

“Io… non sono mai salito su una moto…”

“Non sei mai salito su una moto? Stai scherzando?” domanda stupito Artù, prima di scoppiare a ridere “Dai, almeno infilati il casco, quello dovresti saperlo fare”

Merlino guarda il casco che tiene tra le mani e se lo infila rapidamente, stringendoselo bene.

“Ottimo, ora alza una gamba, scavalca la moto e siediti” spiega lentamente il biondo, come se stesse parlando ad un bambino, cosa che fa sbuffare l’altro. Nonostante questo, però, Merlino fa come gli è stato detto e si guarda intorno per vedere a cosa aggrapparsi per non cadere.

“Metti le mani sui miei fianchi” gli dice Artù, come se gli avesse letto nel pensiero “Così stai più tranquillo”

“Sei bravo a guidare, vero?” chiede nervosamente Merlino, aggrappandosi molto piano.

“Merlino, a volte fai veramente delle domande stupide, sappilo” risponde l’altro, accendendo la moto “E ti consiglio di tenerti più stretto o ti prenderà un colpo quando partiamo”

Il moro non è per niente convinto di quello che gli sta dicendo il coinquilino, ma lo asseconda e si stringe di più a lui, in tempo per sentire i muscoli della schiena guizzare con la partenza della moto; si stringe a lui, avendo freddo un attimo dopo la loro partenza e sente la voce di Artù che gli racconta del locale e di ciò che può bere, ma in questo momento non lo sta ascoltando, troppo spaventato di morire in modo orribile per preoccuparsi di quale sia il drink più economico.

“Merlino, siamo arrivati, puoi staccarti da me” il tono divertito di Artù risveglia il ragazzo dai suoi pensieri; apre gli occhi – che non si era nemmeno accorto di aver chiuso – e si allontana velocemente da lui, incespicando mentre scende.

“Certo che sei un vero imbranato” continua a ridacchiare il biondo, guadagnandosi un’occhiataccia.

“Vorrei vedere te alle prese con un autobus: quella sì che sarebbe una cosa divertente” replica rapidamente Merlino.

“Non succederà mai, non ti illudere” esclama Artù, scendendo e parcheggiando la moto “Andiamo, ho una sete assurda”

Il locale è pieno di persone e la musica si sente fin da fuori; appena entrano, Merlino sente subito odore di sudore, alcol e noccioline, ma segue Artù senza dire una parola, finché non si ferma al bancone, davanti ad un uomo grosso, ma dall’aria sorridente e bonaria.

“Artù! Il mio cliente preferito”

“Come va, amico?”

“Non c’è male, questa sera c’è il pienone” esclama l’uomo, facendo un cenno con la testa alla folla “Non sapevo che venissi questa sera, Leon non me l’ha detto”

“Non sono con Leon, oggi. E volevo farti una sorpresa, visto che dici costantemente che sei sempre tu a chiamarmi” ride Artù, lanciando poi uno sguardo a Merlino, visibilmente a disagio.

“Lui è Merlino, il mio coinquilino. Merlino, lui è Parsifal, un mio amico”

“E così sei tu il santo che se l’è preso in casa!” urla il barista per sovrastare le voci “Artù, aspetta che lo sappia Morgana: ha scommesso che fosse un vecchio triste, con la pancia e sull’orlo del suicidio”

“Credo che Merlino si ucciderà se non passa il suo prossimo esame, vale?”

“Guarda che io sono qui, eh” interviene Merlino “E sì, hai ragione, devo essere proprio un santo”

Parsifal scoppia a ridere “Che cosa vi offro?”

“Merlino non è uno che beve, quindi fai tu, ma ti prego non farmelo stramazzare al suolo subito che vorrei farci almeno due chiacchiere. Per me anche, scegli tu: sai che mi fido dei tuoi gusti”

Il ragazzo fa segno di attendere e sparisce, probabilmente andando a prendere qualcosa per loro. Merlino si siede sullo sgabello accanto ad Artù e si guarda intorno.

“Vieni spesso qui?”

“Sì, quel ragazzo è un mio amico e almeno gli faccio compagnia”

“È il tuo migliore amico assennato?”

“Eh?” domanda Artù “Ah, no. Quello è Leon, il ragazzo con cui di solito vengo qui”

“E Morgana?” chiede Merlino curioso.

“È mia sorella” dichiara il biondo “Cioè sorellastra. Ha la fastidiosa abitudine di scommettere contro di me e di vincere costantemente. Ma a quanto pare questa volta le è andata male”

Merlino scoppia a ridere “Lei sì che vorrei conoscerla, già mi piace”

“Invece tu hai un amico che potrebbe piacere a me o sono tutti noiosi come te?” si informa l’altro e Merlino non ci mette molto a rispondere.

“Gwaine ti piacerebbe di sicuro: se faceste una gara a chi è più ubriacone perderesti la faccia”

Artù assume un’espressione oltraggiata “Non è assolutamente possibile. Fammelo conoscere, vedrai come finirà il tuo amico”

“Preferirei non dovervi raccogliere da terra: sareste entrambi troppo testardi per arrendervi e io già lo so che finirebbe male” ridacchia Merlino, proprio mentre Parsifal torna con due boccali di una birra scura.

“Ecco a voi, ragazzi” esclama e, quando vede che Artù sta per tirare fuori il portafoglio, lo ferma “Offre la casa”

“Offre sempre la casa e prima o poi andrai in banca rotta. Oggi prendi i miei soldi e non accetto discussioni su questo punto” ribatte il ragazzo, infilando una banconota nella tasca della camicia del barista.

“Sai che quando fai così sei insopportabile, vero?” sbuffa Parsifal, guardando Merlino “Sai che ti sei messo in casa un idiota?”

“Me ne sono accorto dopo il primo minuto, sì. Ma il padrone di casa era così contento che non sono riuscito a cacciarlo e così mi si è piazzato in casa”

“Lo so, tutti mi adorano” interviene Artù “E anche tu mi adorerai”

Merlino, che stava appena iniziando a sorseggiare la birra, rischia di soffocare con la schiuma ed inizia a tossire.
Proprio in quel momento, delle voci più alte del normale attirano l’attenzione dei due ragazzi.

“Se vuoi baciare il tuo ragazzo andate da qualche altra parte: non c’è posto per quelli come voi qui” un uomo alto – eufemismo, in realtà sarebbe meglio dire energumeno – sta letteralmente afferrando per la camicia un ragazzo biondo.

“Che c’è? Hai paura di quelli che professano liberamente il loro amore mentre tu non sei in grado di farlo?” dichiara con voce un po' strozzata il ragazzo sospeso a mezz’aria.

“Dai, lascia perdere… andiamocene” mormora invece quello che deve essere il suo ragazzo, prima di rivolgersi all’uomo “Adesso andiamo via, lascialo stare, per favore”

“Non posso lasciarlo andare così, prima deve chiedermi scusa!” ringhia l’altro.

“Devo scusarmi perché io ho un cervello pensante e tu sei solo muscoli?” appena il ragazzo finisce di dire queste parole, l’uomo lo lascia andare, giusto un attimo prima di rifilargli uno schiaffo in piena faccia che lo fa volare all’indietro.

“Okay, gente, calmiamoci tutti ora” Parsifal è uscito da dietro il bancone ed ora si trova in mezzo ai due litiganti; il fidanzato del ragazzo a terra è al suo fianco e lo sta aiutando ad alzarsi “In questo bar sono ammessi tutti e non si accettano risse”

“Non importa, ora ce ne andiamo” ripete il ragazzo, trascinandosi dietro l’altro, sulla cui faccia sta già spuntando un livido. Escono praticamente di corsa dal locale, mentre sono tutti ammutoliti guardando la scena; anche Merlino ed Artù non hanno perso di vista nemmeno per un secondo i due ragazzi.

“Scusami, Artù” mormora il moro, alzandosi di scatto dalla sedia e seguendo i due ragazzi.

Esce fuori nella notte scura e vede i due che si allontanano lungo la via, quindi gli urla “Aspettate!”

Quei ragazzi si girano, mentre Merlino corre verso di loro.

“Che cosa vuoi?” domanda quello non ferito.

“Sono un medico… cioè, più o meno… posso dare un’occhiata al livido se volete” balbetta il moro “Ho visto tutta la scena”

“Non penso siano affari che ti riguardano” ribatte il ragazzo.

“Voglio solo aiutarti: si è già formato un livido, deve averti colpito forte” l’altro non risponde alle parole di Merlino, ma lo lascia avvicinare.

L’aspirante medico osserva il viso del ragazzo e, mentre sta per dire che avrebbe bisogno di un po' di luce, Artù appare alle sue spalle con la torcia del telefono.

“Artù!” esclama spaventato – e un po' sorpreso – il suo coinquilino.

“Potevi almeno aspettarmi, idiota”

Ma il ragazzo lo ignora, impegnato ad osservare il livido che si sta espande intorno all’occhio del ragazzo.

“Ti consiglio di metterci un po' di ghiaccio quando torni a casa, avvolto in una pezza di stoffa. Sei stato fortunato perché non penso che abbia colpito l’occhio in maniera pericolosa; domani avrai un bel livido violaceo e mi sa che ti durerà per parecchi giorni”

“Grazie” è il commento del fidanzato, prima che entrambi si allontanino rapidamente, probabilmente bisognosi di un po' di tranquillità, mentre Merlino e Artù rimangono lì.

“Come hai capito che volevi diventare medico?”

Merlino guarda un attimo Artù e poi alza le spalle “Volevo trovare uno scopo, nella mia vita. Qualcosa per cui valesse la pena studiare e che sarebbe stato d’aiuto agli altri”

“Io non so che cosa voglio fare” confessa il biondo.

“Non hai mai avuto idee? Scusa, che dicevi quando la maestra chiedeva cosa volevi fare nella vita? L’ubriacone?”

Artù ride piano alle parole del ragazzo affianco a lui “Una volta volevo essere come mio padre”

Merlino non parla, come se sapesse che l’altro stava solo aspettando l’occasione per parlarne con qualcuno; dopo pochi secondi è accontentato.

“Una volta ero fiero di mio padre, per il potente impero economico che aveva costruito, ma poi sono andato a lavorare con lui per qualche tempo: tutti gli impiegati non facevano altro che dire che terribile despota era, quando lui non li poteva sentire. Io ero per caso capitato nel corridoio e la porta era leggermente aperta: non sai quanto mi ero infuriato, sarei voluto entrare per dirgliene quattro, prima di correre da mio padre e farli licenziare. Poi però ho pensato che era davvero un cattivo pensiero e che se tutti ne parlavano così un motivo ci doveva essere, così ho iniziato ad osservare il suo comportamento con i dipendenti”

“E che cosa hai visto?”

“Ho visto rimproveri giusti, ma con metodi totalmente sbagliati. Ho visto persone licenziate solo per un errore e ho visto il terrore negli occhi dei tirocinanti, anche solo spaventati all’idea di portare il caffè sbagliato” il ragazzo scrolla le spalle “E ho capito che non era quella la vita che volevo. Non avrei mai voluto fare un lavoro del genere e avere così tanto odio intorno a me”

“E quindi hai deciso di scappare di casa e di trasferirti da me”

Artù ridacchia “Una specie, sì. Ho scelto di essere come sono e di decidere da solo cosa voglio fare, senza avere un percorso già impostato per me da qualcun altro”

“E hai avuto fortuna? Hai trovato qualcosa per cui vale la pena lottare?”

“Qualcosa per cui vale la pena lottare?” ripete Artù e Merlino gli fa un piccolo sorriso, annuendo.

“No, non credo di averlo ancora trovato” ammette il ragazzo “Ma ho trovato un buon posto da dove incominciare a farlo”

Il biondo sorride e per un attimo Merlino si sente davvero vicino a lui, in un modo che forse non gli era mai capitato nella vita e con nessuno.

“Ti va di tornare dentro? O preferisci fare due passi?” domanda Artù, rompendo il silenzio.

“Hai abbandonato così malamente il tuo amico, mi sento in colpa” ridacchia Merlino.

“Però così non vale, io ti ho raccontato molte cose di me e tu non mi hai raccontato nulla di te. Ora sei in vantaggio!” sbuffa divertito il biondo.

“Non sapevo che stessimo facendo una gara” commenta Merlino, mentre entrambi si incamminano verso il locale, ritornando ai loro posti, dove poco dopo riappare anche Parsifal.

“Scusatemi ragazzi, ma quando succedono cose del genere io davvero non le reggo” sbotta il barista “Guardatelo, quel deficiente, è ancora lì a bere e a ridere con i suoi compagni e ci scommetto che stanno ancora parlando di quei due poveri ragazzi che non stavano facendo assolutamente nulla di male”

“Quel tipo è stato molto coraggioso a rispondere” gli fa eco Merlino “In pochi avrebbero avuto l’audacia di farlo, quasi tutti si limitano ad incassare certi colpi in silenzio”

In quel momento Parsifal viene chiamato dal retro del locale e, con un cenno di saluto, si defila; Merlino beve il resto della birra rimasta nel suo bicchiere, accanto ad un Artù stranamente silenzioso e riflessivo.

“Merlino” lo chiama Artù dopo qualche minuto, in cui Merlino aveva rispettato il suo silenzio.

“Che c’è?”

“Ho appena trovato qualcosa per cui vale la pena lottare” dichiara Artù “Non voglio che la gente che si comporta da bullo e che maltratta i più deboli la faccia franca. Voglio che abbiano la punizione che si meritano”

“Non puoi fare il supereroe, Artù”

“Voglio diventare un avvocato”







Spazio autrice aspirante autrice persona speranzosa
Ehilà!
Intanto ci tengo tantissimo a ringraziarvi per le recensioni, per aver aggiunto la storia tra seguite/ ricordate/ preferite o per leggerla semplicemente in silenzio perché non mi aspettavo che il mio stile o la mia storia potessero subito piacere così.
Per il resto che altro dire, Morgana in questa storia fa parte dei buoni perché mi sembra un personaggio positivo che può affiancare Artù e perché mi sembra una da cui possono venir fuori molte cose divertenti (spero che il personaggio rimanga comunque IC come tutti gli altri). Poi niente, sprazzi di vita da coinquilini in pratica e Sua Altezza Reale che finalmente capisce cosa vuole fare da grande (ce lo vedo troppo come difensore dei deboli, piuttosto che come manager). Forse la storia di una rissa così è un pò cliché e un po' banale, anche se probabilmente sempre valida, ma il supereroe ha bisogno di una spinta per mettere maschera e mantello.
In tutto ciò Artù ancora non sa che gli piacciono i ragazzi e gli ci vorrà un po' per capirlo ed accettarlo, soprattutto perchè non sarà attratto da tutti ma solo dal nostro Merlino. (non mi sembra molto credibile se un ragazzo così tanto etero convinto da portarsi ogni giorno a casa una ragazza diversa si riscopre così magicamente gay, senza alcun motivo o situazione profonda creatasi tra i due). Però i due si stanno sicuramente affezionando l'uno all'altro e questo non lo si può negare.
Quindi niente, per la grande love story vi farò penare ancora per parecchio (tranquilli, Merlino soffrirà sempre sicuro più di voi ahahah), ma arriverà e nel frattempo ci saranno altre occasioni di shippare malamente i due coinquilini.
Finisco questo angolo che sta prendendo sempre più spazio per dirvi che mi dispiace se i capitoli non hanno una lunghezza proprio omogenea ma con la storia non posso dividerli in altro modo e che spero tanto che mi lasciate qualche altra bellissima recensione :)
A presto,
Felpie
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Felpie