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Autore: Celeste98    13/06/2020    1 recensioni
La morte in sé non è una punizione, bensì una liberazione. La punizione è per chi sopravvive. Per un po’ rimani in una sorta di limbo in cui tutto perde di importanza e perciò si tende a dimenticare.
La vera sfida, poi, è ritornare a vivere.
Dopo la perdita di suo marito Turles, questa è la sfida che Rosicheena si trova ad affrontare
Vegeta Prince e Bardack Son sono i migliori amici della coppia, loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri, ma in fondo c’è molto più di questo. È il destino che mischia le carte con cui giochiamo.
- “Che poi è relativamente facile innamorarsi per la prima volta: è tutto nuovo e vedi quel sentimento sconosciuto crescere alla velocità della luce, la vera sfida è innamorarsi di nuovo dopo aver sofferto. È questo che voglio per te Rosy, ti sfido a sopravvivere e andare avanti" -
Un nuovo progetto AU (a cui ormai immagino siate abituati) che sto scrivendo un po' alla volta e che spero di riuscire a portare a termine. Questa volta avrò a che fare con altri personaggi, quelli che definirei i Senior, che essendo poco approfonditi posso permettermi di adeguare senza andare troppo OOC.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bardack, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Rimettere piede alla Saiyan SpA come dipendente ebbe uno strano effetto su Rosicheena, conosceva perfettamente ogni angolo di quell’edificio ma tremava come il giorno in cui vi mise piede per la prima volta. I dipendenti che già conosceva le resero le cose decisamente molto più semplici salutandola calorosamente e veramente felici di vederla. Fortunatamente per lei, Vegeta la conosceva fin troppo bene e le aveva immediatamente messo in mano i progetti che a suo dire andavano seguiti da una professionista. Un progetto in particolare attirò l’attenzione di Rosicheena e fu un grado di illuminarle gli occhi.
“Dunque, con questo mi sono meritato la tua compagnia mentre andiamo alla ricerca dei vestiti perfetti?” una frase in seguito alla quale Vegeta si trovò Rosicheena in braccio in stile koala. Fare shopping insieme era tra le cose che Rosicheena preferiva fare insieme al migliore amico: lui si muoveva tra i vari completi sapendo esattamente cosa cercare, il più delle volte neanche li provava bastava controllare le misure, ma con Rosicheena era tutt’altra storia soprattutto perché la ragazza adorava vedere le commesse, e ogni tanto i commessi omosessuali, sbavare dietro quel tripudio di muscoli che era il suo migliore amico. Perché, oggettivamente parlando, Vegeta Prince era davvero bello, di più, uno di quegli uomini che se li incontri per strada ti volti indietro per ammirare ancora un po’ e, purtroppo per tutti colori che evitavano di battere le palpebre per non perdersi neanche un attimo di lui, era consapevole di esserlo. Per il Prince, invece, la parte migliore arrivava nel momento in cui si doveva scegliere l’abito di Rosicheena, lui adorava farla agghindare e più un abito era sfarzoso ed esagerato più insisteva perché lo provasse. Tutto questo perché accompagnava ogni abito con la solita frase “Detesto il tuo non volerti rendere conto di quanto sei fottutamente bella Rosy”. Quella giornata di shopping non era stata molto diversa da tutte le altre, anche se secondo Rosicheena avevano un po’ esagerato. A suo dire non le servivano quattro importati abiti da sera, secondo Vegeta invece quelli erano solo una parte del suo regalo di ben tornata a casa, perché avevano anche aggiunto due paia di scarpe e una borsetta, su queste almeno è riuscita a farlo ragionare.
“Sei proprio sicura di voler trovare un nuovo appartamento?”
“Sì Vegeta, non posso continuare a stare a scrocco da tuo padre, per quanto io gli voglia bene lui ha bisogno dei suoi spazi e io dei miei”
“E dell’altra casa che mi dici?”
“Non mi va di parlarne”
“Mh, quando hai l’appuntamento con l’agente immobiliare fammi uno squillo, ho un paio di dritte da darti” Rosicheena lo guardò di sottecchi mentre guidava con tranquillità con un gomito sporgente dal finestrino aperto.
“Del tipo?”
“Beh innanzitutto l’ascensore, non puoi scegliere un palazzo senza ascensore indipendentemente dai piani perché se sei in dolce compagnia le scale sono eccitanti solo se sono un massimo di sette gradini, la distanza ideale per far camminare avanti una donna”
“Che gentleman”
“No, lo facciamo solo per guardarvi il culo” il pugno che gli arrivò sulla spalla ovviamente era più che meritato, ma lui neanche lo accusò, continuando a parlare come se niente fosse “Cabina armadio, anche se dovesse essere un buco di appartamento assicurati di avere una cabina armadio, se necessario sacrifica il salotto, tanto non sei mai stata una da divano. In terzo luogo il vicinato, gli agenti immobiliari cercando di fissare gli appuntamenti in orari in cui ci sarà il minor numero possibile di persone e, ricorda, non dicono mai la verità; passa da lì per caso in una giornata normale, possibilmente nel pomeriggio: se ci sono bambini in quello stabile lo saprai sicuramente. Perché non stai prendendo appunti?” la risata cristallina della donna che gli sedeva accanto riempì l’abitacolo
“Mi affido alla memoria e conto sulla tua compagnia per allora” Vegeta ghignò soddisfatto e di nuovo riprese il suo discorso
“Tubature: non dimenticarti mai di controllare le tubature sotto i lavandini di cucina e bagno. L’agente immobiliare non ti permetterà comunque di farlo perciò trovati qualcuno che ti accompagni, ma dal momento che sarò io sarà forse la prima cosa che controllerò”
 
- Pochi giorni dopo -
Qualsiasi regola che l’assistente personale dovesse essere solo reperibile per il suo capo era andata ad amplificarsi in ogni senso quando Rosy era tornata a pieno titolo nello staff della Saiyan SpA. Si poteva dire che si fosse trasferita a tutti gli effetti nell’ufficio di Vegeta, l’uomo infatti aveva fatto addirittura mettere una seconda scrivania accanto alla propria, ovviamente provvista di computer e tutto ciò che potesse essere utile. Gli altri collaboratori non avevano impiegato molto ad imparare che quei due fossero un tutt’uno, se era quasi impossibile comunicare con il capo senza le dovute procedure al contrario si poteva fermare Rosicheena anche in corridoio o, come era già capitato, addirittura nei bagni per comunicarle una notizia dell’ultima ora.
Per questioni di praticità Rosicheena teneva sulla propria scrivania l’interfono a cui, in ogni caso, Vegeta non rispondeva neanche prima e infatti era la segretaria a bussare alla porta dell’ufficio e comunicargli quanto dovuto.
“Ma ti rendi conto? Tu e le tue pessime idee del cazzo! Mi metti la giacca sulle spalle e boom, mezzo mondo crede che siamo a un passo dall’altare” Rosicheena sbatté con furia le riviste patinate che aveva preso alla reception: tutte riportavano un articolo di almeno due pagine con le foto dell’evento della sera prima e, in particolare, riportavano le foto di lei e Vegeta.
“Beh, eri incantevole in rosso” la giovane dedicò al migliore amico un’occhiata che voleva dire inequivocabilmente non osare Prince cui lui rispose alzando le mani in segno di resa. Era stato un evento in grande stile quello a cui avevano partecipato in veste ufficiale e della cui organizzazione si era egregiamente occupata la Saiyan: una cena di raccolta fondi durante la quale si erano esibiti a titolo gratuito gli artisti più disparati tra cui l’orchestra, illusionisti, professionisti della danza aerea, ma anche, su proposta di Rosicheena, degli artisti di strada che realizzavano ritratti o caricature della serata. Inutile dire che era stato un successo sotto l’occhio attento e imperscrutabile della signorina Hale che aveva dato occasione anche ai suoi ex datori di lavoro di vedere di persona la sua efficienza e propensione al comando.
 
“Tu sei incredibile, Rosicheena Hale. Dopo un paio di anni che hai lavorato per me come organizzatrice di eventi dovrei sapere tutti i tuoi assi nella manica e invece trovi sempre un nuovo modo per sorprendermi” Toma si avvicinò alla signorina Hale eseguendo un impeccabile baciamano che, però, attirò l’attenzione anche di altre persone non esattamente qualsiasi, Noah e Radish Prince che immediatamente affiancarono la ragazza facendola ridacchiare. Spesso e volentieri quei due si comportavano a tutti gli effetti come un padre e un fratello geloso e la cosa, per quanto a volte sembrasse assurda dato il fatto che non fossero neanche lontanamente imparentati, le piaceva, la faceva sentire protetta e parte della famiglia. Invero i Prince le avevano detto in più di un’occasione che loro la consideravano della famiglia già da quella prima cena alla villa e non si erano limitati solo alle parole, perché non perdevano occasione di farla sentire davvero a casa, che fosse appendendo una calza con il suo nome al camino per Natale oppure facendole trovare il muffin al cioccolato bianco con cui fare colazione, oppure ancora punzecchiandola sul fatto che mangiasse sempre troppo poco per i loro gusti.
“Ho avuto un’ottima insegnate, Toma, Marie Prince aveva sempre un asso nella manica e sapeva come sorprendere tutti. Negli anni che abbiamo lavorato insieme sono arrivata quasi a prevedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, ma lei era sempre un passo avanti a tutti” con la coda dell’occhio vide Noah sorridere per le belle parole dette su sua moglie, ma soprattutto perché sapeva che ciò che Rosicheena aveva detto era la pura verità
“Ora capisco perché non stavi bene ad Osaka” non le diede il tempo di fare domande perché si allontanò con un sorriso enigmatico sul viso  
 
Come detto da Vegeta, poi, era splendida con l’abito poco ampio rosso che aveva deciso di indossare. Dal suo canto la mora, a braccetto con Vegeta o talvolta Noah e Radish, si era sentita un’autentica principessa. Nelle riviste sparpagliate sulla scrivania non mancavano di esserci anche le foto con gli altri due Prince accompagnate dalle solite didascalie con cui giustificavano la loro sintonia con una relazione tra la donna e uno dei tre uomini.
“Andiamo Rosy, speculare sulla vita altrui è il loro lavoro”
“Preferirei non lo facessero su di me” l’uomo ridacchiò ma ebbe il buon senso di cercare di nascondere la cosa pettinandosi il pizzetto con le dita.
 
- Cinque anni prima -
Rosicheena camminava nervosamente nella sala dell’hotel scelto per l’occasione. Era arrivata almeno due ore prima degli altri addetti e assistenti, voleva assicurarsi personalmente che fosse tutto impeccabile. Armata di blocco per appunti, microfono con auricolare ad archetto e tablet controllava che i depliant della serata fossero ben ordinati sugli appositi tavoli, si teneva in contatto con addetti alle luci, dj e receptionist; aveva controllato già tre volte tutti e trenta i bouquet di fiori che fungevano da centrotavola e quando anche Marie arrivò in tempo per accogliere i suoi ospiti la affiancò immediatamente, senza essere invadente. Con la lista degli invitati sotto mano, Rosy spuntava i nomi non appena gli invitati oltrepassavano la porta della sala, in realtà precedendo anche il loro arrivo perché dalla reception, dove erano consultati gli inviti, le comunicavano il nome da attendere. Vegeta, Marie ma anche Noah non potevano che considerarsi davvero orgogliosi della ragazza che ogni giorno dimostrava di meritarsi il ruolo che rivestiva. Finiti i convenevoli seguivano alcuni minuti di relax prima del discorso di rito così Rosicheena, con il consenso di Marie si recò fuori dalla sala per supervisionare la serata dalla saletta adiacente che avevano adibito a sala di registrazione per l’emittente televisivo che avrebbe trasmesso il discorso in diretta.
“Tutta questa fatica e ti vuoi perdere le chiacchiere soft su moda e pettegolezzi?”
“Vegeta non ho tempo per i pettegolezzi, devo prima passare a controllare la regia, poi in cucina e chiamare la pasticceria per la conferma sulla consegna all’orario prestabilito” il Prince non si fece di certo intimorire dalla lista di cose da fare della mora, continuò a camminarle accanto con le mani nelle tasche e lanciando qualche occhiata alla lista
“E dimmi, hai intenzione di diventare l’incubo della serata? Scommetto la mia auto che hai chiamato già almeno due volte e che hai controllato regia e cucina almeno tre, se lo farai un’altra volta saranno a tanto così dal mandarti a fanculo” esordì avvicinando indice e pollice fino a mostrare uno spazio minuscolo “Ma non lo faranno solo perché si vede che ci tieni al tuo lavoro e in fondo in fondo un po’ ti ammirano” fece fatica a non ridacchiare quando Rosicheena gonfiò le guance e sbuffò sonoramente
“Non hai niente di meglio da fare che stressare me? Oggi proprio non è aria Prince” il giovane la osservò da testa a piedi dall’alto del suo metro e novanta di altezza. Per l’occasione Rosy aveva scelto un vestito che aveva acquistato senza di lui a consigliarla e poteva ammettere a mani basse che aveva fatto jackpot: era un abito in stile gotico, una base verde petrolio lungo fin sopra il ginocchio con sopra pizzo nero leggermente più lungo del primo; corpetto a cuore; nastri neri dietro la schiena e bretelle larghe di pizzo svolazzante. Non era il solito abito che si indossava in quelle occasioni ma nello sceglierlo dal suo armadio ore prima Rosicheena non aveva avuto dubbi. Il tutto era completato da un paio di sandali neri vellutati con tacco a spillo, una pochette a tracolla di pizzo e qualche lustrino, l’unico gioiello era un braccialetto d’argento che i ragazzi le avevano regalato per il suo compleanno.
“Basta così” prima che Rosy potesse in qualche modo impedirglielo, Vegeta le aveva tolto di mano il blocco per appunti  per riporlo dietro il bancone della reception.
“Via anche le auricolari ad archetto che fanno troppo pilota o fanatico di videogiochi” Rosicheena sgranò gli occhi boccheggiando sconvolta mentre Vegeta, con tutta la delicatezza di cui era capace, le sfilò le auricolari facendo attenzione a non disfarle i capelli e rovinare la sua impeccabile acconciatura.
“No no no Vegeta non posso. Questa cosa è troppo importante e se qualcosa andasse storto sarebbe colpa mia” gli occhi iniziarono a farsi lucidi così Vegeta decise di intervenire.
“Ehi” le mani dell’uomo andarono quindi a posarsi sulle sue spalle, massaggiando leggermente i muscoli rigidi “andrà tutto benissimo Rosy, hai organizzato tutto nel migliore del modi. Facciamo così: ti concedo il tablet e per qualsiasi cosa parlane con me, ok? Io ti resterò accanto e supervisioneremo insieme il tutto” Rosy dovette sollevare il viso per guardarlo negli occhi
“Non posso monopolizzarti per tutta la serata”
“Infatti non lo fai. Al massimo sono io che ti distraggo dai tuoi doveri” per quanto banali quelle parole bastarono per stemperare un po’ la tensione
“Idiota”
“Tsk... Forza andiamo” con un braccio le avvolse i fianchi per poi farle strada verso la sala “Oh quasi dimenticavo. Sei bellissima” 
 
- Tempo presente -
Un lieve e timido bussare allo stipite della porta attirò l’attenzione dei due che si volsero immediatamente in quella direzione.
“Scusate il disturbo, la porta era aperta”
“Nessun problema Clary, parla pure. Se è per le riviste le avrei riportate in reception tra poco” Rosy disse l’ultima parte spostando dietro l’orecchio una ciocca di capelli per mascherare l’imbarazzo, ma la ragazza già tesa di suo non vi fece caso. Era stata promossa a segretaria di Rosicheena su decisione del grande capo che apparentemente voleva farle un regalo di bentornato, ma che in realtà era stato l’anticipo di una specie di aumento di potere che l’avrebbe vista protagonista.
“Mi è stato comunicato che c’è una donna che chiede di te Rosy, non ha un appuntamento e si rifiuta di dire il suo nome ma è molto insistente” Rosicheena sospirò, nel mentre si portò le mani alla nuca e girò gli occhi al cielo, un atteggiamento apparentemente scocciato ma in realtà stava solo consultando l’agenda mentale.
“Domani dovrei avere un buco di qualche minuto tra il giro al settore marketing e la conferenza con gli addetti stampa. Mi raccomando, che sia puntuale oppure si scorda un altro incontro. Se la memoria non mi inganna, qui non si può entrare quando se ne ha voglia per incontrare chissà chi senza appuntamento, giusto?” ridacchiò facendole un occhiolino nel citare le stesse parole che lei le aveva rivolto al loro primo incontro. Clary ovviamente arrossì prima di congedarsi per fare quando detto.
“E poi sono io il capo stronzo” borbottò Vegeta una volta soli “talmente stronzo che ti permetto di perdere tempo in ufficio e prendere in giro gli altri dipendenti”
“Ma tu sei stronzo Prince, solo che con me lo sei in modo diverso. Diciamo che con me sei Teddy bear con la faccia incazzata” girata di spalle mentre sfogliava la rivista Rosy non lo aveva visto avvicinarsi e il giornale cadde dalle mani a causa del suo continuo contorcersi quando Vegeta iniziò a pizzicarle i fianchi
“Che cosa sarei io?” quanto gli era mancata la sua presenta in ufficio? Forse troppo eppure riusciva a notarlo solo ora che la aveva di nuovo intorno, nel suo spazio che non aveva mai voluto condividere con nessun’altro. In realtà non era poi così assurdo che non ci avesse fatto caso prima, nelle ultime settimane di vita di Turles Rosy non era più la stessa, sembrava aver perso il sorriso e ogni peggioramento di suo marito gli effetti si vedevano anche su di lei. Stava male ed era evidente: trascorrendo la notte in ospedale non dormiva bene e le poche volte in cui tornava a casa a riposare il suo sonno era disturbato, non sorrideva, sembrava non esserne più capace, e anche il suo lavoro risentiva di carenza nei dettagli di cui nessuno però le faceva mai parola. Dalla morte di suo marito, Rosicheena non aveva più messo piede in ufficio prima del giorno in cui Vegeta le chiese di raggiungerlo urgentemente. Quella mattina seguì l’istinto, perché se ci avesse pensato un secondo di più avrebbe chiesto alla receptionist di mettersi in contatto con i piani alti e consegnare quanto portato, invece si fece quasi prendere dall’euforia di essere tornata in quello stabile e quasi non vedeva l’ora di raggiungere l’ufficio dell’amico. Stesso ufficio che ora era divenuto il loro.  
“Dunque, grande capo, qual è il prossimo grande appuntamento in agenda?”
“Se magari posi quella rivista e torni a lavorare ne parliamo” Rosicheena lo osservò con gli occhi da cucciola migliori che riuscì a fare
“Pausa caffè?”
Trascorsero il resto del pomeriggio a parlare del più e del meno, lavorarono, ovviamente, ma non mancarono anche i commenti sulla serata e di ciò che i giornalisti dicevano di loro. Il sole era già tramontato quando finalmente uscirono dall’ufficio.
“Ti va il sushi stasera? Prenoto al Serpentone per le 20:00?”
“Ma sul serio pensi solamente a mangiare? Dobbiamo preparare la conferenza stampa e non possiamo perdere tempo in sciocchezze” camminavano l’uno accanto all’altra, come fosse la cosa più naturale del mondo Vegeta le avvolgeva i fianchi con un braccio mentre con l’altra mano apriva le porte per lasciarla uscire per prima. Con uno sbuffo si trovò ad ammettere che avesse ragione
“Staccare per un paio d’ore non è disertare il lavoro” ma che Rosy avesse ragione non significava necessariamente che Vegeta non avrebbe tentato di farle cambiare idea. Erano nel ormai sul marciapiede di fronte agli uffici, l’addetto gli aveva appena portato la macchina dal parcheggio riservato, quando furono raggiunti da un’altra persona che però rimase a qualche metro di distanza.
“Rosicheena Hale?” si voltarono entrambi nella direzione di quella donna, per poi scambiarsi un’occhiata confusa.
“Sì sono io, chi vuole saperlo” la donna dai capelli neri e gli occhi scuri sorrise avvicinandosi di qualche passo.
“Il mio nome è Helena e...” spostò momentaneamente lo sguardo sorridendo ancora ma questa volta in modo molto imbarazzato, incapace di sostenere gli occhi chiari di Rosy “e sono tua madre”

 
  
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