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Autore: Itachi95    13/06/2020    1 recensioni
Un ragazzo, segnato da una tragedia che gli ha lasciato una cicatrice indelebile, vive il presente carico di rabbia, odio e trepidazione per la vendetta che un giorno sa che compirà. La piccola e insignificante gilda in cui è entrato non è nient'altro che una copertura, un mezzo per raggiungere più velocemente il suo scopo. Ma un giorno un evento inaspettato sconvolge i suoi piani. I membri della gilda scomparsi sette anni prima riappaiono inaspettatamente. Riusciranno a eliminare l'odio e le tenebre dal cuore dell'ultimo arrivato e a mostrargli come dovrebbe essere veramente un membro di Fairy Tail? O saranno coinvolti nella sua vendetta e verranno travolti dalla sua furia.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mirajane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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18. VENDETTA-seconda parte
 
Lo guardò rialzarsi e portarsi una mano sulle varie ferite che aveva sul corpo, stava controllando lo stato in cui era ridotto e dalla rabbia che aveva dipinta in volto la cosa non doveva piacergli.
«Kahahah… ridotto in questo stato da un mezzo demone kra, kra… sto facendo così tanta fatica ad eliminare un essere umano che gioca a far finta di essere un demone kra, kra», strinse i pugni e tirò le braccia a sé, i suoi muscoli si gonfiarono e le ali si stesero.
«Basta sparirai insieme a questa città, o quello che ne rimane. Io finirò il lavoro iniziato da Mard Geer», alzò un dito in cielo, si concentrò e si sforzò: «aaah!», attorno a lui ci fu uno spostamento d’aria ma non accadde nulla.
Krono guardò in cielo, dove il dito puntava ma non c’era nulla.
«Mai distrarsi!». Si ritrovò Malphas a un paio di metri, riuscì a malapena a schivare una sfuriata dei suoi artigli, ma l’avversario non si arrese, continuava a sferrare attacchi veloci, facendo spuntare dal terreno coni di ghiaccio appuntiti che gli puntavano sempre contro.
Provò a reagire, sferrò un gancio col destro ma Malphas lo schivò solo all’ultimo con un rapido movimento di testa e gli afferrò il polso, lo attirò a sé facendolo sbilanciare e gli assestò una ginocchiata in pieno stomaco. Krono perse il respiro per un attimo ma Malphas ne approfittò per balzare in aria, alzò il braccio col palmo aperto e dal terreno sbucarono dei coni di ghiaccio tutto intorno a Krono, che a sua volta li distrusse con i suoi artigli avvolti dall’energia demoniaca. Tenendosi ancora una mano sullo stomaco rivolse lo sguardo al nemico.
«Se speri di battermi con trucchetti del genere sei in errore».
«Quei trucchetti mi servivano solo per guadagnare tempo idiota», puntò col dito il cielo. Krono segui con la vista e lo vide, non ebbe bisogno di aumentare la vista, una grossa sfera in fiamme si stava scagliando contro la città.
«Hai richiamato un meteorite?!», gli chiese sgomento.
«Richiamato! Io non controllo mica la gravità! L’ho creato ai limiti dell’atmosfera perché durante la caduta acquistasse potere distruttivo!», gli urlava mentre si alzava in volo portandosi a distanza, in cielo.
Krono esternò le ali e si preparò a spiccare il volo.
«Te ne vai di già?».
Snap.
Uno schiocco di dita delle catene sbucarono dal terreno, avvolsero tutte le gambe e anche parte del busto di Krono.
Krono provò a spezzarle ma resistettero.
«Sorpresa, quelle sono fatte di maginanium!».
Sono comunque delle catene non delle laste di metallo spesse dei centimetri!», Krono richiamò l’energia demoniaca che avvolse tutto il suo corpo.
Clang! Clang! Clang! Clang
Si liberò dalle catene in pochi attimi. Il meteorite era ormai quasi sulla città. Distese le ali.
“Se mi muovo sarò comunque colpito dall’onda d’urto ma almeno eviterò l’impatto completo… ma la città”.
Aveva promesso che avrebbe impedito a Malphas di distruggerla. Chiuse gli occhi e scosse la testa ma c’era poco da pensare, aveva dato la sua parola e ora doveva mantenerla.
«Al diavolo a me e alla mio orgoglio!!», distese il braccio ed evocò il Death Striker.
«Kahahahah, non ci posso credere hai intenzione di respingerlo?! Ahahah e va bene sparisci insieme alla città che hai deciso così assiduamente di proteggere!!».
«Io non sparirò».
«Il tuo macrobolide del cazzo non è sufficiente a respingere questo colpo!».
«Il macrobolide non è l’unica arma del Death Striker… assetto!», sul retro dell’arma di Krono si staccarono due tubi che si attaccarono sul suo pettorale e dietro la spalla.
«Il dispositivo dentro il Death Striker assorbe l’energia che gli viene fornita e la comprime in modo da aumentare il potere distruttivo, quando l’energia è sufficiente l’arma spara il colpo, con questo assetto ho tolto il limitatore, l’arma sparerà un raggio di energia compressa finchè io lo vorrò. In genere nessuno lo usa in questa forma dato che prosciuga tutte le energie».
«Kahah, quindi o ti fai uccidere dal meteorite o da me dopo averlo respinto!».
«Idiota… che cosa credi che abbia fatto in quella foresta per quattro anni?».
Per un attimo Malphas perse la sua sicurezza e iniziò a digrignare i denti per il nervoso, puntò il dito verso il meteorite e poi verso Krono.
«METERORA!!».
La sfera infuocata era a poche decine di metri dal Demon Lord, la sua presenza aveva provocato un aumento di temperatura e di pressione, la sua grandezza era come quella dell’edifico della gilda, se fosse caduta nel punto dove si trovava Krono avrebbe raso al suolo tutta la città, il cratere che si sarebbe formato sarebbe stato enorme, molto probabilmente il mare lo avrebbe anche riempito facendo così scomparire per sempre non solo Magnolia ma anche il terreno su cui era sorta.
Puntò il braccio verso la meteora, iniziò a convogliare una grande quantità di energia nell’arma.
“Mi hanno affidato la loro città, non ho impedito che quel cazzo di cubo galleggiante la danneggiasse, ma o io sia dannato non permetterò che venga rasa a suolo”.
La bocca dell’arma si aprì e l’energia iniziò ad accumularsi.
Distese le ali e le tenne rigide in modo da frenare il rinculo, delle scosse di energia correvano tutto intorno all’arma.
«DEATH STRIKER…DISTRUZIONE!!».
Un raggio di energia venne sparato dall’arma e colpì la superficie del meteorite, che iniziò a rallentare ma non si fermò.
Le gambe di Krono erano affondate nel terreno fino alle caviglie, sentiva tutte le energie del suo corpo incanalarsi nell’arma come se gli venissero strappate da un magnete, ma non era sufficiente, il meteorite continuava ad avvicinarsi.
Non bastava.
Chiuse gli occhi, ripensò a tutto quello che gli era successo nelle ultime ore e negli ultimi anni. Ritornò con la memoria alla sera che aveva cambiato per sempre la sua vita ma non come lui inizialmente se lo era immaginato.
“Dopo quella sera ad attendermi ci sarebbero dovuti essere giorni difficili, fatti di lunghe ore passate ad allenarmi sotto la guida di mio padre per imparare a controllare il potere del demone in me. Sarebbe stata dura ma avrei sempre saputo che una volta tornato a casa, al mio villaggio, c’erano la mia famiglia e i miei amici ad attendermi, a riscaldarmi con il loro affetto. Loro sarebbero dovuti essere la mia luce, ciò che mi avrebbe mantenuto sulla giusta via… e invece… ad attendermi c’era un abisso oscuro di rabbia, odio e solitudine, lunghi giorni fatti di estenuanti allenamenti, con il caldo, la pioggia, il gelo… e poi di nuovo, ancora, ancora e ancora”.
Per un attimo in quei ricordi si fece largo una luce, vide Mirajane, Makarov, tutti gli altri membri e la gilda, anche Rio.
“Ora che sono finalmente riuscito ad uscire da quell’abisso non ho intenzione di lasciarci le penne tanto presto, ci sono tante cose che voglio riassaporare”.
Riaprì gli occhi di scatto.
«Aaaaaaaaaah!!!!», concentrò ancora più energia.
Quando l’energia venne sparata per la forza dell’impatto l’intero busto di Krono si piegò leggermente all’indietro sprofondando ancora un po’. Le dimensioni del raggio crebbero.
«Perché la mia meteora non raggiunge il terreno?!».
La superfice del meteorite cominciò a creparsi e quando fu sufficientemente indebolita il raggio vi penetro dentro scavando un tunnel all’interno di essa, perforandolo completamente. Quando il raggio di Krono fuoriuscì dalla parte opposta la meteora esplose andando in frantumi.
Malphas vide quel raggio puntare su di lui, nella confusione più totale riuscì a malapena a spostarsi verso destra. Il raggio seppur indebolito dopo aver distrutto il meteorite era ancora molto potente, prese in pieno l’ala sinistra del demone, polverizzandogliene un’intera metà.
Malphas emise un rantolo di dolore mentre precipitava.
Ad un tratto dal fumo e dalle ceneri del meteorite sbucò Krono, le sue mani si avvolsero di energia nera e cominciò a rotearle per tracciare nell’aria delle lingue di energia. Con un rapido movimento delle braccia in avanti le diresse verso il nemico.
Malphas allungò un braccio in avanti: «SHIELD!», lo scudo di maginanium di materializzò per proteggerlo.
Krono allora allargò le braccia, il movimento si trasmise come un’onda e le lingue di energia nera appena prima di colpire lo scudo cambiarono direzione, allargandosi ai lati di esso.
Malphas le vide muoversi dai lati dello scudo verso il niente.
A questo punto Krono compì una capriola in avanti per poi chiudere velocemente le braccia sul corpo, ancora una volta il moto si trasmise ad onda.
Le lingue cambiarono ancora direzione, Malphas se le vide venire addosso.
Era riuscito ad aggirare lo scudo.
«Questa è una tecnica che va dritto all’obiettivo!», disse Malphas quando capì che non sarebbe riuscito a schivare il colpo.
L’attacco del Demon Lord lo prese sulla schiena facendolo andare a sbattere contro il suo stesso scudo che scomparve subito. Malphas sputò sangue.
Krono continuò l’attacco. Tirò in dietro le braccia portandole alla destra del suo volto, le lingue seguirono il movimento. Malphas lo guardava con la coda dell’occhio mentre precipitava, completamente inerme.
Krono caricò il colpo ma quando decise di sferrarlo non ci riuscì, le braccia gli si bloccarono, i bicipiti e i tricipiti erano in fiamme, gli dolevano. Non poteva perdere quel momento Malphas era completamente indifeso.
Si sforzò.
“Avanti avanti…avantiiii!!!”.
Con uno sforzo immane riuscì a sbloccare le braccia, riuscì finalmente a muoverle, roteò su sé stesso e poi le distese verso l’obiettivo.
«LAME DEMONIACHE DEL LOTO NERO!!».
Le due lingue di energia nera colpirono violentemente Malphas sul collo.
Malphas vomitò un getto di sangue e schizzò verso terra colpendo violentemente il terreno e sparendo in un cratere e nella polvere.
Krono atterrò anch’egli pochi istanti dopo, appena appoggiò i piedi per terra una gamba gli cedette e appoggio il ginocchio per terra.
Stava ansimando.
“Il colpo del Death Striker mi ha sottratto più energia del previsto devo muovermi a chiudere lo scontro”.
Si tirò su. Lanciò uno sguardo al cielo, il sole ormai era tramontato, stava calando la notte. Vide che dal cratere sbucò anche Malphas che si passò la mano sul mento per pulirselo dal sangue.
«Demon Loooooord!!!».
Era furioso.
Krono si gettò di scatto verso di lui mentre dei coni di ghiaccio spuntarono dal terreno che si lasciava dietro.
«Ti ucciderò!! Schifosissimo insettoooooo!!», fece apparire sulla mano sinistra la sega circolare, allargò il braccio per prendere Krono che riuscì a schivarla un attimo prima che la sega gli fosse addosso. Gli afferrò il polso con una mano, con l’altra l’attaccatura sulla scapola di ciò che gli era rimasto dell’ala sinistra e cominciò a tirare più forte che poteva.
Sdraaaash!
L’ala si staccò dalla schiena del demone corvo tra le sue urla e seguita da un getto di sangue.
Inaspettatamente Malphas non si fermò, riuscì a liberare la sua mano sinistra e con la sua sega causò uno sfregio rosso sul petto di Krono, che strinse i denti per il dolore.
Malphas continuò, fatta scomparire la sega rivestì i suoi pugni di diamante, cominciò a tempestarlo di colpi sul corpo e in piena faccia tanto che dopo l’ultimo Krono sputò un dente. Ma reagì, avvolse il suo pugno sinistro nell’energia demoniaca proprio mentre Malphas sferrava il suo pugno sinistro contro.
«PUGNO DIABOLICO!!».
Sboooooommm!!!
L’impatto fa i due pugni fu talmente forte che il rumore di propagò per decine di metri, il terreno sotto il loro piedi cedette e si allargò in un’ampia voragine, le loro braccia vennero respinte all’indietro, ma non si fermarono. Usando sempre le stesse mani, Krono avvolse i suoi artigli nell’aura nera mentre Malphas dopo aver liberato il pugno dalla placca di diamante rivesti i suoi lunghi artigli con lo stesso.
Gli artigli devastatori del Demon Lord presero la spalla desta di Malphas che a sua volta gli colpì la sua. Entrambe le spalle vennero lacerate e spruzzarono sangue ovunque. Malphas tirò il braccio indietro per affondare un altro colpo mentre Krono alzava le braccia con i pugni uniti.
Fzzt zzzt fzzt.
Delle saette nere cominciarono a scorre intorno alle sue braccia, Malphas sferrò il suo attacco ma Krono fu più veloce.
«MORSO DEL DEMONE!».
STUUUUMMMP!!!
Prese Malphas in piena testa, dei rivoli di sangue gli colarono dall’alto della fronte e altri due gli scesero dai lati della bocca.
Snap.
Uno schiocco di dita e delle catene sbucarono dal terreno e gli si avvolsero intorno alle sue braccia. Malphas fece apparire nella sua mano una lacrima di etere luminescente.
Clang.
Krono riuscì a spezzare una catena con la mano destra, tentò di afferrare la mano del nemico ma fu lento, appena prima che la lacrima entrò in contatto col corpo di Krono Malphas aveva già cominciato a ricoprire la parte anteriore del suo corpo con le sue placche di diamante.
Subito dopo che la lacrima toccò lo stomacò di Krono brillò.
Sgranò gli occhi.
Booooooooooom!!!!
Krono sentì il suo corpo, specialmente la parte anteriore, soggetta prima ad un forte bruciore e poi ad un dolore ed una pressione intollerabili. A causa delle ferite riportate durante lo scontro e delle poche energie rimaste la sua resistenza era calata molto.
Quando il fumo cominciò a dissiparsi Malphas osservò lo stato in cui era ridotto il suo avversario: la maglia a brandelli aveva un grande buco al centro dove lasciava scoperti addominali e pettorali tutti carbonizzati, il resto degli indumenti non era messo meglio, strappi e lacerazioni un po’ ovunque sulla giacca e i pantaloni di pelle, sotto gli strappi si poteva vedere il rosso delle ferite. La testa di Krono era inclinata leggermente verso l’alto, gli occhi completamente bianchi, ma era ancora in piedi.
«Ecco finalmente, ridotto nella forma più consona al verme che sei».
Krono sentiva e percepiva quello che gli accadeva intorno ma non riusciva a reagire.
“Mi sono già trovato in una situazione del genere di recente”.
Ripensò allo scontro con Rio e alle ultime parole che gli aveva detto.
“…mi fido di te… ammazza questo bastardo…”.
Si accorse di stare fissando il cielo.
Alzò le braccia, che scosse da spasmi gli tremavano, al cielo e unì i pugni.
«Kahahah, credi ancora di poter fare qualcosa in quelle condizioni? Insulso essere inferiore», creò due trivelle sulle sue mani.
Krono intanto stava concentrando più energia possibile nelle braccia, sentiva i muscoli irrigidirsi, le saette nere cominciarono a scorrere.
«Questa storia è durata anche troppo, a quest’ora anche i tuoi cari amichetti saranno morti, te li sto per fare rincontrare, eheh, puoi anche ringraziarmi se vuoi».
Driiiiiiii.
“Ancora di più, me ne serve di più”.
Sentì le trivelle penetrargli nelle carni e cominciare a incrinargli e a rompergli qualche costola.
Strinse i denti più forte che poteva per provare a resistere al dolore.
“Ora”.
«MORSO DEL DEMONEEEEEE!!!!».
Sbaaaaaaammm!!!!
Mise tutta la sua forza e tutta la sua energia in quel colpo.
Colpì Malphas sulla testa facendogliela inclinare in avanti insieme al busto. Il demone corvo strinse i denti così forte che si sarebbero anche potuti rompere, aprì la bocca solo un attimo per sputare un fiotto di sangue. L’impatto fu talmente violento che si trasmise dal corpo del demone al terreno sotto di lui, che crepò e si frantumò allargando la voragine in cui si trovavano e facendoli sprofondare ulteriormente.
Dopo l’impatto le braccia gli caddero penzolanti lungo i fianchi, le gambe gli tremavano, erano percorse da spasmi violenti, tentò di mantenersi in piedi ma alla fine cadde in ginocchio.
Malphas invece era ancora in piedi di fronte a lui.
Il mento era sporco del sangue che aveva sputato, dei rivoli di sangue che sgorgavano dalla parte alta della fronte e della testa gli rigavano il volto, ansimava fortemente, il petto si alzava e si abbassava con frequenza elevata, delle due trivelle che aveva prima dell’impatto una era scomparsa e l’altra, nella mano destra si era fermata; ma c’era ancora.
Krono lo guardò incredulo.
«Anf…anf…anf… non posso credere che sto facendo così fatica a far fuori un finto demone come te».
Si diede un’occhiata per guardare lo stato in cui il suo corpo versava.
«Ridotto in questo stato pietoso da un essere inferiore, il mio orgoglio è messo molto peggio del mio corpo, te lo garantisco. Con che faccia mi ripresenterò di fronte al mio signore».
Alzò il braccio, puntando la fronte di Krono, la trivella si riattivò.
Driiiii.
«Hai detto che non mi avresti più lasciato fare del male a nessuno uhuh, ti comunico che dopo che ti avrò eliminato e mi sarò ripreso passerò le successive ventiquattro ore a fare stragi di innocenti!».
Krono alzò lo sguardo per guardalo dritto negli occhi.
«Cos’hai detto?», chiese incredulo.
Non mentiva.
«E questo non solo per il fastidio che mi hai causato ma anche per dimostrare quanto tu e gli altri tuoi simili siate stati inutili! Per generazioni avete combattuto e vi siete sacrificati per proteggere gli uomini da quelli come me e alla fine a cosa è servito?! Kra kra kra… a un bel niente! Kahahah!!».
Krono ripensò a Rio, a suo nonno e i suoi genitori.
“Loro sarebbero morti inutilmente”?
Lui era l’ultimo devil slayer di prima generazione rimasto. Toccava a lui combattere i demoni, non solo per sé stesso ma anche per tutti coloro che l’avevano preceduto, non poteva lasciare che tutti gli sforzi compiuti da chi l’aveva preceduto venissero vanificati.
Non poteva morire.
Non finchè sarebbe rimasto anche solo un demone come Malphas in circolazione.
«Ora ti trapano il cranio, muori!».
Malphas affondò la trivella ma Krono l’afferrò.
Il guanto di pelle che gli ricopriva la mano si squarciò, il sangue cominciò a schizzare in tutte le direzioni a causa del movimento della trivella. Il dolore era forte ma Krono non allentò la presa, anzi strinse con più vigore e continuò a stringere finchè la trivella non rallentò fino a smettere di girare.
Malphas provò a smuoverla ma era bloccata, non poteva affondare il colpo né tirare il braccio indietro.
«Ma ti vuoi decidere a morire?!».
Whoosh!
Ondata di aura demoniaca fuoriuscì dal corpo di Krono, aumentò sempre più, innalzandosi verso il cielo ed allargandosi. Ad un tratto nell’immensa aura nera si formarono due grandi occhi a iridi concentriche. Malphas guardava sconcertato quei due occhi enormi che lo fissavano.
Krono caricò l’energia nel braccio destro, delle saette blu scuro cominciarono a scorrergli sopra, appoggiò un piede a terra.
Alzò lo sguardo: «te l’avevo detto… la tua storia terminerà oggi demone!».
Crash.
Mandò la trivella in frantumi e subito dopo sferrò il suo montante colpendo l’avversario sotto il mento con grande forza.
«PUGNO DEMONIACOOO!!!».
Il demone si materializzò dall’aura che circondava il corpo del Demon Lord e appena dopo che Malphas si stacco dal terreno a causa della forza del corpo ricevuto il demone cominciò ad avvolgersi attorno al suo corpo come un’aspirale stringendo sempre più.
«Ghrrraaaaagh!!».
Booom!!
Esplose.
Quando il fumo dell’esplosione si fu diradato si poteva veder il corpo bruciacchiato del demone che stentava a stare in piedi, le gambe gli tremavano fortemente, preda di violenti spasmi, su tutto il corpo oltre alle ustioni c’erano anche delle ferite sanguinanti.
Krono abbassò lo sguardo.
“Cadi bastardo”.
Malphas cadde a terra, immobile, ma era ancora vivo.
Stettero lì qualche minuto, entrambi troppo stanchi per muovere anche solo un dito, poi Malphas cominciò a muoversi, stava tentando di rialzarsi. Krono, ancora inginocchiato a terra, provò a rimettersi in piedi ma fallì. Ci volle un po’ ma alla fine furono in grado, entrambi, con grande fatica di rimettersi in piedi. Ora se ne stavano là, fermi a guardarsi.
La più totale collera era dipinta sul volto del demone corvo. Fece qualche passo barcollante verso Krono, quando gli fu vicino lo afferrò per i brandelli di maglia alla base del collo e lo attirò a sé.
«Voi schifosissimi, infimi, insulsi e patetici umani, passate l’esistenza a correre qua e là inseguendo obiettivi inutili dedicandovi tutte le vostre forze ed energie nonostante le vostre vite siano così fragili da poter terminare da un momento all’altro vanificando tutti i vostri sforzi, e nonostante ciò continuate e continuate ad affannarvi per nulla! Forme di vita inferiori come voi dovrebbero venerarci come dei, sperare nella nostra magnanimità e nella nostra benevolenza, in modo da permettervi di continuare quelle vostre inutili vite che durano un niente oppure chinare il capo ed attendere con gratitudine il momento in cui sarete eliminati da esseri così superiori!!».
Krono afferrò il polso di Malphas e strinse.
“Attendere con gratitudine il momento in cui saremo eliminati”?
Strinse ancora, così tanto che Malphas per il dolore lasciò la presa.
“Inutili vite che durano un niente?”.
Crack.
Gli torse il polso quasi completamente.
«Ghaaaaah!», Malphas lanciò un grido di dolore, le gambe gli cedettero ma Krono lo afferrò per il piumaggio che gli ricopriva il collo. Premette la sommità della sua fronte su quella del demone corvo in modo da guardarlo negli occhi il più vicino possibile, per poi scaricargli addosso tutta la sua ira.
«Le nostre vite potranno anche durane un niente rispetto alle vostre ma rimangono comunque uniche e insostituibili!!! Noi ridiamo, piangiamo, amiamo, odiamo e solo perché le nostre vite durano così poco che possiamo vivere queste emozioni con tutte le nostre forze!! Io sono cresciuto in un villaggio di persone buone e gentili e ora tutto ciò che ne rimane sono io un mezzo-demone! Un assassino, un criminale!! I momenti piacevoli che ho trascorso con i miei amici e la mia famiglia sono persi per sempre, dovrò trascorre il resto dei miei giorni con il rimpianto per quei momenti che non torneranno e per non essere stato in grado di proteggere ciò che mi era caro!!!».
«F-fermo».
«E tutto per colpa tua. Mi hai portato via tutto».
«A-asp…petta».
«Sei un essere arrogante, menefreghista, sadico e crudele…in questo non sei per niente diverso sa quegli umani che ti fanno tanto schifo», inclinò la testa indietro.
«Fermoooo!!!».
Stuuuuuuuud!!
Lo colpì con una violentissima testata.
Le gambe di Malphas cedettero, cadde sulle ginocchia con la fronte che schizzava sangue dalla ferita.
«H-h-ho p-per-so», riuscì appena a bisbigliare.
Krono vi voltò, fece qualche passo per allontanarsi, quando fu sufficientemente lontano si rivoltò e materializzò un’arma. Era diversa da quelle che aveva usato finora. Era un grosso e lungo tubo cilindrico con una strana scatola a metà.
«Eheheh, cosa credi di fare con quello? Fa un certo effetto non lo nego ma con che cosa credi di farlo funzionare? Anche a te le energie si saranno esaurite».
Krono guardò l’arma che aveva appoggiato sulla spalla.
«Sai, i migliori artigiani del mio villaggio avevano sviluppato questo nuovo prototipo di arma qualche giorno prima che tu ci attaccassi. Mi sono dovuto impegnare per fare sì che funzionasse anche suoi demoni, dato che il mio amico non era lì per darmi una mano. È un’arma molto potente. Non l’ho mai usata prima. Purtroppo, ho solo due munizioni e non possiedo le conoscenze necessarie a fabbricarne altre. Non ho avuto la possibilità di imparare da quegli uomini come fare».
Malphas sgranò gli occhi, preoccupazione e paura cominciarono a impadronirsi di lui.
«Q-quella non è un’arma ability?».
«Esatto! È un’arma tradizionale, non richiede nemmeno una briciola di potere magico per funzionare. Punti e spari. FGM-148 così è stata chiamata, ma io la chiamo Javelin».
Malphas tentò di muovere una gamba per rialzarsi, ma fallì.
È finita Malphas! La prima parte della mia vendetta è stata completata».
«La prima parte?».
«Tu sei un membro di Tartaros, uno dei demoni di Zeref. Se hai attaccato il mio villaggio è perché qualcuno te lo ha ordinato, no?», si voltò a guardare il cielo, «So che ora alla guida della gilda non c’è Zeref ma uno dei suoi demoni, cercherò il leader attuale di Tartaros e gli chiederò il motivo che lo ha spinto ad ordinarti di cacciare e uccidere i devil slayer, poi lo ucciderò e nello stesso momento completerò la mia vendetta, sperò che Natsu e gli altri non lo abbiano già fatto fuori».
«Il leader di Tartaros è Mard Geer».
«Bene ora so chi devo fare fuori».
Tirò su l’arma e posizionò il viso davanti al visore che c’era sulla scatola, il dispositivo di comando.
Biiiii.
«Bersaglio agganciato…fuoco!».
L’arma sparò il missile che percorse qualche metro dopodichè un’altra carica si accese nella sua coda e schizzò in cielo.
«Questo è per tutte le vite innocenti che hai preso», l’arma scomparve, fece per voltarsi, per allontanarsi.
«Kahahah!!», la forte risata di Malphas lo sorprese.
«Pensi davvero che io sia uno di quei patetici demoni artificiali?! Quegli Etherious, kra kra».
«Che diamine stai dicendo?».
Il sibilo del missile cominciava a farsi sentire.
«Io sono un demone vero evocato su questa terra dal mio signore. Non ho nulla a che fare con i membri di Tartaros né con Zeref».
Un’ondata di agitazione assalì Krono.
«Stai mentendo!».
Il sibilo del missile si era fatto più forte.
«Se sono entrato in quella gilda è solo perché il mio signore me lo ha ordinato, per tenerli d’occhio dato che il loro obiettivo coincideva col nostro. Ed è sempre su suo ordine che mi sono messo alla caccia dei devil slayer».
Il missile ormai era vicino.
«Chi è questo tuo signore?», Krono non riusciva a credere a quello che aveva appena sentito.
«Un essere la cui forza è tale che a confronto Mard Geer e io stesso siamo del tutto impotenti!».
«Dove si trova! Qual è il suo scopo!», Krono era in preda all’agitazione.
«Tempo scaduto, mi piacerebbe vedere la tua faccia quando lo incontrerai…kahahah!!».
«Malphaaaaaaaas!!!»
Il missile lo colpì sulla spalla e poi esplose.
Krono si riparò per un attimo la faccia col braccio.
Quando si scoprì dove prima c’era Malphas vide solo in piccolo cratere e dei pezzi del suo corpo in fiamme.
Cadde sulle ginocchia e poi appoggiò sconvolto le mani per terra, respirava affannosamente.
Riassunse la sua forma umana.
«Non è ancora finita».
 
Era passata una settimana dalla fine della guerra tra Fairy Tail e Tartaros.
Una settimana dal duello tra Krono e Malphas.
Una settimana, da quando Krono aveva scoperto la sconcertante verità: Malphas non c’entrava nulla con Tartaros e il suo vero padrone ancora più forte e pericoloso era da qualche parte in quel mondo.
Dopo essersi ripreso aveva raccolto le sue poche cose e lasciato il suo piccolo appartamento. Doveva intraprendere un lungo viaggio, sarebbe andato lontano per allenarsi, se quello che Malphas aveva detto sulla forza del suo signore era vero ora come ora non era di certo in grado di sconfiggerlo. Aveva bisogno di diventare più forte e solo allora si sarebbe messo alla ricerca di quel demone, di come avrebbe fatto aveva deciso che ci avrebbe pensato a tempo debito.
Prima di lasciare Magnolia aveva deciso di passare un’ultima volta per la sede della gilda, dove ormai non c’erano altro che macerie.
Quando fu sul posto vide Makarov che guardava con aria malinconica l’orizzonte dove il sole aveva già cominciato a sparire, inghiottito dal mare.
Gli si avvicinò.
«Ehilà master! O per meglio dire ex-master».
«Krono? Avevi detto che saresti partito, come mai ancora qui?».
«Sono voluto venire a dare una specie di addio a questo posto, dopotutto sono sempre un membro di Fairy Tail».
«Ho sciolto la gilda, ricordi?».
«Ha ragione, ex-membro».
«Krono!», il corvino si girò e vide Mirajane che si stava avvicinando.
Le sorrise.
Durante la battaglia Mira era riuscita a liberarsi e aveva partecipato allo scontro contribuendo alla vittoria di Fairy Tail. Durante i giorni passati a riprendersi gli aveva raccontato tutto quello che era accaduto: la battaglia contro i demoni di Zeref, il loro piano di attivare i Face e il loro incontro con i draghi, lui invece gli aveva raccontato del suo scontro con Malphas, della scoperta dell’esistenza di un essere che si celava nell’ombra e che aveva ordito il massacro degli altri devil slayer e del suo desiderio di partire per un viaggio di allenamento in vista di un futuro scontro con quell’essere.
«Master! Sono venuta qui per persuaderla a riconsid…».
«Non ho intenzione di cambiare idea, l’ho già detto! È finita un’era, per voi è arrivata l’ora di crescere e Fairy Tail deve sciogliersi. Questa è la mia volontà come master!».
«Non credo che questo sia l’unico motivo», intervenne Krono, «immagino che sotto ci sia dell’altro, qualcosa di cui voi solo siete a conoscenza. Il fatto di decidere di sciogliere la gilda senza un motivo valido così da un giorno all’altro è troppo strano, sono sicuro che avete un motivo più che valido che non volete rivelare a nessuno».
Makarov lo guardò con faccia stupita.
Krono fece spallucce, «ma ad essere sincero non me ne frega niente dei vostri motivi o del fatto che la gilda si sciolga o meno».
«Ma Krono?!».
«Makarov non ha tutti i torti, voi avete sempre preso la gilda come punto di riferimento o come luogo di riprendervi da fallimenti e sconfitte, forse la sua scomparsa vi sarà d’aiuto, almeno per smetterla di tirare sempre in ballo quelle solite storie sulla famiglia e l’amicizia».
Mira si incupì.
«Allora il discorso che ti ho fatto l’ultima volta non è servito a niente».
Krono le sorrise: «ti garantisco che invece mi è servito molto, mia bella Mirajane, mi ha riportato sulla retta via, facendomi capire cosa stessi sbagliando e permettendomi di diventare molto più forte. Ti garantisco che cercherò di abbandonare sentimenti come rabbia, odio e rancore».
Cominciò a fregarsi le mani e poi passò alle spalle era come se fosse preda di tremori.
«Sono così eccitato! Sento aria di cambiamento e poi questo paesaggio in rovina col sole che tramonta è stupendo e se ripenso alle facce che tutti hanno fatto quando il master ha detto loro che la gilda era sciolta ahhh! Mi gaso ancora di più: tristezza, rabbia e impotenza. Stupendo!».
Makarov alzò un sopracciglio perplesso mentre Mira fece per dire qualcosa ma poi si bloccò rimanendo con la bocca semiaperta a fissarlo insieme al master.
Krono si accorse delle facce con cui lo stavano guardando e si sorprese.
«Che c’è?», chiese ingenuamente, «sono pur sempre un demone, o almeno in parte come ha detto Mavis. Non mi sembra un comportamento così strano da parte mia. Dovreste accontentarvi della mia rinuncia ai sentimenti negativi».
«Potresti almeno evitare di venirtene fuori con certe frasi», gli disse Makarov.
«Ho fatto l’ipocrita per troppo tempo, nascondendo la mia vera natura, ma Mira aveva ragione, se ho scelto di comportarmi in un certo modo è perché era quello che mi veniva meglio. A quanto pare sono uno che ama fare scherzi… direi più istigare le persone forse».
Makarov fece un mezzo sorriso.
Krono contraccambio mentre Mira emise un lungo sospiro.
«A quanto pare non posso pretendere più di così».
Krono le si affiancò: «ammettilo sei pazza di me, non è vero?», le disse con un pizzico di malizia.
«Ma che dici?!», Mirajane si staccò di colpo, distolse lo sguardo in preda all’imbarazzo e si portò le mani sulle guance per nascondere un po’ di rossore.
«Ti sembra il caso di dire frasi del genere?! Dovresti smetterla con certi atteggiamenti e se non ti è proprio possibile evita almeno di istigare troppo certe persone e mi riferisco in particolare ad Erza».
«Ahahahah, e perché dovrei, le loro reazioni sono le più divertenti», si voltò e si avviò.
Si girò appena per guardarli un’ultima volta: «vi ringrazio per quello che avete fatto per me, anche lei master, specialmente per non avermi espulso, se per caso vedete quel fantasma di Mavis da qualche parte ringraziate anche lei da parte mia!», poi si voltò e accelerò il passo.
«Ci rivedremo?!», gli chiese Mira.
«Se siete fortunati no, se invece lo sarò io… forse».
«Pff, è davvero incredibile, all’inizio di questa storia era quello messo peggio e alla fine è quello che ne è uscito meglio», disse Makarov mentre si allontanava.
«Master?».
«Parto anch’io, non seguitemi o venitemi a cercare, pensai ai tuoi fratelli».
Mirajane rimase lì, in mezzo a quelle macerie, dove un tempo sorgeva la sua gilda, la sua casa ad osservare quei due uomini allontanarsi.
Il sole ormai era tramontato.
   
 
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