«Ti
ho portato le medicine» annunciò Dean con finta
disinvoltura
incrociando suo malgrado lo sguardo interrogativo ma poco
rassicurante del fratello mentre rientrava in camera con il sacchetto
della farmacia. Ricordava di essersi assicurato che dormisse prima di
uscire, ma evidentemente qualcosa, per disgrazia di entrambi, l'aveva
svegliato di nuovo nel momento peggiore.
«Non
ce n'era bisogno» rispose prevedibilmente
Sam, rabbrividendo però in maniera fin troppo evidente
sotto
il suo cumulo di coperte, e il fratello non riuscì a
trattenere un
lieve sospiro per una
simile
testardaggine decisamente inopportuna.
Era consapevole, in realtà, che al suo posto avrebbe fatto
lo
stesso, se non peggio, ma non sopportava che negasse in quel modo
l'evidenza davanti a lui quando stava male. Purtroppo era
arrivata la parte più difficile del suo compito, e per
quanto gli
dispiacesse obbligarlo a fare qualcosa che sicuramente non voleva,
sapeva di non avere molta scelta su come comportarsi.
«Si
vede infatti che sei il ritratto della salute» lo
canzonò per
abitudine avvicinandosi al letto, determinato
come sempre a compiere il suo dovere di fratello maggiore
all'apparenza calmo e indifferente mentre l'altro provava
a
fulminarlo con un'occhiataccia che era davvero tutto fuorchè
minacciosa.
«È
soltanto un'influenza. Domani sarò di nuovo in
piedi» ribadì con
decisione Sam per l'ennesima volta in poche ore, venendo
però
smentito all'istante, come da copione, da un violento attacco di
tosse.
«Come no» disse Dean con
un sorrisetto divertito che non riuscì a celare del tutto la
sua
preoccupazione, aiutandolo a sedersi e tracciandogli piccoli cerchi
sulla schiena per un po' prima di porgergli un bicchiere d'acqua.
Quando
la tosse si fu calmata, il più giovane dei Winchester si
lasciò
cadere di nuovo nel suo caldo rifugio, tirandosi le coperte fin quasi
alle orecchie. Era come se il freddo patito in missione pochi giorni
prima gli fosse entrato nelle ossa e niente sembrava in grado di
farglielo passare.
Nel
frattempo Dean, leggermente più rilassato ora che la crisi
sembrava
essere passata, tentava invano di radunare le idee. Non sarebbe stato
facile convincerlo ad accettare la cura, ma per quanto Sam avesse
cercato fin dall'inizio di sminuire la gravità della sua
“influenza”, gli era bastato guardarlo in faccia
per un attimo
qualche ora prima per capire che la situazione era decisamente seria,
e mentre osservava il suo petto che si alzava e abbassava fin troppo
in fretta, si maledì di nuovo per aver tardato tanto a
raggiungerlo.
Alcuni
giorni prima, infatti, mentre cercavano
di uccidere insieme il mostro che si aggirava da tempo su
quelle montagne, mietendo numerose vittime a distanza di anni,
il minore dei Winchester era stato buttato con una zampata
nelle acque gelide di
un
laghetto mezzo ghiacciato, e sebbene Dean si fosse affrettato a
soccorrerlo come sempre, facendo inoltre del suo meglio per scaldarlo
il più possibile lungo il tragitto fino al cottage che in
quei
giorni era il loro rifugio, quel bagno fuori programma in pieno
inverno non gli aveva certo fatto bene.
Per disgrazia di Sam, poi, non avevano quasi fatto in
tempo a
riprendere entrambi una temperatura accettabile dopo tutte quelle ore
passate al freddo che la notizia di un “misterioso”
attacco in
un'altra cittadina l'aveva costretto a stargli lontano per un tempo
molto più lungo del previsto alla disperata ricerca della
bestia,
che sembrava quasi fare apposta a spostarsi in continuazione di
svariati chilometri da un punto all'altro della valle in cerca di
cibo, finché al suo ritorno la notte precedente l'aveva
trovato a
letto, tremante per la febbre e in condizioni decisamente peggiori
del semplice raffreddore di cui era stato avvertito per telefono.
Arrabbiato e preoccupato, aveva passato quel che restava della notte
a cercare di dargli sollievo con un asciugamano bagnato sulla fronte,
ma al mattino aveva dovuto arrendersi e chiamare un medico. La
temperatura, a dispetto della pastiglia di antipiretico che gli aveva
dato subito, non voleva saperne di abbassarsi e gli sembrava che il
fratello, tra un colpo di tosse e l'altro, faticasse a respirare.
Il dottore era arrivato in poco tempo, e dopo averlo visitato, gli
aveva
prescritto un potente antibiotico per via iniettiva facendo sbiancare
di colpo il suo paziente, nonostante la febbre ancora alta e
l'intontimento generale.
Davanti
al medico Sam, come al solito, non aveva osato dire nulla, ma appena
questi era uscito, aveva iniziato a protestare debolmente, affermando
nel panico che una medicina del genere non l'avrebbe mai presa.
A quel
punto Dean, dopo un primo tentativo di farlo ragionare, aveva deciso
di dargliela apparentemente vinta per non affaticarlo troppo, ma
appena il fratello aveva ceduto al sonno, era subito uscito a
comprare tutto ciò che sarebbe potuto servire per farlo
stare
meglio.
Ben
consapevole del suo terrore per le iniezioni, aveva deciso di fargli
la puntura mentre dormiva, in modo che non se ne accorgesse, ma
rientrando in camera in punta di piedi con il sacchetto in mano
l'aveva trovato già sveglio e sospettoso.
Purtroppo
sapeva per esperienza che a quel punto, con ogni
probabilità, ci
sarebbero volute ore prima che si addormentasse di nuovo e non
potevano permettersi di aspettare ancora. Era riuscito per un soffio
a evitargli il ricovero e non aveva intenzione di chiamare di
lì a
poco un'ambulanza perché quel testone del suo fratellino non
voleva
saperne di lasciarsi aiutare. Un vero peccato che questa volta, con
un Sam ormai adulto e quindi più difficile da bloccare su un
materasso, non ci sarebbe
stato
il padre ad aiutarlo, ma in qualche modo avrebbe dovuto arrangiarsi.
Consapevole
che sarebbe stato meglio aver già pronto al suo fianco tutto
l'occorrente prima di iniziare la lunga battaglia per convincerlo,
prese di nuovo in mano il sacchetto, precedentemente appoggiato con
noncuranza in un punto della stanza invisibile dal letto, e stando
attento a non mostrarglielo, finse di andare in bagno.
Meglio
non fargli vedere che preparava la siringa, e con un po' di fortuna,
in quel breve lasso di tempo, la febbre l'avrebbe intontito ancora
quel tanto che bastava a rendere più sopportabile
l'iniezione. Per
quanto la cosa non gli facesse piacere, infatti, era abbastanza
sicuro che la temperatura del suo corpo si fosse alzata ancora, a
giudicare dalle guance arrossate e gli occhi più lucidi e
sbattuti
di quando era uscito, ma se questo gli avesse facilitato un po' il
compito, poteva non essere qualcosa di totalmente negativo.
Ovviamente
l'aiuto sperato non arrivò, e uscendo dal bagno con
l'occorrente per
la puntura nascosto nel sacchetto dietro la schiena,
incrociò subito
lo sguardo del fratello che lo osservava fin troppo vigile e
all'apparenza già pronto a tentare una fuga disperata come
una volta
era riuscito a fare da piccolo prima di cadere rovinosamente a terra
a pochi passi dalla “salvezza” ed essere
riacciuffato urlante dal
padre, ma per fortuna, quando Dean si avvicinò al letto, lo
vide
solo tendersi come una corda di violino. Non era sicuro di poter
considerare un buon segno il fatto che non stesse neanche provando a
mettere più distanza possibile tra loro, ma per il momento
stava
andando meglio del previsto.
«Coraggio,
è ora della medicina» gli disse quindi con un
sorriso un po'
forzato, preparandosi mentalmente a una discussione infinita come
minimo per convincerlo a lasciarsi curare.
«No» mormorò Sam con gli
occhi spalancati dalla paura che cercavano di individuare frenetici
la terribile arma sicuramente nascosta da qualche parte. Per quanto
intontito e dolorante per la febbre, sapeva benissimo che il fratello
doveva aver approfittato di quei pochi minuti in bagno per prepararla
e la prospettiva di sentirsi meglio dopo l'odiata operazione non lo
aiutava ad accettare la cosa.
«Dai, non farà male»
provò a rassicurarlo Dean, prendendo di nuovo posto sulla
sedia
accanto al letto.
«Parla per te» protestò
lui, irrigidendosi quando vide la sua mano avvicinarsi alle coperte.
«Preferisci che venga
un'infermiera a fartele?» gli domandò,
già sicuro della risposta,
cercando invano di tirarle indietro.
«Non ci provare!» rispose
subito Sam, in un tono che di minaccioso aveva ben poco, mentre
tentava con tutte le sue forze di trattenere le coperte.
«Allora vedi che non mi
lasci altra scelta?» ribatté tranquillo Dean
continuando a
strattonare, con sempre maggior forza, quelle povere lenzuola.
«Non ce n'è bisogno.
Domani sarò come nuovo» si affrettò a
dire il più giovane,
cercando strenuamente di opporsi alle ondate di panico e soprattutto
all'insistenza del fratello, che rischiava di lì a poco di
avere la
meglio.
«Sai benissimo che non è
così» lo corresse l'altro con fin troppa calma.
«Non importa. Ti ho già
detto che nessuno mi farà punture!»
«E invece qualcuno dovrà
fartele eccome. Guardati, Sammy, sei ridotto a uno straccio.»
«Quante storie per un po'
di febbre...»
«E una tosse spaventosa.
Hai sentito cosa ha detto il medico, non possiamo farne a
meno» lo
interruppe Dean dopo l'ennesimo colpo di tosse, che a giudicare dalla
smorfia doveva avergli raschiato dolorosamente la gola.
«Non se ne parla!» trovò
comunque la forza di ribattere Sam con una voce che non assomigliava
neanche lontanamente alla sua.
«Ti prometto che non te ne
accorgerai nemmeno» lo rassicurò di nuovo Dean
trattenendo un
sospiro esasperato mentre riusciva chissà come a sfilargli
dalle
mani le coperte, che finirono subito ai piedi del letto per
impedirgli di riprenderle. Sebbene gli dispiacesse costringerlo ad
affrontare la sua paura in un momento del genere, non gli avrebbe
permesso di far peggiorare ancora la malattia.
«Non ne ho bisogno, Dean.
Davvero» disse il ragazzo tremando, ma di nuovo la tosse lo
smentì
e il fratello si affrettò a sollevarlo e porgergli ancora il
bicchiere, nella speranza di non doverlo convincere a prendere anche
lo sciroppo. Aveva ancora gli incubi di tutte le storie che faceva da
bambino quando ne aveva bisogno e in quel momento non era in grado di
reggere ben due battaglie.
«Purtroppo sì, Sammy,
coraggio. Farò in un attimo e tra poco starai
meglio» lo rassicurò
dolcemente, stringendoselo contro.
Questa
volta il minore dei Winchester scosse solo la testa, dolorante come
non mai e con la terribile impressione di non riuscire a introdurre
abbastanza aria nei polmoni, a cui si aggiunse un attimo dopo la
tragica constatazione che le sue poche energie lo stavano
già
abbandonando fin troppo in fretta. Consapevole dell'importanza del
loro lavoro da quelle parti, non aveva mai detto a Dean che la febbre
aveva iniziato a tormentarlo poco dopo la sua partenza, alzandosi
sempre di più a dispetto delle medicine che si era arreso a
prendere
mentre lo aiutava a distanza con la missione, ma l'immenso sforzo che
aveva richiesto in quei giorni al suo corpo era sempre più
evidente.
Nonostante questo, però, il terrore degli aghi gli impediva
di
lasciarsi aiutare e per un attimo valutò anche la
possibilità di
alzarsi con una scusa e chiudersi in bagno finché poteva, ma
aveva
il sospetto che da solo non sarebbe neanche riuscito a lasciare il
letto e sfuggire al fratello durante il tragitto non era nemmeno
lontanamente pensabile. La sua presa per il momento era delicata, ma
anni di ferite anche gravi curate in casa gli avevano insegnato fin
troppo bene che si sarebbe stretta subito se solo avesse provato a
scappare e una lotta dall'esito decisamente scontato era l'ultima
cosa di cui aveva bisogno.
«Andrà
tutto bene» gli sussurrò poco dopo il fratello,
che accortosi suo
malgrado di come il più giovane, troppo debole e stanco, gli
si
stesse abbandonando inconsapevolmente addosso, decise di velocizzare
le cose per il suo bene e spingerlo con fermezza in posizione prona.
Si sentiva parecchio in colpa ad approfittare così di quella
dimostrazione di fragilità, ma non se lo sarebbe mai
perdonato se
fosse finito in ospedale perché aveva aspettato troppo a
dargli le
medicine.
«No,
Dean!» esclamò Sam nel panico appena si rese
conto, in leggero
ritardo, di ciò che stava succedendo. E lui che per pochi
istanti si
era anche goduto quell'abbraccio inaspettato! Ripensandoci era
strano, in realtà, che Dean avesse sentito il bisogno di
stringerlo
a sé in quel modo come quando erano piccoli e dovevano
addormentarsi
da soli in un luogo sconosciuto, ma dopo giorni che stava male e
barcollava paurosamente per il cottage ogni volta che doveva alzarsi
era stato anche piacevole quel momento di tenerezza. Maledizione a
quella febbre troppo alta che gli impediva di ragionare come si deve!
«Avanti, Sam, togliamoci il
pensiero e basta. A cosa serve aspettare?» cercò
di farlo ragionare
il più grande, mettendo rapidamente a tacere, almeno per
ora, il
senso di colpa per aver tradito la sua fiducia, ma l'altro, a
dispetto di ciò che aveva appena pensato, fece forza sulle
braccia
tremanti nel disperato tentativo di non farsi sopraffare. Gli
sembrava già di sentire l'ago trafiggergli il muscolo e non
era
affatto una bella sensazione. Poteva affrontare a testa alta le
creature più oscure e terrificanti, ma le iniezioni proprio
no.
«Ti ho detto che non ce n'è
bisogno! Vuoi ascoltarmi, dannazione?» protestò a
voce fin troppo
alta, ricominciando subito a tossire con violenza spaventosa.
«Lo farei volentieri se non
ti avessi trovato mezzo morto nel letto al mio ritorno»
rispose Dean
con tutta la calma che gli riuscì di racimolare, aiutandolo
a
placare l'ennesima crisi per poi bloccarlo al meglio nella posizione
desiderata mentre era ancora troppo sconvolto dai colpi che l'avevano
squassato ovunque per reagire con prontezza.
Trovatosi di colpo
immobilizzato, il ragazzo non poté far altro che dimenarsi
debolmente, esausto e sconfitto, mentre il terrore gli irrigidiva di
riflesso ogni singolo muscolo, aumentando così le sue
difficoltà
respiratorie. Non voleva ancora arrendersi però e non smise
un
attimo di supplicarlo con voce flebile mentre
il maggiore, senza farsi intenerire, estraeva rapido il contenuto del
sacchetto cercando di non soffermarsi su scrupoli di qualsiasi
genere. Sapeva che Sam aveva bisogno di quella dannata
medicina ed era suo dovere curarlo a qualunque costo.
«Rilassati e andrà tutto
bene» gli disse con calma appena ebbe sistemato tutto accanto
sé,
chinandosi poi su di lui per fargli un'ultima carezza sulla schiena.
Questi, per tutta risposta,
si irrigidì ancora di più soffiandogli contro un
«Traditore» che
Dean ignorò. Non poteva dargli torto, in effetti, ma si
sarebbe
fatto perdonare. Il fratellino non era mai riuscito a tenergli il
broncio a lungo e non dubitava che sarebbe stato così anche
questa
volta.
Senza
badare alle sue deboli proteste, gli abbassò pantaloni e
boxer e
cominciò a massaggiargli una natica senza ottenere
però il minimo
accenno di rilassamento. Purtroppo il ragazzo conosceva bene quella
procedura e la consapevolezza che presto sarebbe arrivato l'ago gli
impediva di cedere a quell'azione meccanica.
«Così
aumenti solo la sofferenza, Sammy. Non è meglio arrendersi e
farla
finita il prima possibile?» gli disse dopo qualche minuto con
leggera impazienza, a sua volta stanco per la difficile missione e la
nottata insonne, rendendosi ben presto conto che con lui il metodo
standard per le iniezioni non sarebbe servito a nulla.
«Non farlo, Dean» lo
supplicò ancora il fratello con voce tremante mentre un
violento
brivido, chissà se di freddo o di paura, lo scuoteva dalla
testa ai
piedi.
«Mi dispiace ma devo. Pensa
a qualcosa di bello e tra pochi secondi sarà tutto
finito» provò di nuovo a rassicurarlo,
massaggiandogli questa volta la schiena in
un gesto istintivo di conforto che nel giro di poco, complice forse
la spossatezza crescente, lo convinse ad allentare appena la tensione
nei muscoli, e solo allora Dean venne colto da un'illuminazione. In
un curioso flash, si ricordò all'improvviso che negli anni
lui e il
padre avevano scoperto che quello era il metodo migliore per aiutarlo
a rilassarsi, sorprendendosi quindi per non esserci arrivato molto
prima. Avrebbe risparmiato a entrambi parecchia sofferenza con un
semplice gesto che da sempre eseguiva d'istinto quando voleva
tranquillizzarlo e a quell'ora, con ogni probabilità,
l'iniezione
sarebbe stata solo un brutto ricordo.
«Non ci riesco» ammise
intanto il ragazzo, spaventato, maledicendo tra sé il mostro
responsabile di tutto questo mentre altri brividi lo aggredivano
senza pietà al pensiero involontario del brevissimo periodo
in cui
si era dimenato disperatamente in quella morsa ghiacciata,
domandandosi nel panico se ne sarebbe uscito vivo, prima di sentirsi
afferrare e portare in salvo, ma le
carezze del fratello, come sempre, ebbero presto il potere
di
placare in parte la sua agitazione.
«Sì che ci riesci. Hai
affrontato ben di peggio e lo sai» lo incoraggiava intanto
Dean con
voce calma e rassicurante senza smettere quel movimento così
piacevole, ora effettuato con maggiore convinzione.
Poco dopo Sam, consapevole
che la puntura fosse ormai imminente ma troppo stanco per tenere alta
la guardia, iniziò a chiudere pigramente gli occhi,
arrivando quasi
ad addormentarsi prima che il fratello gli passasse rapido il cotone
su una natica.
A quel punto,
improvvisamente sveglio, si irrigidì di nuovo ma Dean si
affrettò a
ricominciare il massaggio sulla schiena, sussurrandogli intanto
parole di conforto nella speranza di calmarlo. Lo credeva
già nel
mondo dei sogni quando aveva disinfettato la zona dell'iniezione, ma
evidentemente non era così. Aveva dimenticato quanto potesse
essere
resistente il fratellino in certi casi decisamente inopportuni...
«Tranquillo, andrà tutto
bene» gli disse dolcemente poco dopo, trafiggendo rapido il
muscolo
e strappandogli così un mugolio di dolore e protesta.
Sam
strinse forte gli occhi e il cuscino, rigido come non mai,
trattenendo il respiro mentre immaginava, senza volerlo, il liquido
che scendeva con una lentezza esasperante. Sapeva in realtà
che era
giusto così, ma il lieve bruciore che sentiva irradiarsi dal
luogo
dell'iniezione gli faceva desiderare che finisse al più
presto.
In
qualche modo percepì che il fratello non smise un attimo di
parlargli con calma nel vano tentativo di distrarlo ma lui non
capì
una sola parola e gli sembrò che fosse passata
un'eternità quando
Dean, a voce un po' più alta, annunciò di aver
finito con sollievo
di entrambi, disinfettando di nuovo con cura il punto dolente.
«Visto?
Sei sopravvissuto anche questa volta» lo prese bonariamente
in giro,
scompigliandogli i capelli dopo aver gettato cotone e siringa. Non
era stato facile riuscire a fargli quella maledetta puntura, ma
almeno la prima fiala era andata. Ora doveva solo capire come fare a
somministrargli le successive senza far uscire di testa entrambi, ma
ci avrebbe pensato in un altro momento.
Da
parte sua Sam, totalmente distrutto da quell'ultima prova che gli
aveva risucchiato in un attimo le poche energie che aveva a
disposizione tra un sonnellino e l'altro, non replicò
nemmeno,
limitandosi ad accettare docilmente il suo aiuto per sdraiarsi di
nuovo in una posizione migliore per respirare. Erano giorni che quel
gesto così normale gli costava uno sforzo sempre maggiore e
si
augurava che almeno la cura si sbrigasse a fare effetto. Sarebbe
stato il minimo, visto ciò che era costretto a sopportare.
«Guarda cosa ti ho comprato
per quando ti sentirai di mangiare» disse a un certo punto
Dean,
sventolandogli davanti un pacchetto dei suoi biscotti preferiti.
«Non trattarmi come un
bambino» protestò Sam con finta irritazione appena
riuscì a
mettere a fuoco quella macchia colorata.
«Non mi sembrava che ti
dispiacesse poco fa» ribatté il fratello,
sorridendo al ricordo di
altri momenti in cui erano rimasti teneramente abbracciati nel corso
degli anni.
«Falla finita» lo pregò
quasi il ragazzo e il maggiore dei Winchester, impietosito e
preoccupato da quell'ultima dimostrazione di debolezza, capì
che
doveva trovare un altro modo per risollevargli il morale.
D'istinto gli appoggiò una
mano sulla fronte, scostando i capelli sudati, e Sam chiuse gli occhi
con un sospiro godendosi la carezza. Non aveva dimenticato cosa era
successo poco prima quando aveva abbassato la guardia, ma adesso che
in qualche modo la puntura era stata fatta, non doveva esserci
più
pericolo.
«Prova un'ultima volta la
febbre, Sammy» gli disse poco dopo il fratello.
«Non ce n'è bisogno»
mormorò questi socchiudendo appena le palpebre,
già mezzo
addormentato.
«Lo
so che sei stanco ma devo sapere se hai
bisogno di altre medicine» insistette
dispiaciuto Dean
porgendogli il termometro. Era abbastanza sicuro, in realtà,
che la
febbre si fosse alzata parecchio ormai, a
giudicare dalle guance rosso fuoco e dai brividi che ancora adesso lo
scuotevano impietosi, ma il medico si era raccomandato di tenerla
d'occhio e correre subito in ospedale in caso di peggioramenti. Del
resto doveva esserci un motivo se all'inizio aveva optato per una
richiesta di ricovero, e non poteva essere altrimenti dopo giorni in
cui era rimasto, suo malgrado, abbandonato a se stesso in quella
stanza con una brutta polmonite.
Sam
sbuffò appena ma obbedì, iniziando una curiosa
manovra per
sistemarsi la bacchettina di vetro sotto l'ascella senza scoprirsi
troppo e lasciandolo semplicemente fare quando Dean si chinò
su di
lui per tenergli premuto il braccio contro le costole. In condizioni
normali avrebbe protestato almeno un po', ma in quel momento era
davvero stremato e in fondo sapevano entrambi che non potevano
permettersi di perdere proprio adesso il prezioso termometro.
I pochi minuti necessari
alla misurazione sembrarono quasi eterni al maggiore dei Winchester,
che aspettava il responso con il cuore in gola, ma qualunque traccia
di sollievo se ne andò subito appena diede un'occhiata al
piccolo
oggetto tra le sue mani.
A quel punto si concesse un
bel respiro per prendere coraggio e provò a scuotere per una
spalla
Sam chiamandone il nome finché questi non aprì
stancamente un
occhio con aria più assonnata che mai. Aveva cercato il
più
possibile di tenerlo sveglio parlandogli, ma bastava smettere un
attimo che il fratello si lasciava subito andare. Meglio che
aspettasse ancora un paio di minuti al massimo, però, se non
voleva
subire anche il trauma delle supposte che tenevano sempre nella
cassetta dei medicinali nel malaugurato caso in cui uno dei due, per
qualsiasi motivo, non fosse riuscito a mandare giù una
medicina per
bocca. Se già le detestava normalmente, non voleva neanche
immaginare il disastro se si fosse svegliato di soprassalto con il
sedere di nuovo al vento e l'ovvio terrore di un'altra iniezione.
Come già si aspettava, Sam
non fu molto contento di quell'ennesimo richiamo ma Dean sapeva che
in caso contrario le proteste sarebbero state, giustamente, molte di
più.
«Prendi una di queste e ti
lascio dormire, promesso» gli disse piano mostrandogli la
scatola
dell'antipiretico e il ragazzo, con un ultimo lamento, cercò
di
mettersi seduto.
Purtroppo il cambiamento di
posizione, oltre a fargli dolere ogni centimetro del corpo,
risvegliò
subito la tosse e il fratello maggiore fu costretto a sorreggerlo
mentre questi inghiottiva a fatica la pastiglia, abbandonandosi poi
per un attimo sulla sua spalla per riprendere fiato.
Dean lo lasciò fare, e in
un accesso di tenerezza che gli riservava solo quando stava
particolarmente male, gli appoggiò per qualche secondo una
guancia
sulla fronte troppo calda. Non si aspettava che la febbre fosse
così
alta e ringraziò tra sé di essere riuscito a
tornare da lui nel
momento peggiore. Non voleva neanche pensare a come avrebbe potuto
trovarlo se avesse tardato anche solo di qualche ora.
«Vedrai che tra poco starai
meglio» lo rassicurò dolcemente quando lo
sentì rilassarsi e Sam
annuì appena, con gli occhi già chiusi,
accoccolandosi ancora di
più.
«Ehi, guarda che sei più
comodo sdraiato» gli fece notare un attimo dopo Dean,
tornando
improvvisamente ai suo soliti modi per celare anche a se stesso quel
momento di debolezza, mentre uno strano cumulo di sentimenti
contrastanti gli gravava in realtà sul petto. Da un lato gli
avrebbe
fatto piacere infatti tenerselo contro in quel modo dopo tutto
ciò
che avevano passato negli ultimi tempi, ma sapeva anche che sdraiato
sarebbe stato più comodo.
A quelle parole il fratello,
un po' confuso dal sonno e dalla febbre ma ancora abbastanza vigile,
per fortuna, si scostò subito e il maggiore dei Winchester,
prendendolo per le spalle, lo riadagiò piano sul materasso
stando
attendo a non fargli troppo male, visto che anche il più
piccolo
movimento sembrava essere diventato un'impresa molto fastidiosa.
«Dormi ora, Sammy» gli
disse infine dolcemente, rimboccandogli le coperte come faceva sempre
anni prima, mentre il più giovane, lieto di essere di nuovo
sdraiato, chiudeva gli occhi e si rilassava sotto il tocco della sua
mano fresca sulla fronte bollente.
Un attimo dopo Sam avvertì
qualcosa di freddo e bagnato posarvisi sopra con delicatezza e
sospirò di sollievo per quella piacevole sensazione mentre
Dean,
assicurati bene gli angoli della stoffa sulle tempie in fiamme, si
sedeva di nuovo accanto a lui, pronto a vegliare sul suo sonno
finché
non si fosse sentito meglio come quando erano bambini.
Il minore dei Winchester non
l'avrebbe mai ammesso ma aveva sempre amato questa sua abitudine, e
sebbene poi gli dispiacesse per le ore di sonno che il fratello
perdeva in quel modo, la volta successiva si trovava
inconsapevolmente a pregare che lo facesse ancora. Del resto sarebbe
stata dura rinunciare a quella sorta di rituale, visto che in quel
modo aveva superato qualunque malattia da che avesse memoria.
Nel frattempo Dean, del
tutto ignaro dei pensieri del fratello, cercava invano di scacciare
il terribile senso di colpa che lo attanagliava da ore per quella
polmonite trascurata. Una parte di lui continuava infatti a ripetere
che avrebbe dovuto capirlo dalla voce o dalla tosse, che pure aveva
sentito di tanto in tanto al telefono, che era molto di più
di un
semplice raffreddore, ma in fondo anche Sam era grande abbastanza da
sapere che questi sintomi e la febbre alta, che di sicuro aveva da
giorni, significavano ben altro. Purtroppo
però
era tipico del suo fratellino - o meglio, della loro famiglia - una
certa tendenza a sottovalutare le proprie condizioni, e a sua
parziale discolpa poteva dire di non aver avuto scelta alcune notti
prima quando aveva deciso di lasciarlo solo, dal momento che se
avesse rinunciato alla caccia per stargli vicino, non solo le vittime
di quell'orrendo mostro sarebbero di sicuro aumentate finché
non si
fosse saziato, ma anche lo stesso Sam avrebbe corso il grosso rischio
di figurare tra loro. Ricordava bene infatti che
prima di cadere in acqua,
trasformandosi così in una preda perfetta, era riuscito a
ferirlo di
striscio, ma di fronte alla sua sofferenza qualunque pensiero
razionale finiva sempre nel dimenticatoio, e di certo lo spavento
iniziale di ritrovarlo così e la mancanza di sonno non
aiutavano ad
allontanare i pensieri peggiori.
Esausto
ma deciso a offrirgli tutta l'assistenza possibile, iniziò
quindi la
sua consueta battaglia con la stanchezza per essere pronto a
intervenire in caso di bisogno, occupandosi nel frattempo di tenergli
fresca la fronte e di farlo bere di tanto in tanto finché il
fratello non riaprì gli occhi dopo qualche ora leggermente
più in
salute. In realtà la situazione non era migliorata
granché, ma il
solo fatto che la febbre fosse scesa a una temperatura più
accettabile era già un bel passo avanti per Dean, che
sollevato lo
aiutò a sedersi per mangiare qualcosa, dandogli alla fine i
biscotti
promessi come premio.
All'inizio
Sam lo guardò male, e in un moto di imbarazzato orgoglio,
tentò
persino di ricordargli che ormai era troppo grande per quel genere di
cose, ma in fondo sapevano entrambi che quando stava male gli piaceva
tornare bambino per qualche minuto e farsi viziare un po' dal
fratello maggiore, che segretamente, nonostante tutto, finiva per
godersi il momento tanto quanto lui per la semplice illusione di
essere anche loro una famiglia normale, motivo per cui qualunque
accenno di protesta cadeva sempre nel vuoto senza scalfire quella
particolare atmosfera di calore domestico che durante l'infanzia
avevano avuto così poche occasioni di assaporare.
Prompt: A ha il terrore delle iniezioni, ma B è costretto a fargliele.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Non avrei mai pensato
di scrivere un giorno una cosa del genere, quindi non so cosa sia
venuto fuori (soprattutto
per
quanto riguarda la parte medica, visto che ho fatto tutt'altri
studi), ma il prompt mi ispirava troppo, e anche se con
immenso ritardo (sorry, sono un disastro con le scadenze, specie se a
breve termine XD), ecco a voi una storiella senza pretese con tanto
fluff su questi poveri malcapitati. u.u
Fatemi
sapere che ne pensate, se vi va, e grazie a tutti per gli eventuali
consigli che mi aiuteranno a migliorare e per il tempo che mi avete
dedicato anche solo leggendo. <3
Come
ho scritto nell'introduzione, la storia avrebbe dovuto partecipare
all'iniziativa “Anonymous H/C speed filling
challenge” indetta
gruppo fb Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart. Mi raccomando,
ringraziate
anche l'admin e i membri del gruppo se questa cosina vi è
piaciuta,
perché senza di loro non sarebbe probabilmente mai nata. ;)
Se a
qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook
principalmente su Fairy Tail ed Edens Zero, ma anche sugli anime e
manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime
opere, saremo ben felici di accogliervi qui.
Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso
di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto
augurandovi una buona serata e buona settimana.
Bacioni
e alla prossima!
Ellygattina