Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: CrisBo    15/06/2020    1 recensioni
Il mio dosso non era l'iceberg del Titanic. Era la montagna di Maometto. Era il monte Fato appena ristrutturato. Era quel simpaticone del kraken in digiuno da quarant'anni. Era un machiavellico tranello del diavolo che persino il diavolo, vedendolo, mi aveva dato una pacca sulla spalla compatendomi. La famosa pacca di consolazione del diavolo era, in realtà, Yoongi che mi guardava con aria tremendamente
demoniaca
paradossale, sembrava che stesse pensando a 101 modi per uccidersi e, allo stesso tempo, a quale nome dare al suo futuro chiosco di carne.
************
Seoyun è innamorata del suo migliore amico, vive con Namjoon e Yoongi e dovrà affrontare, durante un'estate particolare, il grande fenomeno del tempismo effetto sorpresa, con una bolgia di amici in conflitto coi problemi che la vita comune regala. Durante la stagione più calda, frizzantina e soleggiata dell'anno cosa potrebbe andare storto, in fondo?
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Seokjin/ Jin, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




27 ~ Busan, spaghetti e sprite



ㅇㅅㅇ




 
I giorni passarono inesorabili fino alla fatidica partenza per Busan. 
Ero in fibrillazione e, allo stesso tempo, ero nervosa come non mai. Non era raro che organizzassimo delle gite fuori porta, fra noi, specialmente nel periodo estivo ma quell'avventura nuova si portava dietro tutte le conseguenze di un'estate che era stata, su per giù, decisamente traumatica e non ero pienamente cosciente di ciò che sarebbe potuto accadere. Non abbassare mai la guardia, era il mio nuovo motto di vita. Ma ero decisamente più propensa all'ottimismo cronico, colpa del fatto che con Jin le cose, dopo quello che era successo, stavano andando bene. Fin troppo bene.  Non riuscivo nemmeno più a ricordare come mi ero sentita riguardo la nostra ultima litigata. La testa faceva sempre questo brutto scherzone al cuore, portava a dimenticare le sensazioni spiacevoli, le attutiva almeno, piazzandole in un angolo del cervello in chissà quale fascicolo, sotterrandolo sotto chili di ricordi più piacevoli. Era un po' la regola dell'inverso, alle volte bastava una sensazione felice per farti fare promesse bizzarre e farti dimenticare le lacrime amare versate, come ci voleva una sola sensazione infelice per schiaffeggiare tutte le risate e i palpiti del cuore. 

Jin era la mia regola dell'inverso, per quanto stare male per lui non era mai stato nei miei piani a lungo termine, riusciva comunque a farmi dimenticare il motivo per cui ero stata così tanto male. Non che avessi abbassato la guardia, appunto, ma di certo facevo scivolare via più cose rispetto a prima. Si era dimostrato per quello che era sempre stato, un ragazzo un po' scemo, incapace di fare delle cose umane come fare una conversazione seria senza prenderla sul ridere, ma con un cuore enorme. Si era fatto perdonare in tutto e per tutto, comportandosi esattamente come sempre, senza fare cose arzigogolate e pacchiane. Serate a mangiare a casa mia, documentari come se piovesse, giochi da tavola insieme a Minno, prese in giro nei riguardi della presunta vita clandestina di Namjoon - non avevo cuore di dirgli che la sua fantasia di un Nam suadente che accaparrava donzelle in un talking bar ormai era stata sfatata dalla realtà - e serate in giro insieme agli altri a perdere la nostra solita dignità. 

Non ci fu mai il famoso appuntamento romantico, almeno non nei canoni che mi sarei aspettata da uno come Jin. Mi invitò solo una volta, a cena, a casa sua in presenza di suo fratello e della sua reale ragazza. Una vera  e propria cena a quattro, la stessa  che avevo categoricamente vietato di fare a Hoseok. Me l'aveva proposta come sorpresona della vita e io, da brava persona piena di fiducia, gli avevo creduto ritrovandomi immischiata in una conversazione un po' imbarazzante riguardo la mia relazione con Jin e, soprattutto, riguardo la peripezia della stazione, che quel simpaticone del mio ragazzo, aveva deciso di pigolare al suo consanguineo primario. Per tutta la sera gli lanciai chiari messaggi bellici che lui colse con grande audacia, sghignazzando malefico sotto i baffi. Ero quasi sicura che la sua idea di cena romantica era una specie di velata, e neanche tanto, vendetta riguardo la mia persona. Non ero convinta che avesse del tutto superato le mie ultime avventure con Hoseok, tanto che ogni tanto mi stuzzicava con dei doppisensi involontari, ma voluti, per quanto potevo conoscere i miei polli.

Ero quasi sull'orlo di dirgli della sua festa di partenza a sorpresa ma poi mi morsi la lingua, considerando che non fosse necessario rovinare tutto il piano di Taehyung solo perché Jin era un cretino, ma fu molto ardua fare finta di nulla. Almeno fino a che, dopo la cena, non mi portò a fare una passeggiata vicino ad un viale alberato, pieno di lampioni luminosi, tenendomi per mano e mostrando la sua aria serena alla volta celeste. Quella sera mi chiese scusa di nuovo, per quell'imboscata a tradimento, e mi fece parlare di Hoseok, con grande sorpresa per i miei telespettatori mentali. Nonostante non mi sarei data due lire, ero riuscita a convivere divinamente con il tarlo di Hoseok, se con divinamente intendevo: passare le notti insonni a disegnare e fare cose segrete come una spia criminale; provare a fare un discorso da presidente del Paese pieno di scuse e sensi di colpa usando Monie come cavia con tanto di "bau" contrariati; registrare di nascosto Namjoon che cantava sotto la doccia per poi fare dei tagli e cuci con un programma e creare delle canzoni blasfeme degne del peggior talent-show musicale del mondo.

Facevo davvero delle cose strane quando ero inquieta.

Ma, nonostante tutto, sapevo che l'avrei risolta, in un modo o nell'altro. Ormai potevo addirittura vantarmi di essere una grande esperta in fatto di relazioni umane, e non mi riferivo solamente a me. Avevo dalla mia parte una bolgia di amici debosciati che, bene o male, avevano avuto esperienze relazionali peggio di un drama coreano scadente quindi potevo davvero vantarmi di saperne qualcosa in più, rispetto a prima. Hoseok era solo l'ultimo tassello del mio grande dramma, così come era stato il 
primo. Avrei solamente dovuto affrontarlo e dopo aver attraversato una stazione in pigiama e con ai piedi delle ciabatte sbagliate potevo davvero fare tutto.

«There's a ribbon in the skyyyyyy» Namjoon stava facendo avanti e indietro dalla sala a camera sua.
Ero già pronta a registrare ma quel giorno c'era troppo traffico in casa e la cosa era un po' difficoltosa.
«Qualcuno ha visto il mio cappello da viaggio?» Chiese Taehyung, sbucando da dietro un divano.
«No no Jin, quella crema solare no, mi è costata cinque miliardi di won, non te la porti!» Biascicò Yoongi, quasi avventandosi su Jin, dietro le sue spalle.

Come da bravi adepti delle estemporanee, avevamo deciso di fare un finto pigiama party, la sera prima, così da essere tutti pronti e attivi e puntuali, possibilmente, per partire da casa nostra e arrivare alla stazione senza fare delle corse sovrumane e perderci dei pezzi nella corsa, o delle persone, come l'ultima volta che scordammo Hoseok da un benzinaio per puro errore di calcolo umano.
Non ce la perdonò molto facilmente.

«Seo, hai visto il mio mp3?» Minno ora si avventò su di me, come un corvo.
«Dici quello che hai perso nel lontano settecento?»
«No, quello bianco! Piccolo così!» E imitò una parvenza di misura, con le dita.
«Yoongi, quello è il mio.»
«Ah.» Rispose lui, prima di fare uno sbuffo contrito e passare oltre. Io stavo piazzando nello zaino le ultime cose, ero sicura che non mi sarebbe servito niente di tutto ciò ma, ogni volta che partivo, era mia consuetudine avere con me le seguenti cose: giochi enigmistici, un piccolo notes con una penna scrivente, un fumetto dall'aria poco colta e un apribottiglie, utilissimo per ogni evenienza di vitale importanza.

«Qualcuno porta le maschere idratanti, vero?»
«Sì Jinnie, tranquillo, ho tutto l'armamentario, la tua pelle diafana non verrà rovinata dal sole.»
Yurim era l'unica seduta sul divano, a sgambettare davanti ad un Monie che ci stava guardando come uno che avrebbe sicuramente fatto una festa privata, una volta che avrebbe avuto casa libera. 
«Ma mica sono per me, io sono perfetto così.»
«Lo dice per me, è convinto che mi squami.» Risposi io, facendo una smorfia di finto disappunto.
«Ti squami infatti, io mi preoccupo per te.»
Lo ignorai volutamente, vedendolo già in procinto di ridere come una iena. 
«Yu, hai tu gli orari dei treni?»
«Non li doveva guardare Minno?»
«Secondo te ho la faccia di uno che potrebbe mai fare una cosa così complicata e pericolosa come aprire un'applicazione per guardare degli orari del treno?» Chiese Yoongi, guardandola con uno sguardo un po' da triglia.
«Li so io, e siamo qasi in ritardo, se solo Hoseok si sbrigasse.»
Jin ci fece zittire, cominciando a guardare fuori dalla finestra come un vecchio che guarda i cantieri. 

Hoseok non aveva dormito da noi, non volevo pensare che fosse per colpa mia ma per colpa degli eventi ancestrali che avevano portato Emily a trovare un volo per Seoul esattamente il giorno prima di partire per Busan. Eravamo stati in dubbio fino all'ultimo, della sua giunta, ma non appena aveva confermato che sarebbe arrivata la cosa ci fece rallegrare tutti. Persino me. Lui ancora non mi rivolgeva la parola e, speravo, che con l'arrivo di Emily la cosa si smussasse senza particolari giochi di prestigio da parte nostra, ma più come una circostanza obbligata che avrebbe fatto scemare via quel senso di disagio che provavamo nello stare nella stessa stanza.

«Ma Jungkook è morto in bagno o cosa?» Chiese Yoongi.
«Ragazzi mi raccomando, non una parola eh.» Sibilò Tae, sedendosi di fianco a Yurim, avvolgendole le spalle con un braccio.
«Posso incarare un po' la dose? Così non mi diverto.» Continuò Minno, un po' malefico, ma l'occhiata che prese sia da Yurim che da Tae non si dimostrò comprensiva, così che il suo piano andò subito in malora. Era un po' troppo amante della sofferenza umana, forse questi giorni lontano da Jimin stavano avendo un effetto troppo disturbante per i suoi canoni, si stava trasformando in un demonio dell'inferno.
«Qualcuno gli bussi, però. Chiamate Hobi per sapere se si è fermato ad ammirare gli arcobaleni, per favore?» Domandò Jin, andando ad acchiappare Monie con le braccia. «Io porto Monie dalla vicina prima che si faccia strane idee, qui in casa da solo.»

Io e Jin avevamo gli stessi pensieri riguardo la vita mondana di Monie,
era una cosa un po' inquietante. Per fortuna Minno era riuscito a convincere la nostra vicina di casa a tenerlo d'occhio per questi due giorni, all'inizio sembrava un po' restia ma poi accettò a patto che saremmo andati a cena da lei, una volta tornati, che si sentiva un po' sola e sarebbe stata grata di assaggiare qualcosa di buono cucinato da quei bravi vicini giovincelli che si ritrovava. Insomma, ci aveva relegato a chef culinari per un giorno ma, visto che poteva andarci decisamente peggio, accettammo senza riserve.

«Hanno suonato, è arrivato!»
«Jungkook esci dal bagno per favooore?» Gli urlò Yoongi. «Se perdiamo il treno vi uccido a tutti.»

Andai io ad aprire, cominciando a fare tecniche di respirazione profonda. Rivedere Hoseok, dopo tutti quei giorni, era stata un'incognita balorda. Cominciavo ad avvertire i primi batticuori traditori, quelli infidi da finta strafottenza, quella che mi ero portata dietro riguardo tutta la vicenda. Ma cosa volevo affrontare, io? Non ero mica così coraggiosa, solo nei film l'eroe prende le redini delle situazioni e affronta i suoi stessi demoni. Io ero il co-protagonista scemo dei miei film, quello che così lo pigli e così rimane, era così ovvio. Era palese che non imparassi mai la lezione.

Potevo descrivere il nostro primo sguardo come un'ibernazione glaciale dei tessuti. Una cosa notata da chiunque, probabilmente persino da Monie ormai a distanza di sicurezza nella casa vicina, ma per fortuna Emily era così contenta di rivederci che non notò quella particolare freddezza iceber-atica che eravamo in grado di creare stando nella stessa stanza. L'abbracciamo tutti e, grazie a quel momento di amore incondizionato, l'aria si alleggerì un po' di più.
Probabilmente Emily non sapeva o non credo sarebbe stata così bendisposta nei miei confronti.

Taehyung, nei giorni passati, aveva provato a donarmi delle tattiche per fare pace degne di nota, di inequivocabile facilità sociale. Il fatto che le usasse con Jimin, durante i loro battibecchi su quante calorie avessero le banane, e che con lui funzionassero non ero per niente sicura che fosse la tattica giusta per approcciarmi a Hoseok. Yurim, invece, aveva ribadito che la mia grande idea potesse funzionare sul serio: stare ferma, immobile e osservare il proseguirsi della situazione. Credeva che sarebbe stato costretto a rivolgermi la parola, quindi non si preoccupava di un possibile fallimento. Cosa che, invece, pensavano tutti.  Non volevo preoccuparmene, in realtà. Era quella che potevo chiamare la mia ultima parvenza d'estate che avrei passato con Jin e gli altri e non volevo rovinarmela per una cosa che, ormai, volevo solo accantonare nella mia testa.

Eppure ad ogni sguardo che non ricambiava era un colpo allo stomaco non da poco. Per quanto ci provassi, fingere che avrei resistito fino ad un chiaro segnale divino, cominciava a diventare poco credibile anche per me. Per fortuna questo non rovinò il tema principale del viaggio, far credere a Jungkook che non ricordavamo del suo compleanno e, al tempo stesso, far credere a Jin che si trattasse solo del compleanno di Kookie. 

Era l'unica mia magra consolazione e, più s'avvicinava l'ora della partenza, più mi saliva il panico da viaggio.
Nei giorni passati, mentre ascoltavo la musica e guardavo i giorni nel calendario proseguire inesorabili senza preoccuparsi di quante cose non sarebbero state vissute, di quante cose non sarebbero state dette, mi ero resa conto che avrei persino accantonato tutte le schedule di vita movida di Jungkook per dedicarmi ad una pratica molto più casereccia e intima. Provavo uno strano senso di nostalgia, nonostante il mio presente era più attivo e pieno che mai, riuscendo solo a proiettarmi verso i giorni futuri, pensando a quante cose mi sarebbero mancate.

Per fortuna passava, ogni volta che sentivo Jin suonare il citofono per salire a casa, con del cibo e una risata già pronta, mischiata a chissà quale battuta infelice. La notte era rimasta sempre e solo mia e sua, nostra. Mi cullava piano e dolcemente e lasciava andare via il dolore che provavo nell'avere ancora una piccola, grande, cosa da risolvere. Lui era stato paziente con me, dopo avermi dato della scema patentata riguardo a Hoseok, mi aveva ascoltato e, a giudicare dal suo sguardo, era rimasto parecchio sorpreso dal mio incredibile atto di coraggio.

Ma lo potevo vedere, dai suoi occhi, da quel sorriso pieno e la tranquillità che emanava. Era in pace ora. Non vedevo più un barlume di dubbio, non sentivo più strane frasi sul fatto che io e Hoseok forse un giorno saremmo finiti insieme, una volta per tutte. Non aveva più paura di questo e io non avevo più paura che potesse, realmente, accadere. Quell'ultima cena-vendetta aveva veramente dissolto quel maledetto mostro che si annidava tra di noi. Ma volevo recuperare almeno quello che avevo sempre avuto con Hoseok e, in questo, ero stata onesta. E lui aveva capito, provando a consigliarmi di essere sincera  con lui una volta per tutte, di aprire il mio cuore e dirgli che potevo sopportare tutto, ma non quello di vederlo di nuovo scivolare via dalla mia vita.

«Aaah ragazzi pronti? Andiamo? Chi c'è?» Esclamò Hoseok, sbattendo le mani tra loro.
«Sono così emozionata, adoro Busan.» Disse Emily, sorridendo a mille denti.
«Jk esci da sto cavolo di bagnooo, ma si può che le tue docce devono durare più delle migrazioni delle rondini?»
«Minno però, se non sai le cose» lo interruppe Jin, guardandolo.
«Esatto, è risaputo che la migrazione più lunga è quella della paradisea artica.»
«Il suo viaggio corrisponde a tre viaggi andata e ritorno dalla Terra alla Luna.»
«A questi due li lasciamo qui.» Replicò Yoongi, acciuffando il suo zaino.

C'era una vera e propria esplosione di roba. Avevamo più valige  e zaini noi che, probabilmente, uno zar russo in procinto di portare tutta la generazione in vacanza in Cambogia. Jin aveva optato per una valigia grande quasi il doppio di lui, non capendo bene la sua previsione di "vacanza" di due giorni, visto che i cambi vestiari che un essere umano poteva fare in un giorno non erano poi così ampi. Yurim era riuscita a ficcare tutto il necessario in un trolley agevolissimo, a quanto pare pure le cose per Tae visto che lui era già pronto con una tracolla e occhiali da sole tattici. 

«Sto uscendo sto uscendo, ah.»
Finalmente il festeggiato ignaro uscì dal bagno, portandosi dietro un aromatico profumo di bagnoschiuma alla vaniglia e crema solare.
«Oh Jk vieni qui.» Jin aveva richiamato il più piccolo,  già lanciandogli addosso lo zaino. 
«Then I loooooooove guyyyys» Namjoon era ricomparso, ancora immerso in quello strazio canoro, ma sparì quasi subito, ritornando indietro. «I forgoooot one thiiiiing»
«Ragazzi qualcuno lo può far smettere?» Borbottò Yoongi.
«Pa pa pa uh uh mare mare yo - ci vuole spirito per iniziare questa vacanza. Dai su su su andiamo? Siamo già in ritardo.» Continuò Hoseok, sbattendo le mani tra loro.
«Ma 'sta energia da dove la prendi?» Brontolò Tae.
«Dalla mia felicità, principalmente.»
«Ah certo.» Rispose Yurim, sorridendo.

Tra Namjoon che cantava, Hoseok che faceva strane danze caraibiche intorno a Emily e Jin che stava letteralmente legando il suo zaino a quello di Jungkook, mi resi conto che volevo uscire di fretta da casa per cominciare ad avviarci verso la stazione. Non eravamo realmente in ritardo, forse grazie al fatto che Jimin ci stava aspettando a Busan e non era dovuto partire con noi, quindi se la stavano tutti prendendo comoda, nonostante la fretta teorica.

«Annnnnddd I can mooooove on my soooouuul» Namjoon tornò alla riscossa di nuovo in sala.
«Per carità!»
«Jin-hyung ma che stai facendo?»
«Per non perderci.» Rispose Jin, facendogli un sorriso a mille denti.
«Seo? Li hai tu i biglietti?» Mi chiese Tae, d'improvviso.

Per un momento sgranai gli occhi, guardando tutti con un vero senso di panico. 

«No, li ha Jk.»
«Come Jk? Perché li dovrei avere io? Non sapevo nemmeno che dovevamo partire, mi dite sempre tutto all'ultimo.»
Si lagnò il più piccolo, facendo un broncio.
«Ah.» Disse Jin. «Nam li hai tu, mi sa.»
«I don't haaaave any tickeeeet my loooooove»
«Qualcuno lo può far stendere?» 
Yoongi era ritornato in sala, di nuovo,  vestito sempre col suo immancabile e felice color buco nero, se non fosse che aveva deciso di  cambiare maglietta e mettere la stessa identica che avevo io.  Quella del gruppo che avevo sentito con Hoseok. 

«No dai, cambiati.» Entrambi, indicandoci pure con le dita.
«Oh ma che carini, siete una coppia meravigliosa.» Sghignazzò Jungkook, mentre mi sfilava di fianco insieme a Jin. Sembravano due scout, visto che il mio ragazzo aveva una mano sulla sua spalla, oltre che lo zaino legato a nodo scorsoio col suo. Jin non fece nemmeno finta di essere geloso della cosa, lo ero più io. Kookie me lo avrebbe rubato, prima o poi.
«Ragazzi andiamo per favore? Siete pronti?»
Ma alla  fine mi prese la mano, creando quel trenito a tre un po' strano.
«Minno avevi già visto che avevo 'sta maglietta, perché mi fai questo?»
«Dai, fammi almeno godere la maglietta. Tu li hai pure visti dal vivo.»
«Ooooh my friendssss don't fighting anymooooreee, we can't taaaaalk»

Namjoon non aveva smesso di cantare per un attimo. Aveva deciso di comunicare con noi solo attraverso delle frasi in inglese che, a quanto pare, facevano morire dal ridere Emily. Non che non lo trovassi divertente, ma era stonato come una campana, e alle otto del mattino non c'è niente di peggio di una persona che canta in quel modo, specie se lo stomaco non ha nemmeno  mezzo chicco di riso crudo, nè caffè americano con caffeina quadruplicata, poi metti il fatto che Hoseok evitava di commentare qualsiasi cosa io facessi, dicessi, vedessi, era un po' dura rimanere stabili mentalmente.

«Oh, l'ho portata anche io una maglietta. Quella che mi ha portato Hoseok!» 
S'intromise Emily, almeno lei, santa donna.
«Se la metti facciamo il trio meraviglia.» Esclamai io, provando a sorridere.
Hoseok nemmeno un verso, se non che si voltò verso Emily giusto per prenderle la mano e darle un bacio sulla guancia, dicendole qualcosa di incapibile ai più.
«Come oooon everybodyyyyy, we can goooo to our Holidaaaaay»
«Nam, lo hai detto ad Agnes che per due giorni non potrai dedicarti al gioco d'azzardo con lei?»
«We can't talk anymoooore!»

«Ragazzi ma il treno non era alle nove e mezza?»
«No. O forse sì. Non lo so, i biglietti li ha Nam!»
«Non li ho ioooo, in quante lingue devo cantarvelo?»
«Ossignore, li ho io Seo, se stiamo ad aspettare questi!»
Yurim mi sventolò davanti alla faccia una mazzetta di biglietti del treno. Eravamo riusciti ad uscire tutti da casa.



La nostra entrata in scena nelle vie trafficate di Seul sarebbe stata perfetta se ci fosse stato un tasto a rallentatore e della musica di hit estate 1999. Sembravano una specie di compagnia di un circo molto particolare. Eravamo vestiti tutti in maniera totalmente diversa, colorata e bizzarra. 

Jin era una combinazione di colori che facevano a pugni con loro stessi,  ma era molto estivo, emanava una specie di energia fanciullesca che mi fece iniziare bene quella traversata verso la stazione. Indossava una camicia rosa tenuta aperta su una maglietta della speranza, bianca come la colomba, sopra un paio di bermuda con fiori enormi disegnati sopra e le magnifiche, pirotecniche, stratosferiche ciabatte anti-infortunistiche anni 2000 di un colore arancione tuorlo d'uovo. Aveva portato un paio di cappelli di paglia alla Sampei, dandomene uno per agevolarmi a quel collasso di stile insieme. Io, almeno, ero un po' più sobria con maglietta e pantaloncini tattici anti-caldo.

Hoseok e Emily erano riusciti a diventare i veri turisti della situazione, vestiti in sintonia cromatica per non perdere mail il tocco. Lei aveva una macchinetta piccola e nera legata al collo, oltre una specie di pareo celeste che aveva legato alla vita e faceva da vestito sopra una canotta e dei pantaloncini chiari. Lui era in bermuda, cappellino e una strana maglia che recitava "Make my noodles" che, avrei voluto tanto dirglielo, sembrava una strana pubblicità progresso per un film erotico ambientato in un ristorante. 

Namjoon aveva uno zaino tattico e, in confronto agli altri esperti marini,  aveva deciso di mascherarsi tutta la faccia fino agli occhi sottili e scuri. Era quello che più di tutti soffriva l'inquinamento, per via di una svirgolata al suo setto nasale che non voleva saperne di farsi operare, così era costretto a evitare di far entrare oggetti estranei all'interno per non compromettere la respirazione. Quel look lo indossava spesso nelle nostre gite turistiche.  Indossava una salopette lunga anni ottanta profondi, con una maglia d'un marroncino slavato, larga, che rendeva le sue braccia più piccole del dovuto. 

Io e Minno sembravamo la seconda coppia, per via della maglietta nera che svettava larga e suadente sopra i nostri busti. Il nome del gruppo sul davanti e le date di un tour mondiale dietro la schiena. Vantavamo anche di una scritta "stay rock" proprio sopra l'ombelico. Non ero sicura che fosse geometricamente carina da vedere ma ci faceva sentire un po' più ribelli.

Taehyung aveva l'aria più sobria di tutti, una maglietta bianca piantata dentro i jeans lunghi e occhiali da sole da divo del cinema Hollywodiano. Aveva trovato il suo cappello da viaggio, che era una specie di basco molto meno caldo di quello originale, color rosso vivido. Yurim, a differenza mia e di Emily, aveva optato per un vestitino con delle meravigliose pannocchie gialle  piazzate ovunque, e proprio ovunque, tanto che ci fece venire voglia di mangiare il granturco grigliato. 

Jungkook, solitamente portatore di un guardaroba annerito, quel giorno aveva deciso di mostrarsi più colorato del dovuto, ossia con un grigio cenere pantegana. Alimentava un po' l'aria da cattivo ragazzo, colpa forse del fatto che fosse l'unico a indossare degli anfibi neri. Non volevamo sapere quanti gradi avessero raggiunto i suoi piedi, in quel frangente, ma eravamo quasi sicuri che camminare sulla brace sarebbe stato meno caloroso.

«Ragazzi ma sapete che stiamo andando a Busan proprio per il primo settembre, sì?»
Chiese Jungkook, guardandoci con aria  un po' curiosa e un po' interrogativa.
Per fortuna anche Emily era stata informata riguardo la bugia collettiva tanto che facemmo tutti spallucce in sincronia, fingendo un'indifferenza talmente fredda e schietta che, quasi, mi pentii per l'ennesima idea di tenergli nascosto il nostro piano.

«E quindi?» Fece Jin, guardandolo, mentre mi stringeva le dita.
«Devi per forza ricordarci che Agosto è finito?» Incalzò Yoongi.
«Sei una persona meschina a farci pensare a questo.» Hoseok, in quella tattica, sembrava davvero bravo.
Solo Tae stette zitto; ero convinta che stesse per cedere, nonostante l'idea fosse stata sua, ma Yurim riuscì a fargli uno sguardo da omicida seriale, voltandosi verso Jungkook con aria piuttosto sorridente.
«Tranquillo Jk, ti perdoniamo per questo.»

La sua faccia delusa era davvero troppo da sopportare.

Mi strinsi maggiormente a Jin mentre guardavo i miei amici. Yoongi era più agitato del normale, ma potevo capirlo. In un mese era riuscito a vedere Jimin a intermittenze molto disparate, ora poteva goderselo per due giorni pieni e, probabilmente, sarebbe rimasto un paio di giorni in più a Busan da lui, godendosi la sua personale vacanza. Se lo meritava, dopo i mille sacrifici lavorativi, e vederlo così impaziente di rivederlo mi riscaldò un po' il cuore. 

Il clima, per quei giorni, sarebbe stato potenzialmente caldo e soleggiato. Il sole riusciva a scottare già a quell'ora del mattino e noi tutti emanavamo odori di creme solari, profumi alla vaniglia, al collo, alla frutta. In tutto ciò continuavo a trovare un pretesto per rivolgere la parola a Hoseok, che mi ignorava da bravo professionista e  alla fine, finivo solo col parlare con Emily giusto per farmi raccontare gli ultimi aneddoti dall'Inghilterra.

Mi disse che aveva piovuto per due mesi consecutivi, tranne il giorno in cui era partita. La triste legge della domenica, come la chiamavo io. Tempo solare per tutta la settimana, ma appena arriva la fatidica domenica di riposo eccolo lì, temporale, pioggia, fulmini, tornado, tsunami e pure terremoto. Infausto e terribile destino.

«Avete un piano per questi due giorni o dobbiamo affidarci a Jimin?»
«Ah perché non avevamo deciso di stare in spiaggia per due giorni senza fare nulla?» Chiese Yoongi.

Il vero ritratto della mia vacanza ideale. 






Arrivammo a Busan dopo svariate peripezie che, a detta nostra, non sarebbero mai state raccontate. Tralasciando la quasi perdita del treno per colpa del fatto che volevamo farci una foto tutti insieme mentre mangiavamo dei pretzel, comprati da un chiosco straniero alla stazione principale, e dal desideroso piano di Minno di ritornare a fare il regista e, quindi, obbligarci a ricreare una scena tratta da un film di zombie coreano, proprio ambientato su un treno per Busan, eravamo riusciti a scendere addirittura alla stazione sbagliata. 
Dopo vari improperi da parte nostra - di Yoongi principalmente - e degli scatti che ci avevano già fatto perdere le funzioni articolari delle gambe, alla fine riuscimmo ad arrivare finalmente nella città di Jimin.

L'avevo vista solo una volta, molti anni prima, ancora prima di conoscere Jin. Eravamo andati solo io, Tae, Jungkook  e Yurim durante un pellegrinaggio orchestrato su due piedi, fu l'ennesimo viaggio della speranza ma, di quel giorno, potevo ricordare tutti i bagni nel mare e le passeggiate sulla sabbia mentre mangiavamo jajangmyeon
 d'asporto; c'era una bella atmosfera pacifica, nonostante fosse pieno di gente, ma la sentivo meno claustrofobica rispetto a Seul. Tutti gli anni, durante quel periodo, a Busan si festeggiavano degli eventi. Riuscivamo a perderli quasi sempre, non azzeccando mai le date giuste, e per la prima volta eravamo riusciti a organizzarci per partecipare al grande festival musicale delle spiagge. 
Era un evento di grande portata, molte persone si spostavano dalle città vicine, addirittura molti stranieri, per assistere all'evento. Venivano costruiti dei palchi sulle spiagge, molti ristoratori aprivano dei chioschi per permettere alla gente di bere e mangiare sul posto e l'aria era colorata e chiassosa. Era un ottimo luogo per le famiglie, la musica non era solo tradizionale, c'era una scaletta per gli eventi e tra gruppi musicali, idols e delle associazioni di intrattenimento potevi passare quei giorni senza annoiarti un solo secondo.

Adoravo quell'atmosfera. Di solito, l'ultima serata, si accendevano le lanterne da lanciare verso il cielo notturno. Era qualcosa di magico e onirico, ma non ero sicura che saremmo riusciti a vederle, avevamo un programma piuttosto risicato e Yoongi era stato imperativo, non voleva fare il turista ma solo morire in spiaggia per l'eternità, aveva letteralmente detto questo.

Nessuno aveva avuto il coraggio di contraddirlo.
Forse per colpa del suo sguardo un po' inquietante, o del fatto che, una volta arrivato da Jimin, la scena di loro due che quasi si saltavano addosso dalla contentezza di rivedersi ci fece scaldare il cuore così tanto che  non potevamo proprio ribattere. 
Passammo dieci minuti buoni ad abbracciarci e a raccontarci le ultime novità, Jimin mi lanciò diversi sguardi di uno che voleva sapere come stessero proseguendo i miei vari drammi ma riuscii a sviare, prendendolo sottobraccio per chiedergli cosa avremmo mangiato di buono per pranzo, abbandonando Jin con Jungkook, ormai amici di zaini per l'eternità, a quanto pare.
Ci portò alla guest house che sua nonna affittava ritmicamente agli studenti della zona, in quel periodo nessuno aveva fatto richiesta, visto la fine delle lezioni, quindi eravamo stati abbastanza fortunati. 

Come mi aveva detto Tae in precedenza, quella casa condivisa era molto più grande dello sgabuzzino a cui eravamo abituati quando eravamo venuti la prima volta. Non era gigante, c'era una sola stanza enorme divisa da una libreria, con due letti a castello e due letti più o meno grandi abbastanza da starci in due, se belli stretti. Un bagno capiente, addirittura con la vasca da bagno e un cucinotto in una rientranza, con una mensola e un mini-frigo per le bevande. Aveva addirittura uno spiazzo d'erba che s'affacciava proprio verso la strada che dava alla spiaggia. Da quella zona era raggiungibile a piedi, anche se non era vicinissima. Ma potevi sentirne l'odore, del mare, trasportato dal vento e subito la sensazione che l'estate era ancora calda e vivida si impossessò di me in maniera forte e concisa. 

Da bravi giovani  quali eravamo, decidemmo di mangiare qualcosa di poco sano e dormicchiare un po' prima di uscire per la prima perlustrazione serale. Si sentiva il traffico della città e il vociare dei turisti, fuori dalla finestra, ma era un sottofondo piacevole. Molto più piacevole della morra cinese che fummo costretti a fare per accaparrarci i letti migliori. Ci fu una vera e propria mattanza di forbici e sassi, stranamente la carta non la usava mai nessuno e, così, all'ultimo rimanemmo io e Jungkook
 a lottare per la vita e la morte della nostra carcassa corporea. Era rimasto un letto a castello libero e dopo due tentativi, come ovviamente doveva andare 

aveva vinto lui.

Fu una spartizione piuttosto bizzarra ma sembrava andare bene a tutti, alle leggi della morra cinese nessuno obbiettava mai: nel primo letto a castello avrebbero dormito Emily e Hoseok. Nel secondo Jungkook e Jin. Rimanevano i due letti semi piazzati, così io mi presi Yurim e Jimin, relegando Tae, Yoongi e Namjoon nell'altro. Qualcuno avrebbe potuto dire: ma perché le coppie non dormono insieme? La morra cinese non perdona mai, proprio mai. Alcuni si appisolarono subito, ma io ormai relagata a insonne a qualsiasi orario della vita avevo deciso di leggere il mio fumetto non colto per rilassarmi. Non ero l'unica rimasta cerebralmente attiva. Hoseok stava gironzolando per la camera, avanti e indietro, forse comandato dal russare discontinuo di Namjoon, o dagli strani versi che Tae faceva nel sonno. Provai più volte a concentrarmi su di lui, cercando di utilizzare la mia sapienza telepatica che avevo allenato con gli altri miei amici ma non ci fu verso. 

Lo stato di tensione era ancora troppo alto e non mi sembrava il caso di iniziare una conversazione di tale gelo proprio quando tutti gli altri erano impossibilitati a rompere quella roccia già friabile.  E poi non avevo pronta nessuna tattica per iniziare un discorso. Certo, se avessi dato retta al mio impulso, avrei provato con un classicissimo.

"Ehi amico, ma sarò ancora la tua testimone di nozze?"

Ma non ero pronta a sentirmi dire che l'aveva già chiesto a sua sorella, magari, o a uno degli altri. Il dubbio lacera ma lacera pure la verità troppo crudele. Dovevo solo resistere ancora un po', prima o poi le circostanze avrebbero ceduto e lui mi avrebbe parlato di nuovo, doveva per forza succedere, era impensabile il contrario no?

Lasciai passare le ore in un mutismo violento, mentre le luci della città si coloravano d'arancione e il fresco scese a per darci un po' di respiro. Alla fine si alzarono tutti, chi prima e chi dopo e dopo un cambio d'abito, una rinfrescata, una mangiata di schifezzine che avevamo portato da casa decidemmo finalmente di uscire per goderci la vita di Busan. Le strade erano piene di gente, avevano chiuso uno spiazzo per renderlo solo pedonale in modo da agevolare la gente a muoversi in maniera più sicura. Il festival era sparso per tutte le spiagge della città, come una grande festa collettiva e sparpagliata, ma noi avevamo puntato uno sputo di sabbia non molto ampio ma decisamente più caratteristico.

Erano state impilate delle lanterne lungo una sfilza di fili che arrivavano fino ad un ponticello, la spiaggia era gremita di gente e la musica alleggeriva l'atmosfera, scontrandosi contro il rumore delle onde in lontananza. Si poteva sentire l'odore vivido di quella stagione, io e Yurim avevamo abbandonato i sandali e avevamo cominciato ad arrancare a piedi nudi sulla spiaggia, sconfiggendo la paura delle conchiglie rotte e dei cocci appuntiti, Emily ci seguì a ruota. Mi sembrava di non vivermela bene, quell'atmosfera, con una suola a dividere il mio piede dalla sabbia. Oltre questa mia strana malattia mentale, avevamo deciso di occupare malamente un chiosco che s'affacciava su una terrazzina appena dopo uno dei palchi che innalzava luci, musica e colori oltre la barriera, lasciando un riverbero di luce sull'increspatura dell'acqua marina. C'erano diverse tavolate oblunghe, di legno, che ricordavano un po' le baite delle montagne. 

Non c'era molto di montanaro, in quello, e grazie ad una tecnica di persuasione di Yurim - non avendo prenotato non c'era posto - riuscimmo ad accaparrare dei posti  per un'oretta, accontentandoci di mangiare la prelibatezza del giorno, un piatto straniero ma abbastanza famoso anche per noi. Spaghetti con aglio, olio e peperoncino. Non era una pasta tipica della nostra quotidianità, dopo che una volta Namjoon si prodigò nella sua realizzazione dando vita ad un'oscenità indigeribile. Ma avevamo così tanto apprezzato l'entusiasmo che, alla fine, l'avevamo mangiata tutti. Andavo matta per l'aglio ma, in quel caso, sentivo che c'era qualcosa di sbagliato. 

Lo appurammo tutti, dopo aver ordinato la nostra porzione in quel posto pastifero, il vero sapore di quella pasta non era nemmeno paragonabile a quella di Namjoon. Semplice ma estremamente gustosa, stavo per avere un imprinting culinario.

«Bene ragazzi, inauguriamo la nostra prima serata all'insegna della...nullafacenza!» Sbraitò Jimin, quasi caracollandosi sul tavolo.
Avevamo già bevuto almeno una ventina di birre, sprite a volontà e poca acqua salutare. E non era neanche passata mezz'ora dalla nostra mangiata.
«Oh sì, salute ragazzi!» Esclamò Namjoon, tirando su una bottiglia.
Facemmo tutti lo stesso gesto, insieme a qualche esultanza del tutto insensata.

«Ragazzi, so che non c'è nulla da festeggiare in questo periodo ma»

potevo sentire il cuore di Jungkook sgretolarsi davanti all'annuncio di  Taehyung, ma mancava ancora un po' alla mezzanotte e non potevamo proprio rovinare il grande momento 

«essendo questa un'estate un po' particolare propongo una cosa che sono sicuro accetterete senza pensarci.»
«No Tae, te lo scordi, non lo faccio snorkeling dopo l'ultima volta.» Disse Jin. Era quasi tutto sdraiato su di me, potevo sentire i suoi capelli sotto al naso farmi il solletico.
«Non è snorkeling, è meglio.»
«Ragazzi magari, non so, andiamo in qualche locale? Sapete domani è settembre, magari volete...fare qualcosa di particolare.» Ci provò Jungkook, con una voce più bassa, aprendo un po' lo sguardo scuro.

Non riuscivo nemmeno ad ascoltarlo, stava cercando in tutti i modi di farci ricordare qualcosa senza, però, essere esplicativo. Doveva davvero sentire il bisogno che noi ce lo ricordassimo. Stavo per cedere, ma Yurim riuscii a darmi un calcio salva situazione, sotto il tavolo.

«No ma che locale, non fa freddo per restare fuori e poi non voglio festeggiare Settembre, mi ricorda solo cose brutte.»
«Oh.» Sospirò Jungkook.
«Tipo noi che ci sposiamo, intendi?» Disse Hoseok, facendo una risata che contagiò anche Emily.
«Oppure Jimin che comincia di nuovo la tiritera del pendolare scomparso?»
«Ragazzi, se mi pagate la scuola a Seul guardate che ci vengo a vivere.» Pigolò Jimin.
«Oppure Seoyun che inizierà la sua carriera nei norebang
«Jin la pianti?»

«Volevo proporvi di dormire in spiaggia, a dire la verità. Probabilmente ci arresteranno, perché penso sia illegale, ma potremmo vedere l'alba e la mattina qui è così pacifico e tranquillo che ti rilassa per tutto il giorno.» Disse Tae, tirando su una porzione di spaghetto, prima di masticare piano. «Minno approva, no?»
«Ma sì, approvo. L'avevo detto che non volevo fare niente.»
«Sì ma Yoongi-hyung sei una discarica, non è che puoi fare il vecchio alla tua età.» Jungkook fece una risata, prima di imitare la voce di Yoongi stesso per auto-rispondersi "sta zitto te, che non sai quanto duro lavoro faccio blablabla". 
«Io la trovo un'idea meravigliosa, da me queste cose sono un po' proibitive e non c'è la vista che c'è qui, lo facciamo?» Domandò Emily, intrecciando le braccia in quello di Hoseok.
«Andiamo a votazioni?»
«No, andiamo che lo  facciamo e basta.» Disse Namjoon, piantando una mano sul tavolo.
«La morra cinese è stata del tutto inutile, allora!» Ribattè Yurim, prima di fare un sospiro e scuotere il capo. «Dormirò con Seo lo stesso, ayo
«Ragazzi buttate giù le birre, le sprite, qualsiasi cosa abbiate e andiamo a goderci un po' questa vacanza.»

Namjoon piantò di nuovo una manata sul tavolo, a quanto pare si sentiva un po' giudice che assolveva anime, appena in tempo per avvistare una cameriera arrivare dritta verso di noi con quello sguardo da "è passata un'ora e non avete ancora sloggiato, vi guarderò male fino a che non vi sentirete a disagio per questo"; ammisi che quella tecnica funzionava piuttosto bene, si schiariva la voce ogni tre secondi, come un orologio, da vera persona infastidita. Per fortuna sparì poco dopo, ritornando al lavoro. 

«Un momento!» Tae ci fermò di nuovo, poco dopo, proprio mentre eravamo già pronti a scavalcare le panche. Jin si era proposto di pagare per tutti ed era andato in fretta alla cassa nella parte interna, non aveva voluto sentire ragioni di sorta. Vidi Tae affacciarsi, probabilmente per accertarsi di non avere orecchie indiscrete all'ascolto. «Appena torna, state pronti, gli lanciamo l'acqua addosso.»
«Ho solo della birra.»
«Perfetto, andrà bene. Sarà il suo portafortuna per il militare. L'inizio della nostra benedizione.»
«Sapete, vero, che si vendicherà in maniera lenta e dolorosa?» Chiesi io, guardando allarmato Tae. 
«Oh ma pazienza, quando ci ricapita più.» Esclamò Jimin, facendo ridere tutti quanti, prima di fare gli gnorri e sistemarci, chi allisciando fintamente i vestiti e chi sistemandosi la chioma perfetta. Non uscì subito, probabilmente si era messo a parlare con il ragazzo alla cassa, com'era solito fare quando non avevamo tempo, ma non appena lo vedemmo sbucare fuori ci fu un boato disumano.

Cominciammo tutti a lanciargli addosso residui di birra, di sprite, di bibite indefinite, forse anche vino - vidi persino degli spaghetti avanzati volare verso la sua testa - ma la reazione più bella fu quella di lui che aveva preso a urlare come un disperato, evidentemente spaventato dalla foga con cui l'avevamo accolto. 
Ci furono delle risate mortali  non indifferenti, ci stavamo tutti piegando, mentre il mio povero Jin era rimasto mezzo traumatizzato, a testa bassa, pieno di liquidi non identificabili e con degli spaghetti che penzolavano dalla testa. Era una visione celestiale, notai Jimin che stava riprendendo tutto con il telefono, Emily addirittura scattò delle foto velocissime per immortalare tale scena.

«Questo è per augurarti una buona fortuna, per il servizio militare. Si dice sposa bagnata sposa fortunata, ma insomma credo che possa valere anche per te. Up up hurraaa Jin!»
Esclamò Hoseok, alzando le braccia.
Lui non rispose. Forse era andato in catalessi.
Lo vidi solo alzare lo sguardo ancora mezzo sconvolto, con un principio di risata isterica sulle labbra.
«Ci mancherai un sacco amico, dovevamo avere un ottimo ricordo prima della tua partenza.» Gracchiò Namjoon, ridendo con la gola.
«Ma farmi, non so, una torta con scritto "buon viaggio" vi sembrava brutto?»
«In realtà il tuo regalo sarebbe la vacanza, questo era solo il principio dei tormenti che ti cadranno in testa in questi giorni.» Disse Minno, con una nonchalance degna del miglior cinico dell'universo.
«Come il principio?»
«Oh su su, al massimo poi ti buttiamo in acqua, per sciacquarti.» Rise Jungkook, quasi soffocandosi da solo.
«No no che, io ora torno a casa e mi cambio.»
«Eh no» mi intromisi io, finalmente, prendendolo per un braccio, insozzandomi io stessa, come una vera complice di vita dovrebbe fare «non puoi farlo, o rovinerai tutti i vestiti che ti sei portato.»
«Aaaaah ma perchèèèèè»
«Perchè no, Jin? Perché no?» Domandammo tutti, quasi all'unisono, con una sincronia spaziale.

«Ragazzi, prima che chiamano la polizia, che ne dite se andiamo a festeggiare come si deve?»
Disse Jimin, alzando gli occhi dal telefono, mentre guardava tutti.
«Andiamo, Settembre è alle porte.» 
«Ah e a proposito di Settembre e festeggiamenti, non vi viene proprio in mente chi altr-»
«Non ora Jk, ci stai tormentando.»

Minno era davvero perfetto per quel genere di tortura psicologica, non restai troppo a sentire la risposta di Jungkook. Portai le mani sulla faccia di Jin che tentava di ripulirsi, per quanto poteva, prima di scoppiare a ridere. Era una risata un po' nevrotica, a dire la verità, non ero sicura che non sarebbe diventata uno sclero da lì a poco.
«Eri d'accordo anche tu a questa tortura?»
«Vendetta, amore mio, vendetta.»

Lui sgranò appena gli occhi, restando a fissarmi per qualche secondo.
Sapevo perché, avevo usato un nomignolo molto più dolce del dovuto, ma in fondo se lo meritava visto che la serata era ancora lunga e che sia lui, che Jungkook, sarebbero stati tormentati a dovere fino all'alba. Avevamo uno strano modo per festeggiare i nostri amici, ma era di sicuro meglio di qualsiasi torta. 
All'incirca.
Lui mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio sulle labbra un po' più intenso, sapeva di mille bevande diverse ma non feci la schizzinosa.

«Andiamo, ho paura che non ne usciremo vivi.»

Lo presi per mano, intrecciando le dita alle sue, mentre seguivamo il nostro gruppetto verso il cuore della spiaggia. Mi soffermai a guardarli mentre ridevano, si prendevano a pacche sulle spalle, si dicevano chissà quale battuta scema. Osservando le loro sagome, di schiena, mi feci prendere da un magone un po' più nitido e fulmineo. Stavo  cercando in tutti i modi di scacciare via la potenziale minaccia della malinconia. Era un durissimo lavoro ma, grazie a quei casinisti, era davvero più facile affrontare quel nuovo barlume di cambiamento. La serata era appena alle porte ma già ne temevo il finale, continuando a immergermi nella mia stessa testa per navigarci un po' dentro. Ero la vera nemica di me stessa, in queste situazioni, ma ogni volta che Jin rideva o mi guardava - mi cercava - in mezzo agli altri sapevo che sarei riuscita a tirarmene fuori. 

Mi mancava solo quell'ultimo tassello. 
Sarei riuscita a tirarlo giù? 
Ci provai, di nuovo, con un coraggio un po' più eroico.

«Ehi Hobi, che ne dici di provare le granite alcoliche? Le dobbiamo far provare anche agli altri, ricordi come ci erano piaciute?»
Emily era un po' in disparte, stava parlando con Yurim e Jimin di qualcosa e lui era rimasto un po' indietro, mentre contemplava la spiaggia, allunando il passo verso la zona più affollata. Si voltò verso di me, con uno sguardo che mi fece raggelare all'istante. 
Non rispose nemmeno subito, guardò me e poi Jin  prima di fare una leggera smorfia, scuotendo il capo.
«No, non mi vanno.»

E allungò il passo, andando a prendere per le spalle Tae, ridacchiando per chissà cosa.
Sbirciai Jin, evitando di mostrargli la mia delusione, ma lui mi fece un sorriso pieno, alzando appena le spalle.
«Dagli tempo. Magari è ancora un po' scocciato.»

Dargli tempo. Tempo.
E se non ne avevo?  
Chiusi gli occhi e feci un respiro enorme; l'unica soluzione era non pensare, sperando che le cose si sarebbero sistemate da sole.
Forse sotto l'effetto dell'alcol, magari avevamo solo bisogno di abbandonarci al  divertimento più puro per snodare la tensione.
Chiusi gli occhi e mi lasciai guidare dalla serata, aspettando la mezzanotte.











nda: buonaNOTTE ormai ragazzi <3 questo capitolo è un po' un intervallo. Alla fine mi sarebbe uscita una cosa troppo lunga quindi ho deciso di dividere i capitoli di Busan in due parti v_v reduce dal concerto di stamattina mi ci sono messa e ho tipo scritto di getto una miriade di parole, so che non succede nulla di particolare ma mi sono divertita a farli andare in "vacanza" se si può dire, quindi ecco qui l'inizio - dovevo pubblicarlo tipo settanta ore fa ma ho perso molto tempo, perdonatemi. Spero vi siate goduti il concerto anche voi, stamattina <3 penso ne avessero davvero bisogno per quanto non ci fossero le vere army lì con loro a fare casino. Spero che 'sto periodaccio finisca presto ç_ç per tutti. E niente, vi ringrazio moltissimo per le recensioni ( voi sapete <3 ) e per seguirmi anche in silenzio, siete il mio carburante, non mi stancherò mai di dirlo. A presto!


 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: CrisBo