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Autore: luciadom    15/06/2020    10 recensioni
A poche settimane dal matrimonio di Miki ed Umibozu, il duo City Hunter si trova ad affrontare un nuovo caso, delicato e difficile, senza precedenti.
Il precario stato emotivo dei due sweeper, causato dall'atteggiamento di Ryo dopo l'episodio della radura, la sua nuova cliente, e una Kaori vittima della sua ambivalenza, porteranno Ryo a prendere finalmente una decisione definitiva, per entrambi.
DAL TESTO DEL SECONDO CAPITOLO:
Se avesse eliminato anche loro, tutti loro, avrebbe scalato i vertici della malavita giapponese.
Poteva farcela, non era certo un novellino.
Forse doveva solo aspettare, o fare la prima mossa per trarli in trappola, dopotutto, Nami Kobayashi aspettava ancora informazioni riguardo suo marito.
Guardò l’uomo di fronte a sé. Lui non poteva certo annoverarlo tra i suoi migliori uomini.
Non era stato capace di spiare le sue prede, lasciandosele scappare, e tremava come una foglia al suo cospetto.
Non aveva le palle per quel lavoro, ma poteva ancora usarlo per il suo tornaconto finché gli fosse stato utile, e poi, avrebbe eliminato una traccia tanto fastidiosa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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2) Ritrovarsi
 
 
Al Cat’s Eye non c’era più nessuno.
Giunti ormai a pochi minuti dall’orario di chiusura, Miki e Falcon si concedettero di appoggiarsi mollemente al bancone, stanchi dopo una giornata piena e ritmata da un folto via vai di clienti.
Correndo su e giù per gli impegni a ridosso delle festività del Natale, molte persone si erano fermate al locale, per una bevanda calda e per ripararsi dalle fastidiose temperature invernali.
I due ex mercenari non si erano fermati un attimo.
 
- Cosa ne pensi Umi?-
 
Miki pensò di poter finalmente parlare con suo marito della loro nuova missione.
Dalla riunione della sera precedente, non avevano potuto confrontarsi come avrebbero voluto, tra il lavoro al Bar e il fatto di non aver ancora incontrato la cliente di persona.
L’indomani avrebbero tenuto il locale chiuso, e si sarebbero riuniti insieme a tutti gli altri per organizzare il da farsi.
Kaori li aveva aggiornati quando in un breve attimo di tregua, Miki le aveva mandato un fugace messaggio in cerca di novità. Anche lei era rimasta shockata, quando aveva appreso gli ultimi dettagli di cui Saeko non li aveva messi al corrente subito.
Sicuramente la poliziotta aveva calcolato tutto informando gradualmente i suoi amici, non per proprio tornaconto, ma la cosa non piaceva a nessuno della truppa.
Umibozu si voltò verso di lei: percepiva la sua ansia.
 
- Kaori ce la farà, sta tranquilla.-
 
Mai sorpresa di come il suo uomo sapesse leggerle bene dentro, Miki tornò in posizione eretta e si stiracchiò, togliendosi il grembiule.
L’orologio alla parete e il grande maxischermo all’angolo della stanza, segnavano l’ora esatta per ritirarsi nella loro piccola intimità familiare.
Andò all’ingresso e chiuse a chiave, girando il cartellino appeso alla porta da OPEN a CLOSED verso l’esterno.
Tornò dietro al bancone con ancora il grembiule penzolante da un braccio.
 
- Non mi riferivo solo a quello. Intendevo dire … cosa ne pensi riguardo a Saori e Kaori? Una somiglianza quasi impressionante, addirittura nel nome! Non è strano? Chi era veramente quella donna? -
 
Anche Umibozu si tolse il grembiule, prendendo anche quello della moglie e riponendo entrambi all’appendiabiti nascosto dietro la porta del magazzino.
 
- Potrebbe essere una semplice coincidenza, come potrebbe non esserlo. La nostra esperienza ci ha insegnato a non dare mai nulla per scontato. Dobbiamo solo tenere gli occhi aperti. -
 
Fermo e lapidario, come sempre.
Falcon non sembrava saper esprimersi diversamente.
 
- Mi preoccupa anche che Kaori possa rimanerne troppo coinvolta. L’ho osservata ieri sera e anche tu ti sei accorto della sua reazione. - continuò la sua compagna d’armi e di vita. Sembrava sempre più in ansia per la sua migliore amica. - Non mi piace come Saeko ha battuto troppo sulle sue capacità empatiche. Sono certa che anche Ryo la pensa allo stesso modo. Siamo stati chiamati tutti in causa in questo lavoro e non ci tireremo indietro ma … ho come l’impressione che Saeko conti per la maggior parte solo su Kaori. Perché? Quella strana somiglianza c’entra in qualche modo? Saeko non ci terrebbe mai nascosta una cosa tanto importante, non se c’è in gioco l’incolumità di Kaori! -
 
Il gigante annuì, concorde con lei.
 
- Su questo non ci sono dubbi. Tutti noi sappiamo fino a dove possano arrivare la prudenza e la rabbia di Ryo quando si tratta di Kaori e della sua sicurezza, e poi … dimentichi che lei è la sorella di Hideyuki Makimura, e anche lui in vita ha avuto un ruolo cruciale nella vita di Saeko. Non farebbe mai nulla per mettere Kaori volontariamente in pericolo. Se ha agito così, non possono che esserci motivi ben validi. -
 
Miki sospirò, preferendo lasciarsi convincere, anche se una strana sensazione si stava facendo strada in lei.
Sperò vivamente che restasse solo tale.
 
- Sarà come dici tu. -
 
- Lo scopriremo presto. -
 
***
 
Al palazzo di mattoni, non erano passati che pochi minuti da quando Kaori l’aveva lasciato da solo in soggiorno, con quell’atteggiamento apparentemente distaccato che in realtà nascondeva molto di più, ma a Ryo era sembrato di starsene lì impalato per ore.
Il tono di voce con cui lei gli aveva parlato non faceva presagire nulla di piacevole, doveva star soffrendo davvero molto per colpa del suo eterno tira e molla.
Che quello fosse o no il momento giusto per agire non aveva più importanza, l’importante era che agisse!
Si era reso conto solo quella sera, quanto veramente Kaori doveva aver subito in tutti quegli anni.
Solo uno sconfinato amore come quello della sua partner, poteva portare una donna come Kaori a sopportare tutti i giorni i suoi difetti e il suo caratteraccio, gli insulti, i rimproveri e tutto ciò che alla fine li avrebbe portati al capolinea.
Perché era stato così cieco e stupido?
Mick, dannato donnaiolo americano e compagno di tante avventure, con le sue stesse abilità ed abitudini, gli aveva espressamente lasciato campo libero già da tempo.
Durante la riabilitazione e la disintossicazione dalla Polvere degli Angeli si era avvicinato a Kazue, che si era presa amorevolmente cura di lui alla Clinica del Professore.
Entrambi si erano scoperti man mano innamorati fino a non lasciarsi più, ma lui aveva già rinunciato a Kaori da molto tempo, prima ancora che la bella dottoressa lo conquistasse.
Fuori a fumare dopo l’incontro con Saeko, Mick gli aveva anche fatto capire, se mai ce ne fosse stato realmente bisogno, che lui e Kaori erano ormai sull’orlo di un precipizio.
Stava a lui decidere se saltare o no dalla parte giusta.
Ryo redarguì se stesso per come si era sempre posto con Kaori.
Si era sempre nascosto dietro le solite bugie, agli odiosi epiteti alla sua femminilità, alle sue presunte incapacità come sweeper, e alla convinzione che fosse stata più al sicuro lontana da lui, ma adesso quel muro insormontabile costruito giorno dopo giorno si era improvvisamente sgretolato.
Hideyuki gli aveva affidato una ragazza innocente, dolce, ingenua e forte allo stesso tempo, che lui aveva trasformato in una donna triste, insicura, violenta ed irascibile solo con lui.
 
“Scusami amico mio … ti prometto che saprò farmi perdonare, stavolta mi prenderò davvero cura di lei … se ancora mi vorrà al suo fianco!”
 
L’ex poliziotto non aveva lasciato Kaori alle sue cure solo con la richiesta di proteggerla.
Il suo timido amico gliel’aveva affidata perché Kaori avesse la famiglia che meritava, e perché la desse anche a lui, a Ryo Saeba, ex Angelo della Morte ed ora giustiziere di Shinjuku.
Era come se Hideyuki avesse saputo da sempre che lui e Kaori erano semplicemente legati dal destino, dal filo rosso del destino, come recitava una vecchia leggenda.
Lo sweeper indirizzò un pensiero al suo migliore amico, come a chiedergli d’infondergli coraggio per l’unica cosa che non riusciva ad affrontare.
Fronteggiare un intero esercito da solo, con o senza la sua inseparabile arma, era poca cosa in confronto al doversi confrontare con Kaori.
Fece un profondo respiro ed entrò in cucina con passo felpato ma deciso.
Era ora di passare ai fatti, anche se in realtà non sapeva nemmeno da dove cominciare.
 
- … Kaori?  -
 
La voce gli parve insicura alle sue stesse orecchie. Si morse un labbro per mantenersi fiero e affatto impacciato.
 
- Che c’è, Ryo? -
 
Kaori gli rispose in un sospiro e dandogli le spalle, calata verso uno stipo sotto il lavandino, offrendogli involontariamente, o forse no, una visione perfetta del suo meraviglioso fondoschiena.
Cercando di non indugiare troppo su quel tesoro proibito, Ryo cercò di mantenersi lucido.
Come poteva cominciare?
Disse la prima cosa che i suoi neuroni impazziti gli suggerirono.
 
- Vuoi una mano?-
 
La domanda la sorprese talmente tanto che Kaori sobbalzò, battendo leggermente la testa sotto il ripiano del mobile.
 
- Aja! -
 
La scenetta era comica e avrebbe fatto sorridere chiunque, anche se le loro posizioni fossero state invertite, in quel momento, ma si disse subito che di sghignazzare non era il caso.
Se lui avesse continuato a fare lo stupido, gli sarebbe sicuramente arrivato un martello contro, se non proprio un coltello!
Il ceppo di legno con gli arnesi che Kaori usava per cucinare sapeva essere molto minaccioso!
 
- Ti sei fatta male? -
 
Si avvicinò e chinò vicino a lei, aiutandola ad uscire da quella trappola mortale.
Kaori si massaggiò la testa, scuotendola.
 
- Bene non mi sono fatta, ma è tutto a posto, non è niente.- si fermò un attimo a raccogliere i pensieri. Voleva essere sicura di una cosa. - Cos’è che hai detto prima? -
 
In realtà aveva sentito fin troppo bene, ma voleva che glielo ripetesse.
Un Ryo che si cimentava in qualcosa di domestico era un evento più unico che raro!
 
- Ho detto. - ripeté lui più lentamente, fingendo di non notare l’occhiata curiosa e sarcastica che lei gli stava lanciando - Ti serve una mano a preparare la cena?-
 
Kaori sorrise tra lo scettico e l’ironico.
Se non fosse stato che nelle ultime settimane stava sperimentando un nuovo precario autocontrollo, in un’altra occasione ne era sicura, sarebbe finita col ridergli in faccia.
 
- E da quando t’interessi di darmi una mano in casa? Di solito non fai che criticare tutto ciò che faccio! Cos’è? Vuoi fare bella figura con la cliente o hai così tanta fame da non poter aspettare? -
 
Certo che lei si stava impegnando per non rendergli le cose facili!
Erano già più che vicini, ancora inginocchiati per terra, e lui le sfiorava ancora delicatamente le braccia, ma Kaori ridusse ancora di più la distanza tra loro arrivandogli a pochi centimetri dal viso.
Stranamente non sembrava a disagio o intimidita, mentre lui per un attimo sembrò dimenticare come si respirasse.
La sua bella socia fissò i suoi occhi in quelli di lui. La sua espressione era un misto di curiosità e forse … acidità?
Beh, forse no! Kaori non era mai veramente acida nemmeno con lui, ma scettica sì, e non poteva di certo biasimarla se non gli credeva!
Se poi aggiungeva a quella sua bizzarra uscita anche tutto ciò che ancora le stava facendo passare, la reazione di Kaori era più che giustificata.
 
- Allora? - insistette lei.
 
Preso in contropiede, Ryo prese a grattarsi la nuca, imbarazzato.
Ancora una volta tutte le sue buone intenzioni stavano per morire sul nascere, e l’eccessiva vicinanza di Kaori, il suo profumo a stuzzicargli le narici, e gli ormoni, quegli occhi nocciola e l’attrazione nascosta che provava per lei, non lo stavano aiutando per niente.
Una mano ancora appoggiata ad un braccio di lei ne percepiva tutto il calore, e questo bastava a farlo dubitare addirittura delle sue facoltà di linguaggio.
Accidenti! Quel corpo magnifico lo mandava in un visibilio d’emozioni già solo a sfiorarlo!
Quanto sarebbe stato bello assaporarlo, accarezzare quella pelle liscia e morbida ben oltre quei pesanti vestiti invernali, unire il suo profumo al proprio, amarla oltre ogni inibizione …
Per un attimo gli occhi gli caddero sulle labbra di Kaori, calde e rosse, curvate in una smorfia cui non seppe dare un nome.
Quando la lingua gli si risvegliò improvvisamente, non calcolò le parole.
 
- Beh … sai com’è! Si cambia, Kaori! -
 
Ridacchiò nervosamente, e Kaori si allontanò con uno scatto da lui, come percorsa da pura elettricità.
Un’espressione indecifrabile in volto e un improvviso mutismo avevano rotto un timido, magico momento insieme.
 
- Già …- aggiunse lei flebilmente. - Si cambia. -
 
Ryo notò immediatamente il suo cambio d’umore e si maledì.
Aveva sbagliato ancora una volta con lei, non riusciva proprio ad evitarlo.
Vide Kaori tornare al piano di lavoro e prendere un coltello dal ceppo, pronta a tagliare le verdure.
Sembrava tranquilla e concentrata, ma lui notò il tremore delle sue mani e non percepì emozioni positive, anche se lei gli dava la schiena.
Pur non volendo, l’aveva ferita ancora una volta.
 
“Fa qualcosa, Ryo Saeba! Smuovi quelle chiappe e fa subito qualcosa!”
 
Il suo Io interiore avrebbe preso volentieri a pugni il Sé che vedevano tutti.
Si alzò e la raggiunse. Le tolse delicatamente il coltello dalle mani, lasciando scivolare il tagliere verso di sé e cominciando a tagliare le zucchine a rondelle.
 
- Qui ci penso io. Ti va se io mi occupo del contorno e tu del secondo? Pesce o carne? -
 
Lo guardò interdetta, bloccandosi per la meraviglia.
 
- Ma …-
 
Ryo le sorrise dolcemente e per un momento Kaori si sentì mancare la terra da sotto i piedi.
Tanti anni al fianco di Ryo le avevano permesso di imparare a conoscere ogni lato del suo carattere, ogni sua espressione anche più imperscrutabile non aveva segreti per lei, ma in quel momento si sentì persa di fronte l’uomo che amava.
Che cosa stava succedendo? A tratti non lo riconosceva!
Sicuri che quello lì era Ryo? Era forse un suo clone creato da una qualche associazione super segreta mobilitatasi per spiarli?
I suoi caldi occhi scuri la fecero sciogliere, ed improvvisamente si accorse di avere la gola secca.
 
- Dico sul serio Kaori, voglio … voglio cucinare con te. -
 
Kaori lo guardava sempre più confusa.
Cos’è che voleva fare lui?
Cucinare?
Insieme?
Aveva davvero sentito bene?
Si aggrappò al piano più vicino a lei per non cadere, sentendo improvvisamente le ginocchia molli.
Una mano tenne saldamente il bordo e l’altra salì al petto, quasi senza che se ne rendesse conto.
Perché all’improvviso il cuore le si era trasformato in un tamburo?
Pochi attimi prima era riuscita a sostenere il suo sguardo senza problemi, tanto che quello a disagio era sembrato addirittura lui, e adesso, eccola di nuovo in fallo!
 
- Ma … e le clienti?-
 
Ryo sorrise.
Adorava quando Kaori gli appariva in tutta la sua genuina innocenza, quando gli mostrava ancora un pizzico di quell’ingenuità che era andata via via perdendosi negli anni, ma soprattutto, amava quando anteponeva sempre gli interessi degli altri ai suoi.
Saeko aveva ragione: Kaori era la vera essenza di City Hunter.
 
- Beh, se sono in bagno, sono al sicuro. Tutte le trappole che hai costruito in giro per casa per fermare me negli anni fermerebbero sicuramente qualsiasi eventuale malintenzionato! E poi avvertirei immediatamente aure sinistre in casa, mentre Mick controlla il circondario dal suo appartamento. Inoltre … non hai detto che non devo avvicinarmi a loro, in questo momento? -
 
Kaori stava per rispondergli a tono, ma lui la interruppe alzando una mano ed agitando il coltello a mo’ di negazione.
 
- Credimi se ti dico che adesso è meglio che io sia qui. E poi … come hai detto tu, hanno bisogno di rilassarsi, e la piccola Hotaru non mi guarda allo stesso modo in cui guarda te. Forse non si fida ancora di me al punto tale da vedermi nei paraggi anche in un momento intimo come il bagno. Ergo, io resto qua … se mi vuoi vicino mentre cucini.- 
 
Kaori lo guardò ancora come se fosse un alieno, poi un particolare del suo discorso la piccò leggermente.
La confusione e l’imbarazzo sfumarono in un inizio d’irritazione.
 
- Come fai a sapere che ho detto espressamente che devono rilassarsi? - sottolineò le ultime parole. - Allora ci hai spiate! Ma non ti vergogni? Non ti fermi nemmeno in questi casi? -
 
Ryo roteò gli occhi all’aria.
Per la miseria! Non sarebbe stato facile per niente farle cambiare idea su di lui!
Credeva che andare direttamente al punto della situazione, afferrarla tra le braccia, baciarla fino a farsi mancare l’aria e dirle quanto l’amasse, sarebbe stato peggio, data la situazione delicata in cui si trovavano.
Sempre che ci fosse riuscito realmente, s’intende.
In realtà era quello che più desiderava, ma avrebbe rischiato di perdere il controllo, e non poteva permetterselo in quel momento.
Anche se era fin troppo sicuro che anche Kaori conoscesse la vera natura dei suoi sentimenti verso di lei, indipendentemente da quando lui aveva abbassato le difese nella radura, e lui conosceva quelli della sua partner, anni e anni di dolore non si sarebbero cancellati così, in pochi istanti.
Si era indirettamente dichiarato poco più di un mese prima, sì, ma il modo in cui continuava a comportarsi aveva fatto spegnere l’unico spiraglio che si era aperto per loro.
Poteva iniziare gradualmente, per farla abituare al nuovo sé che aveva deciso di essere, ma forse per la troppa diffidenza di lei, o forse perché era troppo stupido lui, non stava ottenendo che il risultato contrario.
Certo che aveva combinato un bel macello!
Kaori aveva sofferto troppo per colpa sua, e adesso non solo temeva non l’avesse più perdonato, ma anche che non si fidasse più di lui, che non credesse più a nulla di ciò che le dicesse.
Se immediatamente dopo Croiz si fosse dato una mossa, o ancor prima, se dopo quel bacio attraverso il vetro sulla nave di Kaibara avesse mandato al diavolo ogni remora, adesso non si sarebbero trovati in quella situazione.
Portò le mani in avanti, già temendo di schiantarsi con un kompeito contro la parete.
 
- Ma no dai, cosa vai a pensare? Come sei prevenuta socia! - ridacchiò ancora, per allentare l’ansia. - Ti ho solo sentito parlare con Nami mentre ero in soggiorno. La porta della loro stanza era aperta! E comunque, lo sai perfettamente che sento pure fin troppo bene! - si pavoneggiò leggermente del suo udito infallibile. - Avrei sentito quello che vi stavate dicendo indipendentemente da se lo avessi voluto o no! -
 
Kaori dovette ricredersi.
Che quella fosse una balla o fosse la verità, doveva ammettere che aveva ragione.
Ryo aveva dei sensi eccezionali, doveva dargliene atto, e quindi la sua risposta poteva essere credibile.
Decise di lasciar cadere tutte le domande esistenziali che si stava mentalmente ponendo da quando lui era entrato in cucina, curiosa anche di vedere dove sarebbero andati a parare con quell’improvvisata collaborazione culinaria.
Quando Ryo era entrato lì, l’aveva percepito subito, ma erano giorni che preferiva evitare di stargli troppo vicina, consapevole che prima o poi sarebbe crollata.
Non era più l’unico a voler evitare che stessero troppo a lungo insieme, in un medesimo spazio troppo ristretto.
A lei sembrava che Ryo la stesse evitando, ma alla fine aveva finito con l’assumere di riflesso lo stesso comportamento, quasi come un meccanismo di difesa.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, ma la sua immagine la accompagnava anche quando lui non era presente fisicamente, ragion per cui non era ancora scappata lontana da lui.
Non sarebbe servito a niente, se non ad aggiungere dolore al dolore.
Quell’atteggiamento ambivalente ed evitante la stava facendo soffrire più di tutti quegli anni d’indifferenza, e stava faticando a mantenere fermo il proprio autocontrollo.
La sua improvvisa richiesta l’aveva sorpresa talmente tanto, che non si era accorta d’essersi mossa troppo velocemente, nell’angusto spazio del mobiletto.
Quella stramba vicinanza poteva essere pericolosa, ma qualcosa le diceva di non tirarsi indietro.
Declinò tutte le incertezze, goffamente, limitandosi ad annuire.
 
- Allora va bene.- riuscì soltanto a dire poi. - Sei davvero sicuro di potercela fare?-
 
Lo prese in giro, per cercare di capire come fare. Lui non si scompose.
 
- Certo! Sono un esperto d’armi dopotutto, un coltello da cucina non può essere poi tanto diverso o difficile da usare rispetto ai pugnali! -
 
Altezzoso e sarcastico come suo solito.
Kaori sospirò e si allontanò dal piano di lavoro, correndo verso il frigorifero.
Prima di prendere la confezione di carne, si concesse un lungo sorso d’acqua gelata dal dispenser.
Non era stata una buona idea scolarsi l’acqua ghiacciata in pieno dicembre, ma doveva capire se quella fosse la realtà o se stesse sognando.
Era tutto così surreale!
La spiacevole, freddissima sensazione dell’acqua a contatto con denti e palato la riscosse.
No, non stava sognando affatto!
Prese una padella e vi mise a soffriggere l’olio, poi tornò al banco della cucina, allungandosi verso una piccola mensola a prendere il recipiente in ceramica dove conservava aglio e cipolla.
Si sporse leggermente davanti a Ryo, che stava per passare a tagliare le melanzane.
Vedendola alzarsi sulle punte per allungarsi oltre la sua stazza, Ryo fu più veloce.
Prese con delicatezza ed equilibrio il vasetto con una sola mano e glielo porse con gentilezza.
Kaori portò istintivamente le mani a coppa verso di lui, restando di nuovo imbambolata.
Si destò da quel brevissimo stato di trance quando avvertì le sue dita sfiorare la ceramica liscia e fredda del recipiente.
Deglutì, portandosi il barattolo sul petto e fermandolo con una mano e col mento, afferrando poi un coltello di piccole dimensioni con la mano libera.
Attenta a non far cadere niente, soprattutto il coltello sui suoi stessi piedi, si avvicinò svelta al lavandino e prese a sbucciare e sciacquare gli odori.
Sentiva improvvisamente caldo.
Che cosa era preso a Ryo quella sera?
Perché dopo quasi due mesi di sì e no le sembrava improvvisamente gentile e fin troppo disponibile?
Proprio ora che avevano tra le mani un incarico così particolare?
Poteva mai essere quello il motivo di un così repentino cambiamento?
No, non era possibile! Poteva dire e fare tante cose contro di lui, ma non che non fosse professionale e attento sul lavoro.
Uno strano odore e un forte rumore frusciante la fecero scattare verso il piano cottura.
Alzando prontamente la padella, evitò per il rotto della cuffia che l’olio si carbonizzasse.
Sospirò, cercando di non farsi sentire da Ryo. Si sentiva veramente nervosa.
Aggiunse tutti gli ingredienti, svuotando l’intera vaschetta di carne.
Dispose le fettine su un letto d’olio, erbette aromatiche e aromi, e spolverò con l’aglio tritato.
Rimise la casseruola sul gas a fuoco modico, e poi cacciò dal frigo una bottiglia vuota per metà di vino rosso, per sfumare la carne.
La posò subito dopo, ricordandosi della presenza di Hotaru e preferendo dare una variante al piatto adatta anche ad una bimba di quattro anni.
Anche se la ricetta prevedeva una leggerissima quantità di vino, preferì non rischiare.
Tutta colpa di Ryo e della sua richiesta! Lei non ci stava capendo più niente!
Coprì con un coperchio in vetro e rimase a fissare attraverso di esso come il vapore rendesse quella superficie opaca, non permettendole di controllare dall’esterno la cottura.
Improvvisamente, un piatto che sapeva preparare a memoria ed ad occhi chiusi, aveva catturato tutta la sua attenzione.
Più o meno.
Ancora non riusciva a gestire quell’inconsueta situazione, e stava malamente cercando di prendere tempo.
 
- Chi è che non voleva che si bruciasse il cibo sul fuoco, per evitare che io facessi il maniaco?-
 
La voce di Ryo la fece voltare verso di lui. Lui aveva parlato con una risatina, ma senza scherno.
Voltandosi a guardarlo vide ancora quell’espressione gentile, dolce e maledettamente adorabile di poco prima.
Doveva ammettere che guardare Ryo affaccendato in cucina, anche solo a sminuzzare dei semplici ortaggi, era uno spettacolo dolce e divertente allo stesso tempo, quasi una novità per lei.
Gli fece una linguaccia giocosa, non sapendo in che altro modo rispondergli, anche se avvertiva una strana tensione che non era per niente negativa, anzi!
Le sembrava di vivere una piacevole sensazione, quasi come … scosse subito la testa, cacciando quel pensiero sul nascere.
 
“Quasi come se fossimo due normalissimi sposini che cucinano insieme … ma no! Che vado a pensare? Non accadrà mai una cosa simile!”
 
Si ammonì da sola, mentalmente.
 
- Che ti prende?-
 
Ryo la guardava curioso e stranito. Quell’energico movimento della testa lo stava insospettendo.
Che prendeva a lei? Che cosa prendeva a lui piuttosto!
Certo che se dopo tutto quel tempo ancora non riusciva a nascondergli ciò che pensava o provasse, tentare di dominare da sola quella tempesta emotiva che li tormentava da settimane, sarebbe stato peggio di una scalata.
 
- Niente.- Kaori negò con un gesto svogliato della mano, sperando che non volesse indagare oltre.
 
- Sicura? -
 
“Come non detto!”
 
Kaori s’indispettì, puntando i piedi per terra sfogando così il suo disappunto.
Ryo Saeba sapeva essere eccessivamente ermetico per se stesso, ma con altri non si accontentava mai di mezze risposte e di parole vaghe.
Che ipocrita!
 
- Sì, sono sicura!- rispose decisa lei.
 
- Mi sembrava che …-
 
Lui provò ad insistere ancora, ma una nuova negazione del capo della ragazza lo zittì.
Meglio non insistere, o lei avrebbe tirato fuori uno dei suoi martelli.
Ryo fece spallucce. Finì di sminuzzare tutto, e prese dallo stipo la casseruola che sapeva Kaori usare per la cottura di quel genere di alimento.
Allungò il braccio verso di lei, e Kaori gliela sfilò delicatamente dalle mani badando a mettervi i condimenti e a metterla sul gas.
Le loro dita si sfiorarono per pochi secondi, e la piacevole sensazione di calore e complicità che avvertirono unì entrambi, consapevolmente o meno.
Quando Kaori ebbe finito, si voltò verso Ryo e lui senza che gli fosse detto nulla, prese il grosso tagliere di legno e si avvicinò a far cadere le verdure sminuzzate nel pentolame, aiutandosi con la lama del coltello.
Kaori non poté impedirsi di sorridere impercettibilmente, mentre lui lo fece ancora di più.
Era tutto così bello, quasi romantico! Se solo fosse stato come lei lo desiderava davvero!
 
- Ecco fatto.- disse il suo partner, quando anche l’ultimo pezzetto di peperone giallo si staccò dal tagliere. - Adesso?-
 
- Ah, ehm … - Kaori si schiarì la voce, risvegliandosi dal suo breve sogno ad occhi aperti. - Adesso mentre aspetto che cuocia tutto apparecchio. Ma … ci sarebbe da controllare se Nami ed Hotaru hanno finito. Magari hanno bisogno di qualcosa … Ovviamente solo se sono tornate in camera! -
 
Enfatizzò notevolmente le parole sapendo che lui avrebbe inteso l’avvertimento.
Contro ogni previsione, lui la sorprese per l’ennesima volta in pochi minuti.
Ryo annuì, alzando una mano verso lo scolapiatti ed estraendone quattro piatti piani ed altri quattro fondi.
 
- Qui ci penso io. Vai tu da loro, se vuoi. Sono in grado di controllare la carne.-
 
Kaori lo guardò nuovamente a bocca aperta.
C’era qualcosa che non le tornava in quell’atteggiamento.
Dal matrimonio di Miki ed Umibozu Ryo si era comportato in maniera strana ed ambigua, ma quella sera sembrava una persona completamente diversa!
 
- Che c’è? -
 
Il ragazzo si accorse della sua sorpresa e la interrogò sempre più curioso.
 
“Devo capire come si sto muovendo … Accidenti però, è così imbarazzante!”
 
In realtà era sicuro di sapere benissimo cosa stesse passando nella testa della sua socia, in quel momento, e in poco tempo lui era riuscito a tornare grosso modo padrone di sé.
Lei invece sembrava agitata. Non era abituata a quelle sue attenzioni, era vero, ma ormai lo riteneva davvero così repellente da trovarsi in difficoltà con lui?
Preparando un semplice pasto insieme, dopo tutto quello che avevano passato?
Ancora una volta si disse che la colpa era comunque sua.
Kaori riprese:
 
- No è che … sei … strano.-
 
Una grossa libellula si schiantò sulla testa di Ryo.
Beh, non poteva pretendere che lei non rimanesse nemmeno minimamente sorpresa da quel suo improvviso comportamento.
Era praticamente cambiato dalla mattina alla sera! Aveva tutte le ragioni per dubitare di lui, innocentemente o meno.
Lasciò cadere il suo commento, spronandola invece ad allontanarsi da lì.
 
- Su, vai! -
 
La invitò ad uscire con un cenno della testa, sempre con quell’enigmatico sorriso stampato in faccia.
Kaori si ritrovò ad annuire e ad indietreggiare. Continuò a camminare all’indietro per non perdersi niente di quello spettacolo quasi utopico.
Ryo aveva messo i piatti su un vassoio ed era passato a prendere i bicchieri e la tovaglia, e poi i tovaglioli e le posate.
La ragazza si fermò dalla sua camminatura a gambero quando andò a sbattere contro la parete.
Sperando che lui non se ne fosse accorto, ancora girato di schiena a selezionare le stoviglie, girò su se stessa e si avviò verso il piano superiore.
Quando fu abbastanza lontana dalla cucina, tirò un enorme sospiro di sollievo, ma poi finalmente si sciolse in un sorriso.
Il suo socio l’aveva deliberatamente sollevata dalle incombenze della cena, bisognava che ne approfittasse!
Chissà quando si sarebbe verificato di nuovo un miracolo simile in casa loro!
Salì velocemente le scale.
Dei rumori provenienti dalla camera degli ospiti, le fecero effettivamente capire che Nami ed Hotaru avevano finito in bagno ed erano tornate in stanza.
Bussò discretamente, entrando quando sentì Nami darle il consenso.
 
- Come va? Siete a vostro agio?-
 
- Benne! - squillò la voce della bimba. - Cambio la bambola! -
 
Alzò la bambolina spogliata per metà verso Kaori, mostrando nell’altra mano una casacca in miniatura.
 
- Beh, ha bisogno di mettersi comoda anche lei! -
 
La ragazza notò colpita l’entusiasmo della bimba, per un‘attività all’apparenza semplicissima.
Nami stava sistemando il loro bagaglio, preparando i pigiami per quella notte.
Kaori la osservò bene.
Nonostante il pallore e le occhiaie, dovuti al fatto che doveva aver riposato davvero poco negli ultimi giorni, era davvero una bella donna.
Aveva capelli lunghi e nerissimi come i suoi occhi, lineamenti gentili e portamento aggraziato.
Aveva fatto caso a come si tormentasse spesso gli anelli all’anulare sinistro, velando il suo sguardo di tristezza. Doveva stare davvero molto in ansia per le sorti del marito.
 
- La cena è quasi pronta. - disse - Abbiamo pensato ad un misto di verdure con carne aromatizzata alle erbette. Può andare? Se preferite qualcos’altro non ci sono problemi, ieri ho fatto la spesa e ho frigo e dispensa pieni! -
 
- No, tranquilla, va benissimo così!-
 
Nami sorrise, poggiando il suo trolley chiuso in uno spazio vuoto tra l’armadio e la parete e raggiungendo Hotaru sul suo letto.
 
- Vuoi che ti aiuti? Posso fare qualcosa? -
 
Kaori si sedette accanto alla bambina e prese ad accarezzarle la testa.
 
- Non ti preoccupare, tu sei anche nostra ospite, non solo la nostra protetta! Ho quasi fatto, e poi … ci sta già pensando Ryo ad aiutarmi! -
 
Ridacchiò, portandosi una mano alle labbra. La cosa le sembrava ancora irreale.
 
- Sai, quando prima me l’ha chiesto, quasi me ne sono meravigliata! Non è il tipico uomo … ehm … casalingo, ecco! È uno sweeper eccellente, potete fidarvi di lui ad occhi chiusi, ma di solito non si dedica mai alla casa! Non gli piacciono molto queste cose, ma lui … Beh, lui è così! -
 
Scosse le spalle, incatenando lo sguardo a quello della bimba che la guardava incuriosita.
Sicuramente Hotaru la guardava a quel modo per la grande somiglianza con la sua madre naturale, ma la piccola aveva qualcosa che la affascinava, e non c’entrava la sua condizione di salute.
In passato avevano avuto altre piccole clienti disabili, certo, anche se la loro condizione invalidante era stata solo temporanea.
Due interventi avevano ristabilito il giusto stato sensoriale per quanto riguardava Mayuko e motorio per Kozue.
Con Hotaru però … non riusciva a spiegarselo, ma c’era qualcosa di più oltre quello sguardo a mandorla, il viso paffuto, le mani piene, quelle labbra piccole e carnose, dolcissime nelle smorfie che alla piccola aveva visto fare.
Sentiva come del … magnetismo.
Non riusciva a spiegarselo, ma forse Saeko aveva ragione.
Evidentemente doveva avere davvero una dote nascosta ignota addirittura a se stessa, che non si poteva definire diversamente dall’empatia, per sviluppare subito un feeling con clienti come così.
Forse era solo dovuto al fatto che anche lei era stata adottata.
Saeko aveva detto che Saori Nakamura aveva avuto quella bimba dopo una notte di baldoria, ma non aveva specificato loro chi fosse suo padre.
Che avesse  quelle informazioni oppure no, non aveva importanza, non riusciva nemmeno lei a spiegarsi la strana attrazione che provava per quella bambina.
Kaori non aveva mai conosciuto i suoi veri genitori, anche se sapeva della sua adozione da tempo.
Aveva sempre saputo già da ragazzina, di non avere veramente il sangue dei Makimura nelle vene, molto prima di scoprire di avere una sorella di sangue, e anni e anni addietro ne aveva parlato a Ryo, quando si erano conosciuti e quando da lui si era conquistata il nomignolo di Sugar Boy.
Aveva sempre considerato e amato Hideyuki come un vero fratello, ben sapendo che non è solo lo stesso DNA a fare una famiglia.
Hotaru era ancora troppo piccola, e in base ad altre informazioni che Saeko aveva dato loro, nella sfortuna era stata fortunata.
La Sindrome non aveva eccessivamente intaccato le sue abilità cognitive, almeno stando a quanto i primi test cui la bambina era stata sottoposta.
Le sembrava una bimba allegra, solare, dolce, e le appariva abbastanza autonoma.
Sicuramente con i giusti approcci avrebbe avuto una vita quasi normale, se non del tutto.
Quando Kaori era entrata a far parte della Famiglia Makimura, era stata amata profondamente dai suoi genitori e da suo fratello.
Quando poi erano rimasti da soli lui e lei, Hideyuki le aveva fatto da madre, da padre e da fratello maggiore, essendo lei solo una ragazzina.
Era stato il suo faro, il suo unico punto di riferimento, fino a quando nella sua vita era arrivato Ryo.
Lei ed Hotaru avevano fin troppe cose in comune forse.
Per quanto riguardava il suo socio, Ryo a volte le sembrava una vera e propria gatta da pelare!
Era la sua ossessione, la sua famiglia e soprattutto l’unico uomo che avrebbe potuto amare.
Ormai lui le era entrato dentro. Ryo Saeba era parte di lei, anche se solo in senso figurato.
Era sotto la sua pelle, lo sentiva con lei anche quando erano distanti, e niente avrebbe potuto cambiare quella realtà bella e al tempo stesso dolorosa.
Non era più una ragazzina ormai. Era una donna adulta, matura, vicino ai trenta e ancora non del tutto realizzata.
La sua vita sentimentale era un caso perso ormai, e ancora di più lo era Ryo, anche se la sua improvvisa voglia di cucinare insieme l’aveva destabilizzata … piacevolmente.
Toh! Ancora stentava a crederci! Forse stava mettendo la testa a posto!
Profondamente colpita da quell’evento straordinario, non era riuscita a comportarsi con naturalezza, oscillando tra il sospetto e l’imbarazzo.
Ciò che l’aveva scossa più di tutto però, erano stati i suoi occhi: così caldi e profondi, e ancora più scuri e maledettamente belli.
Accidenti!
Non riusciva ad essere arrabbiata con lui per troppo tempo! Gli bastava un semplice sguardo intenso per farla vacillare, e forse lo sapeva, così ci marciava su e se ne approfittava!
 
>>> Vuoi dire che tu e Ryo non condividete anche le più piccole gioie domestiche di una coppia? -
 
L’improvvisa domanda diretta e spontanea di Nami la riscosse dai suoi pensieri.
Che cosa?
Sobbalzò, arrossendo fino alla radice dei capelli.
 
- Eh? Che … che hai detto, scusa?-
 
- Ryo non aiuta la sua compagna come fanno tutti gli uomini nelle coppie normali? -
 
Kaori aveva ormai assunto il colorito di un semaforo d’arresto, perdendo anche l’uso della parola.
Nami la guardò incerta. Forse aveva preso un granchio.
 
- B … Beh, ecco, veramente noi non … -
 
- Ma tu e Ryo non siete sposati? Non state insieme? -
 
Kaori scosse energicamente la testa.
Forse non tanto per negare a Nami ma per più per scacciare dalla sua mente una speranza che non si sarebbe mai tramutata in realtà.
 
- No … no. Niente di tutto questo! - balbettò.
 
- Come? -
 
Nami sembrava quasi sconvolta.
Come poteva essere? A suo modo di vedere persino un cieco si sarebbe accorto di cosa legava quei due, lei l’aveva notato senza difficoltà!
Poteva essersi davvero sbagliata?
Col suo lavoro di educatrice aveva sviluppato un certo sesto senso nelle relazioni interpersonali. Nel loro caso ne era stata certa fin dall’inizio quando li aveva visti!
Quei due sembravano lanciarsi muti segnali anche senza che si guardassero, e anche stando ai poli opposti di una stanza!
Nami non era stata di certo l’unica. In un muto fiume di ricordi, a Kaori vennero in mente tutti quelli che avevano avuto bisogno di City Hunter negli anni, e quasi tutti avevano avuto quell’impressione.
Complice forse lo stesso periodo, ricordò un episodio particolare avvenuto proprio in occasione del Natale.
Qualche Natale più addietro, infatti, si erano imbattuti in due aspiranti sposini ostacolati dalle loro famiglie, da sempre rivali in affari di navigazione.
Avevano quasi rischiato di rivivere la tragedia di Romeo e Giulietta.
Ryo aveva organizzato un matrimonio per il giorno della Vigilia, per aiutare i due innamorati a coronare il loro sogno e sollecitare la riappacificazione delle famiglie.
Stranamente per lui, si era occupato degli abiti nuziali, della chiesa, degli inviti e dei fiori, ma qualcosa era andato storto.
Come lui aveva immaginato, un terzo uomo era stato contrario a quell’unione per i propri affari, visto che la fusione delle due famiglie avrebbe schiacciato la sua concorrenza.
Per attirare quel criminale in trappola, Ryo e Kaori avevano dovuto vestire i panni di Tsubaki Yamaoka e Kazuhiko Umino, sfilando verso l’altare.
Arrivati al punto cruciale, quella missione aveva messo Kaori in pericolo.
Ryo era andato molto vicino all’esporsi, temendo per dei pochi ma lunghissimi istanti di averla persa. Era tornato in sé quando aveva constatato che i proiettili non l’avevano nemmeno sfiorata.
In quell’occasione, in cui lei si era commossa in chiesa avvolta in quel meraviglioso vestito, pur non essendo realmente il suo di matrimonio, anche i due giovani amanti avevano capito che tra loro c’era qualcosa di molto più profondo di una collaborazione professionale.
Tutti, proprio tutti si accorgevano o sapevano del loro amore, solo Ryo non si decideva a concretizzarlo.
 
- Ma … io credevo che … insomma … solo un cieco non se ne accorgerebbe! - Nami ripetè a voce quanto espresso a se stessa mentalmente pochi istanti prima. - Si vede lontano un chilometro che tra voi c’è chimica, è palpabile! Traspare un affiatamento che ho visto in pochissime persone! È incredibile che siate solo colleghi! Vuoi dire che siete davvero solo soci? Non c’è niente tra voi? Proprio niente niente? -
 
Non poteva essere, era assurdo oltre che un vero peccato!
Kaori soffocò un sospiro di rassegnazione.
Per un attimo pensò addirittura anche a Mayuko, bimba cieca ed orfana di madre che aveva paradossalmente letto in entrambi, come se al posto di due occhi da curare avesse avuto due laser.
 
- Sì, esatto. Condividiamo lo stesso appartamento e siamo partner sul lavoro. Sai, prima il socio di Ryo era mio fratello, Hideyuki. Lo adoravo tanto, era tutto ciò che avevo ed era in gamba! Poi dopo la sua morte io ho preso il suo posto. Tra me e Ryo c’è solo un rapporto di lavoro che dura ormai da tempo. Lavoriamo e viviamo insieme da sei anni. Niente di più.-
 
Mentì a metà, ma pensò che persino quella donna li avesse inquadrati immediatamente, accorgendosi di tutto dopo poche ore.
 
- Oh …. - Nami abbassò lo sguardo mortificata. - Perdonami, ti prego. Io … non volevo essere invadente. Mi dispiace. -
 
- Non fa niente, non devi assolutamente preoccuparti!  -
 
Kaori si stampò un sorriso in faccia, comprensiva. Era abituata a gestire quelle situazioni.
 
>>> Scusate? -
 
La calda voce di Ryo irruppe nella stanza, contemporaneamente a due colpetti dati alla porta.
 
- È pronto in tavola.-
 
Kaori lo guardò stupefatta.
Aveva terminato lui la cottura della carne e delle verdure e aveva addirittura servito?
Una strana vocina interiore iniziò a suggerirle qualcosa, ma non voleva, non poteva illudersi.
Lui la guardò intensamente e poi spostò lo sguardo anche su Nami ed Hotaru.
 
- Scendiamo? -
 
- Sì, grazie.- rispose gentilmente Nami. Si rivolse a sua figlia prendendola tra le braccia per farla scendere dal letto. - È ora di mangiare tesoro, hai fame?-
 
- Pappa! Pappa! -
 
Hotaru batté le mani felice, seguendo sua madre che si era avviata verso la porta.
La donna si fermò qualche passo più in là di Ryo fermandosi ad attenderli, ma poi prese sua figlia per mano proseguendo lungo il corridoio.
 
- Noi andiamo prima a lavare le mani Hotaru. Si mangia sempre con le manine pulite! -
 
- Sì mamma! -
 
I due sweeper seguirono le due con lo sguardo, prima di tornare a concentrarsi l’una sull’altro.
Lui tornò a guardare Kaori, e la sua socia si sentì ancora una volta avvolgere da quello sguardo fluido e penetrante come la notte.
La donna sorrise, senza rendersene conto.
 
- Scendiamo.-
 
 
***
 
Un uomo batté violentemente un pugno sulla sua scrivania.
Ringhiò di rabbia, contro il suo sottoposto in piedi e timoroso di fronte a lui.
 
- Che cosa vuol dire che sono sparite? -
 
- È … è così, capo. Non sono più nel loro appartamento, e anche casa Nakamura pare vuota. Pe … però … -
 
- Però COSA? -
 
L’altro tuonò livido di rabbia.
Quella donna e quella mocciosa dovevano aver chiesto la protezione di qualcun uno, si erano nascoste da qualche parte!
Questo poteva intralciare i suoi piani, ma poteva anche essere un vantaggio.
Era risaputo che Shinjuku era protetta da alcuni illustri personaggi, poco raccomandabili e con cui non si scherzava, certo, ma poteva essere un’occasione da non farsi scappare.
Aveva degli uomini dall’abilità d’armi infallibile, ex soldati, alcuni agenti corrotti, cecchini, esperti di arti marziali e avvocati poco onesti capaci di mettere a tacere ogni sospetto.
Negli anni si era attorniato dalla feccia della città interessata solo al guadagno facile.
Se la Kobayashi e sua figlia erano sotto la protezione di chi credeva lui, la circostanza poteva volgere maggiormente a suo favore. Bisognava solo saperla sfruttare.
Se avesse eliminato anche loro, tutti loro, avrebbe scalato i vertici della malavita giapponese.
Poteva farcela, non era certo un novellino.
Forse doveva solo aspettare, o fare la prima mossa per trarli in trappola, dopotutto, Nami Kobayashi aspettava ancora informazioni riguardo suo marito.
Guardò l’uomo di fronte a sé. Lui non poteva certo annoverarlo tra i suoi migliori uomini.
Non era stato capace di spiare le sue prede, lasciandosele scappare, e tremava come una foglia al suo cospetto.
Non aveva le palle per quel lavoro, ma poteva ancora usarlo per il suo tornaconto finché gli fosse stato utile, e poi, avrebbe eliminato una traccia tanto fastidiosa.
 
- Vattene ora, ti richiamerò quando avrò bisogno di te. So già come fare per farle uscire allo scoperto! -
 
Abbassò il capo sull’elegante scrivania del suo studio, prendendo un sigaro dal cofanetto in argento nel cassetto dello scrittoio.
 
- Davvero signore? Quindi, io non … -
 
Accendendosi il sigaro, l’altro alzò lo sguardo su di lui. Ma era tonto o cosa?
Preferiva che gli piantasse una pallottola in mezzo alla fronte prima del tempo?
 
- FUORI DI QUI! -
 
L’uomo scattò sull’attenti.
 
- S… sì, sì! -
 
Si chinò più volte e corse via, sotto gli occhi esasperati del suo padrone.
 
- Che inetto! -
 
Il boss cominciò a fumare con pigrizia.
A volte si annoiava a morte, adorava l’azione, ma spesso i loro affari non permettevano strategie azzardate e bisognava andarci piano.
 
>>> Sei troppo irascibile, te l’ho sempre detto. Se vuoi farti strada in quest’ambiente, devi essere metodico, avere pazienza, e prevedere i rischi nelle missioni. Rischi di farci scoprire! Sta attento a non comportarti come un ragazzino! -
 
L’uomo si voltò versò uno più maturo giunto in quel momento.
Nascosto dall’elegante antico separé accanto alla tenda, era uscito allo scoperto quando il loro tirapiedi era sgattaiolato via.
 
- È quello che faccio, papà. -
 
- Non mi sembra Yutaka. Ti ho lasciato carta bianca in questa faccenda perché tu ti faccia le ossa, ma non posso nemmeno rischiare che tu mandi tutta all’aria. La prima regola per farsi avanti in questo mondo è la discrezione. D’ora in avanti sarò al tuo fianco e ti consiglierò, o fai così o ti fai da parte! A te la scelta! Ci sono troppi nemici in questa città, dobbiamo fare attenzione. -
 
Yutaka Hishikamoto si alzò dalla sua poltrona con il sigaro ancora in mano, e si avvicinò a suo padre.
Sovrastò la stazza dell’uomo più anziano con la sua, quasi scocciato.
 
- Certo, papà. -
 
Alzò il sigaro come a metterglielo tra le mani. Il padre lo prese poco dopo.
Il più giovane lo superò ed uscì dalla stanza con le mani nelle tasche. Si era già annoiato della vita d’ufficio e aveva bisogno di svagarsi.
Raggiunse il salotto principale della loro villa, dove intentavano giochi e serate, sedendosi ad un tavolino cui si stava giocando a poker.
Gli uomini seduti si alzarono e s’inchinarono col capo, prima di riprendere le proprie mansioni.
Yutaka Hishikamoto stava per annullare la partita per pretenderne una nuova con lui come giocatore, quando una donna bionda in abiti succinti e dal trucco pesante gli si avvicinò.
 
- Vuoi compagnia?-
 
Si voltò verso di lei. Era una delle escort che lavorano per la sua famiglia.
Evidentemente quella sera libera.
Si voltò per un attimo verso i suoi uomini che avevano ripreso a giocare e scosse le spalle.
 
- Ma sì, penso proprio di volermi divertire! -
 
Si alzò spavaldo ottenendo un nuovo cenno di rispettoso saluto, ed attirò la donna a sé, circondandole la vita quasi avidamente.
Lei lo lasciò fare, strusciandosi addosso a lui senza ritegno.
 
- Saliamo piccola, rendiamo questa notte indimenticabile per entrambi.-
 
***
 
La cena si era svolta tranquillamente.
Sempre attenti ad ogni eventuale problema, i due sweeper avevano chiacchierato e mangiato con le loro ospiti cordialmente.
Kaori si era stupita di come una bimba di soli quattro anni fosse tanto educata e rispettosa, e di come mangiasse con piacere tutte le verdure di solito poco gradite ai bambini.
Dopo cena le aveva offerto un gelato col permesso di Nami, ed era stato buffo e tenero vedere quelle guanciotte sporche di cioccolato.
Nami aveva insistito per darle una mano a riassettare. Kaori aveva provato più volte a negare, ma non c’era stato modo di far cambiare idea alla giovane madre.
Con l’aiuto della lavastoviglie tuttavia, non c’era stato che da spazzare e pulire cucina e tavoli.
In pochi minuti le due donne avevano sistemato tutto, mentre un Ryo attento e curioso era rimasto in salotto ad osservare la piccola Hotaru disegnare fino a che non era crollata sul divano.
Piccola e provata da tante emozioni, si era addormentata profondamente.
Nami l’aveva presa in braccio come se non le pesasse per niente, nonostante la sua corporatura generosa, e l’aveva portata al piano superiore.
Kaori l’aveva aiutata a metterla a letto ed era rimasta un po’ con lei, poi, notando l’eccessiva stanchezza sul viso della ragazza, si era congedata per lasciarla riposare.
Uscendo, si chiuse la porta alle spalle controllando il corridoio da entrambe le parti, poi, vedendo le luci al piano inferiore ancora accese scese per dare un’ultima occhiata.
Cominciava ad essere piuttosto tardi, e sarebbe stato meglio non fare le ore piccole, per essere vigili il giorno dopo.
Scese in salotto. Ryo era affacciato alla finestra e l’aria fredda sembrava non scalfirlo.
 
- Ryo! Vuoi prenderti un raffreddore? -
 
Lui quasi sussultò. L’aveva percepita immediatamente, ma il suono della sua voce aveva sempre quell’effetto su di lui, in quella sera poi più che mai.
Chiuse la finestra e poi anche le tende. Fuori andava tutto bene, non c’era nessuno a spiarli, non percepiva auree sospette e anche i suoi amici erano tranquilli.
Nessuna telefonata, nessun messaggio, nessun segnale in codice.
Se non fosse successo qualcosa di notte, l’indomani avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell’appartamento e mettersi in contatto con i suoi informatori.
Si voltò verso di lei e la vide: sembrava preoccupata.
 
- È tutto a posto. - riuscì a dire.
 
Lei annuì, capendo che si stava riferendo alla situazione esterna.
 
- Anche di sopra è tutto calmo, stanno dormendo e le trappole non sono scattate. Per ora non c’è nessun altro. -
 
Kaori gli si avvicinò quasi come se i suoi piedi avessero volontà propria.
Specchiandosi nel nero sguardo di lui, notò di nuovo quell’espressione misteriosa e carismatica di poco prima.
La serata era trascorsa piacevolmente. Non c’erano stati problemi per Nami e la bambina, nessuno li aveva attaccati e anche lui si era comportato bene.
Anche troppo!
Non poteva negare a se stessa che aveva apprezzato tantissimo quel suo nuovo strano lato.
Era stato quasi come vederlo per la prima volta.
Era emozionata e non sapeva dare un nome preciso a quello che stava provando.
Avrebbe tanto voluto chiedergli di più, ma temeva il modo in cui lui avrebbe reagito.
Forse sarebbe scoppiato a ridere, dimostrandosi il solito stupido di sempre dopo un’ennesima presa in giro, tra le più dolorose, o forse no, ma sapeva anche che adesso avevano una priorità:
le clienti.
Non poteva distrarsi nelle sue fantasie.
 
- Io … - fece, non sapendo da dove cominciare. Sospirò, mordendosi la lingua. - Io vado Ryo, meglio non fare tardi. Buona notte e … grazie, per stasera.- abbassò lo sguardo arrossendo impercettibilmente, ma lui se ne accorse e le sorrise.
Kaori si voltò già pronta a chiudersi in camera sua, ma Ryo la bloccò delicatamente per un polso.
Lei s’irrigidì.
 
- Aspetta.-
 
Tornò a guardarlo, incuriosita ed incapace di muoversi.
Il tono che Ryo aveva usato era stato dolce e caldo.
 
- Cosa c’è? -
 
Ecco. Era arrivato il momento.
Non sapeva nemmeno cosa o come dirglielo ora che aveva avanti a sé quelle grandi iridi nocciola, ma sentiva che doveva farlo.
Sarebbero stati entrambi attenti e precisi in quel caso, non si sarebbero lasciati condizionare, né lui né lei, ma sentiva che doveva farlo.
Si fidava ciecamente della sua Sugar Boy, e sebbene temeva per i punti oscuri di quel lavoro a partire dalle strane parole di Saeko e dalla somiglianza di Kaori con Saori Nakamura, sentiva dentro di sé che non avrebbe più potuto rimandare.
Come suo solito però, tutte le belle parole che lei meritava erano state di nuovo inghiottite dal suo orgoglio.
 
- Kaori, io …-
 
Le lasciò il polso che ancora le teneva teneramente.
Kaori aggrottò le sopracciglia. Che cosa stava cercando di dirle?
 
- Io … ecco. Io, stasera … -
 
Ryo cominciò a tormentarsi le mani, maledicendo internamente la sua goffaggine nella vita privata.
Tutti i suoi nemici si sarebbero fatti delle grasse risate a vedere lo Stallone di Shinjuku in quel frangente.
Lo sweeper numero uno del Giappone era l’ultimo dei cretini in amore!
Che fine!
Kaori lo guardava stralunata. Stava disperatamente cercando di capire cosa gli passasse per la testa. Quella sera Ryo stava dando seriamente i numeri!
 
- Si può sapere che succede? È tutta la sera che ti comporti in modo strano!-
 
Un po’ irritata, un po’ divertita, portò le braccia al petto e cominciò a battere un piede per terra cercando di sbollire i nervi.
Ryo sembrava a disagio, ma anche lei era ancora tesa per quanto accaduto poche ore prima.
 
- Beh, in effetti, sì, è che io non so come … insomma …-
 
Ryo si bloccò di nuovo.
Come cosa?
Come dirle che la amava più di qualsiasi altra cosa?
Come dirle che si riteneva un idiota, un imbecille, un cretino, per l’appunto, un senza palle, come l’aveva definito con affetto Mick la sera prima?
Dannazione! Era capace di riempire di complimenti lascivi tutte le donne di Tokyo tranne che lei, che li meritava davvero.
Sospirò, esasperato.
Si avvicinò a lei e la attirò a sé, stringendola tra le braccia e abbassandosi poi a sfiorarle le labbra.
Non sapeva se Kaori avesse ricambiato, se gli avesse lanciato un martello, se lo avesse avvolto in una coperta e tirato fuori dalla finestra o cos’altro, ma visto che con le parole era un vero disastro, il suo istinto gli aveva suggerito di passare ai fatti.
Kaori, dapprima shockata da quell’impeto da parte del suo socio, rimase immobile nel suo abbraccio con gli occhi spalancati.
Non rispose al bacio e per un attimo le parve persino di smettere di respirare.
Ryo stava assaggiando le sue labbra delicatamente, solo la presa attorno al suo corpo era più ferrea, forse per paura che lei scappasse, e per un attimo il suo cervello aveva smesso di funzionare non mandandole più comandi.
Che cosa stava facendo Ryo?
La stava baciando?
Ryo la stava baciando, finalmente, dopo quel bacio che si erano scambiati attraverso il vetro sulla nave di Kaibara finalmente ecco un bacio vero!
E lei? Niente, come un automa si era paralizzata.
Che stupida!
Non avendo nessuna reazione da parte sua, Ryo si staccò da lei in parte ferito.
Forse era troppo tardi.
Kaori non aveva risposto al suo bacio, non gli aveva nemmeno portato le braccia attorno, e nemmeno sul petto, come aveva fatto in qualche loro raro abbraccio del passato.
Era rimasta rigida contro il suo corpo, gli occhi sbarrati ed era addirittura impallidita.
Maledizione! Aveva indugiato troppo! Adesso avrebbe dovuto fare i conti col suo rifiuto!
Kaori cominciò a tremare, tanta era l’emozione che stava provando.
Lacrime inspiegabili le salirono agli occhi.
Sollievo, amore, esasperazione, gioia, paura … non sapeva per quale motivo, ma sentì improvvisamente voglia di piangere.
Lui vedendola in quello stato, male interpretò e si sentì un verme.
Aveva sbagliato ancora, ancora e ancora.
Con Kaori commetteva solo sbagli, su tutta la linea!
Fece qualche passo indietro, mortificato.
Ora non gli sarebbe rimasto che buttarsi a capofitto in quella missione, per non pensare a quegli occhi che aveva continuato a ferire per tutti quegli anni fino a quel momento.
 
- Mi dispiace... Perdonami, io … forse non dovevo però ... sentivo di doverlo fare, ma forse non ne ho più il diritto. -
 
Abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello pieno di pianto della sua socia.
 
- Hai ragione, è meglio andare a letto. Buona notte Kaori-Chan. -
 
Che deficiente! Aveva giocato la sua ultima carta e aveva perso la mano!
E pensare che era riuscito anche a mettere insieme più parole di senso compiuto!
Tornò di fronte a lei solo per accarezzarle una guancia. - Scusami … - Lanciandole un ultimo sguardo triste,  la superò dirigendosi verso la sua stanza.
 
Impattata dalle sue parole, Kaori si riscosse.
Si voltò di scatto e lo raggiunse, abbracciandolo di schiena e bloccandolo sul posto.
Ricominciò a singhiozzare sotto quelle spalle che tante volte l’avevano protetta.
Che sciocca! Non aveva saputo fare altro che piangere, quando poi avrebbe dovuto sapere qual era il modo di Ryo di aprirsi, specialmente con lei.
Era sempre stato così.
Ora capiva tutto, capiva l’atteggiamento di Ryo di quella sera e di tutte le settimane precedenti.
Tutto le era più chiaro.
Lui era così. Aveva bisogno di molto più tempo in certe cose, e soprattutto, di modi un po’ bizzarri per risolvere questioni di quel tipo, come il loro grande legame.
Sentì le grandi mani dell’uomo della sua vita stringere le proprie, e poi staccarne una dal suo petto per potersela portare alle labbra e baciarne la punta delle dita.
Forse perché non la stava guardando direttamente negli occhi, e allo stesso tempo forte dell’appoggio del suo calore, lui fu il primo a parlare.
Lei non aveva ancora smesso di ansimare sulla sua schiena.
 
- Forse non è il momento adatto Sugar, ma da quando Saeko ci ha proposto questo caso, ho capito che non posso più aspettare. Devo affrontare apertamente i miei sentimenti per te una volta per tutte. -
 
Sciolse l’abbraccio e si girò verso di lei. La lasciò solo per incorniciarle il viso con le sue forti mani.
 
- Ti amo, Kaori Makimura. Ti ho sempre amata, anche se da stupido quale sono, non sono mai stato in grado di dimostrartelo. Ti amo in un modo che a volte mi fa paura, e proprio per la paura di perderti ho sempre cercato di allontanarti, ma adesso devo guardare in faccia alla realtà. Non sono niente senza di te, e quando avremo concluso anche questa missione come solo il grande duo City Hunter sa fare, ti darò finalmente tutto quello che meriti, se mi vorrai ancora.-
 
Kaori continuava a piangere, suo malgrado, riuscendo solo ad annuire a guardare il suo uomo attraverso il velo delle lacrime.
Per anni aveva sperato e aspettato l’arrivo di quelle parole, ed ora che erano finalmente diventate realtà, quasi non riusciva a crederci.
Ryo l’aveva di nuovo chiusa nel suo abbraccio, accarezzandole la schiena per farla calmare ed appoggiando il mento tra i suoi capelli, mentre lei a quanto pareva, non riusciva a fare altro che singhiozzare, ma andava bene anche così.
Tutte le emozioni faticosamente trattenute in due mesi erano esplose come dal vaso di Pandora.
Stanca della sua stessa passività, lei si alzò sulle punte e portò entrambe le mani alla nuca di Ryo, attirandolo verso di sé.
Lui raggiunse la sua altezza e poggiò la sua fronte su quella di lei.
 
- Kao, sei bellissima anche con le lacrime, ma non devi più piangere per colpa mia. -
 
Kaori scosse la testa, riuscendo finalmente a sorridere.
Respirò a fondo e si asciugò le guance con entrambe le mani, che portò subito alle spalle di Ryo, riaggrappandosi a lui.
 
- No, no non piangerò più. È solo che … Ormai non ci speravo più! -
 
Lui annuì, sinceramente pentito.
 
- Lo so, mi dispiace. Merito una martellata? -
 
Kaori ridacchiò, finalmente, e lui fu sollevato di averla resa felice.
 
- Diciamo che questa volta ti perdono, niente martelli!-
 
- Davvero? -
 
Per un attimo sembrò un bambino felice per essere scampato alla punizione per una marachella.
A volte sapeva essere così buffo, ma lei sapeva che lo stava facendo per farla sorridere.
Ora toccava a lei controbattere.
 
 - Ryo Saeba, anch’io ti amo, stupido!-
 
Sorrise, baciandolo stavolta di sua iniziativa.
Ryo non tardò a ricambiare, facendo scendere le mani alla vita di lei per stringerla di più a sé.
Si baciarono ancora, fermandosi solo per riprendere fiato.
Dapprima conoscendosi solo superficialmente, presto le loro bocche incatenate si dischiusero per danzare all’unisono.
Entrambi avrebbero voluto fare di più, ma sapevano che stavano già rischiando così.
Non potevano spingersi oltre, almeno fino a quando non avrebbero terminato quel nuovo incarico.
Tornarono a baciarsi, ad accarezzarsi, ad abbracciarsi, a ritrovarsi.
Ryo dovette fare un enorme sforzo su stesso per staccarsi da lei, per non prenderla in braccio lì e portarla nella sua stanza per non uscirne più.
Il suo amico al sud, tenuto faticosamente a bada per sei lunghi anni, iniziava a svegliarsi, ma doveva metterlo a tacere.
Si presero per mano, separandosi e baciandosi di nuovo alla soglia della stanza di Kaori, con tacite promesse.
Ryo avrebbe quasi voluto chiederle di dormire assieme, solo dormire, e anche Kaori dentro di sé aveva desiderato la stessa cosa.
Potevano leggerselo negli occhi, ma era meglio non andare oltre.
Lui si era aperto a Kaori, dichiarandosi liberamente.
Certo, non era stato il massimo del romanticismo e anche lei era stata goffa all’inizio, ma alla fine avevano capito entrambi.
Loro erano così, sarebbe stato strano un approccio normale!
Si erano ritrovati dopo tanto peregrinare, a desso sarebbero stati più forti, in tutto.
Una nuova energia alimentò entrambi, affiancandosi alle fatiche della giornata.
City Hunter stava tornando più solido che mai.
 
 
NdA
 
Tadaaaaaa!!!!
Finito! Bene, che ne dite di questo Ryo? Come si è comportato?
Niente mokkori, ma non è il caso per ora no?
Alloooooraaa… da dove cominciare?
Ah sì.
Permettetemi di ringraziare calorosamente e di consigliare a chi non lo conoscesse il Gruppo Facebook di MaryFangirl, (di cui vi consiglio anche assolutamente storie e traduzioni). È una comunità virtuale simpaticissima dove ogni giorno o comunque quando posso, partecipo ad esilaranti sondaggi, indovinelli e chiacchierate! È pieno di appassionati come me! Grazie per aver risposto subito quando ho chiesto consigli e chiarimenti riguardo all’opera di Hojo. Nonostante la mia grande passione non sono ancora un’esperta master come gli altri :D Il nome e il link del Gruppo qui di seguito:  
City Hunter Italian Forum .
Passiamo al capitolo:
 
Come prima cosa tante tante tante volte grazie! *_*
Ho adorato le vostre recensioni e anche i vostri commenti in privato!
Grazie per le vostre opinioni riguardo alla trama e la scelta di inserire il tema della disabilità.
Sentivo il bisogno di scusarmi più che altro perché è una tematica molto delicata.
Io per prima vi sono molto a contatto anche al di fuori del mio percorso di studi e del mio lavoro.
La disabilità fa parte della mia sfera personale e sono la prima a non sopportare scherzi, esagerazioni o qualsiasi altra cosa fuori luogo a proposito.
Come Educatrice ho sempre adorato e in gran parte lavorato con la sfera della primissima infanzia, ma come Pedagogista ho intrapreso lavori e progetti di tirocinio con minori a rischio e disabili, e l’amore che sanno dare queste persone speciali non si può spiegare.
Inoltre, è stata proprio la dimostrazione d’affetto di uno di loro, anche se piccolissimo e dopo che mi aveva vista solo due o tre volte, a spingermi a mettere anima e corpo nella nuova sfida formativa che sto affrontando.
È dura, e a volte arrivano lo sconforto e la paura di non farcela, ma non posso mollare!
 
Note al capitolo:
 
  • Per quanto riguardo quindi la Sindrome di Down, per ora qui mi sono limitata a descrivere leggermente alcuni dei tratti somatici che la caratterizzano. In realtà è una condizione molto complessa e multi sfaccettata, e se ne potrebbe parlare per pagine intere. Al momento qui ho presentato l’inconfondibile sguardo a mandorla, notato da alcune di voi nei commenti, le mani piccole ma piene, la bocca piccola e carnosa e la corporatura tarchiata, anche se parliamo di una bambina di soli quattro anni e che deve ancora andare incontro allo sviluppo nonostante la malattia. Non è sempre vero che i soggetti con Trisomia 21 siano necessariamente bassi ad esempio, tozzi e sovrappeso. Molti miti sono stati sfatati, come quelli riguardo ad una bassa aspettativa di vita e il ritardo mentale. Purtroppo ci sono tanti e tanti problemi correlati, di varia natura, ma sono stati registrati anche casi in cui si è condotta una vita normalissima arrivando a farsi una famiglia propria, con lavoro e alti titoli di studio, segno che spesso le condizioni patologiche, fisiche e cognitive, possono essere lievi a tal punto da non essere quasi percepite dall’esterno.
Inoltre, siamo un Mondo in continua evoluzione, dove l’OMS e le Organizzazioni Sanitarie di ogni Nazione lavorano costantemente per migliorare la qualità dell’Inclusione del Disabile.
  • Adoro il Giappone, anche se non ci sono mai stata :D
Adoro aver riscoperto la passione per gli Anime che avevo da bambina, e adesso anche per i Manga, mangiare cibo giapponese con le amiche e soprattutto, mi piace informarmi su leggende e tradizioni, delle quali il paese nipponico è ricchissimo.
Tra queste c’è il Filo rosso del destino, anche se, se non erro, le origini della leggenda sono cinesi. Mi piace immaginare che Ryo e Kaori siano uniti proprio da questo “filo”, anche immaginando Angel Heart, dove anche se Kaori non è più fisicamente presente, il suo spirito è sempre in contatto con Ryo e con Shan-In. Indipendentemente dal trapianto di cuore, Ryo tiene viva la sua memoria e più volte nell’Anime, (di Angel Heart non conosco ancora il Manga, salvo qualche tavola), lo si vede piangere più volte per lei.
Quale dimostrazione d’amore più grande per i nostri occhi sbrilluccicosi e romantici? :D
  • Anche qui ci sono riferimenti al Manga, con Mayuko e Kozue ad esempio, ed ho inserito anche scene della seconda parte di “Un romantico Natale”, dalla terza stagione dell’Anime, dove Ryo e Kaori sfilano appunto verso l’altare per attirare in trappola i cattivoni di turno. (Solo una trappola per l’appunto, Hojo non ci ha dato la gioia di un loro matrimonio! ç_ç  Tuttavia, il modo in cui si comporta Ryo dopo la sparatoria, anche se tipo per soli dieci secondi, ha fatto sognare noi romantiche. Occhi sbrilluccicosi elevati alla seconda Volume 2.)
  • Ho di nuovo inserito Hideyuki, non posso proprio evitarlo! Avrei voluto che gli fosse dato più spazio. Ok, diciamo che forse se non fosse stato ucciso la collaborazione di Ryo e Kaori non sarebbe proprio cominciata, ma a giudicare dal ruolo che ha rivestito nelle vite dei personaggi, è bello rievocarlo così :)
  • Iniziano a far capolino i nemici della storia. Che cosa vorranno mai? Chissà! :D
  • Complimenti a chi ha notato la somiglianza nel nome di Saori Nakamura con Kaori Makimura, che occhio! :D
 
Grazie per tutti i vostri commenti, come vi dico nei ringraziamenti singoli alle nuove pubblicazioni, mi riempite sempre di gioia!
Grazie a chi ha inserito le mie storie tra preferite/seguite/da ricordare e me tra gli autori preferiti.
Grazie di cuore, non vedo l’ora di tornare col terzo capitolo che in parte è già scritto.
Vi lascio il link della mia Pagina Facebook Autore, dove aggiorno con Spoiler, avvisi e link dei capitoli quando li sforno :D
  : Luciadom su EFP 
 
Stavolta sono stata più prolissa, tra capitolo e Note, ma ahimè, ho anche provato a dividere il capitolo ma non faceva lo stesso effetto.
Però mi perdonate vero?
Beh, ditemi voi che ho combinato!
A presto!
 
Lucia
   
 
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