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Autore: Rota    15/06/2020    2 recensioni
Sentì i muscoli della schiena dolere. Si allontanò dal fascio di luce della lampada sul tavolo, così da avvicinarsi alla grande finestra che poco prima stava ammirando Mika, godendo dei colori della notte.
Si appoggiò al legno dello stipite con una spalla, incrociando le braccia al petto.
Che bella luna. Che belle stelle.
Tracciò le linee di un tatuaggio straordinario tra le costellazioni senza nome, profili di qualcosa che nessun uomo aveva inventato. Magari, nel loro futuro, potevano essere utili.
Fu in quel modo che vide i primi bagliori – gli sembrò fossero delle stelle cadenti. Una, due, tre, dieci, cento.
La prima cadde a terra e colpì una casa. Prima il buio, subito dopo un’esplosione di fulmini incontrollata.
Shu rimase immobile, inorridito ed esterrefatto, finché anche da quella distanza non si riuscirono a sentire le urla agonizzanti dei suoi stessi concittadini.
Quella fu chiamata, da chi sopravvisse, la prima delle Notti della Pioggia di Potere.
E segnò l’inizio di un nuovo mondo per tutti i cittadini di Yumenosaki.

[LeoxShu principalmente; Fantasy/Steampunk/Tatoo!Au; multicapitolo]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Leo Tsukinaga, Shu Itsuki
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*9. Steli – Elettricità statica*

 


[Melodie di vento e di pioggia: il movimento della tempesta // CherryBlossoms' Ink FanMix
Track 10: Capitolo 9]








Si sveglia di nuovo tra coperte calde, sentendo i propri capelli umidi sparsi sul viso e sul guanciale. Sente anche la presenza di qualcuno contro di sè, morbido e compatto – impiega qualche secondo, ma capisce che in qualche modo, durante le ore di sonno, è finito con l’abbracciare la gamba di Shu, circondandola con le proprie catene. Ha il naso premutovi contro, fatica a respirare.
Emette un mugugno, sgranchisce appena i muscoli sopra il materasso. Non apre ancora gli occhi: tre dita lo raggiungono, cominciando a mettere ordine ai ciuffi dei suoi capelli lunghi.
-Ben svegliato.
La pelle del guanto gli accarezza anche l’orecchio, un lembo di nuca. Libera il suo viso, così che quando Leo si decide finalmente a schiudere le palpebre, possa guardarlo senza alcun ostacolo.
Accenna a un sorriso contento mentre gli striscia addosso, trasportando con sé parte della coperta. Le sue gambe corte si intrecciano attorno alla sua, mentre la sua guancia si adagia sul ventre piatto di lui, le labbra contro la pelle vicina all’ombelico.
Un piccolo sbuffo lascia le labbra di Shu quando si ferma, completamente addossato a lui con tutto il suo peso, ma non corruccia la sua espressione: lo Shi si limita a guardare il suo profilo.
Dopo qualche minuto lento di silenzio, Leo lo mordicchia appena. Intervalla sorrisi stupidi e parole.
-Hai dormito bene?
Dopo la tempia, Shu si dedica alla sua fronte. Trova così soddisfacente mettere in ordine tutto.
Lo guarda negli occhi di sfuggita.
-Per quelle due ore che ho dormito, ho dormito bene. Grazie.
Leo non risponde subito, il suo sorriso si appiattisce un poco sulle labbra; i suoi piccoli morsi diventano baci decisi sulla sua pelle.
-Ti capita spesso di non dormire?
-Non dormo quasi mai, da tre anni a questa parte.
In quel momento lo guarda dritto negli occhi, fermando i gesti delle proprie dita.
Ha già intuito perfettamente quale conclusione l’altro abbia raggiunto.
-Non è colpa tua.
Non riesce a convincerlo del tutto in quel modo, ma così evita per il momento discorsi spiacevoli sul momento.
Leo gli abbraccia la vita e si sistema meglio tra le sue gambe. Shu alza la coperta sulle sue spalle, passa le dita tra i lunghi capelli come i denti di una spazzola, sciogliendo delicatamente i nodi.
Sentire di nuovo la pelle del guanto contro di sé non è una sensazione troppo piacevole, in particolar modo dopo una notte a percepirsi completamente nudi – era così bella l’emozione, così travolgente, che non si è neanche ricordato di guardargli le mani e cosa stessero nascondendo. Ormai è troppo tardi.
Sospira, stropiccia il viso contro di lui, si lascia coccolare ancora un poco.
-Ho un po’ fame.
-Possiamo alzarci e fare colazione. Ormai è mattina, il sole è sorto da qualche ora.
Quelle parole raggiungono Leo lentamente, ma quando lo fanno l’uomo scatta come una molla: spalanca gli occhi e si alza sui gomiti, seguito dai rumori acuti delle manette. Come ha fatto a dimenticarsi.
-I Knights?
Shu fa una smorfia, non si scomoda troppo nel continuare a pettinarlo, non percependo l’urgenza del compagno.
-Ha piovuto tutta la notte, solo dopo l’alba si è schiarito un poco. Non dovrebbero essere troppo lontani, e questo è un ottimo motivo per alzarci e andare a mangiare qualcosa.
Quando ha finito di sistemarlo, gli alza il mento e dirige il suo sguardo. Incisivo, deciso. Lo deve lasciare andare, perché possa alzarsi.
Ma Leo, passate l’urgenza e la fretta, non mostra particolare indole di collaborazione.
-Non ne ho voglia.
-Stando qui certo non riuscirai a mangiare nulla e il tuo bisogno di nutrirti non verrà soddisfatto. E io sarò costretto a continuare a sentire le tue stupide lamentele.
-Posso mangiare te.
Leo sorride, Shu è talmente preso alla sprovvista che arrossisce un poco, poi sbuffa contrariato.
-Sentire le tue stupide e demenziali allusioni sessuali non è una cosa che mi sia mancata in questi anni.
A quel punto, il sorriso di Leo si trasforma in una vera e propria risata, quindi in un tentativo di assalire la sua bocca, che lo Shi ferma afferrandolo al mento. Sembra così serio.
-Non voglio che arrivino persone e ci vedano in questo stato.
-Ah, solo tu mi puoi vedere con i capelli arruffati e tutto in disordine.
-Certamente, è un privilegio.
Lo bacia all’improvviso, a lungo. Risale il suo busto e lo abbraccia, gli prende il capo mentre si siede sulle sue cosce. Shu tenta di resistergli, ma è difficile quando lo bacia a quel modo, come se si ricordasse esattamente come farlo impazzire – certo ha ripassato per tutta la notte: è sleale, certe volte.
Vengono interrotti dal bussare energico di qualcuno.
-Signor Shi! Signor Shi Itsuki!
Tsukasa Suoh non apre la porta senza permesso, ma insiste a bussare con tutta la propria forza.
Shu sente anche una seconda voce provenire dall’esterno, molto più ovattata e titubante; balza fuori dal letto prima che Kagehira apra la porta e i due giovani facciano il loro ingresso nello Studio.
È inevitabile che, nonostante tutto, lo vedano vestito solo a metà, e vedano anche Leo che fa molta fatica a nascondersi tra le lenzuola.
Kagehira interrompe quello che stava dicendo, quella mezza risata impacciata che gli impastava la lingua e le labbra, quando oltrepassa l’arco che apre alla stanza personale dello Shi e li vede in quelle condizioni.
Shu recupera una parvenza di dignità, con una posa rigida, ma questo non spazza via l’ombra sul viso di lui.
Tsukasa si fa avanti come un tornado, invece, oltrepassando l’immobile corvo. Rimane un poco interdetto davanti alla scena, riesce a riprendersi in fretta per l’urgenza con cui deve recapitare il proprio messaggio.
-Signor Shi Itsuki! Deve venire immediatamente alla Prigione Bianca! È per il signor Mikejima!
Leo si ferma tra le coperte, immobile quasi fosse un sasso, mentre Shu intuisce quanto grave sia la situazione.
-Cosa è successo?
-Il suo tatuaggio sinistro si è mutato! Molto più velocemente di quanto previsto!
Tsukasa incalza dopo una piccola pausa, tanto agitato che non riesce a controllarsi. La situazione in sé non lo aiuta, il senso di colpa e il senso del dovere si mescolano, oltre che la sua naturale incapacità di distaccarsi emotivamente dal proprio compito.
-Abbiamo già chiamato gli altri Shi! Lo Shi Shinkai e lo Shi Sakasaki sono stati prelevati dei loro Studi.
Shu evita di girarsi verso Leo, o anche solo di guardare Mika. La cosa riguarda lui più di ogni altro, perché dopotutto è davvero uno dei pochi in grado di mutare la situazione.
Così, dopo aver sospirato profondamente, è pronto all’azione.
-Il tempo di vestirci e siamo pronti.
 
 
Shu lancia un’occhiata all’altra parte dell’abitacolo, ma ancora una volta nessuno ricambia il suo sguardo. Scocciato, schiocca le labbra e si rivolge direttamente al Knights davanti a sé, proprio mentre la carrozza bianca sobbalza per colpa una pietra sulla strada.
-Tu lo hai visto per caso? Com’era il suo aspetto?
Tsukasa parla veloce, in una posa rigida.
-No, non l’ho visto di persona! Abbiamo ricevuto la comunicazione questa mattina presto direttamente da uno dei Akatsuki!
-Cosa vi ha detto esattamente?
-Non altro che recuperare gli Shi per un’emergenza: la corruzione del qi e del tatuaggio ha subito un’accelerazione durante la tempesta notturna.
-Non ha spiegato altro? Non ha detto come si è manifestata questa corruzione?
Il ragazzo tentenna, perché ha capito bene che Shu sta cercando di prepararsi psicologicamente prima di affrontare l’emergenza. Non può che abbassare le spalle, lo sguardo un poco spento.
-Purtroppo no, mi dispiace.
Lo Shi fa un verso irritato, ma non insiste. Guarda fuori dal piccolo finestrino, cercando di concentrarsi su un’idea sfuggevole, inseguendola e modificandola, testandola, confutandola. L’espressione sul suo viso diventa sempre più scura, man mano che passano i secondi.
Accanto a lui, Leo è l’unico dei presenti che osa interrompere il suo silenzio – ha i muscoli tesi, non lo guarda neppure in volto.
-Che ipotesi stai formulando?
Shu sospira, si gira verso di lui; rimane aggrappato al proprio bastone, mentre si massaggia la tempia con il guanto.
-Non posso dire molto senza averlo davanti agli occhi, ma penso che i due tatuaggi siano in forte contrasto tra di loro, e che il tatuaggio sinistro stia cercando di corrompere il tatuaggio destro.
Chiude gli occhi e segue, ancora, quell’ipotesi che tra le mille trova più attendibile e plausibile. Date le premesse, anche quella meno rosea.
-Il problema principale è che il tatuaggio di tipo Psichico tocca, come suggerisce il nome, la parte psichica di Mikejima. Il tatuaggio lo stabilisce e lo ancora al corpo, toccando la parte fisica. Il qi e i tatuaggi uniscono il tutto sul piano mentale. In sostanza, Mikejima sta soffrendo un attacco su tutte le tre componenti della sua persona.
Sospira ancora e guarda nuovamente fuori dal finestrino, perso così tanto nei propri pensieri da non registrare in nessun modo la preoccupazione dell’altro.
-Non mi aspettavo si evolvesse in questo modo, sembrava molto più debole.
Leo apre la bocca senza però emettere alcun suono. Vorrebbe sfogare la propria angoscia, ma si rende conto che più di ogni altra cosa sente muoversi dentro il petto un fortissimo senso di colpa.
Ha dimenticato il suo migliore amico, per pochi attimi di felicità, e la realtà è tornata a colpirlo con molta più violenza di quello che si aspettava.
L’atmosfera nella carrozza non è per nulla rilassata.
Mika, con le braccia incrociate al petto e un’espressione davvero indecifrabile, si rivolge direttamente allo straniero, senza mezzi termini.
-Signor Tsukinaga, da quanto tempo il signor Mikejima ha contratto il suo secondo Potere?
Leo rimane sorpreso di aver ricevuto una domanda, più che per la domanda in sé. Sbatte le palpebre un paio di volte, prima di ricordarsi la risposta.
-Poco più di un mese.
-È un periodo piuttosto lungo, per qualcuno in quello stato.
Lo Shi e il suo aiutante si scambiano una veloce occhiata di intesa, la prima di tutto il viaggio. Mika fa un’altra domanda cercando di aiutare il maestro a confutare o confermare la propria ipotesi.
-Ogni quanto dovevi utilizzare il tuo flauto per calmarlo?
Eppure, questa sua domanda sorprende molto più lo Shi che non Leo.
-Flauto?
Leo si ritrova quindi tutta l’attenzione dei presenti addosso, interessati molto più a tutto ciò che dice.
-Dominavo il suo Potere… suonando una melodia.
Shu assottiglia lo sguardo, poi lo abbassa pensieroso, tanto che l’altro uomo si preoccupa abbastanza. Gli pare incredibile che un dettaglio del genere potesse essere tanto importante.
-Questo non mi era stato detto.
-Avrebbe fatto la differenza? In realtà, non sembrava funzionare granché, era solo un palliativo.
Ma Shu non lo ascolta neppure, troppo preso dai propri pensieri.
Piuttosto, indirizza le sue risposte verso informazioni che possono essergli solo che utili.
-Dove si trova ora, il tuo flauto?
-È stato sequestrato dall’Akatsuki, che attualmente lo sta tenendo in custodia e analizzando per il processo.
Leo vede il suo sguardo quasi cambiare colore, può intuire bene il perché.
Benché non sappia molto degli avvenimenti degli ultimi anni, sa come l’Akatsuki sia un corpo di controllo tra i cui compiti c’è sempre stato anche la gestione della burocrazia legata ai tatuaggi e alle attività degli Shi.
Quindi, facilmente capisce che ci sia dell’odio, nello sguardo di Shu e nel suo sibilo sottile.
-Quel Hasumi…
La carrozza però si ferma, arrivata a destinazione.
Quando il cocchiere scende e apre loro lo sportello di legno, si ritrovano davanti all’alta torre della Prigione Bianca, dove è stato rinchiuso anzitempo il prigioniero instabile. Davanti le guardie rosse, nell’aria elettricità: benché lo Shi sia impermeabile all’effetto di taluni Poteri, non è proprio possibile rimanere indifferenti a tutta quella densità.
I cavalli legati alla carrozza nitriscono a disagio, in una strada quasi del tutto priva di passanti.
Svelto, Shu si rivolge prima di tutto a Tsukasa.
-Conducimi, ragazzo.
Poi, si rivolge anche agli altri due.
-Voi aspettate qui.
L’uomo dai capelli rosa sa che non lo possono seguire; anche loro lo sanno, eppure il primo istinto del corvo è di protestare, facendo un passo verso di lui.
-Oshi-san-!
Shu lo blocca sul posto premendo la punta del proprio bastone sul suo petto, guardandolo dritto in viso.
C’è ben altro che l’irritazione in lui: preoccupazione, sottile ma persistente. La sua voce è autoritaria.
-Potrebbe essere pericoloso anche per te, Kagehira.
Non ammette repliche, Mika non ne avanza. Il corvo rimane immobile e lo guarda allontanarsi assieme al Knights, fino a che non scompaiono entrambi all’interno della grande torre.
Accanto a lui, Leo continua a muovere le proprie mani nervosamente, provocando una serie di tintinnii. Un sorriso tirato nasce sul suo volto, ma subito si ghiaccia alle sue parole dure, quasi quasi minacciose.
-Beh, direi che-
-Vorrei farti una domanda, signor Tsukinaga.
Leo viene preso in contropiede, in particolar modo quando Mika si volta completamente nella sua direzione.
Ancora una volta, il sorriso di Leo si trasforma, diventa arma e difesa allo stesso tempo, le sue mani smettono di muoversi a quella maniera frenetica.
-Ah, è per questo che sei stato strano per tutto il viaggio? Ti ho visto altre volte così silenzioso, ma non hai mai emanato una tale aura di ostilità.
Il corpo del corvo è rigido e fermo, la sua rabbia diviene compostezza e durezza, decisione. Le sue parole sono dirette come un dardo, penetranti come una punta di metallo.
L’ombra sul suo viso non scompare.
-Cosa hai intenzione di fare, quando il signor Mikejima sarà guarito? Te ne andrai da Yumenosaki?
Leo rimane di nuovo interdetto dalle sue parole, viene fermato ancora prima di riuscire a formulare una sorta di difesa.
-Corvetto, tu-
-Se lo farai, e se mai tu dovessi tornare ancora un’altra volta con un’altra scusa, io ti impedirò di entrare nuovamente allo Studio Shi Valkyrie. Farò tutto quello che posso per impedirtelo, signor Tsukinaga. Perché tu non hai il diritto di prenderti gioco del mio padrone a questo modo.
Una promessa, un’esplicita minaccia, tante cose assieme. Mika, davanti ai suoi occhi, ha assunto la forma del rancore che tanto temeva, e al quale non riesce neanche a giustificarsi.
L’ironia vuole che in quel momento, finalmente libero da ogni straccio di nuvola, il sole illumini con tutta la propria forza la città di Yumenosaki, dissipando le ombre anche dai vicoli più nascosti.
Un altro conflitto si agita, nello stesso momento, a pochi metri di distanza. Dopo aver salito la scala assieme a Tsukasa, quasi correndo, all’ingresso del corridoio bianco Shu trova ad attenderli qualcuno.
-Kiryuu.
L’Akatsuki vestito di rosso, tatuaggio visibile sulla gola, si libera di un poco della propria preoccupazione quando lo vede arrivare.
-Itsuki, per fortuna sei stato veloce! Riusciamo a stento ad avvicinarci!
-La situazione è peggiorata ancora, quindi!
Appunta come non abbia alcun seguito, e ne chiede il motivo.
-Tsukinaga?
-Si trova con Kagehira.
A quel punto, Tsukasa si ferma e li saluta con un piccolo inchino, mentre loro proseguono. I due non si fermano neanche il tempo di un saluto, presi da ben altre preoccupazioni.
Si sentono delle urla, l’aria è ancora più densa, tanto che il passo viene rallentato per l’attrito maggiore. Appena lo Shi sfiora una delle pareti del corridoio, percepisce come una cappa magnetica che libera elettricità statica. Quello è il Potere Psichico fuori controllo.
Shu si guarda attorno e nota come non ci sia nessuno, lungo il corridoio: sono rimaste solo due persone immobili, rigide, davanti alla porta di ingresso. Sorge spontanea una domanda.
-C’è qualcuno insieme a Mikejima?
-Sakasaki è l’unico arrivato, per ora.
Si fermano, perché neppure Kuro può più continuare. Il Potere incastrato nella sua gola sta sfrigolando, reagendo a quanto capita attorno a lui – non sarebbe possibile governarlo, a un certo punto, neanche con una volontà ferrea come la sua. Già troppe persone sono morte incendiate, bruciate vive da un fuoco nato dentro di loro.
Nondimeno, è lo stesso Kuro che rivolge uno sguardo sinceramente preoccupato al vecchio amico d’infanzia, si lecca le labbra e bisbiglia, pianissimo.
-Stai attento, ti prego.
Shu lo guarda negli occhi, riesce a sorridere persino della sua accortezza prima di entrare, solo, nella sala grande e altissima.
Il corpo di Mikejima emana luce propria, come una stella, e come una stella sta bruciando lentamente il suo qi. Le catene che lo tengono sollevato a mezz’aria sono tutte tese, anche i sigilli appesi che gli impediscono la fuga e lo mantengono vivo brillano di bagliori fiochi. L’aria nella stanza trema, compatta come in mezzo a una nebbia invisibile. In quel momento Madara è calmo, emette flebili lamenti.
Sakasaki, capelli rossi e bianchi legati dietro la nuca e sguardo da gatto, si volta verso di lui quando lo sente arrivare.
-Pazzesco, non credi anche tu? Sembra che stia diventando proprio un Demone.
Shu non dice nulla fino a che non si trova al suo fianco. Fissa lo sguardo su quel che riesce a intendere dei bordi del tatuaggio sinistro, Origine e diramazioni, colore e forma. Più che un leone-cane, sembra soltanto un groviglio di linee in disordine. Non c’è neanche da stupirsi del fatto che Madara si ritrovi in uno stato fisico e mentale simile.
Fa uno strano verso e poi scuote il capo, irritato.
-È soltanto brutto, nessuna armonia e nessuna estetica. Sono le mani del diavolo, quelle disegnate sul suo petto.
Natsume si avvicina ancora di più al compagno, fino quasi a sfiorarlo. Guarda dove lui guarda, pensa a lungo in silenzio mentre tutto il resto della stanza sembra condensarsi.
Quel Potere non può toccarli, così come nessun altro potere Psichico può avere effetto su di loro: questo è uno dei pochi privilegi che sempre sono stati propri della loro categoria, da che questa esiste.
Il ragazzo più giovane guarda i guanti dell’altro, prima di parlare piano.
-Come pensi di procedere?
-Ho saputo che il potere è stato contenuto da un suono magico. Potremmo sfruttare questa cosa.
Stupido, anche il ragazzo impiega qualche secondo per la domanda successiva.
-Ipnosi?
-Se la sua coscienza è sensibile ai Poteri del vento, direi di sì.
Natsume asserisce.
Lui, come gli altri quattro Shi gregari, è esperto in un particolare aspetto del tatuaggio, quindi c’è una sola cosa a cui può effettivamente pensare.
Alza le mani in aria, le posiziona come se stesse toccando Madara, a palmi aperti e attorno a un nucleo invisibile. Il suo tatuaggio dello Shi brilla sul dorso della mano, eccitatissimo.
-Chiediamo ad Hasumi una modifica di colore, innanzitutto. Dovrei riuscire a fare oggi qualcosa, se non fanno tante storie e me lo approvano subito.
Shu asserisce, pur controvoglia, perché tutte quelle questioni di legalità e burocrazia gli sono sempre state indigeste, così come la persona che le amministra. Ma d’altra parte, senza un permesso specifico e controfirmato non potrebbero fare davvero nulla, neppure in un caso simile.
La mente dello Shi dai capelli rosa però lavora già sulle sfumature di bianco e grigio che dovrà aggiungere al proprio inchiostro, e si domanda quanti petali di giglio sia riuscito a salvare dall’ultima stagione.
Spera abbastanza, altrimenti dovrà pensare ad un’altra soluzione.
La porta dietro di loro si apre ancora e un’altra figura appare alla loro vista.
Natsume sorride appena per salutare l’altro compagno, mentre Shu parla veloce e non perde tempo.
-Shinkai, abbiamo pensato una cosa.
 
 
Leo rimane parecchio tempo in silenzio su quella sedia. Aspetta che i petali di giglio bianco si sciolgano, posti al limite della bocca del forno, per lavorarli. Basteranno per appena qualche goccia di bianco, non di più, mentre tutto il resto verrà invece preparato con il garofano; meno forma, ma più tenacia.
Quando l’uomo dai capelli lunghi alza lo sguardo, trova lo Shi ancora chino sul tavolo a scarabocchiare qualcosa, seguendo le linee della creazione che sta perfezionando. Si alza e si avvicina, sfiorando con la punta dei piedi le palle accartocciate di vecchi disegni – le porta in giro con sé, quando vengono intrappolate dalla lunghezza della catena.
La criniera del leone-cane è diventata come una piovra sovraumana, che si arriccia in nodi eleganti e sembra ballare in piroette leggiadre srotolandosi in diverse direzioni; dall’altra parte, il drago d’oro sembra scoppiare in squame regolari, che cascano e gocciolano e penzolano nel vuoto, accerchiando il turbine del Quarto e del Sesto Chakra. Verde e bianco.
Shu si accorge di lui quando stacca gli occhi dal foglio per sospirare.
-Vai a sederti, Tsukinaga. Non c’è nulla che tu possa fare.
L’uomo temporeggia, senza muoversi dal posto.
-Posso aiutarti.
Temporeggia ancora, proponendosi e pensando celere, così da ottenere quantomeno una risposta affaticata.
-Posso… portarti qualcosa da bere.
-Sì, quello lo puoi fare.
Veloce, Leo si dirige verso il caminetto e, con uno straccio spesso per non scottarsi, preleva la teiera scura dal suo sostegno. Sul tavolo, poco vicino allo Shi, c’è già la tazza piena di foglie mollicce di un tè; l’uomo la riempie di nuovo, liberando un odore appena più tenue.
Shu lo ringrazia con un cenno del capo prima di sollevare la tazza e sorseggiare, mentre Leo guarda ancora il suo disegno, il pensiero perso in un punto imprecisato.
-Questo complicherà tutto, non è vero? Il fatto che tu debba creare più legami…
-Non necessariamente. Basterà aggiungere un’altra linea, così da ritrovare il numero dispari.
-Numeri, colori, componenti… mettere tutto assieme è-
-Il lavoro di un professionista. Dedichiamo la nostra vita a questo, non facciamo molto altro.
Leo sorride, abbassando le braccia tenute alte nel frattempo, in quel gesto sospeso che prima si è dimenticato di concludere. Riesce persino a fare una delle sue solite risate, che riempie ogni spazio di quella stanza.
-Non smetterò mai di stupirmi di quanto profondo sia il tuo entusiasmo per questo genere di cose!
Ma Shu, a differenza sua, conduce l’ansia in un altro modo: con le dita coperte dal guanto di pelle, gira e rigira la tazza di ceramica sul tavolo, finché non formula un pensiero di senso compiuto che possa dare una linea sicura ai propri pensieri.
-Non ho parole per rassicurarti, Tsukinaga. La situazione non è rosea per niente, noi tutti ci stiamo impegnando per un risultato ancora incerto.
Leo lo guarda abbastanza stranito, alza un sopracciglio e abbozza un mezzo sorriso, quasi di scherno.
-Stai cercando di consolarmi o di chiedermi scusa?
Shu non risponde, né abbassa lo sguardo. Prima che Leo si accorga che le sue guance si sono colorate di uno strano rosa tenue, lo Shi è abbastanza svelto da distrarlo con una richiesta particolare.
-Parlami della melodia che usavi per calmare Mikejima. Le note, il ritmo, i passaggi delle strofe centrali, iniziali e finali. E anche il tema centrale dell’intreccio.
-Dici che potrebbe determinare il punto debole del Potere?
-Potrebbe quantomeno suggerire a cosa reagisce, e come. Il Potere viene dall’esterno e all’esterno reagisce, specialmente certi Poteri Psichici. Se li immaginiamo come parassiti, non c’è sforzo nel comprendere o ipotizzare che reagiscano in un certo modo alla presenza umana. Vorrei solo cercare di capire come lo fa questo.
Ma Leo continua a essere abbastanza confuso da tutto quello, fa fatica a seguire la logica dello Shi e i suoi ragionamenti. Oltretutto, è difficile trattenere l’irritazione quando sente dentro di sé il sospetto che non sia altro che l’ulteriore ricerca inutile che l’uomo persegue per pura vanità.
-Non capisco a cosa potrebbe servire tutto questo. Non ti sei mai posto domande del genere, perché proprio ora? Perché proprio con il tatuaggio di Mama?
Shu percepisce i suoi sentimenti ed è abbastanza pronto a rispondervi.
Si alza piano dalla propria sedia. In quel modo, il loro discorso prosegue in modo equilibrato, da pari a pari, benché sia quasi solo lo Shi a parlare.
-Tsukinaga, il tuo potere è di agire sul livello inconscio delle persone, manovrandone i desideri più profondi, e quindi anche la volontà di conseguenza. Come tu sai, ci sono tre livelli della persona umana-
-Anima, mente e corpo. Certo.
-Esatto. Il Potere si incastra tra corpo e anima, ovvero il qi, così come fa il tatuaggio. Ma nessuno dei tre livelli è separato dall’altro, in quanto il qi è intrinsecamente legato alla mente, che lo governa così come governa il corpo. Il tuo, di Potere, ne è la dimostrazione. Se io riesco a capire i meccanismi del legame forzato tra il qi di Mama e il suo nuovo Potere, saprò come fissarlo di conseguenza. Tu, attraverso le reazioni della mente, saprai aiutarmi.
Una piccola pausa, poi un’ulteriore considerazione dello Shi.
-E io potrò finalmente completare il mio progetto, quindi finire di preparare l’inchiostro adatto.
Leo ragiona con solerzia, data la complessità del discorso di lui.
La teoria di Shu tocca campi ancora poco esplorati e poco studiati, per la naturale propensione umana a vedere il Potere come unicamente nocivo e pericoloso, quindi da debellare. Sono molto incerte tutte le scienze, se così si può chiamarle, che teorizzano un coinvolgimento attivo del qi nel processo di parassitismo del Potere.
Insomma, quello che Shu gli sta proponendo è un’enorme, gigantesca scommessa – questo gli permette di capire che persino Shu sente la gravità della situazione.
Lo Shi non lo lascia solo a lungo con i propri pensieri, gli si avvicina di mezzo passo e continua a parlare nell’esigenza di riempire la distanza tra di loro.
-L’inchiostro è importante almeno quanto il progetto stesso. Ogni inchiostro incide su tutti e tre gli stati dell’essere, e non rappresenta solo l’armonia dell’uomo in sé, ma anche il suo carattere, la sua storia, la sua totalità. Certi fiori sono adatti a persone di un certo tipo, altri di altri tipi. Non potrei mai mettere petali di ciglio per un inchiostro per te, perché sarebbe uno sfregio, così come non potrei mai mettere fiori di ciliegio nell’inchiostro per Madara. Quello che siete è racchiuso anche lì.
Lo tocca piano sulla guancia, segue quel pezzo di bocca attorno al quale lui ha messo la propria arte. Il tatuaggio e il Potere non rispondono alla sua presenza, ma Leo sì.
L’ex comandante dei Knights fa un sorriso un po’ sghembo e ridacchia, spezzando quella terribile tensione di serietà che si è creata.
-Le tue sono teorie piuttosto astruse. Tutte quante!
-Se hai detto il vero e sei riuscito a dominare Madara per più di un mese, allora vuol dire che le mie teorie sono piuttosto fondate.
Leo borbotta, vinto dalla sua insistenza; c’è però ancora un particolare che non si può ignorare.
-Come faccio a suonare per te? Non ho il mio flauto.
Lo vede tentennare, questo già lo mette in allarme.
Lo vede persino allontanarsi, dopo aver appoggiato la tazza sul tavolo, e dirigersi verso la parte dello Studio dove ci sono i suoi luoghi privati. Si affaccia oltre l’arco alto che ne fa da ingresso e lo vede di schiena mentre apre qualche cassetto del grande armadio cercando qualcosa.
Dopo qualche minuto, Shu torna da lui con un oggetto cilindrico, avvolto da un fazzoletto chiarissimo.
-L’ho conservato.
Leo prende l’oggetto con mani tremanti, lo scopre piano.
Il suo vecchio Shakuhachi, spezzato prima del penultimo foro, si rivela alla sua vista. Leo ha la voce frammentata quando si rivolge ancora all’uomo, trema di emozione.
-Itsuki…
-L’ho conservato perché volevo picchiartelo in testa, e romperlo ancora di più di quello che già è.
Lo guarda qualche secondo in silenzio e poi capisce qualcosa, sospetta altro.
Ancora una risata, ma più buffa e soffice, liberatoria e sincera. Davvero sua, dal cuore.
-Beh, quello magari dopo!
Shu gli sorride; in quel momento, Leo ha proprio quegli occhi che si ricordava anzitempo e che gli hanno permesso di mettere in un cassetto l’unico oggetto che si è lasciato indietro prima di sparire dalla sua vita senza dargli alcuna spiegazione.
-Dopo, sì.
L’uomo dai capelli lunghi quindi lascia nelle mani di lui il fazzoletto, mentre prende tra le proprie quel flauto spezzato. Vi posiziona le dita sopra, prova a muoverle come faceva in passato, e dopo avergli fatto un cenno con la testa soffia piano dentro la canna, producendo una lunga nota armonica.
Il suo tatuaggio sfrigola, illuminandosi di bianco.
 
 
All’ennesima volta che Leo guarda fuori dalla vetrata, cercando di cogliere nell’ombra della notte dettagli che non ci sono, Shu lo riprende molto scocciato.
-Te l’ho detto. Data la situazione, ho ricevuto il permesso speciale dai Knights e dagli Akatsuki di tenerti qui anche di notte.
Leo incassa la testa nelle spalle e si volta verso di lui, con un sorriso nervoso.
-Non è che non ti credo, è che sono stupito!
-Anche Hasumi era stupito di se stesso.
-Sai, dovresti proprio smettere di odiarlo.
Shu non risponde, sbuffa e gira lo sguardo altrove. Leo agita tutte le proprie braccia, in modo che le manette tintinnino.
-Però queste non me le hanno levate!
Shu alza le spalle, perché non ha risposte in merito.
Entrambi si dirigono verso il letto, dopo che anche l’ultima lampada dello Studio Shi è stata spenta. Quella è stata davvero una lunga serata per entrambi, c’è molta stanchezza sulle loro membra.
Leo però, tra uno sbadiglio e l’altro, coglie la titubanza di Shu, che nonostante abbia occhiaie spesse sotto gli occhi non ha sbadigliato neanche una volta fino a quel momento.
Allora sorride e gli si avvicina veloce, gli strappa quasi la vestaglia dalle mani per gioco.
-Ehi! Posso provare una cosa?
Shu è infastidito, ma rimane a guardarlo riprendere in mano il proprio flauto e fargli un cenno del capo.
-Vorrei suonarti una ninnananna!
Qualcosa vibra nel suo petto mentre lo dice, l’adrenalina di arrivare a quel confine verso il moralmente proibito. Forse perché non crede che l’altro abbia dimenticato davvero quella sera di tre anni addietro. Benché sia stato lo Shi a dargli in mano quel flauto, prendere un’iniziativa del genere è malizioso, pericoloso. È un’implicita sfida alla sorte e a tutto quello che l’altro gli ha dimostrato fino a quel momento.
Shu però lo guarda e sospira, come si guarderebbe un bambino piccolo che fa i capricci; non ha neppure parole da dire. Leo insiste, il suo sorriso rende tutto molto più leggero.
-Dai! Non ti costa nulla provare!
Lo Shi sospira di nuovo, non dice nulla di esplicitamente negativo: significa che ha accettato. L’uomo dai capelli lunghi quindi, contento ed eccitato, gli butta addosso la vestaglia e si arrampica sul letto, mentre riceve insulti di ogni sorta da lui. Si mette a proprio agio contro i cuscini, così che quando è pronto lo possa accogliere tra le sue gambe.
Lo convince persino ad appoggiare la testa sulla sua coscia, mentre suona.
Prende fiato, ed è solo un fugace attimo di incertezza.
La melodia è improvvisata, ma molto simile a quella che ha suonato per tutto il pomeriggio – quella che ha suonato a lungo per Madara, durante il loro viaggio. Fatta di note più lunghe, alte e chiare, un paio di volteggi particolarmente coraggiosi. Se Shu è un maestro dell’inchiostro, Leo è un maestro della nota.
Traccia la storia di un viandante solitario, che per l’ultima volta si arrampica fino alla cima di un monte per poi lasciarsi morire.
Lo Shi non si rende conto di calmare il respiro mentre ha le palpebre abbassate, fermare il pensiero e finalmente, dopo tanto tempo, riuscire a perdersi nel proprio inconscio. E dormire.
Leo non abbandona la melodia a metà, finisce con calma e lo guarda sopito contro di sé, con lo sguardo innamorato. Si ferma e si muove piano, accarezzandolo sul viso.
Quando pensa di scivolare al suo fianco per avvolgersi tra le coperte e dormire assieme a lui, sente il rumore di un movimento nel buio. Proviene, senza dubbio, dalla teca di vetro.













Note Autrice: Aggiornamento del lunedì!
Questo è un capitolo che porta avanti diverse questioni. Mi è piaciuto aprirlo con una "illusione" - come quella che sfugge agli occhi di Leo, circa, nelle primissime righe, in quanto si risveglia dal sonno - per poi piombare senza sconti nella realtà: Mama sembra peggiorare e se già la situazione era abbastanza critica prima, ora lo è ancora di più.
Riemerge la questione del flauto, riemerge il contrasto tra Mika e Leo, riemerge tutta la tematica del SENSO dei tatuaggi e del legame tra i Poteri e gli esseri umani, i Toccati. Insomma, benché sia quasi "di passaggio", questo capitolo è piuttosto pregno di tematiche importantissimissime.
La canzone associata a questo capitolo riguarda prevalentemente l'ultimissima scena, quella dove, finalmente, Shu dorme sereno *ohohohohohohohoh* sia per musica sia per testo, è molto inerente al significato che volevo dare a quella scena!
Ok, detto questo, vi ringrazio di cuore di aver letto fino a qui e ci vediamo a lunedì prossimo! Baciozzi (L)
   
 
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