Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Desma    15/06/2020    1 recensioni
Raccolta di situazioni più o meno domestiche per mostrare quel lato buffo e umano che i nostri ladri (e ispettore) preferiti solitamente non lasciano intravedere. Raccolta di one-shots in 20 capitoli.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando il giovane scienziato del dipartimento Ricerca e Sviluppo di una nota ditta che fabbricava armi, presso cui la divisione giapponese dell'ICPO faceva rifornimento, gli aveva mostrato quel nuovo modello di manette, Zenigata si era ritrovato a storcere il naso.

Un uomo della vecchia scuola come lui non poteva accogliere con entusiasmo una novità come quella, sebbene fosse stata creata appositamente per la cattura di Lupin. Anzi, per dirla nelle parole del giovane scienziato (Zenigata gli dava a malapena 30 anni), per massimizzare le probabilità di coercizione del target. 

L'ispettore emise un lungo sospiro al pensiero di quel ragazzo: era quella la direzione che il mondo stava imboccando? L'uso della tecnologia più moderna era sempre stato, in un modo o nell'altro, dirottato verso l'industria bellica, ma Zenigata non riusciva a vedere un futuro brillante per l'umanità in quel momento. 

Non con le premesse che il mondo della digitalizzazione e della tecnologia stava creando. 

Osservò il piccolo oggetto di metallo che gli era stato consegnato: era grande più o meno quanto il bottone di un cappotto, su un lato c'era un piccolo sportellino sigillato, in cui era stato inserito il materiale necessario al funzionamento di quelle "manette", dall'altro il pulsante di attivazione. 

Lo fece scorrere tra le dita, come una moneta in un gioco di prestigio, e ne valutò il peso e la consistenza della superficie. 

-Possibile che questo aggeggio possa davvero aiutarmi a catturare Lupin?- si chiese a voce alta, così concentrato sui propri pensieri da non notare che una signora, spaventata da quello strano individuo che parlava da solo, aveva allontanato il figlio e lo teneva stretto per una mano. 

L'ispettore osservò ancora per qualche istante il piccolo oggetto, poi il suo telefono cellulare ricevette una chiamata. 

-Pronto?- rispose. 

-Salve, sto parlando con l'ispettore Zenigata?- chiese la voce di un anziano signore dagli altoparlanti dell'apparecchio. 

-Sono io. Lei chi è? 

-Mi chiamo Tanaka e le telefono da Nagoya. Ho ricevuto un messaggio del famoso ladro Lupin III in cui mi avvisa che ruberà l'incasso del mio casinò domenica prossima alle 3 del mattino. Mi è stato detto che lei è il maggiore esperto in fatto di questo Lupin e avrei urgentemente bisogno della sua esperienza. 

-Non si preoccupi signor Tanaka!- esclamò con fervore l'uomo -Mi occuperò personalmente del caso! 

Si accordarono sul loro incontro, poi Zenigata chiuse la chiamata. Finalmente, pensò, avrò occasione di provare il nuovo giocattolo. 

*

Il viaggio in treno non lo aveva minimamente stancato, anzi, la sola idea di poter rivedere e rincorrere Lupin gli dava scariche di adrenalina degne di un paracadutista in volo. 

Aveva predisposto con cura i numerosi agenti in borghese per tutti i piani del casinò e per il giardino, li aveva istruiti nel meeting che aveva indetto qualche ora prima e aveva richiesto (e ottenuto) perfino dei cecchini sul tetto.

Ogni possibile via di fuga era stata messa sotto sorveglianza, ma il suo istinto, affinato da anni di esperienza, gli diceva che non era ancora abbastanza. Che Lupin era sicuramente già dentro al casinò e che di certo sarebbe stato in grado di uscirne nonostante i suoi sforzi. 

L'ispettore cercò il nuovo modello di manette nella tasca dell'impermeabile e lo rigirò tra le dita, concentrandosi sugli schermi del sistema di sorveglianza a circuito chiuso del casinò. 

Cercò Lupin in ogni volto che le decine di schermi gli presentavano, sia che fossero uomini, sia che fossero donne. Con Lupin non si può mai sapere. 

Quando l'allarme della violazione della cassaforte suonò, Zenigata non fu per nulla sorpreso di vedere che la telecamera puntata sulla cassaforte non mostrava l'immagine del portellone aperto. I trucchi, pensò Zenigata, in fondo sono sempre gli stessi. 

Come aveva immaginato, a nulla servirono tutti gli agenti che aveva addestrato e nemmeno i cecchini, Lupin e il suo complice Jigen erano riusciti a fare manbassa del contenuto della cassaforte e a darsi alla fuga con il bottino. 

L'ispettore provò un senso di dejavu durante l'inseguimento della 500 gialla per le strade di Nagoya, zigzagando tra le macchine in coda ai semafori, schivando ignari pedoni e sfrecciando su ponti e cavalcavia. 

L'inseguimento li portò sul molo del porto commerciale e Zenigata dovette più volte evitare all'ultimo container di merci che venivano sollevate dalle gru e caricate sulle navi cargo. 

Per un istante, nella confusione, Zenigata perse di vista la 500, ma questa ricompare da dietro un container e l'ispettore schiacciò a tavoletta sull'acceleratore per recuperare terreno. 

Tuttavia, mentre oltrepassava il container da cui era sbucata la 500, Zenigata vide con la coda dell'occhio una seconda macchina identica e allora capì. 

Fece un'inversione a U e diresse la volante verso la nave cargo su cui era stato disposto il container. Diede gas fino a quando fu sul punto di credere che il motore sarebbe esploso e si diede a un inseguimento disperato. 

Le gomme dei pneumatici stridettero sul cemento umido e qualcuno gli urlò contro, ma il cervello dell'ispettore era sintonizzato su un solo pensiero: inseguire Lupin. 

Quasi non si accorse che la macchina si era staccata dal suolo, mentre con uno slancio apriva la portiera e si gettava sul ponte della nave, che ormai si stava allontanando dal molo. 

Atterrò con un tonfo sul parapetto e si aggrappò giusto in tempo per impedirsi di cadere. Alle sue spalle, tra le urla del personale del porto, la sua macchina veniva inghiottita dai flutti. 

Facendosi luce con una torcia elettrica, l'ispettore andò alla ricerca di quello specifico container in cui aveva visto la 500 gialla di Lupin, facendo attenzione a non essere notato dall'equipaggio. Tuttavia, la ricerca su quella nave enorme e colma di container tutti uguali tra loro si protrasse per ore e il porto di Nagoya era sparito da un pezzo dall'orizzonte. 

Alla fine, proprio quando Zenigata stava iniziando ad accarezzare l'idea di aver preso un clamoroso granchio, la risata beota del ladro gentiluomo gli arrivò alle orecchie da dietro il metallo di un container. L'ispettore si lanciò su quel container e incollò l'orecchio sulla parete, in ascolto. 

Sentì i rumori di un apparecchio televisivo e di nuovo quell'insopportabile risata e allora non ebbe più dubbi.

Scalzò il chiavistello che chiudeva la porta del container e la spalancò: -Lupin!- chiamò a pieni polmoni -Ti ho trovato! 

All'interno dell'enorme scatola di metallo arredata come una camera d'albergo con letto matrimoniale, comodino con abat-jour, cassettiera con televisore a schermo piatto, frigorifero e bollitore elettrico, Lupin lo fissava con occhi sgranati dalla sorpresa, intento a mangiare dei ramen in scatola vestito solo con un paio di boxer a righe. In un angolo del container erano stati accumulati i sacchi pieni della refurtiva.

-Ti ho beccato, finalmente!- esultò Zenigata, fuori di sé dall'euforia. Estrasse dalla tasca il congegno dalle dimensioni di un bottone, lo innescò con il pulsante e lo scagliò in direzione del ladro. 

Lupin non ebbe nemmeno il tempo di dire "Ciao paparino" che un fascio di luce venne sprigionato dal congegno e le sue mani vennero avvolte in un fascio di energia bluastro. 

-Che diavoleria è questa?- esclamò il ladro sconcertato. Cercò di muovere le dita e di distanziare le mani, ma tutto quello che ottenne fu una scossa elettrica che lo percorse da capo a piede e lo fece saltare. 

Ci provò di nuovo, ma il risultato non cambiò, anzi ottenne solo di incrementare l'ilarità di Zenigata, che rideva a crepapelle. 

-Prova pure quanto vuoi- lo schernì l'ispettore, chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi a lui -Tanto non ti servirà a liberarti. 

-Mi hai proprio preso, Paparino!- sorrise sornione Lupin, lasciando Zenigata interdetto.

-Che hai da ridere?- gli chiese brusco. 

-Oh, nulla!- ridacchiò il ladro -Ma perché non provi ad aprire la porta? 

Zenigata si voltò verso la parete di metallo alle sue spalle e iniziò a tirare la porta per la maniglia, ma quella non si mosse di un millimetro pur usando tutta la sua forza.

Spingere non cambiò il risultato e l'ispettore stava iniziando a innervosirsi.

-Prova invece a chiamare i rinforzi- gli suggerì Lupin, che intanto si era accomodato meglio sul letto ed era tornato a guardare la TV. 

Zenigata mise mano al cellulare, ma non aveva campo ed era un oggetto inutile. 

-Maledizione!- imprecò, suscitando una nuova risata da parte del ladro. 

-Mi spiace di averti rovinato il momento di gloria, Paparino, ma questo container si può aprire solo dall'esterno e Jigen mi sta aspettando al porto commerciale di San Diego per spartirci il bottino. Perché adesso non mi togli questi affari e ci mangiamo un bel piatto di ramen? Offro io! 

-Scordatelo!- abbaiò l'ispettore, lasciandosi cadere sul letto accanto al ladro. Era sfinito per lo sforzo e per lo sconforto. 

-Quando saremo arrivati a San Diego ti porterò alla prima stazione di polizia. Si tratta solo di posticipare l'inevitabile. 

-Se lo dici tu… - commentò vago Lupin, prendendo la confezione iniziata di ramen e iniziando a berne il contenuto rumorosamente. 

Zenigata lo osservò mangiare per qualche istante: -Quanto tempo hai impiegato per pianificare quest'ultimo colpo? 

-Vuoi una confessione?- chiese Lupin, aspirando uno spaghetto. 

-No, vorrei una sigaretta- rispose Zenigata e agli occhi del ladro, non abituato a vederlo così calmo, sembrò improvvisamente vecchio e stanco -E fare un po' di conversazione. Mi sembra di capire che prima di domani non avremo contatti con l'esterno. 

Lupin annuì: -Una settimana, circa- rispose -Ma i contatti al porto ce li ho da parecchio tempo e questo ha aiutato. 

-Capisco- rispose Zenigata, togliendosi il cappello e passandosi la grossa mano tra i capelli neri. 

Alla luce dell'abatjour Lupin vide brillare qualche filo argentato in quella massa di capelli accuratamente tagliati. 

-E tu invece che mi dici di queste, Zazà?- chiese, alzando le mani per mostrare le manette ultra moderne. 

Zenigata squadrò le mani le ladro, avvolte da un fascio di energia azzurrognola, che di tanto in tanto scoppiettava minacciosa. 

-È una diavoleria che mi hanno dato a lavoro- spiegò infine -L'hanno progettata apposta per te. Sono delle manette a riconoscimento del DNA. Hanno preso dei campioni dall'archivio, capelli mi sembra, e l'hanno tarato sulla tua brutta faccia. Se l'avessi lanciata contro un'altra persona non si sarebbe attivata. 

-Manette al DNA?- chiese Lupin sorpreso, osservando il congegno ai suoi polsi sotto una nuova luce -Non credevo che la polizia facesse ricorso a una cosa così subdola. Non víola qualche diritto umano? 

-Probabilmente sì e non vado fiero della piega che questo mondo sta prendendo. Ad ogni modo, te le toglierò quando sarai dietro alle sbarre, quindi cerca di collaborare. 

Zenigata si sdraiò sul letto con le mani incrociate dietro la testa e si coprì il volto con il cappello per proteggere gli occhi dalla luce. 

-Lo dici come se non mi conoscessi- ridacchiò Lupin, sentendosi più calmo nel vedere che l'ispettore, sua vecchia nemesi, gli rispondeva con un sorriso da sotto la tesa. 

Si sdraiò accanto a lui e si mise comodo: -Comunque- riprese il ladro -Se ci tenevi così tanto ad ammanettarmi al letto, bastava dirlo, Paparino. La prossima volta usa delle manette tradizionali, che mi piacciono di più.

-Taci, pervertito- lo ammoní l'ispettore, senza tuttavia riuscire a nascondere del tutto una risata. 

Funzionava così tra di loro: una continua provocazione l'uno dei confronti dell'altro, fatta di inseguimenti, colpi messi a segno, idee sempre nuove per raggiungere i propri scopi e, naturalmente, diatribe verbali. 

Faceva parte del gioco a cui aveva preso parte diversi anni fa e oramai aveva iniziato a coglierne gli aspetti ironici e divertenti. 

Si addormentarono cullati dalle onde dell'oceano pacifico, russando entrambi come delle segherie, ma senza infastidirsi tra loro. Almeno per il momento. 

La mattina dopo, Zenigata si svegliò con uno strano intorpidimento al braccio e al polso. Alzò lo sguardo verso la testiera del letto e vide di essere stato ammanettato ad essa con un paio di tradizionali manette di metallo, mentre di Lupin non c'era più traccia! 

-LUPIN!!- chiamò l'ispettore a pieni polmoni, invano, mentre oltre la porta aperta del container i gabbiani stridevano e il personale portuale si occupava dello scarico delle merci. 

Zenigata agitò il braccio nel tentativo di liberarsi e notò che sul comodino era stato lasciato un biglietto, accuratamente appoggiato sulla lampada affinché potesse leggerlo comodamente. 

"Dormivi così bene che mi dispiaceva svegliarti" c'era scritto "Andrà meglio la prossima volta! Fossi in te chiederei un rimborso per le manette ultra moderne: non è stato poi così difficile liberarmi. A presto Paparino!" 

Quand'ebbe finito di leggere il biglietto, sebbene fosse colmo di rabbia per la sconfitta e la beffa subite, Zenigata non poté fare a meno di trovare comica la situazione in cui si era ritrovato al suo risveglio. 

"Poco male" rifletté "Andrà meglio la prossima volta".

 

Note dell’autrice: Ciao a tutt* e grazie per aver letto il sesto capitolo della serie Slices of Life! Come sempre, un grosso abbraccio e un grosso grazie vanno a Fujikofran che ha recensito il capitolo precedente! Vorrei ringraziare anche Shadow506 per aver aggiunto la storia alle preferite!!!

Come avrete notato, il titolo di questo capitolo è segnato come “parte 1di 4”, infatti le prossime tre one shot faranno parte, assieme a questa, a una stessa successione di eventi consecutivi e legati tra loro. Spero che questa idea vi possa piacere e altrettanto per questo capitolo.

A presto,

Desma

   
 
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