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Autore: iosonoelle2000003    16/06/2020    1 recensioni
Era stata solo una semplice informazione passata dall’uno all’altro; eppure, complice forse la cotta che nutriva per l’altro ormai da tempo, quell’informazione rimase nel cervello di Shigeru per molto, molto tempo.
Anche quando, per caso, si è ritrovato a rivelarlo ad alcuni membri della squadra di cui era diventato capitano quello stesso anno, di certo non l’aveva fatto con malizia. Pensava a lui talmente tanto che deve essergli sfuggito in qualche modo. Un sussurro a mezz’aria, di cui si è pentito il secondo dopo. Si è guardato intorno febbrilmente, ma per fortuna in quel momento non c’era nessun Kyoutani che voleva staccargli la testa, giusto qualcuno dei primini unitisi quell’anno alla squadra. Quindi sospirò di sollievo e tornò a dedicarsi alle mansioni di capitano che gli spettavano.
Words: 1289
Pairing: Kyouhaba (Kyoutani x Yahaba)
______
Vi prego raga blessatevi insieme a me con questa underrated ship :D
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kyoutani Kentarou, Shigeru Yahaba
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hey! Prima di lasciarvi a questo obrobio partorito alle tre di notte devo dirvi due paroline. Questa FanFiction è ispirata ad una Fanart trovata su Pinterest di cui però non riesco a trovare l'autore/autrice. Se doveste notare qualche somiglianza con, appunto, una qualche fanart di cui conoscete l'autore, non esitate a scrivermi, che così modifico la storia e metto i crediti. Detto ciò... Buona lettura :)

L’ha scoperto un pomeriggio di settembre, dopo un allenamento, sulla via di casa. Lui e Kyoutani condividevano un pezzo di strada ogni pomeriggio, prima di dividersi e avviarsi ciascuno per rincasare nella propria abitazione. Mad dog-chan, così lo chiamava Oikawa, camminava su un muretto che confinava con un piccolo stagno, quando il suo piede era scivolato e Yahaba aveva visto il terrore nei suoi occhi mentre capitombolava nell’acqua. Subito gli aveva offerto la mano per aiutarlo a rialzarsi, mano che era stata prontamente ignorata dall’altro. Allora aveva aspettato che uscisse da solo e, come se niente fosse, avevano continuato a camminare.
Quell’informazione era uscita dal nulla, senza preavviso e senza un segno che avrebbe permesso a Yahaba di preparare una risposta.
“Non so nuotare. Odio l’acqua.” Nessuna particolare sfumatura, nulla che volesse far pensare di voler intavolare una conversazione. Ed infatti detto questo il biondo prese la sua strada nel bivio che divideva le loro case. Era stata solo una semplice informazione passata dall’uno all’altro; eppure, complice forse la cotta che nutriva per l’altro ormai da tempo, quell’informazione rimase nel cervello di Shigeru per molto, molto tempo.

Anche quando, per caso, si è ritrovato a rivelarlo ad alcuni membri della squadra di cui era diventato capitano quello stesso anno, di certo non l’aveva fatto con malizia. Pensava a lui talmente tanto che deve essergli sfuggito in qualche modo. Un sussurro a mezz’aria, di cui si è pentito il secondo dopo. Si è guardato intorno febbrilmente, ma per fortuna in quel momento non c’era nessun Kyoutani che voleva staccargli la testa, giusto qualcuno dei primini unitisi quell’anno alla squadra. Quindi sospirò di sollievo e tornò a dedicarsi alle mansioni di capitano che gli spettavano.

Giusto due settimane dopo quell’avvenimento si erano ritrovati tutti ad un raduno organizzato dal capitano stesso, pensato per allenare l’intera squadra dell’Aoba Johsai, e al contempo far legare tutti i membri al suo interno, divertendosi tutti insieme in un campeggio immerso nella natura, vicino ad un lago. Quel venerdì era l’ultimo giorno di campeggio per loro, sarebbero ripartiti verso casa quella sera stessa. Tutto sommato Yahaba si poteva dire soddisfatto della riuscita del raduno, si erano allenati molto, ma comunque in più di un’occasione si erano ritrovati nella tenda del capitano, quando per chiacchierare, quando per giocare ad obbligo o verità. Beh, deve ammettere che partecipare a quest’ultimo gioco gli ha messo non poca ansia, ma per fortuna non è trapelato nulla che non avrebbe dovuto.
In ogni caso, si era fatto pomeriggio ed egli si ritrovava a passeggiare sulla riva del lago, poco prima del molo. All’inizio non ci fece neanche caso, ma avvicinandosi ancora di più scorse due dei nuovi arrivati nella squadra ridere di gusto in piedi, sul bordo della passerella di legno che costituiva il molo di quel piccolo lago. Non capì subito il motivo di quell’ilarità quindi decise di andarlo a chiedere a loro personalmente, come un buon capitano, ma appena qualche passo dopo, la situazione gli apparì con immenso orrore fin troppo chiara. Lì sotto, immerso nell’acqua fino al collo, c’era Kyoutani che si agitava e boccheggiava in cerca di ossigeno. Non ci pensò mezzo secondo di più: fece in tempo a togliersi giusto le scarpe nel tragitto, poi si lanciò nell’acqua ad aiutare il suo compagno di squadra. Un minuto dopo erano entrambi a riva che cercavano di riprendere fiato.
Kentarou trema, notò il capitano. Nella sua testa un vortice di pensieri, nella maggior parte dei quali era presente la salute del ragazzo vicino a lui.
Senza dire nulla Kyoutani si alzò e si diresse a passo spedito verso le tende in cui avevano dormito. Yahaba lo rincorse immediatamente, promettendosi di chiedere spiegazioni ai due primini in seguito.
“Cosa diavolo è successo?” Nulla. Kyoutani continuava la sua avanzata imperterrito. “Ti prego Kyoutani spiegami, parla con me.”
Fu in quel momento che il biondo si fermò, dandogli però ancora le spalle; le sue mani erano serrate in due pugni stretti, le sue nocche bianche.
“Massì, ridiamo di Kyoutani che non sa nuotare, vero? Fottutamente divertente. Buttiamolo nel lago e vediamo cosa succede nonostante abbia detto che non gli piace l’acqua, in fondo lui è uno stronzo, merita uno scherzetto innocente... giusto?” All’ultima parola la sua voce si era fatta leggermente incrinata. Dava ancora le spalle al capitano, la sua testa era china e la sua schiena ricurva su se stesso. Yahaba, che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di fiatare, abbassò leggermente a sua volta il capo.
“Tu non sei uno stronzo.” E mise particolare enfasi su quel non.
“E men che meno ti meriti questo.” Gli occhi del biondo si spalancarono leggermente a quelle parole.
“L’unica colpa qui è di quei due.” E mia che mi sono fatto scappare queste informazioni. Diavolo.
Ci furono degli attimi di silenzio, in cui entrambi pensavano alle parole del castano. Poi Kyoutani riprese a camminare e sparì nella sua tenda. Yahaba, compreso il desiderio dell’altro di restare solo, non lo seguì.
Non si parlarono per il resto della giornata, neanche quando furono, per forza di cose, costretti a sedersi vicini durante il viaggio in bus verso casa.

Era passata una settimana e né lui, né Kyoutani avevano tirato fuori il discorso riguardo a quel venerdì pomeriggio. Era ricreazione e lui stava camminando per i corridoi, quando Yahaba si sentì strattonare da dietro il maglioncino della divisa scolastica. Girandosi si ritrovò un capo biondo chinato che richiedeva la sua attenzione.
“Possiamo parlare in un altro posto?” Quasi gli sussurrò.
“Certo.” Rispose allora il capitano, e si accinse a seguire il compagno.
Pochi minuti più tardi si fermarono nel cortile, sotto un albero frondoso.
“Ho saputo ciò che hai fatto, e pensavo di doverti dire grazie.” E dicendo questo, le punte delle orecchie di Kyoutani si colorarono di un colore rosato.
Già, perché dopo quell’episodio il capitano aveva subito preso provvedimenti contro i due primini, facendoli espellere dalla squadra. Si rammaricava solo di non aver potuto far prendere provvedimenti anche nella sfera scolastica, dato che quello “scherzo innocente”, come lo avevano definito loro stessi, non era stato commesso nelle mura scolastiche.
“Figurati, era veramente il minimo che potessi fare.” Detto ciò si accorse di avere una faccia veramente troppo intenerita, quindi aggiunse: “Lo avrei fatto per chiunque altro.” Mantenendo comunque una nota purpurea sulle guance.
Ma nessun’altro lo avrebbe fatto per me...” Rispose Kentarou esitante dopo qualche secondo. Altro che cane rabbioso, a me sembra più un cucciolo...
Yahaba rimase un po’ interdetto, ma poi non ebbe più dubbi sul da farsi: prese il viso dell’altro a coppa con una mano, e fece cozzare le sue labbra su quelle del biondo con un’urgenza che non sapeva appartenergli. Proprio per quell’urgenza, mista al fatto che Kyoutani non si aspettava assolutamente un gesto simile, l’inizio di quel bacio fu ruvido e grezzo, e a senso unico. Quando anche Kentarou si accorse della situazione, si risvegliò dalla sorpresa e ricambiò il bacio con altrettanta enfasi. Il loro fu un primo bacio per certi versi semplice, senza troppe pretese, e che rispecchiava l’inesperienza di entrambi nel campo del romanticismo.
A farli staccare fu la campanella che segnava la fine della ricreazione (ma sia chiaro, non è che a nessuno dei due interessasse particolarmente ritornare in orario in classe in quel momento). Si guardarono negli occhi per attimi che parvero infiniti, le loro iridi erano piene di sentimenti inespressi, domande e frasi a metà. Rendendosi forse conto che quello non era né il luogo né il momento adatto di affrontare quel discorso, si girarono ognuno verso la propria classe con la tacita promessa che quello non era “tutto lì”, e che quel discorso, zuccherino quanto intricato, li avrebbe aspettati sulla via di casa, dove tutto era iniziato.

 
Angolo Autrice
Vi prego raga, io amo questi due, e ci sono veramente troppe poche storie con loro protagonisti. Ditemi che non sono l'unica ad adorarli! 
P.S. Non sono molto sicura di essere rimasta In Character, per questo ho messo OOC nelle note... boh fatemi sapere voi cosa ne pensate :/
However bacini ;)
Elle_
   
 
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