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Autore: Biblioteca    16/06/2020    2 recensioni
I cinque amici (il Necchi, il Mascetti, il Perozzi, il Sassaroli e il Melandri) ne combinano una di troppo e finiscono prima arrestati e poi sotto interrogatorio.
Ma un misterioso avvocato di nome Antani cambierà le carte in tavola.
(Ambientato ai tempi del primo film)
Genere: Comico, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Amici e altri amici'
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“Bene avvocato Antani, la situazione è questa” cominciò a parlare il maresciallo Rosselli “i suoi cinque clienti sono accusati perlopiù di truffa da quasi tutte le vittime che hanno denunciato un loro così definito dagli stessi, scherzo subito in varie occasioni nell’arco di cinque anni, se non di più. Siamo disposti a ritenere che l’entità degli… scherzi, e dei danni conseguenti gli stessi, sia ben più alta.”
Poggiò in ordine tutti i fascicoli davanti all’avvocato, che era rimasto in piedi.
Senza neanche guardare i fascicoli, l’uomo barbuto attaccò a dire: “Capisco, l’entità è inevitabilmente e sistematicamente fondamentale per poter trattare oltre il mille per mille un caso di tanta portata, poiché è risaputo che nella legislazione attuale del paese nulla può essere lasciato al caso e tutto va segnato nel modo giusto. E tuttavia ci sono parecchie cose non chiare che pero che lei possa chiaramente chiarire.”
Quando la filippica finì nell’ufficio calò uno strano silenzio, molto pesante.
Il Maresciallo aveva gli occhi spalancati e lo sguardo chiaramente perplesso.
Il Perozzi invece era teso e attento.
Non poteva averne la certezza, ma gli sembrava di aver appena assistito ad una supercazzola ben orchestrata. I termini erano tutti prolissi e abbastanza tipici di un avvocato e le frasi avevano un senso apparente. Ma erano abbastanza complesse da confondere le acque. In più quel tono acuto e sicuro di sé, e il fatto che la parlata fosse molto veloce…
“Scusi avvocato, non capisco, non ha neanche letto, come fa a non esserle già chiaro qualcosa?” domandò il Maresciallo.
“Ah no!” esclamò l’avvocato “Chiaro in sé è chiaro poiché comunque la trascrizione non può che essere tale in quanto tale. Ma se lei, Maresciallo, pensa che per ogni lettera c’è un peso e per ogni peso c’è un contrappeso, la bilancia della giustizia non può che squilibrarsi, poiché sistematicamente ogni frase implica necessariamente un seguito. Se poi ci annotiamo che prematuramente nessuno può sapere quanto sarà durante il processo lei si rende conto che ogni facoltà fisica e mentale va precisamente calcolata! Non è possibile usare il plurale maiestatis senza avere prima la certezza che cotanta accusa abbia in sé la realtà implicita del corpo del reato!”
Seguì una pausa ancora più lunga.
Questa volta il Maresciallo non riuscì a replicare.
“È questione di formalità Maresciallo! La burocrazia è semplicemente complicata poiché nessuno sa quello che sa ma tutti sanno tutto e tutti dicono di sapere qualcosa, ma sarà poi vero? LE PROVE! SERVONO LE PROVE!”
L’urlo finale fece sobbalzare il Maresciallo. E anche il Perozzi.
“Prove ci sono non si preoccupi! L’è tutto segnato negli atti!” fece subito il Maresciallo.
“E le prove d’antivalore?”
“Le prove d’antivalore?”
“Come sarebbe non sa che per ogni valore esiste il suo contrario? Va bene a parole dire che l’uomo ha fatto quel che ha fatto, ma se un fatto non ha circostanze di fattualità allora alcun fatto sussiste, poiché solo il vero fatto lascia una traccia visibile e se non vi è traccia lasciata allora è impossibile risalire al fatto in sé.”
Altra pausa.
“Senta avvocato, io credo che lei mi stia prendendo in giro, come fanno i suoi assistiti!” sbottò il Maresciallo.
“E questa è un’accusa molto grave, poiché io sto solo mettendo in evidenza che a parte le denuncie non c’è alcuna prova di quanto vengono accusati i miei assistiti. Hanno forse sottratto del denaro? Dei beni preziosi? Delle proprietà?”
“Oggi hanno cercato di vendere questo” fece il Maresciallo tirando fuori la vertebra di montone “a un prelato, spacciandola per la vertebra di un santo proveniente direttamente dal Vaticano.”
L’avvocato prese in mano la vertebra e l’osservò attentamente.
“Signor Perozzi, mi conferma quanto dice il Maresciallo?” domandò continuando a fissare l’osso intensamente. Probabilmente anche con i fondi di bottiglia non riusciva a vedere nulla.
“Eh sì, avvocato, proprio così. Ma la vendita non prevedeva uno scambio in denaro. Volevamo convincere il prelato a vendere il camposanto dove una delegazione del Vaticano sarebbe poi arrivata a disseppellire i cadaveri e cercare altri eventuali santi. Era una burla molto elaborata, che non prevedeva assolutamente che l’uomo ci pagasse in denaro.”
“Balle!” esordì il Maresciallo.
“Perché questa dichiarazione Maresciallo?”
“Sono assolutamente sicuro che dopo molti tentativi, compresa l’ingenuità degli abitanti della zona, i cinque volessero fare il grande passo e guadagnare dei soldi veri. Anche perché uno di loro, il fantomatico conte Mascetti…”
“Veramente è conte sul serio.” Lo interruppe il Perozzi.
Il Maresciallo proseguì: “Come dicevo, il conte Mascetti versa in gravi difficoltà economiche, ha ben senso che voglia cercare di guadagnare anche con l’illegalità!”
“Mi dica Maresciallo, non pensa che se l’avessero voluto fare per ricchezza personale i miei clienti avrebbero chiesto soldi fin dalla prima truffa ordita?”
Il Maresciallo non rispose subito. Si limitò a prendere il fascicolo, quello che stava sotto a tutti gli altri.
“Ai tempi erano ancora in quattro. La loro burla consistette nel convincere un albergatore della zona di avere come ospite una spia comunista, che era in verità un innocuo turista della Germania dell’Ovest e non dell’Est come i quattro lo convinsero fosse. Alla fine l’albergatore perse il cliente e con lui tutti i soldi che questo gli doveva.”
“Mi sembra di capire che comunque i miei clienti non guadagnarono nulla.”
“No. Ma i danni morali furono molto pesanti per l’albergatore.”
“Danni morali è una dicitura scorretta. Nessuno sta a guardare l’etica quando si tratta di fattori personali. Senza contare che in qualsiasi sede giuridica nessun giudice che giudica giudicherebbe solo partendo dall’etica morale di una qualsiasi azione scelta. Ipso facto, senza alcuna sentenza etica non vi è azione morale che tenga.”
Altro silenzio.
“Comunque venendo ho letto la scritta dell’albergo qui riportato, mi pare di capire che è ancora aperto e ben frequentato.” Proseguì l’avvocato. “Alla fine il danno non è stato poi così grave. E sono passati cinque anni.”
“Vuole danni gravi? Ecco, questo scherzo giocato al capomastro Busco ha portato questi in ospedale per un dito rotto.”
L’avvocato prese il fascicolo e lo lesse qualche minuto.
“Il dito si è rotto a causa di un pugno malamente lanciato a Mascetti, che si è rotto il naso nella colluttazione.”
Il Maresciallo non si scompose: “La reazione, per quanto possa sembrare deprecabile, è stata scaturita dall’uso della supercazzola che il Mascetti ha attuato per cercare di sfuggire all’accusa della rottura di un muro appena terminato a causa della marcia indietro della macchina.”
“Esercita ancora suddetto capomastro?”
“ Certamente! È uno dei più stimati della zona!”
“E a quanto risulta, i tre amici del Mascetti, tre dei miei assistiti, hanno fatto una colletta per pagare il muro.”
“Solo metà!”
“E il Mascetti non ha sporto denuncia per il naso rotto. A quanto risulta dagli atti, all’appuntato presente in ospedale per le denunce d’ufficio, ha chiaramente parlato di ‘bischerata’.”
“Infatti è così. Ma il capomastro non era d’accordo.”
“L’accordo e il disaccordo, legalmente parlando sono asserzioni prive di qualsiasi valore intrinseco e trascendentale, poiché è chiaro che si può essere d’accordo nel disaccordo e in disaccordo nell’accordo, cosa che vale anche per gli strumenti musicali. Se mi permette la metafora prematurata, un violino stonato, al sordo non stona, e si sa che non c’è più sordo di chi non vuol sentire.”
Il Perozzi quasi si emozionò di fronte all’ennesima supercazzola accuratamente recitata dall’avvocato, anche se forse non era migliore delle altre, lì aveva rischiato, con quel prematurata, di farsi scoprire dal Maresciallo che ora aveva assunto un colorito rosso molto simile a quello che aveva avuto il Perozzi poco tempo prima.
“Posso farle una domanda Maresciallo?” disse allora l’avvocato.
“Purchè sia una domanda chiara!” fece il Maresciallo furioso.
“Conosco molti uomini di legge e solitamente sono propensi a lasciar perdere faccende di burle come queste. Potrei chiederle come mai lei insiste?”
Il Maresciallo inspirò e respirò affondo. Infine disse: “Perché un brutto tiro, questi qui, lo hanno giocato senza saperlo anche a me!”
 
Continua…
  
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