Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Pink Sugar    16/06/2020    2 recensioni
Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia.
Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato
"Catullo"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Spesso l’indifferenza e il disprezzo fanno più danni dell’odio
(Albus Silente)
 
 

Camminava  con passo leggero ma spedito, il suono delle sue scarpe eleganti tirate a lucido che battevano sul pavimento rimbombava flebile  lungo i corridoi di pietra. Nonostante l'ululare del vento freddo di Ottobre facesse vibrare le vetrate delle grosse finestre imperlandole di pioggia, l'aria all'interno era calda,accogliente, quasi troppo. Infilò un indice nel poco spazio tra la cravatta ed il colletto della camicia, ed allentò un po' il nodo. Aveva la gola secca, le mani sudate, era certo che il suo sguardo, visto da fuori, tradisse  il solito piglio arcigno e mellifluo che lo caratterizzava, e che avesse invece assunto un'espressione mesta, e preoccupata.

In lontananza sentì  l'eco di deboli risate,un chiacchiericcio sommesso, qualcuno sussurrava. Allungò una mano per accarezzare  leggermente la pietra liscia lungo il muro, avanzando , l'anello d'argento a forma di serpente arrotolato intorno all'indice, scintillava alla luce delle torce facendo brillare gli smeraldi verdi che sostituivano gli occhi del rettile sul gioiello di famiglia tanto bramato durante la sua infanzia,  che finalmente aveva ereditato dopo la sua nomina a prefetto. Si fermò alla fine del corridoio che si intersecava con un altro, meno illuminato, si appoggiò scompostamente al muro e  tese l'orecchio. Quando il mormorio si fu dissolto in lontananza, si fece avanti nel nuovo corridoio.   Passò accanto alla statua di Boris il basito, alla sua sinistra raggiunse la quarta porta ed ingoiando a vuoto pronunciò la parola d'ordine " Corpore sano" e  la porta si aprì.

Il bagno dei prefetti era deserto,Il candeliere accesso illuminava la grande vasca di marmo bianco,dove uno specchio d'acqua,non coperto dalla solita coltre di bolle di sapone,  tremolava appena limpido, rivelando la profondità della piscina, i rubinetti d'oro scintillavano alla luce delle fiammelle. La sirena bionda appollaiata sulla sua roccia, sonnecchiava indisturbata nella sua cornice d'oro lungo il muro alla penombra dell'unica fonte di luce. Con suo enorme sollievo, il bagno era vuoto.
Si rilassò un poco e si liberò dalla cravatta, lasciandone penzolare le estremità morbide e attorno al collo, poi appoggiò la schiena ad una colonna e come se non avessero ossa, le sue gambe, si piegarono schiacciate da un peso invisibile, lentamente strisciò la schiena sulla superficie liscia dietro di se, il contatto gli spettinò i capelli mentre si accasciava sul gelido pavimento. Respirò a fondo. Lunghi e profondi respiri, chiuse gli occhi.

Al terzo respiro profondo, il nodo che sentiva alla base della gola e che non si era allentato assieme a quello della cravatta, come aveva a lungo sperato, si sciolse, rimbalzò sulla bocca del suo stomaco e risalì fino alle palpebre chiuse liberandosi in piccole lacrime caldissime che presero a scorrergli incontrollate lungo il viso, creando solchi umidi sulla sua pelle pallida, incurvò le labbra in una smorfia, senza riuscire a trattenersi, come se due fili invisibili tirassero le estremità della sua bocca, nel tentativo di trasformare il suo viso in una patetica caricatura.
In quell'istante, nella solitudine di quel bagno, immerso nella penombra, che ironicamente pareva riflettere l'ambiguità della sua stessa vita, della sua stessa anima tormentata dal gioco di luci ed ombre, scissa tra il desiderio di spensieratezza e la pesante oscura forza delle responsabilità che non aveva mai voluto ma che ricadevano su di lui come un fardello, Draco Malfoy,  pianse.

Pensò a suo padre, a quanto  l'idea di renderlo finalmente fiero di lui,il desiderio di essere alla sua altezza, lo avessero accompagnato ogni giorno della sua vita da quando era nato. Per tutti i suoi sedici anni aveva lottato contro ogni suo istinto benevolo, per favorire quelli più biechi ed oscuri. Suo padre diceva sempre che nella vita era  meglio essere temuti che amati, che l'amore rende la fedeltà volubile perché amare significa lasciare spazio dentro di se al perdono, e la consapevolezza di poter essere perdonati, diceva Lucius, rende gli esseri umani inclini a farsi sopraffare dalla tentazione di sbagliare. Temere invece le ire, l'impietoso agire altrui, stronca sul nascere ogni forma di irriverenza, ogni istinto di insubordinazione.
"Il più grande disonore Draco, è mostrarsi deboli davanti al nemico".

C'erano diverse cose che secondo Lucius Malfoy facevano di un mago un essere debole, in quel momento, piegato su se stesso scompostamente, mentre calde lacrime gli rigavano il viso incorniciato dai capelli spettinati,la voce strozzata da flebili lamenti, Draco le incarnava tutte, e per una volta, non gli importava affatto.
Si strinse forte il petto, contraendo le dita in una morsa attorno al lembo della sua camicia sotto il mantello, all'altezza del cuore, si sentiva come se una corda invisibile si fosse insinuata sotto le costole circondandolo, stringendolo come per impedirgli di battere.

Aveva paura Draco, non della morte, ma piuttosto del dolore.  
Nell'arco della sua breve vita, aveva assistito a diverse manifestazioni di crudeltà, la sua nobile famiglia, era famosa per l'incapacità di provare pietà per i nemici  e per i traditori del loro sangue, i Malfoy ricorrevano di buon grado a metodi poco ortodossi per farsi rispettare .
Quando si può osservare con i propri occhi come, una tortura, sia capace di cambiare un uomo, diventa naturale vedere la morte come una piacevole liberazione, in confronto al dolore.
Voleva a tutti i costi smettere di piangere, lo desiderava più di ogni altra cosa, smettere di provare quel senso di impotenza. Poteva quasi sentire l'eco della voce di suo padre rimbombargli in testa, per un attimo si immaginò come avrebbe potuto reagire nel vederlo li inerme, in lacrime come un bambino. Lo avrebbe schernito con insulti e parole pregne di disgusto, forse lo avrebbe persino picchiato con la punta aguzza del suo bastone da passeggio, alludendo al disonore di avere un figlio così debole. E sua madre, avrebbe assistito inerme, con l'espressione fredda come il ghiaccio senza osare contraddire il marito né staccare gli occhi dal figlio. Infondo era quello che aveva sempre fatto. Quando Draco non era che un bambino, capitava spesso che suo padre  reagisse male davanti ai suoi capricci, alle normali fragilità di un'età infantile. Draco sopportava le umiliazioni paterne,le botte sotto gli occhi di sua madre,poi appena Lucius si allontanava, lei scioglieva la sua maschera di gelo e correva a consolare il figlio.
"Draco, sai cosa pensa tuo padre, lui ti ama profondamente, vuole solo proteggerti, vuole che impari a farti scudo dal dolore. Una lacrima figlio mio è un segreto." gli diceva.

Una lacrima è un segreto.Il dolore è un segreto, va sotterrato , nascosto nel cassetto più remoto gettato nei sotterranei della mentre, o giù in un angolo dimenticato tra la base dello stomaco e la pancia, coperto da un macigno, dimenticato.

Il ragazzo si costrinse a sollevarsi, arrancando piano verso il lavandino imperlato, aprì un rubinetto facendo scorrere l'acqua fredda, tirò su con il naso e unì le mani a coppa sotto il getto, poi vi nascose il viso per qualche secondo, risollevò la faccia trovandosi davanti il suo stesso riflesso, alcune ciocche di capelli fradici gli danzavano sulla fronte, goccioline gelide gli carezzavano il viso arrossato, gli occhi gonfi, spenti. Osservo quella pallida imitazione di se stesso, e cercò di regolarizzare il respiro ripetendo mentalmente come un mantra le parole che da dalla nascita lo avevano tormentato.
Sii tutto ciò che desideri ma,non mostrarti mai debole.
 
-Quindici minuti prima ,cinque piani più in basso:
 

La  sala grande era gremita ed in festa, gli studenti erano intenti a godersi l'annuale festa di Halloween alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts . I quattro tavoli lunghissimi erano come sempre imbanditi con il solito lauto banchetto preparato sapientemente da un esercitò di elfi domestici, c'erano leccornie di ogni tipo, per tutti i gusti.                                                                                           
Dal soffitto grossi nuvoloni neri lasciavano scivolare verso il basso pesanti goccioloni di pioggia e silenziosi lampi, che si arrestavano a mezz'aria, quasi a sfiorare le zucche dalle spaventose espressioni, sospese per aria, a metà tra la penombra di quel "cielo" plumbeo e la luce calda dei mille candelabri disseminati lungo la sala . Non ci si abituava mai a quell'incantesimo che continuava a lasciare a bocca aperta anche gli studenti più anziani.
 Il tetto rifletteva le condizioni del cielo al di fuori del castello, e quel tempo così tetro non faceva che rendere l'atmosfera della festa più lugubre, come d'altra parte ci si aspettava per un perfetto Halloween nel mondo magico.
Ai tavoli di ogni casata, gli studenti mangiavano, ridevano, si dilettavano tra piccoli incantesimi e scherzi, lasciandosi andare a schiamazzi e godendosi la festa. Nella parte centrale del tavolo dei Grifondoro, se ne stavano i tre studenti del sesto anno più famosi della scuola ed i loro amici.

Harry Potter, il prescelto, il bambino sopravvissuto, si passò una mano tra i capelli scompigliati grattandosi  la testa, lo sguardo contratto in un'espressione dubbiosa. L'altra mano poggiata distrattamente sul ginocchio  di Ginny lasciato scoperto dalla gonna, la rossa ascoltava le chiacchiere degli altri senza mostrare troppa attenzione, mentre giocherellava con una ciocca di capelli. accanto a lei Luna si dilettava nella costruzione di una buffa scultura di marshmallow che ricordava vagamente uno snaso, la sua cravatta blu e argento Corvonero, spiccava tra i colori rosso ed oro delle divise degli altri.
Neville dal canto suo la osservava di sottecchi giocherellando con il purè nel suo piatto.

"Non lo so Seamus, secondo me potrebbe essere  un tantino azzardato" disse in fine Harry storcendo il naso.
"Oh andiamo Harry, è uno scherzo perfetto, ho già pensato a tutto, ho stregato i fuochi d'artificio babbani che ho sgaffignato a mio cugino Jerry l'anno scorso, non sono forti come quelli di Fred e George certo, ma faranno lo stesso un gran casino.  Appena qualcuno ci passa davanti si accendono e saltano da tutte le parti, non sono pericolosi, fanno solo qualche scintilla e un gran baccano. Li lasciamo cadere nel sotterraneo dei Serpeverde,  e ce la diamo a gambe".
 Disse il ragazzo sfoggiando un sorrisetto soddisfatto.
Dean guardava l'amico imitando l'espressione dubbiosa di Harry.
" Io mi associo a Potter, insomma è vietato manomettere oggetti babbani, rischiamo di finire nei guai, e poi per cosa? è difficile svignarsela dai sotterranei senza essere visti da nessuno, specie ad halloween, ci sono moltissimi altri modi per vendicarsi delle carognate dei Serpeverde." osservò.
 
"Stronzate, quei viscidi hanno infilato delle bisce tra i nostri asciugamani la settimana scorsa mentre giocavamo la partita contro i Tassi, quando siamo tornati negli spogliatoi per fare la doccia per poco non mi veniva un infarto, e Katie  è stata quasi morsa. Qualche petardo è il minimo" boffonchiò Ron  indignato brandendo una coscia di pollo smangiucchiata, come fosse una mazza da battitore.
Seamus e Neville annuirono con convinzione.

"Ron sei un prefetto, no puoi incitarli, insomma tu che ne pensi Hermione?" chiese Harry voltandosi verso la sua migliore amica, sperando di trovare in lei manforte.
La ragazza se ne stava li a leggere come al solito, per nulla interessata al baccano della festa, piluccando di tanto in tanto un dolcetto di zucca, le gambe incrociate sulla panca, il libro in grembo,la schiena poggiata  alla spalla di Ron, dava le spalle agli altri, sentendosi chiamare sollevò in fretta lo sguardo dal suo libro scritto in rune antiche  e voltò  la testa quel tanto che bastava per accorgersi di avere gli occhi di tutti i suoi amici addosso, aspettavano la sua opinione come tanti scolari in attesa di un cenno dal loro insegnante.

"Non stavo ascoltando" disse sincera.

"Parlavamo di come farla pagare ai Serpeverde per lo scherzetto dello spogliatoio" riassunse Neville.
Hermione socchiuse gli occhi prendendo un respiro, il viso contratto in una smorfia esasperata, Ron e Harry riconobbero  nel suo piglio la solita espressione che usava quando cercava di non perdere la calma, poi le sue labbra si contrassero e lasciarono sfuggire un sibilo sottile, quando riaprì gli occhi in due strette fessure, a Ron sembrò di vedere sua madre mentre si caricava per sgridare i gemelli.

"Per l'ultima volta, provate anche solo a pensare di combinare qualcosa di stupido, illegale e pericoloso, pari a quella storia delle bisce, e aiuterò personalmente la McGranitt ad appendere le vostre teste vuote ed ormai espulse nella sala dei trofei. " sentenziò.
Harry fece un cenno di assenso, si era già infilato in abbastanza guai per i suoi gusti.
Ron  invece si fece coraggio e aprì la bocca per ribattere, ma Hermione fu più veloce e puntò il dito verso di lui come avvertimento.

"Ronald Weasley, di una sola parola che non sia sono d'accordo e per il prossimo mese, la sera dopo i compiti avrai  tutto il tempo del mondo per giocare agli scacchi dei maghi." sussurrò perché solo lui potesse sentirla.
Ron richiuse la bocca, dopo cena  e rigorosamente dopo aver finito i compiti, erano soliti appartarsi per un'ora o due  in una saletta nascosta poco lontano dalla sala comune, oppure, se la trovavano occupata, in qualche altro angolo per coppiette disseminato per la scuola, per stare un po' da soli.
Il ragazzo si strinse nelle spalle.

"Hai decisamente vinto. Niente da fare Seamus, ha ragione, è un'idea stupida,e  poi sono un prefetto, insomma è contro le regole". Sentenziò ovvio assumendo un'espressione di rimprovero.
Seamus fece per parlare ma invece sbuffò, scuotendo il capo, sconfitto.Neville e Dean risero di sottecchi.

Hermione sorrise, scostando appena i capelli da un lato ed avvicinando il viso a quello del fidanzato che senza farsi pregare appoggiò delicatamente le labbra prima sulle sue e poi nell'incavo del suo collo respirando il suo profumo, il ciuffo rosso e spettinato le solleticò il viso facendola sorridere mentre lui lasciava teneri baci sul suo collo  beandosi della sua piccola ricompensa, lei si sciolse a quel contatto e poggiò  le labbra sulla sua guancia così vicina, affondando la mano tra i suoi capelli rosso fuoco  morbidi e ribelli per impedirgli di interrompere quel piacevole contatto, come se Ron avesse mai anche solo sfiorato il pensiero di allontanarsi.

"Disgustosi" boffonchiò  Calì Patil seduta pochi posti più in la, mentre Lavanda Brown, ex fidanzata di Ron, fissava in trance il proprio piatto con il viso paonazzo.

Lei non badò al commento, Ron si irrigidì imbarazzato, senza però ritrarsi dalla sua posizione. Gli dispiaceva per Lavanda, insomma la loro storia non era finita bene,lui non l'amava,Lavanda non era paragonabile ad Hermione .                                                                                                                                                                                Ma nonostante questo era profondamente dispiaciuto di averla fatta soffrire, avevano comunque passato dei bei momenti insieme e Ron non era il tipo di ragazzo al quale non importasse di ferire i sentimenti altrui, anzi, si sentiva in colpa per aver indotto Lav a pensare di essere stata soltanto usata per far ingelosire un'altra, insomma non era andata così, anche se le circostanze potevano sembrare ambigue.
 Ron aveva provato a chiarire, ma Lavanda non sembrava ancora pronta per mostrare comprensione.
Anche Harry approfittò della fine di quella chiacchierata per sporgersi verso Ginny e lasciarle un tenero bacio a fior di labbra, lei rispose di buon grado.
In quel momento echeggiò un leggero tonfo  dal tavolo accanto al loro.

"Amico, che cazzo, ma che ti prende!" fece Balaise Zabini  scattando in piedi dalla panca  al tavolo dei Serpeverde mentre del succo di zucca gli colava lungo gli eleganti pantaloni gessati, un pesante calice dorato rovesciato ed ormai vuoto sul tavolo, accanto a lui il suo migliore amico, lo aveva involontariamente urtato nella fretta di alzarsi, ed era corso via apparentemente sconvolto senza dare spiegazioni.

"Starà correndo al bagno" sghignazzò Seamus.
"Speriamo non ci arrivi in tempo" ribatté Dean ridacchiando.
Tutti risero tranne Ginny che osservò accigliata il ragazzo correre fuori dalla sala come fosse  inseguito da un ungaro spinato .
 
 
 
*********
Note:
Salve a tutti/e, allora questa è la mia prima ff a tema Harry Potter,(fatta eccezione per un crossover).Non so ancora bene dove voglio andare a parare, per ora è solo un'idea che costruirò con il tempo mano a mano che scrivo.
 Intanto mi piacerebbe avere un vostro parere.
Grazie a chi si è preso qualche minuto per leggere fin qui.
Alla prossima
 
 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Pink Sugar