Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: MissChiara    16/06/2020    0 recensioni
Questa raccolta partecipa alla challenge "Slot machine!" indetta da Juriaka sul forum di EFP ed è composta da storie che coprono vari generi e rating a seconda dei prompt forniti di volta in volta dalla challenge stessa.
Dal momento che ogni capitolo costituisce un racconto a sé stante, ho inserito le specifiche all'inizio di ognuno di loro.
Tutte le storie fanno parte dell'arco narrativo di Diamond is unbreakable. Per il resto, è difficile fare una presentazione soddisfacente di una raccolta che, a dire il vero, non so fin dove mi porterà. Posso solo dirvi che l'elemento comune sarà l'originalità dell'universo di Jojo, che spero di essere in grado di rendere degnamente.
Ultimo aggiornamento: cap. 4 - Se non adesso, quando?
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Josuke Higashikata, Koichi Hirose, Rohan Kishibe, Yukako Yamagishi
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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QUELLA VOLTA IN CUI KOICHI TROVÒ UN CUCCIOLO
 
 
Prompt 1: Koichi trova un cane abbandonato. Non può prendersene cura, così lo lascia di nascosto davanti casa di Stray Cat.
 
Genere: generale, slice of life
Tipo di coppia: nessuna
Personaggi: Koichi, Stray Cat, Nuovo personaggio
Note: nessuna
Avvertimenti: nessuno
Rating: verde
 
 
 
In uno splendido pomeriggio di sole Koichi, di ritorno dal doposcuola, camminava tranquillamente godendosi la tiepida aria primaverile. Quella era decisamente la stagione che preferiva!
Superò la Roccia di Angelo rivolgendole un saluto, in un’inconsapevole imitazione di Josuke. E, a proposito di Josuke, si ricordò che la casa dell’amico si trovava proprio da quelle parti. Magari avrebbe potuto fermarsi da lui, giusto per una partita o due alla Playstation prima di tornare a casa a finire i compiti. Subito dopo però un’ombra di abbattimento mutò l’espressione del ragazzo; a pensarci bene, alla fine le partite fra loro due non si limitavano mai a un paio soltanto, e ciò avrebbe significato togliere tempo da dedicare allo studio, con conseguente pericolo di guadagnarsi una pessima valutazione al test di inglese che lo attendeva il giorno dopo. Se fosse successo… beh, Yukako non avrebbe gradito, e quello sì che rappresentava un incentivo coi fiocchi a studiare!
Tuttavia…
Mentre Koichi ponderava le due opzioni, la sua attenzione fu attirata da un uggiolare sconsolato. Si voltò verso la direzione del suono e scorse, in parte nascosto dalla base della Roccia di Angelo, quello che sembrava un cucciolo timoroso. Bianco e nero, con gli occhioni tondi e le orecchie ripiegate in avanti, un testone sproporzionato rispetto al corpicino, che lo faceva assomigliare più a un peluches che a un essere vivente, il cucciolo era indubbiamente un Boston terrier. O così concluse Koichi, che di cani se ne intendeva abbastanza.
Subito cercò di avvicinarsi al cucciolo, usando comunque una certa cautela per timore che si spaventasse e fuggisse, ma scoprì che non ce n’era nessun bisogno perché non appena si chinò l’animale gli si avvicinò di sua spontanea volontà.
«Ma che bel cucciolotto!» esclamò, accarezzando il pelo raso e morbido.
Notò che il cane non aveva il collare, nonostante sembrasse di razza. Probabilmente era scappato al padrone, o da qualche negozio di animali.
Il cucciolo giocò per un po’ con la sua mano, poi sbadigliò spalancando le fauci rosa e la pancia gli brontolò sonoramente.
«Oh, ma hai fame! Chissà da quanto tempo stai girando da solo per il parco, eh!»
Senza pensarci troppo, Koichi sollevò il cucciolo e lo infilò nella borsa a tracolla, con la testa fuori, proseguendo poi verso casa. Solo quando arrivò nel vialetto antistante la villetta in cui abitava realizzò che sua madre non gli avrebbe mai permesso di tenere un altro cane oltre a Police, la cui presenza era già un’eccezione, ottenuta dopo svariate discussioni e sfilze di bei voti a scuola.
Posò il cucciolo scodinzolante sul prato e, mentre gli riempiva una ciotola d’acqua e un’altra di cibo per cani, sulla quale l’animaletto si avventò subito famelico, pensò brevemente che forse sua madre si sarebbe arresa, vedendo quanto era carino… utopia che fu miseramente abbandonata quando vide con orrore che il cane, scacciata la fame una volta vuotata la ciotola, si lanciò come un fulmine sull’aiuola e si dedicò con entusiasmo a devastare le begonie appena sbocciate.
Decisamente, un cucciolo era un impegno ben diverso da gestire, in confronto a un cane anziano e pacifico come Police. E, del resto, il cagnolino non era un randagio; doveva essere scappato a qualcuno, che sicuramente lo stava cercando. Koichi si appuntò mentalmente di appendere degli avvisi nei dintorni, il giorno dopo. Nel frattempo, era necessario trovare un posto dove lasciare il cagnolino finché il padrone non si fosse fatto vivo per reclamarlo. Già, ma chi avrebbe potuto tenerlo a tempo indeterminato? Josuke non avrebbe saputo dire di no, pur di non rifiutare un favore a un amico, e ciò suonava un po’ come scaricargli la patata bollente facendo leva sul suo altruismo. Okuyasu sarebbe stato in grado di occuparsi di un cucciolo? A casa aveva già abbastanza grane, con quello strano padre. Di chiedere a Yukako non se la sentiva; sicuramente per lui lo avrebbe fatto, ma poi sarebbe stato in debito con lei e… beh, sul contrasto tra attrazione e timore che provava verso la ragazza, Koichi doveva ancora lavorarci un po’ per fare chiarezza nella propria testa. Per ora non era il caso di chiedere aiuto a Yukako. Rimaneva il maestro Rohan, ma c’era il rischio che nei momenti di maggior ispirazione creativa sarebbe stato capace di scordarsi completamente del cucciolo.
Alla fine, a Koichi venne una brillante idea: Hayato! Un bambino, per di più intelligente come lui, sarebbe stato entusiasta di accudire un cagnolino e giocarci assieme.
Detto fatto, prese in braccio il cucciolo e lo portò fino alla casa del ragazzino, posandolo sul marciapiede poco prima di varcare il limite del giardino.
E, a questo punto, accadde una cosa singolare: Koichi si guardò intorno disorientato, dimenticandosi del cane e del perché fosse lì. Percepì una sensazione sconosciuta, come se i pensieri gli si fossero annebbiati impedendogli di ragionare lucidamente.
Dopo il primo attimo di smarrimento, la nebbia si dissipò e il ragazzo riuscì di nuovo a fare mente locale; ma certo, stava tornando a casa dal doposcuola! Doveva studiare per bene e, dopo una buona cena, un bagno e una bella dormita, il test di inglese sarebbe stato una passeggiata!
Koichi proseguì quindi verso la propria casa, dimentico del cane e di averlo mai incontrato.
 
Il piccolo Boston terrier, di nome Shaggy, da dietro la staccionata guardò il ragazzo allontanarsi finché fu sicuro che non sarebbe tornato indietro a riprenderlo, poi trotterellò con noncuranza nel giardino.
Bene, ora che aveva la pancia piena era pronto per esplorare Morio-cho alla ricerca di nuove avventure, con lo stesso spirito pionieristico ereditato da suo nonno, morto in circostanze misteriose in Egitto undici anni prima. Ma l’amore per l’avventura e la libertà di fare tutto ciò che più gli aggradava non era la sola cosa che il nonno gli aveva lasciato: c’era dell’altro, un misterioso potere che Shaggy aveva imparato a padroneggiare perfettamente, sebbene fosse solo un cucciolo di appena cinque mesi. Grazie a questo potere, Shaggy era in grado di ricreare a nuovo intere porzioni del passato dei suoi bersagli, che vivevano di conseguenza il presente in funzione di quel nuovo passato posticcio.
Non appena si era reso conto delle intenzioni di Koichi che, sebbene più che buone, rischiavano di minare alla propria libertà, il cagnolino aveva preferito modificargli tutto quello che era successo nell’ultima mezz’ora, grazie al potere del proprio stand: il ragazzo non era mai passato dalla Roccia di Angelo, e loro due non si erano mai incontrati. Koichi sarebbe tornato a casa più o meno alla solita ora, e non avrebbe trovato sul prato di casa le due ciotole in più, né i fiori rovinati. E, a proposito dei fiori, Shaggy sapeva benissimo che non era educato devastare le aiuole altrui, tuttavia cercava continuamente di simulare il comportamento che le persone si sarebbero aspettate da un cucciolo come lui, onde fugare qualsiasi eventuale sospetto riguardo la sua intelligenza decisamente fuori dal comune, per un cane.
Per prima cosa Shaggy ispezionò il nuovo giardino, notando un grosso sacco di crocchette per gatti incustodito. Bene, avrebbe dovuto tenere a mente quel posto, che gli avrebbe permesso, in caso di bisogno, di fare uno spuntino senza necessità di interagire con gli umani, tipo replicare la recita del cucciolo smarrito e affamato che aveva usato con Koichi.
Anzi, già che c’era, nulla gli vietava di fare un assaggio e scoprire se quel cibo era di suo gradimento!
Ma quando Shaggy si avvicinò al sacco, udì un sonoro soffiare e si bloccò. Questa non ci voleva, lì intorno doveva esserci un gatto veramente arrabbiato, e per un cucciolo della sua taglia, portatore di stand o no, ciò poteva rappresentare un serio problema.
Ma nonostante la vicinanza del suono, Shaggy non vide nessun gatto e ciò gli parve alquanto strano. Avrebbe giurato di averlo al massimo a un metro di distanza.
Si mosse verso il sacco e il suono minaccioso si ripeté, ma questa volta fu seguito da una silenziosa quanto potente esplosione di terriccio proprio accanto alla sua zampa destra, che lo fece balzare all’indietro e accoccolarsi a terra impaurito. Cosa stava succedendo?!
Shaggy continuò a non vedere nulla accanto a sé, tranne una pianta dalla forma singolare che… che ondeggiava lo stelo scuotendo le foglie, sebbene non vi fosse un alito di vento.
Il cane osservò il curioso fenomeno. Sapeva che alcune specie di piante carnivore erano in grado di muoversi in risposta alla cattura della preda, ma quel fenomeno non aveva neanche lontanamente nulla a che fare con ciò a cui stava assistendo in quel momento. Sembrava incredibile, ma la pianta aveva gli occhi! E, a guardarla bene, la forma di quella specie di corolla con cui terminava lo stelo ricordava il muso di un gatto.
Fu a quel punto che Stray Cat sparò un altro proiettile di aria compressa, e Shaggy scappò alla velocità della luce a ripararsi dietro un cespuglio di gelsomino. Decise che aveva visto abbastanza, e sarebbe fuggito volentieri da quel giardino senza voltarsi più indietro se non fosse stato per il fatto che era chiuso sul perimetro da una fitta siepe, e quella strana pianta gli precludeva l’unico passaggio verso il vialetto che portava al marciapiede.
Forse avrebbe potuto tentare di uscire dal suo nascondiglio e camminare lentamente fino a raggirare la pianta, ma non appena provò, tremante, a sporgere un po’ di più il muso, la superficie accanto a lui esplose di nuovo in uno sbuffo di terra e radici.
E datti una calmata, maledetto gat…piant…COSA!, pensò concitatamente mentre zigzagava tra i ciuffetti di primule battendo velocemente in ritirata.
Niente da fare, l’unica era osservare bene la situazione e attendere una buona occasione. La pianta-gatto, non vedendolo più nei paraggi, intanto si era distratta e ora era intenta ad acchiappare una mosca usando un paio di foglie a mo’ di zampe. Shaggy notò che i suoi movimenti erano simili a quelli di un animale, ma l’essere rimaneva pur sempre un vegetale ancorato a terra e pareva infastidito da quella condizione.
A un tratto la porta della casetta a cui apparteneva il giardino si aprì e ne uscì un bambino. Si fermò nei pressi della pianta-gatto e fece rotolare una pallina rossa nella sua direzione, che la pianta cercò di fermare con le foglie-zampa, ma la direzione della pallina era fuori dalla sua portata e il tentativo andò a vuoto. Stray Cat emise un miagolio deluso e Shaggy a quel punto ebbe un’illuminazione: se quell’essere cercava in continuazione di compiere azioni che non gli appartenevano, forse era perché non era sempre stato in quella forma. Era possibile che quella cosa in passato fosse stata veramente un gatto, e che un potere della stessa natura di quello che possedeva lui lo avesse mutato?
Il bambino – che Shaggy in seguito avrebbe scoperto chiamarsi Hayato – accarezzò la corolla di Stray Cat, che parve apprezzare e si mise a fare le fusa. Poi riempì una ciotola di crocchette e gliela avvicinò in modo che potesse arrivarci comodamente.
«Anche stasera la mamma preparerà la cena e aspetterà fino all’ultimo che papà torni da un momento all’altro. Ma sappiamo tutti e due che non succederà mai, vero?»
Anche quel bambino sembrava immensamente triste.
Shaggy non capiva bene la situazione, ma sapeva che ogni condizione del presente era conseguenza di una passata. Se la pianta-gatto fosse già nata così com’era non avrebbe sofferto per la sua situazione attuale, tentando di ricalcare comportamenti che ormai le erano preclusi, ma sarebbe vissuta felicemente di sole, aria e pioggia.
Se la mamma di quel bambino avesse avuto una ragione per giustificare la scomparsa immotivata del marito, forse l'avrebbe accettata e sarebbe riuscita a voltare pagina.
E a quel bambino, cosa era successo di grave per avere quell’aria funerea?
Ogni membro di quella famiglia sembrava nascondere un passato difficile.
Shaggy prese una decisione. Non c'era motivo di andarsene così in fretta. Avrebbe messo da parte per un po’ la voglia di girovagare per il mondo – del resto c’era tempo per quello, era ancora così piccolo! Ora, la sua priorità era un'altra: lì c’era una famiglia a cui sicuramente il suo potere sarebbe stato di grande aiuto. Dopo tutto, pensò con rinnovato entusiasmo, anche il trovare nuovi amici poteva trasformarsi in un'eccitante avventura, no?
 
 
 
 
 
Il mio angolino
“Ma che bello questo prompt, ci scrivo subito una flash-fic, magari una drabble!”, disse quella che non riesce a esprimere neanche il più semplice dei concetti in meno di 2.000 parole…
Sinceramente, signorine scrittrici di flash-fic e drabble, ma come fate?! C’è un trucco, o è una questione genetica? No, seriamente!
A parte questo, a me Stray Cat che cerca ancora di fare il gatto dopo essere diventato una pianta fa sempre una pena tremenda! Voglio dire, il gatto è un animale dinamico, allegro, e… viene imprigionato in una pianta fino alla fine dei suoi giorni?! Ma che cattiveria!!! Q_Q
Ma parliamo d’altro. Ecco il primo capitolo, che rappresenta per me ben tre esordi in un colpo solo: l’ingresso nella challenge denominata “Slot machine”, l’inizio della presente raccolta, e il mio approdo nel fandom di Jojo, sul quale non ho mai scritto nemmeno una parola ma che in questo periodo mi prende tantotantotanto.
Cominciamo dalla challenge: è un’idea bellissima, che consiste nel scegliere un fandom e stilare una lista di dieci personaggi da abbinare a dieci numeri fissi. I prompt sono composti da brevi spunti di trama contenenti dei numeri, che indicano i personaggi che l’autore dovrà obbligatoriamente utilizzare. Per il massimo della resa, la lista dei personaggi va scritta prima di leggere i prompt, in modo da non sapere assolutamente cosa ci aspetterà: infatti, la cosa divertente e perversa è che la lista è immutabile, quindi l’autore non può scegliere liberamente il/i personaggio/i da abbinare ai prompt. Quindi, se per esempio il prompt indica che il personaggio 6 fa una gita in macchina e il mio personaggio 6 è Stray Cat, ovvero UNA PIANTA, io dovrò scervellarmi per inventare una trama credibile. Cioè, dai, è una sfida stupenda!
D’altro canto, il vincolo della lista ha la pecca che questa raccolta conterrà anche abbinamenti di personaggi totalmente inabbinabili: preparatevi a vedere Reimi che balla un tango con Jotaro, Yukako che rimane chiusa in ascensore con Tonio, o Okuyasu innamorato perso di Rohan!!!
Spero di catturare ugualmente la vostra attenzione. Fatemelo sapere con una recensione!
 
LA MIA LISTA DEI PERSONAGGI
  1. Rohan Kishibe
  2. Josuke Higashikata
  3. Yukako Yamagishi
  4. Koichi Hirose
  5. Jotaro Kujo
  6. Stray Cat
  7. Tonio Trussardi
  8. Okuyasu Nijimura
  9. Mikitaka Hazekura
  10. Reimi Sugimoto
 
Prompt originario del presente capitolo… e mie considerazioni in proposito.

4 trova un gatto/cane abbandonato. Non può prendersene cura, così lo lascia di nascosto davanti casa di 2 o 6.

Sì, avete capito bene, avrei potuto scegliere anche il personaggio numero 2, cioè casa di Josuke. Però, per quanto mi piaccia Jojo, con lui il prompt sarebbe stato un po’ troppo facilino, vero?
Perciò Josuke lo teniamo per un’altra volta, magari gli facciamo combinare qualcosa di simpatico con Rohan, ah, ah!
 
A vostro uso e consumo, concludo con una breve descrizione inutile dello stand di Shaggy!
 
Nome Stand: Past perfect
Abilità: Creare il passato
Descrizione: il portatore può creare la storia passata di qualsiasi bersaglio, sia esso un oggetto, un essere vivente, un luogo. Da quel momento quel nuovo passato appartiene al bersaglio, che ne subisce le conseguenze.
Attivazione: tramite i peli del dorso.
Limiti: lo stand può creare solo eventi concretamente realizzabili.
Raggio d’azione: 1 m
Forza: E
Velocità: A
Raggio d’azione: E
Durata: A
Precisione: D
Potenziale di crescita: A
   
 
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